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Autore: Eternal Cosmos    30/03/2008    7 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 22: [The need to kill] L'urgenza di uccidere
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Albus Dumbledore si sentiva sconvolto e stanco; dopo essersi preso cura di tutti i sopravvissuti di Hogsmeade ed aver risposto alle loro milioni di domande con il meglio delle sue capacità, aveva dovuto sistemarli in dormitori e simili. alcuni si lamentavano di non aver più privacy, che Hogwarts era grande ma che ora stava iniziando a essere sovrappopolata, e aveva i suoi limiti.
Tutto per tutto, la tensione cominciava a gravare sui nervi di tutti. Il vecchio ora aveva l'emicrania e stava tentando di arginare il chiasso che i suoi compagni facevano, redarguendoli e strillandogli contro, tornati nel suo ufficio, a proposito di quello che era successo nel villaggio dei maghi. Era, ovviamente, una riunione privata dell'Ordine della Fenice.
“Vi sto dicendo che l'ho visto con i miei occhi! Potter, un semplice ragazzino, ha prodotto tre Patronus allo stesso tempo! Ed erano anche così potenti che anche il più potente prodotto da un Auror o da un Indicibile sarebbe parso pallido al confronto!” Il professor Vector, il professore di Aritmanzia, gridò contro il cocciuto e incredulo Maestro di Pozioni.
Snape si rifiutò di ascoltare la loro storia; facevano apparire Potter come un santo e i Potter non erano santi, a suo parere.
“Dimentichiamo il fatto che fossero tre per ora e concentriamoci sul fatto che erano dannatamente familiari!” Malocchio ringhiò rivolgendosi a coloro che conoscevano la vera identità di quei Patronus.
Il fatto che Malocchio fece riemergere scosse Albus, che sbattè le palpebre e dimenticò la propria emicrania, per il momento. I suoi occhi divennero, da insensibili che erano, seri e calcolatori in pochi secondi. “Alastor ha ragione. Dobbiamo anche parlare con Sirius e Remus. Il loro comportamento non è solo una coincidenza. Devono essere a conoscenza di qualcosa che non sappiamo. Ora come ora non sono capace nemmeno di affermare di fidarmi completamente di loro, e questo è anche il motivo per cui non li ho nemmeno fatti cercare. Devono essere negli alloggi di Harry, e sta diventando piuttosto frustrante il fatto che non riesca ad entrarci,” Albus mugugnò l'ultima parte cupamente.
“Che cosa vuoi dire? Che cosa c'è di così importante nell'apparizione dei Patronus del ragazzo?” Simeon McGavin, un Indicibile, domandò dubbiosamente.
Minerva gli scoccò un'occhiata nervosa, ma finì rispondendo: “Sono direttamente collegati a Black e Lupin. Non è di dominio comune, ma Remus è un Licantropo-”
“Lo sapevo già,” interruppe Simeon, “ma perché pensate che quel Patronus Licantropo fosse l'esatta rappresentazione di Lupin?”
Snape sospirò sonoramente, rude, esasperato, roteando gli occhi. “Per amor di Merlino, McGavin, sei piuttosto tardo per essere un Indicibile! Sei sicuro che il cervello non ti sia stato trasformato in pappa quando hai affrontato i Dissennatori?”
L'Indicibile stava per aprire la bocca e rispondere, ma Snape non aveva finito. “Quello che la maggior parte della gente non sa è che –Black- è un Animagus non registrato, un grosso cane nero ad essere più precisi. Non è una coincidenza che i Patronus di Potter avessero questa forma.”
“Black è un Animagus! Ma è illegale non essere registrati!” esplose scioccato l'impiegato del ministero.
Minerva sospirò. “Simeon, era necessario che la seconda identità di Black rimanesse segreta. Dimmi, hai mai sentito parlare prima dei Malandrini?”
McGavin annuì pensosamente. “Sì, ma molto tempo fa. C'erano quattro canaglie, buffoni scavezzacollo, inafferrabili, qui ad Hogwarts negli anni settanta, più o meno, giusto? Prongs, Padfoot, Moony e Wormtail? Che cosa c'entra con tutto ciò?”
“Bene, James Potter, Sirius Black e Remus Lupin erano i Malandrini,” rispose la professoressa di Trasfigurazione calma, mentre gli occhi di Simeon si spalancavano per l'incredulità.
“Black è Padfoot, il cane dall'aspetto spaventoso; Remus Lupin è, ovviamente, il Licantropo Moony e James Potter è… era Prongs, e la sua forma era di un magnifico cervo. Ti ricorda qualcosa?”
Simeon boccheggiò. “Anche James Potter era un Animagus illegale! Così il cervo che ha attaccato Alastor…”
“Bingo,” mormorò Snape sottovoce.
“Okay, ma allora il quarto Malandrino? Potter aveva solo tre Patronus, non quattro.”
Fu Albus a parlare, quindi, con voce cupa. “Spero di cuore che abbia solo quei tre. In questo caso, gli eventi del suo passato dovrebbero essere comparabili ai nostri. Vedi, Simeon, si scoprì che il quarto Malandrino era una spia di Voldemort, ma solo in seguito ai terribili fatti di Godric’s Hollow. Peter Pettigrew, ovvero Wormtail; un Animagus ratto che è meschino più dell'animale che rappresenta.”
“PETTIGREW!” Simeon urlò rabbioso, “Pettigrew era un Malandrino! Merlino, tutti i pezzi vanno al loro posto, ora.” L'uomo sedette e provò a raccogliere i pensieri.
Severus fece una smorfia. “Albus, credi che Pettigrew abbia tradito i Potter nel mondo del ragazzo così come nel nostro?”
Il Preside annuì severamente. “Ne sono profondamente convinto. L'unica domanda da porsi ora, è perché e come Harry sia riuscito a sopravvivere a quella notte fatale. Ho una mia idea, ma dovrò interrogarlo per esserne sicuro.”
“Interrogalo allora, e mettiamo fine a questa farsa, per Merlino! Sei un mago, no? Incenerisci quel dannato quadro davanti ai suoi alloggi ed entra!” scattò impaziente il Maestro di Pozioni.
Albus scosse la testa. “Per quanto lo voglia, non posso farlo. Ho già provato tutti gli incantesimi di scassinamento che conoscevo, più alcuni.. più pericolosi; nulla ha funzionato. C'è un nuovo scudo che protegge l'entrata, così anche Sirius e Remus hanno combinato la loro magia per porlo, o l'ha fatto da sè Harry stesso. Sembra che solo la parola d'ordine consenta l'accesso agli alloggi.”
Albus sospirò frustrato, facendosi apparire in bocca una caramella al limone, neanche preoccupandosi, stavolta, di offrirne ai suoi ospiti. “Ho preso una decisione. La prima persona che verrà in contatto col nostro giovane Mister Potter lo porterà nel mio ufficio immediatamente; usate la forza se necessario. Ho bisogno di risposte. Se Sirius o Remus sono con lui e cercano di interferire, tramortiteli. Harry sta evitando le mie domande da troppo tempo, e se c'è una cosa che detesto è essere lasciato all'oscuro. il Signore Oscuro si fa ogni giorno più pericoloso. Se Harry è chi credo che sia, le cose saranno molto più facili per noi. La riunione è terminata.”
