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Autore: flors99    23/09/2013    39 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo dedicato a tutti coloro che sono depressi – come me – per l’inizio della scuola xD Vi lascio questo capitolozzo, nella speranza che renda il vostro rientro un po’ più dolce :3
 
 
 
 
Pazzi.
Sono tutti pazzi.
 
Questo era il pensiero più “gentile” che a Draco venne in mente nei confronti della famiglia della Grifondoro. Che la Granger non fosse normale se n’era accorto già da un bel pezzo – d’altronde quale altra ragazza sarebbe stata capace di inveire contro qualcuno per cinque ore di fila, soltanto perché quel povero malcapitato non aveva rispettato una regola della scuola? – ma la sua famiglia, se si poteva definire famiglia quella massa di persone scatenate, era tutta un’altra storia. Paradossalmente, la Granger con tutte le sue stramberie gli parve quasi normale. Beh, almeno adesso sapeva da dove derivava la mezza anormalità della ragazza.
Spostò con il manico della forchetta una mollica di pane che era stata lanciata nei pressi del suo piatto, e con faccia schifata la allontanò il più possibile da sé, proprio mentre un altro pezzo di pane attraversava il suo sguardo.
- Thomas! Quante volte ti ho detto che non si gioca col cibo?!
 
Quante volte glielo aveva detto?
 
Un sacco di volte. Draco ne aveva contate circa diciassette, eppure, nonostante i rimproveri, il bambino non sembrava intenzionato a lasciar perdere quello che per lui doveva essere un gran bel divertimento. Il Serpeverde si divertiva molto meno, specialmente quando le molliche di pane gli finivano in testa.
 
Come in quel momento.
 
Draco digrignò i denti, indeciso se uccidere quello stupido babbano non molto intelligente o lasciarlo vivere ancora un po’, mentre scuoteva i capelli e pensava a quanti risciacqui avrebbe dovuto fare per togliersi quello stupido babbano lerciume di dosso.  
- Thomas, fermo…no! – esclamò la donna, alzandosi dalla sedia di scatto, nell’esatto momento in cui il bambino, di appena quattro anni, scaraventava parte degli avanzi del pranzo in faccia a Draco. Il ragazzo fece appena in tempo a rendersi conto dei piselli verdi che si avvicinavano, prima di ritrovarseli spiaccicati sul viso.
 
Ok, questo è troppo.
 
Con un ringhio si tolse i piselli di dosso e afferrò la bacchetta con uno scatto repentino, deciso più che mai a schiantare quel moccioso dalla parte opposta della casa. Posizionò la bacchetta sulle sue gambe, in modo che nessuno potesse vederlo o insospettirsi di quello che stava per fare. In fondo non sarebbe dispiaciuto a nessuno: per tutto il pranzo quel bambino non aveva fatto altro che disturbare. Che male c’era a schiantarlo?
- Stupefi… - non riuscì a terminare la frase, soltanto perché Hermione gli tirò un calcio forte da sotto il tavolo. La Grifondoro approfittò della sua distrazione per sottrargli la sua arma, mentre Draco soffocava rumorosamente un’imprecazione.
- Scusalo, Draco. – disse la donna in tono secco, che non si era accorta di niente. – Ma mio figlio è molto maleducato. – l’occhiata truce e severa della zia di Hermione sembrò terrorizzare il piccolo Thomas, che con uno scatto lasciò andare il cucchiaio che aveva usato come “catapulta” per lanciare il cibo. Emily Granger, sorella del padre di Hermione, era decisamente una donna di polso, come si suol dire: amava i suoi figli più di ogni altra cosa al mondo, ma non esitava un secondo a rimetterli in riga, se quest’ultimi avevano bisogno di una regolata. Per questo il piccolo Thomas, nonostante avesse solo pochi anni, aveva già intuito cosa dovesse fare.
- Scusa, mamma. – pigolò come un pulcino, tenendo gli occhi bassi.
- Non devi chiedere scusa a me. – lo corresse la donna, guardandolo sempre in modo più severo.
- Scusa, Drago. – borbottò allora il bambino, sempre con gli occhi fissi sulla tavola.
 
Drago? DRAGO?!
 
- Non mi interessano le scuse, io voglio schiantar… - qualcosa, improvvisamente, gli impedì di parlare. Un dolore proveniente dalla caviglia gli fece emettere un gemito di dolore: la Granger doveva seriamente smetterla di tirargli calci a tradimento.
- Draco sta cercando di dire che non c’è bisogno di preoccuparsi. Lui adora i bambini. – rispose Hermione, dopo avergli tirato un altro calcio ben assestato negli stinchi, per essere sicura che non la smentisse.
- Questo non è vero, io lo voglio uccidere quel babbano! – sibilò a voce bassa, incazzato con non mai. Quel moccioso gli aveva tirato dei pisellini verdi in faccia! In faccia! A lui, a un Malfoy!
- Tu non ucciderai proprio nessun… - la ragazza non terminò la frase, perché la sua voce venne sovrastata da quella di sua nonna.
- Oh, povero caro! So che sei arrabbiato, ma il tuo animo buono frena le tue emozioni e la tua furia ardente! Ma non devi essere angoscioso: il tempo sistema tutto e, in qualche modo, le ferite guariscono da sole. – disse l’anziana donna, carezzando la mano di Draco e dandogli qualche pacca, mentre il ragazzo, inorridito, stava pensando ai modi in cui avrebbe dovuto lavare la sua mano, insudiciata da tutti quei babbani.
- Ehm…nonna…forse hai capito male… - ipotizzò Hermione.
- Oh, mia cara! Ti senti male? Oh, io lo so! Lo so! Lo so che il dolore di Draco è il tuo, a causa del vostro indissolubile legame che vi lega
- Capito, Granger? Lei lo sa… - sibilò, chiedendosi quanto fosse suonata quella vecchietta.
La nonna di Hermione – oltre ad essere stata un’appassionata di filosofia da giovane, motivo per cui si lasciava spesso andare ai suoi discorsi filosofici –  era sempre stata un po’ sorda. La vecchiaia – ahimè – aveva soltanto contribuito a peggiorarle questo suo piccolo difetto. Per questo, in quel momento, l’anziana signora credeva che Draco dovesse affrontare un pericoloso duello con un qualche nemico e non poteva certo immaginare che invece fosse solo incazzato nero con un bambino di quattro anni, un po’ troppo esuberante.
 
Pazzi.
Sono tutti pazzi.
 
Pensò nuovamente Draco, specialmente quando la nonna di Hermione cominciò a piangere per l’emozione di avere un nuovo figlio. Il figlio era lui, ovviamente.
 
Ci manca solo che io sia figlio di questa vecchia svitata, che passa da un discorso all’altro in un quarto di secondo.
 
- Stai calmo. – gli intimò sottovoce Hermione, avendo notato quanto fosse prossimo e decisamente volubile alla rabbia.
Il ragazzo, stizzito, era sul punto di risponderle qualcosa del tipo “come diavolo posso stare calmo, se sono circondato da matti?”, quando si ritrovò travolto da una furia scatenata.
- DRAGO!!! – trillò il bambino, dopo essergli saltato addosso.
- Nate! Oh, Nate! – esclamò Emily, sull’orlo della disperazione: avere a che fare con quelle due piccole pesti era davvero un’impresa.
Draco, prima di rendersene conto, si ritrovò in collo un bambino di quattro anni, identico al moccioso-che-tira-i-piselli-e-che-morirà-presto, che lo fissava pieno di aspettativa e con impazienza.
 
