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Autore: margotj    26/09/2013    1 recensioni
(Storia completa in pubblicazione a puntate)
PREMESSA ALLA STORIA: si tratta di un ALTERNATIVE UNIVERSE: con gran raccapriccio dei puristi, in questa storia Dc incontra Marvel: il presupposto? Bruce Wayne e Tony Stark si conoscevano, ben prima di divenire rispettivamente Batman e IronMan. Tutto ciò che viene visto nei film è quindi modificato opportunamente (stravolto, oserei dire, valgono le immagini più delle trame) per raccontare la storia della loro amicizia e dell'inizio della loro leggenda.
Spoiler: credo nessuno. Utilizzo spudorato di IronMan, IronMan2, Batman Begins e TheDarkKnight, qualche accenno agli Avengers
Pairing: canonico Tony/Pepper Bruce/Rachel
Rating: AU Angst, Dark, Friendship...
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.2 The Dark Knight

 

Spoiler: credo nessuno. Utilizzo spudorato di IronMan, IronMan2, Batman Begins e TheDarkKnightqualche accenno agli Avengers

Pairing: canonico Tony/Pepper Bruce/Rachel

Rating: AU Angst, Dark, Friendship

EPISODIO 2/13 (spoiler alla lettura) - http://www.youtube.com/watch?v=Lt5RiMig6kk

Waves crash, baby, don't look back

I won't walk away again

(B. Carlisle - Circle in the Sand)

Onde si infrangono, baby, non guardare indietro/Non voglio andare via di nuovo

Tony Stark, visionario, genio, patriota americano. Anche in giovane età il figlio del leggendario creatore di armi Howard Stark, si è ritrovato alla ribalta grazie alla sua brillante e geniale mente. All'età di 4 anni costruì il suo primo circuito, all'età di 6 il suo primo motore, a 17 anni si è laureato al MIT con lode. Ma poi, il decesso di un titano. Obadiah Stane, alleato e amico di una vita di Howard Stark, si fa avanti per riempire il vuoto creato dal leggendario fondatore. Fino al ritorno a casa del figliol prodigo 21enne che viene consacrato amministratore del regno, e con il patrimonio spirituale del padre, Tony introduce una nuova era, creando armi intelligenti, robotica all'avanguardia, target satellitari. Oggi Tony Stark ha cambiato radicalmente il volto dell'industria bellica garantendo libertà e protezione ma soprattutto gli interessi dell'America in tutto il Mondo.”

Pretenzioso, a dire la verità. Ma Tony apprezzava comunque.

Peccato per il resto del servizio.

Dopo un traumatico sequestro di persona in Medio Oriente, Tony Stark torna cambiato, appannato dal peso della propria responsabilità...” - recitava, come una scolaretta, la cronista bionda. Tony sapeva di essersela scopata, ma non ricordava il nome - “Nove settimane fa, dopo una conferenza stampa a tratti commovente, a tratti ridicola, Tony Stark ha abdicato al proprio valore chiudendo la 'Divisione fabbricazione armi della StarkIndustries' inneggiando a un nuovo inizio e ad un cambiamento radicale di direzione che l'opinione pubblica attende orm...”

Clic. Un televisore spento è un televisore interessante. Tony si lasciò andare contro il sedile della Camaro e allungò un braccio, ragionando.

La sciacquetta bionda che, se ricordava bene, urlava con dizione migliore di quella con cui parlava, aveva colto nel segno: a nove settimane dalla propria riapparizione, le StarksInd erano ancora miseramente chiuse, impegnate solo a produrre gommini e guarnizioni, pezzi di ricambio per il già venduto che necessitava manutenzione.

In compenso, Tony, adesso, aveva tonnellate e tonnellate di leghe metalliche con cui giocare nello scantinato... altro che i ritagli e gli scarti che gli portava a casa suo padre il venerdì pomeriggio!

E, anche se il metallo gli faceva comodo, le persone che lo circondavano cominciavano a sembrare dei macigni: Pepper si salvava, a grandi linee, mentre filtrava le seccature... ma Obadiah... e Rhodes... nessuno dei due capiva né si sforzava di farlo.

Tony aveva abdicato, come un imperatore folle che sceglie un cavallo per senatore. Ancora una mossa e avrebbe appiccato fuoco alle loro conquiste senza pensarci troppo.

Alcuni azionisti si stavano ritirando e, benché Pepper dissimulasse, le telefonate alla sezione legale si erano triplicate. Tony era già stato in tribunale due volte, eppure doveva ancora deporre, per cose che non sapeva nemmeno come funzionassero. E poi rilasciare interviste per calmare le acque, oppure non rilasciarle affatto, per non dare soddisfazione a nessuno e chissà quanto altro. Ogni giorno la strategia cambiava, in base agli assalti.

Tony non si faceva grandi illusioni: il tradimento era alle porte.

Restava solo una domanda... tradimento in amicizia o in affari? Cosa sarebbe giunto prima?

Irritato dalla piega delle proprie riflessioni, si grattò il reattore, pensieroso.

Il piccolo insinuante bip, gli ricordò che aveva anche un altro problema... uno decisamente più grave.

No, questo può aspettare. No, inesatto, questo non può aspettare, ma aspetterà comunque.” - concordò, con se stesso, ad alta voce, scendendo dalla macchina e tornando alla scrivania.

E, come se non fosse abbastanza... cosa stava combinando Bruce?

***

Tony Stark, visionario, genio, patriota americano. Anche in giovane età il figlio del leggendario creatore di armi Howard Stark, si è ritrovato alla ribalta grazie alla sua brillante e geniale mente. All'età di 4 anni costruì il suo primo circuito, all'età di 6 il suo primo motore, a 17 anni si è laureato al MIT con lode. Ma poi, il decesso di un titano. Obadiah Stane, alleato e amico di una vita di Howard Stark, si fa avanti per riempire il vuoto creato dal leggendario fondatore. Fino al ritorno a casa del figliol prod...”

Clic.

Lo hai spento sul più bello.” - commentò Bruce, senza alzare la testa dagli appunti che stava scrivendo. Come suo solito, sedeva sul pavimento a gambe incrociate.

Decisamente, la vita civilizzata gli stava ancora dando dei problemi, valutò Tony, posando il telecomando e attraversando l'ampio salone in direzione della vetrata.

Si era distratto per un'ora alla sua postazione in laboratorio, tra alcuni progetti e qualche esperimento di elettromeccanica virtuale. Divertente, certo, ma fine a se stesso, almeno per il momento... almeno fino a quando la sua testa non avesse ricominciato a pensare in maniera lucida.

Jarvis gli aveva segnalato l'arrivo del signor Wayne, ma questo non aveva smosso minimamente Tony dalla sedia. Bruce poteva arrangiarsi.

Per sicurezza, aveva bloccato la porta di comunicazione e sganciato l'interfono.

Poi si era stancato. E aveva deciso che voleva una birra. E che, magari, serviva anche al miliardario seccatore che, sicuramente, guardava la televisione nel suo salotto.

Non l'avevi già visto?” - domandò dunque, posando una bottiglia fredda vicino a suoi piedi e una per sé sul tavolino di cristallo.

Non mi stanco mai.” - replicò l'uomo, segnando un altro appunto senza voltarsi. Poi gli tese un foglio - “Questo è giusto?”

Tony lo afferrò e si lasciò cadere sul divano, allungando le gambe e le braccia.

Per essere un analfabeta attaccabrighe, te la cavi bene...” - ammise, leggendo al sequenza. Poi fece dell'appunto un aeroplanino e rispedì il tutto al mittente - “Mi dici cosa stai combinando, Junior?”

Non chiamarmi Junior.”

Non in pubblico, promesso. Allora, Junior, cosa stiamo costruendo?”

Cestini per la merenda.”

In neoprene potenziato?”

La merenda è un bene prezioso, quando sei bambino.”

Giusto. Finchè non scopri le ragazze.” - concordò, accavallando le gambe e posandogli la punta del piede tra le scapole. Poi alzò la testa, rivolgendo un sorriso ammaliante alla ragazza che veniva loro incontro - “Signorina Potts, ma che piacere! Gradirebbe un vestito di neoprene potenziato?”

Temo di preferire la seta alle fibre sintetiche.” - fu l'impassibile risposta, porgendo una busta a Tony e un incartamento a Bruce - “Signor Wayne, ho trovato i progetti...”

Progetti di cosa?” - chiese l'alluce che continuava a spintonarlo e a fargli prudere il collo.

