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Autore: Anna Wanderer Love    23/09/2013    5 recensioni
Celeste, appena arrivata al Campo Mezzosangue e non ancora riconosciuta, si ambienta bene. La sua prima mattinata è allegra e coinvolgente. Tranne per due occhi. Due occhi scuri. Due occhi all'apparenza allegri e incuranti. Gli occhi di Nico Di Angelo...
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadows Cycle'
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Mi bloccai sulla soglia dell’infermeria, con lo stomaco ridotto alle dimensioni di una pallina da tennis. Strinsi i denti per impedirmi di lasciare le lacrime scendere libere lungo le guance. Era la cosa più orribile che avessi mai visto. I tre ragazzi erano sdraiati in tre letti, uno di fianco all’altro. Per prima cosa guardai Nico, il più vicino. Era sdraiato ad occhi chiusi ed era pallidissimo. I capelli corvini contrastavano tristemente con il bianco del cuscino. Una ninfa si affaccendava attorno a lui, che aveva la maglia sporca di sangue all’altezza del petto, dalla parte opposta del cuore. Aveva l’avambraccio sinistro fasciato e i jeans erano lacerati in alcuni punti. Sentii la mano di Percy posarsi rassicurante sulla mia spalla. Era appena dietro di me, e sentivo il suo calore raggiungere la mia schiena, ma nonostante quello sentivo freddo. Deglutii e passai oltre a Nico, guardando i fratelli Stoll. Erano entrambi pallidi e Travis aveva un lungo taglio sulla guancia, che però non sembrava profondo. Era lui quello che sembrava star peggio. La maglia, da arancione che era, era diventata rossa quasi completamente. Avvicinandomi a lui mi accorsi che era sudato e respirava a malapena. Sussultai quando mi accorsi di una figura minuta che gli teneva la mano inerte. La ragazza alzò gli occhi arrossati dal pianto e vidi lo sguardo atterrito di Joanna. Restò in silenzio. Quegli occhi chiari e pieni di dolore mi fecero sentire estremamente in colpa. Se non avessi lasciato andare via Nico, probabilmente quel pomeriggio avremmo scherzato e riso tutti insieme al lago delle Naiadi. E quel mostro non avrebbe attaccato loro...
Senza dire niente abbracciai Jo, che affondò la testa nel mio petto, singhiozzando. Io, stranamente, non piangevo. Non volevo piangere. Volevo essere forte. Volevo fare qualcosa. Per il momento mi accontentai di stringere Joanna finché la sua crisi non passò, dopo qualche minuto. Non fraintendetemi: mi sentivo come se qualcuno stesse cercando di strapparmi il cuore dal petto a mani nude. Ma sapevo che piangere, in quel momento, non mi era necessario. Più tardi avrei pianto, ma a casa, seduta sulle gambe di James, il mio fratellone.
Solo mentre Jo si asciugava il volto con un fazzoletto portato da Argo, un tizio biondo e gentile con migliaia di occhi sparsi su tutto il corpo, mi azzardai a parlare.
-Non... non eri lì, vero?
Lei scosse la testa con rabbia, tirando su col naso.
-No, io... ero con Laura... al... al campo di tiro con l’arco. Chirone... ci ha detto di andare subito in infermeria, ma ha detto a Laura di correre da te e avvertirti... te, Percy e anche Annabeth, ma l’ho incrociata qui. E’ con Chirone e il Signor D adesso- disse strofinandosi malamente la faccia con la manica della maglietta. Annuii, e lei mi fissò negli occhi.
Celeste... credi che...- si interruppe, senza riuscire a dire quello che stava pensando.
-Joanna, Travis ce la farà. E anche Connor. Che cavolo, abbiamo i guaritori della Casa di Apollo! Sono una trentina, tra tutti riusciranno a farli svegliare!- Esclamai decisa.
Percy 
mi venne in aiuto, seduto sulla sedia accanto al letto di Nico, ancora addormentato.
-Fidatevi, ragazze: ce la faranno, o alla peggio andremo io e Nico a tirarli fuori di lì con una bella sberla- ridemmo e Joanna annuì, un po’ più serena. Poi, mentre lui tornava a guardare Nico, mi strinse la mano con forza.
-Vai da Laura- sussurrò.
