Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: PeaceS    25/09/2013    5 recensioni
Un viaggio nel tempo e Draco Malfoy riesce a sconvolgere ogni cosa, ogni vita... portandola su un binario diverso, cambiando i pezzi del puzzle e creandone uno nuovo a suo piacimento.
Harry James Potter - ora - è il braccio destro di Lord Voldemort e ha sterminato mezza Londra con la propria magia; Hogwarts non è più una scuola, ma la fortezza dei ribelli - gli unici sopravvissuti alla sua furia - ed Hermione Granger è combattuta tra due uomini, impotente.
Ma ciò che Draco credeva di aver estirpato, in realtà è ancora lì - prepotente - radicato in una ribelle con una forza incredibile... e se è stato lui a cambiare tutto, tornando indietro nel tempo, ora sta a lui aiutare Hermione - sotto copertura - a riportare tutto nell'ordine naturale.
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione, James/Lily
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo II –
Un mondo nuovo


 

Image and video hosting by TinyPic
 

“Il tempo libera gli uomini dagli affanni”


 
 
“Ti stavo aspettando”
Una voce serpentina lo avvolse con una scarica elettrica, rimbombando tra quelle mura grezze e spoglie, cupe, come un tuono in lontananza.
Draco si girò di scatto, ingoiando a vuoto dinnanzi agli occhi rossi e obliqui di Lord Voldemort, che sogghignava divertito.
“Mio signore!” annaspò Malfoy, inginocchiandosi ai piedi dell’Oscuro Signore con il capo basso e accorgendosi solo in quel momento che non erano né a Malfoy House e tantomeno al maniero di uno dei suoi servi più vicini.
I tappeti persiani erano di ottima fattura e le teche appese ai muri contenevano armi di tortura che avrebbero fatto impallidire anche i più impavidi Grifondoro; la stanza era rettangolare e il soffitto infinitamente alto, affrescato da grandi battaglie in movimento.
“Hai portato a termine il tuo compito, mio giovane Malfoy… e tutto è andato come doveva; il nostro potere è infinito e tutta l’Inghilterra è ai nostri piedi” sussurrò l’uomo con soavità, avvicinandosi con un sorriso folle sulla bocca sottile.
Era avvolto da una tunica di velluto nero e la sua pelle d’alabastro spiccava alla luce delle lanterne d’oro appese al muro; il suo naso non erano più due narici schiacciate, ma il suo volto era quello di un uomo… come se tutto fosse stato cancellato e poi riscritto.
Aveva cambiato il mondo.
“Mi hai lasciato un pensatoio dove avresti saputo le nozioni più importanti, in modo che tu non possa rovinare quello che hai costruito con le tue stesse mani” iniziò, indicando il recipiente ricamato d’argento sulla scrivania di mogano alla sua sinistra.
Emanava una luce azzurrognola.
“Guarda ciò che tu stesso volevi che guardassi e ritorna alle tue mansioni” finì l’Oscuro Signore, indietreggiando con i piedi scalzi e sorridendo ambiguo.
Draco tremò e – senza riuscire a contestare quell’ordine – s’inchinò un ultima volta prima di raggiungere frettolosamente il pensatoio; doveva essere andato qualcosa storto se aveva chiesto esplicitamente al suo signore di guardare nei propri ricordi.
“Non avere paura giovane Draco, non c’è niente di cui tu debba preoccuparti” ridacchiò Tom Riddle, sedendosi su una poltrona di pelle nera, dove accavallò le gambe e continuò a fissarlo con i suoi occhi rossi e inquietanti.
Immerse completamente il volto in quel liquido trasparente, trattenendo il fiato: si trovava ad Hogwarts, nel giardino principale della scuola – a pochi passi di distanza dalle arcate – ed Harry Potter lo fissava serio attraverso gli occhiali dalla montatura quadrata.
