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Autore: AllePanda    22/09/2013    2 recensioni
Questa è una domanda che certamente ci siamo fatti tutti: cosa sarebbe successo se Peeta Mellark avesse "osato" un po' di più con Katniss, fosse corso sotto la pioggia per porgerle il pane, le avesse poi rivolto la parola e lei a poco a poco si fosse innamorata di lui? Vuole essere una storia breve, di pochi capitoli ma intensi (almeno spero). Buona lettura :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Non riesco a dormire. Sono sdraiato supino sul mio letto. Fa un caldo infernale qui nella mia stanza, ma non è questo che non mi fa dormire. Sospiro stringendo forte a me il mio vecchio cuscino, quasi potesse darmi conforto. Oggi è il giorno della mietitura, la terza. O almeno, lo è stato, dato che ormai è quasi mezzanotte. Anche quest’anno siamo stati risparmiati. Anziché migliorare con il tempo, la paura si fa più intensa. La sensazione di terrore provata questa mattina per me non ha avuto eguali, soprattutto se consideriamo il fatto che per tutto il tempo non sono riuscito a distogliere lo sguardo da lei. Katniss. Ma è andata bene. Nessuno di noi è stato estratto. O quasi. Il tributo maschio, Benjamin O’Donnel è un compagno di classe di mio fratello maggiore. Sua madre e la mia si conoscono, è capitato che prendessero un tè assieme qualche volta. Adesso i suoi genitori si saranno chiusi in casa, nel loro dolore e staranno pregando. Lo faccio anche io. Come ogni anno. Mio padre mi ha insegnato a farlo sebbene neanche lui abbia saputo spiegarmi in modo chiaro “Chi” pregare…
Credo che comunque la cosa importante sia “per che cosa” o “PER chi”...
Sbuffo rigirandomi stancamente sul materasso. Chiudo gli occhi cercando dimenticare il viso dei due tributi estratti stamattina, il terrore nei visi dei miei coetanei…Quella tremenda donna di Capitol City nel suo tubino color giallo limone. Mi vengono i brividi. Quello che mi viene in mente dopo però, possibilmente mi fa stare quasi peggio. Avere gli occhi chiusi mi aiuta quasi a visualizzarli meglio. Katniss e Gale. Era da almeno un paio di mesi che io e Katniss non ci vedevamo più. Ovviamente lei ha continuato ad andare a caccia con il suo amico Gale. Mai stato un problema quello. Lo fanno per ragioni di sostentamento e poi lei ha sempre detto che tra di loro beh…c’era un rapporto speciale “come quello che c’è tra di noi”. Ha detto “non si può spiegare” e quando le ho chiesto ulteriori spiegazioni ha semplicemente aggiunto che “il rapporto tra lei e Gale è profondamente diverso da quello che ha con me, ma che per lei sono entrambi altrettanto importanti”. Ho cercato di prenderla bene, non ho fatto ulteriori commenti. Io e Katniss siamo amici ormai, lei ed io ci vediamo qualche volta, di nascosto, fuori dal distretto. Io le porto qualche pagnotta di pane che altrimenti sarebbe da buttare o da dare ai maiali, qualche marmellata preparato utilizzando le more che lei raccoglie e che vende a mio padre, qualche verdura. Lei in cambio mi fa provare l’ebrezza del bosco. Mi fa da guida e con la scusa di concedermi qualche ora di trasgressione, di pace e libertà fuori dal distretto, negli ultimi due anni sono riuscito a trascorrere in sua compagnia diverse ore. Certi momenti sono stati terribili ma altri sono ricordi preziosi che porterò sempre nel cuore. Come quella volta che Katniss mi ha mostrato il posto in cui andava sempre con suo padre da bambina: il lago. Quella volta abbiamo fatto parecchio tardi ma ne è valsa la pena. Sospiro però quando ripenso di nuovo al lato triste di questa cosa. Katniss divide quei luoghi con Gale per la caccia, con me durante alcuni momenti di svago. Ha un posto tutto suo e di Gale e beh, anche io e lei abbiamo un posto tutto nostro. Loro due su una grande roccia in un punto strategico della valle. Noi due un po’ più a destra, sotto un grosso pino