Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Jay_Myler    24/09/2013    2 recensioni
In questo gioco mi ha sempre colpito molto Castiel, e forse è proprio per il suo disegno nella pubblicità che, incuriosita, sono andata a vedere di che cosa si trattasse Dolce Flirt. Ma quando nei primi due episodi ho incontrato Ken, non ho potuto fare a meno di trattarlo bene e – come avrete visto se avete mai giocato – quando il personaggio, la Dolcetta per intenderci, rispondeva male a Ken o pensava cose cattive su di lui, la riprendevo ad alta voce come una pazza che parla al suo computer. Poi si sa, stiamo parlando di un gioco di dating game, una visual novel, era scontato che quell'anonimo ragazzetto occhialuto sarebbe diventato uno strafigo e così trattandolo bene e tenendo il suo peluches sul comodino l'ho aspettato con ansia e il mio trattarlo bene ha ripagato i miei sforzi.
Spero vi piaccia e buona lettura.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Kentin, Nathaniel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Ivy...?»
Kentin entrò con un misto di spavalderia e di titubanza sapendo a chi stesse andando incontro ma non a cosa: non sapeva che reazione potesse avere la ragazza nei suoi confronti, l'aveva vista scappar via quando lo aveva beccato a baciare Ambra, ma per lui le ragazze erano sempre state un mistero e non riusciva a capire a pieno il motivo della sua fuga, ma sapeva di sicuro che aveva fatto una grossa cavolata. Passo dopo passo, mentre si avvicinava sempre di più al soppalco di legno, iniziavano ad affiorargli nella mente tutti i vecchi episodi, tutte le belle esperienze che avevano vissuto insieme: quella serra non faceva altro che spronarlo a perdersi in dolci ricordi passati lì dentro.
Chissà se ancora in qualche angolo di quella serra stava il loro vaso di calle, che avevano iniziato a piantare e curare con amore; avevano deciso di intraprendere insieme questo progetto, controllando ogni giorno quella pianta e aspettando che nascessero i fiori più belli mai visti. Questa idea gli era venuta in mente ricordandosi che quei fiori erano i preferiti di Ivy e che la loro fioritura coincideva proprio con il mese di nascita della ragazza: Kentin contava di riuscire a coltivare le più belle calle che si potessero mai trovare per regalarle un fascio il giorno del suo compleanno. L'idea romantica per passare più tempo con lei appassì nello stesso giorno in cui suo padre andò a prenderlo a scuola per farlo trasferire; da quel giorno Kentin perse ogni contatto con quei fiori ed anche con il suo amore, entrambi, ancora in erba. Ivy si era sempre comportata bene nei suoi confronti, passavano le ore buche insieme, pranzavano insieme, uscivano da scuola ed andavano a passeggiare, si facevano compagnia fino al punto di separarsi per tornare alle loro case; non c'era mai stata una volta in cui lo avesse trattato male o con sufficienza, ma questo al ragazzo non era bastato per avere la sicurezza di essere ricambiato e così aveva preferito vivere nella sua incertezza a crogiolarsi nelle mezze verità e nelle vane supposizioni. Ora le cose erano cambiate, lui era cambiato e l'unica cosa che gli era venuta in mente appena ritornato in quel liceo era stata quella di ripagare con la stessa moneta la gente che lo aveva ferito, senza una vera ragione... ma non aveva pensato alla persona che lo aveva sempre, trattato bene.
«Ivy lo so che sei qui, vorrei solo che mi ascoltassi»
Da due grossi sacchi di terriccio si alzò un sottile scricchiolio, che Kentin prese per un segno che la ragazza fosse realmente lassù ad ascoltarlo e che si fosse leggermente spostata facendo quel rumore su quelle assi non troppo stabili.
«Io vorrei spiegarti la situazione, quello che hai visto prima...»
«Tu devi spiegarmi qualcosa in più rispetto alla semplice situazione. Chi sei tu?»
Kentin restò sorpreso dalla velocità con cui la ragazza sbucò da dietro quei grossi sacchi, ma rimase allibito più per la domanda che gli aveva rivolto; lei non si ricordava chi fosse, non lo aveva affatto riconosciuto.