Progetti della WayneTower.” - rispose Bruce, aprendo il fascicolo e sfogliando - “Alcuni dei miei sono stranamente spariti dall'archivio della WayneEnterprises. Mi sono permesso di chiedere alla signorina Pepper di stamparne del copie dal vostro server.”

Male, molto male.” - commentò Tony, sporgendosi per leggere sopra la sua spalla - “Mai perdere i progetti. A noi non succede mai, vero, Pepper?”

Vero.” - sorrise la donne, riprendendogli la busta dalle mani, aprendola e riposandogliela tra le dita - “A me non succede mai.”

Per questo la pago tanto e la ammiro.” - fu la magnanima risposta. Poi abbassò gli occhi sull'invito - “Un party? Di nuovo?”

Perchè credi che sia di nuovo qui? C'è sempre un party.” - fece eco Bruce, posando il fascicolo e porgendogli un altro foglio - “E questa? È giusta?”

Facciamo a cambio: io ti dico se è giusta, tu mi cedi Lucius Fox.”

Io non cedo Lucius Fox a nessuno. Ma hai il permesso di invitarlo per un the. Allora, è giusto?”

E' giusto. Posso sapere cosa stai combinando?”

Dopo, dopo. E questo? Questo è giusto?”

***

Il signor Stark ha di nuovo corretto i suoi calcoli, noto.” - commentò Alfred, quel pomeriggio, trovando sul tavolo della suite di Malibu un certo qual numero di aeroplanini di carta - “Lo ha finalmente reso partecipe delle sue decisioni?”

Non ancora, credo abbia altro a cui pensare.” - rispose Bruce, abbassando il volume del grande televisore al plasma.

...con il patrimonio spirituale del padre, Tony introduce una nuova era... ”

Il servizio era lo stesso, di nuovo in replica: Tony che usciva da un tribunale, dopo un tentativo di ingiunzione per farlo fuori dal controllo della Stark

A tempo debito.”

A tempo debito potrebbe rivelarsi tardi, signore.” - rispose Alfred. Sullo schermo, Tony si stava levando gli occhiali da sole, con aria decisa.

Io non sono la mia società.” - stava dicendo, in un abbagliante pioggia di flash. Al suo fianco, Obadiah gli sussurrava qualcosa in un orecchio, senza smettere di sorridere - “E credo che scoprirete presto...”

L'immagine era cambiata, la frase si era perduta nella polemica preconfezionata all'affermazione appena udita.

Ma, signor Stark, se lei non è la sua società, allora che cosa è?” - recitava, come un grillo parlante, l'uomo sullo schermo.

Lo vogliono fare a pezzi.” - commentò Bruce, lasciando cadere il telecomando nella poltrona e voltandosi. Alfred lo prese e lo posò sul tavolino, seguendolo lungo il corridoio - “Ed il peggiore gli cammina a fianco.”

Non pensa di doverlo mettere il guardia?”

Da Obadiah Stane? Lo sa, credimi, lo sa. Hanno avuto una conversazione illuminante per via del reattore Arc che ha nel petto.” - rispose Bruce, cominciando a cambiarsi d'abito - “E, se Tony ha qualche dubbio, Pepper non ne ha affatto.”

La signorina Potts è molto in gamba.”

La signorina Potts è unica.” - fu la risposta. Poi Bruce riapparve dalla porta del bagno - “E Rachel? Rachel ha chiamato?”

***

Rachel Dawes, assistente del procuratore Dent, non era donna di poca volontà. E, prima ancora, non era stata una bambina indecisa. Forte, caparbia, irremovibile nelle sue scelte, era la causa di molte cadute di Bruce, a partire dal volo in quel pozzo che ancora tormentava i suoi incubi.

C'è sempre una donna.” - aveva detto a Tony, poche settimane prima, cercando di essere scherzoso. Ma, quando si trattava di Rachel, Bruce aveva poca voglia di ridere. Soprattutto da quando era tornato.

Sette anni prima, Rachel gli aveva chiesto di restare e Bruce non ne era stato in grado. Lo aveva preso a schiaffi, facendolo vergognare di se stesso, aveva cercato invano di trasmettergli quel senso innato di giustizia che le apparteneva sin dalla più tenera infanzia e lui, in cambio, si era preso tempo per comportarsi da delinquente.

Incompatibili.

Diversi in tutto.

Eppure ora, ora più che mai, Bruce desiderava averla a fianco.

Ti sta a cuore la giustizia? Guarda oltre il tuo dolore, Bruce. Questa città marcisce. Parlano di crisi economica inevitabile ma è voluta e va sempre peggio. Di brave persone che come i tuoi si oppongono alle ingiustizie non ce ne sono. Che speranze può avere Gotham se i buoni non fanno niente?”

Bruce non smetteva mai di ripetersi questa domanda. E, dentro, vi trovava la risposta per andare avanti, per continuare a pianificare, concepire, comprendere.... ma Rachel non c'era.

E raccontarle ciò che aveva deciso, il destino che si era scelto, significava metterla in pericolo. Per Bruce, peggio della lontananza.

Eppure, laddove la mente accettava, il cuore non ne era in grado.

Rachel... Rachel ha chiamato?

Non si vergognava di continuare a chiederlo.

Ma Rachel non chiamava... non abbastanza.

E, quel giorno...

Ho capito.” - commentò Bruce, quando Alfred decise di non rispondere senza smettere di fissarlo in faccia - “Grazie comunque. Vorrà dire che, per stasera, attuerò il piano B.”

***

Rachel Dawes...” - sospirò Tony, con l'aria di chi mangia un bastoncino di zucchero.

Una nuova fiamma?” - domandò Pepper, affiancandolo e affacciandosi nella hall dell'albergo.

Non la mia.”

Lo aveva detto in un tono godurioso, stranamente soddisfatto. Pepper, facendo sventolare la chioma rossa, gli squadrò il profilo.

Da quando siamo così pettegoli?” - domandò, in un sussurro, aggiustando la borsetta sotto il braccio e stringendo una mano con aria svanita.

Da quando non tutte le riviste scandalistiche si occupano di me. Mi annoia parlare di me stesso e dire cose scontate.” - fu la risposta.

In effetti, mentre Tony campeggiava glorioso in ogni testata finanziaria, spesso con un bersaglio disegnato sulla fronte, Bruce Wayne troneggiava sul meglio della carta patinata in fatto di gossip.

Modelle, macchine, palazzi... spendeva, vagava tra un casinò e un party... ripercorreva, in maniera del tutto personale, le glorie da cui, al momento, Tony Stark si stava astenendo, nel vano tentativo di rimettersi in carreggiata.

Ma quella sera... quella sera, per beneficenza o ipocrisia, il Palace Hotel sembrava una torre di cristallo pronta ad accoglierli tutti. E, tra i tutti che Pepper e Tony osservavano dalla balconata, c'erano il procuratore Dent e la sua accompagnatrice, Rachel Dawes.

Pepper abbassò gli occhi, studiandola. Sembrava una cerbiatta, con i capelli scuri gettati indietro, il vestito lungo e semplice, il modo garbato di sorridere ai fotografi, restando sempre un passo indietro rispetto al procuratore, per non lasciare dubbi.

Come la capisco, pensò, gettando un'occhiata alla propria croce, che si avviava al bar per avere un altro martini. Scegliersi un capo come vocazione di vita non è mai un buon progetto. E' come tenere sempre le scarpette di cristallo nei piedi con un principe azzurro che ti fa aspettare.

Però... Pepper piegò la testa, studiandola ancora. E Tony tornò al suo fianco.

E' perfetta per Bruce.” - commentò, sovrappensiero.

Per poco, Tony non si strozzò con l'oliva.

Lo chiama Bruce? E perché noi ci diamo del lei?”

Perchè lei è il mio capo.”

Risposta insindacabile. Pensa, Tony, tenta di nuovo. Più sottile.

Sì, mi sta bene ma... perché lo chiama Bruce e noi ci diamo del lei?”

Perchè lei è...” - Pepper si voltò, per rispondergli, poi cambiò idea - “Oh, Tony, lasci perdere. Lo chiamerò signor Wayne, contento?”

E magari Bruce in privato.”

Tony, lei lo chiama Junior.”

Qualcuno deve farlo, nella sua vita, non crede?” - borbottò, tra l'esasperato e il confuso, facendo sciabordare il martini.

Pepper si addolcì. E gli accarezzò un braccio.

Ma sì, forse su questo ha ragione.” - concesse, accarezzandogli un braccio.

E, in quel mentre, Junior il Terribile fece la sua trionfale entrata.

***

Rachel si voltò, giusto in tempo per vederlo scendere dalla Lamborghini. E per ammirare le gambe seducenti di due donne fare capolino dall'altra portiera.

