RAGGI DI SPERANZA by MISTRESS LAY
[Cap. XXIX,
Part I]
[R, Slash, ®J.K. Rowling, tranne i personaggi nuovi,
situazioni e quanto ci sia di malato in ciò che state per leggere, appartengono
alla sottoscritta]
CAPITOLO CINQUANTOTTESIMO
PERCORRENDO SENTIERI OSCURI
*
Esiste molto del mondo che non si conosce, ma di
certo, uno dei misteri più oscuri è l’alchimia dell’amore.
Beati coloro che ne conoscono le avvolgenti spire.
*
Il cielo quel giorno era nuvoloso, sporadici raggi di sole
colpivano il suolo, subito inghiottiti dalle nubi, eppure sul castello di
Hogwarts regnava una calma piatta, quasi rarefatta.
In cima alla Torre
d’Astronomia, sul davanzale di una delle poche finestre era seduto Tom Riddle:
la gamba ripiegata sotto di sé, una a penzoloni verso l’interno del parapetto,
la borsa scolastica abbandonata in un angolo, gentilmente ripiegata, come se
Tom avesse voluto salvare il suo contenuto.
A volte si chiedeva che
cosa lo avesse spinto a tornare a scuola, a Hogwarts, ancora una volta: in
fondo, che altro aveva da imparare? Doveva avvenire il contrario, altroché.
Eppure aveva
seguito Harry anche lì, come un’ombra silenziosa, timoroso che potesse
accadergli qualcosa durante la loro separazione.
Patetico, veramente patetico.
L’intera famiglia Gaunt si sarebbe rigirata nella tomba, se
lo avesse saputo.
Tranne forse sua madre, ma lei era una sempliciotta
innamorata, dopotutto.
Ultimamente si era ritrovato spesso a pensare come avrebbe
fatto Voldemort.
Non era un’osservazione piacevole, ma era necessario che
lui capisse, che comprendesse quel punto di vista che aveva abbandonato
scegliendo la strada accanto a Harry e disdegnando quella del suo alter ego.
Non era nemmeno divertente, perché spesso si era ritrovato
a riflettere sulla sua stupida e patetica condizioni: relegato a Hogwarts, tra
mura che soffocavano il suo desiderio di conoscere, tiranneggiato da un preside
che disprezzava e si divertiva a manipolare tutti, con la compagnia di
Serpeverde mediocri e altre persone nemmeno degne della sua attenzione.
Voldemort invece era libero: era ricercato, si nascondeva
agli occhi di tutti, ma aveva raggiunto l’apice, l’apoteosi del potere, non
poteva metterlo in pratica perché continuamente vincolato e con continui
fastidi – uccidere un ragazzino ad esempio -.
Beh, a ben pensarci, nemmeno la condizione di Voldemort era
migliore della sua.
Aveva preso a pensare all’altro come a ‘Voldemort’, sebbene
sapesse perfettamente che ‘Voldemort’ era lui stesso.
Eppure immaginarsi nei panni di un altro non gli piaceva.
Già si immaginava un’ipotetica lista delle cose da fare: “1)
Conquistare il mondo. 2)
Uccidere Harry Potter. 3) Radunare nuovi fedeli.” Non era
particolarmente divertente.
E soprattutto sul secondo punto aveva parecchio su cui
dibattere.
Il solo pensare di uccidere Harry era compreso di là della
sua mente.
Harry, la metà del suo cuore!
Harry, la sola ragione per sorridere!
Harry, Harry, Harry!
Sì, era proprio messo male: struggersi per amore. Ridicolo
per una persona come lui, eppure, era così.
Ultimamente, inoltre, l’ansia lo stava divorando: la voce
di Voldemort, che affiorava sempre nei momenti in cui lui abbassava la guardia,
lo angustiava, la sentiva quando pensava intensamente a Harry, la sentiva
quando si coricava, infestava il suo dormiveglia, invadeva i suoi sogni,
trasformandoli in scontri verbali o manifestazioni della sua paura.
E così quando si svegliava lo faceva di soprassalto, con il
cuore che batteva a mille, sudato, e doveva fare violenza a se stesso per non
correre fuori della sua stanza e assicurarsi che Harry stesse bene e non fosse
morto o peggio.
Oltre alle paure era cambiato anche il suo rapporto con
Harry: erano lontani i giorni di Parigi, così spensierati e allegri, così
pregni di loro.
Harry lo guardava e non capiva, non comprendeva quale tarlo
stesse dilaniando Tom – e di certo quest’ultimo non voleva farne parola -, e
passava ore e ore nell’ufficio di Silente a fare chissà che cosa, e ne usciva
sempre con una faccia stravolta.
Lo vedeva, quando ne usciva, ma non si era mai fermato a
parlargli, solo una volta, ed Harry lo aveva guardato pallido, come se vedesse
un fantasma, e aveva rifiutato la carezza che Tom stava per donargli.
‘Scusa, sono in ritardo. Il coprifuoco è scattato’, si era
giustificato.
Solo in quei momenti Tom si rendeva conto di quanto
facessero male i segreti, di quanto però fosse difficile parlare, fare il primo
passo, e chiarirsi.
Così aveva preso a passare ore sulla Torre d’Astronomia, a
pensare, ad usare tutte le sue doti per stornare la voce di Voldemort, quel
sottile e continuo torrente di persuasione.
Harry…
Quanto gli mancava strappargli baci per scherzo, baciarlo e
abbracciarlo, tenerlo stretto nel suo cerchio di braccia, tenerlo vicino al suo
cuore, lui che era il suo cuore.
Però ogni volta che allungava le braccia per farlo, per
cancellare la perenne espressione imbronciata che capeggiava sul volto del
Grifondoro, il senso di colpa lo assaliva.
Ma come, non vuoi raccontargli che Voldemort bussa
allegramente alle porte della tua mente?
Patetico.
Si stava veramente rendendo patetico.
Erano trascorsi solo pochi giorni dal loro ritorno e già
Tom agognava ad uno sprazzo di tranquillità con Harry.
Solo Harry e basta.
E invece ecco i problemi, facce scure e ostili, come se la
diffidenza si fosse diffusa come una malattia.
E poi si sentiva distratto dagli occhi dorati di Philius Prestorn. Aveva continuato ad indagare sulla sua misteriosa natura, ma non era giunto a nessuna conclusione definitiva.
Sbuffò.
