CAPITOLO QUARANTESIMO. VERSO L’APOCALISSE.
Il
violento assalto del Dio della Guerra, si schiantò su una scintillante barriera
posta a difesa di Pegasus, formata dai colorati cosmi dei suoi cari amici,
giunti in quel momento alla Tredicesima Casa, dopo aver sopportato prove
massacranti, con cui Ares aveva tentato di piegarli.
Sirio
il Dragone, la cui armatura presentava numerose fratture, priva ormai
dell’elmo, delle ali e dello scudo, con gli schinieri danneggiati e un taglio
all’addome, dovuto alla lama infuocata
di Flegias, che Sirio, insieme a Cristal e a Libra, aveva affrontato poco
prima, dopo aver sconfitto, in precedenza, il guerriero dell’Idra di Lerna,
Diomede e il Gigante Gerione. Cristal il Cigno, che aveva raggiunto i compagni
salvandoli dai pericolosi fanghi di Augia, dopo aver affrontato la terribile
Enio, Dea della Strage, nelle ghiacciate lande di Siberia, si era battuto con
Ladone, vincendolo grazie all’aiuto e al sacrificio di Scorpio, massacrato da
Flegias di fronte ai propri occhi.
Phoenix,
che quel giorno aveva fronteggiato ben due nemiche donne, le Cerva di Cerinea e
Ippolita, Regina delle Amazzoni, trovando nella seconda un valido aiuto durante
il terribile scontro alla Dodicesima Casa, contro Deimos, Dio del Terrore, che
aveva notevolmente danneggiato la sua armatura, già scheggiata in numerosi
punti, soprattutto alla spalla sinistra e al braccio destro. Andromeda,
coraggioso amico che non aveva esitato ad affrontare l’ultimo tremendo nemico,
Phobos, Dio della Paura, per permettere a Pegasus di correre da Ares,
nonostante fosse debole per le ferite riportate negli scontri con il guerriero
del Cinghiale di Erimanto e con il Custode della Palude di Stinfalo, di cui portava
ancora i segni.
E
infine Dohko di Libra, vecchio maestro di Sirio, giunto con Scorpio in aiuto
dei Cavalieri dello Zodiaco, utilizzando al meglio le Armi della Bilancia,
fronteggiando sia il terribile Gerione che il demoniaco Flegias. Molte erano
state distrutte, altre erano danneggiate, ma ancora otto ne rimanevano,
compreso lo scheggiato scudo sul braccio destro. Insieme erano arrivati alle
Stanze del Sacerdote, sorreggendosi a fatica, deboli per le battaglie
combattute quel glorioso giorno, in cui avevano raggiunto persino Eracle,
sostenendo le terribili fatiche che Ares aveva imposto loro.
“Voi...
qua?!” –Esclamò Ares, furibondo.
“Il
tuo piano è fallito, Dio della Guerra!” –Parlò Cristal, per quanto debole
fosse. –“I tuoi guerrieri sono stati sconfitti, i tuoi figli abbattuti, dei
tuoi sogni di gloria e dominio restano solo le ceneri!”
“Le
ceneri dici, Cavaliere del Cigno?!” –Sogghignò Ares, espandendo il proprio
fiammeggiante cosmo. –“E di voi allora cosa resterà?!” –E senz’altro aggiungere
scatenò una violenta tempesta, simile all’Apocalisse Divina di Flegias,
travolgendo i sei Cavalieri di Atena, mentre dilanianti vampe di oscuro fuoco
divoravano le loro carni e le loro corazze.
“Aaaahh…”
–Esclamò Cristal, precipitando a terra poco distante.
“Non…
abbiamo più forze...” –Rantolò Andromeda, incapace di rimettersi in piedi.
“Ma
dobbiamo tentare!” –Strinse i denti Phoenix, provando a rialzarsi.
“Ma
no, resta in terra, Phoenix!” –Lo derise Ares, puntando l’indice verso di lui.
–“Resta a terra!!!” –E lo colpì con un violento raggio di energia che lo
scaraventò lontano, frantumando ulteriormente la sua Armatura Divina, di fronte
agli occhi sgomenti dei compagni.
