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Autore: Flos Ignis    28/09/2013    3 recensioni
Innanzi tutto, bisogna dire che questa storia parla del Destino. Dell'Amore. Della Morte. Dell'Amicizia.
La guerra contro Voldemort è finita, ma sembra che un nuovo male, ancora senza volto e senza nome, minacci di far spargere la Disperazione come un veleno mortifero. Gli eroi che ben conosciamo combatteranno contro di esso, ma la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è facile non è così netta. Forse riusciranno a vincere questa nuova guerra, o forse soccomberanno. La risposta che cercano, la salvezza che anelano, giace in una Verità così antica che la memoria umana non ne conserva più il ricordo.
'Quando il mondo spirerà l'ultimo anelito di vita che gli rimane, l'Ultima chiamerà a raccolta il Potere che da sempre appartiene alle Creature , traendo forza dal Fuoco, dall'Acqua, dalla Terra e dall'Aria. Il Male saprà contrastarla, ed ecco giungere il Destino, il quale plasmerà con le sue mani sè stesso e tutti quanti noi col Giudizio Celeste.
Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction, confido nella vostra benevolenza e nel vostro aiuto per migliorarmi come scrittrice e persona! Buona lettura, spero! Non fatevi ingannare dall'altisonanza della profezia, riservo allegre e rilassanti sorprese!
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood, Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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VECCHI NEMICI
 
Non potrebbe darsi che in ogni nemico
vi sia un amico che aspetta la sua ora?

 
 
Odore di disinfettante.
Silenzio.
Le mani delicate di Madama Chips sulla fronte.
Sono in infermeria.
Ora, benché le fosse abbastanza chiaro il perché si trovasse sotto le cure amorevoli dell’insostituibile Poppy, non era altrettanto sicura del come, ci fosse finita. Qualcuno doveva averla vista svenuta, e si era preoccupato di portarla subito lì per essere curata. Le possibilità erano due: o era stato un Serpeverde, o Harry aveva tirato fuori la Mappa non vedendola a lezione.
Una dolorosa fitta alle tempie la costrinse a tacitare violentemente le sue congetture. Anche appena sveglia aveva il brutto vizio di attivare il cervello facendolo partire in quarta. Ma era ancora troppo debole dopo aver prosciugato molta magia per creare…
Il violento mal di testa non le impedì di avere un tuffo al cuore pensando ai guai che si sarebbero scatenati se qualcuno che non fosse lei o il Portatore ancora sconosciuto avesse anche solo sfiorato la Gemma d’Acqua.
No no no no no no no no… Morgana santissima e Teti benedetta, fate che non sia accaduto nulla…
Quel giorno la fortuna doveva essere dalla sua parte però, visto che la scuola era presumibilmente ancora in piedi e non spazzata via da una tempesta o un improvviso sollevamento del Lago Nero.
Il Lago… ma certo!
Hermione si sarebbe data una manata sulla fronte se solo questa azione non le fosse risultata improponibilmente faticosa. Strano, si sarebbe dovuta rimettere in sesto nel giro di un’oretta. Aveva sì consumato tanta di quella magia che non si sarebbe neppure capito come potesse starcene tanta in una persona sola, ma proprio perché era sempre così piena di magia il suo sangue avrebbe dovuto riprodurne altra in fretta.
Comunque, ora capiva perché le era venuto in mente proprio quell’Elemento per Serpeverde. Aveva senso. E anche il consiglio di Minerva risultava sensato, alla luce del suo recente ‘eureka’ mentale.
 
