Erano passate ormai molte ore da quando Lance si era
raggomilato in un angolo di quell'umido e freddo ambiente in cui si trovava
sperando di svegliarsi da un momento all'altro nel proprio letto,ridendo
dell'incubo irreale e lontano che aveva fatto.
L'atmosfera che regnava in
quel luogo era triste e malinconica e i suoi compagni di sventura erano per lo
più poveri disredati dal viso scarno,rifiuti della società...probabilmente quasi
tutti briganti.Il posto era quasi buio non fosse stato per alcuni spiragli di
luce provenienti dalle grate situate sul soffitto.
Il mare era piuttosto
mosso e sopra la propria testa il ragazzo poteva sentire le voci ovattate dei
marinai intenti a darsi da fare con vele e corde.
Il rumore delle onde si
intensificò e l'imbarcazione si mise a dondolare freneticamente.
Il giovane
iniziò a provare un leggero senso di nausea.
Si sentiva triste e solo,ma
soprattutto sentiva la mancanza della sua casa,dei sui amici e della sua
città.
Mentre Lance occupava il proprio tempo ragionando sulla terribile
sventura capitatagli,un uomo dall'altra parte della stanza cominciò ad
osservarlo incuriosito.
Era sui trentacinque anni o poco più,aveva un
disordinato ammasso di capelli neri sulla testa e una barbetta ispida e
trascurata che gli spuntava dal mento.I suoi occhi erano di un profondo color
nocciola e la sua pelle aveva il tipico color bronzeo delle persone abituate a
lavorare sotto il sole.
Dapprima l' interesse dello sconosciuto fu attirato
dai capelli e dalle sopracciglia del ragazzo,di un biondo così chiaro da parere
bianchi,poi dai suoi occhi color ghiaccio,infine dalla sua pelle tanto chiara da
eguagliare il colore della neve.Il suo aspetto così inconsueto lo faceva
apparire quasi effimero...irreale,eppure quel ragazzo era reale e tangibile
quanto lui!Di certo non pareva un brigante ne tanto meno un ladruncolo...allora
cosa ci faceva lì?
Lance che sino ad allora non si era accorto di essere
osservato,finalmente si voltò,sentendo lo sguardo di qualcuno
addosso.
L'uomo,che gli si trovava esattamente di fronte,si alzò dal proprio
posto e si diresse verso di lui.
"Ciao,io sono Jack...tu come ti
chiami?"disse sedendosi accanto a Lance.
"L...Lancenlot...Lancelot Alexander
Greed"fu la risposta un po' titubante.
Il moro non potè fare a meno di
trattenere una risata:"Caspita,che nome altisonante!E che cosa ci fai qui
Lancelot?"
Il ragazzo abbassò tristemente lo sguardo:"Non lo so nemmeno
io..."
"Bè,io sono qui perchè sono un ladro"sorrise Jack,poi notando lo
sguardo interrogativo del suo interlocutore,continuò:"Vedi,sono stato arrestato
per aver rubato,più volte,gioielli a delle ricche signore.Li rivendevo in giro
per guadagnare qualcosa,lo facevo per mangiare!Sai Lancelot,la fame è una brutta
cosa...ma guardandoti bene,non credo che tu ne abbia mai
sofferto!Comunque...Anzichè rinchiudermi in una cella,la nostra amata
Inghilterra ha deciso di vendermi,come tanti altri,ad un mercante di
schiavi...ed eccomi qui,su questa putrida nave a solcare l'oceano.Ah!A
proposito...quell'omaccione che ti ha colpito quando sei salito sul ponte si
chiama Edgar."
"Come lo conoscete?"
"Ha deciso di tenermi sulla sua
nave,dice che sono troppo furbo per fare lo schiavo.Il mio compito è quello di
controllare i prigionieri...dalla partenza all'arrivo.Ma io mi annoio,così se
noto un tipo interessante non posso fare a meno di volerlo
conoscere!"
"Voglio tornare a casa..."sussurrò impercettibilmente Lance,quasi
per confermare le proprie intenzioni a se stesso.
"E chi non lo
vorrebbe!"ridacchiò il compagno:"Cosa facevi prima di finire
qui,Lancelot?"
"Dirigevo le industrie di mio padre"
Jack scoppiò
nuovamente a ridere:"Quindi mi trovo davanti un figlio di papà!Scommetto
che hai tanti soldi!"
"Vi state burlando di me?"domandò irritato il
venticinquenne.
"Oh,no!Non faccio fatica a credere che tu sia un nobile,lo si
vede dalle tue mani!Non sono quelle di un lavoratore!Comunque dammi del tu
Lancelot...o mi farai sentire più vecchio di quanto già io non sia!"
Il
discorso dei due fu interrotto da un forte sbalzo della nave,che cominciò a
dimenarsi violentemente sotto la potenza delle onde.La porta della botola che
portava al ponte della nave si spalancò d'improvviso sbattendo
rumorosamente:all'esterno stava incominciando ad imperversare una violenta
tempesta.Vista in quel segno un occasione per scappare,la maggior parte dei
prigionieri si catapultò fuori.Lance e Jack li seguirono.Il cielo sopra alle
loro teste era quasi nero,la pioggia mista al vento colpiva le vele e gli alberi
della nave con una violenza inaudita.Molti fuggiaschi caddero in mare trascinati
via dalle alte onde che si infrangevano su di essa.
