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Autore: La_Sakura    25/09/2013    7 recensioni
Un detective privato completamente al verde, fuori dal giro da anni ormai, si ritrova a indagare su un presunto caso di infedeltà coniugale. Ma quando la trama si infittisce e si trova a collaborare nuovamente con la polizia, il caso assume risvolti inaspettati.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Sono preoccupato…»
«Non dire sciocchezze! Quel detective non mi spaventa.»
«Ti rendi conto che se dovesse scoprire qualcosa, Patricia potrebbe…»
«Patricia non sarà un problema, non ti devi preoccupare.- Oliver Hutton appoggiò il bicchiere di bourbon sul tavolino e fissò il socio in affari –Nessuno può mettersi in mezzo ai miei affari senza il mio consenso, nemmeno mia moglie. Se pensa di togliersi i dubbi che la attanagliano affidandosi a quel detective da quattro soldi che faccia pure! Non lo temo.»
Tom Becker si avvicinò alla finestra e attraverso le persiane fissò la strada:
«Non c’è traccia di quel Callaghan, lì fuori… che intendi fare con lui?»
«Non credo che il messaggio che gli abbiamo mandato abbia sortito l’effetto sperato, è uno caparbio, che non molla. Direi che a breve riceverà una visita da Bruce “Faccia di Gomma” Harper.»
«Ci vai giù peso…»
«Odio, quando qualcuno mi mette i bastoni tra le ruote.»
Becker si avvicinò al socio in affari, gli si posizionò alle spalle e iniziò a massaggiargliele.
«Sei così teso…»
«Lo so…- Hutton si accese una sigaretta e sbuffò il fumo verso l’alto –non è un gran periodo. Tra Patricia che mi fa pedinare e quel Lenders che vuole farmi le scarpe, non so più dove sbattere la testa.»
«Per fortuna che sai su chi puoi contare…»
 
