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Autore: LaRagazzaConLaSciarpaRossa    19/09/2013    1 recensioni
AU!
Elena Gilbert è una giovane avvocatessa appena laureata che viene convinta dalla sua migliore amica Caroline a raggiungerla a New York dove lavora allo studio legale Somerhalder&Wesley. L'ultima cosa che le interessa è farsi coinvolgere da un ragazzo, ma quando conoscerà Damon Salvatore scoprirà che non è facile dire di no a due occhioni profondi.
Dalla storia "Prima di alzarmi dal letto quella mattina, rimasi avvolta dalle lenzuola leggere per dieci minuti buoni. Avevo sognato Damon. Oddio era così strano chiamarlo per nome. Mi dava l'impressione di conoscerlo. E questo non poteva assolutamente essere più stupido visto che avevamo scambiato appena qualche parola sull'aereo mentre cercavo ripetutamente di non vomitare. Ma dovevo essere onesta con me stessa: mi aveva colpito. All'inizio in modo negativo e dopo in modo molto, molto positivo. Era uno sconosciuto e si era preso cura di me in un momento in cui mi sentivo letteralmente morire"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brand New Me

 

Pov Elena

 

Prima di alzarmi dal letto quella mattina, rimasi avvolta dalle lenzuola leggere per dieci minuti buoni. Avevo sognato Damon. Oddio era così strano chiamarlo per nome. Mi dava l'impressione di conoscerlo. E questo non poteva assolutamente essere più stupido visto che avevamo scambiato appena qualche parola sull'aereo mentre cercavo ripetutamente di non vomitare. Ma dovevo essere onesta con me stessa: mi aveva colpito. All'inizio in modo negativo e dopo in modo molto, molto positivo. Era uno sconosciuto e si era preso cura di me in un momento in cui mi sentivo letteralmente morire.

Ne avevo parlato con Caroline la sera prima, davanti ad un bel bicchiere di Merlot corposo.

«Ma che dolce!» aveva commentato per tutto il tempo del racconto. «Non solo dovevi dirgli il nome ma anche dargli il tuo indirizzo, numero di telefono e codice fiscale!».

Aveva ragione. Avrei dovuto farlo davvero. Perché se anche all'inizio si era presentato come un vero impertinente alla fine si era dimostrato gentile e premuroso in maniera allarmante. E considerando tutto mi aveva regalato il primo viaggio in aereo senza spasmi e sofferenze.

Damon.

Se ci pensavo sentivo le guance arrossire. Ecco, perfetto, pensai, sto tornando quindicenne.

Dopo una doccia rigenerante e una truccatina leggera mi decisi ad uscire dalla camera. Caroline era già in piedi da almeno un'ora. Aveva preparato il caffè e sistemato i biscotti con le gocce al cioccolato su un piattino bianco. Lei era una vera sostenitrice della colazione. "È il pasto più importante della giornata" diceva sempre. E aveva dannatamente ragione, sopratutto se facevi l'avvocato e di conseguenza non conoscevi il significato di "pausa pranzo".

«Assolutamente no» disse Caroline quando entrai in cucina con addosso un cardigan rosa pallido, un paio di jeans e una collana sottile.

«Cosa?»

«È un colloquio di lavoro, Elena. Non un concerto gospel alla Casa di Riposo» proseguì lei concedendosi una generosa tazza di caffè fumante.

«Ah ah». Feci una smorfia «Cosa consiglia l'esperta?».

Il volto di Caroline si aprì in un sorriso. «Speravo che dicessi così». Posò la tazza nel lavandino e corse verso la sua camera con un sorrisetto che definire malefico era riduttivo.

L'armadio di Caroline aveva quattro ante ed era straripante di abiti appesi sopra grucce rigorosamente di color confetto. Iniziò a tirar fuori diversi abiti, tutti eleganti e raffinati ma alla fine optò per un tubino blu aderente con spalline sottili, scollatura a cuore e una cintura bianca che assottigliava la vita. Era un abito sensuale ma non provocante. Da vera venticinquenne in carriera quale secondo lei dovevo essere.