“Ares!
Ora subirai l’ira del Dragone!!!” –Esclamò Sirio, bruciando il proprio cosmo.
“Non
aspetto altro!” –Ironizzò il Dio, preparandosi a ricevere l’assalto.
“Colpo
segreto del Drago Nascente!” –Tuonò
Sirio, mentre un drago di energia cosmica scivolava nell’aria, diretto verso
Ares, il quale lo superò in velocità, balzando proprio accanto al Cavaliere.
Il Dio della
Guerra poggiò una mano sul petto di Sirio, frantumando l’armatura al sol
contatto e fermando tutti i suoi movimenti, sospendendolo a mezz’aria,
facendolo tremare come un passero impaurito, incapace di muovere anche solo un
muscolo. Senz’attendere altro sollevò il secondo braccio, pronto per piantare i
suoi artigli infuocati nel collo del Cavaliere, ma uno scintillio dorato lo
disturbò, obbligandolo a saltare indietro, mentre una lucente barra sfrecciava
davanti al suo naso.
“Lascialo!!!”
–Gridò Dohko, richiamando la Barra Gemellare.
“Come
vuoi!” –Ironizzò Ares, scaraventando il corpo inerme di Sirio contro Dohko,
facendoli schiantare insieme contro il muro lontano. –“Ah ah ah!!!”
“Ehi,
occhietti rossi!” –Ansimò una voce, a fatica. –“Non ti sarai dimenticato di
me?!”
“Pegasus!!!”
–Esclamò Ares, osservando il giovane avanzare barcollando verso di lui. –“Non
sia mai!” –E senz’altro aggiungere scattò avanti, pronto per travolgerlo.
“Catena
di Andromeda!!!”–Gridò il Cavaliere,
rialzatosi in quel momento, liberando la propria arma, che assunse la forma di
lancio della rete, in cui tentò di immobilizzare Ares.
“Interessante
tecnica!” –Giudicò questi. –“Ma non credo possa fermare il fuoco!!!” –Tuonò,
liberando il suo fiammeggiante cosmo, sotto forma di voraci vampe di fuoco che
travolsero Andromeda scaraventandolo indietro, obbligandolo ad allentare la
presa sulla sua catena, che Ares non ebbe problema alcuno ad annientare facendo
esplodere il proprio cosmo.
“Iaiii!!!”
–Scattò allora avanti Pegasus, avendo recuperato un po’ di forze. –“Fulmine
di Pegasus!”
“Sei
ostinato eh!” –Precisò Ares, schivando tutti i colpi e fermando la sua corsa
con un violento calcio allo sterno, che scaraventò il Cavaliere lontano.
Quindi
il Dio della Guerra si incamminò verso il trono, per sedervisi nuovamente,
fiero e tronfio del suo nuovo successo. Un successo che gli avrebbe assicurato
il dominio sul Grande Tempio di Atene, dato che quello sull’Olimpo era, per il
momento, quantomeno incerto. Aveva sentito il cosmo di Tifone esplodere poco
prima, ed era certo che Zeus lo stesse combattendo con tutte le sue forze,
rischiando la distruzione reciproca, a cui Ares molto mirava. Non aveva più
ispezionato l’Olimpo, impegnato ad affrontare Pegasus in battaglia, ma in cuor
suo sperava che alcuni berseker fossero sopravvissuti e riusciti ad eliminare
qualche nemico.
Ma
il maggiore dispiacere di Ares era dovuto alla fine dei suoi figli, Phobos e
Deimos, la cui utilità molto avrebbe giovato alla sua causa. Ed in quel momento
rimpianse di non averli con sé, per ordinare loro di sfrecciare sull’Olimpo a
far strage di quei poveri Dei e Cavalieri sopravvissuti.
Un
rumore lo distrasse dai suoi pensieri, richiamando la sua attenzione alla
battaglia in corso: Pegasus si era rimesso in piedi e stava camminando a fatica
al centro del salone, diretto verso di lui, per quanto sangue sgorgasse dalle
numerose ferite sul suo corpo ammaccato. Per fronteggiarlo, Ares si alzò
nuovamente dal trono, mentre una strana angoscia, che mai aveva provato prima,
si impadronì di lui e gli sembrò di ricordare la voce ghignante del suo
malefico figlio.