Non appena arrivò sotto casa, Philip si accorse subito che c’era qualcosa che non andava. Un uomo, nella penombra del portone, appoggiato alla porta, lanciava ripetutamente in aria una monetina. Il suo volto era illuminato solo dal rosso della sigaretta che brillava nell’oscurità ad ogni aspirata. Un brivido gli percorse la schiena, tutti i suoi sensi gridavano “Pericolo!” ma lui non era di certo tipo da tirarsi indietro: tutto ciò gli indicava solo che stava seguendo la pista giusta.
Si avvicinò al portone e quando fu a pochi passi dal tizio, costui smise di lanciare la monetina e spense la sigaretta gettandola lontano.
«Callaghan?»
«La conosco?»
L’uomo si avvicinò e fu illuminato dal lampione: Philip non fu stupito. Bruce “Faccia di Gomma” Harper era il sicario numero uno del clan di Hutton. Doveva il suo soprannome alle mille cicatrici che gli correvano lungo il volto, ma che nonostante questo non ne avevano deformato le fattezze. Si diceva che le lasciasse aperte per giorni prima di permettere loro di cicatrizzare, in questo modo otteneva l’effetto bombato che ben si adattava al suo faccione tondeggiante.
«Non c’è che dire, qua si giocano i cavalli di razza.»
Come ogni sicario che si rispettasse, Harper non brillava di certo per il suo intelletto, bensì per i suoi modi rozzi e per la potenza dei suoi pugni. Non esitò a sferrarne uno per stendere Philip a terra.
«Il mio capo dice che stai sfarfallando attorno a sua moglie, e a noi non piace chi mina il matrimonio del capo.»
Callaghan si sollevò leggermente da terra e si asciugò il rivolo di sangue che gli colava dal lato sinistro della bocca.
«Non so veramente di cosa tu stia parlando… e francamente, me ne fotto.»
Harper gli rifilò un calcio in faccia, poi si accanì su di lui con una serie di calci ben assestati allo stomaco e alla pancia. Philip non riusciva a muoversi, fu solo quando dal negozio accanto uscì la proprietaria che Harper scappò via e lo lasciò lì, disteso.
«Giovanotto, stai bene?» la signora lo aiutò ad alzarsi da terra.
«Sì, sì, tutto bene… grazie… torni dentro, quel tizio potrebbe tornare…»
«Sei ridotto maluccio, io andrei a farmi vedere in ospedale se fossi in te.» insistette la signora. Callaghan la guardò truce ma evitò di rispondere: andare in ospedale significava spiegare cos’era successo, e non era decisamente il caso.
«Oh mio Dio Philip! Che ti è successo?»
Si voltò di colpo e si trovò davanti Susy, avvolta in un lungo cappotto nero, pietrificata dall’immagine di lui tutto sanguinante.
«Stellina, che ci fai da queste parti? Hai finito di lavorare?»
«Bob ha chiuso, non c’era molta gente… guarda come sei ridotto, ma chi è stato?» disse la giovane, avvicinandosi a lui e analizzando la situazione.
«Non è niente… ahi!»
«Sei fortunato, non so come sia possibile ma non hai il setto nasale rotto. Ti accompagno a casa così ti aiuto a metterci un po’ di ghiaccio.»
«Sono già a casa, abito qui sopra.»
«Molto bene, allora entriamo.»
Da troppo tempo ormai una donna non entrava in casa di Philip Callaghan, fatta eccezione per Patricia Hutton, che aveva fatto il suo ingresso da cliente. Susy entrò e sembrò non fare nemmeno caso al disordine e allo sporco: si diresse diretta in cucina e ne emerse con una confezione di piselli surgelati:
«Non ho trovato di meglio. Vieni qui, lascia che ti dia un’occhiata.»
«Da quando te ne intendi?»
La giovane sorrise:
«Il lavoro da Bob mi serve solo per pagarmi gli studi: sto diventando infermiera.»
«Accidenti, chi l’avrebbe mai detto. Ahi.»
«Scusa. Comunque non lavorerò lì per sempre: non appena avrò terminato il secondo ciclo di esami inizierò a fare praticantato da qualche parte, e pian piano racimolerò un gruzzoletto per potermi permettere qualcosa di più adatto.»
«Bambolina quel posto non fa per te, tu meriti una vita migliore.»
Susy lasciò cadere le braccia lungo il corpo e sospirò, adagiandosi sulla sedia accanto a lui:
«Lo so… è che tutto è così difficile: New York è una grande città e io mi sento così… sola…»
I due si guardarono per un momento: gettarsi l’uno tra le braccia dell’altra fu un attimo. Le labbra avide di Philip si scontrarono con quelle bisognose di affetto di Susy. Le loro mani accarezzavano i reciproci corpi alla ricerca di un appiglio, di qualcosa a cui attaccarsi per non soffocare nel mare di merda che era Manhattan.
Philip slacciò piano piano il cappotto che avvolgeva il minuto corpo della ragazzina, che iniziò a sua volta a slacciargli il trench: in men che non si dica furono in camera da letto, e in ancor meno si ritrovarono nudi l’uno sopra all’altra. Si guardarono per un istante, nessuno dei due disse niente, poi Philip penetrò in lei con dolcezza e delicatezza; lei si inarcò e gemette di piacere, il che convinse il detective a proseguire muovendosi piano sopra e dentro di lei; si inchinò per baciarle il collo mentre le mani di lei gli accarezzavano la schiena nuda, soffermandosi di tanto in tanto su qualche cicatrice. Lui si lasciò andare aumentando il ritmo, mentre i gemiti di lei si fecero più frequenti e più acuti: entrambi raggiunsero il culmine del piacere, venendo quasi simultaneamente. Philip crollò accanto a lei, ansimante, e nessuno dei due disse nulla, semplicemente si bearono di quell’exploit di reciproco piacere così inaspettato quanto desiderato.
 