Si fermò, dimenticando la buona abitudine a stare dritta, per portare tutto il peso su una gamba e incrociare le braccia, in segno di disapprovazione. Bruce Wayne, figliol prodigo redivivo, signore di tutte le perdite di tempo, pensò, stringendo gli occhi.

Almeno sappiamo che lei non gli indifferente.” - commentò Tony, abbandonando il Martini e partendo in quarta. Pepper si voltò di scatto.

Dove sta andando?” - strillò, afferrando lo strascico per corrergli dietro.

A fare un favore al suo nuovo migliore amico.” - fu la risposta, mentre trottava giù dallo scalone, inseguito da Happy e da una manciata di giornalisti.

Dritto contro Rachel, come un carro armato.

Mi perdoni, che mancanza di tatto, la mia!” - lo sentì dire Bruce, mentre Tony scendeva dal vestito di una donna bruna e la salutava con troppo calore - “Signorina...”

Dawes.” - disse la ragazza bruna, provocandogli quasi una sincope.

Rachel, al party! Di colpo, a braccetto con due modelle, si sentiva nudo... come quella volta a otto anni, in piscina, quando Rachel era spuntata da dietro un cespuglio.

Nudo, completamente. E, probabilmente, Tony sapeva della sua mancanza di vestiti perché stava tenendo Rachel saldamente voltata.

Liberati di quelle due, me le prendo io, sembrò dirgli la sua occhiataccia.

Troppo tardi. Bruce alzò la testa e marciò dritto verso di loro con la mercanzia su tacco.

Rachel!” - salutò. Poi sorrise a Tony, tendendogli la mano - “E Tony Stark! Che sorpresa! Tutti qui stasera!”

Concordo sulla sorpresa.” - rispose Tony, ricambiando la stretta di mano e fissandolo. Cosa stai combinando? - “Bruce, conosci questa magnifica ragazza? Le sono appena volato addosso...”

Rachel ed io siamo cresciuti insieme.” - rispose lui, sfoderando il suo miglior sorriso. Un sorriso triste, valutò Tony, che aveva imparato a decodificarli prima ancora che si tagliasse la barba.

Il sorriso che si ha per le retromarce della vita che non si possono fare.

Strade diverse e diversi punti di vista.” - rispose lei, ricambiando il sorriso e infilando una stoccata - “Per questo eravamo inseparabili.”

Eravamo... Bruce abbassò gli occhi per un attimo, con autoderisione. Quando li rialzò, era di nuovo il magnifico miliardario senza cervello che, da qualche tempo, fingeva di essere.

Gli opposti sono le combinazioni migliori.” - rispose. Le due modelle, che davano l'impressione di non capire molto, sorridevano a Tony, associandolo al bel volto circondato dai numeri che si vedeva in televisione - “Ed ora, se volete scusarmi...”

Prego.” - replicò Tony, voltando la testa e guardandolo andarsene. Rachel, a modo suo, stava facendo la stessa cosa. Ma fu più rapida a voltare le spalle e disinteressarsi.

***

Le modelle si erano perse, tra i tavoli dei vip e le toilettes per signore.

Quando Bruce incontrò Tony, non lontano dal bar, era nuovamente solo.

Hai un modo strano di conquistare le donne.” - commentò Tony, vedendoselo apparire a fianco. Fissava la pista da ballo, dove Pepper si stava dedicando a un lento con un uomo che la stringeva troppo. Chissà se Happy poteva far qualcosa... gli fece un cenno, poi si voltò verso Bruce - “Stavo dicendo...”

Non l'avrei fatto avessi saputo che veniva.” - lo interruppe l'altro, prima che partisse un'altra smitragliata di battute - “L'ho invitata ma non ha risposto.”

Tu l'hai invitata?”

La cosa ti sorprende?”

Non più della tua inaspettata passione per il kevlar e le corazze. Mi domando solo che schema di gioco tu stia seguendo.”

Lo stesso tuo. Penso, aspetto i tempi maturi, mi rialzo.”

Alla tua lista manca un verbo. Mi rialzo, implica il cadere.”

Lo so. Solo così impariamo a rialzarci.

Una frase degna di tuo padre.” - commentò Tony.

Bruce si voltò, fissandolo. Tony guardava di nuovo la pista e beveva Martini, con aria assente.

Tony...”

Junior...”

Bruce trattenne a stento una risata. E Tony, con il naso nel bicchiere, si sentì soddisfatto dell'innata dote a sdrammatizzare di cui lo aveva fornito la natura.

Non ce la stiamo cavando molto bene, vero?”

Non molto.” - ammise il grande Stark. Posò il proprio Martini e ne ottenne uno nuovo - “Bruce, credo che sia giunto il momento di combattere insieme.”

Bruce non rispose. Lo fissò, soltanto, incerto. Incerto come nel giorno in cui si erano conosciuti, nel tendergli la mano con il dubbio di sbagliare.

Avevi paura di parlarmi perché sapevi chi ero. Avevi paura perché io avrei potuto sapere chi eri.

Ma, a quanto pare, Bruce... tu ami piegare le tue paure fino a spezzarle.

Ti stai cacciando in qualcosa di più grande di te.” - aggiunse, senza attendere risposta - “E io lo farò a breve. Inutile farlo separatamente, non credi?”

Penso che tu abbia ragione. Ma questo non è il posto dove parlarne.”

Ovvio.” - rispose Tony, tornando al suo tono più svagato e recuperando un nuovo Martini, anzi, due - “Qui, occupiamoci solo di cose consone. Ad esempio, ho fatto cambiare la disposizione dei tavoli per la cena. Vedrai che ti piacerà.”

***

Piacere... il concetto di piacere di Tony passava attraverso il masochismo.

Il tavolo per sei era terrificante: Rachel, che già sedeva, Dent in piedi alle sue spalle e impegnato a chiacchierare con un volto noto della politica, Tony, in avvicinamento con una modella russa di Bruce e due posti vuoti, vicini. Altro che affrontare le proprie paure... era un suicidio emotivo!

Pepper lo affiancò, timidamente.

Credo che Tony le abbia tirato un brutto scherzo...” - ammise, sottovoce. Poi rimase, incerta, la borsetta tra le mani - “Mi ha mandato a tenerle compagnia. E le manda questo.” - aggiunse, porgendogli un tovagliolino del bar.

Bruce lo spiegò, leggendo il breve messaggio, poi le sorrise.

Meglio una donna bella e intelligente che un cervello di gallina. Tatiana concederà le sue grazie a uno meno sprovveduto di te.” - rilesse, questa volta a voce alta, alzando il messaggio sotto la luce. Poi lo appallottolò, lo gettò in un posacenere e si voltò, offrendole il braccio - “Signorina Potts... Virginia...”

La donna sorrise, accettando il braccio.

Può chiamarmi Pepper anche nelle occasioni ufficiali.” - sussurrò, lasciando ricadere indietro i capelli rossi e ondulati - “Non mi offendo.”

Lei no... ma Tony...”

Già affrontato l'argomento, Bruce. Ha detto che gli sta bene.

***

Ma che magnifica coincidenza.” - stava trillando il genio dei computer, quando raggiunsero il tavolo - “E che magnifica compagnia!”

Due volte magnifico... magnifico!” - gli fece eco Pepper, accomodandosi nel posto che Bruce le offriva e partecipando allo scambio di presentazioni orchestrato dal suo capo - “Finalmente un'occasione per scambiare due parole di sostanza...”

La modella russa ne approfittò per ridere senza motivo. E il sorriso di gelo, eloquentissimo, che Pepper si stampò sulla faccia ebbe il merito di far sciogliere un poco Rachel.

Perfettamente d'accordo. Non si vive solo di marche di profumo.” - commentò, gettando una discreta frecciata all'aroma di tuberosa, ricercato e prepotente, che ormai li circondava - “Pepper, giusto?”

Esatto, piacere di conoscer... Obadiah!” - esclamò, vedendo l'uomo apparire alle spalle di Tony. Una visione terribile, come un'ombra su di lui.

A Bruce non sfuggì il cambio di voce della donna. Alzò la testa, in direzione dell'ex socio di Howard Stark, l'attuale di Tony, impegnato a posargli una mano sulla spalla.

Obadiah Stane... Obie...

Sei sicuro riguardo Obie, Howie? Non ti prenderai una coltellata nella schiena quando meno te l'aspetti?”

Non sono sicuro, ma ho bisogno di lui, Thomas. Ha i capitali, l'ambizione e la prepotenza che servono in questo momento. E posso tenerlo a bada.”

Stai attento, Howie. Stai davvero attento.”