“Non
sottovalutare i Cavalieri di Atena!” –Gli aveva detto Flegias. –“Altrimenti
rischiamo di cadere nell’errore di Issione e di Crono, che pensavano di poterli
escludere dai loro progetti!”
Non
li ho sottovalutati! Si disse, quasi
a giustificare il fatto che fossero giunti alla Tredicesima Casa, dopo aver
fatto strage di berseker. Hanno sconfitto l’Idra di Lerna e il suo
guerriero, il Leone di Nemea e il berseker relativo, svelato gli inganni della
Cerva di Cerinea, vinto il Cinghiale di Erimanto, sconfitto mio figlio Diomede,
uno dei più meritevoli discendenti che abbia mai avuto, superato le Stalle di
Augia, massacrato il Custode della Palude di Stinfalo, ucciso il Toro di Creta,
sconfitto le Amazzoni ed Ippolita, stesi Ortro, Euritione e il terribile
Gerione, ucciso Licaone e Ladone, e persino i miei figli! I miei figli!!!
Si imbestialì Ares, realizzando finalmente il fallimento dei suoi progetti di
dominio.
“Iaaaiii!!!”
–Gridò Pegasus, lanciandosi nuovamente avanti. –“Fulmine di Pegasus!”
E
quest’uomo continua ad attaccarmi! Quest’uomo ha ancora la forza per volgere i
suoi pugni contro di me, ad una velocità impressionante, pari a quella della
luce! Rifletté Ares, cercando di
schivare le stelle cadenti che Pegasus lanciava contro di lui, rendendosi conto
di doversi impegnare sempre di più. Basta!!! Bastaaa!!!
“Ira
di Ares!!!” –Tuonò infine, scagliando
contro Pegasus una devastante massa di infuocata energia. Ma il ragazzo seppe
resistere, contrastando lo strapotere del nume con la sola forza delle mani,
bloccando il suo demoniaco avanzare, mentre vampe di tremenda energia
sferzavano sulle sue braccia e sulla sua armatura danneggiata. –“Non può
essere! Non puoi resistere!!! Cadiii!!!” –Gridò Ares, spingendo sempre più.
La
pressione aumentò sulle braccia di Pegasus, il quale venne lentamente ma
inesorabilmente spinto indietro, scavando solchi nel terreno, per quanto non
accennasse minimamente a muoversi e a farsi da parte, continuando a sostenere,
con tremendo sforzo, l’assalto di Ares.
“Siamo
con te!” –Esclamò Dohko, piantandosi davanti al ragazzo, con lo scudo dorato di
Libra puntato verso Ares. Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix si rialzarono,
unendo i loro cosmi a quelli dell’amico, e aiutandolo a respingere la
devastante massa infuocata, con uno sforzo immane.
A
tale vista Ares si imbestialì ancora di più, facendo esplodere il suo cosmo,
travolgendo i sei Cavalieri, scheggiando le loro corazze e distruggendo lo Scudo
d’Oro di Libra; quindi si accasciò a terra per lo sforzo, crollando sulle
ginocchia, mentre i Cavalieri si schiantavano lontano, qualcuno contro le
colonne, qualcuno contro resti di muro di quel che rimaneva della Tredicesima
Casa.