Patetico spettacolo che stava dando.
Patetico, patetico, patetico.
- Non avrei mai creduto che avrei assistito a Tom Riddle in
versione malinconica – una voce lo distrasse dai suoi pensieri.
Tom si voltò verso la porta e vide sulla soglia l’elegante
figura di Altair, vestita completamente in nero, un nero corvino che non aveva
niente da invidiare ai suoi lunghi capelli, in quel momento raccolti in una
coda di cavallo, alcuni ciuffi le scivolavano lungo l’ovale perfetto del suo
viso.
Eppure tutto quel nero non dava alla sua figura niente di
spettrale, come capitava ai più – come Piton e Prestorn -, al contrario, le
faceva risaltare in maniera quasi stupefacente il colore iridescente delle sue
iridi e la sua pelle candida.
Il fatto che Tom di lei sapesse poco e niente – nemmeno il
suo nome, figuriamoci! – lo metteva sempre in allarme: ad ogni sua apparizione
sembrava che desiderasse prendersi gioco di lui.
Harry non lo aveva mai avvertito forse, ma Altair
nascondeva, sotto quella bellezza disarmante e quella fredda cortesia, qualcosa
di indecifrabile. Un enigma vivente.
- Che ci fai qui? – ringhiò Tom.
Altair si avvicinò a lui, fissandolo dritto negli occhi con
espressione annoiata, come se essere lì fosse una costrizione, altro che visita
di piacere.
- Non sono qui per te – rispose freddamente.
- E allora perché sei qui, di grazia, siccome ci sono solo
io? – ribattè Tom infastidito dal tono della ragazza.
Altair gli rivolse un’occhiata penetrante: - Touchè – si
appoggiò al muro adiacente al parapetto sul quale sedeva Tom – Forse, però,
potresti dirmi che sta succedendo –
Tom aggrottò le sopracciglia: - In che senso? –
- A Harry, ovviamente -
Tom scattò immediatamente a sedere, improvvisamente
allarmato: - Che cosa gli è successo? –
Altair sollevò gli occhi al cielo: - Mi ascolti quando
parlo o sei su un altro pianeta? Tel’ho appena chiesto io – lo rimproverò – Non
sono io quella che ci vive in stretto contatto ventiquattr’ore su ventiquattro
–
Tom fuggì il suo sguardo: - Non è che parliamo un granchè
ultimamente –
- Ah – commentò la ragazza – Ecco qual è il problema -
- Harry ti ha scritto che ha qualcosa che non va? – indagò
Tom.
- Non precisamente. Comunque, sembra che l’arcano sia stato
scoperto. Sei tu –
Tom aggrottò le sopracciglia: - Se continui a giocare per
enigmi è dura che riesca a capirti –
- Ho solamente sentito Harry per lettera, sporadiche volte,
non muoio di certo dalla voglia di rispondere alle domande che nemmeno mi
scrive… - ripensò alle ultime missive del Grifondoro. Non che avesse mai
scritto di avere un problema, eppure si notava, chiaro e tondo, che questo
problema esisteva.
Forse, semplicemente, Harry era una persona facile da
capire.
- E sei venuta per lui? -
- Che vuoi farci, ogni tanto mi ricordo di avere un cuore
che batte nella cassa toracica. Misteri della vita -
- Non giocare con me -
- Ti assicuro che se volessi giocare, mi sceglierei un
compare più divertente di te -
Tom la fulminò con lo sguardo: - E allora che diavolo ci
fai qui da me? –
- Risolvo il problema di Harry – rispose tranquillamente
Altair – Che a quanto pare ha a che fare con il tuo problema -
- Non ho problemi! -
- Si vede. Infatti è normale per due fidanzati non parlarsi
-
- Ci parliamo! -
L’espressione di Altair si indurì: - Non mi diverto a stare
ad ascoltarti, Tom, quindi vado direttamente al punto: che cosa ti sta
succedendo? Pensavo che Harry ti avesse sciolto un po’ –
- Non sono affari tuoi – ribattè veementemente Tom.
- Evidentemente – riprese lei, implacabile – E’ un problema
che non è solo tuo -
Tom fece per raccogliere da terra la sua borsa per
andarsene, a quel punto Altair si staccò dalla parete, osservandolo con
durezza: - Nessuno ti costringe a dire niente, ma ricorda che quello che fai tu
è affar di tutti –
Tom la fulminò con lo sguardo, furibondo: - Perché dovresti
insinuare che tutti dovrebbero farsi allegramente i fatti miei? -
Altair chiuse gli occhi e scosse la testa, esasperata: - Se
mi fai questa domanda vuol dire che non hai proprio capito nulla –
- Capito cosa? Spiegati! -
La ragazza non rispose, ma continuò a fissarlo per un tempo
che gli parve infinito, con quello sguardo penetrante, duro, ad accusargli tutto
quel peso che lui sentiva soverchiargli il cuore: era allo stesso tempo
inquietante ed impossibile, perché lei dovrebbe sapere una cosa che doveva
ignorare?
- Lo sai? – domandò a bruciapelo.
- Sapere cosa? Non parli, è difficile che possa avere fantasia
a sufficienza per inventarmi qualcosa – replicò.
Tom si morse l’interno della guancia, per impedirsi di
ribattere qualcosa di caustico: certo, come poteva sapere una cosa del genere?
Decisamente stava diventando paranoico con tutti questi segreti…
- Ho ucciso una persona – confessò di getto.
