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Autore: Leyna_s_heart    26/09/2013    4 recensioni
Dodici ragazzi su un'isola deserta.
Un gioco.
Una sfida mortale.
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Ispirato al libro "Anger" di Isabel Abedi.
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Niente poteri, né semidei o simili. Solo semplici adolescenti.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo due: Rio de Janeiro.

 

 

Annabeth

 

L’atterraggio fu tranquillo. Nel frattempo mi ero dovuta sorbire tre film che lasciavano molto a desiderare come trama, attori ed effetti speciali, ma non c’era altro che potessi fare.

Rachel non era più tornata. Probabilmente aveva passato il volo a chiedere ad ogni persona giovane se era nel film con noi.

Le persone presero i loro bagagli a mano mentre decisi di aspettare un attimo prima di scendere, era inutile correre all’uscita visto che era già congestionata da turisti già con la macchina fotografica in mano.

Appena l’aereo si fu metà svuotato, mi alzai e tirai giù il piccolo zaino che avevo con me, mi voltai per uscire dal mio posto e la ragazza dai capelli scuri che avevo visto con Rachel mi passò davanti con passo da imperatrice.

Indossava una camicetta senza maniche e dei pantaloncini scuri ma dal taglio elegante, abbigliamento che trovai poco adatto al luogo dove andavamo.

Non mi degnò neppure di uno sguardo.

Non ero solita dare giudizi affrettati e sulla base delle sensazioni ‘a pelle’, ma non ero sicura che mi sarei trovata bene con una ragazza così.

Aspettai che le persone che stavano già procedendo verso l’uscita continuassero senza inserirmi in mezzo.

“Prego, passa pure.”

Spostai lo sguardo verso il ragazzo che mi stava lasciando passare e riconobbi essere quello che mi era stato indicato da Rachel. Il ragazzo dagli occhi di mare.

“Grazie.” Gli sorrisi come una scema e mi incamminai in fretta per evitare di restare lì a fissarlo come una pirla.

Sentivo la sua presenza proprio dietro di me.

La hostess, con un sorriso stanco, mi augurò buona permanenza – avevo studiato un po’ di portoghese per non farmi trovare del tutto impreparata – e non appena uscì dal abitacolo iper-ventilato fui bloccata da un muro di umidità e caldo impressionante.

“Più caldo del previsto, non trovi?”

“E’ l’umidità a far percepire una temperatura maggiore, ma di solito a dicembre non ci sono più di 28 o 30 gradi.” Risposi con tono quasi annoiato.

“Ti sei ben informata vedo.”

“Si detesto partire impreparata.”

“Non so perché me lo aspettavo!” mi rivolse un sorriso bellissimo che non potevo che ricambiare..

“Tu sei partito alla sprovvista immagino.”

“Esatto! L’unica cosa che mi interessava era qui il mare è splendido!”

“Sei proprio una testa d’alghe!” gli risposi facendogli la linguaccia.

“E tu sei una sapientona, scommetto che potresti dirmi tutto del Brasile!”

Ridacchiai. “Colpita!”

Eravamo arrivati già alla fine della coda sotto il cartello estrangeiros, stranieri e dovetti distogliere la mia attenzione dal ragazzo e consegnai i miei documenti e il foglietto che l’assistente di New York di Zeus –Mr D.. D qualcosa- ci aveva consegnato. La guardia che controllava fece una smorfia, non ero la prima ad esibirlo e si vedeva che la trovava una cosa molto stupida. Ma mi restituì i documenti e mi disse “Pode passar. Bem vindo ao Brasil.”.

Lo ringraziai e feci pochi passi avanti per arrivare all’ingresso della sala arrivi e aspettare.. Dei! Non sapevo neppure il suo nome.

“Mi hai aspettata, grazie!” mi disse con quel sorriso sulle labbra.

Mi sentivo un po’ scema a ricambiare sempre.

“Non ti ho chiesto il tuo nome, testa d’alghe.”

“Percy. E tu sapientona?”

“Annabeth.” Gli porsi la mano.

“E’ strano non poter aggiungere il cognome.”

“Anche Rachel l’ha detto.”

“la rossa stramba?”

Annuì. “Non sono l’unica che ha avuto l’onore di conoscerla.”