E dagli col Drago…
 
- …Ehm… - mormorò il diciassettenne, chiedendosi se fosse il caso di buttare quel marmocchio da qualche parte e con ben poca delicatezza, pur di toglierselo di dosso, o se fosse meglio digrignare i denti e sopportare.
- Nate, vieni subito qui!
- No, io voglio stare con Drago! – protestò il piccolo, stringendo la camicia del Serpeverde con le sue piccole manine.
 
Ma porca…!! Se mi rovina la camicia, giuro che…
 
- Io mi chiamerei Draco… - sibilò a denti stretti il ragazzo, lasciando da parte i suoi istinti omicidi, che in quel momento gli stavano occupando gran parte dei pensieri.
Hermione, di fianco a lui, per poco non scoppiò a ridere: Malfoy stava davvero cercando di insegnare qualcosa a un bambino di quattro anni? E non a un bambino di quattro anni qualsiasi: al suo cuginetto pestifero che ne combinava di tutti i colori!
- Nate, non farmi arrabbiare. – sibilò Emily, mentre il Serpeverde non sapeva se ringraziare o no quella santa donna, oppure maledirla per aver osato partorire due simili pesti come figli.
Il bambino, con occhi tristi e a malincuore, fu costretto a scendere – per la gioia di Draco – dalle ginocchia del ragazzo e si avvicinò alla madre, che lo sgridò per bene. Dopo averlo rintronato a dovere, il piccolo Nate si sedette accanto a Thomas, guardando il fratellino con espressione abbattuta. I due gemellini – probabilmente – si chiesero entrambi perché mai non potessero divertirsi neanche un po’ con il loro nuovo amichetto.
 
Pazzi.
Sono tutti pazzi.
 
- Allora, Draco, perché non ci dici qualcosa di te?
A porre quella domanda era stato Charlie Anderson, fratello di Jean Granger. A Draco, fin da subito, era stato quasi simpatico – non sia mai che Draco Malfoy provi simpatia per un babbano – , ma quell’uomo, al contrario del resto della chiassosa famiglia, era una persona molto calma e posata – soprattutto con del cervello – cosa che non si poteva certo dire invece della vecchietta accanto a lui che continuava ad accarezzargli la mano e a prevedergli un futuro pieno di rose, fiori, tulipani…e altre specie di fiori di cui Draco nemmeno conosceva l’esistenza.
A dir la verità, anche i genitori di Hermione erano due persone estremamente composte e di non molte parole, ma Draco non aveva potuto apprezzare questa loro qualità, sia perché era stato travolto dal resto della famiglia con le loro pazzie, sia perché Richard Granger lo aveva scrutato per tutto il pranzo in modo a dir poco inquietante. Non era stato minaccioso…era stato peggio. Il padre di Hermione lo aveva semplicemente fissato, senza far trapelare nessuna emozione e questa cosa era parecchio inquietante.
- Oh…ehm… - Il Serpeverde si ritrovò improvvisamente a corto di parole. L’unica cosa che gli veniva in mente era “ Sono un Malfoy, la mia famiglia discende dalle più antiche e ricche casate di tutto il mondo magico, ergo, sono di molto superiore di voi! Ah!”
Ok, forse non era una cosa molto carina da dire, ma non era certo colpa sua se quelle due pesti di Nate e Thomas gli avevano fatto esaurire la pazienza, che già scarseggiava di suo.
- Sì, infatti, Draco! Dicci qualcosa di te! – convenne Jean Granger, mentre aiutava Emily a tener calmi i bambini, facendoli giocare. – Mia figlia è stata così misteriosa sul tuo conto… - rivolse uno sguardo a Hermione, che arrossì immediatamente.
- Oh…ehm…uhm…ah….eh…sì, io…
- Qual è il tuo rendimento scolastico?
- Papà! – lo rimproverò Hermione, non appena pose quella domanda. Suo padre scrollò le spalle, come se avesse posto una domanda innocente.
- Dovrò pur informarsi su che genere di persona frequenta mia figlia, no? Non posso certo lasciare la mia bambina nelle mani di chiunque! – esclamò, punto sul vivo. -  Allora, Draco, come sono i tuoi voti? – domandò, più spudoratamente di prima.
- I miei voti vanno benissimo, grazie. – replicò a denti stretti.
Non sopportava l’arroganza di quell’uomo, arroganza che, Draco non lo poteva sapere, derivava da un naturale istinto protettivo nei confronti dell’unica figlia.
- È vero, papà. Draco è molto bravo. – lo sostenne Hermione.
Il Serpeverde si voltò di scatto verso di lei, incavolato nero perché aveva osato pronunciare il suo nome, o forse per il fatto che avesse osato aiutarlo. Insomma, era un Malfoy! Non aveva certo bisogno di lei per poter affrontare quell’uomo a testa alta!
- Ah. – rispose laconico Richard, forse segretamente deluso.
- Qual è la tua materia preferita? – si informò educatamente Emily, sinceramente interessata.
- Pozioni. – rispose sicuro, senza tentennamenti, contento che finalmente gli fosse stata posta una domanda a cui potesse rispondere con facilità.
- Po-pozioni? – balbettò stralunata la donna.
- Sta scherzando! – esordì Hermione, con una risata isterica. – Fa sempre la stessa scena con tutti, non è così? – lo guardò negli occhi, e cominciò a muoverli come a volergli mandare dei segnali che lui non comprese minimamente.
Charlie scoppiò a ridere.
- Se non fosse che sapessi che non esiste una simile materia, ci avrei quasi creduto! Avevi un tono talmente serio… - constatò, sempre col sorriso sulle labbra, trovando divertente qualcosa che Draco non riusciva a capire.
 
Non esiste una simile materia? Ma, per Salazar, cosa diavolo studiano questi Babbani?!
 
- In realtà la sua materia preferita è la matematica. – disse Hermione, mentre Draco annuiva non capendo minimamente di cosa stesse parlando.
- Oh, allora devi essere una persona molto logica! – esclamò Emily, guardandolo con una leggera ammirazione.
- Oh…sì, in effetti…
 
Sì, in effetti, mi sono sempre sentito una persona…logica.
 
Prima che la conversazione degenerasse e vertesse su punti che Draco neanche aveva la minima idea di cosa fossero, un campanello li fece sobbalzare.
- Oh, il campanello. – disse Jean Granger, scoccando un’occhiata d’intesa a Emily. Poi con voce più dolce, disse: - Chi potrà mai essere, bambini?
- BABBO NATALE!!!!!!!!!!!  - esclamarono in coro, mettendosi a saltellare, come se gli avesse dato la carica. – Babbo Natale! Babbo Natale!
- Mmm…siete sicuri che sia lui? Io non credo, non vi siete comportati molto bene quest’anno… - disse allusivamente lo zio Charlie, facendo rabbuiare i gemellini.
- No, io sono stato buono!
- Anch’io!
Il campanello suonò nuovamente, stavolta accompagnato da uno scampanellio inconfondibile.
- È lui! – esclamò Thomas.
- Sì, mamma, è lui! – rincarò Nate, tirando i pantaloni di Emily. – Apri, zia, apri!
Jean rise di cuore e s’intenerì nel vedere l’espressione dei suoi nipotini; non le rimase altro che aprire la porta e accogliere con un sorriso il marito di Emily, opportunamente travestito da Babbo Natale.
Draco rimase leggermente sbigottito dalla scena: un uomo di circa quarant’anni vestito completamente di rosso – rosso? –  con una lunga barba da far invidia a Silente – barba? – e una pancia grossa quanto l’oceano Atlantico – pancia? –, entrò in casa con un sorriso enorme ed esclamò un: “Oh-oh-oh!” – Oh-oh-oh?
 
Chi diavolo è questo, adesso?
 