Obadiah Stane, immagino.” - si intromise, d'istinto, tendendogli la mano - “Bruce Wayne.”

Almeno non hai scatenato una rissa, questa volta, considerò Tony, guardando Bruce mettere una distanza tra lui e il socio.

Stane, non meno di Earle, sapeva nascondere la doppia natura dietro ad un sorriso. Bruce si sentì subito a proprio agio, mentre Tony tornava a dedicarsi al parco femminile che sedeva adorante, chi più e chi meno, ai suoi piedi.

Parole di circostanza. E ci si sarebbe potuti accontentare, se non fosse stato per la terribile abitudine di Bruce di picchiare sempre per primo. Soprattutto un tizio grosso come un orso e cattivo come un rapace che, al momento, intonava un canto d'amore per il 'caro Tony'.

Deve essere stato terribile affrontare tutti quei mesi di sequestro.” - commentò, dunque - “Tutte quelle trattative.. non riesco a immaginare come abbia potuto resistere al desiderio di prendere un aereo ed andare a cercarlo invece di restare così fedele al proprio ruolo di amministratore delegato.”

Le StarkIndustries sono Tony. Non avrei mai potuto permettere che succedesse loro qualcosa.”

E immagino che non lo permetterà nemmeno ora.” - rispose Bruce, a bruciapelo.

Obadiah non permise alla sorpresa di sgretolargli il sorriso. Ma gli occhi gli brillarono, come innanzi ad un drappo rosso.

La mia fedeltà alle StarkInd...”

E' pari solo a quella per Tony.” - lo interruppe Bruce, deciso. Poi un sorriso rapido a svanire gli attraversò gli occhi - “Ne sono perfettamente consapevole.”

***

Quel pezzente... poteva avere un cognome potente e un'aura tragica da Amleto, ma non era altro che un insetto da schiacciare. Un insetto incapace di prendere decisioni. E lui, Obadiah, non permetteva ad esseri del genere di sfidarlo! Bruce Wayne voleva provare a seminare il dubbio? Aveva solo da accomodarsi... sarebbe comunque arrivato troppo tardi perché lui, Obadiah, non era inferiore a nessuno e sempre un passo avanti a tutti!

Ancora poche settimane e... ancora poche settimane, Obadiah.

Pazienta. Ormai tutto è deciso.

***

A tavola, come predetto da Pepper, la conversazione era stata brillante e raramente si erano vissuti attimi di imbarazzo. Tony ascoltava le parole di Rachel, penetrando poco a poco, nel mistero dell'infatuamento che Bruce aveva per lei.

Infatuamento... termine improprio: Bruce era 'andato' per quella donna, probabilmente dall'epoca dei brufoli e della musica Techno.

Rachel Dawes era ben più di un bel faccino: come Pepper, reggeva le sorti di una buona parte del successo di Dent e lo faceva con integrità e durezza, senza mai arretrare e senza paura apparente.

Bruce, nelle sue parole appassionate, sentiva ancora l'eco di quelle che si erano scambiati sette anni prima, in una macchina, davanti a uno dei locali di Falcone.

Quella di cui stiamo parlando non è giustizia, stiamo parlando di vendetta.”

Molto spesso coincidono.”

No, non sono mai la stessa cosa. La giustizia è armonia. La vendetta serve solo a farti stare meglio. Per questo abbiamo un sistema imparziale.”

No, è un sistema che non funziona.”

Un sistema che non funziona... l'armonia... in sette anni, Bruce aveva visto più esempi del primo fenomeno che del secondo, eppure Rachel non sbagliava a credere nella giustizia e nell'equilibrio.

Rachel, con la sua forza, rendeva tutto possibile, nei fatti come nelle parole.

Ascoltandola, Bruce si domandò se ne sarebbe stato all'altezza. Se la forza, quella forza di volontà che la donna andava predicando, fosse realmente presente in lui, come la bontà e il discernimento necessari a comprendere e scindere il giusto dallo sbagliato senza mai vacillare.

Implacabile. Eppure misericordioso.

Un equilibrio tale da imparare a volare nel buio senza perdere la rotta.” - commentò, dunque, al concludersi di un'ultima arringa.

Esatto.” - replicò lei, senza battere ciglio - “Come un pipistrello.”

Un pipistrello.” - ripetè Tony mentre, con un cenno, obbligava un cameriere a riempire nuovamente i bicchieri - “Scelta interessante. Un animale in grado di volare nell'oscurità senza farsi trarre in inganno dalla vista. In grado di sentire...”

Sì. E' questo che sto dicendo.” - confermò Rachel, girandosi verso Tony, come in attesa - “La giustizia non è fatta solo della capacità di vedere il crimine. La giustizia nasce dal sentire e dal prevedere l'ostacolo, senza per questo rallentare.”

Tony la fissò dritto negli occhi. E le sorrise, in un misto di ammirazione e dispiacere.

Non è così, ragazza mia. Non lo è, credimi.” - rispose - “La giustizia regge in mano una spada e una bilancia... ma la bilancia serve per pesare la polvere da sparo. È questo che crea la giustizia... la violenza.”

Rachel lo fissò. Dunque, quello era il grande Stark, il signore della guerra che non voleva più produrre armi. Rachel ebbe l'impressione che non credesse alle sue stesse parole, nel dirle.

La violenza non crea mai la giustizia. Crea solo il potere.”

Ma la giustizia è cieca, come la fortuna.” - sospirò, Bruce, intromettendosi quasi con rammarico - “Perchè dovrebbe funzionare con regole differenti?”

E, difatti, le loro regole non son diverse. La fortuna e la giustizia non guardano mai chi tu sia. Ma sei tu, uomo, con il tuo arbitrio a scegliere se rispettare i limiti e i doni che ti offrono.” - Rachel sorrise - “La fortuna e la giustizia possono permettersi il lusso di essere cieche... ma sta agli uomini aprire gli occhi.”

***

A fine cena, Tony era sparito con la modella. Poteva stimare le donne intelligenti, ma non aveva troppo interesse a spogliarle, a quanto sembrava. E fu Bruce a riaccompagnare Pepper alla macchina, ringraziandola per la serata.

Tornando indietro, si trovò faccia a faccia con Rachel. Aveva un cappotto da uomo sulle spalle e, palesemente, attendeva Dent, andato a recuperare la macchina.

Allora erano davvero venuti assieme... Si avvicinò, con calma, le mani in tasca. E lei piegò la testa, concedendogli un sorriso gentile.

Bruce...”

Rachel.” - gli piaceva dire il suo nome. Gli era sempre piaciuto - “Mi ha fatto piacere rivederti...”

Anche a me. Sul serio, Bruce. Anche a me.”

Si era voltata, come se la loro conversazione fosse finita. E Bruce aveva sentito le parole sfuggirgli di bocca.

Non puoi pensare di cambiare il mondo da sola.”

Rachel abbassò lo sguardo, continuando a girargli le spalle.

Ho forse altra scelta ? Tu sei troppo impegnato …” - mormorò, scrutando l'orizzonte. Ma dov'è Harvey...

Rachel, tutto… tutto questo, non c'entra con me… io dentro ho qualcosa… qualcosa di più.”

Bruce…” - aveva piegato la testa, sorridendogli, malinconica. Si era stretta di più in quel cappotto che aveva il profumo di un altro uomo - “Forse dentro di te sei rimasto lo stesso ragazzo di una volta... ma non è tanto chi sei, quanto quello che fai, che ti qualifica.”

Era stata la sua ultima frase. Poi, era bastata una portiera a separarli, a lasciarlo solo sul marciapiede, con le mani in tasca e l'aria spersa.

Non è tanto chi sei, quanto quello che fai, che ti qualifica.

Hai ragione, Rachel. Ma, in certi casi, fingere ciò che non sei aiuta ciò che fai.

***

Il palladio non era nato per la chirurgia ricostruttiva... figuriamoci per un impianto del genere.

Tony si succhiò ancora una volta il dito, fermando il sangue e riguardò la percentuale di tossicità sul mini schermo dell'apparecchio.

Era salita, ma si trovava ancora sotto la soglia di pericolo. Anzi, dopo il picco raggiunto nel pomeriggio, il valore sembrava essersi ridotto. Dopotutto, l'intruglio con cui si stava avvelenando anche per bocca cominciava a funzionare.

Il colore del sensore era ancora azzurro, quasi a significare che non si era ancora realmente entrata in fascia pericolo. Fino a quando quella dannata barra non avesse cambiato colore...

Perfetto. Vorrà dire che prima posso occuparmi di altro, si consolò.

