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Autore: SynysterIsTheWay    03/10/2013    4 recensioni
Sapevo di non esser fatta per vivere una vita normale come quella di milioni e milioni di ragazze della mia età.
In questa fase dell'adolescenza, le ragazze della mia età, nella norma sono studentesse modello o comunque ragazze
che sanno quel che vogliono dalla vita.
Ragazze fortunate, come le chiamo io.
Ma io non sono così. Io ho dei limiti.
Avete presente quelle belle adolescenti che mostrano in ogni film americano che si rispetti? Bene, io non sò neanche cosa
significhi essere un'adolescente dalle prime aspirazioni o comunque sia... una ragazzina pronta ad incontrare un semplice ragazzo
tra banchi di scuola e corridoi.
Io sono fatta per ben altro, o meglio, faccio solo quello che mi è costretto fare per vivere.
Infondo, sono una ragazza normale io...niente capelli biondi,niente forme e niente...di niente.
Semplici capelli castani nè troppo lunghi e nè troppo corti.
Occhi azzurri probabilmente ereditati da mia madre, una bassezza di almeno 1.55 e un corpo esile provocato dalla mia poca voglia di relazionarmi
con il cibo.
Non ho mai amato me stessa ed è per questo motivo che non sarò mai all'altezza del mondo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Scolastico
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Prologo - La mia storia finisce, non lontano da dove è iniziata.






 
E fu così che io persi la sua verginità.
(Mino Maccari"Fogli da un taccuino")





Sapevo di non esser fatta per vivere una vita normale come quella di milioni e milioni di ragazze della mia età.
In questa fase dell'adolescenza, le ragazze della mia età, nella norma sono studentesse modello o comunque ragazze
che sanno quel che vogliono dalla vita.
Ragazze fortunate, come le chiamo io.
Ma io non sono così. Io ho dei limiti.
Avete presente quelle belle adolescenti che mostrano in ogni film americano che si rispetti? Bene, io non sò neanche cosa
significhi essere un'adolescente dalle prime aspirazioni o comunque sia... una ragazzina pronta ad incontrare un semplice ragazzo
tra banchi di scuola e corridoi.
Io sono fatta per ben altro, o meglio, faccio solo quello che mi è costretto fare per vivere.
In fondo, sono una ragazza normale io...niente capelli biondi,niente forme e niente...di niente.
Semplici capelli castani nè troppo lunghi e nè troppo corti.
Occhi azzurri probabilmente ereditati da mia madre, una bassezza di almeno 1.55 e un corpo esile provocato dalla mia poca voglia di relazionarmi
con il cibo.
Non ho mai amato me stessa ed è per questo motivo che non sarò mai all'altezza del mondo. Le vedete quelle ragazzine lì? Quindici anni e 
una vita bruciata che però riesce a soddisfarle. Forse è questo il mio vero problema, nulla mi soddisfa più o forse nulla è più come prima.
Per farla breve, vorrei ritornare a quando avevo i miei bellissimi cinque anni. Ero una bambina solare dicevano: ridevo sempre ed ero capace
di regalare sempre un sorriso a chi era troppo stanco per ricambiarlo.
Avrei urlato al mondo la mia felicità mi ripeteva sempre mio padre tra le note delle canzoni più belle che mi hanno da sempre ispirata.
Ricordo ancora quando mi sedevo tra le sue gambe ed insieme cominciavamo a cantare a squarciagola le canzoni dei Beatles, di Elvis e addirittura
dei Pink Floyd.
Da piccoli si è felici perchè non si ci relaziona in nessun modo con la realtà. La mia realtà è diversa da quella delle mie coetanee.
Ho diciotto anni e sono costretta a prostituirmi per continuare a studiare come un'adolescente che si rispetti. 
-Vuoi svegliarti mocciosa o pensi che sia io la tua sveglia?- 
Questo è il mio patrigno, Nicholas, e questa è la sua unica premura ovvero quella di svegliarmi la mattina per andare a scuola. 
Ovviamente, lo fa per suo interesse personale dato che più sono lontano da casa e meglio è per entrambi.