Possibile?! Mormorò Ares, respirando a fatica. Che sia
richiesto a me, Dio Supremo della Guerra, un simile sforzo? Che così tanto
debba penare per aver ragione di sei mortali, di cinque stupidi ragazzini e di
un vecchio bicentenario? E in quel momento, approfittando del momentaneo
fuorigioco dei Cavalieri di Atena, lasciò vagare il suo cosmo fuori dal Grande
Tempio, mentre il sole scompariva al di là delle Colonne d’Eracle e quel lungo
giorno di sangue volgeva al tramonto. Trovò l’Olimpo, devastato come aveva
richiesto, colle insanguinato e ferito, distrutto dalla furia dei berseker,
dalla fetida massa assassina di Tifone, e ne raggiunse la cima, solamente per
restare con l’amaro in bocca. Niente più rimaneva dell’inquietante esercito
della Guerra e della Morte che aveva inviato sul Sacro Monte, nessuno respirava
ancora dei cinquecento berseker da lui incitati. Tutti avevano trovato la
morte, persino i suoi figli, i suoi diciassette figli: iniziando da Issione,
ucciso giorni prima sull’Olimpo da Phoenix, e continuando con Ascalafo del
Mazzafrusto e Ialmeno dell’Anfesibena, caduti per mano di Phantom dell’Eridano
Celeste, Ossilo del Teschio Letale, ucciso da Asher, Enomao del Carro Furioso,
vinto da Ascanio, Cicno il Brigante d’Anime, annientato da Mur, e Molo, Pilo e
Testio, caduti di fronte al Cancello del Fulmine. Anche Tereo dell’Upupa e
Driante dell’Arpa Nera, inviati a Glastonbury per ritardare l’avanzata
dell’Ultima Legione, erano stati uccisi, come Eveno della Quadriga Celere,
morto ai Cinque Picchi. E stessa sorte avevano trovato Diomede, alla Casa del
Leone, Licaone, nel Bosco d’Oro, e Phobos e Deimos. Solamente di Flegias non
era certo della sua fine, che fosse stato realmente annientato dall’Urlo di
Atena. Ma in quel momento non gli importava niente di lui, né dei berseker
caduti.
Solamente
una cosa lo infastidiva, anzi lo faceva infuriare: il fatto che avessero
fallito, che non fossero riusciti, anche grazie all’aiuto di Tifone, a
sterminare gli Dei Olimpi e a conquistare la Reggia di Zeus, e che egli,
bloccato ad Atene dagli insistenti tentativi dei Cavalieri di Atena, non
potesse correre a dare il colpo di grazia agli stanchi difensori del Sacro
Monte.
E
sia dunque! Ringhiò, risollevandosi,
mentre l’avvampante aurea del suo cosmo scarlatto si accendeva intorno a lui,
scivolando nell’aria sotto forma di pressanti onde di energia. Cinquecento
anni ho atteso! Cinquecento anni confinato nel limbo della dimenticanza, per
tornare su questa terra infame! Cinque secoli in cui ho maturato la profonda
convinzione, anzi la certezza, di riuscire a vincere! Di essere destinato a
vincere, a dominare queste ignoranti masse di uomini, che come pecore nella
nebbia si aggirano in questo strano mondo credendo di essere immortali, di
essere superiori agli Dei stessi, sfidandoli con atteggiamenti provocatori e di
sfida! Incapaci di comprendere la verità ultima, la più evidente: che sono
destinati ad essere schiavi, succubi del potere più grande, da loro stessi
creato: la guerra, sublime armonia cosmica! Ed io, Ares, ne sono il Signore!
E mentre rifletteva, il Dio della Guerra si erse in tutto il suo ardore,
osservando i timidi tentativi dei Cavalieri di Atena di rimettersi in piedi.
Phoenix e Andromeda si erano rialzati e stavano espandendo il loro cosmo,
pronti per attaccarlo, presto affiancati da Sirio e da Cristal. Ma l’assalto
congiunto dei quattro Cavalieri si schiantò sull’invalicabile barriera
rappresentata dallo Scudo di Ares, la cui oscura energia assorbì
l’attacco rinviandolo indietro.
Approfittando
di quel momento, in cui Ares abbassava lo scudo, gioendo del nuovo successo,
Dohko si lanciò avanti, brandendo la Barra Gemellare e dirigendola verso
il Dio, il quale fu svelto a spostarsi di lato, evitandola, e a scagliare un
fendente energetico verso Dohko, con la sua Spada Infuocata. Libra fermò
il piano energetico con la sua spada dorata, che si scheggiò in più punti, ma
resse all’impatto, ma non riuscì a rispondere all’offensiva che Ares era già su
di lui, fermando i suoi movimenti con le Onde di Terrore.
“Ma...
maestro…” –Balbettò Sirio, rialzandosi, osservando Dohko tremare convulsamente,
sospeso in aria, mentre la dorata corazza della Bilancia cigolava
sinistramente, quasi fosse sul punto di schiantarsi. –“Excalibur!!!”