“Non dirmi bugie, Draco! È stato lui ad uccidere i miei genitori!” lo sentì sibilare a bassa voce alla sua miniatura, che lo guardò determinato attraverso le lunga ciglia bionde.
Lui ha dato la possibilità ad entrambi di vivere, Harry. Tuo padre, se il suo migliore amico non l’avesse tradito e Silente non si sarebbe impossessata di quella cosa, probabilmente sarebbe stato ancora vivo – e lo saresti anche tu – e lo stesso vale per tua madre” bisbigliò, afferrando il ragazzo mingherlino di fronte a sé per il polso sottile.
Harry sospirò, mordendosi con forza le labbra per impedirsi di scoppiare a piangere come un bambino.
“Non essere sciocco, Harry; i tuoi genitori si sono messi contro qualcosa più grande di loro e sono sicuro che – se mai ritornasse – lui ti aiuterebbe a farli tornare” mormorò Draco, affievolendo la scelta e sogghignando nel vedere l’amico sgranare gli occhi smeraldini.
“Di cosa stai parlando?” sbottò brusco, trascinandolo per un braccio verso il Lago Nero e guardandosi attorno con sospetto, come se avesse paura che qualcuno potesse sentirli… o che – semplicemente – potesse intuire i loro discorsi dallo scintillio del suo sguardo.
“Era immenso, idiota! Ogni cosa che lui voleva, era sua e basta e nessuno poteva contrastarlo. Le sue conoscenze per le arti oscure erano infinite e sicuramente non sarebbe stato un problema resuscitare due morti” disse con scherno, osservando divertito lo scintillio di desiderio che prevalse nelle sue iridi.
Harry annuì, convinto e Draco sorrise.
“E comunque sai che sono io la tua famiglia” disse melenso, guadagnandosi l’ennesimo sorriso sincero dal bambino che gli stava di fronte.
“E io la tua” annuì Harry, battendogli un pugno sulla spalla.
 
La scena cambiò.
Draco aveva dodici anni e sorrideva verso una bambina dai capelli ricci e crespi, che ricambiava pienamente con i denti lunghi davanti.
Erano seduti sotto il salice piangente che distava da metri dal Platano Picchiatore e ridacchiavano su qualcosa che – in quel momento – non capì appieno.
“Sei un idiota, Malfoy” e questa volta, Hermione, scoppiò a ridere, spintonandolo con dolcezza e scuotendo il capo.
Draco si vide passare una mano tra i crini biondi e pallidi, che brillavano alla luce del sole settembrino di quello che, ad occhio e croce, era il loro secondo anno.
“Ritornando a discorsi seri, Hermione… hai capito quello che ti ho detto?” domandò, guardingo, fissandola negli occhi con una luce che – lui stesso del futuro – di primo acchito non capì.
“Non ne sono sicura, Draco; tu mi parli di queste scelte, di quest’uomo che promette il mondo, ma che disprezza i Babbani e i miei genitori lo sono” disse la ragazzina, stringendosi il libro di pozioni al petto e guardandolo preoccupata.
Draco sospirò e la sua mano – facendogli sgranare gli occhi – andò a stringere quella di lei.
“Tu ti fidi di me?”
Quelle parole si persero nel vento che tirò proprio in quel momento, portando con sé l’ansia, il timore di una risposta negativa.
Sempre”
E la scena s’interruppe proprio su lui che l’abbracciava di slancio, stringendosela al petto.
Draco annaspò, incredulo: sì, era stato intelligente, aveva tessuto una tela sottile, perfida e velenosa, ma riconosceva quello sguardo. Sapeva cosa c’era in quegli occhi.
E non gli piaceva per niente.
 
Ora si ritrovava nella Sala Comune dei Serpeverde, seduto accanto ad Harry su un divanetto di pelle nera; l’orologio a pendolo sul camino di mattoni batté le tre di notte, facendone tremare le fiamme bluastre all’interno.
“Dice che la pozione è quasi pronta” disse Harry, con gli occhi socchiusi e il capo rovesciato verso l’entrata del ritratto.
