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Autore: gaccia    03/10/2013    1 recensioni
Essere un figo galattico che può avere tutte le ragazze che vuole può essere pericoloso. Soprattutto se non ritieni di dover tener conto dei sentimenti altrui convinto di essere al di sopra di tutti. Il purosangue per eccellenza, figlio di generazioni di maghi illustri che, nonostante le ultime vicissitudini nel mondo magico e la caduta in disgrazia di suo nonno per colpa del Signore Oscuro, avevano ancora potere e pasciuto conto alla Gringott.
Però, se ubriaco perso per una festa a base di whiskey incendiario e burro birra (oltre a qualche altro intruglio filobabbano) ti ritrovi a scopare una cozza con la C maiuscola e poi, a mente lucida, il mattino dopo la insulti e la fai sentire una cacca di ippogrifo… beh, prima pensa bene a sapere chi hai davanti.
Altrimenti farai la mia fine: maledetto da una potentissima strega ti ritroverai a scuola nei panni di una ragazza che dire racchia è essere gentile, scaraventato in mezzo a quella manica di matti che sono i Grifondoro, alle prese con tutta la tribù Weasley nuova generazione.
Rivisitazione, a modo mio, della favola “La Bella e la Bestia”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
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Ciao a tutti,
pensavo di fare un capitolo più lungo ma ho pensato che in questo modo sarebbe stato più di effetto.
Mi hanno fatto notare che la storia ricorda Beastley con Alex Pettifer.
Beh, Beastley è una rivitazione di La Bella e la Bestia, quindi sì, può ricordare anche quel film. Aggiungo un altro banner sempre di Elenri che si è sbizzarrita (a ri grazie)
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Adesso vi lascio al capitolo… ci risentiamo in fondo.
BUONA LETTURA!
 
---ooOoo---
 
finalmente mi ero liberato di quel mostro con cui mi ero svegliato quella mattina.
Adesso necessitavo della pozione anti-sbornia per ritrovare la lucidità dei miei pensieri e far terminare quel continuo tam tam sulle tempie.
«Netty!» chiamai l’elfa che normalmente mi serviva quando soggiornavo a Zabini Manor.
Con un soffocato ‘pop’ comparve un esserino raggrinzito e miserevole, scuro nella sua pelle rugosa, coperta da un vestitino floscio a fiorellini giallo ocra.
«Signorino Malfoy» replicò deferente facendo sfiorare il suo naso appuntito al pavimento.
«Portami la pozione… gli altri sono già scesi?» non potevo credere di essere l’ultimo a svegliarmi.
«Le signorine Nott e il padroncino con la signorina McNair stanno facendo colazione. Gli altri dormono ancora. Le porto subito la pozione» e con un nuovo inchino sparì dalla mia vista.
 
Mi sforzai e caracollai verso il bagno. Una doccia era proprio quello che mi ci voleva per rimettermi quasi al mondo. Almeno speravo.
L’acqua che scorreva sul mio corpo mi ripuliva e mi cancellava segni e pensieri. Mi sentivo in una bolla di pace.
Con calma ripensai a quanto era successo nella notte.
Come era possibile che non avessi visto che razza di sgorbio era quella ragazza? Poi mi sembrava bionda, mentre al risveglio era mora.
E se fosse stata una pozione polisucco? Era un intruglio difficile da preparare ma, dall’epoca della seconda guerra magica, sembrava più comune dell’aspirina babbana. L’avevo usata anche io per sedurre una ragazza fidanzatissima. Lo sapevo che era una cosa pessima ma la volevo disperatamente e lei non si decideva nonostante apprezzasse le mie avances.
Poi, quando mi sono ritrasformato mentre ero a letto con lei, mica si è arrabbiata o offesa, anzi, ha continuato a farsi sbattere con gridolini estatici per poi confessarmi che era praticamente sicura che non fossi il suo ragazzo perché ero troppo bravo.
Fedeli e infelici con un somaro nel letto. Valle a capire le donne!
 