Il timone della nave era
fuori controllo.
Jack si voltò verso Lance:"Vai a reggere il timone o qui
moriremo tutti!"
"Ma io non ho mai..."
"Devi solo cercare di tenerlo
fermo!"lo rimproverò il moro:"Provaci!"
"E tu dove vai?"domandò preoccupato
il giovane.
"Arrivo subito!"
Jack si guardò intorno in cerca del suo
capo:Edgar.Infine lo scorse intento a legare la corda di una vela all'albero
maestro della nave di modo da chiuderla per non farla spezzare dal
vento.
"Jack,vieni a darmi una mano!"gli urlò l'omaccione ormai fradicio come
una spugna.
Il trentacinquenne fece per avvicinarglisi,quando un'onda
particolarmente alta e violenta colpì il vecchio scaraventandolo fuori dalla
nave.Il moro corse in direzione della balaustra da cui egli era caduto,ma ormai
l'acqua l'aveva inghiottito.
Le urla e le imprecazioni dei marinai si
mescolavano al rumore del vento.
Jack si guardò intorno:regnava il
caos.
La pioggia aumentò d'intensità.
Il primo pensiero del moro fu
correre nella cabina del capitano e salvare il salvabile.L'acqua era ormai
entrata anche in quella stanza.La scrivania su cui era sempre solito scrivere
Edgar era stata completamente rovesciata e numerosi fogli galleggiavano
mollamente qua e là.Jack si mise a frugare istericamente in giro in cerca di
qualcosa.Infine trovò una piccola cassetta di metallo.Fece un po' di forza sulla
serratura e riuscì ad aprirla.Dentro com'egli si aspettava c'erano un bel
mucchio di soldi,non per viverci di rendita,ma per camparci almeno un mese ed
una pistola.
Intascati i quattrini e presa l'arma,il trentacinquenne tornò
sul ponte.
Doveva salvarsi,a tutti i costi.Non voleva assolutamente morire lì
e in quel modo.
Andò ad aiutare Lance ed entrambi riuscirono a governare la
nave finchè la tempesta non si placò un poco.
L'imbarcazione però era ormai
inutilizzabile e molte falle si erano aperte al suo interno.
"La nave ormai è
distrutta,se rimaniamo qui affonderemo con lei"esclamò il moro rivolto al
ragazzo.
"Dobbiamo trovare il modo di andarcene!Jack,aiutami a tornare a casa
e ti ricompenserò con tutto il denaro che vorrai,sarai tu a decidere la
cifra!"
L'uomo non potè fare a meno di sorridere,compiaciuto di
quell'offerta.Stette qualche secondo a riflettere:"Qualsiasi cifra?E sia,affare
fatto!Porterò la tua pellaccia in salvo!"
Jack si guardò intorno,poi gli
indicò una piccola scialuppa rimasta parzialmente attaccata alla nave,ma ancora
in buone condizioni.
Entrambi si diressero in quella direzione,giusto in
tempo per essere notati dagli altri sopravvissuti.
"Guardate,è rimasta una
scialuppa!"indicò uno di questi.
L'istinto di sopravvivenza fece in modo che
tutti insieme cercarono di salirci sopra.
Mentre ognuno cercava di
accaparrarsi un posto su quella piccola barchetta,uno sparo nell'aria bloccò le
attività di tutti i presenti.
Jack puntò l'arma che aveva in mano contro i
suoi compagni senza pensarci due volte:"Su questa scialuppa"fece indicando
l'imbarcazione"saliremo io e questo ragazzo e se qualcuno di voi osa fare una
mossa gli pianto una bella pallottola in corpo,mi sono spiegato?"
Il
gruppetto di marinai si fece in disparte facendo passare i due traditori,i quali
salirono sulla barca.Jack che con una mano teneva ancora l'arma,con l'altra si
mise a trafficare con la corda che serviva a far scendere la scialuppa in
mare.Uno dei suoi compagni si staccò dal gruppo e in un gesto disperato cercò di
disarmare l'uomo.
Quasi per riflesso,il trentacinquenne fece partire uno
sparo uccidendo all'istante il compagno,che cadde in acqua inerte.
La
scialuppa iniziò a scendere lentamente sino ad immergersi parzialmente in
mare.
Lance incominciò a remare,voleva andarsene da quel posto il più in
fretta possibile.
Il cielo era ancora nuvoloso e non vi erano accenni di
schiarite.
Dopo un ora spesa a remare sia Jack che Lance decisero di
fermarsi,sentendo i propri stomaci mugolare.Si erano allontanati molto,tanto,che
all'orizzonte della nave non vi era più traccia.
Resosi conto che nella foga
del momento non avevano pensato al problema "cibo",entrambi non poterono che
accontentarsi di riposare un po'.
Dove si trovavano?Neanche loro lo
sapevano.Tutt'intorno c'era solo il mare.
Remarono per tre giorni finchè al
quarto gli parve di scorgere all'orizzonte la terra.Seguendo le stelle avevano
remato in direzione dell'Inghilterra,ma chi poteva dire se erano riusciti a
seguire realmente quel percorso?Lance ebbe come un tuffo al cuore.Finalmente
avrebbe rivisto delle persone civili!Delle persone che avrebbero potuto
aiutarlo!