Nicholas o meglio Nick, è uno dei regali più odiosi che mia madre potesse mai farmi prima di morire. A questo punto, posso
anche annunciarvi che i miei si sono separati due mesi dopo il mio settimo compleanno. Mia madre se ne andò di casa e mi lasciò da sola
con mio padre che era la persona a cui tenevo di più al mondo. Quando però entrambi morirono in un tragico incidente stradale, la mia tutela
rientrò nelle mani e specialmente nella tasca del mio patrigno che mi ha tenuta con sè per tutti questi anni.
Con la morte dei miei genitori, persi ogni cosa, tra cui anche la mia voglia di vivere. Alla loro morte ero solo una ragazzina di dodici
anni che veniva picchiata e maltrattata da quello che sotto certi aspetti sembra esser un mostro.
Nick,fuori da questa stupida casa, è il classico uomo d'affari e di grande stima che tutti amano solo perchè con la sua bontà e possibilità
si è preso cura di quella che sembra essere la sua figliastra...Quanto si sbagliano.
Nick è un uomo di ben quarantaquattro anni dallo sguardo affascinante e dalla muscolatura forzuta, che prova gusto nel mettere le sue luride
mani sul corpo di una donna e solo contro la sua volontà.
Con precisione, non  sò se si comportava in questo modo anche con mia madre quando stavano insieme, ma una cosa è certa...
non perderà mai questo suo brutto vizio.
Per farla breve, Nick non mi ha adottata come sua figlia per curarmi e tenermi al sicuro data la  la fine che avrei fatto
senza i miei genitori, ma solo per appropriarsi di denaro di famiglia e beni. 
Ed è così che sono cresciuta...tra schiaffi, urla e violenze di ogni tipo che in parte hanno cambiato il mio modo di pensare.
Non mi era concesso guardare la tv come tutte le ragazzine di dodici anni e non mi era concesso scendere al parco per giocare con le ragazzine
della mia età...dovevo solo subire in silenzio senza lasciarmi prendere dalla mia testardaggine o dalla mia impulsività.
Uno schiaffo, due schiaffi, tre schiaffi ed un calcio nello stomaco che riuscivano a bloccare ogni singola parte del mio piccolo corpicino.
Mi rifugiavo spesso nella mia mente, cercando di capire il motivo di questo suo atteggiamento poco gentile, ma infondo sapevo che 
questi suoi comportamenti facessero parte del suo dna...
Eppure, se i miei non si fossero lasciati, tutto questo non sarebbe accaduto. Se i miei genitori non si fossero
lasciati a quest'ora avrei probabilmente l'affidamento ad un parente e non a quell'uomo dal cuore corrotto.
Secondoi voi, cosa avrei potuto fare? Ero solo una ragazzina...una ragazzina violentata all'età di quindici anni da un uomo dall'età adulta.
Al solo pensiero di quella notte, riesco a farmi rigare il viso da una lacrima ribelle che in questo momento sta scendendo giù dalle mie labbra
più salata che mai. 
-Cazzo, se questa troia non si decide a sbrigarsi, la tiro giù dal letto con la forza!-
Mi sembrava strano in effetti non sentire la voce squillante di Meredith... 
Ma dopotutto, Nick è stato davvero così carino a rimpiazzare velocemente mia madre dopo la sua morte, con questa donna alquanto irritante
che dovrebbe essere a questo punto la  sua compagna di vita. 
Anche lei viene picchiata da lui quando è sotto abuso di stupefacenti, ma lei stessa sa bene come tranquillizzarlo a modo suo...
Al solo pensiero, rabbrividisco nel mio stesso letto, alzandomi ed aprendo la piccola finestrina di quella che dovrebbe essere la mia camera.
Come faccio a considerare camera questo schifo? Più che camera sembra essere una prigione. 
Mura bianche ormai sbiadite, letto a baldacchino piuttosto scomodo e una piccola scrivania posizionata proprio accanto all'armadio.
Una piccola luce gialla ricopre una piccola parte della prigione e la scrivania ormai, cade a pezzi.
Dò un'occhiata al paesaggio dinanzi a me, notando il magnifico cielo di New York cosparso da mille nuvole grigie. 
Siamo in pieno ottobre ed io stessa richiudo la finestra dopo aver sentito dell'aria gelida colpire in pieno il mio viso.