L’uomo portava un grosso sacco sulle spalle che ricadde con un tonfo sul pavimento, non appena la porta fu chiusa. I piccolini non si fecero attendere, ma corsero immediatamente verso il loro eroe, con gli occhi che brillavano. In fondo, il vero eroe per i bambini è – e sarà sempre – Babbo Natale.
- Oh, oh, oh! – ripeté l’uomo, mentre osservava dolcemente i suoi bambini venirgli incontro.
- Babbo Natale! – disse Thomas.
- La nostra mamma diceva che non saresti venuto, perché eravamo stati cattivi! Ma si sbagliava! – disse, invece, Nate.
Babbo Natale, o meglio il marito di Emily e padre dei due bambini, rise sinceramente, guardando la moglie e scambiandosi con lei un cenno d’intesa.
- Vostra madre ha ragione, giovanotti. Mi ha raccontato di tutte le vostre marachelle. – disse con finto tono severo, agitando il suo pericoloso dito per aria.
- Ma… - boccheggiarono i due gemellini, spalancando gli occhi. – È stato lui a farla arrabbiare! – si accusarono a vicenda, indicandosi.
Thomas e Nate si guardarono guardingamente, entrambi desiderosi di conquistare la fiducia di Babbo Natale.   
Draco era semplicemente desideroso di capirci qualcosa in quella messinscena, ma più si sforzava di ragionare, più gli veniva il mal di testa.
- Ma…cosa diavolo stanno dicendo? – si costrinse alla fine a chiedere a Hermione, frustato da tutta quella situazione.
- Non hai studiato le leggende sul Natale? – chiese sinceramente sorpresa, un po’ per il fatto che lui le avesse rivolto la parola, un po’ per la domanda. – Abbiamo affrontato quest’argomento a Babbanologia!
Draco la guardò come se volesse trucidarla.
- Mi prendi in giro, Granger?! – sibilò. – Se ho dei problemi in Babbanologia, un motivo ci sarà!
- Oh… - rispose incerta la ragazza, rendendosi conto di quanto suonasse effettivamente stupida la sua considerazione. Nel frattempo un urlo venne lanciato dai suoi cuginetti, dato che Babbo Natale si era finalmente deciso a dar loro i regali.
- Questo è mio!
- Non è vero, è mio!
- Thomas, Nate, smettetela! – li ammonì Emily, già prevedendo quello che i gemellini le avrebbero ribattuto.
- Mamma, quello più grande è mio! Diglielo, mamma! – piagnucolò Nate, che, tra i due gemellini, era stato sempre quello più sensibile e incline alle lacrime.
- Non è vero, è mio, mamma! – si lamentò il piccolo Thomas, tirando su col naso.
- Oh, oh, oh! Bambini, non litigate! – intervenne Babbo Natale.
- Infatti, non dovete litigare. – convenne Emily. – Questo regalo non è per nessuno dei due. È per Laurel. – spiegò la madre, accarezzando le loro testoline bionde. – Per cui nessuno lo toccherà e quando arriverà la vostra cuginetta glielo daremo, d’accordo?
- Oh. – borbottarono i gemellini, segretamente delusi che il regalo più grosso fosse andato alla cugina.
Si illuminarono però non appena videro altri due pacchetti uscire dal sacco di Babbo Natale. Non ebbero bisogno di litigare, dato che le dimensioni dei regali erano appositamente identiche.
- Oh, oh, oh! Bene, giovanotti, è giunto per me il tempo di andare! – esclamò l’uomo facendo il vocione e buttando in fuori la pancia, dopo aver consegnato gli ultimi doni.  – Tornerò il prossimo anno, se farete i bravi e ascolterete i vostri genitori!
Gli occhi dei due piccolini si riempirono di lacrime.
- Non voglio che vai via!
- Neanch’io!
Ma Babbo Natale era già sparito oltre la porta senza lasciare più tracce. I gemellini corsero alla soglia di casa, sperando di intravedere almeno le renne che volavano, ma non videro altro che un’immensa distesa di neve.
Emily sorrise dolcemente: ogni anno, il marito era costretto ad andarsene immediatamente, prima che i bambini cominciassero ad aggrapparsi alle sue gambe e a trattenerlo per troppo tempo. L’anno prima, non prevedendone le conseguenze, Babbo Natale aveva deciso di rimanere un po’ di più per far felice i bambini, e non era riuscito a schiodarsi dalla casa fino alle sette di sera.
Non che non adorasse stare con i suoi figli, ma l’uomo aveva voglia di togliersi i panni di Babbo Natale e prendersi cura dei bambini come padre.
Qualche minuto dopo, il campanello suonò nuovamente e Jared Jackson fece finta di entrare nella casa dei Granger, per la prima volta.
Draco si rese immediatamente conto che era il Babbo Banale - o qualunque fosse il suo nome – di prima. Si chiese perché nessun’altro della famiglia sembrava accorgersene.
 
Ma quanto sono idioti questi qua?!
 
- Insomma, Granger! – disse a voce un po’ più alta, ma che nessuno – fortunatamente – sentì. – Mi spieghi cosa diavolo sta succedendo?
- Papà! – esclamarono in coro i due piccolini, sovrastando la voce di Draco.
- Venite qui! – rispose l’uomo che li sollevò senza sforzo, e, se Thomas volle salire sulle sue spalle, Nate preferì stare tra le sue braccia.
- Tesoro! – esclamò Emily, correndogli incontro e dandogli un leggero bacio sulle labbra.
I gemellini storsero il naso.
- Che schifo! – sbottarono, mettendosi le mani davanti agli occhi. I genitori risero, ormai abituati a quel tipo di commenti.
- Dai, scendete, o farete venire un crampo alla schiena a vostro padre. – disse Emily ridacchiando e prendendo Nate tra le braccia, mentre Thomas scalpitava per scendere e andare a giocare insieme al gemello.
- Hermione, tesoro! – esclamò Jared, non appena ebbe messo la piccola peste a terra. – Quanto tempo, guarda come sei cresciuta! – stritolò sua nipote in un abbraccio, e la ragazza scoppiò a ridere quando suo zio per poco non la soffocò col suo slancio.Tutto quell’affetto le era mancato tremendamente in quei mesi.
Draco, forse per la sesta volta durante la giornata, si chiese come la Granger riuscisse a respirare.
La prima volta che se l’era chiesto, era stato quando erano scesi tutti giù in salotto – dopo la spiacevole presentazione con Richard Granger – e la vecchietta fuori di testa e mezza sorda, aveva abbracciato sua nipote e poi aveva preso ad accarezzarla come se fosse un cagnolino. Erano talmente soffocanti le sue attenzioni che, se fossero state rivolte a lui – per Salazar, speriamo di no! – era più che sicuro che ne sarebbe morto per asfissia.
La seconda volta che si era interrogato sulle capacità polmonari di Hermione era stato quando i suoi due piccoli cuginetti l’avevano afferrata uno per la gamba sinistra e l’altro per la gamba destra, facendola cadere a terra. Draco si aspettava che la Grifondoro si mettesse a sbraitare, ma con sua grande sorpresa, dopo un piccolo attimo di smarrimento, Hermione aveva semplicemente riso, accarezzando i capelli di quelle due piccole pesti. Allorché Nate e Thomas erano stati ben più che felici di gettarsi addosso alla loro cugina preferita per giocare con lei.
La terza, la quarta e la quinta volta che si era chiesto una cosa del genere, Hermione era stata letteralmente stretta in un abbraccio soffocante dallo zio Charlie, la zia Emily e infine nuovamente dalla vecchietta.
Draco aveva cominciato sul serio a chiedersi se la Granger avesse fatto un qualche incantesimo ai suoi polmoni per poter respirare meglio, quando gli era toccata più o meno la stessa sorte. Prima era stato stritolato/mezzo ucciso dalla nonna, poi dai due gemellini che lo avevano scambiato per un drago da poter cavalcare, e infine gli erano stati presentati tutti gli adulti, che – per sua fortuna – aveva salutato con un’innocua stretta di mano.
 
