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Autore: LaGraziaViolenta    22/09/2013    7 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove il lunedì mattina si manifesta in tutta la sua terrificante malvagità. Forse.


 
 
Sbadigliai. Come ogni lunedì rimpiangevo di non veder arrivare Il Pacco. Certo, era arrivato il giorno prima, ma mi avrebbe fatto piacere dare un’impennata alla glicemia del lunedì. Sperai che il caffelatte potesse tenermi sveglia tutta la mattina. Sbadigliai ancora e mi coprii la bocca con una mano. Le premesse erano desolanti. Afferrai il caffelatte e affondai il naso nella tazza. A pochi metri da me Albus e Scorpius arrivarono al tavolo di Serpeverde e si sedettero.
Chissà se tu mi stai pensando ancora di più…
Il sorso mi andò di traverso. Sbuffai e risputai il caffelatte nella tazza. Tossii. Cercai di prendere fiato, ma immediatamente fui presa da un altro attacco di tosse.
«Ehi!»
Una compagna seduta vicino a me mi tolse la tazza dalle mani e mi batté una mano sulla schiena. Mi aggrappai al tavolo di legno e tossii ancora. Ansimai nel tentativo di inspirare. Un altro colpo poderoso sulla schiena mi fece tossire di nuovo.
«Non ti strozzare! Ehi!»
«No, no…» rantolai. Stringevo il tavolo così forte che mi facevano male le dita. Feci dei respiri più ampi possibile. Dopo qualche secondo la paura di restare senza aria scemò e ripresi a respirare normalmente.
«Grazie» mormorai alla mia compagna. Metà del tavolo di Tassorosso stava guardando me. Mi rannicchiai nel mio spazio di panca e ripresi la tazza di caffelatte. Perché non potevo scomparire?
Ma soprattutto: perché il lunedì mattina mi doveva venire in mente proprio la sigla di Piccoli problemi di cuore?
No, Serena, non ci pensare seriamente. Tu non lo vuoi sapere veramente.
Cosa potevo fare per distrarmi? Ecco, se fossi stata un pony con le ali sarei volata via da tutto quell’imbarazzo. Dov’erano le Redbull quando servivano?
Abbassai lo sguardo sulla mia tazza piena di caffelatte sputacchiato. No, francamente non ne avevo più voglia. Presi le mie cose e mi diressi verso l’aula di Pozioni.
Fui scossa da un brivido. I sotterranei erano troppo freddi. Come cavolo potevano pretendere che noi ragazze indossassimo delle gonne e delle calze come divisa? Mi sarei di sicuro beccata un raffreddore. Spinsi la porta ed entrai nell’aula.
Una testa bionda, seduta ad un banco, si girò verso di me.
Mi aggrappai alla porta e trattenni il fiato.
Rosemary mi fissò, strinse gli occhi e poi si girò, dandomi le spalle.
Rimasi pietrificata sulla porta.
Credevo che sarei stata sola nell’aula. Cosa ci faceva lì Rosemary? Fissai i suoi lunghi capelli biondi. Cosa dovevo fare? Tornare in Sala Grande? Andare a fare un giro? Entrare e far finta di niente? Mi morsi l’unghia del pollice. Mi sembrava scortese entrare e non parlarle, ma d’altronde cos’avevo da dirle?
Con uno stac l’unghia si ruppe. Ci passai sopra l’indice e mi grattai il polpastrello. Cosa dovevo fare? Lo stomaco mi si chiuse. Presi un respiro ed entrai. La porta dietro di me si chiuse con un cigolio.
I miei passi rimbombarono nell’aula finché non raggiunsi il piano da lavoro. Posai la mia borsa. Rosemary non si mosse.
Cosa dovevo fare? Riflettei. Se Chelsea fosse stata lì con me probabilmente sarebbe andata a parlarle. Ripensai a Rose Weasley. Mi morsi il labbro. Non c’era niente di male a parlare con una compagna di classe, no?
Forza. Comportiamoci da persone normali.