-Ti dò cinque minuti per vestirti e portare quel tuo sederino fuori da questa casa mocciosa, mi hai sentito!?- 
Di nuovo le urla di Nick rientrano nella mia testa mentre continua a bussare alla mia porta.
Non rispondo, limitandomi ad osservare il mio riflesso allo specchio che sembra nausearmi ogni giorno di più.
-Buongiorno faccia di cazzo, come ti va la vita? Pronta per una nuova giornata tra scuola, ragazze in rosa e stupidi uomini?- 
Sussurro davanti allo specchio, sorridendo appena per la solita frase che mi ripeto costantemente ogni fottutissimo giorno
della mia esistenza.
Velocemente, sistemo il letto coprendolo poi con la mia solita coperta blu ed il mio piccolo orsacchiotto viola.
Donald è uno di quei soliti orsetti di peluche, con la faccia leggermente consumata ed un piccolo papillon nero legato al collo.
Ricordo ancora quando lo stringevo tra le mie braccia nella speranza che tutto quel dolore...finisse presto.
Tra i tristi e dolorosi ricordi, corro in bagno facendomi una doccia veloce passando più volte le mie mani su quegli ematomi e quei lividi
che non sembrano voler scomparire.
Caccio un sospiro piuttosto amaro dalle mie labbra rosee per poi uscire dalla doccia ed asciugarmi con tranquillità. 
Rietrata in camera, prendo velocemente la mia amatissima felpona dei Nirvana ed un jeans nero strappato che indosso all'istante.
Vestita, ritorno allo specchio dove mi trucco con fermezza riuscendo a fare una linea corretta con l'eyeliner nero e dopo aver messo il mascara, decido
di aggiustare i miei stupidi capelli che non vogliono darmi pace.
Li spazzolo con cura mentre li sento ricadere sulla spalla, più lisci che mai.
Finalmente pronta, prendo la mia tracolla nera e scendo giù in cucina dove ovviamente non farò colazione.
Arrivata in cucina, posso vedere le strane effusioni che si scambiano i due stronzi. Come al solito, un coniato di vomito, mi fa sussultare.
-Cos'è quella faccia mocciosa? Credevo fossi abituata a questo genere di visioni.- Dice improvvisamente Meredith, ancora tra le enormi braccia di Nick.
-Sai com'è Meredith, osservarvi mentre vi palpate non riesce proprio a farmi felice in alcun modo.- Sbotto acida vedendo poi i due ridere
come dei perfetti idioti.
-Cerca di calmarti troietta. Sei in casa nostra e fai quello che ti ordiniamo noi.- Continua la bionda rifatta mentre  mi punta contro
quel dito dall'unghia smaltata in rosso.
-Da quando questa è diventata casa vostra?- Sbotto ancora, riuscendo a far innervosire anche me stessa.
-Dalla morte di quei tuoi stupidi genitori tesoro, ovvio no?- 
Eh no cara, non ti permetto di parlare di loro...
-Non azzardarti a parlare di loro in questo modo Meredith o giuro che...che...- 
-Cosa vuoi fare mocciosa? Ora smettila di scaldarti tanto e vai a scuola.- Nick riesce a farmi morire le mie stesse parole in bocca.
Un leggero silenzio riesce a fare da sfondo alla stanza fin quando poi non decido di ricominciare.
-Come se fossi tu a pagarmi gli studi...- Questa volta, chiunque sarebbe riuscito a notare quel tono di delusione nella mia voce.
-Hai un lavoro che riesce a ricompensarti.- Nick beve un sorso di caffè per poi dire qualcos'altro che evidentemente mi ferirà ancora.
Per evitare altri scontri poco piacevoli, decido di aprire la porta di casa ed uscire nella speranza di poter respirare un pò di aria fresca.
Beh, almeno questa volta, Nick mi ha lasciata andare senza fare ulteriori scenate.
Prendo velocemente l'ipod dalla borsa e mettendomi le cuffie nelle orecchie mi incammino verso la mia solita scuola.
Sento le note di "Polly" dei Nirvana dare un senso alla mia vita mentre scorgo finalmente l'istituto.
Arrivata davanti al cancello, vedo una figura familiare avvicinarsi sempre di più a me.
-Louise!- Si, questo è il mio nome...ve lo avevo detto?