Draco si vide attorcigliare una lettera, ma non riuscì a leggerne il contenuto e serrò i denti, preoccupato per se stesso.
“Avevi ragione tu… il Signore Oscuro è la strada giusta; lui è l’unico che può farmi riavere la mia famiglia, una vita prettamente normale e tutto ciò che non ho mai avuto da bambino” bisbigliò, stringendo le dita in un pugno e sfiorandosi la cicatrice di volata, come a volersi accettare che fosse lì.
Aveva tredici anni e il volto stanco – pallido – quasi stremato.
“Ti fa allenare ancora come un pazzo?” mormorò Draco, rigirandosi la fascetta d’argento che portava all’anulare sinistro.
Harry sorrise con una vena folle che sembrò rispecchiarsi in Lord Voldemort e annuì, sbadigliando vistosamente.
“Devo allenarmi se voglio uccidere Sirius Black!”
Il divanetto sfumò come i loro volti, cambiò forma e divenne una stanza buia, che non sembrava avere consistenza.
Il volto di Hermione brillava nitido.
“Che succede?” il suo se stesso del passato sembrava preoccupato e stringeva le mani sulle spalle dell’amica con una stretta che sembrò pressante persino a lui.
“Sono… sono anni che lo sopporto. Anni che ignoro le sue frecciatine e il suo disprezzo; sono anni che cerco di convincermi che studiare non è male e non c’è motivo per cui debba vergognarmi e gli stessi anni Weasley mi ripete che sono un insopportabile so-tutto io!
Gli stessi anni che mi ripete che mai nessuno mi vorrà” sibilò dura, assottigliando gli occhi bruni e storcendo la bocca in un ghigno infernale che lo fece tremare.
“Cosa vuoi?” bisbigliò Draco, prendendole il viso tra le mani e avvicinandolo al proprio.
Incatenò lo sguardo al suo e sospirò, sconfitto.
“Voglio conoscere Lord Voldemort… e unirmi a lui. Dimostrerò a tutti questi idioti chi è il topo da biblioteca” e il bruno delle sue iridi brillò, facendogli mancare il respiro.
Fu sbalzato letteralmente all’indietro, contro la biblioteca accanto la scrivania e crollò seduto sul tappeto persiano con il respiro accelerato e il cuore impazzito.
“Ritorna alle tue mansioni, mio giovane amico” la voce dell’Oscuro Signore non ammetteva repliche e Draco balzò in piedi, fuggendo letteralmente dalla stanza.
Aveva scatenato qualcosa che non poteva controllare… qualcosa che non era in suo potere e che avrebbe potuto persino causare disastri uno dopo l’altro; cambiare il tempo era pericoloso – da pazzi – e lui era stato l’unico ad averlo fatto in un modo così drastico.
Aprì la prima porta che gli saltò agli occhi e ci entrò alla velocità della luce, chiudendosela alle spalle con un tonfo che rimbombò nel silenzio di quella stanza piombata nella penombra.
Si girò lentamente, sentendo la nuca bruciare sotto uno sguardo pressante e trattenne il fiato – sprofondando in una completa apnea. –
Una donna sedeva su quello che aveva tutta l’aria di essere un trono d’oro massiccio e aveva il capo poggiato pigramente contro un palmo rovesciato verso l’alto.
La bocca di more era tesa in un ghigno ironico, mentre – con la mano destra – muoveva il polso delicatamente, come se stesse dirigendo un orchestra, come se desse forza agli incantesimi che stava maneggiando con troppa leggerezza.
Un corpo si contorceva ai suoi piedi, dove sandali dal tacco centoventi scintillavano alla luce del lampadario di cristallo di quella sala larga e alta; il vestito nero che la donna indossava accarezzava appena i cinturini di strass che avvolgevano la caviglia sottile e risaliva con un profondo spacco inguinale che le lasciava scoperta la gamba pallida e slanciata.