-Hermione, non puoi fare tutto da sola. Capisco che tu voglia proteggere i tuoi compagni, ma sai bene quanto tacere il pericolo sia controproducente. Sono lieta che tu abbia deciso di parlarne con me, ma prima di tutto devi trovare i tuoi compagni di viaggio, non ti pare?-
-Ha ragione professoressa. Ma non so come riconoscerli, non è che i Portatori abbiano un marchio di riconoscimento sulla pelle. Con ogni probabilità, neppure loro sanno di quale potere innato siano dotati. Senza che la Creatura li risvegli, non sono altro che maghi con una semplice predisposizione per un certo tipo di incantesimi. Sono venuta da lei proprio per avere consiglio.-
-Gli Elementi sono quattro. Tu sei convinta che uno dei Portatori e dunque tuo compagno di viaggio sia Harry Potter. Non ne sono convinta, ma c’è un modo per verificarlo. Ognuno di loro dovrà risvegliare il pieno controllo del potere dell’Elemento che gli è innato grazie a te, che li addestrerai per farli diventare Portatori Elementali.  Tu capisci benissimo che si tratta di una magia al di là di ogni mago o strega che tenti una tale impresa in solitaria. Insomma, svegliare un Portatore…-
-Ne sono perfettamente consapevole. Ma vorrei ricordarle che non sono solo una strega. Sono ben altro. Posso farcela, ma non so come.-
-Molto bene. In tal caso, credo di poterti aiutare. Non è un caso che Hogwarts sia stata costruita proprio in questo posto. Qui convergono diverse linee del tessuto magico che avvolge il mondo… ricorda la nostra lezione sul Bozzolo Magico, vero? Bene, dicevo… inoltre, come se questo non bastasse, i Fondatori decisero la locazione anche in base agli elementi che ci circondano. Lei sa che la natura è una fonte inesauribile di magia, signorina Granger, e gli Elementi principali, Acqua, Terra, Aria e Fuoco sono tutto intorno a noi. Questo garantisce una fonte inesauribile di magia per le barriere protettive e mille altre cose che ora non starò ad elencarle; inoltre, noi maghi traiamo giovamento da un luogo così fortemente carico di magia. –
-Ma… come? Hogwarts è circondata da Elementi?  E questo cosa c’entra con la mia ricerca?-
- Lasciami finire il discorso, Hermione. Devi cercare di fare affidamento sugli Elementi che circondano Hogwarts, per trovare i Portatori. Certamente una qualche affinità deve essere scattata, come un imprinting, ma come hai detto tu stessa, devi essere tu a risvegliare del tutto quelle abilità innate. Dunque, dovrai iniziare a individuare i “candidati”: parte della loro essenza deve essere rimasta nei luoghi che più frequentano, come i Dormitori.-
-Ma certo! Io, in quanto Creatura, posseggo il dominio di tutti gli elementi, ma posso chiedere il loro aiuto solo uno alla volta. Potrei richiamarne uno nei pressi di uno dei dormitori e chiedergli di cercare parte di quell’essenza che io condivido. In fondo, sono una specie di Portatrice anch’io… sì, ma come faccio a sapere quale Elemento evocare?-
-Te l’ho detto, mia cara. Devi fare affidamento sugli Elementi che circondano la nostra Scuola. Lo sapevi che i Fondatori erano dei Portatori? –
-Si, in effetti devo aver letto da qualche parte di questo loro potere, ma non so chi fosse affine a quale elemento… -
-Ebbene, Hermione, credo sia giunto il momento di scoprirlo.-
 
Il Lago Nero era l’Elemento Acqua di Hogwarts. Il dormitorio Serpeverde si estendeva sotto il Lago. Salazar doveva essere il Portatore dell’Acqua, per questo aveva scelto proprio quel posto per la sua Casa.
Il problema rimaneva però. Perché, per tutti gli dei, non aveva ancora recuperato la sua magia? Perchè non riusciva ad aprire gli occhi? E dov’era adesso, per Godric, la Gemma? Dannazione. Aveva voluto fare la spavalda cercando di attingere solo alla sua magia, ed ecco il risultato. Non doveva scherzare con gli Elementi, erano pericolosi anche per lei che li dominava, se non li rispettava adeguatamente. In fondo, erano metaforicamente vivi. In un certo senso bislacco e assurdo, però lo erano.
 