-Angel!- Sbotto felice mentre mi lascio abbracciare da quella che sembra essere la mia più cara amica.
-Temevo che non arrivassi più...- Mi dice con dolcezza la mia amica, passandomi poi la sigaretta che stava fumando.
Prendo tra le dita la sigaretta aspirando poi il fumo che riesce a darmi uno strano senso di tranquillità e libertà.
-Mi sono addormentata tardi e non avevo nessuna voglia di svegliarmi ma Nick e Meredith non hanno esitato a rovinarmi la vita.- 
-Strapperei via ogni singolo capello situato sulla testa di quell'essere così diabolico.-
-Calmati Angel, siamo abituate a questo.-
Un sospiro di tristezza riesce a raccogliere il volto di Angel che mi guarda con dolcezza.
-Un giorno andremo via da quì...-
-Se i soldi ce lo permetteranno...ti ricordo che siamo già diciottenni.-
-Lou, dovresti essere più ottimista!-
-Sai bene che l'ottimismo non è proprio il mio forte...-
Ed è così...io e Angel siamo l'opposto ma in qualche modo, riusciamo a volerci bene.
Il suo vero nome in realtà non è Angel, ma Elizabeth. Ha sempre odiato questo nome e sapendo che gliel'hanno affidato i genitori che tanto odia,ha
deciso di cambiarlo in Angel. Beh, in effetti, tutti la riconosciamo con questo nome. 
Ho incontrato Angel due anni fa in questa lurida scuola e dopo esser state mandate ben tre volte all'inizio dell'anno scolastico nell'ufficio
del preside, abbiamo fatto amicizia con facilità.
Abbiamo cominciato a parlare di noi e di quanto fosse difficile la nostra vita. I genitori di Angel sono persone poco affidabili che perdono il loro
tempo ai casinò, tra alchool e continue perdite di denaro.
Angel non ha mai amato il modo di fare dei suoi genitori ed i comportamenti che hanno con la loro secondogenita.
Carol è la sorella minore di Angel ed è perfettamente amata dai suoi genitori...a volte, loro stessi ripetono alla mia amica quanto sia inutile
messa a confronto con la sua stessa sorella.
Una situazione piuttosto strana ma allo stesso tempo, distruttiva.
-Louise, tutto bene?- Mi domanda Angel, preoccupata.
-Si...tutto bene.- Ripeto facendomi strada ed entrando nell'edificio in cui sto appena frequentando l'ultimo anno.
-Witness, ho bisogno di te!- Ed ecco Ashe avvicinarsi al mio armadietto con quella sua aria da strafigo della scuola.
-Fammi indovinare, non hai fatto neanche oggi quella relazione di psicologia?- Domando con tono ironico, osservando il volto disperato
di uno dei miei più cari amici.
-Come fai a conoscermi così bene? Sono nella merda Witness! Aiutami, ti prego!- Ashe continua a sventolarmi il libro di psicologia davanti
agli occhi, preso da un'innata disperazione che riesce a far ghignare anche Angel.
-E va bene Ashe, ti aiuterò anche questa volta ma solo se...la smetti di chiamarmi Witness.-
-Ma è il tuo cognome!- Ribatte ancora Ashe questa volta con tranquillità.
-Non...-
-Si lo sò Louise, la smetto.-
Lascio un ultimo sorriso ad Ashe per poi rivolgermi alla mia amica Angel.
-Possibile che quando lo vedi non capisci più niente?- Sbotto ironicamente, vedendo Angel tra le nuvole mentre prende i suoi libri scolastici.
-Non posso farci niente...sono cotta di lui dalla prima volta che l'ho visto tra i corridoi di questa magnifica scuola!- Continua
Angel con sguardo sognante.
-Tutto ad un tratto ami questa scuola? Io penso che dovresti farti avanti...cioè, anche uno stupido capirebbe che anche lui prova del sentimento per te.-
-Ma io non posso amare Louise...ti ricordo di quello che sembra essere il nostro lavoro...-
-Siamo costrette Angel...non è colpa nostra.-
Angel sta per ribattere, ma viene interrotta dal suono assordante della campanella scolastica.
Saluto la mia amica, per poi correre verso l'aula di psicologia.