La seta le lambiva in modo idilliaco i fianchi stretti, ripercorrendo il busto rigido e aderendo al seno piccolo, coperto a malapena da una scollatura a barca di un delizioso pizzo color avorio – unico colore presente oltre al pallore innaturale della sua pelle. –
Gli occhi grandi e bruni erano truccati pesantemente con dell’ombretto nero e le ciglia lunghe le sfioravano come nuvole passeggere le guance scarne.
Il suo volto era simile ad un teschio.
“Sei tornato a casa, amore” sospirò con voce bassa, roca.
L’ambra dei suoi occhi – piccole chiazze che le sporcava l’iride – erano lava liquida.
Draco indietreggiò, sgranando lo sguardo terrorizzato.
“Amore?” boccheggiò, fissando incredulo i ricchi lunghi che le arrivavano ai fianchi di un intenso castano scuro, quasi nero.
Hermione Granger sorrise, mostrando una fila di denti bianchi come perle in netto contrasto con la bocca scura.
“Sì, amore. Ti senti bene?” domandò ironica, alzando un sopracciglio.
Il corpo ai suoi piedi aveva smesso di muoversi e – spostandosi verso destra – Draco vide che, sotto gli strati di lividi e tumefazioni, c’era il volto spaventato di un uomo; i capelli bianchi e radi, gli occhi castani lucidi di lacrime… “Lumacorno?” mormorò, riconoscendo sgomento il corpo flaccido e scomposto del suo professore, molto più magro di come lo ricordava.
“Sì, tesoro. Tu volevi tanto ucciderlo ed Harry ha provveduto a portarlo dritto da te” ora il volto della Granger era duro come la pietra e lo fissava senza alcuna espressione di sorta.
Draco tremò ancora, incredulo.
“Ucciderlo?” riecheggiò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e respirando a fatica.
Che aveva fatto?
Che aveva combinato?
“Draco, mi dici che ti prende?” sbottò Hermione, irritata, alzandosi di scatto e creando un alone nero dietro le sue spalle magre.
Non riusciva a crederci… quella non era Hermione Granger. Non le assomigliava nemmeno lontanamente: il volto scarno – scheletrico – lo sguardo spento – vuoto -, la bocca piena – intrisa di veleno – erano solamente l’immagine distorta, il riflesso di uno specchio rotto, di chi era in realtà.
“Nulla, nulla. Sono solo confuso” borbottò Draco, fissando l’ammasso di carne ai piedi di quella magnifica regina.
“Comunque” aggiunse frettoloso, indicando Lumacorno con un cenno del capo “Non mi interessa più” e forse, scioccamente, aveva pensato che lei lo avrebbe lasciato andare, memore di chi era stata… ma si era sbagliato e di grosso.
Illuminata dalla luce del lampadario, alzando il braccio sinistro e mostrando il marchio lucido e maligno sulla sua carne infetta, Hermione puntò – senza alcun sentimento nello sguardo – la bacchetta contro l’uomo-
“Avada Kedavra!”
Un lampo di luce verde, la stanza risucchiata dall’ossigeno e Lumacorno lo fissò senza vita, riverso sul pavimento in una posizione quasi innaturale.
“Adoro quando lo fai” un applauso vivace e poi una voce sibilante: Draco rovesciò il capo all’indietro, trovandosi faccia e faccia con la morte.
Che aveva fatto?
Che aveva combinato?
Harry Potter si fece avanti, avvolto dalla stessa tunica nera che – poco prima – aveva visto indosso al loro padrone, senza produrre alcun suono con i piedi scalzi; la bocca sottile, pallida, era tesa in un sogghigno deliziato mentre fissava Hermione tra le ciglia folte e nere.
I suoi occhi – un tempo verde smeraldo – ora erano sbiaditi: al suo posto, un bianco pallido si faceva spazio, confondendosi con la sclera.