Pazzi.
Sono tutti pazzi.
 
- Come sei diventata bella, Hermione! Ma cos’hai fatto? Sembri così felice! – la voce dello zio Jared distolse Draco dalle sue elucubrazioni mentali.
- Oh, io… - la ragazza arrossì. - …Grazie, zio. – mormorò. Si schiarì la voce, arrossendo ancora di più. – Lui è… - la Grifondoro indicò Draco, per presentarglielo, ma lo zio la precedette.
- E tu devi essere Diego! – esclamò Jared.
 
DIEGO???????
 
- Ehm…no, Jared, si chiama Draco. – sussurrò Emily, mentre porgeva a Nate il suo orsacchiotto.
- Oh, scusami, sai, la vecchiaia avanza… - l’uomo allungò la mano verso quella del Serpeverde che la strinse come un automa.
 
Cioè, no…seriamente parlando…DIEGO?!!
 
- Insomma, tu sei Draco! – ripeté lo zio di Hermione, forse accorgendosi dell’immobilità del ragazzo.
Draco, dal canto suo, stava cercando di trattenersi dall’estrarre la bacchetta e schiantare ogni singolo membro di quella folle famiglia. Bacchetta che, si ricordò poi con rammarico, gli era stata sottratta dalla Grifondoro.
Digrignò i denti, consapevole che avrebbe sul serio ucciso qualcuno se gli avessero nuovamente sbagliato il nome.
 
Ma che hanno nella testa questi stupidi Babbani?!
 
- Sì, mi chiamo Draco. Draco Malfoy. – sottolineò, quasi ringhiando.
- È un vero piacere conoscerti, Draco! – esclamò Jared, stringendogli vigorosamente la mano. – Non so se è per merito tuo che la mia nipotina è così felice, ma se così fosse non posso far altro che ringraziarti! Erano anni che non la vedevo sorridere così!
- Zio… - borbottò Hermione, in imbarazzo.
- Siediti, Jared. – lo invitò Jane, sistemando la sua sedia intorno al tavolo.
Da quel momento in poi, il resto del pranzo fu più tranquillo di prima.
Nate e Thomas preferivano giocare col loro papà, piuttosto che tormentare Draco, il padre di Hermione si era lanciato in una folta discussione con Charlie – quindi evitava di lanciargli occhiate inquietanti – e Jane ed Emily parlavano tranquillamente tra di loro, senza tentare di coinvolgerlo in conversazioni imbarazzanti.
Sì, tutto sommato adesso Draco si era quasi calmato, anche se si era ripromesso di elaborare dei piani di vendetta contro i due gemelli.
Fu proprio durante quell’atmosfera tranquilla e serena che il campanello di casa suonò di nuovo.
Stranamente – o almeno fu quello che notò Draco – tutti i membri della famiglia si zittirono all’istante. L’aria piena di allegria ed esuberanza d’un tratto si fece pesante e priva di alcuna gioia. Persino la vecchietta smise di accarezzargli la mano, per fortuna; addirittura Hermione, che fino a quel momento aveva sorriso come una bambina, si incupì completamente e una ruga di preoccupazione le solcò la fronte pallida.
- Vado io ad aprire. – disse Charlie, sorprendendo Draco. Guardandolo bene, sembrava essere il più turbato di tutti: in pochissimi secondi aveva perso dieci anni di vita.
Nessuno ebbe niente da obbiettare e l’uomo si diresse verso la porta di casa, per accogliere i nuovi arrivati. Non appena l’uscio si schiuse apparvero una giovane donna, con un bellissima bambina di circa nove o dieci anni.
- Papi! – strillò la piccola, saltando addosso allo zio Charlie.
L’uomo la prese in braccio senza esitazioni, ma i suoi occhi sembravano spenti e lontani anni luce. Draco vide la giovane donna guardare lo zio Charlie e scuotere la testa, in un chiaro messaggio che il Serpeverde non riuscì a cogliere. Quello che colse, invece, fu il lampo di dolore che passò attraverso gli occhi di tutta la famiglia.
- Granger, cosa sta succ… - purtroppo, anche quella domanda di Draco cadde nel vuoto, perché Hermione si alzò in quell’istante per correre incontro alla sua cuginetta.
- Laurel! – esclamò, sorridendo.
Quel sorriso, Draco lo riconobbe.
 
Era un sorriso di plastica.
 
Era un sorriso che anche lui rivolgeva alla maggior parte delle persone: celava segreti inesprimibili, era un sorriso buio che non portava alcuna luce.
 
Era forzato e falso.
 
- Come stai, piccolina? – le sussurrò la ragazza all’orecchio, accarezzando i lunghi capelli ramati della bambina. La prese in braccio, ringraziando Godric che la sua cuginetta non fosse pesante e che lei avesse ancora le forze per poterla sorreggere.
- Bene. – rispose la piccola, appoggiandosi alla sua spalla. – Ma sono così stanca. – si lamentò, chiudendo gli occhi.
- È meglio che tu dorma un po’, tesoro. – sussurrò la giovane donna, stringendo la mano dello zio Charlie, come se fosse sul punto di sgretolarsi.
- No. – sussurrò la piccolina, sul punto di addormentarsi. – Voglio stare con Hermione…
- Andiamo, Laurel. – Charlie la prese dalle braccia della Grifondoro e la bambina non oppose alcuna resistenza, troppo assonnata per poter protestare.
- Sistemala in camera di Hermione, Charlie. – disse Jean. – Sprecheresti solo tempo a tornare a casa. – L’uomo accolse la notizia di buon grado e con sua figlia in braccio, si avviò verso il piano superiore.
Intanto, Draco non poteva fare a meno di notare la tensione che si era propagata tra tutti i membri della famiglia. Inizialmente aveva ipotizzato che i nuovi arrivati non fossero molto graditi al resto della famiglia, ma dopo aver visto Hermione correre incontro alla sua cuginetta, le idee gli si erano un po’ confuse. Decise di lasciar perdere, dato che, onestamente, non gli importava più di tanto dei problemi che potevano avere quei Babbani.
- Abigail, la scuola…
La domanda di Richard venne bruscamente interrotta.
- Ne parleremo più tardi. – disse Jean con un tono che non ammetteva repliche. Draco si sorprese di quel tono, ma fu ancora più sorpreso di notare come Jean guardasse Hermione.
 
Come se volesse, in qualche modo, proteggerla.
 
 
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- Mi spieghi cos’era tutta quella messinscena? – sbottò il Serpeverde, quando finalmente riuscì a scollarsi dal resto della famiglia e rimase solo con Hermione.
- Quale messinscena? – domandò la Grifondoro, mentre prendeva una palla colorata e l’attaccava all’albero di Natale.
- Quel…quel…coso rosso che tutti hanno fatto finta di non riconoscere…con quel saccone in mano…
- Se tu avessi studiato Babbanologia lo sapresti. – borbottò come risposta, allungandosi verso l’albero.
- La smetti, porca miseria?! – sibilò Draco, arrabbiato. – Ti ho già spiegato che io non la studio Babbanologia, quindi non rinfacciarmelo!
- Shh! – lo ammonì subito la ragazza. – In sala ci sono ancora tutti i miei parenti! Potrebbero sentirti!
Il ragazzo biascicò qualche insulto, lasciandosi cadere sul divano, e osservando Hermione che finiva l’albero di Natale. Nonostante Jean e Richard avessero già addobbato tutta la casa, sapevano quanto la figlia adorasse decorare l’albero. Per cui le avevano lasciato un piccolo scatolone con le ultime palle colorate da attaccare, così che Hermione potesse sbizzarrirsi e metterle dove preferiva.
- Insomma, mi spieghi perché tuo zio si è travestito come un…come un… - Draco ci pensò un po’, ma non trovò nessun sostantivo da accostare alla sua similitudine.
 
