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Autore: ArwenUndomiel    04/10/2013    11 recensioni
Salve! :)
Mi sono imbattuta in questo sito di fan fiction per caso, a dire il vero fino a qualche tempo fa non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
Ho letto come ospite numerosi racconti legati alla saga di Harry Potter, la passione che le autrici hanno mostrato nello scrivere le loro storie, mi ha ispirata, così ho deciso di farlo anch'io.
Amo molto i personaggi creati dalla Rowling e proprio per questo non sono riuscita ad accettare la tragica fine di alcuni di essi.
Ho deciso così di dar loro una seconda opportunità!
La storia che ho deciso di scrivere è ambientata dopo la fine della seconda guerra magica, Harry è distrutto, ma qualcuno gli ridarà speranza facendo in modo che partendo dall'epilogo, egli possa costruire una nuova storia.
Grazie a tutti per l'attenzione!!
Buona lettura! ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Mangiamorte, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 23

A Serena, la mia fan numero uno.
 
È andata come doveva, come poteva …
 
Era ormai pomeriggio inoltrato quando, terminata la prova di Difesa Contro le Arti Oscure, i banchi davanti ai candidati erano stati sostituiti da calderoni di peltro e ben più piccoli supporti in legno sui quali tagliare gli ingredienti.
Il momento tanto temuto era arrivato: l’esame di Pozioni.
Harry aveva visto chiaramente il colorito abbandonare il viso del povero Neville e, per solidarietà, aveva deciso di sbiancare un po’ anche lui quando aveva visto la lista delle istruzioni che Piton aveva fatto apparire sulla lavagna.
Si era letteralmente sentito venir meno, quando aveva notato il ghigno sadico sul volto del professore che con un ampio movimento del polso, ne aveva fatta comparire un’altra talmente zeppa di parole che a stento si notava lo sfondo scuro.
Ecco, stava andando in iperventilazione.
Nemmeno Voldemort gli aveva mai fatto quell’effetto.
Ripetendo a se stesso per l’ennesima volta che no, non poteva allevare Puffole Pigmee per il resto della sua vita per quanto in quel momento apparisse allettante, aveva abbassato le palpebre con l’intento di tranquillizzarsi.
Quei mesi di lezione con Piton a rischiare di lasciarci le penne per gli effluvi mefistofelici dei suoi intrugli, dovevano pur essere serviti a qualcosa.
In fin dei conti Narcissa gli aveva detto che il professore lo trovava anche migliorato.
Stupido,untuoso pipistrello.
Sentendosi un po’ meglio per aver insultato la causa dell’aumento dei suoi battiti cardiaci, Harry aveva letto la prima riga ed aveva iniziato a preparare minuziosamente tutti gli ingredienti.
Aveva una sola possibilità e doveva almeno provare a produrre qualcosa di decente.
Mentre tagliuzzava delle radici di rabarbaro, il pensiero che da quando aveva iniziato le prove dei M.A.G.O  aveva tentato ripetutamente di ignorare, gli si era manifestato nell’immagine della schiena di suo padre.
Non lo aveva nemmeno guardato negli occhi.
Era sparito e sapeva bene che non sarebbe stato facile dover affrontare i suoi cari al ritorno, ma quello che a stento lo aveva salutato era SUO PADRE.
Non credeva di averlo deluso al punto di non meritare nemmeno un abbraccio, una stretta di mano, un qualunque tipo di manifestazione del tipo “sono arrabbiato, ma sono contento di vederti”.
Inconsciamente si era passato un dito su una delle cicatrici invisibili che avrebbe dovuto ricordare di disilludere tutti i giorni della sua vita, perché non sarebbero mai scomparse del tutto.
Possibile che si fossero limitati a considerarlo come un egocentrico ragazzino che,pur di attirare la loro attenzione, aveva deciso di andare via senza dare segni di vita per ottantadue giorni?
Conosceva anche il numero dei minuti che aveva passato oltre oceano, facendosi violenza per resistere alla tentazione di tornarsene a casa a studiare con i suoi amici, vivere con la sua famiglia, passare del tempo con Sirius e Remus, vedere Ted crescere poco alla volta accanto ai suoi genitori … Implorare il perdono di Ginny e fare di tutto per riconquistarla.
Quel viaggio gli era costato maledettamente caro.
Il rumore del legno che si spezzava, lo aveva portato ad osservarsi la mano serrata a pugno intorno all’innocente rametto di faggio che doveva aggiungere alla pozione non appena il colore fosse diventato più scuro.
Aveva rilassato la mascella ed emesso un sospiro, poi aveva tentato di fare come gli aveva insegnato Malfoy durante le lezioni di Occlumanzia; se non l’avesse piantata di distrarsi lo avrebbero bocciato ed addio futuro.
Non credeva che l’avrebbe mai pensato, ma non voleva passare un altro anno a seguire lezioni ad Hogwarts come la maggior parte dei suoi compagni aveva deciso di fare.
Durante quello che sarebbe dovuto essere il loro settimo anno, infatti solo ai Serpeverde era stato concesso di sostenere l’esame prima dell’inizio della battaglia, la Mc Granitt si era opposta con tutte le sue forze a quella palese discriminazione, ma temeva che i Carrow per colpire lei facessero del male ai suoi studenti, così era stata obbligata ad arrendersi.
La scuola di magia era e sarebbe sempre stata casa sua, ma era cresciuto, doveva andare oltre.
Aveva bisogno di tagliare i ponti con la sua vita passata.
Hogwarts era stata teatro dei momenti più belli e più brutti della sua vita.
Ogni singolo mattone che non era più lo stesso di sempre dopo la ricostruzione, gli ricordava che era stato lui la causa per la quale avevano attaccato il castello ed i suoi compagni erano morti.
I più grandi avevano appena diciassette anni.
E benché purtroppo sapesse che non esistesse un’età giusta per morire, Harry non poteva far altro che pensare che non era accettabile andarsene senza nemmeno aver avuto la possibilità di iniziare a vivere davvero.
Erano dei bambini a cui erano state ficcate in mano delle bacchette per combattere, perché quando la guerra incalza, non importa a nessuno quanto sei vecchio.
Quel maledetto giorno di Maggio, non avevano avuto scelta e per difendersi erano andati incontro a morte certa.
Strano quanto possa essere dannatamente perversa la vita.
Avevano vinto, sì ... Ma quale era stato il fio?
Nessuno ne era consapevole più di lui che avvertiva il peso di ogni singola vita gravargli sulle spalle.
Nemmeno a lui era stata mai concessa un’alternativa, ma in quel momento  si sentiva finalmente in grado di decidere della sua vita, di agire attivamente per realizzarsi.
