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Autore: AllePanda    24/09/2013    8 recensioni
Questa è una domanda che certamente ci siamo fatti tutti: cosa sarebbe successo se Peeta Mellark avesse "osato" un po' di più con Katniss, fosse corso sotto la pioggia per porgerle il pane, le avesse poi rivolto la parola e lei a poco a poco si fosse innamorata di lui? Vuole essere una storia breve, di pochi capitoli ma intensi (almeno spero). Buona lettura :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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The rain has stopped – capitolo IV   "AMICI MAI?!"

La giornata comincia a rilento. Tra meno di una settimana avranno inizio gli Hunger Games e noi tutti saremo costretti a fingerci entusiasti. Visto che anche quest’anno la fortuna è stata a mio favore e non sono stato estratto posso godermi questi pochi giorni di tranquillità prima dell’inizio dei giochi. Le strade del Distretto 12 sono deserte. Il palco antistante il palazzo di giustizia non è ancora stato smontato. In giro ci sono ancora più pacificatori del solito, intenti a smontare gli striscioni con lo stemma della capitale e controllare che tutti tornino a svolgere tranquillamente le proprie mansioni quotidiane. La scuola non riprenderà prima di un mese, così noi ragazzi avremo tutto il tempo per “goderci” i giochi della fame. Anche chi lavora dovrà restare fermo per almeno due settimane, a parte pochi esercenti che come noi si occupano di beni di prima necessità. Normalmente io do una mano giù al forno ma oggi mio padre mi ha detto di prendermi una giornata libera. Ho notato che lo ha fatto anche lo scorso anno. Credo sia il suo modo per farmi sapere che è felice di avermi ancora con lui, un po’ come se dicesse: “ce l’hai fatta, sei vivo e quindi goditi il tempo che ti è stato concesso finché puoi…cioè, fino alla prossima mietitura!” . Così eccomi qui a girovagare per il distretto con mille immagini a martellarmi il cervello. “Ciao” ho detto a Katniss ieri dopo la mietitura avvicinandomi a lei “Ciao” ha risposto lei con sguardo indecifrabile.  L’ho fissata a lungo senza riuscire a dire niente, riuscivo solo a pensare a quanto fosse bella. Non l’avevo mai vista vestita da donna. Ecco un lato positivo del giorno della Mietitura, (se mai ce ne possono essere di lati positivi, insomma, bisogna proprio volerli trovare ma la disperazione fa fare questo ed altro): tutti siamo vestiti al meglio, i nostri genitori ci coccolano un po’ di più e soprattutto, se non vieni estratto, per festeggiare si cena con quanto di più buono si riesce a racimolare. La cena migliore dell’anno. Basta non pensare al fatto che due ragazzini sono appena stati condannati a morte certa senza aver fatto nulla di male, che due famiglie verranno distrutte dal dolore e che quel ragazzo potevi essere tu…  
Ad ogni modo alla fine è stata lei a sorprendermi visto che io, per una volta, non sono riuscito a trovare le parole. “Anche quest’anno è andata. Più tardi devo passare al forno…non ti ho ancora pagato il pane che tuo padre mi ha dato l’altro ieri” mi ha detto. “No, non serve. Mi ha detto che gli hai fatto pagare di meno gli scoiattoli” ho subito replicato. Dopodiché il silenzio è piombato nuovamente tra di noi. Ne ho approfittato per lanciarle un’occhiata di sfuggita e i suoi occhi grigi mi hanno raggiunto, diretti. “Ok. Allora ciao” ha detto lei facendo per andarsene. Stava quasi per confondersi del tutto tra la folla di ragazzi e ragazze che si allontanavano dal palco, sollevati, quando ha fatto dietro front e mi ha chiamato. “Peeta!”. Lo sguardo rivolto alle mie scarpe. “Senti…io e Gale stamattina abbiamo raccolto le more e…pensavamo di mangiarle assieme se andava tutto bene. Per cena cucineremo pesce appena pescato e quindi…Ti unisci a noi per cena?”