Da cosa Merlino si era travestito quel Babbano?
 
- La leggenda di Babbo Natale. – disse Hermione lentamente. – Ne hai mai sentito parlare? – abbassò leggermente la voce, sperando che la sua famiglia, che stava tranquillamente bevendo il the delle cinque del pomeriggio, non la sentisse.
- No. – ribatté secco il Serpeverde.
- Lo immaginavo. – disse Hermione, in modo ironico, con un tono vagamente saccente.
Draco era sul punto di rispondere per le rime, ma in quel momento la ragazza cominciò a raccontare, con voce chiara e limpida, la leggenda sulla quale si era interrogato per più di due ore. Hermione aveva una voce tranquilla, serena, mentre esponeva ciò che viene raccontato ai bambini durante la loro infanzia.
Così tranquilla che Draco neanche si accorse del suo sguardo triste.
 
 


Hermione prese in mano l’ultimo addobbo per l’albero di Natale: la stella cometa. Era sempre stata lei a mettere la stella sulla punta dell’abete e, anche quest’anno, i suoi genitori non avevano avuto il cuore di toglierle quel privilegio.
- Io non credo di aver capito, Granger. – disse nuovamente Draco più o meno per la quinta volta.
- Cosa non hai capito, stavolta? – ribatté esasperata, mentre si alzava sulle punte per sistemare la cometa.
- Questo Babbo Natale ogni anno porta regali a tutti i bambini, facendo il giro del mondo in una sola notte.
- Sì. – confermò la Grifondoro, sperando che non ricominciasse col dire che“Un Babbano non può fare il giro del mondo in una sola notte.”-”Le renne non volano!” – “Perché dovrebbe portare i regali ai bambini?!”
- E tutto questo lo fa…gratis? Nessuno regalerebbe così tanti doni, gratuiti! – sostenne il ragazzo, infervorato.
- Oh, Santo cielo, Malfoy! – sbottò, con tono più seccato di quanto non volesse far sembrare. – È una leggenda! Non esiste Babbo Natale nella realtà!
- E perché allora raccontate queste bugie ai bambini, se non c’è nulla di vero? – ribatté, facendo sussultare Hermione con quella domanda, alla quale per poco non cadde la stella di mano.
- Perché a volte le bugie servono. – sussurrò.
 
Perché la verità non è meglio della finzione.
 
- Perché i bambini… - continuò Hermione. - …non devono macchiarsi con la realtà del mondo. I bambini hanno bisogno di qualcosa che è innocente e puro quanto loro.
 
Hanno bisogno di qualcosa in cui credere.
 
- Babbo Natale è un simbolo, un emblema: significa gioia, dolcezza, serenità.
Draco la osservò, mentre sembrava in preda a una lotta interiore, come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma all’ultimo istante ci ripensasse. La vide tentare nuovamente di posizionare la stella di Natale sulla punta dell’albero, ma a causa della sua altezza, fallire miseramente l’impresa.
- Il mondo non li conosce più questi valori. – concluse infine Hermione, mentre si allungava di nuovo.
- Nipoti miei! – l’esclamazione della nonna, troncò sul nascere qualunque possibile risposta di Draco.
La vecchietta si sedette accanto al ragazzo che, inorridito dall’idea della precedente esperienza, tentò di allontanarsi il più possibile.
 
…Esattamente…da quando sono diventato il nipote di questa pazzoide?
 
- Che bel ragazzo che sei! – esordì la nonna, facendo accapponare la pelle a Draco – dato che aveva ripreso ad accarezzarlo – e arrossire Hermione. – Ho sempre detto che mia nipote ha buon gusto, Te lo sei scelto bene, nipotina mia!
- Già…mi hai scelto proprio bene… - ironizzò Draco.
 
Come si permette questa Babbana di toccarmi???
 
Draco si ripromise che la prossima volta che avrebbe accettato un invito a casa di qualcuno per le vacanze di Natale, avrebbe fatto ricerche su tutti i membri della famiglia. Soprattutto avrebbe controllato – e, di conseguenza, evitato – la presenza di vecchietti con tutte le loro stramberie…
Hermione arrossì ancora di più alle parole di Draco.
- Uhm…nonna…ehm…perché non vai …a…a leggere un po’? – borbottò la nipote, sapendo quanto sua nonna amasse i libri e la lettura, nonostante la vista non fosse più quella di una volta.
- A giocare un po’? – rispose la nonna, non avendo capito bene cosa avesse detto la nipote. - Non ho più l’età, bimba mia!
 
Per Salazar, ma quanto è sorda?
 
- Poi voglio vedere l’albero di Natale finito! – esclamò, con gli occhi che brillavano. La passione per il Natale, Hermione senz’altro l’aveva presa da sua nonna. Infatti, la nonna aveva sempre avuto un amore particolare per il Natale e gli addobbi con cui decorare la propria casa.
La ragazza ridacchiò, allungandosi per l’ennesima volta per posizionare la cometa. Imprecò mentalmente, quando le punte dei suoi piedi toccarono nuovamente terra, consapevole che da sola non ce l’avrebbe fatta. Maledì la sua scarsa altezza e cercò la bacchetta, rendendosi poi conto della presenza di sua nonna. Con uno sbuffo, prese una sedia dal tavolo lì vicino, per posizionarla accanto all’albero. Stava per salirci sopra, quando una mano la bloccò, stringendole il braccio così forte da farle quasi male.
- Sei fuori di testa, Granger? – sibilò Draco, in modo che soltanto lei potesse udire le sue parole. La ragazza deglutì, ritrovandoselo così vicino.
- Io…voglio mettere la stella. – disse sorpresa dal suo comportamento e dallo scatto sovrumano che aveva fatto.
- Potresti cadere, stupida! – sbottò malamente.
Hermione spalancò gli occhi quando capì a cosa si stava riferendo. Non riusciva a credere alle sue orecchie: si stava…preoccupando?
- Oh, io…
- Dammi questa cosa, la sistema io.
La ragazza non sapeva se essere più stupita o felice. Le aveva impedito di salire sulla sedia, perché temeva che si facesse del male…e perché pensava al bambino.
Per quanto potesse essere una cosa scontata, Hermione era così sorpresa di quel gesto che per poco non le vennero gli occhi lucidi.
- Io… - La giovane Grifondoro non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Draco le aveva già strappato di mano la sua preziosa stella e, in pochi secondi, l’aveva perfettamente posizionata in cima all’albero.
- Ecco fatto. – sbottò il ragazzo, guardando Hermione con aria severa.
- Oh, che meraviglia! – intervenne la nonna. – L’albero è stupendo, nipotina mia!
Ed era vero. Quel semplice pino, addobbato con maestria e eleganza, conferiva alla stanza qualcosa di speciale, illuminandola con le sue luci colorate.
- Devi essere davvero importante per lei. – s’intromise una voce. Emily Jackson sorrise loro in modo tenero, soffermandosi poi su Draco. – Hermione non ha mai fatto toccare a nessuno la sua stella. Soltanto lei ha il diritto il di posizionarla in cima all’abete. – spiegò, con naturalezza.
Hermione, a quelle parole, non poté fare a meno di poggiare una mano sulla pancia e guardare Draco.

Sì, zia. Lui è davvero importante per me.