- Silente? In questo caso avresti soddisfatto una tua
fantasia adolescenziale, senza dubbio -
- Ho ucciso Theodore Nott -
Altair sbattè le palpebre: - Chi? –
Tom si lasciò sfuggire un grugnito di insoddisfazione: -
Theodore Nott. Uno dei mangiamorte che ha tentato di uccidere Harry ad
Halloween. Era qui al ballo con Durmstrang, l’ho ucciso al limitare dalla
Foresta Proibita… che diavolo hai da ridere? –
Altair posò una mano sulle labbra, soffocando l’ilarità: -
Scusa, ma lo trovo estremamente ironico –
- Ho ucciso un uomo, se non te ne fossi accorta! -
- Hai ucciso un mangiamorte che ha attentato alla vita di
Harry – lo corresse – Non ci trovo assolutamente niente di male. Personalmente,
avrei suggerito una tortura un po’ più lunga, ma dovevi essere di fretta,
immagino -
Fu la volta di Tom a guardarla sorpreso: - Non sei
minimamente sconvolta per la mia… confessione? –
- Perché dovrei? Hai sempre avuto qualche problema di
autocontrollo -
- Non intendo questo! – Tom sospirò – Ho ucciso un uomo e
tu te ne stai lì, tranquilla, a commentare sul mio autocontrollo personale? -
Altair scrollò le spalle: - Tom, non capisco, è questo il
tuo problema? Aver ucciso un mangiamorte? –
- Sì… e no -
- Fammi indovinare, Harry non lo sa -
- Certo che non lo sa! – Tom lasciò cadere la borsa a
terra, passandosi una mano tra i capelli – Come posso andare da lui e
confessargli candidamente di aver ucciso una persona? E se poi… - si morse il
labbro, cercando di trattenere il fiume di parole che gli era affiorato il
desiderio di investire Altair, ma non vi riuscì, perché il desiderio di
parlare, di rivelare a qualcuno la sua paura, era troppo, troppo, grande – E se
poi pensa che assomigli troppo a Voldemort? – gettò un’occhiata a Altair.
- Ammetto che uccidere una persona non è esattamente
ortodosso, ma perché Harry dovrebbe giungere ad una tale conclusione? -
- Perché dovrei anche confessargli di essere in contatto
con Voldemort -
- Come scusa? -
- Voldemort mi parla nella testa -
Silenzio.
- Da quando? -
- Da una settimana almeno ma… è una cosa che è cominciata
da un po’ -
- Cioè, fammi capire, tu sai perfettamente di essere
influenzato da Voldemort e non ne hai fatto parola con Harry? -
- Non sono influenzato da Voldemort! Solo… a volte… - chinò
il capo. Altair aveva ragione: era stato influenzato da Voldemort, non
in ultima istanza, ma nei mesi precedenti, con la morte di Theodore, a Parigi,
ancor prima del ballo persino, qualcosa lo aveva spinto a non fare quello che
aveva intenzione di compiere. Non che fosse la voce di Voldemort che gli
rivolgesse degli ordini, però… era una sensazione più sotterranea, oscura,
quasi come se un recesso della sua mente si dissociasse da lui e avesse preso a
suggerirgli ordini contradditori.
Altair trasse un profondo respiro prima di dire, in tono di
comando: - Raccontami tutto, non omettere niente –
In quel momento Tom si rese dolorosamente conto che, se
c’era una persona in grado di consigliarlo, quella era Altair.
Non era facile per lui ammetterlo, eppure la verità
confermava i fatti, e in quel momento decise anche di fidarsi di lei, perché
aveva bisogno di dire a qualcuno quello che stava attraversando, perché aveva
necessità di avere un consiglio.
A Harry non poteva dire niente, perché l’amore per lui lo
portava a soffocarlo di premure, ma ad Altair poteva, perché non temeva si
preoccuparla, lei gli avrebbe dato una risposta, brutta o bella quale sia,
perché da lei non si sarebbe dovuto aspettare né compassione né condiscendenza,
ma solo tolleranza.
Per la prima volta, Tom rivelò tutto senza accennare ad una
protesta da quello che era successo in biblioteca fino all’ordine di uccisione
di Ginny Weasley: se c’era una persona che poteva aiutarlo quella era Altair.
Al termine del suo racconto la osservò attentamente, aspettando una replica di
qualunque tipo, una reazione, lei che era rimasta in silenzio per tutto il
tempo, ascoltandolo attentamente con espressione crucciata.
- E’ la voce di Voldemort – concluse Tom – è la voce di
Voldemort che mi tormenta – sputò fuori come se quelle parole contenessero
veleno.
Altair lo guardò concentrata, prima di rispondere: - Hai
dimostrato di saper tenergli testa, ma questo non significa nulla. Ritornerà,
sarà più forte, colpirà i tuoi punti deboli e a quanto pare li conosce già… -
- Cosa? -
- Harry è il tuo grande punto debole e nel contempo punto
forte. Harry è tutto per te, è ciò che ti tiene legato alla tua anima, alle tue
scelte, alla tua integrità interior; ma è anche un punto che Voldemort può
sfruttare a suo piacimento per sottometterti. Non solo, ha scoperto un altro
tuo punto debole: il tuo continuo desiderio per la Conoscenza, lo stesso che ha
avuto lui quando aveva la tua età -
- Io… -
- Perché tu vuoi ancora la conoscenza, no? -
Tom sollevò il capo fieramente: - Se mi chiedi se voglio
ancora raggiungere il potere la risposta è sì. Se vuoi chiedermi se per il
potere sarei disposto a tutto, come Voldemort ha fatto, la risposta è no. Harry
viene prima di ogni cosa –
Altair sorrise con aria gentile: - Lo so, Tom -
La guardò duramente: - Io non sono lui –
Altair sorrise ferina e lì, in quel momento, a Tom sembrò
una visione grandiosa mentre pronunciava quelle parole così letali: - No, non
lo sei. Ma lo diventerai -
Sì, Altair era proprio una visione grandiosa, lì, seduta
sul davanzale, appoggiata al muro, con un braccio appoggiato sulla sommità del
ginocchio della gamba piegata, con l’altro che penzolava, come l’altra gamba.
Aveva un sorriso bello ed inquietante allo stesso tempo, e
con il sole che brillava sporadicamente alle sue spalle, la sua intera figura
era ammantata di tenebra o luce.
Quella figura avrebbe avuto su Tom lo stesso impatto se
fosse seduta su un trono a fissarlo dall’alto. Non commentò le sue parole,
perché colse in quella frase una facciata della medaglia che purtroppo aveva
inteso anche lui.
- Cosa devo fare? – domandò Tom.
Intuiva che quella domanda era tutta espressione di
fiducia, ma, in quel momento ne ricercava un riscontro, perché tenersi dentro
tutto è dura, soprattutto quando c’erano di mezzo dei segreti.
- Non escludere Harry – proferì gentilmente Altair.
Tom ebbe un gesto di stizza: - Non posso parlargliene! Non
posso! Non voglio preoccuparlo! So che glielo dicessi lo sobbarcherei di un
ulteriore peso… non voglio che si preoccupi per me –
Una persona, normalmente, nell’udire queste parole, direbbe
all’interessato che stare assieme a qualcuno voleva dire anche condividere, nel
bene e nel male.