Passò un'ora prima che entrambi i giovani potessero toccare con i
piedi la sabbia fina.Lasciarono la piccola barca a riva e cominciarono ad
incamminarsi nell'entroterra.Nel corso dei tre giorni trascorsi in mare il tempo
era mutato un poco.Il cielo era ancora nuvolo,ma di tanto in tanto qualche
raggio di sole faceva capolino tra le nubi.
Oltrepassata la spiaggia Jack e
Lance ebbero un'amara sorpresa.La sabbia che stavano tutt'ora calpestando si
estendeva a perdità d'occhio.Quella non era l'Inghilterra...si trovavano in
mezzo al deserto.
"E adesso come facciamo!Alle spalle abbiamo il mare,davanti
il deserto!E' ovvio che non vivremo abbastanza da incontrare qualcuno!Non
beviamo e non mangiamo da quattro giorni!Non ci resta che scegliere di che morte
morire!...Maledizione!"Urlò Lance tirando un calcio rabbioso alla sabbia.
"Io
vado avanti,tu sei libero di fare quel che vuoi"fu la seccata risposta di
Jack,che innervosito riprese a camminare.
Passarono le ore ed il cielo si
schiarì,facendo brillare un energico sole.Lance e Jack erano sfiniti.Il biondo
non riusciva quasi più a stare in piedi dopo tutte le ore trascorse a camminare
sotto il sole.Il fatto che fosse albino lo rendeva ancora più vulnerabile degli
altri ai raggi solari.
Il compagno vista l'espressione particolarmente
stravolta del biondo si levò la propria camicia e la mise sulla testa del
venticinquenne di modo che potesse essere più riparato dal sole.
Si fecero
entrambi forza cercando di camminare ancora un po',ma dopo circa mezz'ora
stramazzarono entrambi al suolo,ormai esausti.
L'ultima cosa che Lance vide
fu la rovente palla del sole che sembrava avvicinarglisi senza tregua,pronta a
bruciarlo vivo.
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Lance sentì un leggero venticello sfiorargli i piedi e aprì gli occhi di
colpo.Dove si trovava?Che ne era stato di lui e di Jack?Erano morti?No,lui si
sentiva decisamente vivo!Aprì faticosamente gli occhi e si guardò attorno.Ma
dove diavolo si trovava?Cos'era quel posto?Sembrava una grossa tenda.Accanto a
lui vi era un'altro giaciglio,disfatto.
Jack comparve sull'uscio della
tenda,scostando il lezuolo adibito a porta.Era vestito in modo strano,coperto da
capo a piedi da una specie di lunga tonaca blu,la testa era avvolta da un
turbante dello stesso colore:"Lance!Ti sei svegliato!Non ci speravo
più!"
"Dove diavolo siamo Jack?Cosa significa tutto questo?"
"Calmati
Lancelot"lo rimproverò bonariamente l'amico:"Siamo stati salvati da una tribù
del deserto!Ti rendi conto?Questi tizi vivono qui,in mezzo alle dune!Ho mangiato
con loro,non capisco quello che dicono,ma da quel poco che ho potuto dedurre
sono incuriositi da te.Probabilmente non hanno mai visto una persona con la
pelle,i capelli e gli occhi così chiari.Chissà,magari ti credono una divinità!Ed
è per questo che ci hanno salvato?!"
"Una divinità non sarebbe mai svenuta
sotto il sole!"
"Non fartene una colpa,eravamo stanchi e debilitati,non
potevamo resistere oltre!"sorrise il moro:"Forza vestiti anche tu e vieni
fuori,penso vogliano conoscerti."
Il biondo si alzò,indossò gli indumenti che
erano piegati alla sua sinistra e seguì il compagno fuori dalla tenda.Un gruppo
di persone stava seduto intorno ad un fuoco,chi a parlare,chi a intonare
gradevoli melodie sconosciute.Il cielo era limpido e stellato.Tirava un vento
fresco e la sabbia,forse per il buio pareva di un colore blu scuro.Un gruppo di
cammelli era legato ad una palma e ruminava rumorosamente.
Un uomo
completamente vestito di nero e con un grosso turbante in testa si diresse verso
Lance sorridendo.
Iniziò a farfugliare qualcosa di incomprensibile alle
orecchie del giovane e lo invitò a sedersi con gli altri.Il gruppo passò le ore
seguenti a cercare di parlare a gesti con i due ragazzi ed ad insegnargli
qualche parola della loro lingua.Arrivata l'alba,la tribù levò le tende e sotto
richiesta di Jack li accompagnò alla città più vicina.
Ci vollero quattro ore
di viaggio per arrivarci,ma in compagnia e sui cammelli la traversata parve
tutt'altro che faticosa.
Dopo averli ringraziati più di una volta Lance e
Jack lasciarono il gruppo,che terminato il proprio incarico fece dietro front e
tornò a varcare le dune del deserto.
Quel giorno il sole batteva forte e
l'aria era molto calda.
"Meno male che ci hanno lasciato questi vestiti,ci
serviranno per resistere alla calura."sorrise il moro.
"Non sarà pericoloso
addentrarci in città?"domandò l'amico.
"Quale posto migliore ha un albero per
nascondersi se non in mezzo ad una foresta?"esclamò Jack:"Vestiti così passeremo
inosservati e potremo trovare un modo per tornare a casa!"