Mentre mescolava la pozione che rappresentava la fine della sua esistenza da studente, si era sentito capace di lottare contro quel suo infausto destino che lo aveva condannato a crescere ancor prima di capire cosa significasse.
Durante quell’esame dipendeva tutto da lui: da quanto attentamente avesse letto le istruzioni e miscelato gli ingredienti.
Per la prima volta Harry Potter poteva scegliere di andare avanti.
 
 
Nel corridoio antistante l’aula nella quale si stavano svolgendo gli esami, Lily osservava suo marito camminare nervosamente avanti e indietro.
Lo conosceva anche meglio di se stessa e sapeva che James si sentiva in colpa per il modo in cui aveva trattato Harry.
Purtroppo, però era fatto così.
Ci metteva del tempo a “perdonare” chi lo feriva e loro figlio lo aveva praticamente ucciso andandosene apparentemente senza un motivo quando si erano appena ritrovati.
Mascherando un sospiro malinconico, si era voltata in direzione delle serre ed un raggio di sole le aveva illuminato il viso.
James aveva bloccato il suo andirivieni frenetico per osservarla, desiderando che un po’ della sua tranquillità arrivasse di riflesso anche a lui.
Dopo qualche minuto Lily aveva ricambiato il suo sguardo.
“Pensi che sia un idiota, vero?” aveva domandato l’uomo scompigliandosi i capelli in un gesto di stizza.
“Io SO che lo sei, James … Ma ti amo lo stesso.”
“Grazie Evans … Mi sei d’aiuto.”
“Sbaglio o da quando ci siamo sposati il cognome con cui pretendi che la gente si rivolga a me è un altro?”
“Solo io e Sirius possiamo chiamarti così, Evans.”
Lily gli aveva rivolto un tenero sorriso per poi avvicinarsi ed avvolgergli le braccia intorno alla vita.
Come se non aspettasse altro,James aveva poggiato la testa sulla sua spalla sinistra ed aveva lasciato che i capelli vermigli gli solleticassero la punta del naso.
“Lo perdonerai … E lui farà lo stesso con te …” aveva detto la donna dolcemente mentre gli carezzava la schiena.
“Non so se riuscirò a passarci sopra … Il pensiero che possa andarsene di nuovo da un momento all’altro, mi distrugge … Come fai a far finta di niente?” aveva domandato fissandola sofferente.
“Anch’io ero arrabbiata con lui James, non credere che non mi abbia fatto stare male … Appena l’ho visto, però non sono riuscita a trattenermi … È mio figlio, nonostante tutto mi rende felice …”
“Allora credo che io non sia tagliato per fare il padre …” aveva detto Prongs sciogliendo l’abbraccio.
“James … ”
“Vado a fare un giro Lils, ho bisogno di prendere aria … ” aveva detto lasciandole una carezza sul viso.
Lily aveva annuito lievemente e lo aveva visto allontanarsi per imboccare l’uscita.
“Signora Potter?”
Una voce non classificata tra le conosciute l’aveva spinta a voltarsi.
“ … Tu devi essere Draco Malfoy …”
“In capelli ed ossa … Piacere di conoscerla.” aveva detto il ragazzo tendendole la mano.
La donna l’aveva stretta sorridendo, nel tentativo di mascherare la tempesta emozionale che stava vivendo.
“Problemi con Harry ?” aveva domandato il ragazzo notando l’espressione sofferente della madre di uno, chi l’avrebbe mai detto,dei suoi più cari amici.
“James non riesce a superare il fatto che sia stato via così a lungo … A proposito, devo ringraziare te e la tua famiglia per esservi presi cura di lui …”
“Non ce n’è bisogno … Harry è un mio amico e casa mia è la sua.”
“Mi sembra strano sentirti parlare così … A quanto ho sentito tu e mio figlio non siete mai stati grandi amici … ” aveva detto Lily osservandolo di sottecchi.
“Beh , è una lunga storia …”
“A quanto pare ci vorrà ancora del tempo prima della fine degli esami …” aveva risposto la donna facendo comparire due comode sedute.
Draco aveva così iniziato a parlare del complicato rapporto che si era creato con Harry durante gli anni di scuola, di come si odiassero e non perdessero occasione per darsi addosso.
“E da cosa è dipeso questo cambiamento radicale?” aveva domandato la donna sinceramente curiosa.
“Suo figlio mi ha salvato la vita mettendo a repentaglio la propria … ”
Lily aveva leggermente sgranato gli occhi.
“Rischiavo di morire carbonizzato dall’Ardemonio … Da allora abbiamo modificato entrambi i nostri atteggiamenti ed ora diciamo che ci insultiamo solo per scherzare … ” aveva aggiunto Draco con un sorriso sghembo.
La donna aveva sorriso di riflesso, Harry non avrebbe mai smesso di sorprenderla, non poteva essere più orgogliosa di lui.
Pensando a quanto sarebbe stato deluso nel non trovare suo padre ad attenderlo, Lily si era rabbuiata.
“Prima ero in corridoio e non ho potuto fare a meno di sentire le parole di suo marito … “ aveva esordito il ragazzo.
Notando che l’altra si era limitata a guardarlo, senza urlargli contro che non fossero affari propri, aveva continuato
“lo sono figlio di Lucius Malfoy, che converrà con me non sia la persona più affettuosa del pianeta … Mi ha cresciuto come un degno purosangue, non ho mai ricevuto carezze da parte sua, perché era sconveniente per un ragazzino della mia levatura, richiedere simili attenzioni … ”
Lily ascoltava attentamente il discorso di Draco, sapeva come doveva essere vivere in una famiglia come la sua.
Aveva visto Sirius rinascere quando era andato a vivere con i Potter ed i genitori di James gli avevano dato tutto l’amore che i suoi gli avevano negato.
“Durante la guerra, V-Voldemort mi ha messo in mezzo per compiere delle missioni per suo conto …”
“Ma … Eri a malapena un ragazzino!” aveva detto scandalizzata.
“Non sto qui a descriverle la gioia di … Bellatrix … ” aveva continuato con una smorfia di disgusto mentre pronunciava il nome della sua congiunta.
Definirla zia non avrebbe avuto senso, in fin dei conti non lo era mai stata.
“Beh, io ho fallito e dopo poco mi sono tirato indietro probabilmente perché non ero mai stato convinto della scelta che la mia famiglia aveva fatto per me.
Sono quasi morto per questo.
Dopo aver saputo che Harry mi aveva salvato, mio padre è andato a ringraziarlo … Ha rinnegato gli ideali di una vita intera nel momento stesso in cui ha deciso di stringere la mano a colui contro il quale aveva combattuto negli ultimi diciotto anni.