Annuii e la lasciai sola con Travis, con negli occhi un’ultima immagine di lei che gli scostava amorevolmente un ricciolo dalla fronte sudata. Laura, a differenza della figlia di Ecate, non piangeva. Si limitava a fissare corrucciata Connor, china sulla sedia, le gambe accavallate e una mano a sorreggere la testa. I suoi occhi verdi erano dolci e rabbiosi allo stesso tempo. Mi sedetti accanto a lei, che prese a parlare senza distogliere lo sguardo dal ragazzo.
-Li ho esaminati, tutti quanti. Nico non avrà problemi- a quelle parole mi sentii invadere dal sollievo e lei fece un sorrisino triste rivolto a me. Era il suo modo per dirmi che era contenta per lui e per me.
-E Travis e Connor?- Chiesi titubante. Lei sospirò, giocando con una ciocca dei capelli biondi.
-Travis... be’... non lo so se sopravviveranno, onestamente. Ma... se dovessi dirlo dalle ferite, se Travis riuscisse a svegliarsi riuscirebbe a sopravvivere. E’ che ha perso troppo sangue, e anche se ora gli abbiamo fatto trasfusioni e dato del nettare... non lo so. Però di sicuro ha molte più probabilità di cavarsela che Connor- aggiunse, con la voce rotta.
Aggrottai le sopracciglia. A me era sembrato il contrario. Connor aveva un lungo taglio sulla coscia, un altro paio sulle braccia, ma oltre a lividi e sbucciature varie... non mi sembrava così grave. Come se avesse intuito i miei pensieri Laura si alzò e andò vicino al ragazzo. Con cautela gli sollevò la maglia, scoprendo lentamente prima la pancia piatta, con qualche graffio e alcuni lividi giallastri e viola, gli addominali scolpiti e infine il petto, fasciato da bende candide. Le svolse. Trattenni il fiato, mentre il mio cuore perdeva un battito. Sulla pelle bianca e in origine liscia c'erano tre ferite, piccole, ma estremamente profonde. La pelle era violacea attorno ai segni delle unghiate, e intravidi il rosso scuro del sangue e della carne. Mi alzai di scatto e mi girai, non riuscendo a reggere la vista di quel ragazzo massacrato. Stavolta non feci niente per fermare le lacrime, mentre mi tappavo la bocca. Sentii Laura muoversi dietro di me e dei fruscii di stoffe, poi lei fu di nuovo accanto a me. Mi condusse con una mano sulla spalla verso il letto di Nico. Percy si alzò dalla sedia e dopo una breve occhiata a Laura uscì dall'infermeria. Joanna lo seguì a ruota, dopo aver dato un bacio sulla fronte a Travis. La figlia di Apollo mi fece sedere accanto a Nico.
C'è troppo dolore, adesso- disse piano. -Stai con lui e aiutalo a riprendersi.
Detto questo tirò le tende dorate attorno al letto, creando un piccolo rettangolo di solitudine attorno a me, e mi lasciò sola.
Guardai il volto pallido di Nico. Era bello persino nel sonno. Con un sospiro mi sedetti sul bordo del letto, prendendogli la mano. Era gelida. Mi chinai e gli sfiorai la fronte con un bacio. Sentii qualcosa muoversi e una mano accarezzarmi la schiena. Sussultai e aprii gli occhi, scostandomi. Nico aveva aperto i suoi meravigliosi occhi scuri, che in quel momento sembravano del colore del cioccolato fondente. Mi sorrise debolmente, mentre schiudeva le labbra e parlava con voce roca.
-Celeste... amore mio. Vieni qui, piccola.
Non me lo feci ripetere due volte e mi chinai su di lui, che mi abbracciò, tenendomi stretta contro il suo petto, come se non volesse che mi allontanassi mai più. Posai la fronte contro la sua scapola e presi a piangere. Lentamente e in silenzio, come fanno i bambini. Lui mi cullava con dolcezza, con carezze leggere sulle braccia e sui capelli.
-Ti amo- continuava a ripetere. Ad un certo punto non seppi più se stessi piangendo per la felicità, la frustrazione oppure per la tristezza. Sapevo solo che mi sentivo in paradiso, con lui così vicino, e al tempo stesso mi sentivo in colpa perché lui e i due Stoll stavano male e io no, io ero contenta. Stavo male perché Jo e Laura soffrivano e io ero coccolata da Nico come se fossi io quella ferita. Come se fossi io quella che aveva visto i miei amici venire dilaniati da un mostro.