"Quale posto
peggiore ha per nascondersi un ciliegio se non in una foresta di abeti?"fu la
risposta scettica di Lance:"Non so se hai notato che non assomiglio per niente
alla popolazione autoctona!"
Jack sbuffò infastidito:"A parte il fatto che il
tuo atteggiamento non ci aiuta,copriti bene la testa ed il viso e vedrai che non
ci saranno problemi!"
Entrarono in città e rimasero colpiti dal numero di
persone che ci viveva dentro.
Un ammasso brulicante di teste si dipanava a
perdita d'occhio.Le vie della cittadella erano piene di bancarelle,ad ogni
angolo di strada vi era un bazar pieno di meravigliosi gingilli esotici ed
incensi.In quel mercato pareva ci fosse qualsiasi cosa una persona potesse
desiderare:pentolame,gioielli,tessuti,incensi,cibo...
I venditori erano così
tanti che alcuni avevano steso un telo al bordo della strada ed esponevano la
propria mercanzia all'aria aperta.Gruppi di ragazzini correvano ridendo appresso
alle madri e qualche vecchietto intratteneva i più piccoli narrando languidmente
le gesta di qualche eroe antico morto in guerra.
Lance si guardò intorno,era
affascinato da quell'atmosfera misteriosa e carica di vita.Lui e Jack seguendo
la fiumana di gente,si diressero verso quella che pareva essere la via
principale.Appena vi arrivarono furono accolti insieme agli altri,da una
bellissima musica.La gente rimase tutta ai bordi della strada.Pochi secondi
dopo,apparve davanti ai loro occhi una vera e propria sfilata di carri,adorni di
ogni tipo di bellezze.I due giovani si guardarono stupiti ed iniziarono a
mormorare tra loro.
"Pare vi sia una specie di festa del paese"sussurò
Lance
"Stiamo ancora un po' e cerchiamo di capire di che si tratta."fu la
risposta dell'amico.
I primi carri erano coperti da tessuti,alla vista,assai
pregiati e da essi avvenenti fanciulle salutavano allegramente la folla.Seguì
una serie di cammelli,cavalcati da grossi omoni seri,vestiti in modo molto
formale:portavano tuniche e turbanti bianchi e alla vita avevano legate della
fusciacche scarlatte.Alla loro sinistra pendevano delle lucenti e grandi
sciabole.
La loro espressione severa ed intransigente fece venire in mente a
Lance quella dei poliziotti londinesi.Al solo pensiero della sua città,il
ragazzo ebbe un attimo di sconforto.
La sua attenzione però fu
subito,nuovamente,catturata da un carro più imponente e decorato degli altri.Era
ricoperto da un tessuto finissimo,quasi trasparente di color celeste e da dei
bellissimi fiori viola che il ragazzo non riuscì a riconoscere.Sembrava una
specie di enorme lettiga.
La processione si fermò e le tende di quella grossa
"lettiga" si aprirono.Un giovane ragazzo,doveva avere solo qualche anno più di
Lance,si sporse all'esterno causando emozione e gioia nel pubblico.Infine decise
di scendere.Guardò gli spettatori con aria altezzosa quasi a dire"lustratevi gli
occhi finchè potete"e rimase immobile per qualche minuto.
Ma chi era?
Il
biondo si mise ad osservarlo:aveva una pelle bronzea,era alto e atletico.I
capelli erano neri come il carbone e gli ricadevano riccioluti sulla fronte.Gli
occhi castani,scuri quanto la notte erano messi ulteriormente in risalto da una
riga nera di trucco sotto di essi.L'ovale del viso era ben delineato,il naso era
a dir poco perfetto.Il giovane portava una piccola giacchetta azzurra bordata
d'oro,che lasciava intravedere abbondantemente gli addominali.I pantaloni
bianchi stretti in vita,si allargavano notevolmente all'altezza delle ginocchia
per poi rimpicciolirsi nuovamente verso caviglia.Le scarpe che portava erano
anch'esse celesti,ma la cosa che stupì Lance era che erano molto simili a delle
ciabatte e vagamente arricciate alla punta.
Il giovane e riccioluto moro
stette qualche istante a salutare da lontano la folla poi,annoiato,si mise a
guardare intorno in cerca di qualche diversivo ad una situazione così monotona e
formale,quale era quella in cui si trovava.I suoi occhi vagarono tra la
folla,sino ad incontrare casualmente lo sguardo stupito di Lance,il quale ebbe
come un sussulto.Non ne sapeva il motivo,ma sentì un brivido scendergli lungo la
schiena.
Il biondo strattonò Jack per la camicia:"Andiamocene,abbiamo visto
abbastanza!"gli sussurrò con voce agitata.
I due si allontanarono dalla folla
e tornarono nella zona dei bazar.
"Dobbiamo trovare qualcuno che ci aiuti ad
andarcene di qui"proruppe seriamente il trentacinquenne.Poi prese a frugare in
un sacchettino di pelle che aveva allacciato alla fusciacca che stringeva il suo
vestito.Ne estrasse quattro monete d'oro:"Queste erano di Edgar,ma serviranno
più a noi che a lui...ora come ora."
Lance rimase felicemente stupito,in quel
momento sentì rinascere in sè la speranza,Jack ne sapeva una più del diavolo ed
aveva sempre un asso nella manica.Ce l'avrebbero fatta!Ne era sicuro!Sarebbero
tornati in Inghilterra!
