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Autore: Seiten Shiwa    26/09/2013    2 recensioni
- allora… Cos’è successo tra te e la Scarlett?! -
- Veramente…. - occhi azzurri che si spalancano per la sorpresa - io non… CHI?! -, ed un sorriso furbesco che compare non appena le spalle vengono voltate ai giornalisti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Follie di Una Notte Selvaggia'
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Ebbene sììììììììì!
Eccovi l’ultimo capitolo di TORONTO ^__^
 
Ma non temete.. è già stato scritto il primo capitolo della penultima SAGA (da non leggersi SEGA xD).
 
Esatto: iniziate il countdown, mie care DonzelleH!
Perché con le prossime due SAGHE concluderò questo mio lungo cammino, intrapreso per scrivere la serie: “Le Follie Di Una Notte Selvaggia”.
 
In realtà… non l’ho ancora chiusa, e già sento che mi mancherà… Va beh.. al massimo vi propinerò qualche SPIN OFF *__-
 
… Anche perché ho da continuare la long, THE RING…. Prima che qualcuna di voi mi venga a cercare a casa per costringermi a scrivere sotto tortura! Tranquille, sto procedendo lenta, con lei, ma la finirò ;) Promesso!
 
Bando alle chiacchiere (ve le conservo alla fine del capitolo, assieme ad altre osservazioni!)…
 
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, invidia, gelosia e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
Disclaimer: Jared e Colin nella realtà non li conosco, ignoro cosa facciano dalla mattina alla sera. (Ma in un angolino, tengo sempre la speranza che bumbummeggino come animali da monta! Almeno questo, nel mio cervello, me lo concedo <3 )…
 
<3 Love U So Much <3
 
Fuck The Rest  nIn
 
Buona lettura!!
 
Vostra, Pornosamente-Romantica
Seiten Shiwa

 
 
Toronto
 
 
06  Time To Move On

 
 
 
Jared chiuse gli occhi, ben nascosti dai suoi Ray Ban scuri, non appena la sua schiena toccò il sedile della prima classe dell’aereo.
 
Tra cinque minuti sarebbero decollati.
 
Improvvisamente, colto da una dimenticanza, si affrettò a mandare un messaggio.
 
Ciao Eamon…lo so, sono un idiota.. ma… diavolo, sono stato così preso da un mucchio di cose…
Dai i miei auguri a James, anche se lo so, sono in ritardo…. Che idiota che sono, mi sono scordato del suo compleanno. Chiedigli scusa da parte mia… prometto di farmi sentire dai pargoli appena posso… grazie di tutto”

 
Shannon, silenzioso al suo fianco, posto vicino al finestrino, non aveva aperto bocca da dopo lo colazione, rimanendo fisso con lo sguardo perso chissà dove oltre il vetro.
 
Chissà se almeno lui si fosse ricordato di mandare gli auguri a suo nipote in quei giorni…
 
 
… Some Hours Before…
 
 
 
Quella mattina, come se nulla fosse, Jared bussò alla sua porta.
Era lì per comunicargli a che ora avrebbero dovuto stare di fronte all’hotel, che un taxi sarebbe venuto a prenderli, e poi se ne era andato a fare colazione.
 
Quando Leto Senior scese anch’egli nell’enorme living room, si fermò proprio sulla soglia di essa.
 
Da lontano vide suo fratello minore seduto ad un tavolino, intento a mangiare, e quel suo amico in piedi, a sorseggiare un caffè,  a chiedergli se volesse altro da mangiare, e quando Jared diniegando lo invitò a sedersi al suo fianco, la voglia di rimanere lì si arrestò.
 
Ma non la fame.
Quella gli era rimasta.
 
Una cameriera, avvicinatasi a lui con un’agendina ed una penna in mano, gli chiese dove volesse sedersi e quale fosse la sua stanza.
Era davvero una mora carina e riccia: bassina, grandi occhi castani, con un completo rosso e bianco, che richiamavano i colori della living room.
 
Lui la guardò confuso e vuoto.
 
Biascicò un - Sorry- appena udibile, girò le spalle e uscì fuori dall’hotel.
 
Un bar qualsiasi, per far colazione, sarebbe stato più che sufficiente…
 
Quando tornò, suo fratello minore era nella hall dell’albergo, seduto ad uno dei piccoli divani raccolti a gruppi alla destra della reception, con il trolley al suo affianco.
A cappello calato sul viso, con i suoi grandi occhiali Ray Ban che sembravano un tutt’uno sul suo volto assieme alla folta barba, pantaloni scuri, gli adorati anfibi aperti ai lati, maglia e giacca di jeans, stava leggendo un giornale e sorseggiando una tazza fumante di qualcosa.
 
Probabilmente lo stava anche aspettando.
 
Probabilmente:  non era detto fosse davvero così.
 
Senza dirgli nulla, e senza far notare la propria presenza, si diresse nella sua camera, a finire di chiudere la valigia…
 
In realtà, Jared lo aveva visto, ma finse di non averlo fatto.
Così come aveva finto di non vederlo a colazione un oretta circa prima.
 
La realtà, era, che se Tarkan non lo avesse convinto, quella mattina prima della colazione, spendendo tutte le proprie energie in tal proposito, ad andare almeno a comunicargli l’ora del check out dall’albergo, Jared se ne sarebbe andato da Toronto senza Shannon, e senza neppure avvisarlo.
 
- Aaahh… sant’anima, quell’uomo…- sospirò il cantante, mandando giù un’altra sorsata di camomilla.
Si ritrovò perfino a ridacchiare nel pensarlo.
 