Albus tornò a rilassarsi nella propria sedia, non appena i membri dell'Ordine iniziarono ad uscire. “Oh, un'ultima cosa: non riferite nulla di tutto ciò a Rosmerta o a Xiomara. Ho la sensazione che non siano del tutto dalla nostra parte, non in modo malvagio, ovviamente, ma non ho l'intenzione di lasciarle correre da Harry. Sono convinto che siano state loro ad aver avvisato Sirius, Remus e Harry che stavamo combattendo ad Hogsmeade.”
Il gruppo annuì e finalmente uscì.
………

“Odio i Dissennatori.”
Sirius e Remus sollevarono lo sguardo e interruppero la loro conversazione quando Harry si svegliò con quella frase sulle labbra.
Entrambi gli uomini si precipitarono accanto a lui e Harry ebbe la bocca intasata dal cioccolato in meno di un secondo, grazie a Remus. Il ragazzo gemette ma ingoiò la dolce invasione senza protestare, grato per l'effetto benefico che gli procurò.
“Odio essere debole di fronte a loro. Odio dover riascoltare i miei genitori, specialmente mia madre, che supplicano Voldemort di risparmiarmi.”
Sirius lo abbracciò immediatamente, ma prima che Harry potesse abbracciarlo a propria volta, l'uomo gli pose le mani sulle spalle e lo allontanò da sè, così che fossero faccia a faccia. Gli occhi dell'Animagus scintillarono di una forza e una sincerità che riportarono Harry alla realtà, ad ascoltare quello che il suo Padrino aveva da dire.
“Ascolta Harry! Tu. Non. Sei. Debole! Hai spazzato via centinaia di Dissennatori da solo, con una quantità di potere che farebbe ingelosire qualunque mago! Nessun altro ne sarebbe stato capace con i ricordi che ti perseguitano! E normalmente si crea un Patronus prima di essere in loro presenza, non quando sei già nel mezzo della battaglia! Era normale in quelle circostanze esserne colpiti malamente. Ma tu ti sei ripreso come niente fosse e hai vinto! Dumbledore deve essere così scocciato adesso!”
Harry non potè evitare di sorridere a Sirius. Remus pose una mano sulla spalla del ragazzo quando l'Animagus indietreggiò. “Sono orgoglioso di te, Harry. Quei Patronus erano davvero qualcosa di speciale.”
Harry ci pensò su. “E' la prima volta che sono capace di produrre un Patronus che non sia Prongs*. Suppongo che ora che i miei poteri magici sono aumentati, sia possibile per me creare anche Padfoot e Moony. Non è un segreto il perché siano i successivi ad apparire; tu e Sirius siete le persone più importanti della mia vita. Siete la mia famiglia; la famiglia che non ho mai avuto.”
L' Animagus e il Licantropo furono toccati da queste parole.
Hedwig volò nella stanza dalla finestra aperta e fischiò per farsi notare. Harry rise e sollevò il braccio per farla poggiare. “Ciao bella!” Harry le disse dolcemente. “Sono felice di vederti.” Carezzò la civetta candida e qualcosa scattò nella mente di Remus.
“Hey Harry? Non avevi ricevuto una lettera, prima dell'attacco? L'hai aperta?”
Harry si colpì la fronte con un mano e mugolò. “Me ne sono completamente dimenticato!”
Hedwig fischiò dal risentimento per non essere coccolata e volò sul tavolo. Harry prese la lettera da una delle proprie tasche e fece una smorfia; era tutta accartocciata per tutti quegli sballottamenti ma potè riconoscere la calligrafia dei Centauri.
“Da parte di chi è?” domandò Sirius, curioso; non aveva mai visto una calligrafia così armoniosa, pur intricata, finora.
Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto la aprì ed iniziò a leggere. “Dovevo ancora parlarvene. Ho stretto un'alleanza con i Centauri, con la collaborazione di Bane e di Firenze. Ci sono buone nuove.”
Harry voltò la lettera e sospirò di sollievo, perdendosi gli sguardi attoniti e meravigliati che gli spedirono i Malandrini. “Hai messo su un'alleanza con i Centauri! nemmeno Dumbledore ne è stato capace!” esclamò Sirius stralunato ed eccitato.
“Allora, quali sono le buone notizie?” chiese Remus una volta riacquistata la propria usuale fermezza.
“Volevo invitare le Acromantule a unirsi a noi in questa guerra, e Bane ha avuto successo nel persuadere Aragog e Mosag, suo discendente. Gli Unicorni si terranno in disparte ma i Thestral sono dalla parte di Hogwarts.” Harry ridacchiò. “Questo deve essere merito di Hagrid. Che sia benedetto per la sua passione per gli animali pericolosi. Ma mi domandò dove sia Fuffy… E Norberto… sarebbero stati di grande aiuto. E' una gran perdita che Grop non sia qui. dovrò parlarne con Hagrid.”
Fortuna che Sirius e Remus avevano visto i ricordi di Harry, altrimenti sarebbero stati completamente persi a proposito di chi o che cosa il ragazzo mugugnava.
“Hey Harry? Non devi presentare qualcuno a Remus?” chiese Sirius con aria complice mentre Harry evocava un foglio di pergamena. Remus occhieggiò Sirius allarmato. “Che cosa stai architettando, Padfoot?”
Harry sollevò lo sguardo al proprio Padrino, che gli strizzò un occhiolino e annuì in direzione del suo braccio sinistro coperto. Il ragazzo capì e fece spallucce, sfilandosi i guanti con cautela.
Lo sguardo sulla faccia di Remus quando vide il tatuaggio mobile fece tossicchiare Sirius, e quindi esplodere in un latrato incontrollato di risa, quando il serpente fuoriuscì davvero fuori dal braccio di Harry e iniziò a scivolare sul ragazzo.
Masster Che coss'è quessto? Quessst'uomo ha un odore buffo, non umano. Vuoi che lo morssichi?
No Nagini. Non puoi mordere Remusss. E' un Licantropo ma non metterebbe mai in pericolo la mia vita.
Remus era spaventato a morte davanti al serpente che lo guardava minacciosamente, ma la sorpresa superò quel sentimento quando Harry gli parlò in Serpentese. Apparentemente, qualunque cosa il ragazzo avesse detto, il serpente scostò lo sguardo, improvvisamente disinteressato.
“Okay, sono ufficialmente incapace di rimanere impressionato da qualsiasi cosa mi mostrerai mai,” alitò il Licantropo, senza nemmeno chiedere in che modo, in nome di Circe, Harry era diventato il padrone dell'animaletto preferito di Voldemort.
“Avresti dovuto vedere la tua faccia, Moony! Era esilarante!” ridacchiò Sirius, guadagnandosi uno scappellotto giocoso sul capo da parte di Remus.
Harry aveva da molto lasciato i due alle loro schermaglie, e stava rispondendo a Bane, che gli aveva chiesto un altro incontro con lui, per discutere di altri piani di guerra. Ma il problema era che la Foresta Proibita stava iniziando a diventare un posto davvero molto pericoloso in cui vivere, a causa dell'attività dei Mangiamorte e loro, i Centauri, volevano incontrarlo sul terreno di Hogwarts, per quanto suonasse impossibile.