Incominciarono a vagare per la città,di tanto in
tanto Jack si fermava da qualche mercante e cercando di farsi capire gli faceva
qualche domanda.
Il sole cominciava a tramontare colorando di un ardente
arancione i tetti delle basse e modeste case del quartiere del mercato.Le
persone cominciavano a sbaraccare e a dirigersi ognuna verso il proprio focolare
domestico.
Ben presto le stelle iniziarono a punteggiare il cielo e la notte
prese il sopravvento.
Con l'arrivo della fame l'entusiasmo del biondo per la
riuscita del piano per il ritorno a casa andò via via scemando.
"Jack è tutto
il giorno che vaghiamo per la città e non abbiamo risolto
niente."sbuffò:"Riposiamoci da qualche parte e continuiamo domani"
"Aspetta
un attimo...se le indicazioni che mi hanno dato sono giuste dovremmo
esserci..."fece pensieroso il moro.Così dicendo si fermò vicino ad una casa e
bussò alla porta.Dall'interno si poteva udire il brusio di alcune voci che al
secondo tentativo di Jack di bussare alla porta si interruppe.
Dopo qualche
secondo la porta si aprì e un grosso omone barbuto e scuro comparve
sull'uscio.Il trentacinquenne si inchinò rispettosamente e gli farfugliò
qualcosa.
Il corpulento signore,che non poteva avere più di
cinquant'anni,guardò prima Jack,poi Lance infine gli fece cenno di
entrare.
Entrambi si accomodarono.
Il biondo si sentì rinascere appena
mise piede nella casa.Vi era una calda atmosfera.La stanza in cui si
trovavano,doveva essere il salotto principale.Era arredata in modo semplice ma
caloroso:un tappeto ricamato era steso a terra,un lungo e robusto tavolo di
legno era situato in un angolo ed apparecchiato per la cena.Diversi drappi
decoravano le finestre ed ad intervalli regolari erano sistemate sul muro
diverse lampade,forse ad olio,le cui fiammelle danzavano sinuosamente.
Lance
si soffermò a guardare il tavolo imbandito:era apparecchiato per cinque
persone.
Il padrone di casa guardò di nuovo Jack e gli domandò qualcosa che
Lance non capì.Non conosceva la lingua di quel paese e ogni parola che usciva
dalla bocca degli abitanti gli pareva una bestemmia sconosciuta...Ma
Jack...?Come faceva a capire quello che dicevano?Durante il giorno l'aveva visto
esprimersi a gesti con i mercanti e cercare di capirne le risposte,possibile che
in una giornata fosse già riuscito a imparare qualche frase di quella strana
lingua?E soprattutto,cosa ci facevano in quella casa?Chi era il tizio con cui
ora stava cercando di parlare?
Il trentacinquenne stette circa dieci minuti a
parlare gesticolando con il nerboruto ed interessato interlocutore,il quale ad
un certo punto osservò Lance dubbioso,poi tornò a rivolgersi al moro squotendo
energicamente la testa.Allora Jack tirò fuori dal sacchettino attaccato alla
fusciacca le quattro monete d'oro di cui disponeva porgendole al barbuto
omone.
"Ma che cosa stai facendo?!"esclamò spaventato Lance:"Quelli sono i
nostri soldi!"fece quasi per riprenderseli.
Jack lo fermò e stette ad
osservare l'interlocutore che nel frattempo aveva preso in mano le monete e le
schiacciava tra i denti per verificarne l'autenticità.
L'uomo sorridendo mise
le monete in tasca e disse qualcos'altro al moro,poi si voltò verso Lance e gli
tolse i turbante e la sciarpa ch'egli aveva usato per nascondere il suo
aspetto.
L'uomo ebbe come un sussulto,poi il suo volto assunse un espressione
compiaciuta.Con la mano sinistra prese il viso del biondo tra le mani e lo
osservò incuriosito ed ammaliato.
Lance si scostò schifato da quel
contatto:"Insomma Jack!Che diavolo sta succedendo?Me lo vuoi spiegare?Cosa vuole
questo tizio da noi?Cosa ci siamo venuti a fare qui?"esclamò innervosito ed
irritato.
"Calmati testa calda!Adesso ti spiego.Oggi quando eravamo al
mercato ho cercato di chiedere in giro,cercando di farmi capire,se ci fosse
qualcuno che potesse aiutarci,che magari facendoci lavorare avrebbe potuto
pagarci abbastanza da permetterci di pagare l'imbarco su qualche nave,o che
avesse direttamente una nave diretta in Inghilterra su cui farci lavorare.Ma da
quello che ho capito per quanto questa città sia grande non dispone di quello
che ci serve.Siamo nell'entroterra del continente e la città marittima più
importante della zona si trova a cinque giorni di viaggio da qui.Così mi sono
informato ancora e ho scoperto che il signore che hai di fronte è l'unico quì ad
avere delle conoscenze in quel posto.Gli ho chiesto se mi può dare qualche
indicazione per trovare qualcuno che ci possa aiutare.Ma il viaggio è troppo
lungo e la ricerca sarà faticosa,così gli ho chiesto se aspettando il mio
ritorno può tenerti con sè.Lui all'inizio mi ha risposto negativamente,ma
quattro monete d'oro convincerebbero chiunque...in più gli ho detto che sei una
persona particolare...e a quanto vedo gli sei piaciuto.Quindi è tutto
risolto!"