–Esclamò Dragone, liberando la Sacra Spada, la quale scavò un solco nel
terreno, raggiungendo Ares ed obbligandolo a saltare di lato.
Non
riuscì però il nume a rimanere indenne, venendo raggiunto al braccio sinistro
dall’affilata lama, che scheggiò parte della sua Veste Divina, facendo
infuriare il Dio della Guerra, che bruciò il suo cosmo, stritolando Sirio tra
infuocate vampe di energia rovente.
“Siriooo!!!”
–Urlò Dohko, espandendo il dorato cosmo della Bilancia, e liberandosi dalle
onde di energia di Ares. Senz’altro aggiungere, imbracciò la Lancia Bracciale, provocando
esplosioni di luce, che disturbarono la vista del Dio della Guerra, prima di
liberare il Colpo Segreto del Drago Nascente con la mano dalle dita
mozzate.
Ares
non ebbe problemi a fermare quel colpo, ma questo permise a Dohko di affiancare
Sirio, che nel frattempo si era liberato dalle vampe stritolatrici, ed unire i
loro cosmi, mentre le ardenti figure di dragoni scintillanti apparivano intorno
a loro.
“Insieme,
Sirio!” –Esclamò Dohko, portando entrambe le mani avanti.
“Colpo
Dei Cento Draghi!!!” –Gridarono i due
Cavalieri, mentre centinaia di luminosi dragoni verdi sfrecciavano nell’aria,
diretti verso Ares, il quale, per contrastarli, ricreò lo Scudo di Ares.
–“È inutile, Ares!!! Neppure tu puoi fermare le zanne dei Cento Draghi!!!”
–Esclamò Dohko, spingendo ancora, per quanto poche fossero le forze rimastegli.
Ma sembrò
realmente che il Dio potesse bloccare la devastante avanzata dei Cento
Draghi uniti di Sirio e Dohko, se non che, servendosi di quel momento di disorientamento
di Ares, Phoenix e Andromeda si lanciarono avanti, liberando i propri colpi
migliori. Le Ali della Fenice e la Nebulosa di Andromeda
travolsero lo Scudo di Ares, colpendo in pieno il Dio e scaraventandolo
contro il muro posteriore, mentre i Cavalieri si accasciavano nuovamente a
terra, privi di energia.
“Aaargh!!!”
–Rantolò il nume, sbattendo contro il muro, e ricadendo a terra, con la Veste
Divina danneggiata. –“Non… può essere! Lo Scudo di Ares!!! Superato?!”
“Non
hai voluto ascoltarmi prima, e adesso ne paghi le conseguenze!” –Esclamò una
voce, che costrinse Ares a sollevare lo sguardo da terra, prima di rialzarsi.
“Pegasus!!!”
“Usurata
è la tua difesa, ed incapace di resistere ai nostri attacchi congiunti!”
“Follie!!!”
–Tuonò Ares. –“Eresie che spazzerò adesso via…”
“No!!!”
–Ripose perentoriamente Pegasus, concentrando il cosmo sul pugno destro, e
scagliando contro Ares un violento pugno di energia, dalla forma di meteora
lucente.
Il
Dio, per quanto sorpreso, riuscì comunque a spostarsi a destra, schivando la
devastante sfera energetica che si schiantò dietro di lui, facendo crollare
quel che rimaneva delle mura retrostanti, stupendo Ares. E preoccupandolo non
poco.
Improvvisamente,
mentre Ares caricava nuovamente le sue braccia di poderosa energia rovente, la
sua Veste Divina fischiò sinistramente, prima di creparsi in più punti, proprio
sul braccio sinistro, apparentemente solo strusciato dalla meteora di Pegasus.
“Che
cosa?!” –Gridò il Dio, stupefatto che il ragazzo fosse riuscito a colpirlo.
–“Mi hai ferito?! Mi hai feritooo!!!” –Tuonò, espandendo di botto il suo cosmo
infernale.