Sentì all’improvviso una mano gelida avvolgerle il polso.
Sta cercando di ascoltare il battito…
La mano in questione era sì gelida, ma la toccava con molta delicatezza. Ed era piuttosto sicura che non fosse di Madama Chips.
Si costrinse ad aprire gli occhi per vedere chi fosse così gentile, ma le ci vollero un paio di tentativi per riuscire a tenerli aperti. Il sole era alto ormai, segno che era davvero stata svenuta più a lungo di quanto le fosse necessario per rimettersi in sesto. Forse le pozioni di Poppy avevano interferito in qualche modo. Senza forse. Le medicine non la aiutavano, anzi, era più taumaturgico per lei distendersi sotto i raggi del sole che bere una fiala di pozione curativa.
Quando fu ragionevolmente sicura di non rimanere di nuovo accecata, aprì gli occhi in tempo per vedere la mano staccarsi di colpo dal suo polso. Piano piano alzò il viso per incrociare un paio d’occhi color argento e una chioma non troppo corta che sembrava avesse rubato il suo colore alla luna. Non le ci volle più di un secondo per collegare quel viso ad uno decisamente noto e troppo spesso per motivi tutt’altro che positivi.
Ma questo, grazie al cielo, era il passato. Ora potevano essere solo due ragazzi, non più due soldati su fronti opposti.
-Ehilà, Malfoy… come va?-
-Buffo che sia tu a chiedermelo, visto che sei tu stesa in un lettino dell’infermeria da tutta la mattina. Per inciso, mezzosangue, che cazzo ci facevi svenuta di fronte al mio dormitorio? Perso l‘orientamento?-
-Spiritoso… saranno anche fatti miei, ti pare? E, sempre per inciso, ho un mal di testa allucinante… E che ci fai tu qui, se sono io quella ricoverata?-
-Meno male che sei una ragazza intelligente mezzosangue… ti ho trovato io, mi sono preso il disturbo di portarti qui, quindi esigo una spiegazione. Madama Chips non ha voluto che me ne andassi per controllarti regolarmente il polso, visto che pare ci sia un’epidemia di perdite inspiegabili di sangue dal naso… a mio modesto parere, l’unica epidemia è di prodotti Weasley. –
-Sì, sei sempre spiritoso vedo… ma sono d’accordo, il torrone sanguinolento dei gemelli Weasley dà sempre i suoi frutti. Comunque grazie di avermi portata qui.-
-Dovere. Siamo… amici, giusto mezzosangue? Suppongo si faccia così tra amici.-
-Sì Malfoy, si fa così. Ci si preoccupa per gli amici. Grazie per esserti preoccupato per me- ormai non le dava nemmeno più fastidio quel ‘mezzosangue’. Era più un’abitudine che un insulto per lui, lo sapeva bene. O gli avrebbe già tirato un altro pugno in faccia.
Vedere un Malfoy, quel Malfoy, arrossire, era uno spettacolo estremamente appagante. Dopo la Battaglia, Lucius Malfoy era stato mandato in cella nella nuova Azkaban, a prova di dissennatore, e Draco si era trovato a dover gestire una situazione familiare alquanto delicata. Grazie alla testimonianza di Harry, Narcissa era stata dichiarata innocente, non avrebbe dovuto scontare neppure un giorno in prigione a patto che rimanesse sotto controllo per un anno dal Ministero, il quale si sarebbe assicurato della sua totale estromissione da fatti o persone coinvolte nelle Arti Oscure. A Draco invece aveva pensato lei.
Nei mesi dopo la guerra, quando tutti lo reputavano un bastardo voltagabbana, lei aveva voluto vedere più in profondità. Dopo averlo osservato a lungo mentre si dava da fare per ricostruire la scuola, sordo ai sussurri malevoli scatenati dal suo passaggio, senza farlo sapere a nessuno era andata una mattina al Ministero, ed aveva chiesto un favore al suo amico e collega dell’Ordine Kingsley Shacklebolt, nuovo Primo Ministro.
 