«Stupenda»

«È davvero bello» commentai sincera.

«Sei professionale e sexy, farai girare la testa a tutti i miei colleghi» ridacchiò Caroline avvicinandosi a uno dei suoi due comodini. Aprì il primo cassetto e ne tirò fuori un braccialetto dorato. «Prendilo, è il mio portafortuna».

Le sorrisi e lo agganciai al polso.

Dicono che una ragazza è bella quando si sente bella, e in quel momento mi sentivo bellissima.

 

Lo studio legale Somerhalder&Wesley contava quasi trecento avvocati che coesistevano pacificamente a NYC sotto lo stesso tetto. Per l'esattezza erano duecentottantasei, anche se era difficile tenere il conto perché ogni momento ce n'era più o meno una decina che se ne andava per varie ragioni, e c'era sempre più o meno una ventina di giovani reclute preparate, smaniose di gettarsi nella mischia. Sebbene fosse un grande studio legale, Somerhalder&Wesley era soltanto il secondo studio legale di New York in ordine di grandezza.

C'era una sezione dello studio che si occupava di lesioni personali, una per la difesa dei colletti bianchi, quella finanziaria-tributaria, quella del diritto penale. Poi c'erano le due sezioni maggiori, una per le cause civili-commerciali e ovviamente quella di diritto penale. Lo studio guadagnava grazie alle parcelle messe in conto ai clienti. Trecento-quattrocento dollari l'ora per le cause civili e penali, cinquecento per una grande banca e arrivavano addirittura a settecento per una ricca società per azioni. Nonostante la crisi che metteva in ginocchio la Nazione, lo studio legale guadagnava bene e pagava altrettanto bene.

Gli uffici erano eleganti ma non sfarzosi e occupavano gli ultimi piani del secondo grattacielo in ordine di altezza nella Lower Manhattan dove aveva sede il quartiere finanziario della City.

A grandi linee era quello che mi aveva detto Caroline la sera prima quando, nonostante l'alcol, si era intestardita nel descrivermi il mio nuovo possibile posto di lavoro.

Appena entrate nell'imponente atrio al piano terra Caroline salutò allegramente due addetti alla sicurezza che chiacchieravano accanto agli ascensori.

«Come ti senti?» mi chiese non appena le porte metalliche dell'ascensore si chiusero.

«Secondo te?» risposi leggermente -si, leggermente, come no- tesa. Non era il mio primo colloquio di lavoro ma il gigantesco palazzo e gli individui ben vestiti che avevo osservato nell'atrio mi avevano resa un tantino insicura e fuori posto. Venivo dalla provincia mica dalla California!

«Andrà tutto bene, Elena, devi solo rimanere calma» cercò di rincuorarmi la mia amica «Farai il colloquio con un mio collega e amico del college, sono sicura che ti metterà a tuo agio»

«Un tuo amico del college?» chiesi per distrarmi.

«Si, ti ricordi di Stefan Salvatore? L'hai conosciuto alla mia festa di laurea. Mi ha suggerito lui di far domanda qui, l'anno scorso» rispose Caroline tranquilla «È una bravissima persona, perciò respira e rilassati, andrà tutto bene».

Rimasi in silenzio a rimuginare. Stefan Salvatore, si in effetti il nome mi ricordava qualcosa ma non riuscivo a collegarlo a nessun viso. Alla festa di laurea di Caroline c'era praticamente metà della Columbia e io non ero molto brava a memorizzare le persone.