Rosemary era seduta un paio di file più avanti. Mi avvicinai in punta di piedi.
«Ehm… Rosemary?»
Rosemary si voltò di scatto e mi lanciò un’occhiataccia. Arretrai di un passo.
«Hai bisogno, Latini?»
Il tono acido non lasciava dubbi: era in fase premestruale.
«No, è che…» Mi morsi il labbro. «Niente. Scusami.»
La guardai. Aveva delle occhiaie pesanti e sembrava pallida. Forse non era in fase premestruale. Forse aveva l’influenza. Chinai il capo e tornai al mio posto.
Dopo qualche minuto di silenzio arrivò dai corridoi un vago vociare. La porta si aprì cigolando ed entrarono alcuni Tassorosso. Occuparono i banchi in prima fila. Nessuno si sedette vicino a me.
Forse ricordavano ancora quando ero andata a fuoco. Non potevo dar loro torto. I miei compagni tirarono fuori i libri e continuarono a chiacchierare. Sentii i muscoli delle spalle e della schiena rilassarsi: non mi ero resa conto di essere stata tesa fino a quel momento.
La porta cigolò di nuovo ed entrarono dei Serpeverde. Il mio cuore accelerò i battiti. In mezzo ai ragazzi vidi Scorpius e Albus.
Perché dei giorni tu sei distante più che mai…
Uno schianto mi fece sussultare e tutti si voltarono verso di me. Non capii il perché. Avvampai di vergogna. Abbassai gli occhi e vidi il tomo di Pozioni per terra, spalancato come se avesse voluto spiccare il volo.
Incassai la testa nelle spalle mentre la vergogna mi attanagliava le viscere. «Scusate» sussurrai.
Mi chinai. Avrei regalato il mio Catalogo di fanfiction in cambio del permesso di rimanere per tutta la lezione sotto quel tavolo. Chiusi il libro e riemersi nella triste realtà.
Notai che Scorpius era seduto con Albus nella fila opposta a quella di Rosemary, nell’ultimo banco in fondo. Che strano, avrei scommesso che sarebbe andato a sedersi con lei. Un secondo dopo mi accorsi di non averli neanche salutati.
Avrei voluto sbattere il mio capoccione sul tavolo fino a spaccarlo. Il tavolo, ovviamente.
Arrivarono altri Tassorosso, e rimasi ancora da sola al tavolo. Tutti parlavano fra di loro, allegri. Mi girai per sbirciare Albus e Scorpius. Anche loro chiacchieravano. Quanto era brutto salutarli solo adesso? Era maleducato? Quanto maleducato?
Poi, improvvisamente, ebbi un’idea.
Deglutii. La mia bocca era secca e impastata. Appoggiai le mani sul tavolo e mi tirai in piedi. Rimasi così qualche secondo per essere sicura di non perdere l’equilibrio. Presi un gran respiro. Mi tremavano le gambe. Ma era l’unica cosa fattibile. Sempre che non mi avesse uccisa di vergogna. Mi girai e mi diressi verso Albus e Scorpius.
Arrivai al loro tavolo coi pugni chiusi talmente stretti che le unghie mi affondavano nei palmi. Scorpius e Albus si accorsero di me e smisero di parlare. Scorpius alzò un sopracciglio biondo.
«Che c’è, Latini?»
Appoggiai un fianco al tavolo accanto a me per essere sicura di restare in piedi. Deglutii. Non riuscii a sostenere i loro sguardi e abbassai il capo. Fissai il pavimento di pietra grigia del sotterraneo.
«V-Volevo sapere come stava. Se meglio.»
Tutto intorno a noi la classe continuava a parlare e chiacchierare come se nulla fosse. Non udii nessuna risposta. Alzai gli occhi. Scorpius aveva la fronte corrugata.
«Prego?»
Cribbio, che idiota che ero. «Rose» mi affrettai ad aggiungere.