Draco aveva passato un periodo difficile dopo la fine della guerra. Se la posizione di suo padre era risultata chiara fin da principio, per lui e sua madre le cose erano diverse. I sussurri, le occhiatacce, le insinuazioni: aveva imparato presto a far scivolare via tutto. Poi era entrata nella sua vita Hermione Granger, un uragano concentrato in una ragazza. Senza che lui le avesse chiesto nulla, aveva fatto in modo di evitargli un processo, asserendo che all’epoca era ancora minorenne e influenzabile, ed inoltre non aveva ucciso nessuno, nemmeno Silente, nonostante in gioco ci fosse la sicurezza della sua famiglia: era semplicemente apparsa un giorno a casa sua e gli aveva spiegato cosa aveva fatto e che l'unica trappola, come l'aveva chiamata lui chiedendole diffidente il perché avesse fatto tutto quello, era che le sarebbe piaciuto avere un rapporto più civile, se non anche amichevole. Lui l’aveva guardata dubbioso giusto un minuto prima di porgerle la mano, chiedendole scusa per averla odiata tanto e ringraziandola per quello che aveva fatto per lui. Le aveva anche chiesto, però, di non dire nulla ai suoi amici, in quanto prima di piombare nelle loro vite per scardinare la loro certezza di un Draco Malfoy bastardo, quando in realtà era semplicemente molto invidioso del loro essere veri e pieni di amici leali, voleva mostrarsi diverso. Anzi, vero.
Draco aveva continuato però a vederla in segreto, scambiando due chiacchiere tra un lavoro e l’altro, facendo in modo di trovarsi casualmente nella stessa zona di ristrutturazione. Come avesse fatto ad aver fede nella sua possibilità di diventare una persona migliore solo lei lo sapeva. Ma adesso, Draco Malfoy si trovava in debito con una strega che era la prova vivente di quanto le verità che gli erano state inculcate fin dalla culla erano in realtà balle grandi come Malfoy Manor. Non era stato piacevole farci i conti, ma in fondo aveva sempre saputo qual’era la verità. Si era solo lasciato trascinare dalla corrente, troppo debole per opporsi a qualcosa che non gli piaceva e lo lasciava disgustato. E questo Hermione doveva averlo capito, o non si spiegava perché avesse voluto aiutarlo. Aveva scoperto in lei un’amica, senza neppure rendersene conto era arrivato a fidarsi e affidarsi a lei, mostrandole molto del vero Draco. Era come se in tutti quegli anni avesse dormito, facendosi manovrare come una marionetta da suo padre. Ora però, lui era in prigione e non poteva più dettar legge nella sua vita. Stava bene là dove stava, lontano da lui e da sua madre.
 