Dopotutto, si era comportato davvero come un amico nei suoi confronti.
Sorrise, mentre posando il giornale sul tavolinetto di legno, lucido e chiaro, di fronte a sé, guardò l’ora sul BB: il turco doveva star facendo il check in aeroporto. Erano appena le undici meno dieci di mattina, e l’aereo che l’avrebbe riportato a New York sarebbe partito a luna e tre quarti.
Il suo, invece, che lo avrebbe riportato a casa a Los Angeles, da mamma, Jamie, Emma, Babu e chi più ne ha più ne metta, sarebbe partito a luna e cinque.
 
Un messaggio gli fece vibrare lo smartphone tra le dita.
 
E ora, anche se ti ho dovuto lasciar solo, fa’ il bravo! Mi raccomando!”
 
Jared ridacchiò, digitando una risposta.
 
Ci proverò…”
Ed inviò.
 
Stette per aprire Twitter e vedere cosa gli avevano scritto gli Echelon in quei giorni, ma un altro messaggio lo interruppe.
Lesse nuovamente.
 
Me lo devi.. :)”
 
“Sei uno scassapalle… lo sai?!”
 
“E tu un vecchio-minchia!”

 
Jared sgranò gli occhi: BASTARDO fu il suo unico pensiero.
 
E avrebbe voluto inviarglielo, se non fosse che suo fratello Shannon palesò la sua presenza lasciando il proprio trolley vicino al suo e andò a riconsegnare le chiavi della propria stanza.
 
Ci fu un attimo, in cui Jared alzò lo sguardo su di lui, e quest’ultimo lo guardò incolore, dall’alto verso il basso, cercando di scrutare oltre quei Ray Ban scuri, prima di allontanarsi.
 
Il cantante dei Mars sospirò: sarebbe stato un lungo rientro a casa.
 
Il BB rivibrò.
 
… tutto ok?!”
 
Chiedimelo quando sarò tornato ad L.A.  -__-”
 
“stai calmo… bevi un’altra camomilla se necessario! Ma stai calmo”
 
“ci proverò…. Ora ANDIAMO a prendere il taxi… mandami un mex quando atterri a NYC, e salutamela”
 
“ok Divah… write you later ;) xo xo xo”

 
Jared pigiò il tasto del blocco tastiera, e ripose il BB in tasca.
 
Shannon era tornato di fronte a lui, prese il proprio trolley, ed in silenzio, fece strada verso l’uscita a porte scorrevoli.
Suo fratello minore, in silenzio, lo seguì.
 
Fuori, il taxi stava giungendo in contemporanea a loro…
 
 
 
 
 
Somewhere in Europe – the same day
 
 
 
Colin continuava a camminare avanti ed indietro, per il gate dell’aeroporto: tra poco ci avrebbe lasciato i solchi su quel pavimento liscio.
 
Finalmente la suoneria del telefono lo interruppe.
 
Frettolosamente si infilò la mano nei pantaloni del completo grigio scuro che indossava.
 
- Eamon!- esordì, nervosamente - Dove cazzo ti eri cacciato?! Sono tre ore che ti chiamo!! E non mi rispondi!-.
 
 
 
Toronto – in an unknown Hotel
 
 
 
Eamon si grattò la testa, seduto al bar in veranda del suo albergo.
 
- Ciao Colin… ma davvero!?!- fece, vago, con una faccia da schiaffi, dopo aver ignorato bellamente tutte le chiamate del fratello minore, in attesa che gli venisse qualcosa in mente da dirgli. - Non dovrebbe essere pomeriggio da te?! Non dovresti stare su un aereo diretto a Dublino?! Che so… dopo aver lasciato Henry a sua madre?!- mosse la mano libera dal telefono in aria, in un gesto vago.
 
 
 
Aeroporto di Varsavia
 
 
 
Colin sospirò, grattandosi dietro l’orecchio destro.
- Senti, accorcia l’anguilla… CHE CAZZO VUOL DIRE IL MESSAGGIO DI STANOTTE?!-.
 
- Niente di più di ciò che ti ho scritto- si sentì rispondere, severo - e ora scusa, ma sto facendo colazione, più tardi Steve ha un meeting in una scuola di danza e devo accompagnarlo!-.
 
- Eh no! Eamon! Ora tu mi spieghi!! Che diavolo vuol dire che stai ancora a Toronto?!?!?!? E che vuol dire che “per caso” hai incontrato Jared?!?!?!? DANNAZIONE! SPIEGATI! -.
Inutile dirlo: quando si parlava del suo Efestione, Colin andava in escandescenza.
 
- Che…. - Eamon, dall’altro capo del telefono, cercò le parole più adatte per rifilargli una mezza verità. -… Eheh… ecco, sono stato al ristorante di un altro hotel, con dei colleghi di Steve ieri sera…- il suddetto Steve, appena sedutosi di fronte al marito, posando un piatto ricco di cornetti, tost, marmellata ed un succo d’arancia, lo guardò malissimo: odiava essere messo in mezzo - … e… niente.. ho trovato Jared lì, nel bar adiacente, a bere qualcosa…. E.. ci ho scambiato quattro chiacchiere…-.
 
A Colin si era seccata la gola, il respiro era mozzato da piccoli, lievi, affanni.
 
- Era… era solo?!- chiese, esitante.
Sapeva bene che Jared non amasse stare nei bar a bere, da solo. Amava la solitudine, ma per il cantante americano, solitudine voleva dire chiudersi in camera a leggere, o sul pc a scrivere o suonare.
 
Eamon ci mise troppo a rispondere, e quando stette per farlo, quell’esitazione fece scattare una molla interna a Colin, che si ritrovò a tremare.
- Dio, Eamon… dimmi che non era con una donna… magari bionda! Non con la Scarlett! Dioooo!-.
 
-Maddai, Cole! Ancora con questa storia?! Lui non era la Scarlett, ok?!- cercò di calmarlo Eamon, non badando alla gaffe appena fatta, ripensando al kebabbaro turco.
 