. Le sue parole mi hanno enormemente sorpreso. Da un lato il fatto che lei e Gale fossero d’accordo per festeggiare assieme, accompagnato al ricordo della sera precedente mi ha fatto provare una specie di stretta al cuore, ma dall’altro un’enrome confusione mista a qualcos’altro mi ha pervaso. Non illuderti Peeta, mi sono detto. Lei non sarà mai per te quello che speri… Le ho sorriso, ma ho detto di no. “Mi spiace, sai, la mia famiglia…beh, loro non capirebbero. Ceniamo sempre a casa la sera della mietitura” ho biascicato dicendo la prima cosa che mi veniva in mente. In realtà non ho detto un bugia, ma mio padre avrebbe capito. La verità però è che non volevo mettermi in mezzo. Non voglio. Fare il terzo incomodo non è mai stata la mia più grande aspirazione. Insomma, a volte non so cosa le passi per la testa. Che avrebbe detto Gale? Sicuramente quando lui aveva cheisto a Katniss di festeggiare assieme non aveva pensato “speriamo che venga anche Peeta!”. Insomma, mi sono risparmiato un bel po’ di imbarazzo nonché il disagio di Gale. E’ questo che mi dico mentre cammino verso il Giacimento. La casa di Katniss ormai non è troppo lontano. Fa caldo. Il sudore mi imperla la fronte. D’improvviso mi preoccupo di essere presentabile. Non mi sono mai curato troppo del mio aspetto anche se ho capito con il tempo di essere considerato un tipo carino dalle ragazze della mia classe, ma per quello che voglio fare ora, beh, vorrei che mi vedesse al meglio. Ci ho pensato tanto. La mietitura di ieri mi ha dato la carica giusta assieme agli ultimi avvenimenti, sennò credo che mi sarei portato questo nella tomba. Ed è quest’ultimo pensiero a spronarmi. E se fossi stato estratto? Davvero voglio morire senza neanche averci provato a dichiararmi alla ragazza che mi piace? Infondo lo so che cosa risponderà, ma diamine, lo devo fare. Almeno mi metterò il cuore in pace e me ne farò una ragione, ma potrò farlo solo se le sue parole saranno abbastanza dirette come Katniss sa essere sempre. Ed eccomi qui. Sobbalzo quando mi accorgo che lei è lì sul portico assieme alla sorellina. La vedo pettinarle i capelli con una spazzola e poi prenderli ed intrecciarli rapidamente. Prim sorride. E’ una ragazzina buona e intelligente, Katniss me la presentò tempo fa. La cosa che mi fa più tenerezza è che entrambe le sorelle si vogliono un bene dell’anima. Molte volte mi sono riscoperto ad invidiare il loro rapporto così stretto. Se penso a me e i miei fratelli mi rendo conto che per loro io non conto davvero nulla. Non giocavamo assieme nemmeno da piccoli, l’unica cosa che ci capitava di fare spesso era la lotta. Forse dipende dal fatto che siamo maschi…
- Peeta! – è l’esclamazione stupita di Katniss quando mi vede. – Ciao…Pensavo, visto che oggi ho la giornata libera, ti andrebbe di “fare un giro”? – chiedo con le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni, saltellando quasi sul posto per la tensione. Katniss sorride – certo. Aspetta solo un secondo – risponde, dopodiché corre in casa a recuperare una piccola sacca di cuoio che mette a tracolla, saluta Prim e la madre e mi raggiunge. – Mi raccomando Paperella fai la brava. Ci vediamo stasera! – dice e dà un bacio veloce in testa alla sorella. Quel semplice gesto, così caloroso, mi fa sentire bene. A casa mia capita così raramente che ci si scambino gesti d’affetto. Katniss si incammina distanziandomi presto a grandi falcate. Appena ci allontaniamo abbastanza dall’abitazione di Katniss, lei si volta verso di me e mi si avvicina. Visto che resto di nuovo in silenzio mi dà un pugno leggero su una spalla. – Ehi… allora, solito giro? – chiede. Deglutisco. – Si…il solito posto andrà bene – rispondo semplicemente. – Dovremo fare attenzione ai Pacificatori, ce ne sono ancora parecchi in giro – replica. – Già…-. – Comunque dovevo uscire per controllare le trappole – prosegue lei tranquilla. Era da un