- Noi andiamo a casa, tesoro. Io e Jared cercheremo di mettere a letto le due scimmiette, sperando che dormano qualche ora. – disse poi la zia, cambiando discorso. – Di nuovo Buon Natale, piccola. – l’abbracciò, dopo averla raggiunta, e sorrise a Draco a ‘mo di saluto.
Hermione s’intristì un po’ nel vedere andare via anche Emily: infatti, Abigail e Charlie, insieme alla piccola Laurel, erano stati i primi a lasciare la loro casa, ed erano poi stati seguiti dallo zio Jared, che aveva ricevuto una telefonata urgente ed era dovuto scappare via. Erano rimaste soltanto i gemellini e sua zia, ma a quanto pare era giunta l’ora di andare anche per loro.
- Forse è meglio che non ti faccia salutare Nate e Thomas. – disse la zia, sorridendo. – Se ti vedessero non se ne andrebbero più da qui: lo sai che vanno pazzi per te.
Hermione rise.
- Sì, penso che sia meglio. – convenne, sorridendo pensando ai suoi cuginetti pestiferi.
Sì, pestiferi. Ma anche adorabili.
 
 
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Quella sera, Draco credette sul serio di impazzire. Dopo aver conosciuto la famiglia di Hermione, credeva davvero di aver toccato il fondo. Era rimasto letteralmente traumatizzato dal Pranzo di Natale, dubitava di aver mai passato una simile esperienza. Per tutto il giorno non aveva fatto altro che ripetere a Hermione che “Pazzi! Sono tutti pazzi!” e la ragazza gli aveva risposto con uno strano sorrisetto, alzando gli occhi al soffitto. Sì, comunque Draco era sicuro di aver davvero toccato il fondo.
Questo, semplicemente perché non aveva ancora conosciuto gli elettrodomestici. Ebbe parecchie brutte esperienze quella sera.
La prima con il tostapane.
 
- Granger, questo strano coso...emana calore…
- Quale coso?
- Mah…e questo filo a cosa serve?
- Malfoy, fermo! Non lo toccar…
- Ahhh! Porco Merlino!
- Ti avevo detto di non toccarlo!
- Cazzo, brucia! Che dolore! Per Salazar, perché diavolo avete quest’ aggeggio mortale nella vostra cucina?!
- È un tostapane, Malfoy! Non…un..fe-fermo! Non puoi affatturarlo!
- Mi ha bruciato! Non doveva permettersi!
- Non è mica stato il tostapane! Sei stato tu a toccarlo e...per Godric!... Abbassa immediatamente la bacchetta!
 
 
La seconda volta col telefono di casa.
Draco lo aveva trovato per caso e aveva schiacciato dei tasti, senza sapere cosa fossero. Quando qualcuno aveva risposta dall’altro capo del telefono, aveva fatto un balzo di quasi due metri.
 
- Pronto?
- Questo coso ha una voce! Cavolo…ma…come…
- Pronto? Chi parla?
- Santo Merlino! Un’entità è nascosta all’interno di questo affare! Granger, è una specie di Horcrux?
-  Hor…che? Ma che scherzi sono questi?!
- Un Horcrux! Granger, non sapevo che i Babbani studiassero Magia Nera!
- Ahh, voi giovani, sempre a fare scherzi telefonici! La prossima volta rintraccio il numero e vi denuncio!
- Rintrac…che? Ma è fuori di testa?
- Questo è troppo. Non so chi sei, giovanotto, ma sto perdendo la pazienza.
- Granger, questo Horcrux è parecchio strano! Dice che vuole denunciarmi!
 
La terza volta ebbe problemi con la televisione.
Hermione stava tranquillamente guardando un programma televisivo, quando Draco aveva guardato schifato quella strana scatola nera.
 
- Come osa rivolgermi la parola questo stupido babbano?!
- Malfoy…non…stanno parlando con te! E tu non puoi comunicare con loro, sono personaggi della tv!
- Non posso…io…non…Che diavolo stai dicendo, Granger?
- Non sono reali…o meglio, lo sono…ma vengono registrati e poi…
- PER SALAZAR! Che razza di sortilegio è mai questo?!
- Malfoy, ti sei seduto sul telecomando!
- Cosa diavolo dici, Granger? Non hai visto anche tu che i personaggi sono scomparsi e ne sono apparsi di nuovi?!
- Hai cambiato canale, Malfoy! Oh, santo cielo…povera me.
- Ho cambiato…EH? Si può sapere cosa cavolo dici, Granger?! Chi diavolo sono queste persone che cantano a squarciagola davanti a me?!
- È un programma televisivo, per Godric! E tanto per la cronaca quella donna è una delle cantanti più famose…no, fermo, fermo! Cosa cavolo stai facend…
 - RIVELATI, PICCOLA CANZONIERA! *
- Malfoy! Ma perché hai staccato la spina?!
 
La quarta volta fu il turno della lavatrice.
 
- Ma…questo affare gira!
- È una lavatrice, Malfoy.
- E come funziona? Lava i “trici”?
- Molto divertente, Malfoy. Comunque no: serve per pulire i vestiti.
- I…vestiti? Io dovrei mettere i miei pregiati indumenti in questa scatola che gira?!
- Per Godric…
- Ma dove sono gli Elfi Domestici?
- Qui NON ci sono Elfi Domestici, Malfoy! E poi è un abominio utilizzarli come schiavi!
- Per Salazar…niente Elfi Domestici…l’ho sempre detto io che i Babbani sono strani…e comunque io non mi fido a mettere i miei vestiti qui dentro!
- È solo una lavatrice, Malfoy!
- Qualunque cosa sia, non mi piace come gira. Sembra posseduta!
- Quella è la centrifuga.
- La….che?!
- Quando metti i panni nella lavatrice, automaticamente si aziona la…Fermo, Malfoy! Non lo far…
- Per Salazar, Granger! Questo coso sputa acqua!
- Malfoy, la lavatrice non va mai aperta quando è in funzione!
- Porca miseria, aiuto! Non si ferma!
- Oh, povera me.
 
L’ultima volta fu il turno della macchinetta del caffè.
 
- MALFOY, COSA CAVOLO HAI FATTO?!
- Quella stupida macchina mi ha sputato in faccia una stupida sostanza!
- Hai…hai affatturato la mia macchinetta!
- Ho fatto un favore all’umanità, Granger, credimi. Quell’affare è un pericolo mortale.
- Non puoi affatturare gli oggetti, Malfoy!
- Mi ha sputato addosso!
- Gli oggetti NON sono persone, Malfoy! Non li puoi punire se tu sei incapace di usarli!
- Io sono capacissimissimo! Ho ordinato a questa stupida macchinetta di darmi una burrobirra e dopo averla sballottata un po’, ha cominciato a sputare quella cosa marrone da tutte le parti! Tu non capisci, Granger. Quella cosa era PERICOLOSA, io DOVEVO distruggerla!
- Non esiste la Burrobirra qui! E per la cronaca, quella cosa marrone era caffé, Malfoy, CAFFÈ!
- …Ormai è andata, Granger. Non è colpa mia se la macchinetta era posseduta.
 