L'ascensore si fermò al quarantaduesimo piano e Caroline ne uscì sicura con il suo stiletto tacco dodici perfettamente abbinato con al suo abito. Io seguì restando un pò indietro. Non ero per niente abituata ad indossare quei vestiti e ancora meno a delle scarpe che superavano gli otto centimetri. Caroline si fermò davanti ad un ufficio con le pareti vetrate che riportava il suo nome sulla porta: "Avv. Forbes Caroline, associato secondo anno". Al suo intorno c'era una scrivania in legno di castagno, due computer, un telefono, una piccola libreria, un piccolo divanetto e qualche tocco personale alla Caroline come dei fiori rosa e delle fotografie. Era semplice ma accogliente, a nessuno sarebbe dispiaciuto lavorare in un'atmosfera così calorosa. Lei posò la sua borsa e accese i computer. C'erano parecchie cartelle sulla sua scrivania ma Caroline non sembrò farci caso. Due minuti mi fece strada verso la parte opposta del piano, dove si trovava l'ufficio di Stefan Salvatore.

Tutte le pareti degli uffici erano in vetro, così potevo osservare tutti gli altri avvocati che studiavano le loro cause affiancati da imponenti libri di diritto costituzionale, penale, commerciale e chissà quale altro ramo del diritto.

L'ufficio di Stefan Salvatore era dalla parte opposta a quella di Caroline ed era il terzo dell'ala ovest. La sua era una sala più grande rispetto a quella della mia amica, con una scrivania, una libreria e un divanetto più grandi. Dietro il tavolo occupato da due computer era seduto un ragazzo giovane che doveva avere qualche anno meno di noi. Pensai subito che fosse l'assistente di Stefan. E che assistente!

Caroline bussò alla porta e quando il ragazzo notò la mia amica la invitò ad entrare con un sorriso.

«Stefan! Ti ho portato qualcuno da conoscere» ammiccò Caroline allegra. Mi bloccai sulla porta. Era lui Stefan Salvatore? Sembrava così giovane! Non gli avrei dato dell'adolescente ma di sicuro nemmeno venticinque anni! E poi mi venne in mente un'altra cosa a cui prima non avevo fatto caso: aveva frequentato il college con Caroline, avrebbero dovuto avere lo stesso status all'interno dello studio e invece lui aveva già l'autorità per condurre un colloquio per l'assunzione di giovani associati? Com'era possibile?

«Lei è Elena Gilbert, è qui per il colloquio d'assunzione» mi presentò Caroline «E lui è Stefan, è uno dei più bravi legali dello studio e ogni tanto si occupa delle domande d'impiego».

Avanzai sorridente porgendogli la mano. Stefan si era allontanato dalla sedia per assottigliare le distanze tra noi, con due perforanti occhi verdi che mi osservavano incuriositi. Sembrava più un modello che un avvocato, con la mascella quadrata e la pelle lisca.

«È un vero piacere conoscerti, Elena» disse con voce profonda «Care mi ha parlato molto di te»

«Si, è come se ti conoscesse già» ridacchiò la bionda.

«Piacere mio» bofonchiai. Ero così spiazzata dalla sua bellezza magnetica che avevo praticamente perso la capacità di parlare. Avevo conosciuto due ragazzi da quando avevo lasciato la Virginia, Damon e ora Stefan, ed erano entrambi bellissimi...era davvero possibile? L'aria di New York faceva bene quindi.

«Bene, allora io vi lascio soli» annunciò Caroline avviandosi verso la porta dell'ufficio di Stefan «Passa da me quando avete finito» mi disse con un sorriso.

Annuii incerta e seguii la sua figura con gli occhi. Dio, perchè dovevo essere così imbarazzata? Ero un avvocato cavolo! Non potevo essere così impacciata.

Tornai a guardare Stefan che mi sorrise di nuovo.

«Elena, perché non ti siedi?» m'incitò avviandosi verso la sua poltrona e io lo imitai senza fiatare.

Oh coraggio, sta calma.

«Allora, Caroline mi ha fatto avere il tuo curriculum due settimane fa, ti sei laureata con il massimo dei voti alla Law School del Whitmore College» disse Stefan. Gli ero sinceramente grata per aver rotto il ghiaccio.