- L-Lui…?!- balbettò Colin.
Il mondo, improvvisamente, per lui, si arrestò.
 
- Lui non era CON la Scarlett…- si corresse immediatamente Eamon, sperando che suo fratello minore non diede troppo preso alla frase precedente.
 
Temeva, però, che fosse troppo tardi porre rimedio al danno ormai fatto.
 
Un po’ come un incrinatura in un bicchiere di cristallo.
 
Non puoi ripararla… puoi solo attendere che il vetro si crepi ,talmente tanto, fino a collassare totalmente in una moltitudine di schegge.
 
- Eamon, non mentire… Dio, ti prego… dimmi la verità!- lo pregò, o per meglio dire, lo scongiurò l’irish actor.
 
Farrell Sr si ritrovò a sospirare.
- Sì… era… con un uomo….-.
 
Ed ecco un’altra crepa fendere l’anima di cristallo di Colin.
- Oddio!!!- si portò una mano alla cravatta e la allentò intorno al collo.
 
- No, non stavano limonando, tranquillo…. Non…- cercò di riprendere un aria meno tesa Eamon, ma con poco successo.
 
- Jared non esce mai a bere con nessuno!!! Non puoi pensare davvero che io possa bere una balla del genere!!- starnazzò, come un anatra impazzita quello che in un passato, ormai remoto, si era fatto chiamare bad boy di Hollywood.
 
 
 
Toronto – in an unknown Hotel
 
 
 
Suo fratello maggiore si ritrovò a pensare che la sua balla, in effetti, avrebbe peggiorato solo le cose, andando avanti di questo passo.
 
Steve lo guardò malissimo, e gli intimò di dirgli la verità, con un labbiale lindo e coinciso.
 
- Va bene, va bene! Vuoto il sacco!! Ok! AVETE VINTO!- alzò le mani in segno di resa Eamon - l’altro giorno, mentre Steve era in giro per lavoro, sono stato a vedere la premiere di Artifact! Ho seguito Jared fino al suo hotel… poi ieri sera, mentre Steve era ad una riunione, sono andato apposta al suo hotel per parlarci, contento ora?!-.
 
-  PARLARCI?! PER DIRGLI COSA?! E lo hai trovato con il tizio a limonare?!-.
Niente da fare: Colin ormai era partito per la tangenziale dello starnazzamento da crisi d’amore.
 
Amore poi, come se stessero ancora insieme…
 
- Nooo! Colin! NO! Ho beccato Shannon e Jared attaccarsi, sarebbero giunti alle mani, se quel tizio amico di Jared non avesse cercato di portar via Jared, capito?! Non stavano limonando! Shannon se ne è andato sbattendo la porta dopo che ho fatto la mia comparsa e, per sedare gli animi, e parlare con più calma con il tuo amore americano, li ho invitati io a bere, contento ora?!-.
 
Steve liberò finalmente un sospiro, ora più tranquillo e contento: suo marito aveva sputato il rospo.
 
Ma Colin no.
Colin non era affatto contento.
La gelosia se lo stava logorando, divorando vivo.
 
Chi cazzo era quel tizio amico di Jared?!
Lui conosceva TUTTI gli amici di Jared. TUTTI. E li conosceva bene o male pure Eamon.
 
- Lo ho mai visto?!- chiese, o meglio dire, pretese una risposta.
 
Eamon stette per chiedere “chi”, ma poi intuì, dal nervosismo che trapelava dalle parole dette a denti stretti da suo fratello minore, a chi si riferisse.
- N-no… o forse sì.. non lo so!- provò a temporeggiare.
 
- L’ho visto.. sì!? o no?!- pretese nuovamente suo fratello minore.
 
- Ti dice qualcosa il nome Tarkan?!- chiese Eamon, appellandosi alla sua memoria, perché non era sicuro fosse il nome di quel tizio.
 
- Tankian?!- richiese Colin. Sapeva dell’amicizia tra Serj Tankian e Jared… lo aveva aiutato in Artifact.
 
- No, Tarkan…!- ripeté l’altro, ora più convinto dei suoi ricordi.
 
- No… chi è?!- e quel “chi è?!” risuonò come un “adesso mi dici vita, morte e miracoli di costui, o vengo lì e ti sventro! Non mi interessa se siamo fratelli! Tu DEVI sapere!”.
 
- Ah! Ma che ne so io?! E lo chiedi a me?!- sbottò il maggiore, esasperato - e poi, scusa.. non vi eravate lasciati tu e Jared?! Non ti eri scopato suo fratello?! - lo attaccò, ma poi, rendendosi conto che rivangare il passato non servisse a nulla, sospirò, calmandosi… o provandoci, almeno… senza successo!
-Non credi sia ora che si rifaccia una vita, quel poveretto?! Lo hai ferito abbastanza, Colin… lascialo stare.. lasciagli vivere in pace la sua vita… dovresti farlo anche tu! BASTA!-.
 
 
 
Aeroporto di Varsavia
 
 
 
Colin strinse forte il telefono, come se potesse essere il braccio di Jared: perché no, lui, non voleva ancora lasciarlo andare.
 
Non era pronto.
 
Non a dirgli addio.
 
Doveva riprovare a conquistarlo.
 
Doveva riuscirci.
 
Lui amava Jared.
 
Jared era tutto per lui.
 
Chiuse gli occhi, regolarizzò definitivamente il respiro.
 
- Non posso….- sussurrò semplicemente.
 
Eamon sospirò, sconfitto.
 
- E poi… come possiamo dirci addio?! Henry e James?!- chiese in aggiunta Colin, appigliandosi alla prima idea gli venisse in mente.
 