Ho sempre amato questa materia...eppure un giorno mi piacerebbe diventare una psicologa.



























Le ore scolastiche passano con velocità e finalmente posso dedicare un pò del mio tempo ai miei cari amici durante la pausa
pranzo.
Io e Angel prendiamo velocemente il vassoio sedendoci poi al tavolo con i nostri amici.
-Già non ne posso più di questa stupida scuola...- Borbotta Harvey al mio fianco mentre addenta il suo hamburger.
-Oh andiamo Harvey...noi siamo all'ultimo anno, non dovremmo lamentarci.- Continua poi Will di fronte a me.
-Quest'anno ho intenzione di farmi la Smith.- Annuncia all'improvviso Ray osservando quella mandria di ragazzine bionde vestite in rosa.
-Dio quanto le odio.- 
-Ovvio che le odi Angel, fossi almeno la metà di quello che è la Smith!-
-Ma l'hai vista? Capelli biondo platino, sorrisino da stronza ehm...ehm...-
-Non sai più che dire vero? Beh, questa volta Angel, devo dar ragione al mio amico Ray...la Smith è una...-
-Evitate per favore e Ray, ti avverto che la Smith ha già il suo bel cavaliere!- 
-Tu ti arrabbi troppo Angel! Ray stava solo scherzando.-
-Non difenderlo Ashe o ti butto le mie patatine in faccia.- 
-Avanti Louise, siamo uomini!-
-Questo non giustifica le cose! E poi, la Smith come ha detto anche Angel è off limits per voi...-
-Credi davvero che il capitano della squadra di football possa mettermi paura?-
-Non ci provare Ray, l'ho visto un paio di volte nei dintorni e posso assicurarti che ha dei bicipiti che non passano di certo
inosservati.- 
In effetti, ora che si penso,sono l'unica a non aver ancora visto il fidanzatino della Smith. 
Chi è la Smith? Oh, solo una delle solite ragazze-barbie che si aggirano per il corridoio della scuola...
lei è l'ape regina accompagnata poi dalle sue schiavette.
Impossibile non riconoscerle...tutte e ripeto, tutte, vestite in rosa. 
Ed eccole passare dinanzi al nostro tavolo mentre Ray prova inutilmente a salutarla. La Smith, come non detto passa davanti a noi lanciandoci
uno sguardo di superiorità e acidità.
-Inutile anche solo provarci amico, siamo la banda degli sfigati no?- Sbotta Ashe osservando il volto sconfitto di Ray.
Io e Angel iniziamo a ghignare mentre la mia amica, comincia ad addentare il suo hamburger.
Incredibile come si lanciano sguardi di complicità la mia migliore amica ed Ashe...
Sembrano fatti proprio l'uno per l'altra, solo che ancora non lo sanno...o meglio, lui ancora non lo sà.
Lei, capelli neri, occhi a mandorla e labbra a forma di cuore. 
Lui, capelli neri perfettamente lunghi, occhi verde petrolio e sguardo intenso.
Sono la coppia perfetta, non c'è che dire.
Finita la pausa pranzo, ricominciano le lezioni e dopo di esse, sono costretta a tornare a casa.
Al mio ritorno, per mia fortuna, non vi trovo nessuno all'interno così dopo aver studiato per bene decido di rifugiarmi nella mia camera
dove ovviamente mi preparerò mentalmente per la serata.
Mi svesto lanciando a terra i miei vestiti ed entrando in doccia.
Uscita, indosso l'intimo giusto e mi rifugio nel mio armadio.
Questa volta opto per un vestitino nero, piuttosto scollato e corto che mette un pò in risalto le forme che in effetti non ho.
Una giacca piuttosto lunga copre il mio vestito facendomi sentire al sicuro mentre indosso questi strani tacchi che mi faranno sembrare più alta.
Dò una ripulita al mio trucco di stamani ed improfumandomi, scendo nel vialetto dove troverò Angel lì ferma sugli scalini ad aspettarmi.
Entrambe ci prostituiamo da quando avevamo sedici anni...non proviamo nessun piacere nel farlo, ma ci sentiamo obbligate.