Poi, come in preda ad un'improvvisa debolezza, Tony appoggiò le mani al lavandino e, piegata la testa, chiuse gli occhi. Di cosa ti sorprendi... lo sapevi prima ancora di inserirtelo nel petto... lo sai da quando hai costruito il primo missile radiocomandato di nuova generazione.

Il palladio uccide.

In ospedale non se ne sarebbero mai potuti accorgere. Poca dimestichezza con il materiale, senza le attrezzature necessarie... ma, a casa, con il tempo a disposizione e le proprie conoscenze, non ci era voluto molto per identificare la tossina.

Persino un cervello vuoto e metallico come Jarvis aveva saputo fare la diagnosi e, riguardo al tempo rimanente, una stima abbastanza precisa.

Non tragica, non confortante. Forse quanto bastava per aiutare Bruce a dedicarsi a quel qualcosa di più grande. E poi, a fine impegno... sarebbe andato a farsi un giro su un altro piano astrale.

In camera da letto, il telefono squillava senza sosta. Gli bastò dire 'pronto', sottovoce, per prendere la linea, in filodiffusione.

Sono Pepper. Volevo solo ringraziarla della serata. Magnifica, davvero magnifica.”

Tony, suo malgrado, sorrise. E si lasciò cadere sul letto.

Ha detto magnifica due volte... magnifico.” - rispose, con voce sommessa - “Voglio ringraziarla anche io, signorina Potts. Non molti sanno stare al gioco come lei.”

La sentì sorridere. Come un pipistrello, pensò, divertito, chiudendo gli occhi.

Cosa esiste, al mondo, di più giusto del sorriso di Pepper?

Tony, quando vuole lei tira fuori il meglio delle persone.”

Pepper, non mi lusinghi. Lei ci riesce sempre, anche quando non vuole.”

Al tavolo, Pepper era stata superba. La conversazione brillante che già normalmente era il suo forte, aveva raggiunto livelli tali da incantare anche Dent il giustiziere, il procuratore di integrità e durezza che, si vociferava, avrebbe cambiato il volto di Gotham.

Era stata perfetta per Bruce, sagace nel tenere testa alle battute di Tony, senza mai mancargli di rispetto. E l'aveva fatto per supportarlo, come sempre, senza giudizio né malizia.

Lei è una donna incredibile, Pepper.” - aggiunse - “Le auguro una notte piena di sogni. A domani.”

Schioccò le dita e la telefonata si interruppe, lasciandolo solo a sprofondare in un sonno buio e denso, fiocamente illuminato solo da ciò che si portava nel petto.

***

Sprofondato nella poltrona innanzi all'ampia vetrata, Bruce contemplava la notte piena di luce della costa, le miriadi di sfumature di Malibu. In lontananza, poteva anche scorgere l'incredibile villa di Tony. Gli piaceva, era meno grande di WayneManor, ma incredibilmente luminosa, scarna, moderna.

Non gli importava tanto della tecnologia con cui Tony l'aveva farcita e modificata. Ne invidiava solo la vista sul mare, la luce... la pace. Niente foto, niente quadri, niente ricordi... Tony si circondava soltanto di futuro.

Sospirò, abbracciando uno dei cuscini del divano e allungandosi, fino a sentirsi scivolare giù dal sedile. Non era stanco, non aveva sonno.

Aveva Rachel nel cuore e le sue parole nella testa.

La giustizia... la giustizia è come un pipistrello nella notte.

E Bruce sapeva di aver paura, da sempre, dei pipistrelli. Chiuse gli occhi e, come capitava sempre più spesso, ebbe l'impressione di sentire suo padre e le parole di quella notte in cui, come in tante altre, si era svegliato gridando per il terrore.

Di nuovo i pipistrelli? Ma lo sai perché ti hanno attaccato, vero? Avevano paura di te.”

Avevano paura di me?”

Tutte le creature hanno paura.”

Anche quelle che mettono paura?”

Certamente, soprattutto quelle.”

Suo papà se ne era andato. Ed erano rimasti solo gli incubi, i pipistrelli che, nell'oscurità lo avvolgevano fino a soffocarlo, a ucciderlo. I pipistrelli che, nel buio, sapevano vedere comunque mentre Bruce, per quanto spalancasse gli occhi, non riusciva a scorgere nulla.

Strinse ancora di più il cuscino e chiuse gli occhi. Eccolo, nel buio. Il pipistrello, uno soltanto, che volava verso di lui. Lento, tanto da vedere ogni singolo battito d'ala.

Lento, fino a entrargli in petto, uccidendolo.

Si svegliò di soprassalto e, come sempre, sperò di non aver urlato. Perché, se lo avesse fatto, non sarebbe comunque giunto nessuno.

***

Tony Stark non era un estimatore del lunedì mattina. Riteneva che doversi alzare un lunedì mattina fosse un incidente di percorso in grado di demolire tutta la settimana.

Trattandosi poi della decima settimana di sospensione dei lavori alle StarkInd e del sessantesimo giorno del crollo in borsa, Tony avrebbe ritenuto opportuno saltare almeno fino al martedì.

Soprattutto perché, a quanto sembrava... era stato sfrattato.

Lo so.” - sospirò Pepper, fermandoglisi a fianco - “Avrei tanto voluto non lo scoprisse così...”

Quella è la mia roba?” - domandò Tony, guardando un imponente insieme di scatoloni, pannelli, quadri e mobili accatastato in un angolo - “Tutta?”

Tutta quella che il ministero della difesa ha giudicato inoffensiva.”

E da quando...”

Tre anni.”

Tre...

Tre anni? Mi avete estromesso da tre anni?” - ripetè, strabuzzando persino gli occhi - “Pepper, come è possibile che le sia sfuggito di mente?”

Lei non viene mai in ufficio, Tony.” - rispose lei, con candore e una leggera alzata di spalle - “Mi son dimenticata di dirle del rinnovo locali.”

Ma stamattina sono venuto...”

E, mi creda...” - rispose lei, spalancando gli occhi chiari - “Non me ne capacito proprio.”

Tony si trattenne dal risponderle in maniera poco consona. Si voltò, uscendo dal ripostiglio e tornando indietro per il corridoio.

Io mi presento al lavoro, puntuale e volonteroso e...” - borbottava - “E trovo la mia scrivania nel ripostiglio. Ma io sono il capo qui!”

Un capo che non può essere compresso tutto in un ufficio, no?”

Non posso essere compresso nemmeno in una tazza di caffè ma ho comunque diritto ad averne una, no?”

Certo, tutte le tazze che vuole.” - confermò lei, tallonandolo, mentre apriva tutte le porte e verificava tutte le targhette degli uffici - “Ma posso sapere cosa fa qui in un lunedì qualsiasi?”

Non esistono lunedì che siano speciali, signorina Pepper.” - porta aperta, porta chiusa, porta a aperta, porta chiusa - “I lunedì sono insignificanti e inutili sempre. Se lo segni.”

Ok. Posso sapere cosa fa qui in un lunedì insignificante e inutile?”

Ho un appuntamento. Stiamo per essere assorbiti.

La corsa dietro al capo si interruppe di botto.

Tony fu costretto a fermarsi e voltarsi.

Pepper?” - la chiamò - “Mi piaceva il suono dei suoi tacchi dietro di me, perché ha smesso?”

Noi stiamo per... cosa?”

Oh!” - le sorrise e le fece un cenno consolatorio prima di ricominciare a camminare - “Non si agiti, ci lasciamo assorbire solo un poco.”

Mi sento male.” - gemette la donna.

Su, Pepper, non è tragica come sembra. E poi, guardiamo il lato positivo delle cose.” - urlò, allegramente Tony, risalendo le scale verso la sala riunioni - “Dovrà ricominciare a dargli del lei e chiamarlo signor Wayne.”

***

Bruce Wayne non era uomo da arrivare in ritardo. Quando le berlina nera si fermò davanti all'ingresso principale, mancava un minuto alle dieci. Ovviamente, Tony era sparito ma Pepper, come sempre, attendeva sorridente al suo posto. E, di Obadiah, nemmeno l'ombra.

Signor Wayne...” - salutò, tendendogli la mano.

Puoi continuare a chiamarmi Bruce.” - replicò lui, sorridendo e ammirando la presa decisa della donna - “E non sono qui per tirare alcun colpo basso, Pepper. Vengo in pace.”

Le spalle di Virginia Potts sembrarono perdere una minima percentuale della loro rigidità. E Bruce pensò che non erano né Obie né Tony l'anima delle StarkInd.

Era lei. Era sempre stata lei.

Prego, da questa parte. Tony la aspetta in ufficio.” - rispose, indicandogli la direzione da prendere. Se ne sta scegliendo uno giusto ora...