Mio padre ha messo da parte il suo smisurato orgoglio ed i suoi principi perché io ero più importante di qualsiasi altra cosa al mondo, anche di se stesso.
Ed è questo che fa un genitore, si annulla per i propri figli.” aveva detto con una leggera scrollata di spalle.
Lily sapeva bene cosa intendesse dire il ragazzo, lei e James avevano sacrificato la loro vita per permettere a loro figlio di sopravvivere.
“Un padre perdona sempre.”
 
 
James si era smaterializzato a Godric’s Hollow, ma incapace di stare tranquillo aveva deciso di fare visita a Sirius.
Si era così infilato nel camino ed utilizzando la metropolvere si era ritrovato nell’appartamento londinese del suo migliore amico.
Sulla poltrona che si trovava proprio di fronte all’apertura del caminetto c’era qualcuno che avrebbe tranquillamente potuto scambiare per il canide, se non lo avesse visto intento ad analizzare un tomo di almeno un triliardo di pagine di anatomia umana.
Beh, effettivamente già il fatto che avesse un libro in mano, era chiaro sintomo che non si trattasse di lui.
“Hey Reg …” aveva detto Prongs spolverandosi i vestiti.
“Ciao James! Come stai ?”
“Non mi posso lamentare … Sirius è in casa?”
“Certo … Aspetta che te lo chiamo …” aveva detto l’uomo che dopo aver posato con una certa fatica il volume sul tavolino da tè, già sommerso da fogli e appunti, aveva emesso dei suoni gutturali per schiarirsi la voce.
Prima che James, avendo intuito le sue intenzioni, riuscisse a portarsi le mani a protezione delle orecchie, un urlo belluino era rimbombato per i 270 mq dell’appartamento e con elevata probabilità aveva  distrutto anche gli innumerevoli cristalli conservati in Buckingham Palace.
“SIRIUS!”
Un tonfo sordo ed una serie di imprecazioni in sottofondo, avevano dato prova dell’efficacia delle doti vocali del più piccolo di casa Black.
James si era trattenuto a stento dallo scoppiare a ridere senza ritegno quando Regulus si era voltato e, come se nulla fosse accaduto, gli aveva domandato
“Posso offrirti qualcosa?”
Era ormai un mese che quei due vivevano insieme e si poteva dire che finalmente Sirius fosse sereno o quanto meno sembrasse meno psicopatico.
Per Prongs era ormai diventata una routine lo scambiare due chiacchiere anche con Regulus e , contro ogni previsione, si era ricreduto sul conto di quello che, insieme a Piton era stato uno dei suoi peggiori nemici ai tempi della scuola.
Reg era piacevole, molto più posato di Sirius e, anche se in apparenza sembrasse il contrario, era molto più aperto nei confronti delle persone di quanto non fosse il fratello maggiore.
Aveva avuto l’amore della sua famiglia, se così poteva essere definito, o almeno sua madre non si premurava quotidianamente di sottolineare quanto fosse indegno, Padfoot invece avrebbe portato per sempre le cicatrici di quelle mancanze.
Prima che potesse rispondere alla domanda di Regulus che aveva aperto il frigorifero e ne studiava l’interno con aria critica, l’ingresso di suo fratello nella stanza lo aveva interrotto.
Si era voltato a guardarlo e non aveva potuto impedirsi di ghignare alla vista della sua aria stravolta: aveva indosso un paio di boxer scuri ed una maglietta babbana a mezze maniche con la scritta “I’m sexy and I know it”.
Decisamente slogan poco azzeccato per lo stato in cui versava in quel preciso istante.
“Ti odio Reg, sappilo.” aveva detto ancora con un occhio chiuso, per poi puntare un dito minaccioso in direzione del suo migliore amico
“E tu non dire una parola.”
Prongs aveva fatto il gesto di cucirsi le labbra, ma gli occhi tradivano palesemente il suo divertimento.
“Hai il giorno libero, mica puoi passarlo a dormire!”
“No?”
“Kreacher!!”
“Ok, ok  … Capito l’antifona, sarò sveglissimo, ma non mettermi alle calcagna quella creatura nefasta.”
Il povero ospite ormai quasi piangeva.
“Senti Prongs, ma tu da che parte stai?” aveva domandato l’animagus riducendo gli occhi a due fessure.
“Da quella di Regulus, assolutamente …” aveva risposto l’altro tenendosi gli addominali.
“Non si può dire che tu non abbia gusto, James …” era intervenuto il fratello del suo migliore amico mentre usciva dalla stanza e dava indicazioni all’elfo domestico per spostare il suo materiale nello studio.
Kreacher era accorso a svolgere la sua mansione, si poteva dire che fosse completamente diverso da quello che era quando abitava in Grimmauld Place, aveva smesso di inveire contro tutti coloro che non erano purosangue ed a volte risparmiava i suoi improperi anche al padrone di casa.
La presenza di Regulus era stata positiva per tutti.
Sirius aveva rivolto uno sguardo torvo ad entrambi ed aveva fatto cenno all’amico di seguirlo in salotto.
“Allora Prongs … Che succede?”
“Chi ti dice che succeda qualcosa?”
“Oggi è 29 Agosto, so che tu pensi che io soffra di Alzheimer , ma so anche che hai rivisto Harry e … Ti conosco.”
“L’ho detto che preferisco tuo fratello …”
Padfoot aveva ghignato.
“Sono stato un coglione …”
“Un coglione freddo e distaccato?”
James aveva annuito affranto.
“Lo immaginavo … Fa parte del tuo modo di essere l’agire in questo modo … Solo che in questo caso è diverso, non siamo io o Moony ad averti ferito … È tuo figlio e non puoi evitarlo aspettando che l’incazzatura ti passi …”
“Avrei voluto abbracciarlo e chiedergli come stesse, ma non sono riuscito a muovere un muscolo … Non sarò mai un buon padre.”
“Non dire stronzate …”
“Persino tu ti sei reso conto che mi sono comportato in maniera infantile … A dirla tutta penso che avrei ancora bisogno del mio di padre …” aveva detto rabbuiandosi.
“Sorvolerò sul fatto che mi hai praticamente dato dello stupido, ma giusto perché ti vedo depresso … Devi solo tentare di capire le ragioni di Harry, insomma anch’io me ne sarei andato per la faccenda della licantropia e se tu e Remus non me l’aveste impedito, probabilmente lo avrei fatto … È evidente che ci sia qualcosa che non va, bisogna solo capire cosa lo ha spinto ad allontanarsi … Io credo che soffra di altruismo cronico.” aveva detto tirando le labbra in un leggero sorriso.
James aveva sospirato sonoramente.
“Hai ragione … Stasera alla festa dei Weasley gli parlerò …” aveva detto guardando il suo orologio da polso e notando che non avrebbe fatto in tempo a passare da casa e chiarire con lui in privato.