"Tutto risolto?Ma mi prendi in giro?Io non ci sto con questo strano
tizio!Hai già cambiato idea vero?Vuoi liberarti di me!Perchè non posso venire
anch'io?"Rispose iracondo il biondo.
"Non l'hai detto anche tu che un
ciliegio non si può nascondere tra gli abeti?Venendo con me non potresti far
altro che attirare l'attenzione!Tutto di te stona col paesaggio circostante!I
tuoi capelli chiari,i tuoi occhi grigi...nascosto qui sarai più al
sicuro!"
Lance si sentì sprofondare in un baratro,era già stato tutto deciso
senza ascoltare neanche un suo parere,sarebbe dovuto rimanere lì,insieme a quel
tizio e a chissà chi altro per chissà quanto tempo...oh...quanto gli mancava la
sua amata Inghilterra....la sua casa...suo padre...già,se suo padre fosse stato
ancora vivo niente di tutto quello che gli era accaduto sino ad allora gli
sarebbe mai successo.Maledetto destino!
La famiglia si mise a tavola ed
apparecchiò anche per i due ospiti.In tutto erano in sette quella
sera.Lance,Jack,Il signore barbuto,sua moglie ed i tre figli maschi quasi tutti
sui vent'anni.
**************************************
La luce filtrava insistente dalla finestra quando Lance fu svegliato.La
moglie del grosso barbuto levandogli le coperte di dosso lo incitò ad
alzarsi.Saranno state all'incirca le dieci,perchè la colazione lasciata sul
tavolo del salone era ormai fredda.Doveva essere stata lì molto aspettando che
il suo destinatario la mangiasse.
Jack era partito quella mattina all'alba e
Dio solo sapeva quando sarebbe tornato.
Il primo giorno in quella casa fu per
Lance come una condanna al carcere,ma col susseguirsi delle settimane il giovane
iniziò ad ambientarsi in quella dimora.La mattina si svegliava all'alba per
aiutare il capo famiglia ed i figli a caricare la merce del mercato,dopo
colazione aiutava la signora a pulire e a preparare il pranzo.Di pomeriggio lei
gli impartiva qualche lezione di lingua di modo da farlo integrare il più
velocemente possibile con la realtà che lo circondava.Lance apprendeva
velocemente,era sempre stato portato per lo studio,in più quando aveva un po' di
tempo libero cercava di leggere e tradurre qualche frase dei libri che si
trovavano in casa.Dopo circa due mesi che si trovava lì,il ragazzo capiva quasi
tutto quello che gli veniva detto e sapeva rispondere,anche se con frasi
basilari,a tutto quello che gli veniva chiesto.
Una sera mentre fissava le
stelle dalla finestra della propria stanza,il biondo fu preso improvvisamente
dal panico.Erano quasi tre mesi che Jack era partito e non si erano più avute
notizie di lui da allora...che fine aveva fatto?Stava bene?Ma
soprattutto,l'avrebbe lasciato per sempre con quella famiglia in una terra per
lui ancora sconosciuta,in una specie di eremitaggio,escluso completamente da
quello che era il mondo esterno?Lance voleva saperlo.Ma come fare?
Due sere
più tardi la famiglia che lo ispitava avvisò Lance che andava ad esibirsi in un
ristorante della città,perchè oltre ad essere mercanti di stoffe pregiate essi
erano anche degli ottimi suonatori e cantastorie ed erano conosciuti per la loro
bravura in tutta la regione e persino dal sultano.
Il ragazzo rimase solo
sino all'alba,ma non provò assolutamente il desiderio di approfittare di
quell'occasione per scappare e ritrovare Jack:primo perchè non sapeva dove
andare ne a chi chiedere di lui,secondo perchè quella famiglia era stata così
buona e disponibile nei suoi confronti che scappare sarebbe stato assolutamente
disonorevole.Le quattro monete d'oro che Jack aveva dato al capo famiglia per il
suo mantenimento erano già state spese tutte,quindi potevano esserci stati due
soli motivi per cui gli era permesso rimanere ancora in quella casa:O il
capofamiglia sperava che Jack al suo ritorno saldasse il debito,oppure sia lui
che la moglie ed i figli gli si erano affezionati e non volevano mandarlo
via,tanto più che avevano tutti i mezzi necessari per mantenere almeno altre
cinque persone come lui.
Al loro ritorno il giovane aiutò la combricola a
sbaraccare il carro con gli strumenti musicali e gli preparò la colazione.Poi di
comune accordo decisero tutti di riposare quel giorno,tanto più che la nottata
precedente era stata estenuate e lunga.
Tre mesi dopo circa,un messaggero del
sultano bussò alla porta della famiglia,recando un messaggio per il padrone di
casa.
"Siamo stati invitati al palazzo del sultano per esibirci in onore del
compleanno della principessa Scherazade,il quale avrà luogo tra una
settimana"disse non poco emozionato il marito alla moglie,porgendole la missiva
ricevuta.La famiglia si sentì onorata dell'invito e tutti i preparativi
necessari al compimento di quell'onorevole incarico furono ultimati nel giro di
un paio di giorni.
Fu proprio per disgrazia della sorte,però,che il giorno
prima dell'esibizione uno dei figli di Alì,il capofamiglia,si ammalò gravemente
mettendo in pericolo la buona riuscita dell'evento.