Scuse… scuse… tutte scuse…
 
- Non è da te, Cole, usare i bambini, i tuoi, i suoi, i VOSTRI bambini per tenerti stretto qualcuno… lui potrà continuare ad essere il loro Papi, con o senza che tu debba ricattarlo per tenerlo incatenato a te… loro sono una cosa, tu sei un'altra!- puntualizzò suo fratello maggiore, adirandosi un pochino.
 
A quella risposta, suo fratello minore si sentì un po’ verme… ed un po’ no
Però, almeno, la certezza che avrebbe rivisto Jared, almeno ogni tanto, perché sarebbe passato a trovare il loro figli, in qualche modo, gli accese una speranza: avrebbe potuto riconquistarlo in quegli istanti… avrebbe potuto… già…
 
Se Jared gli avrebbe permesso di avvicinarsi a lui…
 
Infondo, qualche giorno fa’, in aeroporto, Jared se ne era andato, piantandolo lì, da solo, con un NO come risposta…
 
Si morse le labbra, e cercò di non pensare a tutte le lacrime e al dolore procuratogli da quel NO.
 
Ma d’altronde, non è che Jared avesse preso quella decisione a caso.
 
C’era un perché… e la colpa, lì, in fondo, in fondo, ma davvero in fondo, non era da imputare a nessuno. Come dire!?
Si è ritrovato vittima delle circostante: telefonata e messaggio sbagliato, al momento sbagliato nel luogo sbagliato.
 
Doveva, magari, solo, rifarsi su quel fottuto Karma: ormai ci si era messo anche lui di mezzo, pensò Colin.
 
- Senti… ecco… il mio aereo sta per partire.. ci vediamo a casa tra qualche giorno… Ciao…- e chiuse la telefonata.
 
Non era vero.. il suo volo era tra due ore… ma lui non aveva più voglia di parlare.
 
Aveva solo voglia di rimuginare e trovare un modo per dimostrare all’uomo che amava che non voleva altri che lui.
 
E lo doveva fare non il più presto possibile, ma semplicemente al momento giusto…
 
A trovarlo, il fatidico momento giusto…
 
 
 
 
Toronto – in an unknown Hotel
 
 
 
 
Eamon non sentì più nulla, e capì che suo fratello aveva attaccato.
 
Steve lo fissò con un sorriso dolcissimo.
- Mangia, dai…- gli porse un piatto dove aveva preparato con tanto amore dei toast con marmellata e burro.
 
Suo maritò annuì.
Sì disse fra sé e sé, che era meglio così: lui aveva il suo Steve a cui pensare.
 
A Jared e Colin, ci avrebbero pensato Colin e Jared…
 
 
 
 
Toronto – Now Days
 
 
 
I fratelli Leto ora erano lì. Su quell’aereo, ancora immersi nel silenzio totale.
Ancora divisi dal litigio di ieri sera.
 
Ogni tanto, si guardavano, o per meglio dire, si spiavano di sott’occhio, l’un l’altro, sempre ben attenti a non farsi scoprire.
 
Il volo sarebbe durato pochissimo: appena 10 ore.
 
L’aereo aveva appena decollato, la spia delle cinture ancora non s’era spenta.
 
Sarebbero stati capaci di passare tutte e 10 le ore in quelle condizioni?!
 
Per Jared, forse, non ci sarebbe stato alcun problema: era sempre stato un tipo taciturno…. Ma non dopo aver promesso a Tarkan, la sera prima, che avrebbe provato a non attaccar briga in alcun modo ed avrebbe sopportato qualsiasi cosa, senza uccidere nessuno o defenestrarlo da millemila piedi d’altezza! Tanto a detta del manzo turco
 
- Hai sopportato di peggio… no?! E gliel’ha anche perdonate tutte… che senso ha ora, attaccare briga?! E non venirmi a dire che lo faresti per sfogo. Sei già esploso, e gli hai detto di tutto e di più, quindi ora basta. Fai l’uomo maturo domani, promesso?!-.
 
Come diavolo gli aveva poi strappato quella dannatissima promessa?!
 
Jared improvvisamente si immerse nel sedile, come a farsi piccolo piccolo nella felpa che lo riparava dall’aria condizionata sparata a mille.
Il ricordo della sera prima gli bruciava ancora… come cento Soli ardenti…
 
 
 
 
 
Toronto – The Day Before
 
 
 
 
Lui e Tarkan risalirono verso le proprie camere.
Erano rimasti in silenzio fin da quando avevano lasciato il bar.
Né una parola, né un accenno a voler prendere un qualsiasi tipo di discorso.
 
Silenzio.
Solo un silenzio, che sembrava non poter portare altrove.
 
Una volta giunti nuovamente nel lungo corridoio, si diedero un intensa occhiata.
 
Cosa dirsi? Come salutarsi?!
 
Tarkan, nei suoi pensieri, non voleva che finisse tutto ora, con una stretta di mano e basta.
 
Non perché volesse effettivamente qualcosa di fisico da Jared. No…. O forse sì?!
Seppure era un idea allettante, nonché la prima idea che ebbe su di lui, adesso “approfittare di lui” non rientrava più nei suoi piani, non lo avrebbe fatto: era un uomo d’onore dopotutto.
Jared, poi, lo aveva trattato come il suo migliore amico e si conoscevano appena. Scoparlo lo avrebbe portato solo ad allontanarlo di nuovo, e probabilmente per sempre, da sé.
 
Ed in effetti, Tarkan, stava davvero valutando l’idea di scoparselo lì e poi lasciare che la vita li allontanasse, ognuno per la sua strada.
Ma lo voleva davvero?! Era questo che voleva ottenere sin dall’inizio?!
È per questo che l’aveva avvicinato, quella sera, non poi così lontana, a New York, giusto?!
 
