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Autore: magic mellah    20/09/2013    8 recensioni
{ long-fic | Sana/Akito | Tsuyoshi/Aya | Gomi/Hisae | accenno Fuka/Akito e Sana/Naozumi | dedicata a violaine per il suo compleanno | AU }
uhm, alice mia. ♥ ti ho dedicato uno schifo, scusa :c
comunque, ssssalve gente del fandom di kodocha. uhm, qui Sana è sordo-muta, e la fic è au, ovvero si svolge in un universo parallelo. Sana ha quindici anni, e anche Akito, ma lei non è un attrice, e suona uno strumento... e caiser, non vi dico altro c":
tratto dal secondo atto:: Sana salutò con un cenno della mano i ragazzi, e solo quello occhialuto ricambiò energicamente, mentre il biondo le lanciò uno sguardo eloquente, annoiato.
Sperava solamente che non fosse un uscita a quattro, ma solamente da amici, perché se no avrebbe ammazzato Aya, solamente se avrebbe provato a cercare di farli mettere insieme; quel "siete carini tu e Akito" che le aveva detto prima di andarsene, la aveva fatta arrossire ed infastidire allo stesso tempo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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{ act one. }
 


Sana sì accovacciò nelle proprie gambe, che in quel momento erano nude. La sua testa scoppiava a causa delle tante idee che aveva in testa, e non sapeva mettere assieme.
Si alzò, scrivendo un messaggio alla sua manager, per poi dirigersi verso il suo armadio color confetto, e prendere un vestitino turchese, di lunghezza midi, ampio, a maniche corte ad aletta.
Indossò delle ballerine blu, per poi dirigersi fuori casa, per aspettare la donna che avrebbe incontrato da lì a poco.
La noia si fece sentire, così prese il telefono, e incominciò a giocare, quando le arrivò un messaggio. "pazienta ancora cinque minuti, sto per arrivare." 
E passati tutti quei estenuanti minuti - o almeno per lei -, una macchina nera accostò al cancello di casa sua, e scese una donna vestita in modo strambo, Misako Kurata.
Era stata adottata da lei anni addietro, quando era solamente una bambina che viveva in orfanotrofio, ed era considerata "diversa" dagli altri.
Era sordo-muta, ed aveva solamente quindici anni, il che le faceva molto riflettere sulla cosa.
Non aveva il diritto di parlare, non riusciva a sentire; non poteva fare nulla. Il massimo era limitarsi a sorridere, o comunicare attraverso gesti, o frasi scritte su un notebook che aveva sempre nella sua piccola borsa.
La macchina si diresse in un enorme edificio, dove avrebbe dovuto fare qualche prova di pianoforte, visto che la sera seguente si sarebbe tenuto un concerto, e lei doveva ancora terminare la canzone.
 

«Guarda quella bambina, non riesce a parlare e sentire!» disse sempre una bambina, indicandola.
Non sentiva, non parlava, ma capiva perfettamente che cosa dicevano.
Non lo intuiva solamente dal fatto che la stavano indicando, ma ormai sapeva leggere le labbra delle persone, e capiva perfettamente le parole delle altre persone.
Lei non si considerava diversa, ma speciale. Considerava un dono che le era stato fatto dal cielo, perché riusciva a capire meglio gli altri attorno a lei.
Aveva solo qualche amica in orfanotrofio, e ovviamente non le parlavano o altro, ma quando si dovevano sfogare lo facevano, e piangevano tutte sulle sue spalle. Era una sorta di diario con lucchetto, a cui rivelavi un segreto, e solo esso lo sapeva.
E le bambine gli scrivevano che problemi avevano, a volte futili, a volte belli, e altre volte tristi, e sapevano che Sana non avrebbe detto niente a nessuno, perché non era come loro.


Uscì dal grande palazzo, dove aveva appena terminato le prove, e doveva aspettare come sempre la sua stravagante manager. Era una vera ritardataria, poi nel caso Sana avrebbe tardato di un solo minuto, incominciava a lamentarsi, sapendo bene che la ragazza non poteva sentire.
Delle ragazze passarono davanti a lei, e incominciarono a ridere, causando anche delle lacrime agli occhi, e molto probabilmente per cercare di smettere, presero la sigaretta che avevano in mano, portandosela alla bocca, per poi toglierla dopo qualche secondo, e cacciare del fumo dalla bocca.
Sapeva che ridevano di lei; molto probabilmente del suo modo di vestire come una ragazza nobile, fin troppo per bene.
Abbassò lo sguardo. Da piccola era tutto così magica per lei la questione di essere sordo-muta, ma ora era un vero strazio. Non riusciva neanche a socializzare per bene, a causa dei continui trasferimenti che doveva fare. In un anno era andata a Okinawa, in Hokkaido, e perfino a Kyoto, ed ora era a Tokyo.
Ci sarebbe rimasta qualche mese, visto che era una città grande, e doveva fare vari concerti, che non aveva la minima voglia di fare. Ma era obbligata. Sperava che con tanti soldi, avrebbe potuto curare questo suo problema, e non avrebbe più dovuto suonare il pianoforte.
Avrebbe fatto quello che voleva... Si sarebbe divertita come tutti!
Non lo avrebbe fatto in modo negativo. Aveva quindici anni, e voleva godersi al meglio la vita. Non avrebbe fumato, bevuto alcoolici, fatto sesso o altro, ma si sarebbe divertita a modo suo.
Visto il suo carattere, sarebbe sicuramente rimasta a parlare ore e ore, perché immaginava che sarebbe stato così. Nella sua mente era così.
 