“E bravo il mio Bambie!”
Il rimbombare del suono del campanello nel corridoio aveva interrotto la risposta, tutt’altro che gentile, che Prongs gli stava rivolgendo.
Sirius si era irrigidito visibilmente.
Regulus si era materializzato alla porta.
 “Hey Ellie … Puntuale come sempre!” aveva detto sorridendo alla nuova arrivata.
“Ciao Reg … Ti ho portato gli appunti che mi avevi chiesto, ma non posso trattenermi a lungo … Devo sbrigare alcune faccende … ” aveva risposto Eleanor mentre si allungava per posargli un bacio sulla guancia.
“Accomodati pure, mi servirebbe una delle tue fantastiche spiegazioni su una cosa di anatomia che proprio non riesco a capire …” aveva detto l’uomo con uno strano scintillio negli occhi.
Padfoot aveva serrato la mascella.
Regulus gli aveva regalato un’occhiata furtiva ed aveva accennato un ghigno.
Eleanor era entrata nell’ampio ingresso ed aveva sentito un tuffo al cuore quando aveva visto i capelli di Sirius spiccare dall’arco che conduceva in salotto.
Si era imposta di respirare.
Dopo quella volta in ospedale, non erano più andati oltre al saluto.
Nell’ultimo mese aveva stretto amicizia con Regulus e siccome aveva scoperto che gli mancava solo qualche esame per laurearsi in magichirurgia si era offerta di dargli una mano con lo studio.
Il risultato erano state delle imbarazzanti visite nella casa che condivideva con il fratello, pregando Merlino di non incontrarlo ogni benedetta volta , i suoi desideri erano stati esauditi: in genere Sirius era sempre di fretta, lo beccava in procinto di uscire o di ficcarsi sotto la doccia, tutti frangenti nei quali non era richiesta una comunicazione  più prolissa del “Ciao”.
A giudicare dalla sua tenuta e dal fatto che ci fosse anche James Potter appollaiato sul divano, quel pomeriggio Merlino aveva deciso di causarle un’ulcera.
“Ciao a tutti ..” aveva detto sperando di suonare serena.
“Ciao El …” aveva risposto Sirius, che dal canto suo, voleva risultare neutro.
“Ehila … ” era stato il saluto di James che aveva accompagnato le parole con un gesto della mano.
“Mi sono trasferito nello studio, seguimi ti faccio strada …” era intervenuto Regulus sparendo nel corridoio e senza aspettare oltre Eleanor lo aveva seguito.
Sirius aveva abbassato le palpebre nel vano tentativo di non pensare a quei due che “studiavano” il corpo umano, quando li aveva riaperti si era trovato lo sguardo inquisitore del suo migliore amico puntato addosso, istintivamente aveva deglutito.
“Interessante …” aveva detto quello con fare sapiente.
“Cosa, di grazia?”
“Il fatto che ti esca il fumo dalle narici …”
Sirius lo aveva guardato male.
“Ti infastidisce così tanto che Reg studi con la nipote della Chips?”
“Assolutamente no …”
“Beh, meglio così perché  mi sembrava chiaro che volessero fare un po’ di … Sai … Pratica…” aveva aggiunto James infido.
Padfoot si era alzato di scatto, aveva afferrato la bottiglia di Fire Whiskey che si trovava sul mobile dei liquori e senza darsi pena di recuperare un  bicchiere, ne aveva preso un lungo sorso.
Prongs aveva ghignato trionfante.
“Non fare quella faccia. Non fare insinuazioni. Non fare domande.”
Il camino che si illuminava di verde aveva attirato l’attenzione di entrambi.
“Ciao ragazzi …”
“Hey Moony …” avevano risposto i due praticamente in coro.
“Perché hai quell’espressione James? Immaginavo di trovarti un po’ giù, ma quell’aria malefica proprio non me l’aspettavo e devo dire che mi turba.” aveva detto il povero Remus che, per puro sadismo, dopo una giornata di lavoro aveva deciso di vedere come stesse il cervide ed aveva la netta sensazione di essere capitato in mezzo ad una situazione che avrebbe avuto delle conseguenze spiacevoli, per chi , non era difficile da definire a giudicare dagli occhi scintillanti di Prongs, a cui quelli di Silente avrebbero fatto un baffo, e dalla vena che pulsava minacciosa sul collo di Sirius.
“Oh, niente … Il nostro Paddy è innamorato.”
Sirius quasi si era strozzato con la saliva.
“James …”  aveva detto Moony allarmato.
“Mmm?”
“Corri.”
 
 
Lily e Draco erano rimasti a chiacchierare fin quando le porte dell’aula in cui si erano svolti gli esami non si erano spalancate ed una raggiante Hermione si era diretta verso di loro seguita a ruota da Ron e Neville che sembravano essere tornati all’aria aperta dopo mesi di prigionia.
Harry aveva impiegato qualche minuto in più ad uscire, voleva trovare le parole giuste per rivolgersi a suo padre, non avrebbe sopportato di essere trattato di nuovo come un estraneo.
Aveva sospirato sonoramente e si era affacciato nel corridoio, speranzoso aveva percorso con lo sguardo le sagome delle persone lì riunite.
Un tuffo al cuore aveva accompagnato la constatazione che suo padre non fosse lì.
Se n’era andato.
Improvvisamente si era sentito più stanco di quanto non fosse mai stato, nemmeno ai tempi della guerra.
Era letteralmente arrivato al capolinea.
“Harry …”
Aveva voltato il capo per incontrare due occhi verdi che lo scrutavano con preoccupazione.
“Com’è andata?”
“Bene … ” aveva risposto freddamente.
Aveva ricevuto una carezza su una guancia ed aveva resistito all’impulso di spostarsi.
Sua madre non aveva colpe, non aveva senso fare stare male anche lei.
Si era obbligato a sorriderle.
Lily non si era bevuta nemmeno per un attimo l’atteggiamento controllato di suo figlio, lo aveva visto sull’uscio intento ad osservare tutti i presenti alla ricerca di qualcuno che non c’era.
Aveva preso a mordersi il labbro inferiore senza nemmeno rendersene conto; era andato tutto a rotoli dal momento in cui Harry era scappato, ma perché, perché, perché l’aveva fatto.
Era tutto sbagliato, James se n’era andato e poteva comprendere perfettamente il modo in cui si sentiva e lei era divisa tra la voglia di urlare contro suo figlio che era stato un irresponsabile a mollarli in quel modo e la necessità di stringerlo tra le sue braccia, perché poteva leggerlo in quelle iridi gemelle alle sue che Harry soffriva e non meritava altro dolore dopo tutto quello che aveva patito.