«Ma come... non mi... riconosci?» le chiese tra un misto di confusione ed una certa gratificazione; se neanche le sua amica di infanzia lo aveva riconosciuto, significava che aveva subito un gran bel cambiamento drastico.
«Sono io, non ricordi? Ti do un indizio, ci conosciamo da molto tempo ed ho cambiato liceo solo per te»
Sulle labbra di Kentin si increspò un lieve sorriso che sparì immediatamente quando vide che l'altra parte non ricambiava.
«Io conoscevo Ken, un ragazzo tanto tenero e generoso, che per me cambiò addirittura liceo; non so chi tu sia diventato ora»
Negli occhi della ragazza c'era qualcosa che ardeva, ma non era una semplice emozione nel rivedere il suo vecchio amico, era più che altro un misto di emozioni, delle quali la maggior parte non promettevano nulla di buono.
«Preferisco che tu mi chiami Kentin adesso, sai è il mio nome completo»
«Cos'ha che non va Ken?»
«È un nome... da bambini, uno stupido soprannome che non mi piace più»
«Quindi ora saresti Kentin!» sentenziò la ragazza scandendo quel nome come se stesse nominando una delle cose più deplorevoli esistenti.
«Esatto. Un anno con mio padre mi ha cambiato sostanzialmente, sia fuori che dentro; ma io ricordo che mi hai sempre trattato bene e questo non lo dimentico» le disse sorridendole.
Ivy pensò che fosse davvero carino quando sorrideva – come lo era sempre stato d'altronde – ma pensò anche che fosse un gran bastardo; soppesando le parole che le aveva rivolto, aveva trattato il loro rapporto alla stregua di un campo reduci di battaglia, dove si rende grazie ai proprio alleati promettendo di ricambiare il favore una volta o l'altra... ma per lei trattare bene Ken non era mia stato un favore, era sempre stato un piacere, un piacere di cui non voleva privarsi, ed ora dopo tanto tempo in cui aveva sperato di rivederlo si era presentato questo bellimbusto pieno di sé che pensa di avere la sua vita tra le mani solo da questo istante in poi, facendosi giustizia da solo come nel far west.
Lui non lo avrebbe dimenticato – aveva detto.
Lui aveva già dimenticato e non se n'era nemmeno accorto.
Porre la loro relazione ad almeno due gradini sotto di dove era rimasta quando si erano lasciati era un colpo basso, che aveva già preso in forma nella sua mente appena l'aveva rivisto; il suo radicale cambiamento lo aveva portato ad imporsi mire più alte, nulla di male o di strano in questo, se non fosse che tra le sue vecchie mire molto più basse rientrasse a far parte anche lei, mentre il suo posto era stato preso da una molto più avvenente – almeno per i canoni attuali del ragazzo – Ambra.
«Tu, farabutto!» gli urlò contro mentre si avvicinava a lenti passi alla scala per scendere, puntandogli un dito contro. «Pensi di poter tornare e poter fare i tuoi comodi? Per me non c'è nessun problema visto che la pensi così; io ti ho sempre trattato bene eh? Ma tu? Facevi tanto l'innamorato perso eppure in tutti questi anni non mi hai mai...» continuò a scandire scendendo i primi scalini. «E poi mai, saputa prendere!» e con il terminare della frase lo scalino sul quale stava poggiando il piede per scendere si ruppe. Ivy visse quella frazione di secondo come il più lento della sua vita, vedendo quella scena come a rallentatore; con un piede nel vuoto e l'altro che aveva perso la presa si trovò a cadere dal penultimo gradino di quella pericolante scala, aspettando l'imminente impatto con il pavimento. Chiuse gli occhi, cercando di evitarsi la scena, mettendo le mani in avanti per evitare di peggiorare la situazione, anche se l'angolazione da cui stava cadendo non le avrebbe permesso di diminuire i danni attutendosi l'atterraggio con le mani.
Stranamente quel toccare terra fu meno doloroso e più morbido del previsto.
«Presa... al volo»
Ivy aprì gli occhi e si accorse che l'inaspettato morbido pavimento erano le più comode braccia di Kentin, che l'aveva presa al volo; sentì i suoi muscoli avvinghiarla e stringerla in un protettivo abbraccio, che l'aveva salvata dal cadere a terra senza complimenti.