«Non vuoi dirmi niente del caso a cui stai lavorando?»
Susy aveva raggiunto Philip in salotto, dove l’ispettore stava fumando una sigaretta osservando le luci notturne della sua città attraverso le fessure delle persiane semiaperte.
«Vai a casa, bambolina. Hai fatto anche troppo per me. Non sono un uomo da cui puoi aspettarti qualcosa.»
Susy cercò di nascondere la delusione, si morse il labbro inferiore e decise di seguire il consiglio. Ma arrivata a metà strada, a cavallo della porta della camera da letto, per recuperare i vestiti, si voltò e nonostante lui non la guardasse decise di dirgli ciò che pensava.
«Non sei come tutti gli altri, Phil. Sei diverso. L’ho capito la prima volta che ti ho visto da Bob. Tutti mi guardavano come se fossi un oggetto, una “cosa” da prendere, usare e gettare via. Tu mi hai guardata e hai visto me, hai visto Susy, la ragazzina impacciata che cerca di ritagliarsi il suo posto nel mondo. Mi hai fatto capire che vale la pena di combattere per qualcosa, per gente come te… gente speciale…»
Recuperò le sue cose e dopo aver tentennato un po’ sull’ingresso, uscì.
Philip le aveva dato le spalle per tutto il tempo, e anche se la tentazione di raggiungerla, fermarla e baciarla ancora era stata forte, aveva deciso di trattenersi, di non farlo. Lui non si sentiva speciale, non lo era.
Se lo fossi stato adesso Jen sarebbe ancora qui con me, non mi avrebbe lasciato.
Il ricordo dell’ex prese il sopravvento e per non affogare nei ricordi, Callaghan si avvicinò alla vetrinetta dei liquori per affogare nell’alcool.
Al terzo bicchiere di whiskey bevuto d’un fiato lanciò con violenza il bicchiere contro al muro: i vetri si sparsero sul pavimento, perdendosi tra le fessure del parquet, ma a lui non importava niente. Non gli importava che avrebbe dovuto raccoglierli per evitare che qualcuno si facesse male, non gli importava che adesso non aveva più bicchieri da whiskey, non gli importava. Ansimando ancora, per l’adrenalina che gli stava scorrendo nelle vene, ripensò alle botte di Harper, e decise, si ripromise, che gliel’avrebbe fatta pagare, in un modo o nell’altro.
«Vai a letto, Philip…» mormorò, per auto-convincersi a riposare un po’.
Fu passando accanto alle foto che aveva sviluppato che una lampadina si accese: ne sollevò una che ritraeva Hutton e Becker mentre scendevano dalla macchina. Soli. Entravano in hotel. Soli. Ripensò alle parole di Patricia Hutton, “Sospetto che mio marito mi tradisca”. Quelle parole si accavallarono a quelle di Susy, il contratto pre-matrimoniale.
Non poteva crederci. Non poteva essere vero.
Ma se così fosse… l’impero di Hutton crollerà…


Buonasera e ben ritrovati!!
Innanzitutto ringrazio tutti colori che sono arrivati fin qui, e che leggono la mia storia, e una menzione speciale a coloro che hanno voluto regalarmi il loro pensiero sotto forma di recensione. 
Fa il suo ingresso in questa storia il buon Bruce Harper, buono per modo di dire, direi che abbia dato il suo meglio (o peggio?) col nostro detective. E che dire di crocerossina-Susy? Non basta una notte per scacciare le ombre dalla mente del nostro Callaghan... 
E infine, che avrà intuito di così gggeniale? Muahahahah devo ammettere che mi sto divertendo un mondo a rileggere i capitoli che posto, spero di sortire in voi lo stesso effetto, e soprattutto spero che la storia continui ad essere all'altezza delle vostre aspettative. 
Vi abbraccio forte, 
Vostra Crime Sakura Investigation XD

 
   
 
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