Tarkan si stava ritrovando di fronte ad un bivio: una scopata indimenticabile e poi un distacco netto… oppure un qualcosa di più, che non includeva per quella sera la fisicità, ma precludeva qualcosa di più nobile, più prezioso.
 
A chi avrebbe dato retta, allora?!
Al diavoletto (si fa per dire) strippato nei suoi pantaloni, o all’angioletto racchiuso nel suo cuore?!
 
Era una scelta davvero difficile.
 
Ma quando Jared, giunto di fronte alla sua stanza, lo invitò ad entrare, Tarkan seppe che il fato, o il Karma, o l’Allah in cui credeva, si era già accaparrato la sua scelta, al suo posto…
 
 
 
 
 
La porta si schiuse dietro la schiena dell’ospite.
 
Il padrone della stanza si sfilò la giacca e la sistemò su una stampella nell’armadio e così fece con la sciarpa.
 
Tarkan non poté non pensare che Jared fosse un perfettino meticoloso ossessionato dall’ordine…
E dire, che si era anche lasciato dire che “non lo conosceva affatto”
 
Tsk… Jared non era il massimo dell’apertura caratteriale, ma ad un occhio più che attento come il suo, era fin troppo leggibile: in tutte le sue piccole sfumature comportamentali, caratteriali… Il turco si ritrovò a sorridere fra sé e sé infilandosi le mani in tasca.
 
- Beh?! Hai intenzione di rimanere impalato lì, vicino la porta?!-.
Jared si era proteso verso il frigobar, accucciatosi in una posizione ben poco casta.
 
- Impalato, dici!? Preferirei rimanerci altrove…- ammiccarono un bel paio di occhi verdi al suo sedere.
 
L’altro, a dispetto delle previsioni, non si ammusò o indispettì da quella battuta, ma sospirò rassegnato al doppio senso…
 
… Chissà…. Magari, in qualche modo, anche Jared aveva imparato a leggere Tarkan oltre i suoi doppi sensi…
 
Il cantante orientale sfilò le mani dalle tasche facendo spallucce.
Si tolse la giacca e la gettò disordinatamente sul letto matrimoniale al centro della stanza, ma con testiera appoggiata al muro alla sua destra.
 
Jared passò uno sguardo indignato da lui alla giacca.
Poi nuovamente dalla giacca a lui.
I suoi occhi sembravano dire “Beh?! E la getti così?! Guarda che le hanno inventate le stampelle!”.
 
.. sì… era decisamente un ossessionato dell’ordine… altro che divah!
 
Ma no: lui non l’avrebbe infilata nell’armadio la giacca!  
Quindi, fece finta di nulla, sperando che l’americano la smettesse di osservarlo in quel modo indignato.
 
E pochi istanti, dopo, grazie ad Allah, smise.
 
Finalmente, si decise anche ad alzarsi da quella posizione davvero poco casta, tirando fuori due bottigliette di aperitivi analcolici.
 
- No grazie, non voglio nulla….- diniegò l’uomo dagli occhi verdi, facendo qualche passo verso la finestra, sorpassandolo.
 
Jared si girò su sé stesso, rimanendo con quelle due bottigliette di vetro in mano.
Lo guardò qualche istante soprappensiero, poi le ripose in frigo.
 
Tarkan spalancò la finestra ed osservò il Porto, dove erano stati dopo cena, da lontano.
 
A qualche passo da lui, ancora vicino al frigobar, il cantante dei Mars lo fissò mettendosi a braccia conserte, cercando di capire perché l’altro fosse così pensieroso.
 
L’uomo dagli occhi verdi poggiò i gomiti sul bordo della finestra.
Poi, sulle stesse braccia, vi posò il mento.
 
Una vera posa da pensatore…
 
Ispirò l’aria della sera: il profumo di mare riusciva ad arrivare fin lì dove erano.
 
Cautamente, l’altro gli si affiancò.
Non gli chiese perché fosse pensieroso, perché Tarkan riprese a parlare da solo: a voce bassa, come a non infrangere quella sacra tranquillità e calma che si era creata in quei piccoli istanti di silenziosa pace.
 
- La prima volta che ti vidi, non sapevo del tutto chi tu fossi…- gli occhi socchiusi, verso il riflesso delle luci sulla superficie del mare -… l’unica cosa che mi interessava… era farti mio… possederti… e non c’è cosa che avrei dato, purché ciò accadesse…-, gli regalarono una frecciatina esplicita prima di ritornare a vagare fuori.
 
Jared chinò il capo da un lato, come un cervo che ascolta il vento, senza cambiare posizione alle braccia appoggiate al proprio petto, e semplicemente, rimase con il respiro sospeso, in attesa che l’altro continuasse a parlare, a raccontare.. a raccontarsi…
 
- Poi…. Durante la notte… tu…. mi hai fatto tenerezza… - Tarkan rialzò il viso, allargò le braccia, spalancò i palmi delle mani, come fossero cuscini, pronti ad accogliere il peso delle proprie parole - no, non ho altre parole per descriverti… mi hai fatto tenerezza…! Eri così…. No, non indifeso, più che altro… preso dalle tue paure, dai tuoi incubi… non hai smesso per un attimo, nei momenti di semi coscienza, di invocare il nome di Colin… Cole, Cole, Cole, ripetevi… e… mi sono sentito in dovere d’aiutarti… la mattina, all’inizio, ho realmente pensato che facendoti credere che avessimo scopato, tu ti saresti potuto togliere il peso di tutti quegli incubi, di tutti i tuoi tormenti… si dice che una scopata sia un buon diversivo per molti mali… ma… quando poi, ti ho soggiogato con del buon sesso orale, e tu non mi hai respinto.. mi sono sentito in debito… continuavi a rimanere indifeso ai miei occhi… e… sì, mi sono sentito in debito fino all’osso… -.
 