In quel frangente Altair non poteva di certo dire una cosa
del genere a Tom: non le avrebbe dato retta, perché Tom sapeva che era dalla
parte del giusto per non dire niente a Harry… e Tom era così testardo!
- Se non vuoi parlargliene, non farlo, testone! – lo
rimproverò Altair, ma questa volta lo fece bonariamente – Ma… non escludere
Harry -
Tom fece per ribattere che per dirgli una cosa del genere
non aveva capito niente, ma Altair continuò, senza lasciargli spazio per
replicare.
- Harry sta male se lo tieni a distanza, Tom. Ha bisogno
che tu gli stia accanto, ne ha passate tante, ha perso molto, e deve
sentire che almeno tu non lo lascerai ma rimarrai sempre con lui -
- Io starò sempre con lui! Non ci sono dubbi in proposito!
– la interruppe Tom. Lasciare Harry? Quale eresia!
Altair sospirò: - Quando si sente la persona che si ama
lontana, che ti tiene a distanza, non è facile ascoltare la ragione. Il timore
prende il sopravvento. È irrazionale, ma quando si ama si ha sempre paura –
Tom distolse lo sguardo, quasi colpevole.
Si massaggiò le tempie con le dita, nervosamente: purtroppo
le parole di Altair erano vere, le sperimentava lui stesso in primis sulla sua
pelle.
- Non allontanarlo, quindi – rincarò Altair – Non ci sono
solo incantesimi e maledizioni per ferire una persona, a volte basta la
semplice indifferenza. Se non vuoi parlargli dei tuoi problemi, se non vuoi
dire esplicitamente quello che provi, attendi fino a quando non sarai pronto.
L’amore attende sempre un superamento: hai superato la tua individualità per
affogare in Harry, hai superato orgoglio e sospetti per ammettere quanto tieni
a lui, ora supera le tue riserve e parla con Harry di questi problemi. Lo
farai, anche se non adesso. E Harry ti sarà vicino – gli sorrise – Non sei
solo, Tom, e anche se ti sembra di percorrere un sentiero oscuro e ricco di
insidie, ecco, questo è quello che si chiama il ‘mistero’ dell’amore. Ma non ti
accorgi, Tom, che accanto a te c’è Harry? Non ti accorgi che Harry ha le tue
stesse paure e vorrebbe solamente che tu gli stringa la mano e gli faccia
capire di non essere solo? -
Tom chinò il capo.
Era la prima volta che lo faceva, ma non ne sentiva
vergogna.
Raccolse la sua borsa di scuola, non disse una parola, e
Altair tornò a fissare l’esterno.
- E con Voldemort? Cosa devo fare? -
Altair lo guardò di nuovo, con una nuova luce divertita
negli occhi, scese dal davanzale, parandoglisi davanti: - Come si fa a
respingere se stessi? Si combatte, Tom, ci si aggrappa a quello che ci fa
sentire forti, che ci lascia integri. Pensa a Harry, all’amore che vi lega, e
trai forza da questo. – gli premette una mano sul petto – Usa il cuore, non
solo la mente, per respingerlo – gli sorrise – Non è così difficile, no? –
Tom si concesse un piccolo sorriso: - No, non lo è per
niente – si diresse verso la porta per uscire, ma prima di varcare la soglia si
voltò verso Altair – Grazie –
- Io sono qui -
- Ora lo so -
*
- Altair? -
Era uscito dall’aula di Difesa contro le Arti Oscure dopo
gli altri, Prestorn aveva voluto consegnargli per ultimo il saggio scritto, e
aveva detto agli amici di non aspettarlo e che si sarebbero visti a cena.
Non che avesse dovuto insistere, visto l’ormai consueto
‘approfondimento’ che Prestorn dava a metà classe e che la costringeva a
trascorrere parte del week end in biblioteca: studenti avevano preso
l’abitudine di frequentarla anche nelle pause interclasse. Inutile dire che
Madama Prince non vedeva di buon occhio Prestorn: troppi studenti, poca
disciplina.
Alle lezioni pomeridiane Tom non si era nemmeno presentato,
non nascondeva una certa agitazione per la sua assenza, mancava ancora l’ultima
lezione, pozioni con i Serpeverde, prima della cena.
In ogni caso appena uscito dall’aula aveva trovato Altair
ad aspettarlo.
- Altair! -
Sì, Altair era lì, di fronte a lui, vestita con vestiti
neri che la fasciavano e allungavano la sua figura snella, e con
quell’espressione imperturbabile che le era così congeniale.
Harry l'abbracciò con impeto, stringendola a sè con
affetto: - Altair! Finalmente sei tornata! -
La ragazza inarcò un sopracciglio: - Perchè, ho firmato un
contratto scritto come i condannati agli arresti domiciliari? Stare lontano da
te e non farmi più vedere? –
Harry rise: - Ma no! Solo che
non mi aspettavo una tua visita! L’ultima volta te ne sei andata senza nemmeno
salutarmi! –
- Avevo da fare. Nessuno è ai tuoi piedi, sai –
- Lo so fin troppo bene – ribattè Harry.
- Chi si vede… - una voce fece girare di scatto il ragazzo
mentre sul volto di Altair si apriva un sorrisetto freddo di condiscendenza.
Philius Prestorn li stava guardando curioso – Lei è…? -
Sebbene entrambi vestissero di nero, Philius faceva una
figura sinistra accanto a quella elegante di Altair, incredibile quante fossero
le differenze.
La ragazza fissò negli occhi Philius con uno sguardo che sarebbe
potuto sembrare di sfida a chiunque, ma che in realtà era semplicemente
indagatore: occhi di colore indefinibile, quasi un incantesimo ne oscurasse lo
splendente colore, fissavano le iridi gialle e le pupille verticali di Prestorn
senza il minimo timore né la minima esitazione.
Pochi avevano fissato Philius così direttamente: Luigi, con
quella maliziosa luce negli occhi dorati, Tom, con sfida, Harry, con curiosità,
e lei, una ragazza che aveva già visto in precedenza – forse al ballo di Natale
– e che lo aveva colpito.
- La Fata Turchina – rispose l’altra, con voce leggera come
un sussurro del vento – Altair per i profani – aggiunse in uno slancio di
divertimento – Lei era Garet Jax, no? -
Philius si ricordava di lei: una nube azzurra che
l’avvolgeva di tulle e seta, con capelli turchini e una maschera a coprirle il
volto. Il travestimento non le rendeva per niente giustizia.
