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Autore: noewalrus    22/09/2013    1 recensioni
Provate a mettere un calderone sul fuoco, e, mentre girate a fuoco lento, aggiungete due amiche, un bus, due strampalati biglietti per un fantomatico tour inglese e un po' di zucchero... Ah, non dimenticate l'ingrediente principale: i Beatles.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#spazioautrice

E così, un nuovo capitolo. Non so più per quale motivo ho aspettato fino ad ora a pubblicarlo, ma vabbé xD Mi sono decisa: mo' lo posto. Oltretutto avevo già scritto i due dopo, e mi spiaceva troppo lasciarla così, incompleta :3 Quindi, eccovi serviti. Uuuh, la slash che stavo scrivendo è pronta, ma sono troppo pigra da mettermi d'impegno e cercare un titolo, quindi aspetto che arrivi la luce divina ad illuminarmi con un qualcosa di geniale ;D Nel frattempo, ascoltatevi la bella canzone che accompagna questo capitolo - che è una delle mie songs preferite dei Fab :') Evvabbe, spero che vi piaccia, perché voglio troppo pubblicare i prossimi capitoli, mi diverto da morire a scriverli! :D

Noe.

 

 

 

 

La trovò seduta in un prato.
- Nowhere maaaaaan... Don't worry... - cantava guardando il sole che stava tramontando. 
- Halie... È uno stronzo, va bene, ma lo sai meglio di me com'è fatto... Tu gli hai detto che non saresti venuta in India e lui ha reagito così. In maniera irrazionale, senza pensare. Mi dispiace... -
- Non mi ha mai voluto bene... Mi ha solo usata... -
- Oh, basta! Lo sai benissimo che non è vero! Ho capito che ti senti male, ma le cose non stanno così. -
- Gabby... Ma dove siamo? -
- Siamo arrivati ad Aylesbury, mi pare. Stasera, tra qualche ora, i Beatles faranno un concerto qui, in un teatro del posto, e tutto il bus ci andrà. -
- No, per favore, non dormo da giorni... -
- Se non vuoi venire, ti lascio le chiavi di scorta del bus che Jolly Jimmy ha dato a Paul, e starai lì. -
- Scusa, ma non ce la faccio davvero... -
- Ehi, stai tranquilla, tieni. - Le porse una piccola chiave con incisa la lettera A. - Sta per Alf, l'autista, credo. -
- Già - si sforzò di sorriderle Halie.

 

- Dai un occhiata qui, è urgente! -
- Oh, diavolo! -
- Ho perso per un attimo il controllo della sfera e guarda cos'è successo! -
- Maledizione! Dobbiamo fare qualcosa... 
- Ho guardato a ritroso tutto da quando sono scesi dal bus e direi che dovremo darci da fare per sistemare le cose...

 