Tornando all’ultima scopata… no, non era pozione polisucco perché ci eravamo divertiti per ben più di un’ora e lei non aveva bevuto nulla nella stanza.
Magia di disillusione? Poteva variare un pochino i lineamenti ma non creare una dea da una racchia.
Come era potuto succedere?
Davvero era stata solo la sbornia a ridurmi in quel modo?
E poi cos’era quella storia di aver tempo un anno per far innamorare di me una ragazza? Cosa voleva dire che non sarei più riuscito a fare quel che più mi piaceva?
Mi tornò in mente l’articolo di giornale che aveva commentato al mattino mio padre.
“…quella lancia fatture che fanno morire chi è stato colpito dopo un anno…”
Non era possibile, non c’erano fatture o maledizioni che agissero a rallentatore… pozioni sì, anche io ne avevo studiate diverse a scuola, ma incantesimi con la bacchetta? Impossibile.
 
Fissai la mia immagine allo specchio del bagno. Ero sempre io, bellissimo e prestante.
Il segno lasciato da quel fascio di luce blu sul mio petto si stava affievolendo, segno che non era niente di grave, visto che ogni anatema si sarebbe ingigantito e non ridotto.
Dovevo smetterla di pensarci e farmi venire l’ansia.
Avevo scopato con una matta e avevo incrementato il mio record. Ormai era un testa a testa con Nigel, Delphina e me e sicuramente quella sera non era cambiato nulla, avrei scommesso che anche loro due avevano beccato.
«Andiamo a far colazione» mi dissi a voce alta e mi recai nella sala da pranzo preparandomi a rispondere alle domande curiose dei miei amici.
 
«Scorpius! Amico mio, come è andata la nottata?» come volevasi dimostrare, la curiosità di Blake era peggio di una comare. Ma non poteva rivolgersi a Lucinda al posto di scavare nelle mie pluffe?
«Benissimo!» sorrisi cercando di allargare le labbra il più possibile.
Mi sentivo quasi in imbarazzo a pensare a quell’essere che mi ero scopato questa notte.
Negare, negare sempre e comunque.
«Dici solo questo? Strano, normalmente ti vanti in modo che mi sembra di essere stato lì» si lamentò il mio amico.
«Cos’è? Lucy non ti fa volare abbastanza?» ghignai malefico, sicuro che l’attenzione si sarebbe spostata rispetto alla mia persona.
«Blake!» strillò la mora al suo fianco. Era una ragazza dolce ma assolutamente letale se mettevi in dubbio le sue arti.
Zabini iniziò ad agitare le mani davanti a sé «No… Lucinda, ti giuro che non penso niente di quello che dice quell’idiota! Sei incredibile, fantastica e non mi sognerei mai di cercare altro in qualsiasi altro posto» una confessione accorata, niente da dire.
 
«Si può sapere cosa vuoi coprire per cambiare argomento in questo modo?» chiese Lucy rivolgendosi a me ed evitando di rispondere alla prostrazione del suo ragazzo.
Mi ero scordato quanto fosse sottile la sua mente. Sbuffai.
«Niente di che, mi sono infrattato con una e ho aggiunto una tacca. Tutto lì» nicchiai.
«Infrattato? Da quando usi questi termini? Ti è proprio andata così male?» sbottò Blake ridendo. Ecco l’appiglio che mi serviva  per salvare il mio bel faccino.
«Non ti dico… E’ stata orribile, talmente rigida che una scopa firebolt nel culo non avrebbe fatto lo stesso effetto… vi giuro che ho dovuto faticare sette vestiti da cerimonia per riuscire a venire e dire che ero ubriaco e su di giri per conto mio».
Come mi sentivo ad aver detto una palla dopo l’altra? Benissimo e senza problemi.
Ed ero anche convincente, visto che i miei amici più intuitivi se la stavano bevendo con tutto il calderone. Neanche con il veritaserum sarei stato così convincente e in linea con le mie normali confidenze.
A questo punto potevo anche spingermi ad approfondire alcuni aspetti fisici e di atteggiamento che non mi avrebbero più scoperto.
Grazie al cielo non mi chiesero altro ed io mi rilassai bevendo finalmente la pozione anti post sbornia che anelavo da quando mi ero svegliato.
 