Stargli così vicina le faceva un certo effetto, quel ragazzo era davvero lo stesso Ken di una volta, questo era il suo potenziale inespresso, era come ai suoi occhi era sempre stato quell'esile ragazzo di una volta, solo che adesso potevano ammirare la sua vera bellezza tutti, in quanto tangibile ad ammirabile. Tutta quell'ostentazione lo aveva cambiato, anche se in fondo era sempre lo stesso; il suo modo di porsi era cambiato e lei non voleva ricominciare da capo il loro rapporto quando meno di un anno prima era quasi ufficialmente la sua ragazza; non lo avevano mai detto apertamente, ma chiunque li incontrasse li considerava come fidanzati, vedendo tutto il tempo che spendevano assieme ed il loro affiatamento. Ma adesso le cose erano saltate, non c'era più l'affinità di una volta probabilmente, almeno non da parte di Kentin, che preferiva la bionda principessina che una volta era stata la sua carnefice. Alzò la testa e notò di essere a meno di venti centimetri dalla sua faccia, proprio come lo era stata pochi minuti prima con Castiel; ma mentre con il rosso non aveva avuto problemi a spostarselo da davanti, il solo pensare che da lì a qualche secondo avrebbe dovuto allontanarsi da lui la faceva soffrire. Quel verde dei suoi occhi non era cambiato di una virgola, ma vide che la luce che nei suoi occhi brillava una volta – visibile per lei anche da sotto quegli immensi occhiali – era scomparsa; non sapeva di chi o di che cosa fosse la colpa, se era solo una cosa temporanea o meno, ma prese questa cosa come un segno del destino, un indizio che il suo Ken non c'era più. Avrebbe voluto bearsi ancora del loro verde cristallino, ma ormai con un gesto leggero ed appena accennato aveva allontanato da lei il suo salvatore, che assecondando i suoi lenti e dolci movimenti era indietreggiato di tre passi mentre ascoltava il suo ''Grazie'' appena bisbigliato; era la seconda volta nella stessa giornata che sentiva quel tono deluso da parte di quella ragazza nei suoi confronti.
Senza scomporsi, Ivy capì che quello non era più il suo posto, forse non era mai realmente stato o forse era terminato di esserlo il giorno stesso in cui l'aveva lasciata, fatto sta che non sopportava più quel peso che c'era tra di loro dopo averlo visto cambiare radicalmente di personalità. Non era la troppa fiducia in sé che la infastidiva, anzi aveva pregato per anni che il suo amico avesse più fiducia nelle sue capacità e nella sua persona, ma adesso quel suo prendere fiducia e coscienza di sé lo aveva piazzato fuori dalla sua portata.
«Kentin puoi fare e baciare chi ti pare; l'importante è che io abbia capito quale sia il mio posto. Mi spiace che tu abbia confuso la mia disponibilità con opera di pietà o simili, io ero davvero affezionata a Ken, lo volevo bene per quello che era e lo vedevo così anche prima che affrontasse un anno in accademia militare; probabilmente sono diventata al di sotto delle tue possibilità, forse mi consideravi alla portata all'epoca ed adesso una cosa di poco conto, ma non preoccuparti, puoi anche dimenticarti che ti ho trattato bene, perché quello da parte mia, non era di certo un favore, ma era fatto con il cuore. Mi manca il vecchio Ken»
«Forse solo a te manca» le disse il ragazzo distaccando leggermente lo sguardo da lei e fissando il pavimento, per poi tornarla a guardare.
Ivy alzò lo sguardo per incrociare il suo ed allora Kentin capì perché fin a quel momento la ragazza era stata con il capo chinato.
«Se vuoi scusarmi adesso, avrei da fare» e senza aggiungere altro o dargli il tempo di risponderle, di passo svelto uscì dalla porta, mentre lacrime acerbe cadute senza che volesse, l'accompagnavano in una scia umida e luminosa, lasciando piccole chiazze scure sul pavimento dello sgabuzzino nel retro serra.