 
 
Hermione rischiava seriamente l’esaurimento nervoso. Per fortuna i suoi genitori non avevano assistito alle scenate di Draco, altrimenti non avrebbe proprio saputo spiegare loro lo stato delle cose.
Seduta sul suo letto, sperava soltanto che Draco non combinasse altri guai.
- MERDA! Come cazzo si spegn…
 
Come non detto…
 
Incurante del suo pigiama azzurro confetto, caldo e imbottito, Hermione si alzò, affaticandosi leggermente. Inizialmente non riuscì neanche a mettersi in piedi, in preda alla nausea; poi, sforzandosi di più, fu in grado di alzarsi dal letto, mentre si massaggiava la pancia.
- Ma cosa… - borbottò, notando in quel momento come si sentisse più…pesante.
Ignorò quella strana sensazione per dirigersi verso la camera di Draco e capire cosa avesse da gridare a quell’ora.
- Malfoy, si può sapere cos… - per poco non ebbe un collasso di fronte al ragazzo completamente rosso in faccia e con i capelli all’aria, che la fissava con aria truce. La Grifondoro distolse lo sguardo, cercando in tutti i modi di non guardare il suo petto nudo.
- PAZZI! Porco Salazar, sono tutti …!
- Malfoy! Smettila di urlare! – lo richiamò Hermione, intimandogli con gli occhi di abbassare il tono di voce.
- I tuoi genitori mi vogliono morto, Granger, sappilo! Per Salazar, HANNO ATTENTATO ALLA MIA VITA!
- Malfoy…
- Certo che tua madre è proprio una…una…ah, non so nemmeno come definirla! Arriva, tutta sorridente e dice: - “Draco, se vuoi farti una doccia, ti sistemo in camera tutte le cose.” – E io ovviamente, dopo essere tornato in camera mi aspetto che le cose di cui parlava fossero lì!
- Malfoy… - lo richiamò esasperata Hermione, sperando che la smettesse di lamentarsi.
- E invece sai cosa c’era, Granger? Un asciugamano – e fin qui tutto normale – e poi…poi…
- E poi?
- QUESTO! – tirò fuori il misterioso oggetto nero, che aveva attentato alla sua vita. – Hanno cercato di uccidermi, per Salazar!
- Malfoy…quello è un phon!
- Non mi’interessa cos’è. Adesso lo distruggo!
La Grifondoro riuscì a strapparglielo dalle mani, prima che lo riducesse in poltiglia, come già aveva fatto con la macchinetta del caffè.
- Malfoy, credo che tu debba calmarti. – disse, sospirando.
- Calmarmi? CALMARMI?! Tu, tu…argh!
- Abbassa la voce! – strillò la ragazza con voce acuta, con una nota esasperata nella sua voce. – Malfoy, per favore, datti una calmata. – incrociò le braccia al petto, masticando il suo orgoglio che scalpitava per quel “per favore” che aveva pronunciato.
- Pazzi, siete tutti pazzi. – cominciò allora a borbottare il ragazzo, vagando per la stanza degli ospiti come un matto. Dopo aver girottolato per qualche minuto, sotto lo sguardo sospettoso di Hermione, alla fine decise di sedersi sul letto, lasciandosi cadere a peso morto.
- Malfoy, ora che hai riacquistato le tue facoltà mentali – o almeno spero – …potresti ve-vestirti? Sei n-nudo! – balbettò, incespicando sulle ultime parole, distogliendo frettolosamente lo sguardo dal suo petto. Hermione tentò malamente di non arrossire, anche se non riuscì granché nella sua impresa. Il Serpeverde si accorse del suo imbarazzo e se, per un attimo, un ghigno si fece strada sul suo volto, l’attimo dopo la sua voce risuonò assolutamente priva di scherno.
- Non sono nudo. – fu la sua semplice risposta.
Hermione diventò color cremisi.
- Vestiti e basta! – esclamò, mettendosi il phon davanti agli occhi. Sapeva che sarebbe apparsa piuttosto ridicola e ingenua ai suoi occhi, ma, onestamente, preferiva apparire pudica come una bambina, piuttosto che continuare a fissarlo, creandosi immagini ben poco caste nella sua mente. Immagini che poi – purtroppo – non se ne sarebbero andate, ma avrebbero sicuramente continuato ad aleggiare tra i suoi penseiri.
- Oh, andiamo, Granger! Mi hai visto molto più nudo di così!
- Non è la stessa cosa. – ringhiò, dopo essersi voltata da un’altra parte, mentre sentiva il suo corpo farsi sempre più caldo. Sentiva che sarebbe scoppiata, se Draco non l’avesse smessa di metterla in imbarazzo.
 
Maledetto Serpeverde.
 
- Voltati, Mezzosangue. – la ragazza non lo ascoltò, offesa per il modo in cui l’aveva chiamata e piena di vergogna per il suo rossore, provocato dall’imbarazzo, ma anche dai ricordi proibiti che testimoniavano la perdita della sua innocenza. Udì uno sbuffo, oltre le sue spalle. – Guarda che mi sono “vestito”.
 
Peccato.
 
Hermione emise un verso stridulo, tappandosi la bocca con la mano, sperando di non essere stata tanto stupida da aver detto una cosa del genere ad alta voce. Ma quando si voltò, notò semplicemente Draco che biascicava qualcosa contro gli elettrocosmetici, segno che probabilmente la sua mente non era ancora tanto malata e perversa dal lasciarsi sfuggire certe considerazioni. Tirò un sospiro di sollievo, mentre, colta da chissà quale coraggio, si avvicinava al letto e si sedeva accanto a lui. Adesso che non c’era più il petto di Draco a farle girare la testa, si sentiva molto più tranquilla.
 
Più o meno.
 
- Questo… - cominciò a spiegare, mentre si rigirava l’oggetto tra le mani.  - …è un phon. Serve per asciugare i capelli.
- Non sono un bambino, Granger. – brontolò il ragazzo, per il tono da maestra che stava usando la Grifondoro. – E poi so cos’è un bon. – mentì spudoratamente, fissandola con aria truce.
- Certo che lo sai. – lo canzonò Hermione. – Infatti, proprio perché sapevi che cos’era, ti sei messo a strepitare, credendo che quest’oggetto avesse attentato alla tua vita. E poi si chiama phon, Malfoy, non bon.
Draco, a quelle parole, mugugnò qualcosa d’incomprensibile.
A Hermione venne da ridere per quella strana situazione e per l’espressione di Malfoy che osservava l’oggetto che aveva attentato alla sua vita. Un sorriso sereno comparve sul suo volto, prima che si congelasse sulle sue labbra.
La Grifondoro si rese conto in quell’istante di quanto lei e Draco fossero vicini: le loro gambe quasi si sfioravano, così come le loro braccia e Hermione avvertiva il respiro del ragazzo sui capelli. La giovane non sapeva se essere più sorpresa dal fatto che Draco non si fosse ancora scostato da lei, con la sua solita smorfia disgustata, o dal fatto che per la prima volta probabilmente stavano intavolando una conversazione civile, senza tentare di ferirsi a vicenda o farsi del male.
- Quando dirai ai tuoi genitori della gravidanza? – la voce di Draco interruppe i suoi pensieri, e con quella domanda ebbe il potere di spazzare via tutto il suo buon umore.
- Domani sera. – rispose però con voce sicura. – A cena. – precisò. – Il giorno viene mia cugina a pranzo. – si sentì in dovere di precisare ancora Hermione, di fronte alla sua espressione perplessa.
- Mmh. – biascicò, probabilmente non troppo in vena di grossi discorsi. – Credo che tuo padre mi ucciderà. – constatò poi con una smorfia, forse pensando alla sua vita che sarebbe finita piuttosto presto.
- Se continuerai a trattare tutti quanti alla stregua di Cacche di Drago, probabilmente lo farà.
- Io non ho trattato tutti come… - l’occhiataccia di Hermione, gli fece tappare la bocca.
- Hai tentato di schiantare i miei cuginetti tre volte, Malfoy. E non hai parlato quasi niente per tutto il pranzo! – lo rimproverò.
- I tuoi cuginetti sono pazzi, Granger. Non che la tua famiglia non lo sia, ma loro lo dimostrano in maniera più acuta. E poi cosa diavolo avrei dovuto dire?
- Lasciamo perdere, Malfoy. – sbuffò la ragazza, sapendo che quella era una battaglia persa in partenza. – Comunque…cerca di…essere più gentile di quanto lo sei stato oggi, domani sera. – gli consigliò.