«Esatto, non è proprio Harvard ma non mi sono mai lamentata» risposi aprendo un sorriso. Lui mi fissò per una manciata di secondi. Aveva uno sguardo dolce, comprensivo che riusciva a calmarmi.

«Io credo...» cominciò posando il foglio sulla scrivania «Che la legge sia uguale per tutti e che con un pò di tenacia e forza di volontà tu possa essere migliore di qualunque studente della Ivy League».

Abbassai lo sguardo impacciata. Dovevo assolutamente organizzare una visita con un medico specializzato in arrossamenti degli zigomi perché ero davvero stanca di avvampare per ogni sorriso.

«Inoltre hai scritto diversi articoli per la rivista legale della facoltà e alcuni saggi sulle pene detentive e sulle condanne a morte. Ti interessano le cause penali, dunque?»

«Suona un pò macabro ma...si il diritto penale è quello che mi ha affascinato di più studiando legge». Stefan rimase in silenzio, sembrava stesse riflettendo su cosa dire.

«In effetti è il settore in cui si può davvero fare la differenza, salvare gli innocenti dalla prigione o addirittura dalla morte...è molto nobile da parte tua»

«Grazie» mormorai.

Velocemente l'atmosfera si rilassò. O meglio, io mi rilassai perché Stefan non sembra affatto a disagio. Okay, altra visita da prenotare: quella con l'analista.

Rimanemmo nel suo ufficio per molto tempo a parlare di un'infinità di argomenti. Stefan raccontò di qualche aneddoto divertente sugli anni del college e del primo momento che aveva messo piede alla Somerhalder&Wesley. Mi aveva spiegato che suo padre, anch'egli avvocato, aveva lavorato per quello studio molti anni e adesso faceva parte del consiglio di amministrazione. Proprio per via del padre aveva dovuto lavorare con molto più impegno rispetto altri suoi colleghi «Avere il padre fra i dirigenti è un'arma a doppio taglio, ti assicura un posto di lavoro ma poi ti tocca tutta la pupù diretta al papà»

«Pupù?» ridacchiai.

«Cerco di limitare le parolacce».

«Questo si che è nobile» lo presi in giro.

Ci comportavamo come se fossimo due amici che non si vedevano da tempo e si raccontavano cosa avevano fatto senza l'altro. Dopo una decina di minuti Stefan raccolse il mio curriculum e lo rinfilò nel fascicolo che l'aveva contenuto.

«Ascolta, mi hanno affidato l'incarico di esaminare alcuni candidati perché chi se ne occupa di solito non poteva. Ovviamente io non posso prendere nessuna decisione personale ma posso esprimere il mio commento personale...quindi lascerò che i gran capi esaminino tutto e ti facciamo sapere al più presto, d'accordo?»

«Ma certo, grazie mille Stefan» allungai la mano per salutarlo e lui la strinse caloroso. Speravo di aver fatto davvero una buona impressione.

Percorsi il corridoio a ritroso oltrepassando tre ragazzi della mia età che tenevano in mano delle cartelle. Probabilmente erano gli altri candidati al posto di associato del primo anno. Sorrisi loro incoraggiante e andai verso l'ufficio di Caroline.

La mia biondissima amica era nel suo ufficio davanti al portatile e a una decina di libri aperti sulla sua scrivania. I blocknotes e gli stickers colorati sembravano ricoprire tutte le pagine.

«Stai combattendo contro qualche agenzia di rating?».

Caroline alzò lo sguardo e sgranò gli occhi vedendomi appoggiata allo stipite della porta «Il colloquio è già finito?»

«È...un cattivo segno?» domandai incerta.

«Non lo so...siete stati là dentro meno di dieci minuti...».

Corrugai la fronte «Non è vero...sono entrata alle otto e adesso sono le nove e un quarto».