Nel giro di un paio di ore, spuntarono gli altri del gruppo e ad ogni comparsa mi toccò raccontare della mia nottata lussuriosa. Beh, non che non lo fosse stata. In fin dei conti avevo avuto soddisfazione. La cosa che mi sconvolgeva di più era con chi l’avevo avuta, ma questo dettaglio era e doveva rimanere irrilevante.
«E pensa che si è pure lamentata e mi ha lanciato un anatema!» dissi ridendo verso Nigel che mi aveva appena raccontato della rossa della nottata precedente e di come gli aveva chiesto di sculacciarla con la cravatta. Certe streghe hanno delle pulsioni strane.
«Come un anatema?» chiese preoccupata Cassandra.
Da quando l’avevo conosciuta avevo sempre pensato che questo nome procurasse solo guai a chi lo portava e chi ci girava intorno.
Già quella della guerra di Troia, nota nata babbana con il dono della veggente, doveva fare da monito alle future generazioni, ma niente sembrava far demordere i maghi che si ostinavano a dare quel nome alle nuove figlie, assegnando magicamente anche il dono della vista nel peggiore dei casi o di un formidabile intuito, tormentando chiunque parlasse con loro ad ascoltare le loro nefaste opinioni.
«Niente di che. Mi ha solo detto che entro un anno dovrò far innamorare di me una ragazza o non potrò più fare le cose che mi piacciono di più… ma dico che razza di minacce sono?» cercai di minimizzare.
Onestamente non mi piaceva molto questa storia ma tutto sembrava portare a un macabro scherzo e niente altro.
«In effetti dire che non potrai più fare quello che ti piace mi sembra vago. A te piace fare talmente tante cose che riunirle sotto un’unica voce non si riesce» intervenne Delphina.
«Non è vero! Direi che cazzeggio è il termine corretto che riassume il tutto» disse Blake ricevendo i mugugni di approvazione da Rockwood e Goyle che si stavano di nuovo ingozzando.
«Non è vero! Scorpius non è solo un cazzeggiatore, è molto di più! È un gran cazzeggiatore» alzò la voce Claire facendo scoppiare a ridere tutta la compagnia.
Mi sorse quasi il dubbio che non avessero una grande opinione di me, ma d’altronde neanche io ne avevo nei loro confronti.
 
La giornata passò tranquilla tra risate e altri divertimenti intorno alla piscina che la sera prima era stata teatro del party per le stelle e i tentativi di Cassandra di tornare a parlare della minaccia dello sgorbio andarono persi nell’aria.
Le decorazioni erano sparite ma in compenso fluttuavano bicchieri di cocktail colorati, ombrelloni colorati che si spostavano dove veniva richiesta l’ombra e materassini galleggianti per deliziarci in acqua.
«Questo caldo è tremendo» si lamentò Claire agitando la bacchetta in modo che le spirasse addosso un leggero e fresco venticello.
«Allora dovresti rinfrescarti meglio» rispose Theodore scatenando un’onda anomala che si rovesciò impietosa sulle gemelle Nott.
«Goyle!» urlò Cassandra «Inizia a volare!» e si lanciò contro il muscoloso gorilla che rideva sguaiato.
Io, Nigel e Blake ridevamo appollaiati attorno al bar mentre le ragazze cercavano di trasfigurare Goyle lanciandogli incantesimi a raffica.
«Basta, Nott. Che cavolo! Pensavo di farti un favore! Se sudi ancora un pochino ti sciogli e diventi trasparente come Mirtilla Malcontenta» protestò il ragazzo quando metà dei suoi capelli divennero di un bel rosa confetto.
«Mi stai dicendo che sono scheletrica?» ringhiò Claire.
«Sei perfetta e assolutamente sexy, Claire. Non ci far caso a quello che dice Theodore, è il classico anello mancante tra noi e le scimmie» ribatté Spees, facendo arrossire la ragazza.
 