Adesso si trovava da solo, con una faccia da scemo, senza aver ben capito cosa fosse successo, senza aver afferrato in pieno la situazione, ignorando a che punto fosse arrivata la loro relazione; Ivy doveva aver frainteso, non c'era nulla che lo legava ad Ambra, l'unica con cui voleva passare del tempo era sicuramente lei, in fondo prima che partisse avevano un rapporto molto stretto. Quello che Kentin voleva era una sorta di ricominciare da capo, partendo sempre dalla loro amicizia, ma cercando di azzerare i vecchi ricordi di Ken; ormai era diventato un uomo ed era pronto a vivere la sua nuova vita, ma non aveva preso in considerazione di perdere la sua unica vera amica. Una volta era davvero spudorato ed infantile e le ripeteva tutti i giorni che l'amava ed Ivy lo riprendeva qualche volta, adesso che si comportava da uomo maturo cercando di riaprire un ponte per la loro relazione, lo riprendeva... non le andava mai bene nulla. E così per la seconda volta lo fece rimanere con l'amaro in bocca; la prima volta era stata quando non aveva avuto risposta ad una sua domanda prima di partire, una domanda per lui di cruciale importanza, che le aveva ripetuto più di una volta... ma la ragazza aveva temporeggiato e fatto scena muta fin quando il padre non lo aveva trascinato con sé il lacrime.
«Strane le donne eh?»
Kentin si girò e vide che alle sue spalle, con in mano una cesoia, c'era Jade che stava potando una pianta in vaso. «Non mi stavo facendo gli affari vostri ma ragazzi, eravate nella mia serra ed io mi stavo occupando delle piante»
Il giardiniere non era famoso solo per il suo pollice verde ma anche per la sincerità con cui dava i suoi consigli; era stato uno dei pochi amici che aveva avuto al liceo in quei pochi mesi in cui aveva frequentato.
«Jade, cosa c'è che non va? Prima ero troppo piccolo ed immaturo, ora sono cresciuto e maturato e nessuna delle due versioni andava bene, adesso è arrabbiato con me e non so cosa fare»
«Qualunque cosa tu abbia fatto, l'hai fatta grossa, questo è sicuro; le donne non sono così complicate come ci paiono, sono molto più semplici del previsto. Per te ho un consiglio, ma anche qualcosa da mostrarti»
«Spara il consiglio» gli disse sedendosi su uno dei tavolo facendosi spazio tra i vari vasi.
«Allora Kentin» disse scandendo bene il nome, a dimostrazione che aveva sentito tutta la loro conversazione di prima «Prima capisci l'errore, prima arrivi alla soluzione; prima stavate parlando di un bacio, sono davanti ad un caso di triangolo amoroso o...?»
«No, affatto, io per Ambra non provo assolutamente nulla, era una semplice vendetta, ma Ivy ha visto solo la parte in cui la baciavo, scappando proprio poco prima del momento in cui l'ho trattata alla stregua di una qualunque mettendola al suo posto una volta per tutte. Ed io ed Ivy... non siamo mai stati una coppia, quindi non possiamo definire questa situazione un triangolo amoroso»
«Beh da come l'avete espressa entrambi avete un modo diverso di vederla; il mio consiglio è quello di lasciarla stare. Non dico di mollare la presa, ma di darle del tempo per assimilare tutto questo tuo cambiamento; io vi conosco entrambi, ma lei da più tempo visto il tuo trasferimento e ti posso assicurare che lei per tutto questo tempo ti ha sempre...»
«Ma certo» esclamò Kentin come se avesse trovato la soluzione a tutti i suoi problemi. «Deve essere spaventata da me ora, non sono più come una volta, è questo il problema»
«Si, ma fammi dire anche che fin dal minuto dopo che te ne sei andato lei...»
«Deve metabolizzare la cosa, in fondo anche io non l'ho ancora fatto in pieno, quindi come darle torto» continuò imperterrito nel suo filo logico, ignorando Jade che gli parlava.
«Certo, ma devi sapere che anche da prima che tu migliorassi così tanto esteticamente lei...»
«Grazie Jade, mi hai aiutato molto» gli disse sorridendogli amichevolmente.
«Volevo mostrarti una cosa!»
«Magari un'altra volta eh? Devo andare a pensare ad una strategia vincente per quando si sarà ripresa. A presto!»
Jade vide scomparire anche il secondo ragazzo dalla serra rimanendo da solo con le sue piante.