L’intero
salone venne invaso da fiamme mortifere, che stridettero sulle armature dei
Cavalieri, scaraventandoli lontano, mentre la furia del Dio si abbatteva su
Pegasus. Un pugno in pieno viso gli fracassò la mascella, mentre il ragazzo non
poteva muoversi, bloccato, sospeso in aria, dal potere di Ares, prima che un
secondo pugno lo colpisse al ventre, crepando la sua luminosa corazza.
“I
miei sogni di dominio!” –Avvampò Ares. –“I miei progetti di conquista
naufragati a causa vostra, maledetti Cavalieri di Atena! Voi, piccoli esseri
insignificanti, avete osato sfidare il Dio Supremo della Guerra, avete
sconfitto i miei berseker, sterminato i miei figli, mandato in fumo i miei
ideali!!!” –E mentre parlava colpiva Pegasus continuamente, incapace di
muoversi e incapace di ricevere aiuto, poiché i compagni si stavano dimenando
nelle mortali fiamme incandescenti.
“Adesso
morirete! Qua! Pagando il fio dell’esservi opposti a me, principio ispiratore
di ogni atto umano!” –E colpì il petto di Pegasus con violenza tale da
scaraventarlo lontano, frantumando l’Armatura Divina proprio all’altezza del
cuore. –“Rialzati!!!” –Gridò. –“Ho ancora tanta rabbia da sfogare! Tanta
distruzione da portare!” –E così dicendo sollevò il braccio destro, iniziando a
concentrare il cosmo sull’indice.
Phoenix,
intrappolato tra le fiamme, nel vedere quella posizione, urlò improvvisamente,
avvertendo Pegasus, e gli amici tutti, di fare attenzione, di impedire al Dio
di usare quell’arcano potere, che Deimos aveva utilizzato ore prima.
“Farò
strage dei vostri spiriti!” –Ghignò Ares sadicamente, mentre tutto il suo coso
convergeva intorno a lui, allentando persino la presa sulle vampe infuocate.
“Non
te lo permetterò!” –Mormorò Pegasus, rialzandosi ed espandendo il cosmo
azzurro. –“Cometa di Pegasus!!!” –Gridò, liberando una scintillante
cometa di energia, che sfrecciò verso il nume, il quale credette di fermarla
con lo Scudo di Ares, ma essa lo distrusse, stupendo il Dio e
obbligandolo, a quel punto, a portare entrambe le braccia avanti per fermare la
sfera di luce, la quale esplose tra le sue mani, annullando la concentrazione
necessaria per scagliare lo Strage di Spirito.
“Alzatevi
amici miei!” –Esclamò Pegasus. –“Alzatevi e combattiamo insieme l’ultimo
nemico!!!”
“Pe...
gasus!!!” –Rantolò Cristal, sdraiato a terra in una pozza di sangue.
“Noi…”
–Mormorò Andromeda, cercando di rimettersi in piedi. Ma fu solo Sirio colui che
riuscì a rialzarsi, ansimando a fatica, mentre il Dio della Guerra osservava i
due Cavalieri con atroce disperazione, desiderando porre termine quanto prima a
quell’assurdo scontro che, nei suoi progetti,
avrebbe dovuto concludersi già da tempo, con la sua inequivocabile
vittoria.
“Sei
con me, Dragone?”
“Come
sempre!” –Sorrise Sirio. –“Fino alla fine del mondo!”
“E
forse anche più in là!” –Aggiunse Pegasus, prima di bruciare al massimo il
cosmo delle tredici stelle, disegnando nell’aria la sagoma del cavallo alato.
Sirio imitò l’amico, socchiudendo gli occhi, ed evocando la scintillante
immagine del Drago di luce, prima di lanciarsi avanti insieme a Pegasus.
“Fulmine
di Pegasus!!! Colpo Segreto del
Drago Nascente!” –Esclamarono i due, liberando i loro classici colpi,
portati al massimo della loro lucente potenza.
La
purezza e l’ardore di quell’assalto stupì lo stesso Ares, che decise di non
ripetere l’esperienza dello scudo difensivo, contrattaccando immediatamente con
il suo cosmo avvampante, contro cui si scontrò il doppio attacco dei Cavalieri,
provocando una violenta esplosione che spinse tutti indietro, sollevando
polvere e facendo crollare mura e colonne.