Siamo costrette a "lavorare" in questo modo per riuscire a guadagnare qualcosa e continuare i nostri studi per sperare in un futuro
migliore che forse per due stupide ragazzine come noi, non arriverà mai.
Dopo la violenza subita da Nick, mi ritrovai sola tra le strade di New York...vagavo senza meta quando poi un mese dopo, un auto piena di ragazzi
mi si fermò accanto.
Assecondai ogni loro richiesta e questo fu il mio sbaglio più grande. Dopo essermi venduta a loro, mi picchiarono lasciandomi dei dollari a terra
che in parte mi servivano. Da allora mi sentii costretta a questa vita scoprendo che anche Angel ci si ritrovò dentro esattamente come me.
Osservo la mia immagine allo specchio per l'ultima volta uscendo poi fuori di casa ed avvicinandomi alla mia amica.
-Andiamo?- 
Annuisco senza rispondere. Non ne ho più la forza ormai.
Percorriamo le stradine di New York... sempre le solite che ci porteranno ovviamente tra le braccia di quelli che saranno i nostri uomini per
una sola notte. 
Mostri notturni,come mi piace chiamarli,quando non sono pronta per mostrare il mio corpo ad un nuovo ragazzo adulto o ragazzino che sia...ma questo
è il mio gioco e gli altri saranno solo delle comparse.
Tra i vari brividi di freddo, porto i miei tacchi su quel solito marciapiede che percorro ogni singola notte. 
Angel è di fronte a me e sembra aver trovato già la sua prossima vittima. 
Mi fa l'occhiolino la mia amica, entrando poi nella macchina di un perfetto sconosciuto che evidentemente la stava aspettando.
Annuisco guardando intorno le altre donne e ragazzine che cominciano a flirtare con le prime macchine che si fermano mentre io mi limito
a camminare avanti e indietro per la strada sentendo quel grazioso ticchettio che emettono i miei tacchi.
Mi stringo nella mia giacca cercando di coprirmi dal freddo pungente che sembra infastidire il mio corpo ed in silenzio, mi siedo sul bordo
del marciapiede mentre vedo alcune foglie fluttuare nell'aria.
Un'atmosfera che poteva sembrare perfetta ai miei occhi però è appena stata sconvolta da un clacson piuttosto assordante che mi fa spaventare.
Ed eccolo quì,quel solito battito accellerare sempre di più...
Mi avvicino ad una BMW nera e accovacciandomi davanti al finestrino, scorgo l'immagine di un uomo con una sigaretta tra le mani.
Egli abbassa il finestrino dell'auto, dandomi la possibilità di parlare.
-Ciao, vuoi un pò di compagnia?- Odio fare la parte della classica donna affascinante e seducente ma in qualche modo devo pur sopravvivere
a tutto questo.
L'uomo o meglio il ragazzo mi sorride ed io riesco a notare quelle piccole fossettine disegnargli il viso. Un gran bel ragazzo direi...se non fosse
per quello stupido sguardo da maniaco.
Il ragazzo aspira un pò di fumo dalla sua sigaretta per poi incollare i suoi occhi ai miei.
-Tu che dici?- Mi risponde a tono, sorridendo ancora con malizia. 
Una voce seria, ferma e decisa che mi fa rabbrividire.
L'unica cosa che non riesco a mandar giù, è quello sguardo e quel volto da stronzo che lo rende ancora più misterioso ed affascinante.
Ma cosa sto dicendo? Ho detto davvero affascinante?
Sto per ribattere ma lascio morire le parole in bocca vedendolo fumare con non curanza quella sua solita sigaretta. I miei occhi si posano
sul suo viso, scrutandolo a fondo e riuscendo a notare qualche piccolo accenno di lentiggini che ricoprono solo una parte del suo viso.
-Allora? Senti tesoro, non ho tutta la sera...quindi da brava, entra in macchina senza fare storie e fai il tuo lavoro. Ti pago per questo.-
Riprendo i sensi annuendo come un'idiota ed entrando nella macchina del mio nuovo cliente.
Lui butta fuori dal finestrino la sigaretta e mette in moto l'auto rifugiandosi in un luogo appartato dove non ci avrebbe visti nessuno.
Mentre guida con velocità, riesco a notare il suo sguardo pieno di odio e rancore che riesce a gelarmi il sangue. Lui si rende conto
del mio sguardo puntato contro il suo e girandosi verso di me, si limita a sorridermi.