- Cioè… fai un pompino a me.. e tu ti sei sentito in debito?!- sghignazzò Jared, interrompendo finalmente il suo mutismo, e sciogliendo le braccia rimaste conserte fino ad ora.
 
Tenerezza, poi… al massimo lui ispirava divahggine…o così, pensava di sé stesso, a forza di ascoltare i pareri altrui.
 
L’uomo dagli occhi verdi annuì semplicemente.
- Era… ecco… - cercò le parole migliori -…mi sono sentito come se ti avessi strappato qualcosa che non appartenesse a me, ma a quel qualcuno che amavi… che non avevi mai smesso di invocare durante la notte… - grattandosi la base della nuca.
 
Jared soffiò dal naso, stupito: davvero stupito… da quando il turco era diventato così sentimentale?!
 
- … Mi dispiace…- si voltò infine, il cantante orientale, a fissarlo negli occhi: lasciandosi inghiottiti da quei cieli azzurri, infiniti, sconfinati, stupiti, ma che continuavano a celare qualcosa nei loro anfratti più nascosti.
 
Le labbra del cantante americano rimasero dischiuse. Non era in grado di dir nulla: totalmente sconcertato da quella piccola ammissione.
Una mano sfiorò la sua guancia barbuta, dapprima con solo la punta delle dita. Poi l’intera mano vi si posò completamente aperta, come a raccogliere tutto il suo volto, tutte le sue espressioni in ogni sua sfumatura.
 
- Perdonami…- aggiunsero due labbra carnose orientali, e due occhi verdi realmente pentiti.
 
“Perdonami”…
Nell’ultimo periodo, pareva a Jared, che tutto il mondo gli recasse torto e gli chiedesse subito dopo scusa…
Quante persone aveva ancora da perdonare?!
Quante gli avevano chiesto di essere perdonate!?
Quante si erano scusate?!
 
Oh… Dovevano essere davvero tante…
 
Così tante, da spremergli qualcosa al di sotto degli occhi, e spingerlo a calar giù qualche lacrima…
 
Di scatto, non volendo farsi veder piangere, Jared fece per allontanarsi da quel tocco.
Voleva sottrarsi ancora una volta e fuggire alla propria tenerezza
 
Lui non la voleva provare quella tenerezza: aveva ancora il cuore troppo infranto, per provare qualsiasi sentimento capace di ridurglielo ancor di più in poltiglia.
 
Ma Tarkan posò anche l’altro palmo della mano sulla sua guancia, e lo costrinse ad un affronto visivo: l’uno negli occhi dell’altro.
 
… la sua pelle era morbida anche se ricoperta da quella foltissima barba…
 
Il cantante dei Mars arretrò, girando leggermente verso sinistra, col risultato inaspettato di ritrovarsi incastrato all’angolo della stanza: tra muro e finestra.
 
Ormai era stato messo alle strette.
 
L’uomo di fronte a sé fece un altro passo più avanti, per stargli vicinissimo: per scrutarlo al meglio negli occhi, per non perdersi nulla di quei cieli, per scavargli dentro, fino a cogliere tutto, anche ciò che forsennatamente Jared continuava a nascondere e dimenticare.
 
 
- In questi occhi racchiudi un cielo… ed è così triste….- i pollici di Tarkan lisciarono la pelle che era stata rigata da lacrime silenziose: quella poca pelle appena sotto gli occhi, non del tutto coperta dalla barba.
 
Jared espirò forte dal naso, ed inspirò: trattenne nuovamente aria nei polmoni, mordendosi il labbro inferiore.
 
- Stanotte…- si leccò le labbra Tarkan -… Potresti dimenticare perfino il nome di questa città- ed ammiccò, con un cenno della testa, alle luci di Toronto che spaccavano a metà l’oscurità della notte fuori dalla finestra, senza mai distogliere i propri occhi da quelli del cantante americano.
- Potresti dimenticare perfino il tuo nome… Stanotte potresti non avere alcun nome… Non saresti di nessuno… Uno come te… potrebbe provare l’ebbrezza di non appartenere a nessuno?!-.
 
- E… di chi sarò!? Sentiamo?! - soffiò, fermando le lacrime e trattenendo il fiato.
Cosa sarò? Che farai di me?!
 
-Ti renderei libero… ti farei assaggiare… cosa vuol dire non appartenere a nessuno….-  distanziò i palmi delle sue mani dalle sue guance, ma tenendoli comunque aperti, in allerta, per fermarlo in caso avesse tentato di sottrarsi al suo sguardo.
- E poi… solo domani… solo domani torneresti alla realtà…-.
 
- E che senso potrebbe avere tutto questo?!- tremò una delle voci rock più famose d’america, con una sfumatura di preannunciata accondiscendenza a cedere.
 
- Tutto quello che si fa’ non deve avere per forza un senso, no?! Non lo hai detto per caso tu?! non è una tua frase?!- domandò retoricamente il turco.
 
- Solo per una notte…!? - soppesò quella proposta Jared.
 
- Solo per una notte- confermò, annuendo lievemente col capo Tarkan - potresti…!?!-.
- Solo- posò il dorso dell’indice e del medio della mano destra sulla sua guancia sinistra -.. una notte…- e l’accarezzò lievemente.
 
Infine, sostituì l’ossigeno che Jared stava per ispirare con il proprio.
 
Quest’ultimo chiuse gli occhi…
Ed una miriade di immagini affollarono la sua mente…
 
Una montagna di ricordi…
 
Fatti di tante persone…
 
 “il MIO bambino…”
Fatti di sua madre…
 
oh BRO’! che hai combinato?!”
Fatti di suo fratello…
 
OUR Jared!!!”
Fatti di Echelon…
 
il MIO papi è il migliore…”
Fatti di Henry…
 
MY…Hephaestion..”
Fatti di Colin…
 
Quando le loro labbra si separarono e Tarkan si fece di un passo indietro, per guardarlo con i proprio occhi verdi, vide le pupille azzurre tremare.
 