Nonostante tutto non riusciva a non sentirsi tremendamente imbarazzato ogni volta che vedeva un gesto gentile dell’altra o quando, più raramente, era lui stesso a rivolgerglielo. E a quanto aveva capito, lei si divertiva molto a vederlo in difficoltà.  Proprio come in quel momento, che stava sghignazzando silenziosamente, e meno male: il luccichio dei suoi occhi bastava e avanzava-
-Altro che Grifondoro, sei una Serpe, te lo dico io!-
-Ma dai, se arrossisci diventi davvero molto più carino, sai? E poi è divertente, avvampi solo sulle guance e il resto della pelle è del solito pallore traslucido. Sembri una bambola di porcellana!-
-Bada a te, razza di finta grifona, sei stesa in un lettino, non mi ci vuole niente a fartici rimanere!-si sentiva così a suo agio con lei, che nemmeno si preoccupava di smorzare i toni: lei sapeva che lo faceva solo per mantenere un orgoglio apparente, quando in realtà si divertiva un mondo anche lui nelle loro schermaglie. E avrebbe scommesso che anche a lei piacevano, ora che erano così amichevoli.
-Certo, come no… piuttosto, torna serio un istante e dammi retta. Quando mi hai trovata, avevo qualcosa con me?- il suo tono ora era tornato serio, e non era il caso di tirarla per le lunghe visto che era evidente stesse ancora male.
-Certo, la tua borsa che, tra parentesi, ha attentato alla mia spina dorsale quasi più di te. Mai pensato ad una dieta?-
-Brutto antipatico, come ti permetti! E poi scusa, razza di ignorante, un Incantesimo di Levitazione è troppo difficile per te? A parte la borsa, c’era altro?- beccato. L’ansia e la preoccupazione lo avevano fatto regredire allo stadio di babbano. Si era totalmente dimenticato di avere una bacchetta. Comunque, c’era altro con lei? Non gli sembrava, aveva solo la borsa di libri, il maglioncino legato in vita, e poi…
-Ah, sì, vicino alle mani avevi questa pietra, non ero certo fosse tua, ma a quanto pare ho…- si interruppe di colpo.
Mentre le parlava aveva di nuovo controllato il polso, e l’aveva sentito accelerare in maniera esponenziale quando aveva preso dalla tasca quella piccola pietra di un bel blu cangiante, che aveva ricominciato a brillare debolmente appena l’aveva toccata di nuovo.
-Tu… sei tu… no, non è possibile… - era impallidita velocemente, sembrava stesse per svenire di nuovo, ma con un’insospettabile forza gli afferrò forte il polso trattenendolo dall’andare a chiamare l’infermiera. Aveva gli occhi sgranati, continuava a balbettare frasi incomprensibili. Draco pensò di mandare al diavolo la politica dell’infermiera di ferro del ‘non si urla in infermeria’, visto che la sua nuova, inaspettata amica si stava comportando da pazza.
-Draco, guardami.-
Obbedì senza nemmeno rendersene conto, ma quando i loro sguardi si incrociarono successe una cosa strana. Gli occhi di Hermione non erano più castano-dorati, erano blu. Lo stesso blu della pietra. Lo stesso blu che, se avesse avuto con sé uno specchio, avrebbe visto nei suoi stessi occhi.
˟˟˟˟˟
Harry Potter sapeva di non essere un tipo paziente, anzi: era irruente, quasi irresponsabile, istintivo, e senza dubbio alcuno il sangue gli ribolliva troppo facilmente. Dopo la morte del suo padrino il lato irruento e irresponsabile del suo carattere si era decisamente ridimensionato, ma l’ansia e la preoccupazione che provava in quel momento erano decisamente dei deterrenti alla pazienza che aveva imparato a coltivare durante la guerra. Del resto, quando la propria migliore amica, maniaca dello studio, saltava tutte le lezioni della mattina, allora i casi erano due: o era con lui a combinare guai e a sventare piani folli di altrettanto folli Maghi Oscuri, o le era successo qualcosa di molto grave.
Quella mattina l’aveva vista schizzare via verso l’ufficio della preside appena finita la colazione, ma non si era preoccupato. In fondo, era noto a tutti che le due erano amiche nonostante i ruoli e l’età. La prima ora lui aveva avuto Cura delle Creature Magiche col suo amico mezzo-gigante Hagrid, ma Hermione aveva scelto di non partecipare quell’anno, voleva concentrarsi sulle materie che le avrebbero permesso di diventare un’insegnante. Lui invece ancora non sapeva cosa voleva fare della sua vita: certo, la prospettiva di diventare auror era allettante, ma ancora più allettante era l’idea di formare una famiglia. Non voleva che una volta avuta una moglie, dei figli magari, questi rimanessero orfani come lui, e quella possibilità era molto alta facendo l’auror.
In ogni caso, in quel momento gli avrebbe fatto comodo essere una spia, una di quelle dei film polizieschi che piacevano a suo cugino Dudley. Almeno avrebbe saputo dove fosse Hermione.
Allora, se non era a lezione dove può essere?
Quasi non finì di formulare la domanda che ebbe una fulminea risposta.
-In biblioteca- non sai dov’è Hermione? Guarda in biblioteca. Quello era stato il consiglio che Ron gli aveva dato una volta al secondo anno, quando cercava la sua amica per chiederle aiuto per un compito di pozioni, e da allora gli era rimasto ben impresso.
Peccato che quel giorno Hermione avesse deciso di darsi alla macchia. In biblioteca non c’era, non si era vista tutta mattina come gli disse Madama Pince quando glielo chiese.
Dove sei?
L’ansia che lo stava divorando non era per nulla un buon segno, e un istinto atavico gli diede un metaforico calcio nel sedere per farlo correre n direzione dell’infermeria. Mentre correva su per le scale, per una volta ferme al suo passaggio,  gli parve di urtare qualcuno, ma per una volta se ne infischiò allegramente. Finalmente arrivò in infermeria, e subito venne investito dall’odore di disinfettante che così tante volte nel corso degli anni aveva vegliato il suo sonno: aveva praticamente l’abbonamento ad uno dei lettini lì dentro. Spinse forte uno dei battenti mandandolo fragorosamente a sbattere contro la parete, quasi non sentì l’urlo indignato di Poppy perché nel momento stesso in cui era entrato, aveva visto una delle scene più improbabili che la sua immaginazione avrebbe mai potuto creare.
Il mondo ha iniziato a girare al contrario e nessuno mi ha avvertito.  Non ci sono altre spiegazioni.
Il sollievo istintivo di vedere Hermione relativamente in salute, visto che era un po’ pallida ma cosciente, seduta sul suo lettino, fu messo da parte in favore dell’incredulità nel vedere con chi stesse parlando.
Malfoy.
Ora, capirete bene che l’associazione Malfoy-Hermione-infermeria non fosse esattamente promettente, quindi scuserete il Bambino-Sopravvissuto-a Voldemort-ma-non-a-Malfoy-che-tocca-il-polso-di-Hermione se per un attimo ci vide rosso.
E a giudicare da come si erano voltati entrambi a guardarlo, giusto un filino terrorizzati dal suo impeto, doveva averlo davvero avuto, uno sguardo velato di rosso sangue. Se lo sentiva in faccia.
Per fortuna, Hermione si riprese subito vedendo che chi era entrato era solo Harry e non un bufalo imbizzarrito come le era sembrato all’inizio.
-Ciao Harry! Giusto in tempo sei arrivato, avevo proprio bisogno di vederti per parlare con te e Draco.-
Draco. Lo ha chiamato Draco.
Dire che fosse sconvolto era poco. L’intervento tranquillo di Hermione gli aveva però permesso di calmarsi abbastanza da andare a sedersi come nulla fosse dall’altro lato della sua amica, facendo giusto un cenno col capo al suddetto Draco, ricambiato.
-Che ti è successo Herm? E come mai tu qui, Malfoy?-
I due interpellati si scambiarono uno sguardo. Harry non capiva da quando in qua Hermione e Malfoy fossero così… complici.
-Nulla di grave Harry, sono svenuta e Draco mi ha trovata e portata qui.-
Di fronte a quell’atto di gentilezza, Harry guardò stranito Malfoy per un istante,  prima che quest’ultimo distogliesse lo sguardo. Fu forse quello a convincerlo che no, non si trattava di una balla. Il vecchio Malfoy non avrebbe mai distolto lo sguardo. Questo si era addirittura preso la briga di preoccuparsi di Hermione. Valeva la pena conoscere il nuovo Draco? Diede uno sguardo a Hermione, che gli sembrava un poco in ansia per la sua risposta, e questo gli fece intendere che ci teneva che non se la prendesse a male con Furetto Malfoy. Non poteva deluderla. E poi anche lui era curioso di vedere fino a che punto fosse cambiato; ciò ovviamente non avrebbe risparmiato a Hermione un interrogatorio coi controfiocchi sul come, quando e perché gli fosse diventata amica. Perché si vedeva che erano amici. Lo sentiva, semplicemente.
-In tal caso, grazie Malfoy, per esserti preso cura di lei. Sei stato gentile- capendo però che serviva a entrambi un gesto per dire ‘ehi, ricominciamo da capo, proviamo ad andare d’accordo’, gli tese la mano. La stessa mano che si era rifiutato di dargli a undici anni.
Malfoy lo guardò sorpreso, ma si riprese subito e con un sorriso – un sorriso vero, non un ghigno alla malfoy, un vero sorriso!- gliela afferrò con decisione.
 