Giuro di non aver mai visto un sorriso più bello in vita mia...
Imbarazzata distolgo il mio sguardo dal suo fissando questa volta il paesaggio attorno a me completamente vuoto.
Mi sposto sul sedile dell'auto con cautela per poi adagiarmi sul corpo del ragazzo che sorpreso, sembra esser pronto ad ogni mio movimento.
Lo guardo negli occhi mentre divarico la schiena verso il volante dell'auto lasciandomi baciare sul collo con passione.
Lo lascio fare per poi prendere possesso con le sue piccole e schiuse labbra che non aspettano altro che esser baciate. Prendo con sensualità
il volto del ragazzo tra le  mani adagiandomi ancor di più sulle sue gambe e baciandolo con passione.
Lui ricambia ogni mio bacio tenendomi stretta a sè,cingendomi i fianchi con le sue stesse mani che non vedono l'ora di entrare in contatto
con la mia pelle.
Con velocità, il ragazzo sotto di me, preme un pulsantino situato proprio accanto al sedile e ad un tratto mi sento tirare in giù dalle sue stesse
mani.
Distesa completamente su di lui, ricomincio a baciarlo questa volta con più decisione per poi sentirlo ansimare. Stanco di tutta questa attesa,
il ragazzo si disfa completamente della mia giacca e del mio vestito per poi posare le sue calde mani sulla mia schiena.
Mi slaccia il reggiseno continuando a baciare la mia pelle ormai nuda mentre io riesco a posare il mio sguardo sugli enormi tatuaggi disegnati
sulle sua enormi braccia.
Non riesco ad identificare bene i tatuaggi e distolgo il mio sguardo da essi quando mi sento portare di nuovo giù. Questa volta, sono io a stare sotto 
di lui.
Sento il mio cuore battere a mille vedendolo sorridere. Mi sento improvvisamente strana...beh comprensibile no? Tutti gli uomini con cui sono
andata a letto non mi hanno mai sorriso e la maggior parte delle volte, quando mi toccavano, riuscivano sempre a far emergere quel senso di violenza
di cui una donna non deve aver bisogno.
Ma il suo tocco è diverso...è delicato ed intenso. Non avevo mai provato una sensazione del genere, ma per la prima volta, sento di poter svolgere
al meglio il mio "lavoro".
"Smettila di sorridere" Ripete una vocina nella mia testa e disfandomi finalmente anche dei suoi indumenti, passo al resto.
Ci baciamo a lungo sentendo poi il bisogno di spingerci oltre. E bene si, il resto potete bene immaginarlo no? 





























Lui si riveste velocemente, lasciandomi sul sedile dell'auto ancora senza vestiti.
-Ci sai fare.- Sbotta il ragazzo dai capelli corvini mentre aggancia i bottoni del suo pantalone.
-Beh, cosa credevi?- Ribatto acida alzandomi dal sedile per poi riprendere i miei vestiti.
-Perchè lo fai?- 
Cosa!? Cioè ho sentito bene o forse sto solo immaginando tutto?
Nessun uomo mi aveva mai chiesto il motivo di questa mia scelta di vita...di solito dopo esser stati accontentati, spariscono semplicemente senza 
lasciar traccia.
-Non sono tenuta a parlarne con te.-
Il ragazzo annuisce sorridendo per poi rimettersi al volante.
-Quanto ti devo?- Mi domanda con serietà questa volta accendendosi un'altra sigaretta.
-Non importa.- Sussurro mentre metto velocemente l'intimo. 
-Prendi almeno questi.- Continua il ragazzo, mostrandomi delle banconote.
Prendo velocemente i soldi senza guardarlo in faccia per poi prendere il vestito ed infilarmelo, ma mi blocco nel momento in cui vedo i suoi
occhi fissarmi dallo specchietto della macchina,facendomi sentire a disagio.
Quando però il ragazzo capisce di esser stato colto sul fatto, distoglie velocemente lo sguardo dal mio per poi riposizionarsi al volante e mettendo
in moto l'auto.
Vestita, resto sui sedili posteriori prendendo il cellulare nella tasca della giacca per poter guardare l'ora.