Dopo una decina di minuti esaurii le lacrime, ma il figlio di Ade non mi lasciò andare. Mi strinse ancora più forte, così forte che ad un certo punto mi dimenai.
-Che c’è?- Chiese lui, preoccupato.
Riuscii a sfuggire dal suo abbraccio e mi misi a gattoni accanto a lui, che mi guardava interrogativo.
-Ti faccio male- sussurrai, indicandogli con un cenno del capo la macchia scura di sangue sulla maglia. Lui mi guardò serio.
-Tu non mi farai mai del male, amore mio- disse con tono di rimprovero. Sorrisi e mi chinai su di lui, scostandogli i capelli dalla fronte.
-Meglio così- mormorai, prima di baciarlo. Nico si rianimò subito, ma quando cercò di acchiapparmi mi tirai indietro, svelta, con una risata. Lui mi guardò storto, ma si era già rassegnato.
-Suppongo che non ti lascerai baciare perché dirai che sono ferito e bla bla bla, quindi... vieni qui. Prometto che non cercherò di baciarti- disse solennemente, allargando le braccia a mo’ d’invito. Con un sospiro mi avvicinai e mi accoccolai su un fianco accanto a lui, che si era fatto da parte per farmi posto. Mi circondò con un braccio. Lo guardai contemplando i suoi occhi caldi e sereni. Sentivo la mancanza delle sue labbra sulle mie, ma non era il momento. Non circondati da feriti. Afferrai la sua mano e presi a giocare con le sue dita, esaminandole, girandogli il polso, stringendolo per poi tornare ad accarezzare il suo palmo. Adesso la mano era calda. Nico mi guardava in silenzio, lasciandomi fare. Sapevamo che avremmo dovuto parlarne, ma entrambi volevamo ritardare il più possibile quelle spiegazioni.
-Celeste- sospirò dopo qualche minuto lui, racchiudendo dolcemente la mia mano nelle sue.
Chiusi gli occhi per un attimo, poi annuii. Li riaprii e mi alzai.
-Vado a chiamare Chirone- mormorai.
Prima che potessi fare un solo altro passo però il suo braccio si strinse attorno alla mia vita, facendomi arrossire. Mi spinse di nuovo giù e la mia schiena andò a sbattere piano contro il suo petto.
-Non mi saluti?- Mormorò la sua voce, da un punto imprecisato da dietro alla mia spalla. Soffocai un sorriso e voltai la testa, sfiorando le labbra del ragazzo in un rapido bacio a stampo.
-Sei proprio testona- sospirò lui con un sorriso, lasciandomi andare. Mi rialzai facendogli la linguaccia
-Approfitta del silenzio, ragazzo morto. Quando torno sarà meglio che mi spiegherai, per il tuo bene- scherzai. Lui stette al gioco, inarcando un sopracciglio e mettendo distrattamente il braccio fasciato dietro alla testa.
-Ma certo, mia signora. Fila, ora!

 

Chirone andava nervosamente avanti e indietro nel corridoio tra le due file di letti. Il Signor D era appollaiato su una poltrona rossa gigantesca, con in mano un calice pieno inaspettatamente di coca e sul volto rubicondo e rosso un’espressione seria inusuale. I suoi occhi erano tempestosi.
Laura e Joanna erano accanto ai due fratelli Stoll, e li tenevano entrambe per mano. Joanna si era ricomposta ma era ancora pallida, mentre Laura si limitava a stare in silenzio con gli occhi fissi sulle lenzuola di Connor.
Io ero seduta sul bordo del letto di Nico; lui era seduto e aveva la schiena appoggiata al cuscino, contro la parete. Annabeth e Percy erano entrambi accanto a noi, con le braccia incrociate e la medesima espressione a metà tra la tristezza e la rabbia.
Oltre a tutti noi c’erano anche Clarisse, Will Solace, Rachel, Christian, il figlio di Efesto che avevo conosciuto appena arrivata al Campo, una ragazza figlia di Afrodite che non conoscevo e una ragazza figlia di Demetra, Kate qualcosa.