‘Bane e il resto del Consiglio devono essere disperati se vogliono lasciare la foresta. Devono voler proteggere i propri figli.’ Harry non li colpevolizzò, e scrisse loro che potevano venire quando più volevano; lui sarebbe stato il rappresentante della razza umana, ad ogni modo, perché era stato lui a stipulare l'alleanza. Dumbledore non avrebbe dovuto metterci parola.
“Ecco, finito. Hedwig? Puoi portare questo a Bane o a Firenze per favore?” La civetta gli si avvicinò, prese la lettera nel becco e volò via rapidamente.
“Dovrò vedere Salazar al più presto; è un po' che non ci incontriamo,” mormorò Harry passandosi una mano tra i capelli.
Sirius e Remus lo guardarono con curiosità. “Salazar? Chi, per l'inferno, ha il nome di Slytherin e può essere tuo amico?” domandò l'Animagus con aria guardinga.
“Salazar è il Basilisco proveniente dalla Camera dei Segreti. Nel mio mondo l'ho ucciso con la spada di Gryffindor, ma qui mi è riuscito di farlo passare dalla mia parte. Non credo che comunque fosse troppo pazzo di Tom.”
Remus si sedette. “Non sono impressionato, non sono impressionato…” cantilenò sottovoce, provando a non pensare ad Harry che andava nella terribile Camera e fronteggiava un Basilisco tutto da solo.
Sirius occhieggiò il proprio amico, preoccupato, e decise di non commentare.
“Se hai davvero bisogno di andare là, ti consiglio di aspettare.”
I tre uomini saltarono sui loro piedi e avevano le bacchette in mano prima che chiunque avesse potuto dire Quidditch.
“Nigellus? Che cosa diamine stai facendo nei miei alloggi?” domandò Harry una volta che il suo livello di adrenalina fu tornato normale.
L' ex-Preside sogghignò all'espressione allarmata che gli rivolgevano Black e Lupin ma, oltre a ciò, il ritratto ignorò la loro presenza. “Se dovete proprio saperlo, Dumbledore ha appena avuto una riunione dell'Ordine nel suo ufficio.”
Sirius parve furioso al non essere stato convocato per l'incontro. “A che cosa sta giocando quel vecchio! Non vede che Harry è direttamente coinvolto in tutto questo? Non ha il diritto di tenerci all'oscuro delle informazioni più importanti!” gridò l'Animagus rabbioso.
Remus ringhiò, ma serrò le labbra e si tenne i propri pensieri per sè.
Phineas ignorò la loro indignazione e si preoccupò dello stato in cui versava il quadro che stava attualmente occupando; Harry lo stava guardando in modo così calmo che fece quasi rabbrividire il ritratto.
“Tu… tu non puoi uscire adesso. C'è un auror a guardia della tua porta che aspetta che tu ti faccia vivo. Dumbledore ha chiesto ai membri del suo Ordine di catturarti, per mancanza di altri termini, e portarti nel suo ufficio. Anche di tramortire Black e Lupin se tentano di proteggerti.” Phineas gridò e fu capace a stento di saltare in un ritratto vicino nella stanza, prima che il quadro in cui stava esplodesse con un fascio di magia nera.
Sirius e Remus si fecero scudo magicamente e si tennero indietro mentre Harry sfogava la propria furia sull'arredamento.
“Perché. Sta. Facendo. Il difficile!? INCENDIO!”
Un sofà resistette tre meri secondi prima di essere bersaglio di un inferno di fiamme roventi e ridotto a pezzi di legno.
“Non mi dà nemmeno una chance! Perché deve sempre voler avere il controllo assoluto su tutto e tutti!? COORIOR PROCELLA**!”
Nigellus e i Malandrini erano scappati dal salotto e avevano deciso di cercare riparo in cucina. Del vento arrivò fino a loro, perché iniziò davvero a piovere nel salotto, una nuvoletta nera con tuoni e lampi inclusi.
Harry era asciutto, comunque, perché al momento la sua aura magica era abbastanza potente da schermarlo dalla pioggia che aveva provocato per esternare la propria frustrazione.
Finì rapidamente come era terminato, e quando tornarono in salotto Harry sedeva sul tappeto fradicio con un'espressione omicida sulla faccia solitamente imperscrutabile.
“Hai finito di scaricare il tuo malumore adesso?” domandò cauto Phineas e Harry annuì rigido. L'ex-Preside sospirò. “Ora torno nell'ufficio di Dumbledore. se viene fuori qualcosa di nuovo mi assicurerò di avvertirti.”
Sirius rise nervosamente. “Mi accerterò di non dovermi mai mettere contro di te Emeralds.”
Harry si alzò e si cambiò d'abito, brontolando per tutta la strada verso la propria camera. Quando finalmente venne fuori, sembrava che fosse riuscito a riarginare la propria ira e riassettò il salotto riportandolo allo stato in cui era prima con un turbinio della bacchetta, facendosi apparire nella sua poltrona preferita.
Remus gli si avvicinò con cautela, ma tante precauzioni non ebbero ragion d'essere quando si avvicinarono a lui. Harry gli fece cenno di sedersi e agì come se non fosse accaduto nulla. “Non dovete avere paura di me, ragazzi. Lo sapete, che non eravate l'oggetto della mia rabbia.”
Entrambi gli uomini annuirono in silenzio, e, poiché non c'era altro da fare e dovevano restare negli alloggi di Harry, si misero a cercare un buon libro di Difesa da leggere e provarono a non guardare l'orologio troppo spesso.
……….

Harry si riscosse ore dopo per un suono soffocato di qualcuno che litigava con qualcun altro. Dalle voci, pareva che Rosmerta e Xiomara stessero cercando di farsi strada verso i suoi alloggi e che l'Auror a guardia di essi stesse rifiutando loro il passaggio.
Mise il proprio libro di Difesa da parte, e sbadigliò senza far rumore, fregandosi la pancia quando brontolò dalla fame.
Sirius e Remus si erano addormentati con i libri in grembo e il ragazzo cercò di non svegliarli. Remus era molto stanco a causa della luna piena che ci sarebbe stata l'indomani, e sarebbero dovuti uscire in un modo o nell'altro.
Per ora decise di ignorare le donne che vociavano nel corridoio, e s'incamminò verso la cucina, facendo una smorfia quando notò che non c'era nulla da mangiare nel frigo magico.
“Grazie a Merlino per Hogwarts e i suoi passaggi segreti,” sussurrò Harry e aprì uno sgabuzzino in camera propria. Mise da parte i vestiti appesi e, dopo aver scritto un breve messaggio per il suo Padrino e Remus, sparì lungo un tunnel che portava lle cucine.
Nagini? Potressti cercare Ssalazar e dirgli che può andare a cacciare nella foressta? Deve esssere affamato. Puoi accompagnarlo, sse hai fame.
Il Cobra scivolò sul suo braccio e lungo la sua gamba, prendendo una deviazione del passaggio, sulla destra. “D'accordo Masster, ma tornerò non appena riferitogli il messsaggio. Ho già mangiato quessta ssettimana e mi ssento inquieta. Non voglio lassciarti da sssolo.
Harry decise di non discutere sulla questione e augurò buona fortuna al proprio secondo famiglio, prima di riprendere il proprio percorso verso le cucine.