Quando
Ares riuscì a vedere di nuovo, trovò i due Cavalieri di fronte a sé, stanchi ma
determinati a continuare a lottare; sollevò la Spada Infuocata,
calandola su Sirio, ma Pegasus fu svelto a porsi di fronte all’amico,
afferrando la lama con entrambe le mani, per quanto il dolore delle oscure
fiamme dilaniasse la propria pelle e cercasse di intaccare il suo spirito.
“Folle!!
Come Ioria prima di te!!!” –Gridò Ares, spingendo con foga. –“E come Ioria
morirai!!!”
“Come
Ioria vivrò!!!” –Rispose Pegasus, espandendo al massimo il cosmo e riuscendo,
di fronte allo sguardo attonito del Dio, a spingere in alto la spada, vincendo
la resistenza dello stesso Ares.
Un violento
calcio del ragazzo colpì Ares in pieno ventre, facendolo accasciare, mentre un
secondo calcio raggiunse il suo braccio destro, facendo volar via la spada e
lasciando il Dio disarmato di fronte a Pegasus.
“Muoriii!!!!
–Tuonò Ares, infervorato, evocando infinite fiamme di morte che avvolsero il
corpo di Pegasus, determinate a stritolarlo. Ma l’improvvisa esplosione del
cosmo del ragazzo lo liberò dal mortifero giogo, scaraventando Ares indietro,
mentre Pegasus, boccheggiando, riusciva a mantenersi in piedi.
“Alzatevi!”
–Ripeté il ragazzo, esortando i compagni di sempre. –“Alzatevi amici, e unitevi
a me in questa battaglia! Che sia l’ultima che dobbiamo combattere per la
giustizia e la libertà su questa splendida Terra!”
“Pegasus…”
–Rantolarono Andromeda e Phoenix. –“Siamo con te!” –Esclamarono Sirio e
Cristal.
“Memori
delle battaglie combattute fianco a fianco, contro tutti gli oscuri nemici che
hanno tentato di sovvertire l’ordine del mondo, Arles, Discordia, Nettuno,
Apollo, Lucifero, Ade e Crono, troviamo dentro di noi, nei nostri impetuosi
cuori ardenti, la forza per reagire, e continuare a lottare, credendo in noi
stessi e in ciò che siamo! Angeli da una stessa ala in volo verso l’infinito!”
–E così dicendo, Pegasus espanse al massimo il proprio cosmo azzurro, mentre
Sirio, Andromeda, Cristal e Phoenix facevano altrettanto, lasciando che i loro
cinque cosmi si unissero in uno soltanto, colorato e splendente come
l’arcobaleno. –“Forse sarà l’ultima, forse finirà tutto qua, ma se così fosse
avremo avuto l’onore di viverla insieme!” –Esclamò, concentrando la sua energia
sul pugno destro.
“Per
Atenaaa!!!” –Gridò Dragone, liberando i Cento Draghi d’Oriente.
“Insieme!!!”
–Urlarono Andromeda e Phoenix, lanciando la Nebulosa e le Ali della
Fenice.
“In
nome dei Cavalieri d’Oro!” –Aggiunse Cristal, sbattendo con foga i pugni uniti
avanti a sé.
“Cadi…
Ares!!!” –Concluse Pegasus, mentre il lucente assalto congiunto sfrecciava
verso il Dio della Guerra, che non poté far altro che cercare di contrastarlo
scatenando l’Ira di Ares.
Il
violento contraccolpo scaraventò tutti i contenenti indietro, mentre le Divine
corazze che li ricoprivano si schiantavano in più punti, sia quelle dei
Cavalieri che quella del Dio, il quale fu comunque il primo a rimettersi in
piedi, osservando il desolato paesaggio di fronte a sé.
