AUGURI NONNA MINERVA!
1) Rosa spento
Tonks stava camminando, ormai da parecchi
minuti, intorno al tavolo della cucina con le mani dietro la schiena e lo
sguardo basso. Molly era intenta a controllare che il coltello che aveva
incantato stesse pelando correttamente le patate, e ogni tanto alzava lo
sguardo osservando la ragazza.
“Tonks…”,
disse infine, “Prima di fare un buco nel pavimento della mia cucina, ti
potresti fermare?”
Come se la
donna le avesse dato un ordine, Ninfadora si fermò e, dopo qualche attimo di
indecisione, decise di sedersi; tamburellò con le dita sulla tavola un paio di
volte, poi guardò la signora Weasley.
“Molly”,
iniziò, “Hai notato qualcosa di strano in Remus, negli ultimi giorni?”
“In
Remus?”, chiese perplessa, “No, mi sembra quello di sempre. Non dirmi che tra
di voi ci sono problemi?”
Tonks
sbuffò, “Non mi sembra… è sempre gentile, premuroso e dolce, ma ha un non so
che, che mi fa dire che non è lui”, rispose gesticolando con le mani, sperando
di rendere più comprensibile quello che aveva detto.
“Troppi
-che- in una sola frase, non sono riuscita a seguire bene il discorso”, le dise
Molly, “Però una cosa l’ho capita, che è sempre gentile, premuroso e dolce. Non
capisco dove stia il probl…”
La donna si
zittì di colpo quando vide Remus comparire dalla porta.
“Molly”,
disse quest’ultimo, “Io adesso esco. Non riuscirò a tornare prima di cena,
quindi non preparare nulla per me.”
“Esci?”,
intervenne Tonks girandosi verso di lui con un espressione stupita.
Remus annuì
e, dopo aver salutato con un cenno, della mano se ne andò velocemente.
La giovane
strega si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere all’indietro, sbuffando.
“Vedi, cosa ti dicevo? Non è da lui! Non mi ha detto che aveva intenzione di
uscire, non so dove va e non mi ha nemmeno salutata!”, spiegò la ragazza, mentre
con un colpo di bacchetta rimetteva a posto la sedia.
“Non è che,
forse, sei un po’ troppo possessiva nei suoi confronti?”
“Forse hai
ragione, ma io sono così perché lui, in questi mesi, mi ha abituata in un certo
modo. Adesso sono un paio di giorni che è strano, più freddo in certe
situazioni e non fa altro che confabulare con Sirius. Non so se mi sono
spiegata”, disse infine, rassegnata.
Molly fermò
il coltello che cadde a peso morto sul tavolo al fianco della patate che aveva
appena sbucciato, mise la bacchetta in tasca e guardò la ragazza: “Hai provato
a farglielo notare?”
Tonks
scosse la testa. “Prima di parlargli volevo esserne certa. Non vorrei fare la
figura della ragazza gelosa e possessiva.”
“E non lo
sei?”, le chiese Molly con un sorrisetto malefico stampato in volto, portandosi
le mani ai fianchi.
“Non così
tanto gelosa o così tanto possessiva!”, si lamentò Tonks, “L’unica volta che ho
fatto una scenata è stato quando una, mai vista né sentita, si era avvinghiata
al mio ragazzo!”
“Più che
giusto, in quel caso. Che ne è stato della ragazza poi?”
“Oh, nulla,
ho fatto una scenata, un paio di fatture ben piazzate, a lei e al mio ex boy,
visto che non gli erano dispiaciute affatto le attenzioni della ragazza”, Tonks
pensò per qualche istante, “Sai, credo addirittura che si siano sposati.”
“Questa è
sfortuna, ragazza mia!”, disse Molly ridendo.
“Immagino
di sì. Anche se poi ho trovato Remus: e dopo tutto quello che ho dovuto
sopportare per averlo al mio fianco, credo di potermi permettere di essere un
po’ gelosa.”
La sera
stessa, quando Remus comparve in casa, trovò Molly, Arthur, Sirius e Tonks
seduti in soggiorno che discutevano animatamente sull’ennesimo opuscolo mandato
a tutti cittadini dal Ministero.
“Sono
completamente inutili!”, sbottò Sirius, “Altro che difesa, servono solo a far
vedere alla gente che il Ministero fa qualcosa!”
Remus si
schiarì la voce con un colpo di tosse, per far notare la sua presenza, poi
salutò i presenti, rimanendo fermo all’ingresso della stanza, con ancora indosso
il cappotto.
“Tonks”,
disse leggermente titubante, “Avrei bisogno di parlarti. Potresti uscire un
momento?” Finita la frase riprese fiato per poi dirigersi nuovamente fuori.
Tonks
guardò Molly, leggermente preoccupata, poi si avviò anche lei verso la direzione
in cui era andato Remus.