Perché se n’era andato? Se solo l’avesse saputo, se avesse potuto domandarglielo ed anche solo sperare che le rispondesse, se avesse potuto chiedere a chi gli era stato accanto, ma Draco non ne avrebbe fatto parola, aveva provato durante tutta la loro conversazione ad estorcergli qualche informazione, ovviamente senza successo …
Chi poteva aiutarla in quel momento?
I professori erano finalmente usciti dall’aula, lo svolazzo di una veste nera le aveva dato la risposta che cercava.
“Severus?”
“Sì?”
“Hai un minuto? Ho bisogno di parlarti.”
Piton le aveva rivolto uno sguardo leggermente stralunato, per quanto il professore di pozioni potesse sembrare tale.
Lily si era voltata verso Harry che non sembrava curarsi di quello che lo circondava.
“Tesoro, queste sono le tue chiavi di casa … Conosci il nostro indirizzo, sì?” aveva domandato con un sorriso dolce.
Il giovane aveva sgranato gli occhi al contatto del metallo con il palmo della sua mano.
Lentamente aveva annuito.
“Ti raggiungerò tra qualche minuto … Puoi smaterializzarti solo fino al cancello, all’interno del giardino e nella casa non è consentito farlo.” aveva aggiunto per poi voltarsi e seguire Piton verso il suo studio.
Harry era rimasto ad osservare i due che si allontanavano mentre si rigirava il portachiavi a forma di boccino tra le mani.
E così i suoi genitori avevano sistemato la loro casa.
Si era perso un altro momento che non avrebbe mai potuto recuperare.
La frustrazione stava prendendo il sopravvento, non sarebbe riuscito a controllarsi ancora a lungo, l’unica cosa di cui aveva bisogno era una bella doccia bollente; mentre immaginava se stesso immerso nel vapore e con lo scrosciare dell’acqua a coprire ogni suono, l’interferenza di una voce lo aveva costretto a venir fuori dalle sue fantasticherie.
“Harry? Mi stai ascoltando?”  aveva domandato Hermione spazientita.
Il ragazzo al quale si stava rivolgendo aveva fatto un cenno di diniego con il capo, dispiaciuto.
“Sono dieci minuti buoni che cerco parlarti …” aveva detto la giovane indispettita.
“Scusami Herm, ero distratto … Puoi ripetere per favore?”
“La signora Weasley mi ha pregato di invitarti alla festa di diploma che hanno dato in nostro onore stasera … Inutile dire che non puoi mancare.” aveva detto guardandolo intensamente.
Prima della risposta dell’amico, però era arrivata quella di Ron.
“Non serve che lo specifichi Hermione, tanto farà sempre quello che gli pare.”
Harry si era limitato a rivolgergli uno sguardo freddo.
“Ron … ”
“Non è forse quello che ha fatto finora? Se n’è sempre sbattuto di ognuno di noi … ”
“Ron, smettila … ”
“Lo difendi? Ha preferito Draco Malfoy a noi due, pensa un po’ quanto è caduto in basso!”
Nello stesso istante in cui il suo migliore amico aveva pronunciato quelle parole, l’eroe del mondo magico aveva sentito tutti i freni che si era imposto per non esplodere, venire meno.
“Io sarò anche caduto in basso, ma ti sei mai domandato perché io mi sia rivolto a lui piuttosto che a voi?” aveva replicato tagliente.
“Perché sei un ingrato, ecco qual è il motivo.”
Harry gli aveva battuto le mani.
“Complimenti Ronald … Rinfaccia pure quello che hai fatto per me, è proprio in questo modo che si comporta un vero amico. Bravo.”
Le orecchie di Ron erano improvvisamente diventate color fuoco.
“Allora saresti tu un amico? SEI SPARITO Harry, per tre mesi … TRE MESI senza uno straccio di notizia … Non hai pensato a quanto fossimo preoccupati per te …”
Prima che potesse continuare a parlare, però la voce di Harry lo aveva bloccato.
“E tu, ti sei mai chiesto perché io abbia deciso di andare via? Ti sei mai domandato quali fossero le mie di preoccupazioni? No, ci mancherebbe. Harry è un bambino cattivo perché se n’è andato. Harry è un amico ingrato perché non ci ha coinvolti. Sai che ti dico Ron? Sono stanco. Pensa pure quel cazzo che ti pare e cresci una buona volta.”
Dopo aver lanciato un’ultima occhiata di fuoco al suo amico, si era voltato verso Hermione che aveva gli occhi ricolmi di lacrime trattenute.
“Dì alla signora Weasley che verrò con piacere.” aveva detto addolcendo lievemente il tono.
Mentre si avviava verso il portone principale, Harry si era sentito solo come non mai.
Era circondato dalle persone che amava, ma sembrava che nessuna di esse lo capisse realmente.
 
 
Remus era riuscito a fuggire via dal salotto di Sirius che si era rapidamente trasformato in una trincea.
Avrebbe voluto aiutare Prongs, ma quel giorno non si sentiva molto in vena di tenere a bada quei due casi umani.
Era da quando aveva messo il naso fuori di casa che un’idea a dir poco balorda si era impossessata della sua mente e non aveva intenzione di lasciarla.
Lo aveva tormentato tutta la giornata, fino a quando non si era deciso ad agire.
All’imbrunire si era materializzato ad Hogsmeade ed aveva iniziato a percorrere il sentiero che conduceva al castello, di quei tempi erano poche le persone che si avventuravano verso la scuola ed infatti Remus non ne aveva incontrata nemmeno una lungo la risalita.
Aveva varcato i cancelli e una volta nel cortile antistante il portone d’ingresso aveva alzato lo sguardo per puntarlo in direzione della finestra dell’ufficio del Preside,non riusciva a vedere bene, ma in qualche modo sapeva che Silente lo stava osservando.
Aveva preso un’enorme boccata d’aria prima di entrare, non era sicuro di ricordare il modo per arrivare dove desiderava, ma come sempre,in quel luogo i suoi piedi sembravano muoversi da soli e ben presto, dopo aver superato la Sala Comune dei Serpeverde, si era ritrovato a scendere una tortuosa scala di pietra.
Le torce erano accese e sebbene l’ambiente fosse piuttosto angusto, vi regnava una certa serenità.
Anacronistica, era l’unica parola venuta in mente al licantropo per descrivere quell’atmosfera.
Aveva percorso un lungo corridoio e si era affacciato in una delle celle delle segrete di Hogwarts.
L’arredamento era piuttosto spartano, ma decisamente più di quanto si aspettasse di trovare: un letto che tutto sommato sembrava comodo, una poltrona e sotto la piccola finestra incantata dalla quale si intravedeva un cielo stellato, vi era un uomo chino su uno scrittoio.