Tra scherzi e bevute arrivò l’ora di tornare a casa e stanco ma decisamente soddisfatto per la festa, salutai tutti e passai nel camino diretto a Malfoy Manor e dopo aver salutato i miei genitori, andai subito a dormire.
Il mattino dopo, davanti allo specchio la macchia sul mio petto, che aveva lasciato quel raggio blu, era ancora più piccola.
 
§§§
 
I giorni successivi passarono lenti e tranquilli, quasi noiosi quando mi toccava interagire con mio padre e le sue stucchevoli regole per il mantenimento del sangue puro e dello status al top delle classi sociali.
Ormai quello che era successo la notte del dieci agosto era passato nel dimenticatoio, coperto da altri ricordi molto più freschi ed eccitanti (e per la cronaca le tacche erano proporzionalmente aumentata).
«Scorpius, domani mattina andiamo a Diagon Alley. Ormai manca solo una decina di giorni all’inizio della scuola e dobbiamo controllare di avere tutto quello che serve per l’ultimo anno» annunciò mia madre a colazione una mattina di sole.
In effetti mancavano pochissimi giorni e sarei tornato in quell’acquario che era Hogwarth con i miei compagni di casa, le partite di quiddich, i professori rombipluffe, le ronde di notte per i prefetti come me e le imboscate a tutte le ragazze appetibili e disponibili della scuola, indipendentemente dalla casa di appartenenza.
Non mi facevo mica scrupoli se dovevo sedurre una corvonero rispetto a una griffondoro! Tanto avevo scoperto che sotto la divisa le forme fondamentali erano le stesse per tutte.
Anche le professoresse erano uguali, come avevo appurato personalmente quando ero stato con la giovane supplente di Erbologia l’anno precedente.
Peccato che dopo un paio di mesi di San Mungo, il vicepreside Paciock fosse tornato alle sue normali mansioni di insegnante… e lui di certo non era il mio tipo.
 
«Allora ci vediamo domani davanti al Ghirigoro, così mi aggiorni su quanto hai fatto in Svezia la scorsa settimana» dissi all’immagine di Nigel immersa nei carboni del camino. Io proprio non riuscivo a comunicare in quel modo, mi faceva senso mettere la mia faccia a contatto con la cenere e il fuoco vivo, avevo sempre paura che l’incantesimo non funzionasse a dovere e mi scottassi la mia bellissima pelle. Con tutto quello che avevo fatto negli anni per evitare brufoli e punti neri, non avrei sprecato il mio tempo per poi ridurmi in poltiglia sanguinolenta e maculata.
«Affare fatto, adesso devo andare. Ci sono i miei cugini alla porta che chiedono di entrare… meno male che domani se ne vanno, non li sopportavo più!» e detto questo, fece sparire la sua faccia dalle braci chiudendo la comunicazione.
Chissà se davvero la Svezia era così libertina come lasciavano intendere i libri.
 
Scrollai le spalle e mi rimisi a controllare gli oggetti che mi sarebbero serviti per il nuovo anno scolastico.
Non mi piaceva studiare, preferivo divertirmi con gli amici e le ragazze. Ero un normalissimo giovane mago neomaggiorenne. Ma tutto questo era niente per mio padre.
Lui, in me vedeva solo la sua occasione di rivincita sul mondo magico che lo aveva messo alla berlina. I Malfoy, pur essendo rispettati, non erano più potenti come una volta.
Anche Draco, che lavorava al Ministero come pozionista, non poteva avere incarichi di responsabilità in quanto gli erano ufficiosamente preclusi.
Non si poteva dire a voce alta che non ci si fidava, sarebbe stato incivile. Però non ci si fidava e mio padre era costretto a lavorare sottoposto a gente molto più ignorante di lui.
Io dovevo dar lustro nuovo al nostro casato.
Dovevo farmi valere in tutte le attività che intraprendevo: miglior studente, miglior giocatore di quiddich, miglior specialista in magisprudenza, miglior marito per la mia futura moglie perfetta e dal sangue più puro dell’oro zecchino.
Volendo potevo già immaginarmi vecchio decrepito seduto su una poltroncina sotto un portico con vista sull’oceano a guardare in lontananza i gabbiani e desiderare di essere stato libero come loro.
 