La Fata Turchina che non era caduta nel profumo delle rose
neppure per un secondo, sebbene il suo potere riuscisse a soggiogare chiunque.
- Philius Prestorn – le tese la mano candida, lei la
strinse senza esitazione, e per un attimo Philius sentì una specie di crepitio
al cuore, come se in quell’istante breve di contatto avesse sentito qualcosa
a livello profondo e non semplicemente tattile, qualcosa di intimo, di particolare.
Sottrasse la mano con uno sguardo smarrito.
Altair lo stava fissando come se non fosse accaduto niente,
con quell’espressione onnisciente e calma stampata sul volto che lo lasciava
spiazzato.
Harry mise una mano sul braccio della ragazza, quasi
redarguendola a non fare nulla: - Noi andiamo professore –
Altair lo fissò un attimo dritto negli occhi prima di dire,
con fermezza, in un sussurro udibilissimo: - La luce non ti si addice –
Philius pensò subito a Luigi.
- Che cosa significava la tua ultima frase? – domandò
nervosamente Harry, tenendo Altair per un braccio e conducendola in un’aula
deserta.
- Una semplice constatazione – rispose laconica –
Piuttosto, ho incontrato Tom prima -
Questa semplice frase fece spalancare gli occhi di Harry
per la sorpresa, quasi temette la possibile risposta alla probabile domanda che
stava per sottoporle…
- Ah e… -
- Non preoccuparti – Altair con un pizzico di ghigno
malefico – gli ho fatto una bella lavata di capo… -
Harry arrossì, scosse la testa: - Non… -
- Ho dovuto – lo prevenne – e mi sono divertita molto a
farlo -
- Non ne dubito… - sorrise il ragazzo. Altair, Altair, come
avrebbe fatto senza di lei?
Assurdo, chi avrebbe mai detto che avrebbe trovato una
persona come lei nell’abisso in cui era caduto quell’estate?
Altair e Tom.
Incredibile.
Altair gli sorrise lievemente: - Mi vuoi dire invece che
cosa ti angustia? – nel domandarlo spostò con le dita una ciocca di
capelli,guardandolo dal sotto in su.
Harry di cose ad angustiarlo ne aveva troppe.
In primis la questione con Tom che sembrava essersi fermata ad un doloroso punto fermo: come si era finiti ad allontanarsi così? Non avevano litigato, né si erano travati in disaccordo in una conversazione, eppure c’era una certa tensione sotterranea tra di loro che minava inopportunamente il loro rapporto.
Nessun litigio, eppure qualcosa di non completamente
evidente c’era: i molti cambiamenti di
Tom, le cose che Harry andava apprendendo su di lui grazie agli incontri con
Silente, le parole di Ginny che ancora gli rimbombavano in testa…
La loro più grande colpa era di non essersi potuti venire
incontro parlando e trovando conforto nella comprensione dell’altro.
Ci sono segreti che non sono degni di essere comunicati alla
persona amata…
- Silente ha… - Harry si morse il labbro nervosamente,
occhieggiando Altair in preda ad un dubbio. Parlargliene o meno?
Silente si era raccomandato più volte di non farne parola
con nessuno – se non con Hermione e Ron – soprattutto con Tom, ma il peso che
Harry stava portandosi sulle spalle lo soverchiava.
Aveva bisogno di parlarne con qualcuno.
Certo, aveva il benestare di Silente per parlarne con Ron e
Hermione, ma ultimamente i loro rapporti si erano notevolmente raffreddati: che
cosa stava succedendo a tutti loro?
Il Trio si era sfaldato a causa dei segreti di Harry, della
sua fuga precedente, e della poca fiducia che aveva riversato in quelli che
erano i suoi amici da sempre. Poi si erano messi di mezzo nuovi problemi, i
sensi di colpa di Harry, e poco a poco i tre si erano cominciati a guardare con
aria spaesata, come se nemmeno loro sapessero come fossero giunti a quella
situazione ma, nonostante ciò, faticavano ad uscirne.
Ultimamente non stava
esattamente andando bene…
Guardò Altair, che ancora attendeva pazientemente una sua
risposta, poteva a lei confessare quello che nemmeno a Tom aveva detto?
- Si tratta di Voldemort – sospirò infine.
- E di Silente, a quanto pare -
- Silente mi ha rivelato l’unico modo per sconfiggere
Voldemort. Si tratta di una tecnica che abusa di Arti oscure – le diede una
veloce occhiata e la trovò con le sopracciglia aggrottate, pensierosa e tesa,
la mano, che prima era abbandonata lungo il fianco, ora era stretta in un pugno
– Sai qualcosa degli Horcrux? -
La reazione di Altair fu molto strana: per un attimo i suoi
occhi ebbero un guizzo timoroso, poi, riprendendo il controllo delle sue
emozioni, distolse lo sguardo, fissandolo verso il pavimento. La fronte si
aggrottò, come in preda ad un pensiero particolarmente spiacevole, chiuse
persino gli occhi, e le ciglia tremarono per un breve istante.
- Altair… tutto bene? – domandò Harry preoccupato.
Solo in quel momento Altair sollevò il capo, riaprì gli
occhi, allentò la presa dei pugni, tornò ad osservarlo con la consueta calma,
anche se leggermente più pallida del solito.
- Sì, tutto bene -
- Deduco che tu ne sappia qualcosa – affermò Harry. non
aveva mai visto Altair in difficoltà e quella piccola falla lo aveva sconvolto.
- Sì, oh sì – rispose Altair con uno sguardo tormentato. Oh,
eccome se sapeva… - Ma non credevo potesse esistere qualcuno in grado di…
spezzare la sua anima in più parti. È… mostruoso -
Harry annuì, si appoggiò ad un banco: - Sì, è quello che ha
detto anche Silente. Lui… me ne ha parlato, mi ha fatto parlare anche con
Lumacorno e… mi sta facendo rivedere, tramite pensatoio, della vita di
Voldemort e quella di Tom – si morse il labbro quando i sensi di colpa lo
assalirono nuovamente.