Rise. Dei che risata!

“Si ma mi sembra una a posto! Un po’ come te, sapientona.” E mi rivolse un occhiolino.

Ovviamente arrossì e per distogliermi dal imbarazzo indicai avanti.

“Eccoli là i nostri compagni d’avventura.”

C’erano tre persone ad aspettarli con un cartello su cui era scritto isola – era stato scelto il termine in italiano perché, secondo il registra, dava più un senso di isolamento-: uno dei tre era una ragazzo alto e di colore, accanto a lui, tenendolo per mano –probabilmente stavano insieme- una bella ragazza dai capelli scuri e poi c’era un uomo su una sedia a rotelle.

Prima che ci avvicinassimo abbastanza la voce squillante di Rachel si fece sentire.

“Annabeth! Percy! Venite!”

Alzai gli occhi con un sorriso sulle labbra come per dire ‘ed eccoci finiti nel circo’ e Percy ridacchiò.

Con noi notai c’era pure la bella ragazza dai capelli scuri che stava un po’ in disparte con un ragazzo dall’aria sdegnosa: era biondo chiarissimo, la pelle quasi traslucida e gli occhi azzurro slavato.

“Dai, vi presento un po’ di persone” e dicendo questo intendeva tutti.

Prese Annabeth per il braccio, seguite da Percy, e la portò da un gruppetto di due ragazze e due ragazzi.

La prima ragazza aveva l’aspetto di una nativa americana con la pelle scura, i capelli cioccolato dal taglio asimmetrico intrecciati con piume e degli occhi che sembravano cambiare colore tra il blu, il verde e il marrone. Era vestita con una maxi maglia e degli shorts, un look un po’ hipster insomma.

“Sono Piper, piacere” rispose dopo essermi presentata.

“Ed io sono Leo! Meglio noto come il tuo sogno segreto, bellezza!”

Ridacchiai divertita, mentre Piper sollevava lo sguardo al cielo come in cerca di aiuto ma anche lei pareva divertita.

Leo era un ragazzo di origine messicana dai capelli neri e ricci con l’aspetto da elfo di Babbo Natale –aveva pure le orecchie a punta! -, con mani e occhi sempre in movimento. Doveva essere decisamente iperattivo. Mi annotai mentalmente di non dargli caffeina o cose che potessero metterlo ancora di più in agitazione.

Accanto a loro c’erano un ragazzo con il braccio della ragazza appoggiato sulla spalla: lui aveva i capelli a spazzola biondi, un bel viso con una piccola cicatrice al labbro che lo rendeva più carino se possibile e due occhi azzurri come il cielo carico di fulmini. Indossava una maglietta di superman e dei bermuda, ma aveva un che di militare. La ragazza sembrava uscita da un concerto rock con tanto di maglietta di un band famosa. Aveva i capelli neri e corti ed era davvero carina. Aveva degli occhi azzurri che..

“Aspettate, ma voi siete..?” dissi indicandoli.

Lei rise. “Indovinato! Io sono Talia e lui mio fratello Jason.”
Nel frattempo erano arrivati tutti – un ragazzo dai tratti orientali molto alto, una ragazza minuta e di colore, un ragazzo che sembrava un emo o punk o.. ah! Non sono esperta di queste cose!- e l’assistente di Zeus, Chirone, l’uomo in carrozzina, ci scorto alle auto e ci disse di dividerci in tre gruppi e salire.

Percy ed io ci separammo.

Lui salì in auto con il ragazzo pseudo emo con cui aveva già legato e l’asiatico e la ragazzina di colore.

Piper stava seguendo Jason, inseguita da Leo che pareva divertirsi un mondo a prenderla in giro, mentre Talia se la rideva a vedere suo fratello e la ragazza arrossire.

Quindi Rachel mi prese per il braccio.

“Siamo tu ed io socia!”

“Già. Ma che compagnia!”

Guardai la ragazza dai capelli neri intrecciati –doveva avere origini italiane o comunque mediterranee- e il ragazzo albino e sperai che il tempo passasse in fretta.

Mi ritrovai seduta accanto al finestrino –dei grazie!- mentre la mora si sedeva davanti e Rachel era stretta tra lei e il biondo col quale iniziò a battibeccare da subito –perché mi volete così male dei?!-.

