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Autore: Amartema    27/09/2013    7 recensioni
Dall’altra parte c’ero io, con una madre che potrei definire la versione femminile e degenerata di Buck, lei vittima di uno stupro e costretta a mantenere il frutto di quella violenza: me. Ero ormai abituata ai suoi sguardi, ogni volta che mi osservava, sapevo che in me vedeva il suo stupratore, sapevo che era costretta a rivivere all’infinito quell’evento, conoscevo ormai il suo odio, palpabile sulla mia pelle. Io che involontariamente le facevo ritornare alla mente l’inferno, un inferno che puntualmente mi ritornava addosso triplicato in potenza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Animi inversi




Trovarsi di turno durante l’ora di pranzo, era come subire le più atroci pene dell’inferno. Significava subirsi, inevitabilmente, il club della chiacchiera con i loro sguardi indagatori e critici ei loro sussurri scambiati a voce non troppo bassa, per non parlare delle loro occhiate bramose nei confronti di Robert e Jeremy, i quali, preferivano rinchiudersi prontamente in cucina.
Io e Jeremy finimmo presto di svuotare ogni cassa, il rumore prodotto dal vetro che cozza contro altro vetro, richiamò l’attenzione di Robert che fece la sua comparsa, giungendo dall’ufficio.

« Come sempre ringrazia Jessica: è sempre pronta ad inventarsi una scusa per i tuoi ritardi. »

La voce di Robert fece trasalire Jeremy e far emergere un debole sorriso sulle mie labbra. Robert era il tipico uomo in grado di farti pesare per giorni anche il più piccolo sbaglio, senza vergognarsi di sbraitare o sbattere porte, all’occorrenza; era incapace di fare una sola cosa: licenziarti, ma era palese che ci considerasse la sua famiglia, un po’ come noi consideravamo lui. Questo suo aspetto lo si poteva leggere su quel volto incorniciato da una chioma morbida e striata di grigio e il suo sguardo castano, incapace di nascondere i suoi sentimenti.
Jeremy si portò la mano alla sua lunga chioma scura, scostandola nervosamente indietro e mentre io e Robert ci scambiavamo sguardi complici, lui incominciò a mugolare nervosamente, era chiaro stesse cercando una scusa credibile o una supplica adeguata per non subirsi l’ennesimo rimprovero.

« Ti giuro su Jessica che ho cercato di fare il più in fretta possibile, Rob. »

La frase di Jeremy mise fine a quegli sguardi complici con l’altro, venendo colta totalmente all’improvviso dall’idiozia del ragazzo. Potrei definire la mia occhiata nei riguardi di Jeremy piuttosto gelida, reazione che fece comprendere al ragazzo di aver complicato la situazione.

 « Fammi capire, vuoi vedermi fulminata qui, all’istante Jer? »

La scena proseguiva sotto gli sguardi divertiti di Robert, seppur venne interrotta quasi subito dal suono del piccolo campanello che segnava l’ingresso di qualcuno nel locale. Le reazioni di Jeremy e Robert mi fecero comprendere all’istante chi fosse il nuovo avventore. La signora Parker faceva il suo ingresso, lei e la sua fidata mole di grasso, labbra rosse, abiti dai colori accecanti e una chioma con addosso chili di lacca. Recuperai velocemente uno dei menù mentre un ultima occhiata dedicai ai due uomini che in silenzio scivolavano verso la cucina, sfuggendo dalle grinfie della nuova presenza. La loro fuga era paragonabile a quella di un poveretto che tenta di scappare dal diavolo in persona. Sofia Parker, potrei definirla il Capo del “CDC”, ovvero il famoso club della chiacchiera, composto naturalmente da sole vedove o vecchie divorziate. Una donna sulla sessantina e una voce sottile e stridula, in perfetto contrasto con la sua corporatura robusta.

« Oh, Jessica, buongiorno. Tanto lavoro, oggi? Non ho potuto far a meno di notare la fuga di Robert e Jeremy verso la cucina. »
« Effettivamente si, oggi abbiamo parecchi ordini. »
« Bene, una soddisfazione per Robert, immagino. Dimmi, sta facendo grandi affari, eh? »
« Si vive, Signora Parker. »
« E la sera? C’è tanta gente? »
« Quella che basta, Signora Parker. »
« E nonostante le serate piene, il povero Robert è ancora solo? »
« Non saprei, è un uomo riservato, Signora Parker. »
« Dimmi, Jessica... »

Iniziò a muoversi verso il suo solito tavolo, uno naturalmente ben sistemato vicino alla finestra, in modo tale che lei e le sue compagne avessero una visione globale dell’interno e dell’esterno, così da non farsi sfuggire nulla e trovarsi sempre pronte a qualsiasi evento o notizia. Era palese che non le piacessi, proprio perché non era mia indole soddisfarla, non le fornivo mai risposte complete o che potessero dare sfogo alla sua chiacchiera, e le sue smorfie lasciavano trapelare ogni volta il suo disappunto nei miei confronti. Dopo, stranamente, le poche domande, il suo tono cambiò, divenendo più basso e saccente. Ecco che la pugnalata vendicativa stava per giungere, lo sapevo, la conoscevo troppo bene o meglio era troppo prevedibile.

« … Tua mamma come sta? »
« Potrei definirla una rosa in sboccio, Signora Parker. »

Mi allontanai dal tavolo, abbandonando lei e il menù e qualsiasi replica che la Parker era pronta ad offrire, proprio come una serpe velenosa sarebbe stata pronta ad offrire il suo morso. Il campanello segnò nuovamente altri ingressi, le comari erano giunte, il loro cinguettio fatto di pettegolezzi bastava per riconoscere le identità di quelle due, simili fisicamente alla loro amica Parker. Risposi ai loro saluti con un cenno del capo, muovendomi velocemente altrove, così da evitare ulteriori interrogatori.
La giornata proseguì come tante altre, era difficile che in quella piccola cittadina della Louisiana succedesse qualcosa di eclatante, la noia le era una fedele compagna, al punto tale che la gente trovava il suo passatempo preferito nei fatti altrui, cercando di scovarli con una morbosità tale che definirei quasi malata; i tradimenti erano gli argomenti preferiti e quando la novità scarseggiava, in quel caso c’ero sempre io, mia madre e la nostra storia, elementi sufficienti per allietare i momenti di noia e di scarsa notizia.
 




NOTE DELL'AUTRICE: Lo so, è breve ma credo conosciate ormai le premesse di questa storia.
Per Robert ho scelto il volto di Gerard Butler in tenuta
chioma mossa e brizzolata, un bel vedere.
Lo si accennava nel primo ma credo che qui
si comprenda meglio di che tipo di cittadina parliamo.
Se trovate errori, segnalate.
Come sempre grazie a chi mi sostiene e mi invoglia a scrivere.
:*


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