Remus si era schiarito la voce per manifestare la propria presenza e l’altro era sobbalzato voltandosi di scatto.
“Ciao Peter … “ aveva detto l’uomo, gentilmente.
“R-Remus … Non mi aspettavo una tua visita.”
“Nemmeno io avrei mai pensato di venire qui, a dire il vero.”
Peter aveva mosso qualche passo verso le sbarre e gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“È da quello che è successo ad Hogsmeade che ci penso e non riesco a capire … ”
“Cosa?” aveva domandato l’ometto incerto.
“Perchè hai rischiato la tua vita per avvertirci?”
Peter aveva abbassato lo sguardo ed aveva deglutito rumorosamente.
“Io … Non lo so, Remus … Credo solo di essermi comportato come avrei dovuto fare diciotto anni fa.”
Moony sentiva un groppo in gola, in quelle parole riconosceva il suo amico Peter, non il Mangiamorte che li aveva traditi.
“Io so di aver commesso degli errori enormi, me ne rendo conto, il senso di colpa mi sta uccidendo … Ed è quello che merito … Sto stilando una lista dei Mangiamorte e dei loro possibili nascondigli per Silente, voglio rendermi utile …”
“Noi non potremo mai perdonarti  … ”
“Lo so … Lo so … Mi accontenterei di non leggere più il disgusto nei vostri occhi quando mi guardate. ” lacrime di disperazione rigavano il volto paffuto.
Il licantropo aveva puntato lo sguardo altrove.
“Dov’eri finito Pete? Perché hai aspettato che fosse troppo tardi per tornare?”
“Mi ero perso Rem … ”
Incapace di rimanere in quel posto ancora a lungo, Remus si era alzato ed aveva preso a percorrere la strada a ritroso.
Minus era rimasto con la testa china, le lacrime colavano sulla punta delle scarpe.
“Peter?”
“Mmm?”
“Buon compleanno …”
 
Lily era praticamente fuggita via dall’ufficio di Severus, il professore le aveva dato, bene o male, tutte le risposte che cercava ed anche se aveva la netta sensazione che avesse mantenuto qualcosa per sé, le informazioni ottenute l’avevano convinta che Harry temesse per l’ incolumità delle persone che amava e questo poteva significare solo una cosa: era in pericolo.
Aveva appena svoltato l’angolo del corridoio che conduceva alla scala per risalire dai sotterranei quando aveva urtato contro qualcuno.
“Mi scusi!” aveva detto dispiaciuta.
“Lily?”
“Remus! Ti ho fatto male?”
“No, tranquilla … Va tutto bene … Come mai ancora qui?”
“Avevo bisogno di parlare con Severus …” aveva risposto rattristandosi.
“Notizie sulla permanenza di Harry dai Malfoy?”
“Qualcuna … Ho paura che sia in pericolo, Rem …” aveva detto angosciata.
“Aspetta a trarre conclusioni … Ti va di dirmi quello che hai scoperto?”
“Sì, ma strada facendo … Siamo già in ritardo per la festa e voglio assicurarmi che mio figlio sia lì … ”
Draco aveva osservato la scena in disparte ed appena i due si erano allontanati, si era diretto verso i quartieri del suo padrino.
“Sì?” era stata la risposta al suo bussare.
“Sono Draco.”
“Entra pure …”
Il ragazzo aveva mosso appena qualche passo e dopo essersi richiuso la porta alle spalle, aveva preso ad osservare il professore di Pozioni che si sistemava sulle spalle il mantello da viaggio.
Notando che il suo figlioccio non parlava, Severus si era voltato e gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Hai avuto un colloquio con la madre di Harry?” aveva domandato Draco.
“Sì … Come mai questa domanda?”
“Volevo sapere quanto le avessi rivelato …”
“Il minimo indispensabile … Nulla sul vostro allenamento da psicopatici se è questo che ti preme sapere.”
“Non lo dico per me … ”
“Sei diventato schifosamente altruista, lo sai?”
“Disse la persona che ha sacrificato la sua vita per proteggere quella di una persona che detestava …”
Piton gli aveva rivolto uno sguardo indignato.
“Smettila di dire eresie e sbrigati, siamo in ritardo.”
“Agli ordini!”
Dopo aver osservato il ragazzo che spariva in una delle stanze da letto, Severus era tornato a guardare il suo riflesso nello specchio senza realmente vederlo.
Alla fine Potter si era fatto ben volere non solo dal rampollo dei Malfoy, sua nemesi dichiarata dal primo giorno di scuola, ma anche da lui.
L’età lo stava davvero rammollendo.
 
 
Erano le otto in punto quando Harry si era smaterializzato poco distante dal cortile della Tana.
Era stato a vagare per la Londra babbana fino a qualche minuto prima al fine di schiarirsi le idee, non voleva tornare a Godric’s Hollow senza i suoi genitori, avrebbe dovuto aspettare la fine della festa per quella doccia bollente che tanto desiderava.
Osservava con apprensione l’ingresso di quella che, in un certo senso, era stata la sua seconda casa; voleva entrare, ma proprio non riusciva a convincere i suoi muscoli a muoversi verso l’ingresso.
Non sapeva quanto tempo fosse rimasto a scrutare quell’uscio, quando un fruscio accanto a lui aveva catturato la sua attenzione, si era voltato di scatto ed aveva trovato Draco Malfoy appoggiato ad un albero che lo fissava divertito.
Aveva inarcato un sopracciglio.
“Dunque l’eroe del mondo magico ha paura di una festa … A saperlo prima, ne avrei organizzate ogni sera ad Hogwarts!” aveva detto con il chiaro intento di deriderlo.
Harry aveva assottigliato lo sguardo.
“Non ho paura.”
“Già, eppure dato che stai nascosto tra i cespugli si direbbe che tu non voglia che ti vedano e ti obblighino ad entrare …”
“Beh, sai se uno si da’ pena di nascondersi, probabilmente non vuole avere a che fare con dei Serpeverde scocciatori e le loro inutili considerazioni.” aveva detto pungente.
Per tutta risposta Draco era scoppiato a ridere.
Harry aveva emesso il cinquantesimo sbuffo nell’arco di qualche minuto.
“È successo qualcosa con Lenticchia e Zannuta?”
“Non chiamarli in quel modo. ”
“Sì, non ti scaldare … Scherzavo! Allora?”
“Conosci la risposta, perché me lo domandi?”
“Ci tengo a sentirti dire il motivo della tua idiozia … Era chiaro che non capissero e si sentissero messi da parte, che ti aspettavi?”
“Freddezza, ma non fino a questo punto … ”
“Fregatene.”
“Facile a dirsi.”