E il concerto di presentazione a Tokyo era arrivato, finalmente.
Molte persone erano venute ad ascoltare quel piccolo prodigio, sapendo che era una sordo-muta; si chiedevano come facesse a suonare così bene.
Ma lo faceva e basta. Aveva una memoria fotografica, e lo aveva dimostrato varie volte da piccola.
Aveva letto un libro di musica, che imparava a suonare vari strumenti e composizioni, e visto che vi era un pianoforte in orfanotrofio, imparò quello.
In un giorno, era riuscita ad imparare uno dei pezzi più famosi al mondo che esistessero, e lo eseguiva perfettamente, senza rendersene conto. 
 

Sana si fasciò le dita, pronta a suonare.
Non si presentò, ovviamente, e non fece nulla di nulla. Si sedette solamente, socchiuse gli occhi, e dopo qualche secondo incominciò a suonare il pianoforte. E la gente la guardava estasiata, chiedendosi quale magia compiesse.
Stesso Sana adorava definire la sua musica una magia. 
Finito il concerto le tende rosse si chiusero, e lei si alzò, dirigendosi verso il piccolo camerino dove si sarebbe cambiata.
Non sentiva gli applausi, ma immaginava che ve ne erano stati tanti; o almeno sperava.
Ritornata a casa sua si mise subito a dormire, visto che il giorno seguente avrebbe avuto scuola, ed era il suo primo giorno di scuola in quella città.
E appena chiuse gli occhi si addormentò, a causa dello sforzo di quella sera. In quel periodo si stancava più facilmente del solito, forse perché si impegnava troppo.
E si alzò, constatando che erano le sette. Spense la sveglia del telefono che lampeggiava. Non che la sentisse, chiaramente. Ma a Sana piaceva definirsi normale. Voleva essere una di quelle classiche ragazze che si svegliava sentendo la sveglia, e così la impostava, sapendo bene che non sentiva nulla.
Indossò la divisa della scuola, una maglia blu che lasciava intravedere leggermente la sua pancia, ed era a maniche corte. La gonna era sempre del medesimo colore della maglia, e non era affatto lunga, ma era corta.
Così prese la sua cartella color cioccolato che era appoggiata sulla scrivania, e si diresse fuori dal cancello, aspettando sempre la sua manager Misako, che sperava in un suo puntuale arrivo. Sarebbe stato un miracolo...
E arrivata a scuola entrò in classe, accompagnata dal preside, che le aveva indicato un posto tra gli ultimi banchi. Così si diresse lì.
Il banco era occupato anche da un altra ragazza, che aveva un sorriso smagliante.
«Io sono Aya Sugita.~» disse lei, contenta.
Cacciò un quaderno e una matita dalla sua cartella, per poi scrivere un "sono sordo-muta. Comprendo le parole altrui attraverso la bocca." scrisse, sorridendole.
"sono Sana Kurata, ma se vuoi chiamami per nome invece del cognome. Mi sento a disagio poi."
Lei le strinse la mano, sorridendo ancora.
Quella ragazza in fatto di sorrisi era quasi peggio di lei. E quasi come se fosse una sfida, anche Sana incominciò a sorridere allegramente.


 



angolo autrice c:
oh caiser, uhm, sssalve.
oh, questa fic non sarà belle come certe fantastiche di questo fandom, sarà appena un millesimo, ma non so, dovevo dedicare qualcosa alla mia alice, e dovevo farlo su kodocha ouo
scusa tesorah, che dire, forse volevi una fic decente, e quasi non è neanche decente, scusa :c
uh, e forse almeno volevi una one-shot sul fandom di inazuma eleven, e non una long, e su rossana/kodocha.
solo che io ti amo. sinceramente mi stavo fissando fin troppo con inazuma, ma tu mi hai fatto riscoprire il mio grando amore per rossana/kodocha, dunque sono contentissima c:
insomma, mi mancava questo anime, e se magari non ne parlavamo, non avrei mai più scritto su di esso. ti ringrazio, mia cara viola/alice. 
scusate gli orrori - errori -, ma sono di fretta, visto che il computer si apre e chiude. nh.

mari.~
   
 
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