Fu immediatamente “attacccato” da un gruppo di Elfi-Domestici non appena si fece vedere.
“Oh! Un giovane master! Siamo contenti di vederla! Non molte persone conoscono la strada per le cucine! Vuole qualcosa, signore?”
Harry sorrise lievemente, sapendo che gli Elfi Domestici erano creature leali e disponibili da avere intorno… Fatta eccezione per Kreacher, ma quel –coso- era tutta un'altra storia. Gli ricordarono Dobby e il suo sorriso si spense; gli mancava davvero il coraggioso, se non ambiguo Elfo Domestico che aveva dato la vita così prontamente per proteggere Harry.
“Ciao! Um, sono realmente affamato. Sarebbe possibile avere qualcosa da mangiare? Qualsiasi cosa andrà bene, e un po' di succo di zucca sarebbe fantastico.”
I loro occhi si allargarono e annuirono freneticamente, sparendo con un sonoro POP! e riapparirono qualche secondo dopo con le braccia traboccanti di delizie e bevande. Posarono tutto sul tavolo e Harry si sedette e iniziò addentando una deliziosa fetta di torta. “E' molto buona, come al solito! Grazie mille!”
Gli Elfi Domestici spalancarono la bocca e iniziarono a saltellare eccitati. “Un rinrgaziamento da un giovane master! Nessuno ha mai ringraziato noi Elfi Domestici! Il signore è troppo buono!”
Harry ridacchiò ai loro modi pomposi. “Sapete, 'signore' mi fa sentire vecchio. Potete chiamarmi solo Harry.”
Le piccole ma energiche creature boccheggiarono dalla meraviglia al venire interpellati con così tanto rispetto e si affollarono attorno a lui.
“Master Harry signore è troppo buono! Troppo buono!”
“Nessuno ci ha mai detto di chiamarlo per nome!”
“Master Preside signore non viene mai qua, oh no, mai! E ci dà troppo lavoro da fare! Troppo, da quando sono arrivati i signori ospiti!”
‘Wow, devono essere davvero stanchi se si lamentano senza autopunirsi,’ pensò Harry stupito, ma ascoltò i loro compianti senza interromperli.
Improvvisamente smisero tutti di parlare e indietreggiarono impauriti, tremando e mormorando scuse mentre sparivano.
“Bene, bene, che cosa abbiamo qui?” una voce cupa ghignò dietro di lui.
Harry si schiaffeggiò mentalmente per la propria mancanza di cautela, ma rimase calmo e si voltò, dedicando uno sguardo glaciale a Severus Snape. “Non avrei mai pensato di trovarti qui, Potter. Proprio come tuo padre, infrangi le regole al tuo solito. Così irrispettoso. Che c'è? Pensi realmente di essere superiore a tutti gli altri?”
“Perché si comporta così? Così infantilmente? Il Severus Snape che conoscevo divenne civile dopo un po', ma lei sembra covare del rancore verso di me, anche se non mi conosce nemmeno, prima di tutto. So che mio padre non era perfetto così come tutti lo dipingevano, ma da insegnante non c'è ragione di trattare me in questo modo,” replicò Harry fermamente.
Gli occhi di Snape rotearono ma non diede altro segno di essere stato il bersaglio di tale discorso. Aveva astutamente atteso che il ragazzo cercasse di colpirlo per aver insultato James Potter ma Harry aveva solamente irrigidito i muscoli. Snape non sapeva che cosa replicare così sollevò semplicemente le labbra e osservò il ragazzino di fronte a lui . “Bene, ora che ti ho preso, non scapperai più via. Il Preside ti sta-”
“-aspettando nel suo ufficio? Sì, so tutto al proposito. Dopotutto, avete parlato di me durante un'intera riunione alla quale sarei dovuto essere stato invitato. Lo vede quel tatuaggio di una Fenice sulla mia guancia, professor Snape? Credo sia grande abbastanza, ma devo ancora essere invitato ad un incontro riservato dell'Ordine della Fenice,” Harry lo guardò rabbiosamente e minaccioso fece un passo verso il Maestro di Pozioni, che tentò come poteva di apparire intimidatorio.
L'uomo più vecchio afferrò Harry per il braccio e lo spinse fuori dalle cucine; Harry quasi inciampò lungo il corridoio ma tenne il passo, fissando e quasi sibilando contro Snape. La sua bacchetta fu fuori in un istante e ignorò le grida di studenti e ospiti che erano attorno, concentrandosi sul Maestro di Pozioni, che sfoderò allo stesso modo la propria.
“Non ci pensare, Potter! Ho il permesso di tramortirti, se necessario!” ringhiò Snape.
Harry gli scoccò uno sguardo fiero. “Non avrebbe il tempo di farlo, Snape! L'unica cosa che mi trattiene dallo scagliarle contro una maledizione per la sua rudezza sono le persone attorno a noi che potrebbero farsi del male.”
Snape rallentò e spinse Harry in modo da farselo camminare davanti in direzione dell'ufficio del Preside. Harry non se la sentiva troppo di parlare con il vecchio al momento, ma se non ora, quando?
Comunque, la maniera in cui Dumbledore aveva inviato i propri insegnanti alla sua caccia, era da codardi, a parere di Harry.
“Harry? Che succede?” Ron ed Hermione, accompaganati dalla solita banda di Gryffindor, guardarono allarmati Snape che li fissò duramente, sempre tenendo il ragazzo dagli occhi verdi a tiro di bacchetta.
“Nulla che abbia a che fare con voi, ragazzini. Tornate a qualunque cosa stavate facendo," ordinò Snape, ma Hermione scosse la testa e si pose di fronte ad Harry per fermarli. “Che cosa ha fatto, professore? Non è lui il nemico! Perché lo tiene sotto tiro in quel modo?”
“Miss Granger, ti suggerisco di ascoltare le suppliche del tuo” ghigno “fidanzato e di tornare da lui prima che ti pietrifichi. Questi non sono affari tuoi.”
Vero, Ron la stava supplicando di farsi da parte, ma la ragazza piantò saldamente i piedi sul pavimento e incrociò le braccia.
Harry, per un istante, riconobbe in lei la sua vecchia Hermione.
“No, non mi muoverò.”
Snape si strinse nelle spalle, solo un movimento quasi impercettibile ma Harry lo vide con la coda dell'occhio. La bacchetta cambiò rapidamente direzione e venne puntata contro una ora boccheggiante Hermione. ‘Non sta veramente per-’ iniziò Harry con incredulità e ira ma non potè terminare il proprio pensiero, perché Snape aprì la bocca, con l'orrore delle persone là attorno.
“Petrificus Totalus!”
“NO!” In un secondo, Harry fu di fronte ad Hermione. “PRAEMUNITIO!”
L'incantesimo si annullò contro lo scudo protettivo. Harry era fumante. Livido. “Come ha osato attaccare uno studente! Anche un semplice Petrificus Totalus è un incantesimo offensivo!” gridò Harry, gli occhi che gli si tinteggiarono di un tono più scuro di verde.
Snape fu sorpreso che il ragazzo avesse riflessi così rapidi. “Sto solamente eseguendo gli ordini di Dumbledore di condurti nel suo ufficio con o senza la tua cooperazione. Non lascerò che qualcuno mi fermi, e certamente non una studentessa senza cervello!”