“Anche a farsi perché se non ti avvicini a quella porta con le tue gambe, ti faccio levitare io fin lì.”
Harry lo aveva guardato male, ma poi aveva realizzato che in fin dei conti Draco aveva ragione.
Non doveva rimetterci sempre lui perché le persone non erano disposte a mettersi nei suoi panni.
Draco gli era passato oltre uscendo allo scoperto.
“Allora?” aveva domandato guardandolo da sopra una spalla.
“Arrivo, arrivo … Non c’è bisogno di mettermi ansia.”
I due avevano attraversato il cortile, notando le numerose decorazioni che erano state sistemate anche all’esterno.
Probabilmente l’idea iniziale era stata quella di festeggiare all’aperto, ma i nuvoloni che si erano addensati nel cielo di Ottery St. Catchpole erano di tutt’altro avviso.
Harry aveva poggiato un leggero colpetto alla porta d’ingresso e questa si era spalancata rivelando la figura tondeggiante di Molly Weasley.
Senza troppe cerimonie la donna aveva afferrato il ragazzo con gli occhiali e lo aveva stretto in un abbraccio che da fuori aveva tutta l’aria di essere una presa da wrestling, Draco non era mai stato tanto grato di non essere trattato come uno di famiglia.
Una volta libero Harry aveva salutato il signor Weasley, Fred e George che erano venuti accompagnati da due belle ragazze, di cui non ricordava già più i nomi.
“Henri!” il marcato accento francese era inconfondibile.
“Ciao Fleur, come stai?” aveva detto avvicinandosi al divano sul quale era seduta comodamente la ragazza in stato interessante.
“Grassa, ma bien …” aveva risposto ridendo.
Harry non aveva potuto fare a meno di notare come il pancione di sei mesi la rendesse ancor più bella.
“Si lamenta con tutti di questo fatto …” era intervenuto Bill posandogli una mano sulla spalla.
“Tu non sei gronde quanto une mongolfier … Non puoi comprendre … ” aveva replicato la giovane donna contrariata.
“Non è adorabile?” aveva domandato il ragazzo mentre si accovacciava accanto alla moglie.
 Il giovane Potter aveva sorriso alla scena ed aveva proseguito il suo tour all’interno del salotto.
Dire che fosse stracolmo di gente sarebbe stato riduttivo.
Poco distante da dove si trovavano lui e Draco aveva notato Neville che si sbracciava per attirare la loro attenzione.
“Vado a cercare qualcosa da bere …” aveva detto Malfoy mentre si spostava nella direzione opposta a quella in cui si stava dirigendo Harry.
Mentre si avvicinava al suo amico aveva notato accanto a lui Luna Lovegood e dulcis in fundo le loro mani intrecciate.
Finalmente quei due ce l’avevano fatta a dichiararsi!
“Ciao Harry!” aveva detto la Corvonero mentre si alzava sulle punte per dargli un bacio sulla guancia.
Il ragazzo l’aveva stretta per qualche minuto.
“Dovete per caso dirmi qualcosa?” aveva poi aggiunto, infido.
Neville era diventato rosso quasi quanto le tende della signora Weasley, mentre Luna gli aveva rivolto un sorriso tutto denti.
“Beh, sì … Ecco, noi …” aveva esordito il ragazzo.
“Stiamo insieme …” aveva concluso la biondina.
“Era ora!!”
I tre avevano riso di gusto, poi Neville si era fatto più serio.
“Ehm … Vorrei presentarti qualcuno …”
Harry gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, in effetti non aveva notato che poco dietro di loro ci fosse un altro gruppetto di persone intento a chiacchierare.
Il ragazzo paffuto aveva posato una mano sulla schiena di un uomo piuttosto alto; quando si era voltato,Harry aveva sentito il respiro venirgli meno.
Quello era Frank Paciock, non aveva alcun dubbio in merito.
“Papà, mamma … Vi presento Harry Potter.” aveva detto orgoglioso il suo compagno di dormitorio.
Solo allora Harry aveva notato una donna piuttosto minuta con gli occhi scuri e gli stessi lineamenti di Neville.
Aveva sentito gli occhi farsi lucidi, ma non poteva commuoversi così davanti a tutti.
Cercando di recuperare un po’ della virilità perduta, aveva allungato la mano verso quelle tese dei due coniugi.
“Io … Non so dirvi che immenso piacere sia conoscervi.” aveva detto rivolgendo uno sguardo sinceramente felice al suo amico.
“Il piacere è nostro … È proprio vero che sei identico a lui, quell’egocentrico di James non esagerava!” aveva detto Frank ridacchiando mentre lo scrutava con attenzione.
“E gli occhi sono di Lily … È impossibile non riconoscere loro in te, Harry.” aveva convenuto Alice.
“Me lo hanno detto in molti … ” aveva replicato educatamente il ragazzo.
“Beh, allora ci vediamo nel corso della serata versione giovane di James!” aveva detto Frank scherzoso ed Harry aveva riso di rimando.
Quando si era voltato nuovamente verso Neville non aveva potuto resistere all’impulso di abbracciarlo forte.
Harry sapeva cosa significava per l’amico avere lì i suoi genitori in quel momento, lo sapeva perché anche se non li aveva ancora incontrati e probabilmente suo padre non gli avrebbe più parlato, era la stessa sensazione che provava lui.
Non aveva parole per dire a Neville quanto fosse felice per lui, così aveva deciso di abbracciarlo ed il suo amico l’aveva avvertito chiaramente commuovendosi per il destino che aveva dato ad entrambi la possibilità di sentirsi finalmente completi.
“Beh, Neville … ” aveva detto Harry mal celando un singhiozzo.
“È meglio che io e te stiamo lontani per un po’ se non vogliamo dare spettacolo …” aveva aggiunto ridacchiando e dopo essersi congedato aveva preso a vagare per la casa senza una meta.
Aveva incontrato molti dei suoi compagni di scuola che si erano congratulati per il diploma ottenuto, stava appunto chiacchierando con Lee Jordan quando aveva intravisto la chioma vermiglia di sua madre.
Dopo aver salutato l’amico, si era gettato all’inseguimento e l’aveva trovata presa a guardarsi intorno.
“Mamma?”
“Harry …” aveva detto Lily tirando un sospiro di sollievo.
“Quando sei arrivato?” aveva aggiunto.
“Da un po’ … Ho conosciuto i genitori di Neville, è … Incredibile!” aveva detto sorridendo.
La donna aveva notato gli occhi lucidi di suo figlio e si era sentita stringere il cuore.
“Sì, siamo tutti felicissimi di averli con noi … Hai già visto tuo padre e gli altri?” aveva convenuto per cambiare argomento.
Harry aveva scosso il capo.
