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Autore: Sweetpeace    27/09/2013    6 recensioni
"Insomma, una giornata come le altre, o almeno così si era presentata, fino a quel momento."
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Komachi Akimoto/Cure Mint, Nuts/Nattsu, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se non ho più pubblicato, questa storia è nata originariamente due  settimane fa, grazie mille a tutti coloro che leggeranno. Spero che recensirete in molti, ma non vi obbligo. Ora vi lascio alla ff, buona lettura :). *se ne va schivando pomodoro*
Sweet.

Si preannunciava una giornata normale alla Natsshouse, la giornata era nuvolosa, ma l'allegria e le risate delle persone che stavano insieme all'interno del negozio, la rendevano particolarmente solare. Le ragazze erano andate ad aiutare al negozio e, dopo aver finito, si erano concesse un po' di riposo e tranquillità per chiaccherare serenamente, da quando non erano più le leggendarie guerriere Pretty Cure, la ruotine era quella. Insomma, una giornata come le altre, o almeno così si era presentata, fino a quel momento. Il rumore di un vaso che si frantumava rovinosamente al suolo. Un urlo, una voce che conoscevano bene.
-Ragazze! Per favore, aiutatemi!- la voce di una Komachi spaventata allarmò tutti i presenti, Nozomi e Kurumi smisero di litigare per un pasticcino al cioccolato, Urara e Shiro fermarono la loro discussione sui provini della ragazza, Rin, Kokoda e Karen smisero di sistemare i gioielli sugli scaffali e Natsu si ridestò dalla lettura dell'ultimo romanzo scritto proprio dalla ragazza che aveva appena chiesto aiuto.
Un altra richiesta di aiuto fece alzare di scatto tutti e correre frettolosamente nel retro del negozio, dove videro qualcosa che probabilmente, anzi, sicuramente, non si sarebbero mai aspettati: un ragazzo che indossava un cappello con la visiera e un cappuccio in testa stringeva con un braccio il collo di Komachi, mentre con l'altra mano teneva un coltello all'altezza del ventre della ragazza. Lei provava a dimenarsi invano, quel ragazzo era molto più forte di lei. Un forte strattone e la ragazza dovette calmarsi, la salda presa del braccio sul suo collo si stava facendo più stretta.
-Non osate avvicinarvi, o questa bella ragazza si ritroverà un coltello conficcato nello stomaco e prima che la possano aiutare morirà per dissanguamento...- detto questo fece pressione con la punta del coltello sul ventre della ragazza. Gli occhi di Komachi si ridussero a fessure e si paralizzò non appena sentì la punta fredda dell'acciaio dell'arma  perforarle i vestiti e toccarle la pelle. Impallidì. 
Il ragazzo approfittò del momento di puro terrore che stava pervadendo il corpo della ragazza e la tirò a se con forza, indietreggiando fino a una FD nera e aprendo il baule. Anche volendo prendere la targa, sarebbe stato impossibile, era falsa, si vedeva, erano stati usati caratteri iragana. Erano caratteri che non potevano essere usati per le targhe d'auto, vietati dalla legge, prova lampante del fatto che la targa fosse falsa.
-No! Non farlo!- gridò la ragazza dai capelli verdi, ma prima che chiunque potesse fermarlo, il ragazzo col cappello sbatté senza pietà il corpo di Komachi nel portabagagli, sbattendolo con forza e chiudendo a chiave, poi, con un riflesso felino, salì in macchina e mise in moto, partendo 
velocemente e lasciandosi dietro 8 ragazzi rimasti attoniti dalla scena a cui avevano appena assistito. Le urla terrorizzate di Komachi che ancora riecheggiavano nell'aria circostante.
-Ragazzi, io chiamo il 911, questa è una cosa seria- disse una Karen che stava mandando al diavolo il suo solito sangue freddo, non si era mai trovata in una situazione del genere e davvero non sapeva come comportarsi, la ex cure della tranquillità era la sua migliore amica e ora si trovava in pericolo, cosa doveva fare? Stava iniziando a sudare freddo, un brivido le percorse la schiena, e se le avesse fatto qualcosa? Violenti tremiti cominciarono a scuoterle il corpo, gli occhi si spalancarono al solo pensiero che le autorità avrebbero potuto trovare il corpo della sua migliore amica in una pozza di sangue. Aveva paura, non riusciva più  pensare in modo razionale, se le fosse successo qualcosa non sarebbe mai riuscita a perdonarselo. Non poteva pensarci, non doveva pensarci, in quel modo avrebbe solo peggiorato la situazione, come se non fosse già stata abbastanza critica.