Snape si zittì e impallidì non appena si accorse che non era stata decisamente la cosa giusta da dire, quando percepì un'aura magica aggressiva che iniziò a pulsare, e che poi gli si spinse contro, e l'uomo svenne per l'assalto.
Gli studenti gemettero non appena Snape cadde privo di coscienza sul pavimento; Harry non aveva sollevato neanche un dito, allora che cosa era accaduto? “Harry? Che cosa è successo?” Hermione sussurrò una volta che smise di tremare. Una Pastoia non sarebbe stata pericolosa, ma non era stata capace di reagire contro un insegnante.
Harry non le rispose. si diresse verso l'ufficio del Preside con la ferma intenzione di dargli una lezioncina. ‘Per quale motivo sta facendo il ca**one in questo mondo?!’
Hermione voleva seguire Harry ma una mano la trattenne prendendole una spalla e la fece tornare alla realtà. “Hermione, credo che sia meglio se lo lasci da solo.” Era Rosmerta, e Hooch non era troppo lontana.
L'istruttrice di volo tuonò. “Come diavolo è stato capace di uscire dai suoi alloggi senza che nessuno lo vedesse? Abbiamo provato ad avvicinarci per ore, ma Shacklebolt non voleva lasciarcelo fare!”
Ron afferrò rapidamente il braccio della sua ragazza e l'abbracciò. “Non farlo mai più! Mi ha quasi fatto venire un infarto!” mugolò il rosso.
Seamus rise. “Ma è stato dannatamente fico! Non sapevo che ne fossi capace Hermione! Immaginate, una Ravenclaw che va contro gli ordini di un insegnante! Saresti dovuta stare in Gryffindor!”
Hermione pareva spaventata, ma si vedeva che scherzava. “Io? In Gryffindor? Mai!”
Tutti ridacchiarono.
Rosmerta fece un passo indietro e Xiomara la seguì silenziosa. Si inginocchiarono davanti al Maestro di Pozioni e lo voltarono all'insù. “E' solo incosciente. Credo che Harry avrebbe potuto fargli seriamente molto più del male, se avesse voluto. Non so perchè ho questa certezza. Innerva!”
Sopracciglia si sollevarono quando il professore rimase silenzioso e immobile.
“Bene, penso sarà meglio portarlo da Madama Pomfrey,” disse infine Rosmerta e incantò Snape con un Mobilicorpus. “Voi ragazzi, è meglio che non rimaniate qui.”
Ron fece una smorfia. “Troppo ingiusto che non possiamo lasciare Snape sul pavimento. Avrebbe dato a Filch un infarto!”
………

Il ragazzo sobbalzò.
La donna tremò.
La faccia dell'uomo era completamente paonazza; stava per esplodere, e lo fece una volta che il silenzio si fu fatto troppo offensivo.
“BEH, CHE COSA VUOI DA NOI?! SIAMO PRIGIONIERI?! SIAMO SCAPPATI DA QUEL MOSTRO SOLO PER VENIRE CATTURATI DA TE?!”
Dumbledore mantenne il proprio volto inespressivo e calmo, facendosi apparire una caramella al limone in bocca. “Per favore, si calmi e torni a sedersi nella sua sedia. Siete stati condotti qui per la vostra stessa sicurezza, inoltre ho alcune domande che vorrei porvi. Gradite una caramella al limone?” chiese il vecchio, gioviale, facendo diventare la faccia dell'uomo che era in piedi davanti a lui nuovamente rubizza.
“VUOI AVVELENARMI CON LE TUE MOSTRUOSE CIBARIE? NON C'E' MOTIVO AL MONDO PER CUI PRENDEREI QUALSIASI COSA OFFERTAMI DA TE!”
La donna rabbrividì di nuovo, mentre suo figlio deglutiva nervosamente. “Papà, forse non dovresti trattare così quel mostr- voglio dire, uomo. Che facciamo se si arrabbia come quell'altro che ci ha attaccato e…” il ragazzo non finì la frase; era troppo spaventato dal poter dare qualche strana idea al vecchio mostro.
Dumbledore dedicò qualche attenzione al ragazzo. “Ah, giusto a proposito! Da quell'attacco…Voi siete la sola famiglia sopravvissuta.”
La donna boccheggiò dall'orrore e cacciò degli stridenti gridolini, ma nessuno le fece caso per il momento. Il babbano impallidì al ricordo ma grugnì e si sedette, incrociando le braccia. “che mi dice di quello, eh? E' la vostra razza mostruosa che ci ha attaccato! Noi stavamo soltanto vivendo normalmente le nostre vite! Non abbiamo fatto nulla!”
“Lo so, lo so. Per favore, non cercate di aggirare l'argomento. Ho bisogno di sapere come siete sopravvissuti. Che cosa è successo in casa quando-”
“Quando il mostro stava per ucciderci?” l'uomo sillabò. “Gli ho puntato contro una doppietta, lui ha fatto qualcosa di mostruoso e l'ha scagliata via. Allora ha fatto qualcosa di ancora più mostruoso e abbiamo avuto il tempo di scappare, solo per essere acchiappati da altri uomini pazzi in mantello e portati qui CONTRO LA NOSTRA VOLONTA'! Quando troverò un avvocato ve le canterà lui…” il babbano ghignò, ma al confronto col ghigno di Snape, era una bazzecola.
Albus ignorò il linguaggio distorto e la vuota minaccia facendosi apparire un'altra caramella al limone in bocca, succhiando allegramente la pozione tranquillizzante in essa contenuta (avete capito, ora, il perché ne mangia a volontà? Ndt XD). “Per volerle credere: che tipo di cosa mostruosa ha fatto prima che foste in grado di scappare?”
L'uomo si rifiutò di alzare lo sguardo al Preside; fu il ragazzo a farfugliare una risposta, quando vide quanto impressionante fosse il vecchio davanti a lui. “Ha detto qualcosa e poi si è interrotto!”
Il padre del ragazzo mugugnò. La donna era ancora impaurita e silenziosa.
“Che cosa ha detto? Che cosa è successo, ragazzo mio?” insistè Albus.
Il diciassettenne si spremette il cervello per ricordare. “Era, uh…A-Av…”
“Avada Kedavra?” lo interruppe rigido Dumbledore.
Il ragazzo annuì e il padre sbuffò.
“Quell'incantesimo è il più pericoloso di tutti, ed è proibito usarlo; è l'Anatema Mortale. Ma come potete essere ancora vivi?”
Il ragazzo mugolò. “Ma non ricordo che l'abbia detto tutto, perché si è fermato e ha gridato 'no' all'ultimo secondo e si è tenuto la testa come se gli facesse male. La cosa mostruosa è stata che: la sua voce era cambiata proprio in quel momento prima di tornare normale. Era la voce di qualcuno.. più giovane di quel mostro, la voce.. di un ragazzo.”
“… ho visto… Voldemort uccidere così tante persone. Solo provare ad usare l'Anatema Mortale può condannare un mago alla-”
“-Prigione di Azkaban e a subire il bacio dei Dissennatori.”
Tre paia di occhi enormemente spalancati si voltarono a guardare la donna che aveva sussurrato lievemente.