Quella sera, Gabby era fuori dal teatro, in mezzo ad una folla urlante, ad aspettare che aprissero il portone. Paul le aveva detto che prima del concerto non sarebbe potuta entrare nei camerini, ma a concerto finito le sarebbe bastato usare l'altra chiave che le aveva dato e si sarebbe ritrovata nel backstage. 
Era confusa: pensava ad Halie, che era quasi sicuramente sul bus, da sola. Non era andata con lei perché era convinta che ci fosse un'altra possibilità che scendesse e venisse al concerto. Ma per ora doveva preoccuparsi di entrare e trovare un posto. 
Finalmente aprirono le porte: tutti corsero dentro in maniera disordinata e lei si prese un posto in una delle prime file. 
Il concerto cominciò. 
Tra canzoni come Norwegian Wood, All My Loving e altre, tutto andava abbastanza bene: John riusciva a suonare e cantare nonostante tutto quello che era successo. 
Quello che non sapeva era che qualcuno li osservava di nascosto, da dietro la porta principale: era Halie. 
Non era riuscita a resistere, voleva andare a quel concerto ma senza farlo sapere a nessuno. Soprattutto a John. Non voleva dargli quella soddisfazione, che nonostante fosse mentalmente a pezzi lo amava ancora, nonostante il suo gesto così brutto. 
Lei amava quel suo viso così particolare, sia quando inforcava gli occhiali, sia quando, come in questo concerto, non li indossava. 
Amava il modo in cui suonava la chitarra, come la teneva, in quella posizione così fiera. 
Amava la sua voce in ogni canzone, in ogni discorso, ogni volta che apriva bocca. Specialmente ora, quando stava cantando la di lei canzone preferita, ovvero Nowhere Man. 
La cantava spesso in bus, mentre viaggiavano, e sbagliava sempre volutamente una parola del testo originale - "kissing" al posto di "missing"- tanto che John la correggeva ironicamente tutte le volte.
E ora, sul palco, quando quell'idiota - non si capisce se volutamente o no - l'aveva sbagliata, il cuore le era sussultato nel petto. 
Doveva mettere da parte l'orgoglio, e andare da John. Ne aveva bisogno. 
Mentre Paul si apprestava a cantare Eleanor Rigby, lei uscì di soppiatto dal teatro e si avviò verso una porticina sul lato sinistro dell'edificio. Dopo vari tentativi, riuscì ad aprirla, e si ritrovò in mezzo ad un turbine di persone che correvano reggendo scatoloni, strumenti musicali e microfoni. Fermò una ragazza dai capelli castani e ricci.
- Scusi... Il camerino di John Lennon? -
- La prima stanza a destra, per di qua. -
Aprì la porta di legno scuro e si ritrovò in una camera decisamente enorme per una sola persona; si sedette su una poltrona di stoffa rossa. Riusciva ad udire gli accordi finali di Think For Yourself, poi i quattro ragazzi che salutavano il pubblico con uno scroscio di urla ed applausi. Neanche due minuti dopo, la porta si spalancò. Era John.
- Ci vediamo tra poco, ragaz... Ehi! - non terminò la frase, da quanto era stupito dalla sua presenza. - Halie... - la guardò intensamente.
- John... -
- Mi dispiace... Ho fatto una cazzata. Non so come scusarmi... - disse chiudendo lentamente la porta. - Ti amo da impazzire, e guarda cos'ho fatto... -
Una lacrima sembrò rigare il viso di Halie.
- Se ora mi odi, non ci posso fare nulla... - sospirò lui sedendosi su un divano verde.
- Invece sì che puoi - sussurrò Halie lasciandosi sfuggire un sorriso.
- Ah si? E come? - chiese John che aveva colto il sorriso.
- Vieni qui e baciami, stronzo! - ridacchiò divertita.
John si sedette vicino a lei sulla poltrona e i due si scambiarono un lungo, dolcissimo bacio.

 

- Non correre, dai! - urlò Gabby mentre Paul la trascinava sotto la pioggia incessante e fitta che bagnava Aylesbury.
Alla fine del concerto, era corsa a vedere se Halie era ancora sul bus ma non c'era. Era molto preoccupata per la sua amica, e non appena l'aveva detto a Paul i due si erano precipitati a cercarla.
- Potrebbe essere ovunque, cav- riuscì a dire Gabby appena prima di cadere in un'enorme pozzanghera fangosa.
- Maledettissima pioggia! - Paul l'aiutò a rialzarsi. - È meglio se ti porto dentro e ti cambi i vestiti, con questo freddo ti prenderai qualcosa. -
- E Halie? - gli chiese lei.
- Quando ti avrò portato in camerino, uscirò a cercarla. Prima però andiamo, sei tutta sporca di questo fottutissimo fango. -
Raggiunsero la porticina ed entrarono nel backstage. Paul si guardò intorno per un po' e poi trascinò Gabby fino ad una porta con una scritta - stanza di servizio - appeso al pomello.
- Aspetta qui un secondo, entro a prendere una coperta e ti porto in un posto più decente. - le disse.
Paul fu di ritorno qualche minuto dopo con uno scatolone.
- In effetti non era il massimo là dentro. Ma so dove possiamo andare. - 
Così la trascinò di nuovo per quei stretti corridoi finché raggiunsero un'altra porta - stavolta con una stella incisa proprio al centro.
- È la stanza per i manager, i roadies e gli altri... Ma visto che loro non ci sono è vuota. Vieni, ti faccio vedere. -
- Okay - gli rispose Gabby tremante.
Paul mise sul tavolo lo scatolone e riprese a parlare.
- Lì c'è la doccia, di là il letto, qui accanto il frigo. Dentro lo scatolone ci sono dei vestiti e robe così. Adesso vado a riunire gli altri per cercare Halie. Tu stai qui tranquilla e fatti una doccia... -
Le schioccò un bacio sulla bocca. - Buonanotte. Riposati. Vedrai che la troveremo. -
- Grazie. Buonanotte, Paul... - gli rispose lei.
Paul stava per chiudere la porta dietro di sé, ma la riaprì leggermente e disse a Gabby: - Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa... Io ci sono, okay? - 
Lei gli sorrise. - Okay. -
Esteriormente, Gabby sembrava calma, ma dentro non faceva che pensare a Halie, al fatto che era molto triste. Non voleva neanche immaginare cosa sarebbe potuto accadere.

 

 

  
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