-Ragazze, dobbiamo mantenere la calma e provare a ragionare a mente lucida- intervenne a quel punto Kurumi, ridestandola dai suoi terrorizzati pensieri. Le mise una mano sulla spalla, chiudendo gli occhi, quasi le avesse letto la mente e avesse capito cosa provava. Sospirò.
-Dobbiamo sforzarci di mantenere la calma...-
-Ma come facciamo a mantenere la calma?! Komachi é appena stata rapita per chissà quale strano motivo e tu ci dici che dobbiamo stare calme?! Dobbiamo intervenire!- Nozomi era entrata nel panico, era scoppiata in lacrime tra le braccia del suo professore di giapponese, Kokoda provò a calmarla, ma senza successo, così optò per abbracciarla, anche lui aveva bisogno di un sostegno... Uarara piangeva aggrappata alla maglia di Shiro, superfluo dire che consolarla era inutile, ma lui continuava a parlarle per provarci e ad accarezzarle la testa, ma anche se si rifiutava di ammetterlo, la sua voce tremante non mentiva, era spaventato a morte per quello che sarebbe potuto succedere da quel momento in poi a Komachi. Rin stringeva i pugni così forte da far sbiancare le nocche, così forte da conficcarsi le unghie nella carne, strizzava gli occhi e serrava i denti fino a farsi male, non doveva piangere, lei era forte, non poteva scoppiare in lacrime, tuttavia esse pizzicavano gli angoli degli occhi per uscire, bruciavano. Non si era mai sentita così inutile. Ad un tratto fece un profondo respiro per provare a calmarsi.
-Come abbiamo fatto a non intervenire?-chiese. Chiaramente di lì a poco sarebbe scoppiata, ma non l'avrebbe data vinta così facilmente alle sue emozioni, doveva trattenersi,  se non fosse stata forte lei che lo era  sempre stata, chi ci sarebbe riuscito?
Tutti si voltarono verso di lei, sbigottiti, anche se in effetti era un ragionamento logico, erano in 8, potevano provare a fare qualcosa...
-Se l'avessimo fatto... Komachi sarebbe probabilmente già morta, è lui a condurre il gioco, non avremmo potuto fare niente nemmeno volendo...- stavolta era stato Natsu a parlare, era rimasto muto fino a quel momento. Sospirò. La sua solita voce calma e pacata? Al diavolo. No, questa volta era agitato, preoccupato, si sentiva dal tono di voce, anche se aveva provato a non farlo notare, non ci era riuscito. D'altronde Komachi era stata la prima di cui si era voluto fidare davvero, con il tempo, quella ragazza così timida aveva smontato le sue difese e aveva fatto breccia nel suo cuore. La sua prima vera amica, forse anche qualcosa di più. Anche quello di Natsu era un ragionamento logico, Komachi sarebbe stata accoltellata se avessero provato ad avvicinarsi...
Maledizione, perché doveva essere tutto così dannatamente difficile?
-Sì, pronto, 911?  Vorrei denunciare un rapimento, la ragazza si chiama Komachi Akimoto, ha occhi e capelli verdi...- Karen si stava occupando della denuncia, con la voce tremante, sul punto delle lacrime, ma se ne stava occupando. Il passo  più difficile sarebbe stato informare la famiglia, e soprattutto Madoka, le due sorelle erano così legate... Quella testa calda si sarebbe messa nei guai per aiutare Komachi, e questa era una cosa certa, ma che non doveva assolutamente succedere...
-Ci penso io...- Nozomi si era  calmata, si fa per dire, e si era offerta volontaria per chiamare la famiglia. Anche se ancora tremava e si poteva intuire che quello che doveva riferire non era una buona notizia, tra tutte le scelte che avevano, lei era sicuramente la più indicata in quel momento, logicamente dopo Karen, ma lei era impegnata con il 911. Prese il cellulare con mano tremante e compose il numero, un semplice gesto quotidiano che però pareva essere terribilmente difficile calato in un contesto come quello. Dopo vari tentativi riuscì a digitare correttamente il numero e portare il telefono all'orecchio.
-Pronto Madoka...? Sono Nozomi, devo... Devo dirti una cosa molto importante...- e mentre pronunciava quelle parole una lacrima silenziosa rigò il suo viso. 
  
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