Ares
ansimava a fatica, perdendo sangue da numerose lesioni sul suo corpo, mentre la
Veste Divina era crepata in più punti, come il suo ego ferito. Per un momento
ricordò la precedente Guerra Sacra contro Atena, e la sensazione provata
durante la sua sconfitta finale. Morte! Mormorò, rievocando quel
momento. Morte! Ripeté, sentendolo nuovamente vicino, nuovamente dentro
di sé. Fece qualche passo, barcollando, mentre il suo diabolico cosmo avvampava
attorno, per quanto in maniera inferiore rispetto a prima. Fiamme di un
caminetto potevano sembrare, agli occhi dei Cavalieri di Atena, contro le
infernali vampe che li avevano in precedenza ostacolati.
“Giunge
anche per voi la fine!!!” –Tuonò Ares, mentre i cinque compagni si rimettevano
in piedi.
“Morirai
con noi, Ares!” –Sibilò Pegasus, ansimando.
Improvvisamente,
mentre il Dio concentrava il suo cosmo sul braccio destro, evocando vampe
portatrici di morte, un fascio di luce nera lo investì in pieno, provenendo dal
distrutto soffitto del Tempio. Un raggio di luce che si fece sempre più grande,
al punto da ricoprire l’intera figura di Ares, stupefatto quanto i Cavalieri di
tale simile prodigio. E subito, all’interno del cono di luce nera, la figura
del Dio iniziò a scomparire, venendone assorbita. Gridò, Ares gridò come un
forsennato, mentre le sue carni scomparivano, annichilite dalla silenziosa
violenza del fascio stesso.
“Noooo!!!”
–Urlò, e quello fu l’ultimo suono che i sei Cavalieri di Atena udirono, prima
che il silenzio scendesse nuovamente sul Grande Tempio.
Ares
era scomparso, di fronte ai loro occhi stupefatti, inghiottito da un ignoto
fascio di energia che aveva tolto di mezzo il loro potente nemico. Per un
momento ne furono quasi lieti e si lasciarono cadere a terra, sbattendo con
fragore le ginocchia sul pavimento, boccheggiando convulsamente, stanchi dalle
lunghe ed estenuanti battaglie. Quindi si rinvennero, al sibilante suono di una
risatina che gelò loro il sangue.
Istintivamente
si voltarono verso l’ingresso della Tredicesima Casa, e là, tra le rovine del
Tempio, mentre il sole si tingeva di amaranto e scompariva ad Occidente,
osservarono una figura sogghignare con perfidia e violenza. Ricoperto dalla sua
Armatura Divina, scheggiata in più punti, Flegias, il Rosso Fuoco, sorrise
malignamente, tronfio del suo successo. Si tastò il collo, sfiorando con le
dita una pietra nera che indossava, prima che una tenebrosa luce lo avvolgesse.
“L’apocalisse
sta per arrivare!” –Mormorò. –“E tutti voi sarete travolti!” – E scomparve,
lasciando i Cavalieri stupefatti e sconvolti.
All'improvviso,
mentre Pegasus e gli altri si chiedevano cosa stesse accadendo, Dohko, disteso
in terra vicino a loro, iniziò ad avere violente convulsioni che sembrarono
dilaniarlo dall’interno.
“Maestro…
Maestro!!!” –Gridò Sirio, spaventandosi, chinandosi su di lui.
“L’ombra!
La grande ombra… sta scendendo su di noi! Ci oscurerà!!!” –Esclamò confusamente
Dohko, mentre nei suoi occhi un oscuro potere risplendeva, facendoli
infiammare.
Phoenix, a tale
vista, arretrò di un passo, cercando lo sguardo di Andromeda, e ricordando di
aver visto una scena simile, una sensazione simile, quando aveva fissato gli
occhi del fratello, dopo che Ade si era in lui reincarnato.
“L’eclissi…
il sole... tutto si spegnerà quando calerà l’inverno!” –Ripeté Dohko, smaniando
convulsamente, di fronte agli occhi preoccupati dei cinque amici.
Quindi
si calmò, mentre il suo viso ritrovava la serenità che gli era propria,
ricominciando a respirare normalmente, libero dall’oscuro maleficio che aveva
ghermito la propria anima in quei brevi, ma intensi, momenti. Spostò lentamente
il capo, incrociando lo sguardo di Sirio, chino sopra di lui, impensierito
quanto i cinque amici da un futuro che mai come in quel momento parve loro
incerto. Mai come in quel momento non degna di tale nome.