Disperato il padre non
potè trovare altra soluzione che chiedere a Lance di sostituire il figlio malato
nello spettacolo che avrebbero allestito in onore della figlia del
sultano.
La sera fatidica arrivò e la famiglia ad eccezione del malato si
recò a palazzo.
Arrivatogli davanti il biondo sentì mancargli il fiato tanto
era maestoso l'edificio che stava guardando.
Aperte le grosse porte
d'ingresso al cortile,i suonatori furono condotti lungo un meraviglioso
giardino.Al lato della strada che stavano percorrendo vi era un'enorme fontana
che partiva dalle porte ed arrivava sin quasi all'ingresso del palazzo del
sultano.L'immagine del maestoso ed elaborato edificio si rifletteva sull'acqua
dando l'impressione che in essa potesse addirittura esservi un mondo
parallelo.Numerosi alberi piantati a distanza regolare l'uno dall'altro
costeggiavano la strada alternati da colonne di marmo su cui cappeggiavano
ardenti fuochi,atti ad illuminare la zona.
Anche il grosso palazzo verso cui
si stavano dirigendo era di marmo.Aveva una grossa struttura centrale con sopra
una cupola e ai lati era bordata da basse mura bianche.Ai quattro angoli
dell'edificio si ergevano,sinuose,quattro torrette anch'esse
cupolate.
Arrivati all'ingresso di quella meraviglia dell'architettura gli
ospiti furono fatti entrare.
L'interno non era meno ricercato e pregiato
dell'esterno:un lungo corridoio con colonne decorate ed archi era abbellito da
drappeggi pesanti e particolaregiati,che infondevano al luogo molta
maestosità.
La famiglia fu fatta accomodare in una sala piena di ospiti,per
poi essere presentata al sultano e alla sua famiglia.
Lance si guardò
incuriosito attorno.Vi erano molti cuscini colarati poggiati per terra su cui
erano stese a chiaccherare molte persone.Qualcuno suonava un po' di musica e
delle danzatrici coperte di veli intrattenevano quello che pareva essere il
figlio del sultano ed i suoi amici.L'atmosfera era rilassata e vivace e
nell'aria si sentiva un gradevole profumo di incenso.Veli e drappeggi pendevano
dal soffitto e sui muri,ed insieme ai tappeti stesi a terra davano un aspetto
caldo e familiare alla sala.Alì,Lance e la famiglia furono presentati al
sultano,alla moglie e ai due figli.
Lo sguardo del biondo si posò
immediatamente sulla festeggiata.La principessa era di una bellezza
ammaliante.La sua pelle bruna pareva liscia come una pesca,i lunghi capelli neri
le cadevano sinuosamente sulle spalle sino ad arrivare all'abbondante,ma non
eccessivo,seno.Gli occhi sottili e sensuali adornavano un viso già di per sè
perfetto.Infine il naso minuto e la bocca morbida e carnosa le donavano un
aspetto più maturo a dispetto dei sui diciotto anni.
Il sultano pareva un
uomo abbastanza vecchio:la barba era quasi completamente bianca,gli occhi
infossati nelle orbite erano piccoli e sottili ed il viso in sè e per sè era
simile a quello di un normale essere umano.Al contrario dei figli,il padre non
era certo di una particolare bellezza.L'unica cosa che pareva dargli una certa
importanza erano i vestiti ed il turbante che portava,adornati di gioielli
grossi e imponenti.La moglie era robusta ed aveva un viso grazioso e bonario.I
capelli neri venivano attraversati qua e là da qualche ciuffo grigio,segno
dell'imminente invecchiamento.Il seno era grosso e cadente,per niente
bello.
Infine,fu proprio quando Lance arrivò a guardare il figlio che per
poco non gli venne un infarto.Lo riconobbe immediatamente:era il ragazzo che
aveva visto scendere dalla lettiga il primo giorno in cui era arrivato in
città.Quella sera il giovane pareva più bello dell'ultima volta in cui l'aveva
visto.Forse perchè si sentiva a suo agio e si stava divertendo.
Indossava una
camicia color rubino abbottonata sino al collo e dei pantaloni del medesimo
colore.Alla vita aveva una fascia nera da cui pendeva un coltello incastonato di
pietre preziose.Quell'abbigliamento gli conferiva la regalità e la sensualità
che solo una divisa poteva dare ad un uomo.
I loro sguardi si incontrarono e
anch'egli per un istante parve riconoscerlo.
Il vecchio sultano salutò la
famiglia di Alì,ma quando notò Lance rimase un po' interdetto:"Quale strano
esemplare di uomo mi hai portato stasera Alì.Non ne ho mai veduti come lui nel
mio regno.Spiegami un po',da dove arriva?"
"E'..."per un istante l'uomo non
seppe cosa rispondere:"E' un nostro servo.L'ho comprato mio signore.Mia moglie
l'ha voluto ammaliata dal suo aspetto."mentì.
"Effettivamente ragazzo"fece
rivolto al biondo:"Il tuo è un aspetto insolito,ma mi compiaccio di dirti che mi
hai colpito.La tua è una bellezza assai particolare."
"Vi ringrazio"si
azzardò a rispondere il giovane.
"Alì,il tuo è stato davvero un buon
affare."concluse rivolto al suo precedente interlocutore.