Sbattei le palpebre e tornai ai miei libri.
A scuola me la cavavo discretamente ma non ero sicuramente al livello della rossa zannuta della Weasley figlia degli eroi.
Era sempre lei che prendeva il premio per miglior allievo da sei anni a questa parte, tanto che ormai mi ero rassegnato alle sfuriate di mio padre.
 
Finii di scrivere l’elenco del materiale che mi sarebbe servito per la scuola e vista l’ora tarda mi cambiai e andai a dormire.
L’ultima occhiata al mio torace, allo specchio del bagno, mi confermava che il segno sul mio petto era praticamente sparito e il giorno dopo anche quello non sarebbe stato altro che un ricordo.
 
Un raggio di sole, infiltratosi tra gli scuri, mi colpì il volto strappandomi dal sogno licenzioso che stavo facendo. Peccato che non valessero anche questi per il punteggio di fine anno, altrimenti sarei stato ampiamente in testa. In quei momenti mi sentivo come un ormone ambulante.
Aprii gli occhi e scostai dei fili scuri che mi impedivano di vedere bene la mia stanza in penombra.
Sbuffai, probabilmente avevo di nuovo sfilacciato il copriletto e mi sarei dovuto sorbire le critiche di mia madre sul poco rispetto che avessi nei confronti degli oggetti di grande valore.
Cercai di mettere a fuoco le cose che mi circondavano ma vedevo solo macchie opalescenti.
Stropicciai ancora le palpebre.
Che strano, la cosa non migliorava.
A tentoni presi la bacchetta ed evocai un qualsiasi oggetto che mi consentisse di vedere chiaramente, poi avrei pensato come risolvere il problema.
Nella mia mano comparve una specie di binocolo con le stanghette che mi affrettai a infilare sul naso.
«E luce fu» borbottai con voce acuta.
 
Voce? Sibilo da cornacchia piuttosto.  Quella non era assolutamente la mia voce. Io ero più caldo, roco, sexy…
Mi schiarii ancora e provai nuovamente.
«Uno, due, tre, stella». Niente, quella era una voce acuta e stridula stile unghie sulla lavagna.
Mi facevano accapponare anche i peli delle ascelle.
A proposito di ascelle… avevo decisamente bisogno di una doccia, puzzavo come un montone a luglio prima della tosatura e dopo essersi rotolato nel fango… o altro.
Scesi dal letto e osservai distrattamente le mie gambe. Strano. Avevo sempre avuto peli biondi e ora ero cosparso da una miriade di striature nere che deturpavano il candore della mia pelle.
Chissà quale incantesimo avevo lanciato nel sonno.
Mi trascinai in bagno e accesi la luce dopo essermi posizionato davanti al lavandino con lo specchio di fronte al mio naso.
La luce mi accecò un secondo, poi misi a fuoco la mia immagine e urlai.
 
Davanti a me c’era una ragazza… oddio, definirla di genere femminile era abbastanza coraggioso.
Aveva capelli color grigio topo scuro, un naso aquilino che faceva invidia al ritratto di Piton a Hogwarts, denti storti con un canino che spuntava dalle labbra sottili e molli, un bel paio di baffetti sul labbro superiore e brufoli in ordine sparso su tutta la faccia.
Gettai uno sguardo sul resto della mia figura, visto che  ero in boxer potevo guardare tutto e speravo di riscontrare la normalità e che fosse solo una distorsione dei binocoli che, allo specchio, si erano rivelati dei veri e propri fondi di bottiglia come solo la Cooman usava portare.
Sul mio petto spuntavano un paio di tettine che potevano tranquillamente sfidare la forza di gravità senza problemi, in quanto senza peso (in pratica una seconda scarsa). Più sotto spuntava una pancetta di tutto rispetto e (tastai) sul retro un sedere sporgente che associato alle cosce faceva sembrare la mia figura una pera.
La pelle era olivastra, totalmente diversa dal solito.
Solo gli occhi erano rimasti uguali, di quel grigio argento tipico di mio padre e dal taglio leggermente allungato ereditato da mia madre. Peccato che fossero coperti da quei vetri che davano la sensazione di averli spalancati in eterna sorpresa.
 