***

Tony aveva scelto. Legno chiaro, rifiniture classiche, libri cartacei nelle librerie... palesemente, considerò Bruce, aveva rubato l'ufficio di un altro ma... ma andava bene.

Qui non ci disturberanno.” - commentò, versando da bere ad entrambi - “E' lunedì e siamo in un ufficio della sezione contabilità... non mi troveranno mai.”

Peccato che io sia entrato dal cancello principale.”

Più stai in vista, meno ti notano. Stanno cercando il marcio, Bruce, non di certo ciò che sta alla luce del sole.”

Probabilmente hai ragione.” - concesse Bruce. E si sedette, facendo scorrere verso di lui un plico - “La proposta d'accordo: entriamo in società per lo sviluppo di sistemi di utilizzo delle energie rinnovabili, la vostra tecnologia, il nostro capitale.”

Tony fissò il plico, pensieroso. Non è la prima volta che un Wayne dice una frase del genere, ricordò, roteando il bicchiere.

Guardò Bruce, per un attimo, serio in volto. Thomas, l'amico di suo padre, era più sorridente, meno affilato. Ma la cartellina era stata spinta sul tavolo con la stessa sicurezza.

Non se ne parla nemmeno... acqua, vento e sole mi annoiano.”

Howie, lascia perdere per un attimo i tuoi esplosivi. Se non ti occupi di questo problema prima che sia un problema, tuo figlio spalerà carbone per avviare il computer.”

Dirò a Pepper di leggerla.” - rispose Tony, afferrando il plico e scaraventandolo su una poltrona - “Ed ora, la proposta vera.”

Bruce mise una mano in tasca ed estrasse qualcosa, un piccolo oggetto metallico.

Quando lo posò sul tavolo, Tony rimase in silenzio, per un lungo istante.

Non era più grande di un pacchetto di sigarette. Non era più spesso di un cellulare di ultima generazione.

Eppure, in quel oggetto, c'era il potere della leggenda.

Indovina, indovinello...” - scandì, gli occhi ben fissi sulla lamina sagomata. Poi li piantò su Bruce - “Chi ha paura del pipistrello?”

***

E' questa la tua idea?” - domandò, poco dopo, afferrando l'oggetto. Un pipistrello, senza ombra di dubbio, stilizzato e affilato. Una lega metallica leggera, moderna e non particolarmente difficile da lavorare - “Un simbolo?”

Servono eventi drammatici per scuotere la gente dall'apatia.” - rispose Bruce, guardando Tony alzare il pipistrello per studiarlo meglio - “Ma io non posso farlo come Bruce Wayne. Come uomo di carne e ossa mi possono ignorare o schiacciare, ma come simbolo... come simbolo potrei essere incorruttibile. Potrei essere immortale.”

Un simbolo...” - ripetè ancora Tony, girando l'oggetto - “Qualcosa di... elementare... e insieme di terrificante.”

Un pipistrello, un animale in grado di volare nell'oscurità senza farsi trarre in inganno dalla vista. In grado di sentire...

...con un equilibrio tale da imparare a volare nel buio senza perdere la rotta.” - aggiunse, finendo di pensare ad alta voce - “Allora, a conti fatti, la signorina Dawes potrebbe aver ragione...”

La giustizia non è fatta solo della capacità di vedere il crimine. La giustizia nasce dal sentire e dal prevedere l'ostacolo, senza per questo rallentare.

La giustizia è armonia.” - mormorò Bruce, abbassando lo sguardo - “Rachel crede che bastino le persone buone per fermare le ingiustizie. E si sbaglia. Io non sono buono, non lo sono mai stato. Ma posso essere l'uomo adatto a salvare Gotham.”

Qualcosa di sbagliato nel posto giusto...”

Fu la morte di mio padre a cambiare le realtà di fatto. Non le sue azioni. La morte è stata un simbolo.” - Bruce si interruppe. Io ho provocato la sua morte. Io sono... - “La cosa sbagliata al momento giusto.”

Con lentezza, Tony gli porse il pipistrello d'acciaio.

Ora, per favore...” - disse, tendendoglielo - “...spiegami come vuoi agire.”

Bruce non se lo fece ripetere. E, una frazione di secondo dopo, Tony si ritrovò a guardare il pipistrello, conficcato per un'ala nel montante della libreria.

Un dito più in là del suo orecchio.

***

Suo padre, Howard, soleva sempre dire che i limiti esistono per essere superati. Tony, da quando poteva ricordare, non aveva fatto altro che ripetere e applicare questo dogma.

I limiti esistono per essere superati.

Peccato che, da qualche tempo, i limiti iniziassero a sembrare insormontabili.

Il mondo stesso stava divenendo un limite insormontabile. Tony aveva l'impressione di brancolare nel buio: il sequestro e il ritorno, Obie e Pepper, la luce e il buio, le armi e la pace, il mondo e... e Tony.

Tony Stark non conquista più il mondo.

Tony Stark non distrugge più il mondo.

Tony Stark, ora, non sa cosa farsene del mondo.

Seduto alla propria scrivania, sotto le stranianti luci artificiali del laboratorio, Tony tamburellava sul ripiano, senza che le sue dita raggiungessero proficuamente la tastiera. Era finito il tempo in cui gli appunti di Bruce divenivano aeroplanini in grado di volare. Ora, il problema, era far volare direttamente Bruce, capire fin dove spingersi, capire come agire, quando lasciarlo fare e non...

Ma chi prendeva in giro! Tony si passò una mano sul viso, esasperato: Bruce non aveva bisogno un'eminenza grigia, aveva camminato solo tutta la vita, non esisteva scelta che avesse compiuto con l'aiuto di qualcuno.

La sua necessità era di un alleato, qualcuno in grado di fornire un supporto tecnico e logistico.

Lucius ha materiale in abbondanza negli scantinati della Tower, a Gotham, materiale che vorrei tu vedessi.” - aveva detto Bruce, posando sul tavolo una memoria esterna - “Per questo è necessario un accodo societario, tra di noi. Darà forza alla Stark contribuendo a calmare le acque e mi permetterà di riprendere il controllo del consiglio alla WayneEnterprises. Renderà plausibile ogni nostro incontro e ogni trasferta da qui a Gotham e ritorno.”

Alla luce del sole...”

Alla luce di ogni lampadario di cristallo del Nord America.” - Bruce sorrise, divertito - “Il mondo ha bisogno un nuovo miliardario annoiato e festaiolo. Ci divideremo le modelle.”

E cosa mi dici dei rischi...”

I rischi... Tony si grattò la nuca, rifilando con l'altra mano un colpetto al sistema di avvio. I monitor si accesero, illuminandolo di azzurro.

I rischi erano parte del gioco e sarebbero venuti a galla solo a gioco iniziato. Bruce sapeva da chi e da cosa partire, per muovere le acque. Forse, con un margine di precisione, aveva previsto anche le reazioni, chi avrebbe preso parte e chi si sarebbe tirato indietro ma... ma i rischi erano come i nemici. Si sarebbero triplicati, man mano che Bruce... che Batman acquistava visibilità.

I processori ronzavano, impazienti che Tony cominciasse. Il sibilo sottile delle ventole era come una promessa. Tony digitò e inserì alcuni dati, collegando la memoria esterna avuta da Bruce. Disegni, progetti, planimetrie... per essere uno che scriveva solo seduto sul pavimento, Bruce svelava un certo qual numero di competenze scientifiche. Tony non ne era colpito, erano di un livello, per i suoi parametri, medio basso. Ma erano sempre meglio di niente e, con un poco di disciplina...

Tutto un altro paio di maniche la documentazione inoltrata da Fox. Se solo la WayneEnterprises lo avesse licenziato! C'era da andare in visibilio, suo padre sarebbe imp...

Alt. Tony si lasciò andare contro lo schienale della sedia.

Suo padre. Da quando pensava a cosa avrebbe detto o fatto suo padre? Howard Stark non era un padre da sfoggiare in occasioni normali: era un uomo da citare alle conferenze, celebrare alle premiazioni, osannare ai tributi. Non di certo un uomo da tener presente per la cottura della carne alla brace o in fatto di gusto nel vestire.

Suo padre era un retaggio. Non una persona. Qualcosa da lasciare ai posteri, per un futuro più roseo.

Bella questa riflessione... dovrò rivendermela in un discorso, prima o poi.

Prima o poi... e quanti prima o poi, negli ultimi tempi.

Si allungò, prelevando il misuratore di tossicità dal cassetto. Premette i polpastrello e lesse il numero. Stabile.