Scherazade ed il
fratello annuirono al commento del padre,confermando le sue
impressioni.
Arrivò il momento dello spettacolo:la famiglia reale e gli
ospiti si prepararono ad assistervi.Lance doveva sostuire il cantastorie del
gruppo.Alì,il capofamiglia suonava il tamburo,la moglie il flauto mentre gli
altri due fratelli i piatti.
La musica partì.
Lance sentiva il cuore
tamburellargli violentemente in petto.Tutti lo stavano osservando,incuriositi
sicuramente dal suo aspetto.
Il suo sguardo però tornò alla famiglia
reale.
La principessa mormorava qualcosa alla madre ed il sultano controllava
la sala.L'unico a fissarlo intensamente era il principe che sorridendo quasi
beffardamente lo scrutava.I loro occhi si incontrarono di nuovo quella sera e
per la seconda volta il moro lo guardò come fossero complici.
Intorno a lui
vi erano parecchie avvenenti ragazze eppure pareva che egli non avesse occhi che
per lui.
Lance cominciò a cantare,aveva provato quella canzone tutto il
giorno ed era sicuro di farcela.La storia che si narrava in quella canzone
parlava di una dea che ammaliava i viaggiatori del deserto per poi ucciderli
dopo una notte di passione tra le dune.Il cantastorie esortava a non lasciarsi
affascinare da tale perfetta quanto diabolica bellezza e di non lasciarsi
travolgere dalla passione.
Per tutto il corso della canzone Lance cercò di
non guardare il principe,ma sentiva che lo sguardo di lui gli si era fissato
addosso.Proprio nella frase conclusiva della storia il biondo non potè fare a
meno di guardare il moro,infastidito da quell'eccesso di attenzioni.
Dal
canto suo il principe era rimasto ancora più affascinato dal cantante ora che
aveva sentito uscire dalla sua bocca versi così melodici e sensuali,per quanto
questi fossero dettati dall'argomento della storia.
Proprio nella frase
finale del racconto,quando il biondo esortava gli ascoltatori a non lasciarsi
andare alla passione,e il suo sguardo si era posato su di lui,il moro aveva
sentito dentro di sè una specie di scossa elettrica,come un brivido.
Il resto
della serata passò piacevolmente sino a quando la famiglia di Alì decise che era
ora di andare.
Il sultano ed i figli li salutarono amichevolmente
ringraziandoli della compagnia ed il principe,inspiegabilmente insistette per
accompagnarli all'uscita.La sorella lo guardò sospettosa e perplessa.Non era nel
carattere del fratello essere così gentile ed affabile.Solitamente era
scontroso,altezzoso,egocentrico e capriccioso.Dietro quello strano comportamento
c'era di certo sotto qualcosa.
Arrivati alla porta della sala Alì,la moglie e
i due figli fecero per uscire,ma quando arrivò il turno di Lance accadde
qualcosa che ammutolì tutti.
Nel momento in cui il biondo si stava accingendo
ad attraversare la porta,il principe gli si affiancò.
Forse erroneamente,per
cercare di passare simultaneamente,entrambi non l'avevano notato,fatto sta che
un pregiatissimo vaso situato nelle vicinanze della porta a causa dello
spostamento di uno dei due,cadde fragorosamente e si ruppe.
Il vecchio
sultano spalancò talmente gli occhi alla vista dei costosissimi e preziosissimi
cocci a terra che pareva quasi che di li a poco gli sarebbe venuto un
infarto.
L'atmosfera nella sala divenne gelida.
Alì e la famiglia rimasero
ammutoliti dalla tensione.
Era ovvio che nessuno avrebbe mai accusato il
principe per quell'incidente,Lance si sentì mancare il fiato per
l'ansia.
Anzichè difenderlo come sarebbe stato giusto,il figlio del sultano
lo guardò malignamente:"Hai visto che cosa hai fatto?Ti rendi conto della
gravità del tuo gesto?"
"Non l'ha fatto apposta..."cercò di giustificarlo
Alì
"Silenzio!"lo zittì irrispettosamente il moretto:"Siete voi,per caso,in
grado di ripagare il danno fatto dal vostro servo?"gli domandò duramente.
Alì
guardò il pavimento cercando di calcolare l'ammontare del danno
causato:"No..."rispose infine.
Questa risposta parve piacere al principe,il
quale con un sorriso trionfante sul volto esclamò indicando Lance:"Allora sarà
questo ragazzo a ripagarlo,come è giusto che sia"poi continuò rivolto al
biondo:"Ora,per ripagare il tuo debito,tu sarai un servo di questo
palazzo."
Lance sentì come qualcosa spezzargli dentro.Era di nuovo
prigioniero di qualcuno...come avrebbe fatto ad ottenere la libertà finalmente
agoniata?Come sarebbe riuscito a tornare in Inghilterra?Avrebbe mai rivisto
Jack?
Nella disperazione il ragazzo tornò a guardare il riccioluto aguzzino
che l'aveva condannato nuovamente alla schiavitù.
Il principe aveva uno
sguardo vittorioso e diabolico ed il suo sorriso tradiva sicuramente la
premeditazione...era stato lui a far cadere il vaso,l'aveva fatto apposta perchè
la colpa fosse attribuita a Lance!Per quale motivo gli aveva teso una simile
trappola?Che cosa diavolo aveva in mente?
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