«Se avesse aspettato un minuto di più le cose avrebbero avuto un senso anche per lui... tornerà quando sarà pronto a sapere la verità» si disse tra sé mentre si inebriava dell'odore dolciastro dei suoi nuovi fiori.

 

«Tornerai?» gli chiese guardandolo per la prima volta negli occhi.
«Solo per te tornerò; tu mi spetterai?»
A Ken iniziarono a bruciare gli occhi, era una condizione che conosceva fin troppo bene, stava per mettersi a piangere; già non vedeva nulla anche con i suoi occhiali, con le lacrime che gli offuscavano la vista sarebbe stato impossibile vedere per un'ultima volta il viso di Ivy prima di partire.
- Smettila di fare lo stupido Ken! Non piangere! - si ripeteva mentalmente cercando di trattenersi, stringendo ancora di più le mani della ragazza. Nemmeno un minuto dopo il ragazzo era scoppiato il lacrime, mentre aspettava trepidante una risposta; non riusciva più a vedere nitidamente, ma gli pareva che la ragazza non fosse commossa quanto lui e per di più non gli stava dando una risposta.
Mentre singhiozzava si sentì tirato via per un braccio, mentre le sue mani scivolavano via da quelle della ragazza.
Ivy scoppiò in lacrime mentre Ken le veniva portato via, con una mano ancora protesa gli diede la sua tanto agognata risposta; ma ormai era troppo tardi, non la sentiva più. Tra le mani solo un pezzo di carta che le aveva dato il ragazzo, con sopra impresso l'indirizzo ed il numero del campo dove sarebbe andato.



Ivy stava andando a prendere le sue cose nell'armadietto, per chiudere quella giornata il più presto possibile; Jade non se la sarebbe presa a male per il suo disertare una giornata al club. Bastava chiedere un permesso a Nathaniel e tutto sarebbe stato risolto; era sempre stata una studentessa modello, con rare assenze e mai brutti voti, quindi non era il tipo che destava sospetti per un'uscita anticipata senza motivo, anche se questa effettivamente non era una vera e propria emergenza.Si avviò diretta al suo armadietto, convinta che non ci sarebbero state questioni da fare e che se ne sarebbe andata subito, passò davanti alla sala delegati e vide Nathaniel impegnato a parlare con Melody, che le fece segno di aspettare un minuto.
«Tu, devi smetterla di starmi sempre tra i piedi»
Ambra le apparve alle spalle, guardandola con un'aria di chi la stava cercando da un po' di tempo.

«Fidati che non ci tengo affatto ad una cosa simile; ma meglio stare sempre in mezzo, che baciarsi la gente che...»
«Hey, tu ti sei già accaparrata i due gemelli che sono arrivati da poco, io dovevo pur fare qualcosa per prenotarmi il nuovo arrivato» disse Ambra facendo spallucce.
«Nuovo arrivato? C'è un nuovo ragazzo e ti sei baciata anche quello oggi?»
«Non fare la finta tonta, ci hai visto prima, mentre ci baciavamo; sai quel bel ragazzo castano con gli occhi verdi ed il pantalone cargo in stile militare» le disse sogghignando con l'aria di chi aveva appena avuto il dessert più buono.
«Ehm, quello era Ken»
Il colorito della bionda platinata iniziò a diventare più simile a quello di un lenzuolo.
«Cosa?»
«Ken, ti ricordi quel ragazzetto che stava sempre con me a cui rubasti i soldi? Sai è per colpa tua che se n'è andò – brutta strega acida» disse abbassando la voce sull'ultima parte della frase. Ma Ambra sembrava non aver sentito, continuando a scuotere la testa.
«No, io questa non me la bevo, mi stai mentendo»
«Vai e chiediglielo tu stessa; sempre se ti parla, a quanto so i vostri colloqui non hanno molte parole»
Ambra si girò scandalizzata, mentre con un passo decisamente troppo ondeggiante anche per lei, stava andando nel bagno delle donne.