“CHE?! che cosa è un Dissennatore? Come conosci queste cose anormali?” chiese pericolosamente il marito.
La donna tremò sotto lo sguardo della propria famiglia, ma specialmente sotto quello penetrante del vecchio. La sua espressione tornò piatta e strinse le labbra. “Se volete saperlo, ho sentito mia sorella che ne parlava in un giorno d'estate tra un anno di scuola e l'altro, ma allora avevo già tagliato ogni relazione amichevole con lei e i suoi comportamenti mostruosi. Mamma e Papà potevano essere stati orgogliosi del suo... stato, ma io non-”
“DUMBLEDORE!”
La porta dell'ufficio di Dumbledore tremò, assalita da un'ondata di magia rabbiosa. Il ragazzo ebbe solo il tempo di squittire “E' quella la voce!” prima che la porta iniziasse immediatamente a liquefarsi.
La famiglia si precipitò in un angolo e provò per quanto le fosse possibile a farsi un tutt'uno coi muri. Quando la donna vide chi era appena entrato nell'ufficio, strillò puntandogli un dito contro.
Il ragazzo dai capelli scuri la ignorò o forse non la sentì nemmeno; era troppo concentrato sul Preside che stava attualmente dritto e rigido come una tavola di legno davanti a lui, guardando Harry allarmato. Non aveva ancora sfoderato la propria bacchetta, ma la stringeva nel fodero.
“Ciao Harry. Ero occupato nel mezzo di qualcos'altro, prima che tu l'interrompessi in modo così scriteriato. Vuoi salutare l'unica famiglia sopravvissuta dal massacro di Privet Drive? Dopo tutto, sono ancora vivi oggi grazie a te, dico bene?” disse Dumbledore tanto neutramente quanto potè, ma Harry poteva ancora sentire sottotoni di accusa.
Fu solo allora che vide dei movimenti nell'angolo dell'ufficio e guardò con occhi vuoti coloro che aveva salvato. “Così, li ha portati qui alla fine. Non so ancora perché li ho salvati, non è ironico?” si derise Harry, e tutti poterono sentire la casualità nella sua voce.
Dumbledore si sedette, ma tenne ancora la guardia alzata. “Quello che voglio sapere, è come per i Nove Gironi dell'Inferno sei stato capace di uscire da questo castello senza essere individuato, farti tutta la strada fino a Little Winghing e sopravvivere in presenza di una tale quantità spropositata di Mangiamorte, prima di salvare quest'unica famiglia. Mi hanno detto che la voce del Signore Oscuro è cambiata per un breve momento, e il ragazzo ha identificato la tua voce. Che cosa hai da dire al proposito?”
Harry gihgnò minacciosamente. “Non ho mai lasciato il castello! Ora, IO voglio sapere perché LEI ha indetto una riunione privata dell'Ordine nel suo ufficio, senza neanche pensare di chiedere a Remus, Sirius e me di parteciparvi, quando siamo stati noi ad aiutarvi a liberarvi dei Dissennatori a Hogsmeade E come ha avuto il CORAGGIO di chiedere ai suoi sottoposti di CATTURARMI contro la mia volontà! SE CREDE CHE AVRA' TUTTE LE RISPOSTE CHE VUOLE SU UN VASSOIO D'ARGENTO, ALBUS DUMBLEDORE, STA COMPIENDO UN PATETICO ERRORE!”
Una mezza dozzina di oggetti nell'ufficio scricchiolò ed esplose, facendo strillare i Dursley. Apparentemente, Harry si era dimenticato che fossero nella stanza.
Gli occhi del Preside si fecero mortalmente seri e interessati; la tensione era l'unica reazione superficiale che mostrò all'offesa dell'esser l'oggetto di quelle parole. “Come sei a conoscenza della riunione dell'Ordine?”
Harry sogghignò maliziosamente. “Sono un membro dell'Ordine. Ho i miei metodi. Ho i miei alleati. Ho le mie spie. E no, lei non saprà nulla fino a che non la finirà di fare lo stupido. Il Dumbledore nel mio mondo era invadente, ma in nessun modo arrogante quanto lei. E' vero, non ho lasciato che nessuno sapesse del mio passato fatta eccezione per Sirius e Remus, ed è stato anche da molto poco tempo, ma lei non ha il diritto di provare a forzarmelo fuori e di escludermi dalle battaglie per questo motivo. Non riuscirà mai ad aver ragione di Voldemort se agisce in questo modo. Mi creda, io lo so,” aggiunse Harry schiettamente.
Il tentativo di Dumbledore di trattenersi fallì miseramente. “sono quasi spaventato a chiderlo… La Profezia?”
Harry incrociò le braccia e, per un istante, Albus credette di vedere un lampo di dolore attraverso gli occhi di un verde inusuale, prima che fosse sostituito da indifferenza.
“Ha provato ad applicare la Profezia su Neville Longbottom, non è vero? Ma non ha funzionato. Tom non hai mai tentato di confrontarsi con Neville. Vero, sarebbe potuto essere lui, ma allora anche lui avrebbe avuto ” Harry sollevò una ciocca corvina, rivelando una rosseggiante cicatrice a forma di saetta “questa sulla fronte. Nel mio mondo sono stato chiamato il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto. Dopotutto, ero stato l'unico e solo in tutta la storia dei maghi a sopravvivere all'Anatema Mortale. Fu l'amore di mia madre e un po' della mia stessa magia, sebbene nè io nè Dumbledore sapessimo molto al proposito del secondo evento, cioè di ciò che fece rimbalzare la Maledizione via da me e che uccise il corpo mortale di Tom Riddle. Avevo un anno all'epoca. Ma ritornò già fin dal mio primo anno ad Hogwarts.”
Dumbledore apparve colpevole e curioso allo stesso tempo. “Che cosa accadde?”
Harry scoccò un'occhiataccia ad Albus, la sua magia che si stringeva attorno a lui. Fawkes trillò e gli volò attorno, provando a riportarlo alla realtà. Harry sbattè le palpebre alla Fenice e prese un gran respiro. “Le piacerebbe saperlo, eh?” domandò tentatore.
Albus sospirò, arreso. “Ascolta Harry, abbiamo bisogno di tutte le informazioni che puoi darci. Abbiamo bisogno del tuo aiuto in questa guerra. Se sei il predestinato della Profezia, allora perché l'Harry di questo mondo è morto?”
“Oh, così ADESSO vuole il mio aiuto? Perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive? Legga i vecchi giornali, Dumbledore. Non sono nemmeno originario di questo mondo, ma ho trovato questa risposta molto tempo fa. Non ridarò la mia fiducia così facilmente a chi per primo l'ha gettata nell'immondizia, -Preside-,” Harry strascicò la parola.
“Occupatevi dei vostri problemi se volete, ma dovrete ragionare a impegnarvi duramente se vorrete che vi metta a parte dei miei segreti.” Harry stava per voltarsi, quando si fermò per un istante. “Oh, e se mai pensiate di alzare un dito su Rosmerta, Hooch, Sirius o Remus…Ve ne pentireste amaramente. Snape ha già pagato il prezzo per avermi creato problemi. Non mi tratti come un ragazzino, potrebbe rivelarsi un errore fatale… uno che è costato la vita al Tom Riddle del mio mondo.”