Altair gli mise una mano sulla spalla: - E’ per questo che non
parli con Tom? Ti senti in colpa a non fargliene parola? Oppure… è qualcosa di
diverso? –
Harry sbuffò, mezzo ironico e mezzo serio: - Non è per
niente facile rivedere il passato di Voldemort, vedere l’altro Tom,
quello che ha ucciso suo padre, i suoi nonni, suo zio per raggiungere il
potere. E non solo lui… è… qualcosa di… - si strinse il braccio con la mano
sinistra, assalito da un brivido freddo - … non posso controllarlo, Al. Io…
vorrei poter dire che l’altro Tom non è il mio Tom, che il Tom
che vedo con quello sguardo terribile è il passato di Voldemort, che il mio
Tom è diverso… me lo ripeto, solo che quando lo vedo per i corridoi che mi
ignora, che non mi rivolge la parola… - rilasciò un sospiro spezzato, mentre
scivolava a sedere, sfregando la schiena contro il muro e coprendosi la faccia
con le mani, quasi a nascondere il suo peccato – Ho paura, Al, ho paura… -
Trascorse un momento di silenzio mentre Altair aspettava
pazientemente che Harry riprendesse il discorso, perché non voleva forzarlo, ma
essergli solamente vicina.
Ed infatti, incoraggiato dal sostegno silenzioso della
ragazza, oltre che spinto alla confessione dalla masnada di pensieri che gli
turbavano la testa, continuò: - So che è orribile, ma ho paura. Paura che tutto
quello che ho vissuto con Tom nelle ultime settimane sia solamente
un’illusione. So che mi ama, sarei un pazzo a non essermene accorto, solo… ho
paura che lui si stanchi di me. Per me ha rinunciato all’altro sentiero, quello
che ha scelto Voldemort, ha abbandonato il suo sogno di potere… per me. E io ho
paura che in fondo lui non ne sia così felice, così convinto. Lo vedo così
distante, Al, e Silente continua a farmi vedere quegli spezzoni della vita di
Tom… io… -
Harry disse tutto questo con la faccia coperta dalle mani,
vergognandosi di ogni singola parola. Come poteva dubitare di Tom? Era così
assurdo, persino alle sue stesse orecchie, eppure…
Sentì uno spostamento d’aria che gli fece intuire che
Altair si era chinata di fronte a lui, piegando le sue ginocchia quasi fino a
toccare le proprie, e una delle ciocche dei suoi lunghi capelli gli accarezzò
il viso. Odorò il profumo di qualcosa di incomprensibile e impenetrabile, che
lo lasciò con una strana sensazione. Aveva già sentito tale profumo, ma in che
occasione?
Le mani fredde della ragazza si posarono sulle sue,
costringendolo a liberare il viso dalla sua spasmodica presa: Altair lo
guardava con sguardo inquieto, così bella da lasciarlo senza fiato.
- Lo so che sono un’idiota – borbottò Harry.
- Un po’ – gli sorrise – Ma è normale – guardando Harry
fissarla con sguardo interrogativo, sospirò, bisbigliando – Tale e quale a Tom,
proprio idioti uguali -
- Eh? -
- Sostengo che tu e Tom siete due stupidi – ribattè – Anche
adesso che voi due state assieme continuate a girarvi attorno, a farvi domande
senza senso, a trovare problemi dove proprio non ci sono, a lasciarvi
condizionare dalla paura… -
- E’ vero che ci
sono i pro… -
- Dico solo che ingigantite sempre tutto –
Harry distolse lo sguardo, perché gli occhi di Altair
sembravano sondargli l’anima: - Io… lui non… - deglutì – Non mi ha mai
confessato che mi ama –
Altair gli sorrise dolcemente: - Non ne dubito, timidone
com’è –
- Non… -
- Lasciami parlare – Harry spostò nuovamente la sua
attenzione su di lei – Non è normale avere dei dubbi su Tom dopo che tu hai
visto tutti quegli spiacevoli altarini nella vita di Voldemort, Harry, ma è
normale dubitare di noi stessi. Nessuno ci insegna ad amare, è una cosa che
viene da sé, senza che nessuno la richieda, ed è normale avere dei dubbi, a
volte, sono sinonimo di insicurezza, ma averne troppi porta instabilità nella
coppia – sospirò – Per voi due è doppiamente difficile: siete cresciuti in un
ambiente non propriamente felice, se non mancante d’amore. E siete alla vostra
prima relazione seria. Se poi aggiungi che tra tutte le persone dell’universo
ti vai ad innamorare proprio della tua nemesi… -
Riuscì a strappargli un sorriso, piccolo, ma bastò a
spezzare un minimo l’atmosfera tesa che si era creata.
- Non posso parlare a Tom degli Horcrux – replicò Harry –
Io… vorrei parlargliene ma credo che, a parte la promessa di silenzio che ho
fatto a Silente, non sia una buona idea -
- Perché non ti fidi di lui? Oppure perché hai paura di
dargli uno strumento che lo induca a condividere la strada di Voldemort? –
domandò Altair mordacemente.
Harry sentì un sobbalzo per ciascuna delle due domande.
Non era una questione di fiducia, era la paura.
Irrazionale, sì, ma era così.
- Cosa devo fare? – domandò ricercando aiuto.
Era la seconda volta che le era rivolta quella domanda
nell’arco della giornata e le circostanze erano molto simili: chissà come ci
era finita nella situazione di consigliera…
Riflettendo, l’unico suggerimento che poteva dare, e vale
universalmente, era di farli parlare per potersi chiarire, ma per un motivo o
per l’altro i due non erano molto propensi a seguire quella sua esortazione.
Forse era più facile convincere Harry…
- Perché non ne vuoi parlare con Tom? -
Harry raccolse contro il petto le gambe, circondandole poi
con le braccia, raggomitolandosi in se stesso: - Sarebbe così mostruoso dire
che ho paura? –
- No, Harry, pensavo che avessimo chiarito il punto della
paura – sollevò gli occhi al cielo, per poi tornare mortalmente seria – Hai
così paura che non ti ami? -
- So che mi ama – quasi bisbigliò il grifondoro – Solo… -
- … non tel’ha mai confessato – concluse la ragazza per
lui, Harry annuì – So che una confessione mancata può portare a diverse
conclusione, una più spiacevole dell’altra, ma vorrei farti presente che il
soggetto è Tom -
- E…? -
Altair scoppiò a ridere, una risata cristallina contro la
quale le labbra di Harry lottarono per non piegarsi in un sorriso: - Tom è
completamene, follemente e irrimediabilmente innamorato di te! – affermò schiettamente
– Ucciderebbe per te, ti proteggerebbe con la sua stessa vita! è così lontano
dalle idee malate di Voldemort che potrebbe essere tranquillamente un’altra
persona! Ti ama, e anche se non lo dice perché un idiota senza cura, te lo
trasmette più e più volte! –
Quelle parole, quella rassicurazione così veemente, fece
aprire qualcosa nel cuore di Harry: la paura, il timore, l’angoscia, pian piano
tutti quegli spettri si allontanarono, tornando nell’inconscio dal quale erano
venuti.