po’ che non andavamo nei boschi, me ne rendo conto pensando al fatto che l’ultima volta eravamo tutti e due avvolti in una giacca pesante e invece ora posso osservare Katniss, davanti a me, vestita con una semplice camicetta bianca e un paio di pantaloni corti sopra il ginocchio. Anche io indosso una semplice camicia dello stesso colore e nonostante tutto sono in un lago di sudore dato che è mattina inoltrata e il sole sta per arrivare allo zenit. I suoi raggi bollenti che vanno a proiettarsi sugli alberi si riverberano anche tra le foglie e illuminano a tratti la lunga treccia di Katniss che è lucente e setosa come sempre. Se possibile la trovo ancora più bella di ieri perché questa è la vera lei, la ragazza del bosco. La vedo avvicinarsi al tronco cavo dell’albero dove nasconde l’arco che le costruì suo padre. Da un altro tronco tira fuori la faretra con le frecce. – Non dovevi controllare le trappole? – chiedo, giusto per intavolare un discorso. Le si volta verso di me – non si sa mai – spiega semplicemente – potrebbe arrivare qualche animale selvatico-. – Già…-. Raggiungiamo velocemente il nostro solito albero e ci sediamo all’ombra per riprendere un attimo fiato. Più che altro sono io quello stanco, Katniss è abituata a percorrere molta più strada a piedi. Sono nervoso e non posso fare a meno di raccogliermi le ginocchia al petto, le braccia strette attorno alle gambe. Sto fissando un punto imprecisato ormai da un po’ quando lei finalmente sembra capire che c’è qualcosa di strano in me. Non so perché sono rimasto in silenzio ad aspettare che se ne accorgesse, ora che ci penso non mai stato così silenzioso con lei. – Peeta, qualcosa non va? – chiede. Sospiro, ma alzo la testa per incrociare il so sguardo. Cosa posso rispondere? Le sembra farsi pensierosa. – Ho saputo che il ragazzo che hanno scelto come tributo era amico di tuo fratello…-  dice. Crede che io sia sconvolto per questo? Beh… a pensarci in parte è così, se mi sono deciso a parlarle finalmente è anche per questo motivo. – Sì…il sedicenne che hanno scelto era un suo amico di infanzia – spiego – mio fratello non l’ha presa bene…-. – Mi dispiace – dice lei e dai suoi occhi so che è la verità, non sta dicendo le solite frasi pro forma che si dicono in questi casi. – C’è poco da farci però… poteva andare peggio – aggiungo e Katniss fa una smorfia. – Gale direbbe che invece potremmo farli smettere...I giochi. Anzi, lo dice sempre…Secondo lui se noi non li guardassimo loro non esisterebbero più – spiega. – E tu cosa ne pensi? – domando io di rimando. – Io credo che non abbiamo scelta…non cambierà niente – sospira.  E mi fa male sentirle dire questo, perché in cuor mio vorrei pensarla come Gale.
- Forse non cambierà niente…per questo è importante vivere finché e come possiamo. Sai cosa mi ha detto mio padre qualche giorno fa? Lui lo sa che vengo qui, ormai l’ha capito...  -. Katniss aspetta la mia risposta con curiosità. – Ha detto: “sei troppo giovane per non rischiare. L’unico rischio sarebbe morire senza aver vissuto”- dico. Lei resta in silenzio accarezzandosi nervosamente la treccia di capelli. – E quale rischio vorresti correre oggi Peeta Mellark? – chiede apostrofandomi con nome e cognome. Mi sorride. Sicuramente starà pensando che io voglia provare a fare chissà che cosa qui nel bosco, magari saltare da un ramo all’altro di una albero o chissà quale altra stranezza e invece quello che faccio è forse più folle. Protendo il viso verso quello di Katniss e mentre le stringo le mani nelle mie, la bacio. E’ un bacio vero, sulle labbra, un bacio fin troppo veloce, pulito, semplice. Un bacio che dice tutto. Lei resta come pietrificata. Non se lo aspettava. Quando mi allontano da lei, dopo quello che sembra essere un mezzo secondo, i miei occhi non potrebbero essere fraintesi nemmeno in un milione di anni, così come le