Quindi si voltò e si diresse fuori dall'ufficio, lasciandosi dietro una famiglia tremante –il suo sguardo era stato gelido e senza perdono- e un Preside basito.
Il detto Preside ignorò le proprie caramelle al limone e sospirò sconsolato, abbandonando la testa sulla cattedra.
Fawkes ignorò i suoi guai.
Sono stato supremamente fottuto.***
Harry avrebbe adorato sentire QUESTO dalle labbra di Albus Dumbledore.
Dudley Dursley era ancora strettamente aggrappato alla giacca di sua madre. “Non ho capito neanche la metà di quello che si sono detti, ma sono sicuro di una cosa: non mi metterò contro quel ragazzo tanto presto.”
Petunia stava ancora tremando, non per la minaccia del ragazzo ma per il suo aspetto esteriore.
Vernon si comportava da Vernon; “Chi diavolo era quel ragazzo, Petunia?” se ne uscì rabbiosamente.
Sua moglie gemette, e balbettò. “Ho- ho creduto che fosse… Oh Signore!” L'ossuta donna rabbrividì di paura. “Ho creduto che fosse James Potter!”
Albus Dumbledore si alzò silenziosamente; il suo corpo era debole e i suoi occhi mostravano quanto realmente fosse stanco e si sentisse in colpa. “Vi mosterò i vostri alloggi. Fino a che questa minaccia penderà su di voi, non potrete lasciare il castello senza venire nuovamente individuati da Voldemort. Probabilmente sa che siete scappati, e non permette mai che gli si sfugga. Proverà a rifarsi.” La voce del Preside era stranamente vuota.
Vernon stava per aprir bocca e gridare il proprio sdegno all'essere trattenuto là con tutti quei mostri, quando il vecchio parlò di nuovo, ma questa volta rivolgendosi alla pallida donna.
“E quello non era James Potter, Mrs. Dursley. Era Harry James Potter, suo nipote che morì diciassette anni fa… ma questo viene da un'altra dimensione, per essere più precisi.”
La donna trattenne il fiato, ondeggiò sulle proprie gambe e svenne.
Vernon l'afferrò prima che cadesse al suolo e ringhiò a Dumbledore. “NOI non siamo imparentati con quel mostro! Smetti di cianciare e portaci dove dovremmo stare, vecchio, prima che io perda la pazienza!”
Albus annuì zitto e non si azzardò nemmeno a praticare l'incantesimo di levitazione sulla moglie dell'uomo.
La rabbia di Vernon si trasformò in terrore, mentre seguiva il Preside lungo i corridoi, da far perdere la testa, del castello; innumerevoli studenti e adulti correvano accanto a loro, davano ordini, ne eseguivano, FISSAVANO lui e la sua famiglia con curiosità o apprensione. ‘Mostri, tutti loro,’ pensò acidamente l'uomo robusto.
“Dumbledore! Snape è nell'Infermeria! Dov'è Potter?”
Dudley gemette e si nascose dietro suo padre quando un altro mago giunse di fronte all'uomo barbuto. Era mostruoso nel vero senso della parola: era ricoperto di cicatrici e zoppicava, ma la cosa più mostruosa era l'occhio che aveva in faccia, che roteava senza posa e spariva anche, come se stesse guardando pure dietro di lui. Dudley rabbrividì quando l'occhio si posò su di lui e nascose ancora di più il corpo grassoccio dietro suo padre.
Alastor grugnì di moderato disgusto quando vide la famiglia babbana ma scelse di ignorarli, per concentrarsi sull'ottenere le risposte da Dumbledore.
Albus sospirò. “L'ho già visto, Alastor. Dovremmo dargli ampiamente spazio, per un po'. Credo che lo abbiamo sottovalutato. Bisognerà anche fargli delle scuse, ma dovremo aspettare; Harry non le accetterà così facilmente. Riferisci a tutti coloro che lo stavano cercando di cessare e di lasciare lui e i Malandrini in pace. Anche loro verranno reinclusi in -ogni- riunione dell'Ordine, se Harry vuole che ci siano anche loro. Ora se vuoi scusarmi, ho una famiglia da sistemare.”
Gli occhi di Alastor si assottigliarono. “Perché questo cambiamento improvviso, Albus?”
Ma Dumbledore non rispose e l'Auror sospirò frustrato.
Comunque, sentì il ragazzo grassoccio mormorare qualcosa che fece trattenere a Moody il fiato d'incredulità, e correre all'ufficio del Preside per vedere i resti.
“Perché il cambiamento improvviso, ha chiesto?” sbuffò “Non era mica lì lui, quando il ragazzo ha squagliato la porta come se fosse niente!”
………

“CRUCIO!”
A Little Hangleton, Mansione Riddle per essere più precisi, un uomo mascherato e avvolto dal mantello cadde a terra contorcendosi in agonia, gridando di continuo finché il suo master si stancò di perpretrare l'incantesimo.
“Che. Cosa. E' successo.”
Tagliente, pericoloso e al limite.
Tom Marvolo Riddle NON era di buon umore.
Draco Malfoy sobbalzò al vedere il padre che subiva la punizione per il fallimento dell'attacco pianificato ad Hogsmeade con l'aiuto dei Dissennatori.
Il biondo aristocratico rimase al suolo, in ginocchio, provando a scrollarsi di dosso i residui del Cruciatus. “Noi- noi non lo sappiamo, mio Lord!”
“CRUCIO!”
Lucius cadde nuovamente e gridò a piena gola. Rapida come era venuta, la maledizione si spense.
“Lucius, sei uno dei miei seguaci più leali e potenti. Perché devi torturarmi così? Perché ti sottoponi a tutto questo, quando tutto ciò di cui avresti bisogno per restare illeso è una risposta alla mia domanda?”
Lucius restò in silenzio, non sapendo come rispondere. Era stato certo che l'attacco avrebbe ucciso tutti gli abitanti di Hogsmeade ma no! I Dissennatori erano tornati da loro, squittendo, e in minor numero! Non era stata una perdita preoccupante per l'armata del suo Lord, ma in nome di Grinderwald, che cosa era successo agli altri?!
Il biondo sobbalzò quando sentì il proprio master che affondava le unghie nei braccioli del trono in cui sedeva. “Sono così deluso,” sospirò Voldemort prima di porre Lucius sotto l'incantesimo, assieme a coloro che lo avevano aiutato a formulare i piani d'attacco.
Diverse grida d'agonia dopo, Riddle li rilasciò, apparentemente disinteressato. “Qualcuno ha informazioni su James Evans?”
Tom cambiò rapidamente discorso e fissò con intensità ognuno dei suoi seguaci presenti. ‘Voglio sapere… chi è?... Come ha fatto a farsi strada nella mia mente?... Mi sono stancato di questo piccolo gioco. Sembra che lui sia in vantaggio su di me, e sta vincendo. Non mi piace affatto.’
Nessuno rispose.
“Lo vedo.”
‘Patetici, inutili sciocchi.’ Stava per sollevare la bacchetta contro molti di loro per punizione, quando una voce lo interruppe timidamente.
“Io… Io forse so… chi sia in realtà…”
Tutti i Mangiamorte avrebbero voluto voltarsi a guardare Peter Pettigrew ma nessuno osò alzare il capo; il maledetto traditore poteva aver appena salvato loro la pelle.