Sembrava che il solo conforto di Altair avesse spinto Harry
a credere all’unica verità possibile.
Forse allora non si trattava di sfiducia o paura, ma era
semplicemente insicurezza.
Era un ragazzo come tanti altri, non il Prescelto con l’alloro
tra i capelli, aveva bisogno di tutte quelle cose che gli adolescenti
agognavano, non solo di un efficace metodo per uccidere un Signore Oscuro.
- Allora? adesso sei convinto? – domandò la ragazza,
osservando come l’espressione di Harry andava man mano distendendosi.
Il ragazzo annuì, poi accennò un sorriso: - Sì… - rispose
come in trance – Sì, adesso va meglio… -
- Stai solamente attraversando un brutto momento, con tutto
lo stress che quel vecchiaccio di Silente ti sta gettando addosso – mormorò Altair
– E il tuo dannato carattere da Grifondoro contribuisce a renderti la vita
difficile – poi tornò seria – Harry, ricorda solo che non sei solo, Tom ti ama,
accontentati per ora di sentire il suo amore e non ascoltare quelle due
fatidiche parole -
- Volevo solo sentirle, quelle due parole… era così
egoista? -
- No, non lo è -
Il grifondoro espirò pesantemente prima di rilasciare tutto
il fiato in una volta sola: - Immagino che dovrò parlargli e scusarmi del mio
comportamento… -
Altair scosse la testa: - Non limitarti a scusare, fagli
capire anche i suoi di errori, altrimenti non ne usciamo più! –
- Lo farò – la occhieggiò, prima di abbracciarla
strettamente – Grazie… se non ci fossi tu… -
L’altra lo scostò da sé, dandogli un amichevole buffetto
sulla guancia: - Sareste tutti e due perduti, ne sono consapevole -
Per un secondo Harry la guardò senza dire niente poi,
improvvisamente dichiarò: - Lo amo, Al –
- Lo so -
- Lo amo così tanto da sentirmi soffocare -
- Per lui è lo stesso -
Il ragazzo annuì, e Altair si concesse di guardarlo
attentamente: quella fronte spesso aggrottata sulla quale spiccava il segno di
un fulmine, quei capelli sempre scompigliati, quel viso ormai adulto sul quale
spiccavano due occhi grandi color smeraldo.
Sebbene ne avesse passate tante i suoi occhi rimanevano
illuminati dallo stesso innocente sguardo, come assicurazione che la corruzione
in cui il mondo dilagava non lo avrebbe mai toccato. Puri gli occhi, puro il
cuore.
Non c’era da stupirsi se Tom si era innamorato da lui: così
bello, così puro, eppure così forte. Forte nella sua debolezza, sembrava un
ossimoro, ma era straordinariamente pregnante.
Stava crescendo, Harry, stava per trasformarsi in un uomo
adulto. Uno splendido uomo.
Nonostante ciò, nonostante il peso di cui si era sobbarcato
e gli ostacoli dei giorni a venire, non era ancora pronto per maturare
completamente. Per uccidere Voldemort. Per accettare a pieno il suo destino.
Con il tempo…
Non era ancora tempo per la liberazione.
- Senti… - iniziò con tono falsamente casuale Harry – che
ne pensi di Blaise Zabini? -
Altair lo guardò divertita: - Non hai imparato che bisogna
occuparsi prima dei propri problemi prima di quelli degli altri? Tom non ti ha
insegnato un po’ di sano egoismo? –
Harry ghignò: - L’ha dimenticato assieme alle buone
maniere. E poi, non è che tu mi dia esattamente un buon esempio d’egoismo –
La ragazza rise nuovamente, nei suoi occhi si accese una
scintilla tutta particolare: - Oh, ma io mi occupo dei miei problemi –
Fu la volta di Harry di ridere a quella obiezione.
- Mi ci voleva una chiacchierata con te – confessò –
Ultimamente le cose non vanno molto bene in tutti i campi -
- Me ne sono accorta. Sembrerebbe che Hogwarts sia in piena
Guerra Fredda -
- Già… -
- Vuoi parlarmi di qualcos’altro? -
- Sì… sì, grazie -
Disse ‘grazie’ con tutta la riconoscenza possibile, perché
era veramente obbligato ad Altair non solo per l’aiuto, ma semplicemente per
averlo ascoltato.
E così le parlò degli Horcrux, di quei pochi neutralizzati,
di quell’anello, di quel diario, e degli altri ancora dispersi e sconosciuti.
E venne sera.
*
FINE
CINQUANTASETTESIMO CAPITOLO
CONTINUA…
Mistress
Lay
*
Noticina
a piè pagina:
Su, adesso non ditemi che sono
stata crudele come al solito! XD
Questa
volta penso dovrete ringraziare Ele aka Elecam28, che in qui giorni in cui ero
accampata da lei, tastando i giusti nervi (tipo la scommessa! XD), ha saputo
far leva nel mio cuoricino granitico: insomma, questo capitolo mica doveva
risultare così, anche se c’era da aspettarselo che prima o poi avrei deciso di
scrivere qualcosa per far riappacificare i nostri due protagonisti! U.U (mica
per gentilezza, solo perché ho diversi cecchini che mi stanno puntando le loro
deliziose armi alla testa, controllando cosa scrivo!).
Che ne
dite, in ogni caso, abbastanza lungo?
Volevo
rifarmi dall’obbrobrio che vi avevo propinato la volta scorsa, quindi ho dato
carta bianca all’ispirazione: è venuto fuori un capitolo scandalosamente lungo,
tale da dover necessitare di taglio netto. La seconda parte, dal momento che è
già pronta, non si farà aspettare molto. XD
Che bello
avere i capitoli già pronti!
Mi
raccomando, commentate commentate, più commentate, meno tempo dovrete aspettare
per il nuovo capitolo! XD (che approfittatrice!)