Quando la
porta si chiuse con un rumore secco, Sirius guardò la signora Weasley che aveva
assunto un’aria pensierosa e le sorrise per poi dirigersi a sbirciare
attraverso le tende della finestra.
Una volta
fuori, Tonks trovò Remus seduto su una panchina che non aveva mai visto prima e
le luci fuori accese. L’uomo le fece segno di sedersi accanto a lui, mettendosi
poi a fissare il vuoto.
“Remus,
parla! Per favore”, lo supplicò Tonks. Era estremamente nervosa, non era mai
successo che lui si comportasse in modo così strano e adesso aveva paura. Lo si
capiva dal modo in cui la ragazza stava stropicciando un lembo della sua
maglietta e da come spostasse lo sguardo da Lupin, alle sue mani, ad altri
punti più o meno indefiniti del giardino.
“Io”,
iniziò Remus, “Volevo che tu avessi una cosa che per me è molto importante.”
Lentamente si girò a guardare la ragazza seduta al suo fianco, che aveva
dipinta sul volto un’espressione confusa.
Lupin mise
una mano in tasca, estraendo poi qualcosa; prese la mano della ragazza e posò
il piccolo oggetto sul suo palmo, per poi richiuderlo.
Intorno a
loro regnava un silenzio innaturale interrotto di tanto intanto dai passi
furtivi di uno gnomo che si intrufolava furtivo nel giardino della casa: trattandosi
della Tana, in teoria, dovevano trovarsi sommersi da urla di ragazzi, dalla
voce di Molly o dalla fragorosa risate di Sirius. Invece, nulla. I ragazzi
erano a scuola e, a parte questo, nulla giustificava quella mancanza di rumore.
Ninfadora
era sempre più confusa; aprì la sua mano e vi trovò un anello in oro bianco con
sopra un brillantino. Improvvisamente le mancò il fiato e sgranò gli occhi,
incredula.
“Remus, ma
cosa… è stupendo!”, esclamò, “Ma cosa significa, cioè… cos’è?” Era visibilmente
confusa e continuava a guardare alternativamente l’anello e l’uomo.
“È un anello”, rispose Lupin senza riuscire a trattenere un sorriso, poi si
prese qualche secondo per organizzare il discorso, “Apparteneva a mia madre”,
spiegò, “Volevo lo avessi tu.”
Tonks era
immobile. Per la prima volta nella sua vita, non sapeva come rispondere: strinse
il piccolo oggetto nuovamente nella mano e abbracciò l’uomo davanti a lei,
“Grazie”, sussurrò infine al suo orecchio, “È un gesto stupendo, Remus.
Grazie!”, ripeté, per poi sciogliersi dall’abbraccio e sollevare la mano con
l’anello in direzione di Remus, “Non voglio infilarlo io.”
Il
Licantropo lo prese e glielo infilò all’anulare della mano sinistra. A questo
punto due lacrime scesero dagli occhi di Tonks che lo abbracciò nuovamente, con
gli occhi ancora lucidi.
“Questo,
ovviamente”, sussurrò Remus al suo orecchio, “Presuppone un mio impegno
concreto, quando tutto questo sarà finito e se tu lo vorrai, a restare per
sempre al tuo fianco.”
Ninfadora
aprì gli occhi di colpo e si sciolse dall’abbraccio guardando l’uomo che stava
davanti a lei con la bocca semi aperta; le due lacrime che erano scese prima
dai suoi occhi, aumentarono a dismisura e contro il suo volere, “Mi stai
chiedendo se…”
“Sì, se mi
vuoi sposare!”, rispose Remus deciso.
Tonks gli
si lanciò addosso, facendoli capitombolare entrambi dalla panchina. Si
trovarono l’uno sull’altro e Tonks, che stava sopra l’uomo, lo guardò per
qualche istante, per poi prendere il suo viso tra le mani e baciarlo.
“Deduco sia
un sì”, le disse Remus, rimanendo vicino al volto della ragazza, leggermente
sollevato da terra.
“Sì!”,
rispose decisa, iniziando a passare le mani tra i capelli di Remus, senza
riuscire a smettere di ridere.
L’uomo
annullò la distanza tra di loro posando le sue labbra su quelle della ragazza
che fu ben felice di assecondare le sue richieste.
Sirius, da
dentro la casa, iniziò a ridere fragorosamente sotto lo sguardo stupito di
Molly.
“Che
succede?”, chiese la donna.
“Succede”,
rispose Sirius, tornando a sedersi sulla poltrona, “Che tra poco serviranno
bende, cerotti e un buon bicchiere di vino per un brindisi!”
Quando
Molly, qualche sera dopo, entrò in cucina, trovò Tonks seduta al tavolo intenta
a rimirare il suo anello, sbuffando di tanto in tanto.
“A
guardarlo troppo, si consuma”, la prese in giro la signora Weasley.
Vedendo che
la ragazza non dava segni di voler rispondere andò a sedersi davanti a lei.
“Suvvia, non è poi la fine del mondo!”