Continuavo a urlare, mentre mi tastavo.
«Ah!». Cazzo, ho le tette. Fossero almeno decenti!
«Ah!». Cazzo, ho un culo enorme! Avrò bisogno di uno scompartimento da solo sull’espresso per la scuola.
«Ah!». Merda, ho i baffi! Mi sono sempre rasato e adesso ho i baffi!
«Ah!». Cellulite? Pure?
«Ah!». L’alluce valgo? E perché non ho la gobba?
«Ah!». Che cazzo è successo?
 
Il mio vocabolario era diventato monosillabico e non riuscivo a dire niente altro se non suoni inarticolati.
Che era successo? Chi era quel mostro orrendo che mi guardava alla specchio?
Urgeva una contro fattura.
Bacchetta! Avevo bisogno della bacchetta!
Incespicai per lo scatto che feci verso il comodino dove giaceva e mi trovai lungo disteso sul tappeto dove, la sera prima avevo inavvertitamente dimenticato un decantatore di peltro.
Quando la sfiga colpisce è peggio di un cecchino e i miei gioiellini, in quel momento, ne riconobbero l’ineluttabile realtà.
«Ah!». Porco Merlino! L’unica cosa che era rimasta normale la colpivo in quella maniera rischiando la castrazione? Avevo le lacrime agli occhi! Morgana! Che dolore incommensurabile!
Strisciai sui gomiti fino al comodino e lì mi tirai su in ginocchio.
Quello era stato il peggior risveglio di tutta la mia vita!
Neanche quando mi ero risvegliato con quello scorfano nel letto ero tanto traumatizzato.
 
Cacchio! Io, proprio io, il più bel ragazzo di Inghilterra, con un’arte amatoria da far invidia a tutti i super dotati del globo terrestre, ai cui piedi cadevano ragazze e donne di ogni tipo, età ed estrazione sociale come se fosse una pandemia, mi trovavo nel corpo di una donna? Per di più orrida?
Avrei preferito essere trasfigurato in un profilattico! Almeno sarei “entrato” nel mio elemento!
 
Come si dice? I guai non vengono mai soli.
In quel momento, mentre stringevo la mia bacchetta e pensavo a quale contro incantesimo fare su me stesso per ritornare quello di sempre, attirati dalle mie grida da ippogrifo, irruppero come dei tornado nella mia camera e ancora prima che potessi spiegarmi o solo alzare la bacchetta mio padre urlò con voce tonante «Stupeficium!».
Accidenti! Il mio vecchio era ancora in gamba, visto il volo che mi fece fare prima di atterrare al muro accanto la parete e far cascare il quadro di una venere nuda, direttamente sulla mia testa.
Immaginai di avere quel corpo invece di questo… mica male!
Poi tutto divenne nero.

 
---ooOoo---
Angolino mio:
In questo capitolo abbiamo un’immagine più ampia di Scorpius, con i suoi problemi sul rapporto con il padre. Ma lui è comunque uno che vuole divertirsi, quindi poca pietà, prego.
 
Nel prossimo capitolo vedremo le reazioni dei Malfoy…
Da qui inizia la nostra storia comica, quella dove si ride… invito chi voglia suggerire cose strane da far fare a Scorpius, sono a disposizione…
 
Grazie per l’attenzione, alla prossima
Baciotti
 
 
  
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