Uno sguardo, una stretta di mano, un’amica che suggellò il patto mettendo un braccio intorno alle spalle di entrambi. Le brillavano gli occhi. Se quei due potevano diventare amici, e lei vedeva che sarebbero stati grandi amici, allora nulla al mondo era impossibile.
Neppure spiegare a Harry la sua missione.
 
 
Note:
Rieccomi! Stavolta ho aggiornato con un leggero anticipo, sono fiera di me! Ho notato un calo nelle letture, spero tanto che questo capitolo sia migliore del precedente. Avevo in mente fin dall’inizio la scena di Harry e Draco, mi è piaciuto scriverla, spero di aver reso al meglio la maturità di Harry che vuole passare sopra a sette anni di rivalità e il vero animo di Draco, che io mi immagino essere timido, leale, ma sarcastico e brutale quando si sente attaccato. Spero non sia troppo OOC Draco, ma anche se lo è lo preferisco così. Secondo me lui è davvero un bravo ragazzo, ma aveva bisogno di liberarsi di suo padre per mostrarsi al mondo.
Ho iniziato a spiegare qualcosa della pietra e del potere che Hermione ha assunto… ma non so quanto ci vorrà ancora per il motivo e lo scopo. E comunque, il primo Portatore è stato identificato in... Draco Malfoy! Yuppiiiiii Vedremo gli altri!!!
Grazie a chi legge, a che recensisce e a chi segue! Grazie benmal per la recensione dello scorso capitolo, e grazie a chi segue:  ANCIENT IRIS, benmal,  kamura86, meryforever91, Secretly_S, Spagno ,  S_tefy87, TheUnbroken.
Alla prossima e buona lettura!
FlosIgnis
  
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