Auto strombazzanti, confusione di persone, sirene di ambulanze o polizia unite alla voce squillante di Rachel e gracchiante del biondo non aiutavano.

L’aria era un miscuglio di umidità, odore di salsedine e smog che mi stava facendo rimpiangere il panino preso sull’aereo.

Potevo vedere oltre lo skyline il Cristo che dominava Rio. Era impressionante.

L’auto si bloccò di scatto mettendo alla prova le cinture di sicurezza.

“Che succede?”

“C’è stato un problema all’auto davanti.”

“Ma per gli dei! Non potevamo passare da un’altra parte?” intervenne il biondo rabbioso.

“Perché dove siamo?”

Guardai fuori e ebbi la risposta prima ancora che la mora potesse dirlo “La favela.”

Le case colorate tutte accozzate tra loro, il degrado e lo sguardo così vuoto delle persone ne era la prova. Lì circolava più droga che amore.

Appena ripartimmo dopo pochi minuti, voltai lo sguardo per sbaglio, fu proprio un puro caso.

Mi accorsi che una persona camminava accanto a noi sul marciapiede.

Indossava canottiera e bermuda e aveva un cappellino calato sul volto, ma il mio sguardo non lo mollava.

Aveva i capelli biondi e gli occhi blu.

Una lunga cicatrice sulla guancia.

Normalmente non ci avrei fatto caso. Un comune turista.

Se non fosse che lo conoscevo.

Era Luke!

Ripartimmo troppo in fretta per reagire in alcun modo e mi massaggiai la testa per tutto il viaggio.

C’era davvero qualcosa che non funzionava in me.

Era quasi sera quando arrivammo al locale accanto al porto in cui avremmo aspettato la barca. Tutti gli altri erano già arrivati e stavano mangiando.

“Siete arrivati.” Ci sorrise Chirone.

Rachel per fortuna rispose per tutti. “Si abbiamo folleggiato per Rio! Mica come voi!”

Il biondo sbuffò infastidito e si beccò un pugno da parte della rossa.

“Questo era da un po’ che aspettavo di dartelo!”

Non rivolsi più la mia attenzione a loro, visto che Percy mi chiamava e mi sedetti accanto a lui.

“Ti ho tenuto il posto.” Mi sorrise incoraggiante, ma l’immagine di Luke era lì.

Mi scrutò un attimo serio.

 “Tutto bene?”

Probabilmente mi ero sbagliata, poi Luke non era di sicuro lì a Rio.

Annuì scacciando i pensieri e sorridendo. “Certo testa d’alghe! Non dirmi che ti preoccupi per me?”

“Sempre sapientona. Si sa mai che combini!”

Risi con lui. Mi sentivo meglio.

“Allora ragazzi, benvenuti a questo documentario. Io sono Silena Beauregard e lui Charles Beckerford noi siamo gli aiuto assistenti che in caso di aiuto verranno da voi quando sarete sull’isola.” Disse la bella ragazza dai capelli scuri indicando lei e il ragazzo di colore. “Mentre il signor Chirone lui sarà insieme al signor Olympus a controllare i monitor. Quindi siete perfettamente e costantemente al sicuro.”

Sorrise dolcemente. Capii perché avevano fatto parlare lei, aveva una voce dolce e bassa che ti avrebbe convinta a fare tutto.

“Ora vorrei faceste una cosa prima di partire..”

Un cameriere si rivolse a lei. “Posso servì-los?”

Lei annuì e due o tre camerieri servirono del cibo freddo e delle bevande zuccherate e alla frutta.

“Stavo dicendo” riprese mentre noi mangiavamo “sul’isola potrete fare tutto come avete letto dal regolamento, tranne per alcuni divieti: niente alcol, niente droghe, niente violenza fisica o psicologica, né sesso.”

Un brusio si alzò da tutti, ma Silena alzò la mano per fermarlo.

“Noi saremo sull’isola accanto, ripeto e in qualunque caso saremo disponibili.”

Si avvicinò Chirone.

“Ora vorrei faceste una cosa, ragazzi. Dovrete guardare la telecamera e dire: mi chiamo..,ho.. anni e sull’isola porto con me ..”

“A cosa vi serve?” chiese Rachel.