«Cosa?» emise un urlo acuto «Dannazione! Ho un'istanza in tribunale alle nove e mezza!». Caroline chiuse tutti i libri che aveva sulla scrivania, infilò nella borsa due schedari e altri fascicoli e sfrecciò fuori dall'ufficio.

«Caroline!» la richiamai «Hai dimenticato il cellulare!».

«Lo vedi? Ho bisogno di te in ufficio! Saresti il mio angelo custode! Ci vediamo a casa!» salutò la bionda un secondo prima che le porte dell'ascensore si chiudessero.

 

 

Pov Caroline

 

«Che gentile Howard...certo! Domani? Ehm sarei impegnata...sai cosa? Credo di essere impegnata per tutta la settimana...ehm adesso dovrei andare, sono un po' impegnata, ma se mi dai un po' di tempo controllo la mia agenda e quando chiamerai la mia assistente lei ti riferirà, d'accordo? Perfetto! Allora...a presto».

Uscii dall'ascensore e mi precipitai immediatamente verso la scrivania di Hayley al centro del piano. Era intenta a sistemarsi le unghie e a chiacchierare con le sue colleghe.

Poggiai le mani sui fianchi e la guardai. «Stai limando gli artigli?» le sorrisi spavalda. Io e Hayley non avevamo stretto un bel rapporto. Il che era strano perché personalmente avevo un'alta opinione delle mie capacità di socializzazione ma con lei ero stata un vero fallimento. Non ci eravamo mai prese né capite. A dire il vero non m'importava proprio per niente di capirla. Lo ammetto, colpa mia.

«Serve qualcosa Miss Forbes?» domandò posando la lima. Stava sorridendo ma sapevo che era solo per cortesia.

«Quando chiama un certo Howard digli che sono impegnata tutto il mese e se mai troverò un buco nella mia agenda lo contatterò» le spiegai rapidamente incamminandomi verso il mio ufficio.

«È un nuovo cliente?»

«No è un tipo che sto cercando di scaricare».

Entrai nell'ufficio e mi gettai sul divanetto come una bambina sul tappeto elastico. Erano mesi che lavoravo sulla causa delle Shell Corporations e finalmente vedevo una luce alla fine del tunnel. Ero distrutta.

Tolsi gli stiletti laccati e sgranchii i piedi. La gioia di sentirli finalmente liberi era qualcosa di paradisiaco. Non per essere fraintesa, io amo le scarpe col tacco, amo tutte le scarpe -beh tranne le Crocs non capirò mai perché per un periodo le desideravano tutti- ne ho molte paia di cui sono davvero fiera, alcune le userei addirittura come soprammobile da ammirare, tuttavia dopo aver camminato su e giù per tutta la mattina i miei piedi minacciavano il suicidio.

Una decina di minuti dopo tornai ad alcune cartelle. Mi ero specializzata in diritto tributario e finanziario, questo perché durante il primo anno avevo assistito a molte cause di questo ramo che mi avevano assorbita molto e che avevano fatto calare il mio interesse verso le altre branche del diritto.

Terminato l'ultimo rapido controllo sistemai l'ufficio, le cartelle e spensi i computer. Infilai le scarpe e m'incamminai con la borsa verso l'ufficio di Stefan. Ero sicura di trovarlo ancora allo studio perché era sua abitudine prolungarsi li più del dovuto.

Era tutto il giorno che volevo parargli. Morivo dalla voglia di sapere com'era andato il colloquio di Elena e non c'era modo migliore di saperlo se non direttamente dalla fonte.

Stefan era in piedi, davanti alla finestra e teneva in mano una tazza fumante di caffè. Erano le sei e mezza e il sole che illuminava il suo ufficio era di un caldo arancione.

Prima di entrare rimasi un secondo sulla porta ad osservarlo, aveva l'aria pensierosa e un po' corrucciata. Doveva smettere di bere caffeina, lo rendeva incredibilmente teso.