Harry tese la mano verso di lei e la fede d’oro doppia che indossava si ricongiunse alla gemella con un tintinnio quando Hermione si affrettò a stringerla.
Erano sposati.
Che aveva fatto?
“Lo so” mormorò Hermione, con voce grave.
Draco indietreggiò, ammutolito.
Loro erano… sposati.
Non era possibile! Aveva analizzato appositamente i suoi pensieri durante quegli anni e il suo sguardo quando fissava la Granger era inconfondibile: lui era attratto da lei e quest’ultima in egual modo.
“Sei tornato presto”
Questa volta si rivolse a lui, ma con un atteggiamento più sciolto di Lord Voldemort; Harry si comportava con lui come un amico – un conoscente – e non un servo e questo gli assicurò la vita. Almeno per il momento.
“Sì, non c’era molto da fare” rispose Draco, inghiottendo a vuoto e rispondendo con nonchalance.
Hermione subì uno strano tic all’occhio sinistro, ma non si mosse dal fianco del marito.
Merlino, era stato la causa del cambiamento di quelle due persone. Aveva macchiato le loro anime pure e le aveva trasformate in un nero così scuro che – ora – era inconfondibile. Sporco.
“Tra poco avremo visite, preparatevi” disse Harry, facendo spallucce e baciando Hermione su una spalla nuda di sfuggita prima di uscire dalla stessa porta da cui Draco non si era mosso da quando era entrato.
Fissò Hermione negli occhi.
“Visite?” mormorò, pallido, seguendo con lo sguardo l’incedere dei fianchi di lei, che si avvicinò lenta.
Con la stessa mano che aveva stretto quella di Potter, lo accarezzò sulla guancia – lasciando una scia infuocata – lasciandogli un ringhio a fondo gola.
“Non toccarmi” sibilò, incattivito, spostandole di scatto la mano con cui l’aveva sfiorato.
Hermione, invece di offendersi, sorrise: alzò gli occhi al cielo e senza produrre alcun rumore con le labbra mosse la bacchetta. Aveva insonorizzato la stanza.
Non c’era granché, lì… solo strumenti di tortura inimmaginabili. Un letto di ferro munito di chiodi, gabbie minuscole, spade, pugnali e chi più ne ha più ne metta.
“Mi sei mancato” sussurrò Hermione, accostando la fronte alla sua e sospirando sulla sua bocca in modo lascivo.
I loro corpi aderirono e qualcosa s’impiantò in lui velocemente, senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa fosse… se non calore. Calore cocente e basta.
“… Io ti sono mancata?”
Draco sentì la testa girare repentina e il profumo di Hermione entrargli sotto pelle, fin dentro le ossa; più che una sensazione sconosciuta, sembrava che avesse provato – insieme a lei – quelle cose mille e mille volte.
E allora capì.
“Sì”
Il suo se stesso del passato aveva fatto l’errore di innamorarsi e ricordi che non aveva mai vissuto l’assalirono improvvisamente: il libro che le aveva regalato al Ghirigoro, i complimenti quando era riuscita ad entrare a Corvonero e il rossore sulle sue guance quando le faceva complimenti sulla sua intelligenza.
Gli abbracci di slancio e le fughe di nascosto.
“Va bene così” bisbigliò lei sulla sua bocca, prima di aggrapparsi alle sue spalle e circondargli la vita con le gambe nude.
Il primo bacio, ad Hell Manor.
Hermione intrufolò la lingua tra le sue labbra e gli accarezzò il palato con lentezza, affossandogli le guance con i pollici e strusciando il proprio bacino contro il suo. E respirò il suo respiro. E s’impossessò della sua saliva.
E fu sua.
Gli graffiò i fianchi coperti dalla seta, lo spacco che le denudava le gambe, il punto d’incontro che li avrebbe visti amanti.
E ricordò di quando – per la prima volta – era stata veramente sua. Non di Potter né di Weasley, ma sua.