che profuma di bosco, di libertà. Ormai io e Gale ci salutiamo, ci siamo anche parlati qualche volta. Lui viene con lei a vendere le loro prede. Una volta ho chiesto a Katniss si provare ad usare l’arco, una specie di tentativo di riavalsa nei confronti del moro che quello stesso pomeriggio si era presentato da noi con un tacchino intero legato alla cintura dei pantaloni. Probabilmente lo avrà venduto a qualche pacificatore giù al forno. Inutile dire che andò malissimo. Non riuscii neppure ad incoccare la freccia… Katniss mi prende spesso in giro per la mia goffaggine, ma a me non importa. Dice sempre che la faccio ridere e a me piace il suo sorriso, anzi, più che piacermi lo adoro, vivo per quei sorrisi.
Non so cosa pensi Gale dello strano rapporto creatosi tra di noi tre. In realtà mi è capitato di pensare che Katniss ci stia usando entrambi e che in realtà non sia interessata a nessuno dei due. Probabilmente però lei neanche si rende conto. Già, ne sono certo: lei non si accorge dell’effetto che può fare. E’ ingenua quanto coraggiosa. Scommetto che glielo dicessi apertamente non mi crederebbe. Riderebbe e risponderebbe “Peeta, smettila! Figurati se io potrei mai piacerti! Una come me?”. Stavolta, con questo pensiero sbuffo e lo faccio così sonoramente che mio fratello, con il quale condivido la stanza, mi lancia il suo cuscino in pieno viso. “E smettila di sbuffare! Sono già disperato di mio!” protesta. Le sue parole mi fanno sentire in colpa. Ha ragione lui. Che mi lagno a fare? Che problema può essere il mio paragonato a quello di quel povero ragazzo che andrà praticamente incontro a morte certa e che stamattina, come noi, neanche se lo sarebbe aspettato nei suoi incubi peggiori? Tuttavia non ce la faccio, non posso perdonarla per questo. Stamattina c’era la mietitura per cui quando i nostri sguardi si sono incrociati e mi ha salutato in modo un po’ goffo, ero così teso da mettere da parte tutto. Ero semplicemente felice di vederla e terrorizzato per lei e per me. Ma ieri sera l’ho vista. Anzi: li ho visti. Lei e Gale. Non potevo dormire col pensiero della mietitura imminente e dovevo vederla. La scorsa mietitura io e lei eravamo rimasti a parlare quasi tutta la notte sul tetto della panetteria. E’ un tetto basso, più basso rispetto a quello della casa. Stranamente quella sera faceva un po’ più freddo del solito e tirava vento. Le dissi che mi sentivo molto più a mio agio che su un albero ma che con lei sarei potuto stare dovunque. Lei mi sorrise e basta, imbarazzata. Non pensai a molto. Parlammo delle nostre paure e speranze e ad un certo punto le nostre mani si sfiorarono anche. Ma tutto finì lì. Solo che per me, era stato bellissimo trascorrere con lei una sera tanto temuta. Insieme ci demmo forza. Negli ultimi giorni però non ero riuscito a vederla e così ieri sera ho pensato di fare un salto a trovarla, insomma, per replicare. Avevo un bisogno dannato di sfogarmi con lei, di stringerle le mani e bearmi di una sua risata liberatrice. Quello che ho trovato però è stata una doccia fredda. Lei e Gale, complici, seduti l’uno accanto all’altra sul portico di casa sua…Ed io non sono stato invitato…ovviamente. Mi rigiro di nuovo nel letto, nervosamente. Anche adesso se ci ripenso è come…come avere un coltello piantato nel cuore che qualcuno si diverte a rigirare a destra e a sinistra. Fa dannatamente male. Alla fine mi addormento con l’intenzione di parlare con lei. Domani. Per stanotte il mio cervello forse mi regalerà meno incubi sui tributi, ma il mio cuore non mi darà tregua…già lo so. “Buonanotte Katniss”.
 
 
Scusate: lo so che è un capitolo breve e forse non troppo curato ma ho pochissimo tempo e  beh quando l’ispirazione chiama però, io rispondo.
Sarei molto felice se anche voi rispondeste magari lasciando qualche recensione. Alla prossima!
Allepanda
 
 
  
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