«Ding ding ding, Signore e Signori ecco a voi le incomparabili capacità di ragionamento di Stefan Salvatore». Stefan si voltò e mi sorrise.

«Sono diventato un'attrazione redditizia?»

«Un fenomeno da baraccone direi» lo punzecchiai mentre andavo a sedermi sul divanetto situato accanto alla parete sinistra della stanza. Stefan ridacchiò e si sedette sulla poltrona di fianco.

«Come procede in tribunale?»

«Finalmente domani c'è l'arringa finale» sospirai «sono fisicamente ed emotivamente esaurita, se sento ancora parlare di NYC U-Bank prenderò in considerazione l'idea di cambiare lavoro»

«E quale lavoro sceglieresti?»

«Uhm qualcosa come "organizzatrice di eventi"...sono sempre stata brava in queste cose».

Stefan sorrise. «Dovresti prenderti qualche giorno libero»

«Oh lo farò» esclamai «Mi prenderò molti pomeriggi liberi per far conoscere ad Elena tutti i miei bar preferiti di Manhattan!...Oh a proposito di Elena, com'è andata questa mattina?».

Stefan socchiuse gli occhi «Anche se sei la mia migliore amica, non posso dirti niente»

«Ma io non ti ho chiesto se l'assumeranno! Ho solo domandato un amichevole parere su come sia andato il colloquio tra il mio stupendissimo e intelligentissimo migliore amico e la mia amica»

«Una richiesta molto velata» ironizzò.

«Proprio nel mio stile» confermai «Allora, ti è piaciuta?».

Stefan rimase in silenzio per una manciata di secondi, il tempo per trovare la cosa giusta da dire senza far trapelare la scelta finale.

«Lei sembra...brava».

Corrucciai la fronte. «Pensi che sia brava? Solo questo? O c'è altro...»

«Cosa intendi?»

«Voglio dire siete rimasti a parlare più di quanto prevede un normale colloquio quindi...è solo perché ti sembra brava o c'è qualcos'altro?»

«Ehm si, è brava e...carina»

«Solo carina?» domandai con un velato tono malizioso.

«Caroline...che cosa vuoi che dica?» sbuffò Stefan.

«Niente! Stavo solo pensando che...lei è carina e tu sei...beh tu sei tu e che forse potresti invitarla ad uscire e...»

«Caroline! Stai cercando di combinarmi, per caso?»

«Io...io non...ma, ecco pensavo che potreste conoscervi meglio e...»

«Care...»

«Stefan! Io penso che tu debba andare avanti! Sembra sia passato più di un secolo dalla tua rottura con quella subdola manipolatrice!» sboccai. Quando Elena mi aveva informata delle sue difficoltà nel trovar lavoro a Richmond avevo immediatamente programmato il suo trasferimento nella City e il passo successivo mi era sembrato ovvio, come una rivelazione mistica. Elena e Stefan sarebbero stati così carini assieme.

«Io non mi sento ancora pronto per uscire con altre persone...ti ricordi com'è stato il mio primo appuntamento dopo Katherine?».

Ecco che involontariamente (ma nemmeno tanto) il mio labbro superiore si alzò a sinistra e i miei occhi diventarono due fessure. Questa era, da sempre, la mia espressione di insofferenza nei confronti di Katherine Pierce, la ex fidanzata di Stefan. Da quello che mi aveva raccontato Stefan, lei era il suo grande amore. L'aveva conosciuta durante l'estate del suo penultimo anno di liceo, al circolo del golf negli Hamptons, nel quale sia il padre di Stefan sia quello di Katherine erano soci. Anche lei frequentava la Columbia ma era avanti di due anni e per questo non l'avevo incontrata molto spesso. Ma non avevo bisogno di conoscerla meglio per capire che razza di viziata alto borghese fosse. Era castana, alta e con due gambe chilometriche. Due occhi da gatta e un naso alla francese. In due parole? Miss Antipatia.