Albus spalancò gli occhi. «Ah! Rose!» Si passò una mano dietro la nuca e si spettinò i capelli. «Sta meglio… È che… Era un po’ giù, credo… Sai, le solite cose…»
«Le solite cose» ripetei. Era rassicurante avere un fianco contro il tavolo. Non era come avere Chelsea e Jeanie, ma almeno mi sosteneva fisicamente.
Il chiacchiericcio di sottofondo aumentò. Mi morsi il labbro.
Scorpius sbuffò e si dondolò sulla sedia. Rimase in equilibrio solo su due gambe. «Senti, Latini.»
Sussultai e lo fissai. «Sì?»
«Invece che stare là da sola prendi le tue cose e vieni qui con noi. C’è posto.»
Sgranai gli occhi. Lì con loro? Scherzava? O sul serio? Feci saettare gli occhi a destra e a sinistra. Dov’erano le telecamere e Lumacorno a gridare “sorridi, sei su Candid Camera” ?
Mi accorsi di essere andata in iperventilazione. Inspirai ed espirai più lentamente. Guardai Albus. Lui si strinse nelle spalle e inclinò il capo di lato come a dire “be’, se vuoi…”
Sedermi a un banco. Non con un ragazzo, ma con due ragazzi. Due ragazzi in banco con me. Non riuscii a reprimere il tremito. Annuii.
Scorpius sollevò un angolo della bocca e sorrise soddisfatto. «Allora non restare lì, vai a prendere le tue cose.»
Mi voltai all’istante e in due balzi fui di ritorno al mio tavolo.
Mi sembrò di sentire la voce di Scorpius mormorare “che bambini”.
Presi il libro e mi infilai la tracolla della borsa sulla spalla. Oddio, lo stavo facendo veramente, stavo per andare a sedermi al tavolo con loro. Alzai gli occhi, e vidi Rosemary scoccarmi uno sguardo omicida.
Mi sentii avvampare per la vergogna. Mi sembrò di fare un torto a Rosemary. In genere era lei a stare sempre con Albus e Scorpius. A maggior ragione visto che mi sembrava di aver capito che lei e Scorpius stessero insieme.
Mi ero sbagliata?
Strinsi al petto il libro di Pozioni. Mi voltai e mi avvicinai a grandi passi verso il banco di Albus e Scorpius. Albus stava togliendo libro e penne d’oca dal posto di fianco a sé.
Perciò mi chiedo e richiedo se c’è un posticino nel tuo cuore per me…
Inciampai e il pavimento di pietra si avvicinò con un balzo al mio viso.
Caddi lunga distesa. Il libro di Pozioni mi schiacciò il petto e mi tolse il fiato. Un dolore acuto si diramò dallo stomaco in tutto il corpo.
La classe scoppiò a ridere. Mi puntellai con le mani sul pavimento e mi tirai su. Lo stomaco mi faceva male. Stupido libro di Pozioni. Le ginocchia mi bruciavano. Mi rimisi in piedi mentre qualcun altro sghignazzava ancora. Addio, collant nere: erano strappate sulle ginocchia, e in più il ginocchio sinistro era sbucciato.
Fanculo, Candid Camera. Sbattei le palpebre per rimettere a fuoco l’aula e ricacciai indietro le lacrime. Era tremendamente umiliante.
Raccolsi le mie cose dal pavimento. Con la coda nell’occhio vidi Albus in piedi guardare verso di me e torcersi le mani. Mi diressi verso il tavolo a grandi passi, aggirai Scorpius e mi sedetti accanto a lui.
«Tutto a posto?» fece Albus a mezza voce.
Non ero sicura di riuscire a rispondere con voce ferma, la mia gola era ancora stretta. Le lacrime mi premevano alla base degli occhi. Annuii.
Scorpius si sporse sul tavolo per guardarmi. «Che volo, Latini. Come hai fatto?»
Mi strinsi nelle spalle.
La porta cigolò ed entrò Lumacorno. Aprii il libro di Pozioni, contenta di avere una scusa per non rispondere.
  
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