“Come incipit per il film e per presentarvi. Pronti? Cominci tu?”

Era rivolto a Percy che annuì. Il cameraman si piazzò davanti a lui.

“Mi chiamo Percy, ho 17 anni e sull’isola porto con me una penna.”

Rimasi spazzata? Una penna? Che senso aveva? Ma mi riscossi, magari aveva un significato nascosto.

“Avanti.”

Mi sistemai sulla sedia.

“ Mi chiamo Annabeth, ho 17 anni e sull’isola porto con me il mio libro preferito.”

“Bene, il prossimo.”

“Mi chiamo Jason, ho 16 anni e sull’isola porto con me una moneta.”

Ook, di cose strane da portare su un’isola deserta ce ne sono.

“Mi chiamo Talia, ho 19 anni e sull’isola porto con me il mio cd preferito.”

Più li osservavo più notavo sottili somiglianze. Alla grande uno poteva dire che a parte gli occhi non avessero altro, ma non era così. Era il modo di fare, di inclinare il capo o muovere le mani.

Fu il turno della ragazzina di colore. Aveva gli occhi di un incredibile color dorato e i capelli color castano chiaro.

“Mi chiamo Hazel, ho 15 anni e sull’isola porto con me una collana.”

Poi si passò al ragazzone cinese col viso da bambino.

“Mi chiamo Frank, ho 17 anni e sull’isola porto con me un bastoncino.”

Arrivò il turno del biondo.

“Mi chiamo Octavian, ho 17 anni e sull’isola porto con me un orsacchiotto.”

Mi trattenni a stento dal ridergli in faccia, cosa che invece non riuscì a Rachel che se la rideva.

“Ma che diavolo? Stai scherzando?” e riprese a ridere.

“Beh che c’è? Non che voi portiate cose più utili è?”

Chirone richiamò all’ordine. “Ok, basta! Ognuno porta ciò che vuole. Andiamo avanti.”

“Mi chiamo Rachel, ho 17 anni e sull’isola porto con me il blocco da disegno e la matita.”

“Pff. E questo credi sia utile?”

Chirone li zittì. “Smettetela!”

Fu il turno del ragazzino dai capelli scuri.

“Mi chiamo Nico, ho 15 anni e sull’isola porto con me una foto.”

Si passò alla ragazza con la treccia.

“Mi chiamo Reyna, ho 16 anni e sull’isola porto con me una foto.”

“Di chi porti la foto?” le chiese Leo seduto a fianco a lei.

“Non sono affari tuoi!” rispose irritata. “Va’ avanti!” gli ordinò.

Lui non parve prendersela.

“Mi chiamo Leo, ho 16 anni e sull’isola porto con me la mia cintura per gli attrezzi.”

Finalmente qualcuno portava qualcosa di utile, anche se ero convinta che in caso di guasto ci fosse di sicuro sull’isola e che Charles sarebbe accorso a sistemare.

“Concludiamo.”

“Mi chiamo Piper, ho 16 anni e sull’isola porto con me katoptris.”

“ma non significa specchio in greco?”

“Si, ma non lo è.” Estrasse un coltellino che fece roteare e piantò sul tavolo con abilità, sorridendo dolcemente a tutti.

Chirone ci fermò dal continuare il discorso.

“Ora vi imbarcherete.”

La nave era piccola e chiaramente avrebbe portato solo noi. Il tramonto era inoltrato e il mare stava assumendo una sfumatura scura.

La barca partì senza problemi e il mare era tranquillo.

“Siamo proprio un bel gruppo, non trovi?” nonostante stesse parlando con me, Percy non distolse lo sguardo dal mare. Ne pareva incantato.

“Oh di sicuro. Meglio non far arrabbiare Piper direi.”

Rise con me. Vidi che si irrigidì un po’. E mi sporsi a guardare.

E là davanti a noi appariva l’isola.

 

 

Ok, puntuale direi.

Più rapidamente non posso postare. E’ difficile!

Ora avete tutti i personaggi e dal prossimo entriamo nel vivo della storia.

Grazie a tutti/e!

Siete stati troppo buoni a commentare, mettere tra preferite, ricordate e seguite o anche solo a leggere!

Non me l’aspettavo!

Vi lovvo tesori!

 

Ley.

 

  
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