Sempre con la puzza sotto il naso e quel sorriso che si può solo cercare di imitare, applicandosi allo specchio del bagno come idiote. Quel delizioso, magnetico sorriso del tipo 'Non puoi smettere di guardarmi, vero?' che le modelle impiegano anni a perfezionare e che a lei veniva senza alcuno sforzo .

«Questo perché non eri con la ragazza giusta!» esclamai «Ed eri ancora Katherine-concentrato»

«Beh io non voglio uscire con delle ragazze»

«D'accordo!...Allora puoi uscire con i ragazzi...»

«Cosa? Care! Non sono gay»

Lo studiai attentamente «Oh beh...vestito così potresti anche sembrarlo...»

«Scusa? Guarda che è Tom Ford» spiegò lui toccando la giacca del suo completo scuro. Gli lanciai un'occhiata eloquente: Tom Ford non era di certo l'esempio più indicato per definire l'eterosessualità. «Okay, basta con questo discorso imbarazzante»

«Scusa» sussurrai «Volevo solo farti capire che oltre a Katherine l'arpia sociopatica alto borghese ci sono altre ragazze, ragazze gentili, leali e dolci»

«Ed Elena è una di loro»

«Esattamente».

Stefan sospirò. «Adesso ogni volta che la incontrerò in ufficio penserò a questo tuo discorso imbarazzante e mi prenderà per scemo»

«Ahhhh». Mi alzai di scatto esultatane «Allora hanno deciso di assumerla!»

«Mi avresti più rivolto la parola altrimenti?» sbuffò Stafan.

«Uhm difficile dirlo» ammiccai.

Ero al settimo cielo: non solo avrei vissuto con la mia migliore amica ma avremmo anche lavorato insieme. Era fantastico, non vedevo l'ora di tornare a casa per dare la buona notizia. Lanciai un'occhiata a Stefan e mi accorsi che era di nuovo sovrappensiero, lo sguardo serio e la mascella contratta.

«Quando torna Damon?».

Stefan mi guardò sorpreso ma poi incurvò la bocca in un sorriso. Lo conoscevo così bene che non poteva nascondermi niente. «In realtà è tornato ieri»

«Ah. E come mai non è venuto al lavoro?»

«Ripicca? Testardaggine? Entrambe le cose forse» mormorò Stefan «La situazione a casa è molto tesa»

«Vedrai che si risolverà tutto, Stef» cercai di rincuorarlo «Conta su di me se ne hai bisogno, io ci sono per te, in qualsiasi momento».


Ciao a tutti!! Scusate scusate scusate. In questo capitolo non c'è traccia di Damon >.< Non volevo mettere troppa carne sul fuoco, non sono una brava cuoca e avrei rischiato di bruciare tutto!!
Mettendo da parte gli scherzi, ci ho pensato un po' è alla fine ho optato per un campitolo incentrato su Elena e il suo nuovo lavoro e Caroline-Stefan. Mi rendo assolutamente conto che questo capitolo non è molto affascinante, intrigante, sorprendende o qualsiasi altro aggettivo accattivante, ma è appena il secondo capitolo ed è necessario, almeo secondo me, focalizzarsi un momento sul background, su ciò che circonda i protagonisti, il loro ambiente. Spero comunque non risulti così noioso da bloccarvi!
Nel prossimo capitolo ritroveremo Mister Occhi Celesti da cuccioloto e anche nel prossimo ancora perchè entreremo finalmente nel vivo della storia!
Ringrazio tutte le fantastiche ragazze che hanno avuto il tempo e sopratutto la voglia di farmi sapere che cosa ne pensavano, a coloro che hanno messo questa "cosa" tra i preferiti e tra le seguite! Vi ringrazio infinitamente e spero sinceramente di non avervi deluse con questo capitolo di passaggio!
Un abbraccio a tutte quante!! :D
  
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