Altrimenti mio padre ti ucciderà di sicuro.

Si schiarì la voce, non pronunciando quel pensiero ad alta voce, ma dallo sguardo di Draco, Hermione capì che anche lui aveva pensato la sua stessa identica cosa.
In quel momento di silenzio, la ragazza si rese conto per la seconda volta di quanto fossero vicini l’uno all’altro, tanto che le sarebbe bastato allungare la sua mano di pochissimi centimetri per afferrare la sua. Avrebbe voluto impedire al rossore di attraversare il suo viso, ma non riuscì a nascondere il suo imbarazzo e il batticuore persistente. 
- Allora… - borbottò a disagio. Era abituata che, a quel punto della conversazione, uno dei due cominciava a insultare l’altro, ma quella volta sembravano entrambi troppo esauriti per mettersi a litigare. Anche se la cosa non poteva che fare piacere a Hermione…la metteva anche in imbarazzo. Non aveva la minima idea di come comportarsi con lui: l’unico modo che conosceva erano i litigi.
- Domani viene tua cugina? – la interruppe il Serpeverde, riprendendo le parole che lei gli aveva rivolto poco prima.
- Sì. – confermò, mentre i muscoli si tendevano fino allo spasmo e il corpo si irrigidiva come una statua di marmo. – Malfoy… - lo richiamò, con voce improvvisamente seria e preoccupata.
Lui non rispose, ma la smorfia della bocca fece capire alla Grifondoro che aveva catturato la sua attenzione.
- Non ti azzardare a trattare male Laurel. – la voce di Hermione fu irriconoscibile.
- Cosa?
- Laurel non è come Nate o Thomas. Non è come me, o come i membri della mia famiglia, che puoi trattare con sufficienza. È chiaro? – domandò, con la mascella contratta e un’espressione rigida sul volto, che stonava con i suoi tratti delicati.
- Cosa stai dicendo, Granger? – chiese Draco, perplesso e sorpreso dal suo comportamento e dal suo cambio di umore repentino, non appena aveva nominato la cuginetta.
- Se Laurel ti chiede attenzioni, tu dagliele. Se vuole giocare, gioca. Se…
- Granger, cosa Merlino stai dicendo? Perché mai dovrei assecondare le richieste di una mocciosa?
Lo sguardo di Hermione si indurì talmente tanto, che per un attimo Draco desiderò rimangiarsi quello che aveva appena detto.
- Fai come ti ho chiesto. – mormorò.
- Granger, mi spieghi perché…
- Non c’è niente da spiegare, Malfoy. Non su questo argomento, non su Laurel.
E poi se ne andò, alzandosi di scatto come se fosse stata pungolata e scomparendo della sua vista. Fu talmente veloce che Draco a malapena si accorse di lei e del suo pigiama azzurro confetto che lasciavano la stanza degli ospiti in fretta e furia. Udì a stento un “buonanotte” biascicato tra i denti, ma poteva benissimo esserselo solo immaginato.
 
Troppo veloce e troppo repentina quella fuga, per essere stata naturale.
 
Che l’argomento “Laurel” fosse delicato per la Grifondoro, Draco l’aveva capito, anche se ne ignorava le cause; e la conversazione che avevano appena avuto sulla bambina non faceva altro che confermare l’idea che Hermione avesse qualche problema con la cuginetta.
- Bah. – borbottò semplicemente, sdraiandosi sul letto e decidendo di non pensare più alle stranezze della Granger.
Draco rimase sveglio per un bel po’, prima di riuscire ad addormentarsi. Passò qualche ora a fissare il soffitto, estraniandosi dalla realtà, come se fosse rinchiuso in una bolla ovattata dove nessun rumore osava disturbarlo.
E forse fu un bene che il ragazzo non prestò ascolto a ciò che lo circondava.
Perché se la sua mente avesse fatto solo un po’ più di attenzione, se fosse stata appena più ricettiva, avrebbe udito dei singhiozzi disperati, soffocati malamente contro un cuscino.
 

 
 
 
 
 
 

 
Angolo Autrice
 
* La frase “RIVELATI PICCOLA CANZONIERA” è una frase che ho ripreso da un film il cui protagonista era Johnny Deep! Quella parte mi aveva fatto morire dal ridere e non ho resistito! Ho ripreso la frase del film e l’ho messa qui. Vi sfido a capire di quale film si tratta!
 
Comunque…
Ecco qua finalmente il capitolo! Vi avevo detto che avrei aggiornato abbastanza in orario, no? :) Dopo quattro settimane finalmente ce l’ho fatta! Meglio che tre mesi, dai! ^.^
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno la metà di quanto è piaciuto a me! Come avevo scritto nelle note dell’altro capitolo, è uno dei miei preferiti, quindi non smontatemi, eh xD
Bene….parlando di cose serie….la scuola è ricominciata e io sono depressa T.T Ah, no, questo non c’entra nulla xD (Però è vero :P) Comunque, per il motivo sopra citato, non mi dilungherò molto in queste note, anche perché sarei capace di riempirle di lamenti e piagnistei e far deprimere anche voi :3
Come avrete notato questo capitolo è tutto incentrato su Draco e Hermione – che in quest’ultimo periodo avevo un po’ trascurato e messo da parte, diciamocelo :P – e principalmente sull’allegria e la gioia del Natale. Però sapete quanto il mio stiel sia incline al drammatico, motivo per cui c’è una piccola nota che stona in questo capitolo pieno di gioia: Laurel. Ho lasciato un alone di mistero intorno a questa bambina, ma forse i più intuitivi hanno già capito cosa stia nascondendo Hermione sulla cuginetta. Ovviamente, io non ho intenzione di spoilerare nulla xD
Per il prossimo capitolo, onestamente, non so quanto ci sarà da aspettare, ho qualcosa di pronto (anche se non è moltissimo) e magari – dato che siamo sempre a inizio scuola – i tempi di attesa non saranno lunghi, sperando che i professori ci lascino respirare per il mese di settembre. Però non prometto niente, ecco.
Penso inoltre che, insieme al prossimo capitolo, pubblicherò anche il capitolo di un’ALTRA mia nuova Dramione! In realtà prima volevo terminare questa storia, ma il primo capitolo, visto che è pronto da tanto tempo, lo volevo postare. Quelli che hanno buona memoria forse si ricordano che avevo accennato un po’ di tempo fa di questa nuova idea….più di un anno fa in effetti. Ahahah non ho ancora cominciato a pubblicare la nuova storia e già sono in ritardo xD
Ok, a parte le battute squallide in cui mi prendo in giro da sola, chiudo qui queste penose note, che mi sto trattenendo dal cancellare.
Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno messo la mia storia tra  le seguite/preferite/ricordate e anche a chi legge in silenzio.
Ma, soprattutto, un GRAZIE speciale, gigante, e pieno di affetto a chi ha recensito lo scorso capitolo: Harry Potterish, Black_Yumi, Stella94, KakashiLoveRabbits, Martin Eden, Lierin_, anonima K Fowl, Anisha, LolaG99, XanderXVII, Jocker157, _memories_, _yellow_, lost in fangirling, Lita97, sophie5, io_amo_siriusblack, NiniBella, Dolcemente_imperfetta, AleGrangerMalfoy, MimiRyuugu, _Giuls17_, Slytherin_Ss, Felpick93, Draco the best, LilyLovegood, BrookeDonovan, pinkopallinaXD, gio_lesa, tonks17, chiara_1997, 17pally, Dramione99, Notteinfinita e piumetta.
Io…niente, non so più cosa dire. Grazie di cuore. Vi voglio bene ragazze :)
Un abbraccio super-mega-iper-stritolante e chi più ne ha, più ne metta,
flors99
  
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