mie parole. Ho dovuto farlo, sennò non avrebbe capito. – Tu mi piaci da sempre…- confesso diventando rapidamente color bordeaux, senza però mollare la presa sulle sue mani. Mi aspetto che mi gridi addosso tutta la sua indignazione, che mi tiri un ceffone se non peggio. Quello che fa invece mi sorprende. Katniss si alza e scappa via, percorre almeno una ventina di metri e poi si ferma, impalata tra gli alberi. Mi alzo rapidamente e la raggiungo. – Scusami, io…non avrei dovuto – cerco adesso di giustificarmi, ma lei si volta verso di me e mi sovrasta con la sua voce – Cavolo! Vi siete messi d’accordo tu e Gale? Davvero Peeta, non è divertente…- dice. Ha il viso rosso e si tormenta i capelli. Gale? Ci metto un po’ a capire. – Che significa che ci saremmo messi d’accordo? Che dici? Io non stavo scherzando Katniss – ribatto immediatamente spaesato. Lei non esita a rispondere – vuoi dirmi che è un caso che tutti e due vi siete dichiarati e avete provato a baciarmi nel giro di due giorni? – grida. Il mio cuore perde un battito a quelle parole. – Lui ti ha baciata? – ripeto meccanicamente senza sapere cosa dire. Dalla mia voce deve trapelare una certa indignazione perché Katniss sgrana gli occhi e deglutisce. – Sì…come te poco fa, ieri notte – confessa. – Quindi non vi siete messi d’accordo per prendermi in giro? Peeta…- insiste. Sembra quasi disperata. E’ come se volesse credere con tutta sé stessa che noi saremmo entrambi sempre e solo suoi amici. Non so di preciso cosa provi Gale, ma che Katniss gli interessasse era palese, solo che con tutte le ragazze che gli ronzano attorno speravo che fossero davvero solo amici…
- Katniss, secondo te potrei mentirti su una cosa del genere? Sono davvero innamorato di te! – ripeto con una certa veemenza e lei per tutta risposta si siede a terra. Mi avvicino a mi accovaccio accanto a lei. – Siete ingiusti – è quello che ricevo come risposta. – Io non voglio rovinare la nostra amicizia…Quindi, se sei serio ti dico la stessa cosa che ho detto a Gale: io non avrò mai dei figli o una famiglia. Non mi interessa avere un ragazzo, perciò se vorrai avere ancora a che fare con me dovrai accontentarti di una amicizia… - i suoi occhi sono seri, la bocca contratta in una linea retta. Non so se ridere o piangere a questo punto. A Katniss non interessa Gale. Questo è positivo a quanto pare. Col senno di poi posso anche dire di aver fatto bene a rifiutare l’invito di ieri sera. Ci sarebbe stato da ridere sennò... Il lato negativo della cosa però è che non le interesso nemmeno io… Sospiro pesantemente e le do una leggera pacca su una spalla, mandando giù il boccone amaro e sfoderando il mio più poderoso sorriso. – Se è questo quello che vuoi, sappi che avrai sempre la mia amicizia – dico. Gli occhi di Katniss si fanno acquosi non appena incontrano i miei e si rendono conto di quanto ho detto. Sembra sforzarsi di trattenere le lacrime. Non volevo farla piangere, non me lo aspettavo nemmeno, cioè, lei è sempre così sicura si sé…
Katniss si alza in piedi e stringe i pugni. Poi fa una risata roca. – Beh almeno tu la pensi così. Perdere in due giorni entrambi i miei migliori amici sarebbe stato troppo perfino per me – spiega fissando il fitto del bosco davanti a se.
Non posso crederci. – Vuoi dire che Gale…? – balbetto incredulo. – Già, non l’ha presa bene – ironizza. Sembra asciugarsi una lacrima di sfuggita, poi si gira finalmente verso di me e  sistemandosi la faretra sulle spalle dice – E’ tardi. Andiamo a raccogliere la mia cena -. Inutile dire che mi tocca seguirla. Così raccolgo i cocci del mio cuore e metto un piede dietro l’atro senza mai riuscire a staccare gli occhi dalla sua treccia di capelli scuri. Chissà cosa saremo ora della prossima Mietitura…?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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