Le accarezzò il seno ricoperto dal pizzo color avorio, tremando nel sentirla tremare. Annaspando nel sentirla annaspare.
Gemendo nel sentirla inarcarsi, gemere.
Era la stessa sensazione che aveva provato ad allora o almeno che ricordò di aver provato: la stanza delle necessità vuota, se non per un letto senza lenzuola e il camino senza fuoco; nessuna finestra, nessuna luce, solo i loro occhi incatenati, le loro mani intrecciate.
E i sospiri, quelli che li aveva bruciati. I gemiti, che li avevano portati alla follia estrema.
“Draco”
Sì, Draco, non Harry.
Era lo stesso pensiero che aveva formulato ad allora, soddisfatto, fiero di come il suo nome risuonasse tra quelle labbra.
Ma Merlino, era la Granger! Fino e pochi minuti prima l’aveva odiata fin nel profondo e poi lei lo aveva toccato… rovesciandogli nelle vene un fuoco inestinguibile, ricordandogli un passato che non era stato vissuto da lui.
“Cazzo!” sbottò Hermione improvvisamente, staccandosi repentina dal suo corpo e aggiustandosi il rossetto sbavato e la gonna alzata.
Confuso, la vide prendere un profondo respiro e lanciargli un occhiata eloquente prima che la porta si spalancasse per la seconda volta ed Harry avanzasse impetuoso, trascinandosi dietro una ragazza dai capelli rossi.
Cazzo, ripeté mentalmente la parola che aveva pronunciato la Granger ma per motivi diversi.
“Visto chi è venuto a farci visita?” ridacchiò il ragazzo dai capelli neri, sbattendola violentemente sul pavimento di pietra e facendo sobbalzare sia Draco che Hermione, ancora immobili.
Ginevra Weasley gemette, legata per i polsi e le gambe senza potersi muovere. Senza potersi proteggere.
Non è possibile, pensò ancora Draco, angosciato.
“Per amor del cielo, Potter! Certe volte dimentico che voi Serpeverde non avete coraggio ad affrontare gli altri in modo leale” sibilò, con i capelli rossi a coprirle il volto pallido e la cicatrice che partiva dalla tempia sinistra e terminava sul collo sottile.
“Sta zitta, Weasley… il tuo puzzo da traditrice del proprio sangue da questa distanza!” sbottò Potter, con scherno, calciandola su un fianco con la punta degli stivali.
Draco guardò la scena incredulo, il petto che si alzava e abbassava frenetico.
Cristo.
“Lascia questi tuoi commenti razzisti per la tua puttanella, megalomane!” sputò Ginny, furiosa, muovendosi come un anguilla nel cercare di liberarsi dalle corde.
Hermione sogghigno.
“La sua puttanella è sua moglie, dolcezza o te lo sei dimenticato?” mormorò soave, inginocchiandosi ai suoi piedi con un sorrise folle sulla stessa bocca che aveva baciato pochi minuti prima.
E lesse negli occhi di ambedue le donne la verità, quella che sembrava celata dalle loro gesta, dalle loro parole. Erano antagoniste, contendenti dello stesso uomo pazzo.
“Giuro su tutto ciò che ho di più caro che appena mi volterai le spalle – appena farai un passo falso – ti accoltellerò con così tanta forza da ucciderti all’istante.
Mio fratello non sarà morto per il periodo premestruale di una stronzetta” bisbigliò la Weasley, con gli occhi castani ridotti in due fessure.
Draco s’immobilizzò.
Weasley.
“Credevi… credevi davvero che avrei lasciato vivere quell’insulso uomo dopo quello che mi ha fatto passare per cinque anni? Hm?” sussurrò Hermione, calandosi come un falco sulla ragazza e fissandola con uno sguardo che – a parere di Draco – era più che inquietante.
Non era lei, ma la rabbia a parlare e in un attimo gli balzò in mente il ricordo dove lui parlava di Ron Weasley come chi non gli desse pace.