Proprio come aveva contato Nathaniel non le fece troppe domande per il permesso anticipato; non tutti sapevano che Ivy aveva l'emancipazione, visto che i genitori erano sempre lontani da casa e non stavamo praticamente mai con lei; era cresciuta sempre da sola, appoggiandosi magari a parenti vari, ma contando sempre sulle sue forze. Ora era una zia che le dava supporto, ma una volta raggiunta l'età giusta aveva deciso di emanciparsi per cavarsela definitivamente da sola.
Forse questo era uno dei tanti motivi per cui si era affezionata così tanto a Ken, di certo uno dei tanti che l'aveva portata ad innamorarsene: il suo continuo esternarle i suoi sentimenti la faceva sentire bene e sopperiva alla mancanza d'affetto che aveva avuto negli anni da parte della sua famiglia.
Ivy si sentiva tradita da Ken, o meglio da Kentin.
Lei era rimasta per tutto quel tempo ad aspettarlo come la stupida per poi ritrovarsi con un belloccio tutto fumo e niente arrosto; cosa lo aveva spinto a cambiare così radicalmente? Il suo Ken era già bello com'era, il suo carattere lo rendeva speciale, la sua personalità lo rendeva frizzante; le faceva piacere che era diventato meno appiccicoso e servile, in quanto adesso si apprezzava di più come ragazzo, come uomo, aveva anche lui un'autostima.
Rientrò a casa lasciando le chiavi sul mobile del corridoio, e trascinandosi a tentoni fino camera sua, stanca più emotivamente che fisicamente, ma comunque a pezzi. Abbandonò il suo zainetto sulla sedia della scrivania ed andò nel bagno a riempire la vasca, accese le sue candele profumate alla vaniglia e mise il suo cd preferito nello stereo, aspettando che il suo bagno caldo fosse pronto; mentre si spogliava, si accorse di non riuscire a togliersi di dosso però, i mille pensieri che le affollavano la mente su Ken. Vederlo con Ambra le aveva spezzato il cuore, voleva dire che lei non era affatto il suo tipo di ragazza, ma la frequentava solo perché la considerava un ''bersaglio'' abbordabile, o almeno di più rispetto alle altre ragazze; si sentiva usata da quel ragazzo, anche se non riusciva ancora a concepire questo ragionamento, tenendo presente Ken, sempre insicuro ed emotivo che la seguiva ovunque andava; ma ormai quel Ken non c'era più. Poi il suo considerare la sua disponibilità come una cortesia ad un povero ragazzo senza amici l'aveva fatta di sicuro imbestialire, quello zoticone non capiva proprio nulla di donne ed a conferma bastava vedere tra le braccia di chi si era buttato appena tornato.
Il suo orsacchiotto era sempre lì, immobile e silenzioso a fare la guardia al suo sonno quando dormiva la notte, sempre sull'attenti per darle affetto quando ne aveva bisogno; ma non era il peluche in sé che attirava la sua attenzione adesso, quanto quello che c'era sotto il peluche. Sotto c'era una piccola scatolina in cartone con dentro il biglietto che le aveva lasciato Ken prima di partire, con sopra un indirizzo ed un numero, ai quali aveva inviato milioni di lettere e chiamate ma...
Sentì il profumo vanigliato delle sue candele pervadere anche la camera e così si arrese all'idea di lasciar perdere almeno per quella sera - per quel bagno quanto meno - la sua delusione.


 

«Aspetta chiudi gli occhi e non sbirciare»
«Come potrei se non vedo niente con questa benda sugli occhi; dove mi hai portata Ken?»

Ivy rimase immobile sul posto dove l'aveva lasciata, curiosa ed un po' ansiosa nel sapere cosa stava facendo lì.
«Ecco ora puoi vedere»
Ken le tolse la benda dagli occhi.
«Un vaso?»
«Un vaso!»
«Ma...» disse la ragazza avvicinandosi alla pianta in vaso che le aveva posto davanti. «... sono calle vero?» chiese sorridendogli.
«Lo saranno» esclamò Ken raggiante. «Ho pensato che potremmo curarle insieme, sarà il nostro progetto botanico che ci avevano chiesto di fare, cosa ne dici?»
«Adoro le calle ed adoro il fatto che tu te ne sia ricordato» gli disse abbracciandolo forte.
«Sei unico Ken»



Jay Myler
© ALL RIGHT RESERVED ©

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Jay_Myler