-Prego, Rico, spiegaci cos’è successo- disse il Signor D, accompagnando le parole con un’ampio gesto della mano.
-Nico- lo corresse automaticamente Nico, prima di iniziare a parlare.
-Era un segugio infernale...
-E ti pareva!- Borbottò Clarisse.
-Ssh!- La zittirono tutti, e Nico ci aggiunse anche un’occhiata assassina. Lei alzò gli occhi al cielo.
-Scusate, scusate.
-Bene, Nico, continua, per favore.- Lo invitò Chirone, con gentilezza. Lui sospirò e mi guardò con quei suoi meravigliosi occhi d’ossidiana.
-Eravamo ai piedi della collina... non c’era niente di strano. Sembrava tutto normale... niente silenzio, e stavamo scherzando. Mentre Connor rideva, io... ho sentito qualcosa, un presentimento... poi, un secondo dopo, quel mostro è apparso ed è saltato addosso a Connor... l’ha steso a terra, lo ha morso, l’ha dilaniato con gli artigli... ho cercato di allontanarlo da lui, ma era troppo tardi... ho visto la faccia di Travis... era... era... terrorizzato. Ma non dal mostro... no... stava guardando suo fratello... io gli ho scagliato la spada, ma...- Nico sta tremando, e si interrompe per riacquistare il controllo. Tutti abbassano lo sguardo, tranne Clarisse, che guarda Nico con uno strano sguardo intenso. Appena si accorge che la sto fissando mi guarda e sostiene il mio sguardo. Sorprendentemente mi accorgo che i suoi occhi sono pieni di dolore... e comprensione. Sarà per la sua amica, Silena, morta nella guerra? Credo di sì, ma ora non ho tempo di scervellarmi. Allungo la mano e stringo quella di Nico. Lui mi guarda riconoscente, poi prende un respiro profondo e ricomincia a raccontare tenendo fisso lo sguardo sulla parete di fronte a se. Appena pronuncia la prima parola mi vengono i brividi: la sua voce è pericolosamente calma e fredda. Non c’è nessuna emozione. Ma la sua mano che stringe la mia fino a farmela diventare viola prova che prova emozioni. Eccome.
-La mia spada gli si è conficcata nella spalla, allora ha lasciato perdere Connor. Travis si è messo in mezzo da perfetto idiota- a quella parola la sua voce ribolle di rabbia a stento repressa, -e il segugio l’ha preso in pieno.
Un singhiozzo proviene da Joanna, ma tutti continuano a fissare il ragazzo, rapiti e inorriditi dal suo racconto.
-Si è accasciato accanto a Connor, ma è riuscito a lanciarmi il suo pugnale, prima. Non... mi ha buttato a terra prima che potessi evitarlo, e mi ha morso- solleva il braccio come a confermare le sue parole, poi con un sorrisino triste prosegue. -Sono riuscito ad ucciderlo per miracolo.
Non aveva intenzione di aggiungere altro, e nessuno disse niente. Il Signor D fissava il suo calice. Chirone aveva le braccia incrociate e si era fermato. La sua coda di cavallo frustava nervosamente l’aria, mentre i suoi occhi saettavano da Nico, a Percy, a me, agli Stoll e a Jo e Laura. Sospirò.
-D’accordo- disse con voce calma.
-Tutti fuori, ora.
Lentamente Percy e Annabeth uscirono, dopo aver salutato Nico il primo con un cenno, la seconda con un’abbraccio. Chirone aspettò che anche gli altri e Dioniso fossero fuori prima di voltarsi e seguirli. Mi girai verso Nico, che mi accarezzò la guancia.
-Vai- disse soltanto. Annuii e gli diedi un bacio sulla guancia.
-A domani- sussurrammo nello stesso istante.
Ci guardammo per qualche istante sorpresi, poi mi sorrise dolcemente.
Mi sforzai di non scoppiare a piangere mentre mi voltavo e correvo verso la mia capanna, ansiosa di gettarmi tra le braccia di James e Jason.
Nessuno mi fermò.


AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Ehm.... fermi! Deponete le armi! Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee...
Allora, questo capitolo è stato facile e difficile da scrivere, ho avuto più ispirazione ma be' non è piacevole descrivere i fratellini in quelle condizioni...
Che ne pensate?
Ditemi la vostra opinione, sono curiosa!

   
 
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