Ok, stavamo dicendo... sotto il misuratore, nel cassetto, c'erano dei fogli ingialliti.

Tony li prelevò, posandoli sul tavolo di cristallo. Carta ingiallita, leggera come un velo, bruciata dal sole e dall'aria del deserto. Li sovrappose, allineandoli e, con un leggero tamburellio, il piano in cristallo si illuminò dall'interno.

Dai fogli sovrapposti, fino a quel momento incomprensibili, emerse una figura massiccia, imponente. Un'armatura.

Tony la contemplò, in silenzio. Yinsen non aveva compreso la portata delle loro conversazioni, nelle settimane passate insieme. Tony, delirando per la ferita, con una mano stretta al reattore, aveva avuto visioni. Visioni tradotte su carta, poco alla volta.

Tony non era uno stupido. E il suo cervello, provato e confuso, aveva decodificato come meglio sapeva il disperato e umano impulso di trovare risposte in eventi assurdi.

Aveva elaborato emozioni, disperazione, necessità di proteggersi e di attaccare, aveva trasferito tutto in immagini. E, quando aveva desiderato volare via, il cervello aveva risposto anche a quell'esigenza.

Se fossi un uomo d'acciaio...” - aveva sussurrato, una notte, nel buio del deserto - “Se fossi un uomo d'acciaio, niente potrebbe toccarmi.”

Un uomo d'acciaio...

Tony gettò nuovamente i fogli nel cassetto, sopra quel piccolo sensore a percentuale che teneva il conto del tempo che gli restava. Chi ha tempo, non aspetti tempo. E, chi non ne ha...

Accarezzò il ripiano e la tastiera apparve, come evocata. Dal buio del primo file in fase di avvio stava già emergendo l'immagine di un Chiroptera, comunemente detto pipistrello.

Un'ultima cosa...” - aveva chiesto a Bruce, prima di separarsi - “Perché i pipistrelli?”

Me lo ha chiesto anche Alfred. E la risposta è semplice, Tony... Perché mi fanno paura. Che li temano anche i miei avversari.

***

Il ritorno a Gotham fu breve e silenzioso. Alfred guidava, senza dire nulla. Seduto dietro, con lo sguardo perso nel paesaggio, Bruce non era di certo di compagnia. Il maggiordomo, con il pretesto di controllare gli specchietti retrovisori, non lo perdeva di vista.

Non intendo fare nulla di sconvolgente, Alfred.” - disse Bruce, ad un tratto, senza nemmeno voltarsi - “Smetti di sorvegliarmi.”

Stavo pensando...” - esordì il maggiordomo, senza scomporsi per l'ammonimento - “.. che potrebbe aver ragione. Forse Gotham ha bisogno di Batman ma... ma quanto ne ha bisogno Bruce Wayne?”

Bruce non rispose. Il sole stava scendendo sul mare. Ed era uno splendido tramonto.

***

Tre settimane dopo, sbarcando davanti all'ingresso della WayneEnterprises e non trovandoci Bruce ma Bill Earle, Tony si domandò se non stessero un po' esagerando con il gioco 'alla luce del sole'.

Ufficialmente, era in visita per conoscere il consiglio d'amministrazione. Ufficiosamente, nella macchina che ora un galoppino stava parcheggiando per lui, aveva una saldatrice, una corazza in kevlar con cappuccio e due rampini di precisione da aggiungere ai pezzi che Bruce stava collezionando in quella che ormai veniva comunemente chiamata BatCaverna.

Del resto, da giorni non facevano altro: limare, molare, rifinire, rifilare... Tony aveva un bel lamentarsi del segno degli occhiali da saldatore sul viso, ma Bruce non demordeva.

Non vale la pena di iniziare, se non pensi di arrivare fino in fondo.” - recitava, come un grillo parlante, obbligando Alfred a ordinare per corrispondenza pezzi sempre più assurdi e Tony ad assecondarlo nei lavori manuali.

Secondo me, Junior, stiamo affrontando un tuo trauma infantile.” - lo aveva provocato, un giorno - “Parla al tuo vecchio Tony: non hai mai avuto un amichetto con cui giocare al meccano, vero?”

Vero.” - aveva ammesso Bruce, candidamente - “A Rachel piaceva il the con le bambole. Invitava sempre me ed i miei soldatini, per cui...”

Rachel... Rachel era un punto fisso nella sua testa. Tony, in certi momenti aveva cinicamente il dubbio che persino la sua fissazione per la giustizia fosse figlia di un the con le bambole di Rachel.

In effetti, Tony era quasi propenso a ritenere Bruce un uomo con la sindrome del principe azzurro più che del cavaliere.

Più tardi, invitato per un brunch a WayneManor, avrebbero avuto modo di parlarne ma, ora, a quanto sembrava, Bruce marcava visita e lo lasciava nelle mani del corrispettivo di Obie a giocare la carta del miliardario stupido.

Il signor Wayne si scusa ma...” - stava giusto dicendo l'altro, mentre Tony gli afferrava vigorosamente le mani.

Scuso tutto quello che il signor Wayne vuole.” - comunicò, allegramente, scrollando l'uomo. Earle aveva lo sguardo rapace di chi spera di mangiare un canarino e far sparire tutte le piume in un sol boccone.

Per ora in contratto con la StarkInd era in fase di valutazione ma, se solo si fosse riusciti a spingersi oltre... Stark continuava a perdere punti in borsa. Lo avrebbero rilevato per un pezzo di pane e avrebbero riaperto gli stabilimenti bellici prima ancora di imbiancare gli uffici di Malibu.

Che Stark andasse pure a fare il santone in Sudamerica, se aveva piacere. Per una volta, un capriccio finanziario di Bruce Wayne poteva tornare utile, dopotutto.

Earle sorrise ancora, smagliante. Tony ricambiò, senza sentirsi troppo in colpa nel pensare che, mentre Earle restava alla luce del sole con lui, Bruce, nel buio, preparava la propria mossa.

***

Pepper.” - salutò Bruce, levandosi il casco, sul grande spiazzo della StarkHouse, vedendola andargli incontro - “Tutto bene?”

Tony è a Gotham. Non sospetta nulla.” - rispose lei, decodificando la domanda vaga dell'uomo e guardandolo scendere dalla moto - “Hai avuto problemi?”

Nessuno.” - rispose lui, scuotendo la testa e posandole una mano sulla spalla per guidarla - “Andiamo, devo farti vedere qualcosa prima che torni.”

Il video era terrificante. Si vedeva Tony, incappucciato, le mani legate dietro la schiena.

Il miliziano elencava le proprie richieste, in una lingua sconosciuta. Forse Bruce capiva senza bisogno di supporti, ma a Pepper bastò un tasto per rendere la voce gutturale più metallica ma comprensibile.

La richiesta di riscatto. Ma non così come era stata diffusa dai loro uffici.

La richiesta era rivolta al mandante del rapimento, Obadiah Stane, perché tenesse fede alla parola data.

Dove lo hai trovato...” - disse, rendendosi a malapena conto di come la voce le stesse tremando - “Bruce, Obie non può...”

Può e lo ha fatto.” - rispose Bruce, in piedi dietro di lei. Girò attorno al divano, sedendosi sul tavolino, tra lei e lo schermo, uno schermo su cui Tony, pieno di contusioni, fissava senza paura la telecamera - “Pepper, Stane non ha mai nascosto le sue mire. Solo che, ora, è pronto a spingersi oltre.”

Oltre? Cosa può esserci oltre qu...”

Non ha mai pagato il riscatto, Pepper.” - la interruppe Bruce, con gentilezza - “Lo ha lasciato là, a marcire in attesa della morte. Aveva pagato per vederlo morto e non ha pagato ancora per accertarsi che lo fosse. Non gli importa nulla di Tony.”

Lui non può...” - il cervello di Pepper si rifiutava di pensarlo. Ma era il cuore, ora, a riempirle gli occhi di lacrime - “Bruce, ma lui è... Tony...”

Lo so.” - rispose Bruce. Gentilmente, le carezzò una guancia - “Per questo sono qui. Tony si sta occupando di salvare la StarkInd, noi preoccupiamoci di salvare lui. Dobbiamo fermare Obadiah prima che riesca nel suo intento.”

Si voltò, afferrando il telecomando e facendo partire un altro file.

Sta tramando altro. C'era questo nel suo computer, oltre al video.” - disse.

Sullo schermo, ora, sfilavano progetti su progetti di un'armatura. Pepper, avvezza al settore scientifico e alla vita con Tony, riconobbe i tratti distintivi delle progettazioni Stark e la mano pesante per i particolari di Obie.