I ruoli si erano invertiti: non c’era stato nessun Troll nei bagni e nessuna Hermione nascosta in uno dei cubicoli a piangere per un commento sgarbato del rosso; c’era stata solo una Corvonero sempre pronta a correggere gli altri e a mostrare la propria intelligenza.
Una Corvonero che aveva frequentato assiduamente due Serpeverde.
Merlino… lo aveva ammazzato lui.
Aveva ammazzato Weasley con le proprie mani.
“Va all’inferno!” urlò Ginny, sputandole in un occhio.
E si scatenò veramente l’inferno: Hermione Granger si alzò quasi a rallentatore dalla posizione accovacciata che aveva assunto per parlare faccia a faccia con la nemica e i suoi occhi bruni assunsero una sfumatura rossastra che fece tremare la donna ai loro piedi.
“Crucio!”
Perché Voldemort aveva sempre avuto ragione. Lei era importante, fondamentale, e possedeva un potere imparagonabile se coltivato e indirizzato sulla giusta via; la sua bacchetta rilasciava scintille rossastre e sembrava maneggiata con una cura quasi incurante, come se non si rendesse nemmeno conto di averla tra le mani.
I capelli sembrarono animati di vita propria e s’alzarono aperti a ventaglie attorno il suo volto distorto dalla rabbia: ora c’era solo una rabbia distruttrice.
Crucio!”  e lo urlò con così tanta rabbia che gli strilli della Weasley divennero preghiere, scongiure.
Tremava in preda alle convulsioni, sbattendo a destra e manca sul pavimento di pietra: dalla sua bocca uscì un rivolo di sangue e le sue tempie si scoprirono tumefatte dalle ripetute botte contro la pietra quando Hermione bloccò l’incantesimo.
Gemette, rantolando disperata.
“Non attaccarmi malattie, ti prego” sibilò con sdegno verso il marito, afferrando un lembo del vestito e uscendo frettolosa dalla stanza delle torture.
“Seguila” disse Harry, indicando la porta con un cenno del capo.
Draco tentennò solamente un secondo prima di seguirla di slancio, aprendo la porta senza sforzo e percorrendo il corridoio buio pesto: sentiva i suoi passi a poca distanza da sé e a malapena vedeva dove metteva i piedi.
Riusciva solamente a pensare che era colpa sua, solo colpa sua. Il rimorso lo inghiottì interamente, sotterrandolo sempre più a fondo… togliendogli sempre di più il fiato.
Riconobbe il suo profumo anche ad un metro di distanza e – a tentoni – afferrò il braccio di Hermione con fin troppa forza: lei lo sospinse con sé nell’ennesima stanza.
La sua stanza.
“La ucciderà?” quello fu l’unico pensiero che riuscì a formulare ed Hermione, allontanandosi da lui, si diresse verso lo specchio ovale alla destra del letto a baldacchino dalla tende di velluto nero.
Fissò il suo riflesso e i suoi occhi ritornati bruni, sogghignando amara.
“Ginevra Wealsey è la sua ossessione dai tempi di Hogwarts, Draco; se la scoperà fin quando lei non troverà nuovamente il modo per fuggire e lui non si rimetterà a giocare a gatto e topo” mormorò, insonorizzando nuovamente la stanza e lanciando la bacchetta sul comò di legno scuro di fronte all’unica finestra senza mai distogliere lo sguardo dal suo riflesso.
Inclinò il capo, lasciando che i riccioli le scivolassero lungo le spalle nude.
“Perché l’hai sposato?” sussurrò Draco, raggiungendo il letto e sedendosi sulle lenzuola verde-smeraldo con un sospiro.
Non era arrivato da nemmeno mezz’ora e già sentiva di stare per crollare.
Si era aspettato… si aspettava che tutto sarebbe cambiato, ma mai fino a quel punto: Harry Potter non poteva più nemmeno essere considerato un uomo ed Hermione Granger era una fredda assassina. Ed erano sposati.