Sorrise, semplicemente... e forse, appena un po’, amaramente.
 
- Potresti…. - sussurrò - ma non deve succedere…-, senza smettere un secondo di accarezzargli il viso.
- Potrei prenderti ora, strapparti i vestiti e sbatterti contro questo muro… e so… so per certo che tu non ti opporresti!- sogghignò, a quel pensiero - ma… la realtà non è un “potresti”… la realtà non è tra ciò che puoi o non puoi fare… la realtà è quello che devi fare. È quello che sei e quello che non sei. È ciò a cui appartieni e non ciò a cui non appartieni…- sospirò… e sembrò nuovamente vittima di una nota di amarezza.
- e tu… sei dei tuoi figli… di chi ti ama…. Sei anche di chi ti ha tradito…-.
 
Jared soffocò un singhiozzo.
Ed avrebbe desiderato con tutto se stesso non ascoltare quelle parole.
 
E lo avrebbe voluto tanto… davvero tanto…  ma invece dovette ascoltarle: perché non poteva muoversi… Perché Tarkan, con quei suoi occhi, con quella gentilezza, con quell’amarezza, con quei sentimenti che stava cercando di non far nascere, continuava a bloccarlo tra quella parete e quella finestra.
 
E lui… lì, in quell’angolino di universo, riuscì a sentirsi così solo.
Sì, proprio lui: Jared Leto… lui, che si sentì così piccolo e così solo: davvero un’assurdità, un eufemismo.
Ma era così.
 
- Sei di Colin, Jared…- sussurrò Tarkan - e nessun bacio, nessuna scopata, nessuna cazzata, nessun tradimento, potrà mai dividervi… finché vi amerete ancora, come tu lo ami… come… sicuramente lui ti ama…-, sorridendo consapevole di tutta la verità che gli aveva appena sbattuto in faccia.
 
- Non mi ama…- sussurrò, invece, di rimando, Jared, con un fil di voce appena udibile.
- Non mi ama…!- aggiunse, con più convinzione di prima.
- Non mi ama affatto! O non si sarebbe scopato… mio…- la sua voce accennò a crollare -mio fratello! -, ma poi sentenziò riprendendosi - E neanche lui mi ama!!-, prima che gli occhi, come dighe rotte, lasciassero inondare il suo viso di lacrime.
 
Tarkan se lo strinse forte, iniziando a riempirgli di baci la testa.
 
- Scopami ora…!- supplicò Jared nel pianto, che riusciva a stenti e senza successo a soffocare, - fallo… strappami via quella poca dignità che ho…! strappami via il rispetto che continuo ad avere per lui… FALLO!- si appese con le mani alla sua camicia, tornando a fronteggiarlo negli occhi. -Scopami… scopami forte…- pianse, singhiozzando forte, reprimendo solo la voglia di urlare, ma lasciando andare tutti i respiri affannati, i gemiti di dolore, le lacrime e i sospiri di delusione - potrei davvero dimenticarlo sai?! Basterebbe solo che tu mi scopassi così forte, mi sbattessi così forte al muro, da poter dimenticare tutto.. anche il suo nome…-.
 
- Shhhh…- il turco se lo strinse al petto, facendogli poggiare la testa nell’incavo del proprio collo, sentendolo bagnarsi di lacrime subito dopo.
Lo cullò per interminabili minuti, giusto il tempo che smettesse di dire cazzate… enormi cazzate.
 
Perché erano cazzate, vero?!
 
- Vedrai… si sistemerà tutto… devi avere fede, Jared… tanta fede…- lo accarezzò con mano gentile tra i capelli, che ormai si stavano allungando.
 
- E chi me la darà la fiducia, ora?! Eh!?- alzò due occhi di cielo in fiamme verso di lui - l’ha fatta a pezzi la mia fiducia!!-.
 
Tarkan gli riprese il viso tra le mani.
- Tu, Jared… tu…! Tu la ridarai a te stesso…! io…- cercò titubante le parole giuste - io lo so.. non è facile riavere fiducia in qualcuno che t’ha tradito… ma… ehi, cazzo! Tu sei Jared Leto! Tu fai camminare i senza gambe! Tu ridai speranza alla gente! Non venirmi a dire che non puoi ridarla a te stesso, che non ci credo! Tu sei una forza della natura, JayJay… tu puoi tutto…-.
 
- No… no…- scosse la testa Jared, in preda alla delusione più nera, al pianto più sentito.
 
- Sì, invece… tu puoi tutto… devi solo volerlo, Honey…- e se lo riabbracciò stretto.
La stretta, stranamente, venne ricambiata.
- … Devi solo volerlo… solo volerlo, Honey…- ripeté, come un mantra, Tarkan.
 
Alla fine, Jared, si ritrovò ad annuire contro la sua spalla.
 
- Stanotte… non voglio dormire da solo…- sussurrò, poco dopo, quando si fu calmato, ma senza accennare ad alzare il capo.
 
- A patto che non mi chiedi più di scoparti e sbatterti contro un muro…- provò a scherzare il turco, per risollevare gli animi - perché io avrò anche un cuore ed una mente… ma ho anche un pisello in mezzo alle gambe! E lui ragiona per conto suo! Non ci si può ragionar molto…-.
 
Finalmente, sentì Jared ridacchiare contro il suo collo.
 
Piano, Tarkan, lo distanziò da sé.
Gli asciugò le lacrime con i pollici.
- Ora, tu ti lavi la faccia, che con questi occhi rossi sembri un fattone da paura, e io vado a recuperare il mio pigiama, ok?!-.
 