Fino a un ultimo...

Ma quello...” - mormorò, indicando un progetto più preciso di altri, circondato da cifre. Un disco. Un disco o... si voltò, afferrando Bruce per mano - “Vieni con me.”

Bruce la seguì, scendendo per la prima volta le scale circolari che portavano al laboratorio di Tony. In fondo, davanti alla porta a vetri, era posata una scatola.

Dovrò rifare il pacchetto, sospirò Pepper, sedendosi sul gradino e strappando la carta. Bruce le si sedette a fianco, perplesso. Nella scatola c'era una teca in cristallo. All'interno, una scritta recitava 'la prova che Tony Stark ha un cuore' e, subito sotto...

E' uguale al progetto.” - mormorò Bruce, alzandolo e osservandolo meglio.

E' il reattore che Tony ha nel petto.” - rispose Pepper, facendolo sobbalzare - “Obie ne sta costruendo uno identico.”

Bruce fissò di nuovo l'oggetto, mentre i tasselli iniziavano ad andare al loro posto.

Obadiah aveva ragione: Tony era la StarkIndustries. Tecnologia e uomo fuse insieme, una sola risposta ai suoi problemi, un solo modo per impossessarsi di uno e uccidere l'altro.

Il reattore serve a tenere lontane alcune schegge dal cuore di Tony.” - stava spiegando la donna - “Ma è, allo stesso tempo, una fonte di energia pressochè infinita. Nelle mani sbagliate, sarebbe un'arma nucleare. È stato suo padre a concepirlo. Si chiama reattore Arc e nessuno sa come Tony sia riuscito a farlo funzionare, in una grotta e nel deserto. Nessuno ci è mai riuscito.”

Perchè lui vede cose che gli altri non vedono...” - sussurrò Bruce, rigirando l'oggetto tra le mani - “Questo oggetto è unico, perché...”

Tony lo ha sostituito tre giorni fa con uno nuovo. Non si è limitato a farlo funzionare, ha anche scoperto come potenziarlo.” - stava spiegando Pepper - “Dice che ha trovato modo di calibrarlo meglio... l'ho tenuto per prenderlo in giro ma... ma la verità è che, al momento, tu hai il mano il prototipo che cambierà il mondo.”

Il cuore di Tony può cambiare il mondo.

Ora resta da vedere chi sarà il primo a cercare di strapparglielo dal petto.

***

Tony era uscito dalla sala riunioni sorseggiando un drink. Earle, sconvolto ma soddisfatto, lo aveva seguito fino all'ingresso.

E' stato un vero piacere.” - disse Tony, mettendogli in mano un bicchiere vuoto, mentre la sua Audi R8 veniva parcheggiata in fondo alla scalinata - “Alla prossima occasione, Bill.”

Alla prossima... la prossima sarà una barzelletta più di questa. Verrò vestito da clown.

Tony fece manovra e uscì dal cancello principale. Dopo un centinaio di metri, svoltò a destra e ridiscese nuovamente verso un ingresso alla WayneTower, nelle profondità della terra.

In fondo al tunnel, dove si poteva distinguere una porta illuminata, c'era anche un uomo.

Il professor Lucius Fox, immagino.” - salutò, abbassando un finestrino e sorridendo al tizio dal cardigan sformato - “Sono venuto a prendere un the con lei.”

***

Obadiah Stane era scomparso. Lo avevano scoperto mentre Pepper bloccava i principali conti bancari e ordinava il blocco totale della produzione in ogni stabilimento. Il video portato da Bruce era già in viaggio, presto sarebbe stato in ogni posta elettronica di chi, di dovere, se ne potesse occupare.

Happy, spedito a gestire le ispezioni, avrebbe fatto saltare fuori gli scienziati e i prototipi di ciò che Obie stava costruendo. Era impossibile che, con progetti del genere, fosse ancora fermo ai lavori preparatori: da qualche parte, qualcuno stava assemblando, in nome di Stark, qualcosa di terribile.

E il reattore... né Bruce né Pepper avevano le competenze per capire se il progetto rispecchiasse la realtà di fatto del sistema ideato da Tony o se, come era più probabile, fosse solo una versione modificata degli originali, conservati sui server della StarkInd.

Il reattore Arc, sogno di Howard Stark, non aveva mai funzionato. Non aveva funzionato fino a quando non era servito a salvare la vita di suo figlio.

Tony, avvertito da Alfred, stava già tornando indietro, a tutta velocità, lungo la litoranea. Non avevano potuto spiegargli molto ma quanto bastava perché capisse la gravità della faccenda.

A casa di Obie, nulla diceva dove stesse andando o come stesse gestendo i fatti.

Né da dove venisse il progetto.

Tu non credi che sia opera sua?” - domandò Bruce, affiancando Pepper davanti al megaschermo, nel salone di Tony.

Non del tutto.” - rispose la donna. Rapidissime, sul monitor, sfilavano le immagini della corazza nominata Mark 1 - “Per certi particolari sembrerebbe... sembrerebbe disegnata da Tony.”

Non potrebbe trattarsi di un progetto di Howie... Howard?”

Il padre di Tony? No, non penso. È più una cosa da... da Tony.” - Pepper indicò alcune linee, come se, all'interno, ci fossero messaggi segreti visibili solo a lei - “Tony non è solo tecnica, quando progetta. Pensa a particolari, a linee che sembrano del tutto irrilevanti fino a quando il pezzo non è realizzato, è la sua firma. Non è perfezione, è... visione.”

Si interruppe.

Tony vede.” - ripetè, come rapita da quella consapevolezza - “Non è opera di Obadiah. Non del tutto.”

Bruce rimase in silenzio, lo sguardo fisso alla slide che continuava a ripetersi all'infinito. Sul tavolino, poco lontano, la teca del reattore obsoleto. Pepper lo aveva definito un prototipo... se solo avesse visto quello che aveva nel petto, quando lo aveva riportato alla truppa di Rhodes...

Questo accese in lui il dubbio. I progetti, i fogli...

Tony aveva dei disegni sotto i vestiti...” - ricordò. Il medico, travestito da mercenario, lo aveva spogliato per verificarne lo stato. Bruce li aveva visti, percepiti, cuciti tra due strati di tessuto, come era abitudine nel campo prigionieri. Non li aveva sottratti, ritenendo che Tony avesse un motivo per volerli nascondere.

Obie doveva averli trovati in ospedale. Ma, se anche così fosse stato... perché Tony non stava insistendo nel progetto? Cosa lo aveva fermato?

Ipotizziamo che siano davvero disegni di Tony...” - mormorò - “Perchè lui non ci sta lavorando?”

Perchè si tratta di un'arma che non vuole costruire?”

Plausibile. Oppure... Bruce esitò. Oppure sa che esiste un motivo per cui non funzionerebbe.

Un motivo... un motivo per cui non potrebbe funzionare...

In quel mentre, il computer di Pepper mandò un suono allarmante.

Obadiah era entrato alle StarkIndustries. O, almeno, ad una delle entrate era stato usato il suo pass.

Andiamo.” - disse Pepper, già correndo verso la porta.

***

Quando Tony aprì la porta di casa, non c'era nessuno.

In sala, sul tavolino, restavano solo alcuni fogli spiegazzati e una teca di cristallo.

Tony la sollevò, guardandone il contenuto.

Ecco la prova che Tony Stark ha un cuore. Un vecchio reattore, una nuova verità, sorrise, leggendo.

Solo Pepper avrebbe potuto pensarlo, e scriverlo, in maniera tanto garbata. Tony sorrise ancora, mettendoselo sotto il braccio.

Ho un cuore, che diamine, ce l'ho eccome!” - borbottò, più per scherzo che per convinzione.

Sacca in spalla e regalo in mano, discese le scale del laboratorio, digitò la password sulla porta a vetri ed entrò. Il laboratorio era silenzioso, in penombra. Qui e là, alcune spie brillavano, accompagnate dal ronzio del sistema in funzione.

Di Bruce e Pepper nemmeno l'ombra. Del resto, considerò, posando tutto sul ripiano, non era tanto semplice accedere alla sua StarkCaverna.

C'è nessuno?” - gridò, più per far confusione che per aver risposta. Risalì veloce le scale a caccia del telefono che stava suonando e, ad un passo dal divano, qualcuno lo colpì.

Un attimo dopo era a terra. Con la certezza, nel tastarsi la voragine nel petto, di stare per morire.

Pepper...

And you complete the heart of me

Our love is all we need

(B. Carlisle - Circle in the Sand)

E a completare il mio cuore/Il nostro amore è tutto ciò che serve

(30 giugno 2013)

  
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