E il suo se stesso idiota imprudente di quella dimensione era innamorato di lei, che era la moglie di quello che sembrava la fotocopia di Lord Voldemort.
“Quando al primo anno il Signore Oscuro promise ad Harry la sua famiglia ed un potere inimmaginabile e lui accettò, diventando il suo protetto – il suo figlioccio – non c’è stata più scelta per nessuno, Draco.
O con lui o sotto terra e io ho scelto la strada più facile… quella che ci hai indicato tu di seguire” rispose, lasciando cadere il vestito ai suoi piedi con un gesto fluido, senza nemmeno vergognarsi della propria nudità.
“Ma sei Mezzosangue” constatò lui con voce incolore, distogliendo lo sguardo dal suo corpo illuminato dalla luna e strappandole un sorriso.
“Sai bene che ad Harry più che la purezza di sangue gli è sempre interessato solo il potere… non uccide i ribelli per il loro status sanguigno, ma perché gli vanno contro” disse, sdraiandosi sul letto e portandosi le ginocchia al petto in un gesto che a Draco, in quel momento, sembrò dolce e tenero.
Le accarezzò i capelli, continuando a ricordare.
Ricordare lei e le sue risate, quel libro che continuava a conservare. Lei così dolce e vera, prima di prendere gusto nell’uccidere.
“Lui è ossessionato dal mio potere tanto quanto è ossessionato dal fatto che la Weasley gli sfugga e lo combatta con tutte le sue forze. Sapeva di noi, ma si è preso quello che voleva perché è ciò che fa: afferra e fa appassire tutto ciò che tocca” sospirò Hermione, mentre lui si sdraiava al suo fianco e assumeva la sua stessa posizione, continuando a guardarla.
Il seno svuotato, i fianchi magri e la pancia piatta… le costole che sembravano voler bucare la pelle cerea; le gambe lunghe e magre, troppo magra. Sembrava che non mangiasse da secoli.
“Ci ucciderà entrambi”
“Non lo farà… sembra che con il farci fare gli amanti voglia redimersi nell’averci diviso” e con questo si accoccolò accanto a lui, che la strinse anche se mentalmente continuava a maledirsi.
Voleva strozzarsi da solo. Anche se non aveva vissuto lui in prima persona i momenti con lei, sembrava che però – vivendo in quell’universo parallelo – li sentisse appieno.
Tutti i ricordi – anche solo se respirava nella sua direzione – venivano a galla e lui li riviveva, vi si riconosceva.
Ed era incredibile. Era da pazzi. Si odiava e la odiava.
Che aveva combinato?
“Mi dispiace” bisbigliò Draco, nel buio, sentendola respirare contro il suo collo lentamente, con dolcezza, andando a ritmo con il suo. E lo stesso faceva il suo cuore.
Ed era vero.
Draco poteva anche essere un bastardo Serpeverde, insensibile e viziato, ma sapeva cosa voleva dire uccidere, essere umiliati… indossare una maschera per sembrare qualcun altro e Voldemort gli aveva mentito.
Quella realtà non era affatto migliore della sua, anzi.
“Non è colpa tua, tesoro” mugugnò lei con voce impastata, affondando ancora di più il volto contro la sua spalla.
Draco se la strinse contro – facendo quello che il suo se stesso aveva fatto e avrebbe fatto – mordendosi la bocca pallida.
“Sì che lo è, ma ora dormi”
E la sentì annuire, poggiare le labbra contro la vena che pulsava sul suo collo arcuato e respirare appieno il proprio profumo.
Guardò impassibile il soffitto: era sfuggito da una realtà che lo vedeva perdete – che lo avrebbe visto assassino – ed era piombato in un universo che lo vedeva innamorato, che poteva considerarsi peggio, amante di una Mezzosangue – che era moglie di un megalomane – e ugualmente un assassino.
Che aveva combinato?
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: PeaceS