“Wormtail. Vieni qui, mio piccolo traditore favorito.”
L'ometto dagli occhi selvaggi si fece rapidamente strada verso il proprio master e si gettò sul pavimento ai suoi piedi, baciandogli il mantello. “Master…Master… Stavano vincendo ad Hogsmeade. Vincevano, i vostri Dissennatori! Il vecchio e i suoi patetici membri dell'Ordine si stavano ritirando, quando sono arrivati loro!” Wormtail gemette e parve più agitato del normale.
Lucius era furioso. ‘sa quello che è accaduto ad Hogsmeade! Perché non ha detto nulla prima, quel piccolo sacco di m***a! Sono stato maledetto per bene perché lui non ha fatto rapporto! Una volta che gli metto le mani addosso…’
Le azioni di Peter, o meglio le sue reazioni, risvegliarono l'interesse di Tom. “Che cosa è successo, Wormtail? Sembri stranamente nervoso,” domandò sospettosamente Riddle.
Pettigrew quasi indietreggiò sotto il penetrante sguardo del proprio Master ma, per una volta, non erano stati gli occhi rossi a farlo tremare nel modo in cui lo faceva, ma al contrario tutti gli eventi e la comprensione di essi che aveva vissuto.
“E' stato… Erano loro, Master. Black e Lupin.” Entrambi i nomi riuscirono ad essere pronunciati, ma la paura era impressa sull'intero volto dell'evaso. “Sono arrivati dopo un po' per aiutare il gruppo in ritirata. Io li stavo spiando nella mia forma di Animagus. I loro Patronus hanno aiutato ma non erano abbastanza forti per respingere una così gran quantità di Dissenatori.”
“Allora? Arriva al punto!” Voldemort stava perdendo la pazienza.
Wormtail sussultò e si guardò attorno, agitato. “E' stato allora che è arrivato lui. L'Animagus Grifone che si fa chiamare James Evans.”
Voldemort si raddrizzò nella propria sedia.
“Il vecchio non è parso felice di vederlo, comunque. Deve essere accaduto qualcosa. Ma Black e Lupin sembravano sicuri che il ragazzo avrebbe fatto la differenza, per quanto suoni impossibile. Quando si è ritrasformato****, è sembrato provare un enorme dolore, di certo per la vicinanza dei Dissennatori, e quindi ha brandito la bacchetta e…”
“E?”
“…Ha tre Patronus. L'aspetto dei Patronus…” Pettigrew rabbrividì.
Lucius ghignò sotto la maschera. ‘Dillo, imbecille di un codardo, sei scappato per la paura, questo è certo... ma che cosa può averlo spaventato a tal punto?...’
“Un cervo, un cane minaccioso e un Licantropo.” Peter deglutì, un'immagine dei Malandrini a scuola che lo guardavano con una smorfia gli attraversò la mente. “James Potter, Sirius Black e Remus Lupin. Ho sentito qualcuno chiamare il ragazzo per nome… Harry… lo so che è impossibile…”
A questo punto, gli occhi cremisi di Voldemort scintillarono di comprensione e diede un pugno al bracciolo. “FUORI! FUORI TUTTI!”
I Mangiamorte si dileguarono tutti e Peter sussultò prima di seguirli di corsa; era quasi sull'orlo delle lacrime. Da quel pazzo venuto fuori da Azkaban che era, era stato sicuro di chi il ragazzo realmente fosse, primo ad averlo scoperto, tra tutti. Per Pettigrew, pareva essere più una sorta di vendetta da parte di James Potter giunta direttamente dalla sua tomba, e spaventava in maniera abissale la sua mente instabile.
……

Tom Riddle inspirò ed espirò forte ma non gli servì affatto a calmarsi. Non sapeva come fosse possibile, ma tutte le prove conducevano a quel fatto: James Evans era Harry Potter. Aveva anche usato i nomi dei suoi genitori morti sotto il maledetto naso di tutti, per Circe!
Harry –maledetto- Potter, il ragazzo che era stato sicuro al cento percento di aver ucciso con le sue stesse mani. Poteva ancora rievocare la sensazione di vittoria al tenere il corpicino senza vita del bambino di un anno, sedici anni prima.
‘Che razza di magia è questa?! Nessuno può essere riportato in vita!’ Respirò più profondamente ad ogni secondo che passava, finché implose.
RHAAAAAAAAAAAAAAAA!
Puntando la propria bacchetta contro ciò che lo circondava della stanza, il furioso Signore Oscuro procedette a distruggere qualsiasi cosa su cui avesse posato gli occhi, nel mentre squarciando le proprie barriere mentali.
Senza che egli ne avesse coscienza, quelle barriere erano connesse a qualcun altro… Qualcuno che potè percepire tutte quelle emozioni perfettamente.
La confusione.
La rabbia.
La nausea.
L'urgenza di uccidere.
Di distruggere.
Di annientare.
…Di vedere spillare il sangue…
………

E fu così che Amos Diggory, che stava innocentemente attraversando un corridoio, si trovò tra le braccia un catalettico Harry Potter dopo che il ragazzo ebbe improvvisamente gridato di pura agonia, ebbe iniziato a tremare come se ci fosse un terremoto, sfregandosi la cicatrice –tentando di scorticarsela via, quasi invasato, con le unghie-, e quindi fu crollato, incosciente, con un ultimo grido atroce, sanguinando dalla cicatrice sulla fronte e da un angolo delle labbra.
Non vide Sirius e un Lupin dall'aria molto stanca che gridarono il suo nome con orrore, e che spingevano via Diggory per tenerlo e chiamarlo disperati.
Non vide Diggory indietreggiare lentamente e quasi inciampare dalla paura.
Non vide il terrore assoluto impresso sui volti di ragazzini e insegnanti che avevano appena girato l'angolo.
No. Harry James Potter si era semplicemente inabissato nella tenebra assoluta.
…………………………………………………………………………




* Ma come fa a sapere di averne prodotto più di uno, se era incosciente? E non possono averglielo raccontato, si è appena svegliato....

** Coorior procella= Allora, o l'autrice usa un vocabolario di latino completamente diverso dal mio, o qui c'è una svista: letteralmente sarebbe 'io sorgo, tempesta', ma Forse voleva essere un imperativo ('Tempesta, impervèrsa!') che in latino sarebbe stato -> "Coorìre Procella!"... ovviamente, questa è pura elucubrazione personale.. a volte i vocabolari di latino fanno brutte sorprese anche di editore in editore, figuriamoci nelle altre lingue =_= vabbè ;

*** Letteralmente sarebbe stato una cosa del tipo 'ho commesso un supremo errore', ma l'espressione inglese era piuttosto forte, quindi ho risposto con un'espressione altrettanto forte. [= I royally fucked up]

**** Mi chiedo, se Petunia Dursley ha riconosciuto in Harry un James Potter che avrà visto sì e no una mezza dozzina di volte in vita sua, perché Peter che vi ha vissuto assieme per anni non ha mostrato alcun segno di riconoscimento alla somiglianza di Harry con lui? .. Svistuccia dell'autrice che mi delude un pochino :( ...




  
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