“Tu credi?
Forse non conosci bene mia madre… e mio padre!”
Molly fece una risatina. “Perché non hai voluto che venisse anche Remus con
te?”
Tonks
scosse la testa, “Meglio di no. Stasera li metterò al corrente che la nostra
non è più una relazione casuale, poi, un altro giorno lo porterò con me gli
dirò che finita la guerra ci sposeremo!”, spiegò, dicendo le ultime parole con
aria trasognata. “Ma tu mi ci vedi sposata? Io no”, disse parlando velocemente
quasi in preda al panico, “Non so cuocere due uova senza bruciare la cucina! In
casa mia c’è un disordine tremendo e…”
“A queste
cose penserai dopo. Prima i tuoi genitori”, le rispose la donna guardandola
divertita.
“Hai
ragione”; rispose la ragazza.
“Ora vai o
farai tardi!”
Poco dopo, Tonks
si smaterializzò davanti alla porta d’ingresso dei suoi genitori, bussò e, come
la porta si aprì, fece un bel respiro ed entrò cercando di essere il più
naturale possibile.
“Sono
arrivata!”
Qualche ora
dopo ritornò alla Tana. I capelli di Tonks avevano perso la loro lucentezza,
erano spenti. “Tesoro, tutto bene?”, le chiese Remus, avvicinandosi, avendo
notato il cambiamento.
Lei
sorrise, “Sì, tutto bene. Ho un sonno tremendo, andiamo a letto?”, rispose con
voce atona.
“Tonks,
cos’è successo?”, le chiese Sirius, preoccupato.
“Nulla, è
andato tutto bene, a meraviglia.”
Entrambi
diedero la buona notte e si diressero ai piani superiori. Nel salire la scala
Ninfadora non inciampò nel terzo gradino, come succedeva tutte le sere, e
questo fece inorecchiare Remus.
“Mi vuoi dire come è andata dai tuoi genitori?”, le chiese il Licantropo,
impaziente, mentre entravano in camera.
Tonks
iniziò, come se niente fosse a cambiarsi sotto lo sguardo attonito di Remus.
“Ninfadora!”,
la chiamò secco.
“Che c’è?”,
rispose la ragazza visibilmente alterata, come se fosse stata disturbata mentre
svolgeva un lavoro importante.
“Mi vuoi
dire come è andata dai tuoi genitori?”, ripeté il Licantropo.
“Bene, ora
però dormiamo che ho un sonno tremendo. Domani ti spiegherò tutto.” Gli posò un
bacio sulla guancia e andò a coricarsi nel letto, sotto alle coperte.
Quando Tonks
si svegliò non era ancora l’alba. Prese la bacchetta e lanciò un incantesimo:
un fiotto di luce viola colpì l’ignaro Remus in
pieno, poi, preso un pezzetto di pergamena, scrisse velocemente un
messaggio, per poi posarlo sul comodino. Si guardò per qualche istante allo
specchio e, strizzando gli occhi, cambiò il colore dei suoi capelli; finita la
metamorfosi erano biondi ed estremamente lunghi, ma non tutto era andato come
aveva previsto: gli occhi, infatti, erano diventati viola contro la sua
volontà. Legò i capelli in una coda alta e, infine, strizzò nuovamente gli
occhi, ma non accadde nulla: i suoi occhi rimasero viola, un colore che mai
prima aveva usato nei cambiamenti per quella particolare parte del viso.
Rassegnata
diede un ultimo sguardo alla stanza e al corpo inerme che giaceva sul letto, poi
uscì. Una volta raggiunto l’esterno della casa scomparve, con un sonoro
schiocco, per poi ricomparire in un vicolo buio, illuminato solo dalla luce di
due lampioni. Rimase immobile.
Alcuni
rumori le segnalarono l’arrivo di altre persone. Nel giro di pochi secondi fu
circondata da quattro persone incappucciate.
“Bene, vedo
che è andato tutto come previsto. Sei riuscita ad arrivare per tempo, Ninfadora”,
una voce melliflua, proveniente dalla sua spalle, fece voltare la ragazza di
scatto, “Ora, quasi nipote, se non ti dispiace, ti accompagnerei ai tuoi nuovi
alloggi.”
La ragazza
non si mosse, né disse nulla, si limitò ad osservare con sguardo vago la
persona che aveva parlato che si tolse il cappuccio lasciando intravedere un
volto di donna.
Questi prese a girarle intorno, squadrandola.
“Questa non
ti servirà, tesoro”, le disse prendendo la bacchetta dalle mani della giovane
Auror che la lasciò fare.
“Bene, la
tua nuova cameretta ti aspetta, Ninfadora!” Nel pronunciare quelle parole rise
come una persona pazza, prima di prendere Tonks per un braccio e Smaterializzarsi
con lei.
Dopo di
loro, anche le altre persone, rimaste a volto coperto, le seguirono
Smaterializzandosi a loro volta.