- Prendo il mio, e dormo nella tua stanza… - propose Jared.
 
- Ma! Honey….!- protestò Tarkan: dormire nella stanza di Jared era una scusa per andarsene la mattina presto, appena il suo amichetto fra le gambe si sarebbe svegliato la mattina dopo, in cerca di attenzioni, e per non incorrere nel pericolo di stuprarlo.
 
- Niente “ma” e niente “Honey”…- accennò ad un sorriso da divah.
 
- Ok, ok…- si rassegnò il turco…
 
Si trasferirono così nella stanza di Tarkan: stesso piano ma qualche porta più in là da quella in cui erano.
 
Prima che Jared fosse colpito dal sonno, raccontò cosa fosse successo il giorno prima, perché era già di morale, la proposta di quel nuovo film, il ruolo che gli fu soffiato, la dieta che voleva intraprendere, i suoi figli che tra un mese avrebbe rivisto… e l’altro lo lasciò parlare, sfogare… lo ascoltò, semplicemente, come si fa’ con gli amici…
 
E fu con somma sorpresa, che quando Tarkan si svegliò la mattina seguente, non trovò Jared nel proprio letto.
 
Trovò invece un bigliettino, sul cuscino affianco:
 
“SONO NELLA MIA STANZA A FARMI UNA DOCCIA
E A PREPARARE LA VALIGIA,
BUSSAMI QUANDO TI SVEGLI.
PROMETTO DI NON APRIRTI IN ACCAPPATOIO O NUDO :P.

 XO XO XO”,
 
Sorrise fra sé e sé: ora iniziava la parte più difficile…
 
Si rivestì in fretta e furia, dopo una veloce doccia, e preparò anche lui la sua valigia. Una volta pronto, bussò alla porta di Jared.
Quest’ultimo gli aprì e tornò subito alle proprie cose: come promesso, era già bello che pronto che vestito.
 
Tarkan si richiuse la porta dietro le spalle.
 
- Hai avvisato tuo fratello?!- chiese vago, accennando ad un sorrisino sereno del buongiorno.
 
- No..- fu la risposta lapidaria di Jared, che non lo guardò neppure in faccia.
 
L’argomento “fratello” sapeva che l’avrebbe reso brusco e scontroso....
 
Ed ecco che la parte più difficile della giornata era giunta: convincerlo a fare la cosa giusta
 
 
 
 
Toronto – Now Day
 
 
 
 
… Come 100 Soli ardenti, tutte quelle 24h prima gli bruciavano addosso…
 
“Hai solo bisogno di fiducia…”
 
Già, si trovò a ricordare Jared…
 
Prese il blackberry, ed appuntò rozzamente qualche frase, chissà che non fosse diventata una canzone, prima o poi…
 
 
“The headlights are coming,
Showing me the way.

All we need is faith.
Faith is all we need.

A maniac's new love song.
Destruction is his game.

A beautiful liar,
Love for him is pain.

I need a new direction,
Cause I have lost my way”

 
Bloccò la tastiera, ma ebbe subito un ripensamento, ed aggiunse

“I punish you with pleasure
And pleasure you with pain”
.

 
 
Quelle parole, dentro di sé, sancirono La Fine Di Tutti I Giorni passati col vuoto nel cuore…
 
Aveva bisogno di fiducia… e l’avrebbe ritrovata.
 
Dunque, era tempo non solo di tornare a casa, ma anche di andare avanti.
 
 
Toronto - FINE.
 
 
 
NOTE DI FINE SAGA:
 
Come promesso, Toronto è stata conclusa.
 
Ho amato molto scriverla… Soprattutto le “chiacchiere” tra Tarkan e Jared.
Non sono stupendissimi insieme?!
E non pensate sempre a male! Che poi dite che sono io!
Intendo come amici *___* non sono così pucci?!
 
E come promesso a Kalina e a tutte le altre… RIECCOVI IL MANZO IRLANDESE ^__^
 
Bwuahahahahah… è stato bellissimo farlo rodere dalla gelosia….!
 
Beh… dai, su’… nella prossima Saga… ci sarà più spesso :P
Ok, ok… basta, questo è già un grosso spoiler!!
 
Quindi… cosa rimane qui?!
 
Vi ho lasciato con :
  • uno Jared che nel chap 5 ha perso un po’ la ragione, è (direi io: FINALMENTE) sbottato e ne ha cantate un bel po’ a Shannon…
  • Ed ora i due sono in volo verso casa, vicini ma divisi interiormente…
 
  • Un Eamon ed uno Steve che rasentano la coppia perfetta <3
 
  • Un Colin gelosissimo…
 
  • Un Manzo Turco apprensivo e pronto a far di tutto purché il suo “Honey” si riprenda e ricominci a tappezzare il pianeta terra con la sua divahggine e col suo carisma…
 
 
Insomma… cosa vi apprestate a leggere nella prossima saga?!
 
Sicuramente… ci sono… persone che qui, “ultimamente”, non sono comparse… ma che torneranno…
 
Come Tomo….
 
Come Babu e Coso…
 
Come…. Adam Lambert e Tommy…
Eh no.. i miei special guest non li mollo così solo a New York :P è giusto che li riporti anche dopo…
 
E… se mi chiedete di Jared e Colin…
 
SAPPIATE CHE PER ORA NON DIRÒ NULLA :D NEPPURE SOTTO TORTURA!
 
Vi posso al massimo, spoilerare il titolo, che sarà “CRYSTAL DAYS”…
 
…Giorni di Cristallo… esatto…
 
Quindi… maneggiateli con cura ;)
 
Con questo è tutto, almeno per Toronto.
 
A PRESTO DONZELLEH!
 
Vostra
Dea del Porno-Romantico
Seiten Shiwa



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