Mezzanotte passata, perfetto.
-Non mi hai detto come ti chiami.- Dice improvvisamente il ragazzo cercando di attirare la mia attenzione.
-Non credo sia una buona idea fartelo sapere.- Rispondo riponendo poi il cellulare sempre nella stessa tasca.
Perchè tutto ad un tratto vuole sapere il mio nome? Cosa se ne può fare di questo stupido nome?
-Fai la misteriosa eh?- 
-No, non sono tenuta a darti informazioni sulla mia vita privata nè tantomeno sulla mia identità.-
-Come vuoi.-
Restiamo in silezio per il resto del tragitto mentre io continuo a pensare all'accaduto.
Passo le mie mani sulle mie stesse braccia provando a percepire ancora il tocco delle mani calde e grandi del ragazzo.
Nessuno mi aveva mai toccato in quel modo...nessuno mi aveva mai trattata con tanta dolcezza e nessuno mi aveva mai fatta sentire "desiderata".
Di solito, ogni volta che dovevo vendermi ad un uomo, riuscivo ad impaurirmi facilmente pensando alla reazione strana che poteva avere nei miei
confronti...ma con lui è stato diverso. 
Porto il mio sguardo ancora sullo specchietto dell'auto perdendomi in quegli occhi color nocciola che sembrano denudarmi con un solo
sguardo.
-Sei a destinazione.- Continua il ragazzo fumando ancora la sua sigaretta per poi gettarla fuori dal finestrino come quando è arrivato quì.
-Grazie.- Rispondo scendendo dall'auto e prendendo le mie cose.
-Dovrei esser io a ringraziarti. E' stata la miglior scopata di tutta la mia vita.- Ed eccolo di nuovo quel sorriso malizioso che riesce
a penetrarmi nell'anima.
Stronzo...forse come tutti gli altri anche solo per il modo in cui ha pronunciato queste parole.
Sbatto con prepotenza lo sportello dell'auto girando i tacchi per raggiungere le mie coetanee sulla solita strada.
Mi guardo intorno sperando di vedere Angel ed infatti eccola lì...
Corro subito da lei vedendo i suoi occhi ormai iniettati di sangue, chiedere pietà.
-Angel...di nuovo?- Domando abbracciando forte la mia amica che continua a piangere sulla mia spalla.
Angel annuisce cercando di sembrare il più tranquilla possibile, ma non lo è.
Come immaginavo, l'uomo di stasera deve averla picchiata senza farsi ulteriori problemi.
Riaccompagno a casa la mia amica per poi dirigermi verso la mia, ma qualcosa riesce a farmi entrare in panico.
Oltre gli schizzi di pioggia, c'è qualcos'altro che non va...
Ma...dov'è finito il mio braccialetto?










































Note dell'autrice.
PREMETTO CHE VICENDE, LUOGHI, PERSONAGGI E QUANT'ALTRO SONO TUTTI FRUTTI DELLA MIA STUPIDA FANTASIA E CHE SONO TOTALMENTE INVENTATI.
Sono tornata su efp!
Per chi non lo avesse capito, sono AmabiliRestiDiSynGates.
Molte di voi, seguivano le mie storie ma purtroppo ho avuto dei problemi con esse e il mio account è stato cancellato (Non per volere mio
ma qualcuno deve avermi rubato l'account).
Sò che molti di voi si aspettavano fanfiction sugli Avenged Sevenfold e vi dico che arriveranno, ma per ora vorrei cimentarmi su questo nuovo
genere.
La storia è abbastanza particolare e non sò a quanti di voi possa piacere ma posso dirvi che ci ho messo davvero il cuore anche perchè
non ero proprio in vena di scrivere dopo tutto ciò che era successo...
Adesso sono quì e spero che continuate a seguire le mie storie perchè mi farà senz'altro piacere.
Ho un nuovo nome come vedete, ma sono sempre io <3

Fatemi sapere se questo prologo vi sia piaciuto con una recensione dato che mi farebbe piacere sapere le vostre opinioni e...al prossimo
capitolo!
xoxo!




   
 
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