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Autore: xhoranscolgate    29/09/2013    2 recensioni
Non voglio raccontare la storia di una ragazza perfetta. Voglio raccontare la storia di una ragazza con tutti i suoi difetti, che la rendono perfetta. Forse potrebbe essere una dolce lezione per quelli che ancora giudicano senza conoscere. Non è una storia con sesso o altro. Voglio solo raccontare la realtà di una ragazza che si sente diversa.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“And I can’t change,
even if I tried,
even if I wanted to,
my love, my love, my love.”


Il precario equilibrio, formato con pazienza e con tanto tempo, della mia famiglia era tanto difficile da costruire quanto era facile da distruggere.

Si trattava di brevi periodi di calma assoluta. Una calma tesa. Trovavamo facilmente piccoli pretesi per litigare. L’acqua rimasta fuori dal frigo, il gas ancora acceso o la tovaglia da ripiegare. Bastavano piccole disattenzioni o risposte sbagliate per far scatenare l’inferno.
È andata avanti così per anni, anni passati in silenzio. Nascosti dal mondo, da quello che c’era fuori dalla casa. Non cenavo quasi mai. Mi limitavo ad andare in camera mia e ad ascoltare le urla, aspettando pazientemente che tutto tacesse. Alcune volte servivano ore e ore.
È quando ricordo questi momenti, quando rifletto su quelle lunghe notti passate rinchiusa in camera, che mi accorgo di quanto la musica abbia fatto per me. Quanto la musica che  può sembrare abbia il solo scopo di far divertire la gente, di intrattenerla, in realtà sia riuscita a farmi sorridere, a farmi sentire accettata.
La musica non sono solo delle note, la musica non è una melodia. La musica va oltre i pregiudizi, la musica c’è sempre, la musica forse non può salvarti, ma può farti sorridere. E cosa possiamo regalare al mondo più bello di un sorriso?
Rimprovero il fatto che cambio argomento spesso, e lascio alcuni pezzi in sospeso. Come se non dovessero finire.
Ma questi sono i miei pensieri, non seguono schemi o altro.
Devo davvero tanto alla musica. Fa parte di me, è dentro di me e senza lei sarei diversa. E ringraziarla può sembrare stupido e insignificante. Può sembrare stupido per chi non ha mai sofferto per davvero. Stupido per chi riesce ad andare avanti anche senza di lei. Eppure tutti i giorni metto le cuffiette alle orecchie e osservo il mondo. Ascoltando ogni singola nota,  con attenzione, come se fosse un regalo prezioso. Osservo il mondo come se fosse un film. Come se con un “stop, rigiriamo la scena” questo di fermasse per ripetere le stesse azioni.
Illusioni.

Continue e inutili illusioni.

Figuriamoci se il mondo riesce a fermarsi. In questi tempi, dove tutti vanno di fretta. Figuriamoci se qualcuno ha il coraggio di chiederti ‘’Ehi, ti va di fare quattro chicchere?”
Il mondo è più veloce di noi. Sembra che stia scappando da qualcosa. Da qualcosa, ma non si sa cosa. Sembra che il mondo abbia paura di essere superato, paura di essere cambiato.
Il cambiamento.
Cambiare, modificare le abitudini è difficile.
Cambiare è quasi impossibile al giorno d’oggi.
La continua paura di ciò che è diverso. La paura di essere peggiori di qualcosa che è migliore.
E’ come una gara infinita, una corsa senza fine, dove non vince nessuna.
Abbiamo paura di essere distrutti, paura di cadere, paura di rialzarsi. Paura di sbagliare.
Ma perché avere paura? Paura di cambiare? Paura di dover iniziare tutto, di nuovo. Facciamo tanto la figura dei coraggiosi, quelli che vanno sulla luna. Quelli che hanno scalato il Monte Everest, quelli dei record mondiali. E poi ci feriamo davanti a ogni ostacolo. E ogni volta che ci fermiamo davanti mostriamo le nostre debolezze. Nessuna corazza è indistruttibile, nessuno sorriso falso nasconde la vera tristezza. Nessun ‘’sono qui, con te ’’ ti farà sentire protetto. Così come niente ti farà sentire te stesso. Il mondo è così:o segui le mode e fai le cose che fanno gli altri, o non servi a niente. Veniamo etichettati per una marca di scarpe. Siamo pedine di una società basata sull’apparenza.  L’amore è diventato uno semplice scambio di ‘’mi piace’’. E l’amicizia si fonda su degli stati. ‘’Ti voglio bene” è una frase usata a caso. Adesso tutto è freddo e inutile. O forse solo io la penso così. La vita perde gli scopi per essere vissuta. Adesso è tutta apparenza. Privati dei valori fondamentali, giochiamo con i sentimenti di tutti, lottiamo per niente.

E pensare che il futuro è nelle mie mani.  Io, che urlo “Mondo cambia!” ma che per cambiarlo non faccio niente.
E pensare che il futuro è anche nelle mie mani.
Io che faccio la vittima, io che non ho mai trovato motivazioni per cambiarmi per davvero.

Pensare che il futuro appartiene ai giovani d’oggi.  Quelli delle relazioni a distanza, quelli che fumano a soli dodici anni, o meglio che usano la sigaretta elettronica a dodici anni per smettere di fumare. Quelli che fanno distinzioni di razza, come se la parola ‘’razza’’ si possa utilizzare per gli esseri umani. Il futuro è nelle mani dei ragazzi che classificano i propri compagni in ‘’sfigati’’ e “fighi’’. I ragazzi che prendono in giro chi ha dei sogni, chi crede ancora in qualcosa di migliore. I ragazzi che usano la frase ‘’Ti amo ’’  senza accorgersene, quelli che ti illudono con un ‘’per sempre’’ e che io giorno dopo ti lasciano con un messaggio “Non ero felice con te”.  Quelli che definiscono i ‘’gay’’ diversi, che usano la parola ‘’frocio’’ per insultare. Si, il futuro è nelle mani di molti di questi ragazzi. Quelli che si credono duri mentre stanno morendo dentro.  
Il futuro crederà nel ‘’i soldi fanno la felicità’’ mentre questi ti fanno ricco fuori e vuoto dentro.
E non andremo bene se saremo troppo grassi o troppo magri. I grassi sono falliti e i magri strani. In poche parole sono diversi.
Infine, questo maledetto futuro, è anche nostro. Noi possiamo cambiare, noi dobbiamo cambiare. Fin quando non cambiamo noi, niente cambia.
Basta smettere di apparire quello che non siamo.
Ma il mondo andrò sempre troppo veloce per soffermarsi su queste stupide parole, che rimarranno per sempre stupide parole su uno stupido foglio di carta.
Sperando che un giorno riusciremo a capire che il problema siamo noi, e non la società (anche perché la società siamo noi) cammino per i corridoi della scuola, dopo aver fieramente salutato la bidella con un ‘’Buongiorno!’’ allegro.
Ripenso all’equilibrio precario di quella che è stata la mia famiglia e penso che non tutte le parole diventano realtà. Che tutti i miei pensieri non diventano realtà.  Infatti la mia famiglia avrebbe potuto cambiare.
Ma è stato troppo difficile.
Eppure il passato rimane passato.

Adesso cammino, allegra. Felice del mio passato, che mi ha insegnato tutto della vita.  
  
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