Grazie a
coloro che hanno letto e soprattutto a chi ha commentato!
Kira Hashashin, tesoro, ottimo primato, è la
prima volte, vero? XD Hai assolutamene ragione, Tom non è un’aquila, il primato
spetta solamente ad Altair! Oh, sono proprio onorata di essere l’unica persona
al mondo a renderti zucchero filato! Mia cara SisSly, buon sangue non mente! (e
chi ha parlato di sangue rosso? Uhm…)
Naiad26, chi non muore si rivede, tesora! Difficile non tener
impegno! Bax bax
Moony9, allora, tanto per cominciando non l’ho trovato! È
incredibile la quantità di fogli – e ora di quaderni – che perdo in giro! Ho
cercato dappertutto in vano e alla fine ho dovuto inventarmi un delizioso
escamotage senza capo né coda, e ti prego, dimmi che ne pensi perché ero in
decisissima domenica! -.- Bax bax
James_ Prongs, gli effetti dello Stadium Arc si
fanno sentire, decisamente! XD Di spie ce ne sono fin troppo… ormai spuntano fuori
come funghi particolarmente fastidiosi! Mi spiace doverlo ammettere la Ginny
per il momento mi serve… ancora per un po’! XD Bax bax!
Vampire_And_Witch_Empire, wow, grazie per
l’augurio, spero di continuare così davvero! *.* ma così mi farai arrossire! Me
commossa! Bax bax!
Metis, un premio meritato! Nessuno ci era arrivato a
porre la fatidica domanda! XD Ginny è decisamente una bambina viziata,
esattamente. Hai ragione anche su Tom: Voldemort sa precisamente che cosa
frulla nella testolina del suo alter ego giovane, fin troppo bene. E come vedi
finalmente Altair sta dipanando la banda della matassa, era proprio ora! XD Per
la sua identità temo proprio che dovremo aspettare ancora un poco, ma ha ancora
un bel po’ ne ha ancora in serbo.. o almeno spero U.U E Draco… uhm, tra poco
dovrebbe tornare anche lui… XD Bax
bax!
lyrapotter, se mi piace la mitologia greca?
Scherzi? Parli con la massima esperta! E non solo di quella greca… XD ebbene sì,
sono letteralmente fissata con la mitologia… Sirius? Mi dispiace… ma non credo
che lo pescherò fuori da qualche parte, con mio sommo rammarico! Ç______ç Bax bax!
Draco Malfoy, strano trovare qualcuno che
ancora tifi per Draco… ma sai come si dice da queste parti? La Speranza è
l’ultima a morire! Comunque, benvenuta anche in questa fic! *___* Me
commossa!
Grazie per l’incoraggiamento, ultimamente me ne servirà
parecchio… sigh -.- Alla prossima, spero!
mel91, carissima, da quanto tempo! Grazie per i complimenti
*.* La catastrofe arriverà fin troppo presto, ma e purtroppo Ginny per ora non
si decide a tirar le cuoia, accidenti! XD
La persona con il rosario, dici? Eh, vedrai… Credo
di averti risposto per quanto riguarda il silenzio di Tom riguardo alla faccenda-Voldemort
verso Harry. E credo di averti soddisfatto facendo rientrare in scena Altair… XD
Per quando riguarda la coppia Ron/Pansy, purtroppo ho dovuto farli litigare…
giusto per far odiare ancora un po’ di più Ginny! XD Bax bax!
alicesimone, come promesso, eccomi qui,
tesoro! XD (e controlla anche la posta, capitolo in anteprima in arrivo! XD)
Sì, tutti i rapporti di amicizia tra i personaggi sono andate tutte
sgretolandosi, chissà se per sempre… e per Ginny, ho qualcosa in mente per lei,
ma ai fini della storia (e per far soffrire ancora un poco i personaggi -
divertimento del tutto innocente e desiderio inoppugnabile! XD) non posso
ancora concedere a Tom l’incarico di ucciderla! XD Bax bax tvb
Heris, ma grazie, cherie! Ammetto però che piacciono anche
a me ^///^ Che dici, l’induzione subliminale serve a qualcosa alla fine, eh? Bax
tesoro!
Haley, cara Seconda Padrona, eccoti il tuo deus ex machina!
La cara Altair! E se Ginny è la Distruttrice Ufficiale delle Coppie, Altair
si merita il primato di Pacificatrice ex machina! eh sì, la frase finale
dell’introduzione cela - e nemmeno poi tanto - una critica sperticata! XD Inoltre
Ah, l’oblivion, XD un ottimo incantesimo… chi sarà mai quel
geniaccio che l’ha inventato! Sono stata anche fin troppo brava in questo capitolo (che, vorrei ricordare,
continuerà con il prossimo, e sono sicura che ti sarà particolarmente a
cuore XD), è una cosa passeggera, comunque! Bax bax!
Mokona89, immagino che questo capitolo
abbia riscontrato le tue simpatie, con il caro Tom finalmente a nudo (e non
pensiamo male! U.U) (e chi pensa male? NdMiss con in mano i popcorn) Dopo abver
scritto FA, ormai ci vado a nozze con gli oblivion! (a proposito… ç____ç FA è
finitaaaaaaaaaaaa!) (vuoi un fazzoletto? NdValeria) (sniff… prima o poi dovrò
farmene una ragione! Altrimenti come le pubblico le altri diecimila fic in
cantiere? -.- ndMiss)
Posso dare la mia adesione all’ A. C. G. O. W. D. M. T. A.
T. (Associazione Culturale Ginny Odiosa Weasley Deve Morire Tra Atroci
Tormenti)? XD E non preoccupiamoci per Ginny, prima o poi vedrà come si
puniscono le piattole come lei! U.U
Che onore conoscere Milly! (anche perché sono una fan della
Milka!) Capisco, chiunque, sentendosi rapportato con Ginny, si trova in dovere
di precisare la totale estraneità alla suddetta piattola rossa… Bax bax!
Redhat, come si suol dire: tutti i nodi
vengono al pettine, in un modo o nell’altro XD Eheheh, bax bax!
Vampire_and_WitchBaby, me ne rendo conto U.U
Grazie per i complimenti! Bax bax!
Captain, ah, non preoccuparti,
l’importante è che prima o poi lo fai! XD (che approfittatrice che sono! Ç__ç) Bax bax!
Commentate, mi raccomando!
Altrimenti, niente capitolo! U.U
Miss