“Sono laggiù, perché non vai? Io prendo qualcosa da mangiare e vi raggiungo … ” aveva detto indicando le poltrone accanto alla finestra che dava sul retro del cortile.
Prima che potesse inventare una scusa qualunque per andare al buffet al posto suo e ritardare il momento dell’incontro, sua madre era già sparita.
Aveva sospirato affranto e si era avviato lentamente verso il punto indicatogli, dopo poco aveva potuto scorgere suo padre che chiacchierava con Remus; con una fitta al cuore aveva constatato che fosse piuttosto sereno, probabilmente sarebbe stato meglio se avesse evitato di importunarlo.
Aveva così fatto dietro front e si era trovato il suo padrino davanti.
“Figlioccio … “ aveva detto Padfoot , mascherando il sollievo di vederlo sano e salvo.
“Sirius!” il ragazzo lo aveva abbracciato di slancio.
“Sembri più muscoloso, Harry …” aveva constatato l’animagus stringendolo.
“Un po’ lo sono … Come stai? Ho scoperto quello che è successo con Greyback … Mi … Mi dispiace da morire … Io …”
“Harry! Respira … Va tutto bene, non sono un licantropo e sono in perfetta salute!”
“Da … Davvero?” aveva domandato il giovane incredulo.
Gli occhi color ghiaccio del suo padrino gli avevano dato la conferma che cercava, si era visibilmente rilassato.
“Ti spiegherò con calma in un’altra sede …”
“Mi sono preoccupato …”
“Lo so … Anch’io l’ho fatto quando sei sparito …” aveva detto Sirius guardandolo con rimprovero.
Harry aveva chinato il capo.
“L’importante è che sei qui e stai bene, ma non farlo più per favore …” aveva aggiunto l’uomo che non voleva far rattristare il figlioccio.
Le labbra di Harry si erano stirate in un sorriso.
“Giacché ci siamo, vorrei presentarti una persona … ” aveva detto facendo cenno a qualcuno dietro di lui di avvicinarsi.
Prima che Harry potesse domandargli di chi si trattasse, un uomo che lui conosceva bene si era affacciato da dietro le spalle di Sirius.
“Harry …” aveva detto Regulus rivolgendo un sorriso al ragazzo che lo fissava con gli occhi sgranati.
“Finalmente posso ringraziarti … È merito tuo se sono qui …” aveva poi aggiunto porgendogli la mano.
“Non c’è di che …” aveva risposto il giovane con un filo di voce.
“Ecco, discuteremo anche di questo …” era intervenuto Sirius guardandoli stranito.
Harry stava vivendo decisamente troppe emozioni ed una fitta al petto glielo aveva dolorosamente ricordato.
“Aì?”
“Ted!!” il ragazzo aveva sentito la vocina del suo figlioccio chiamarlo e se lo era ritrovato accanto perfettamente in piedi e di almeno cinque centimetri più alto.
Lo aveva preso in braccio.
“Ciao piccolo …”
“Ciao Aì …”
“Sei diventato alto,eh?”
“Ti, come te … ”
Il ragazzo aveva riso e notando che c’erano altri bambini che lo aspettavano per giocare lo aveva rimesso a terra, ma Ted non voleva saperne di andarsene, così per convincerlo gli aveva dovuto giurare sulla sua Firebolt che non lo avrebbe più lasciato solo.
“È cresciuto, vero?” aveva domandato Remus, posandogli una mano sulla spalla ed avvertendo chiaramente il fremito che stava scuotendo il ragazzo in quel momento.
“Tanto …” aveva detto Harry con una nota di rammarico nella voce per non esserci stato.
Il licantropo lo aveva osservato ancora un po’, ma il figlio dei suoi migliori amici, non dava segno di rendersene conto.
Lily gli aveva parlato delle lezioni di Occlumanzia che Lucius Malfoy aveva dato ad Harry e dell’allenamento che aveva seguito con Draco.
Fisicamente era molto più massiccio, si poteva notare già dalla maglietta che era tirata sulle spalle.
L’unica cosa che proprio non riusciva a spiegarsi era perché si fosse rivolto proprio a loro e cosa ancor più sorprendente era che l’ex Mangiamorte avesse deciso di dargli una mano.
Aveva scosso il capo, incapace di darsi delle risposte e poi aveva rivolto uno sguardo a James.
Li osservava da lontano e poteva chiaramente vedere la sua sofferenza.
Gli aveva fatto un cenno di avvicinarsi e Prongs aveva deglutito.
Remus sapeva che prima di poterlo fare James avrebbe dovuto mettere K.O. il suo orgoglio.
Harry sentiva la disperazione comprimergli i polmoni, se non fosse stato in mezzo a tutta quella gente che respirava tranquillamente, avrebbe pensato che di colpo gli avessero portato via l’ossigeno.
Si era voltato nel punto in cui sapeva doveva esserci suo padre, era inutile rimandare ancora a lungo quel momento.
Lo aveva trovato a fissarlo e lui aveva fatto lo stesso.
Aveva combattuto per tutta la sua vita contro qualcuno che lo voleva morto e adesso doveva continuare a farlo con le persone che amava.
D’improvviso il senso di stanchezza che aveva provato nel pomeriggio era tornato a farsi sentire più forte e gli aveva appesantito le membra, non era stato capace di tenere aperte le palpebre un secondo di più, il cuore iniziava a dolere sul serio e respirare stava diventando troppo impegnativo.
Dopo quelle che erano sembrate ore si era ritrovato premuto contro un petto muscoloso.
“Perdonami Harry, non volevo trattarti in quel modo …”
“È colpa mia, tu non c’entri niente …” aveva risposto a fatica.
“Promettimi che non lo farai mai più …”
“Papà …”
“Ho bisogno che tu lo faccia …”
“Non posso.”
“Harry … Ti prego.”
“… Promesso.”
James lo aveva tenuto stretto ancora un po’ e poi lo aveva scostato per guardarlo più da vicino.
Era pallido e le occhiaie segnavano i contorni dei suoi occhi, era diverso dall’ultima volta che lo aveva visto: le spalle erano più ampie, inoltre le braccia e le gambe sembravano più muscolose.
Doveva aver seguito qualche tipo di allenamento, Lily gli aveva accennato qualcosa, ma non avevano avuto il tempo di approfondire il discorso.
Sua moglie era arrivata proprio in quel momento e gli aveva sorriso raggiante.
James aveva accennato un piccolo ghigno.
“Spero che tu abbia fame, tua madre ha portato talmente tanto cibo che potrebbe sfamare una mandria di Threstral … ” aveva detto ridacchiando.
Harry si era voltato di scatto e nel notare le braccia di sua madre ricoperte di roba da mangiare non aveva potuto fare a meno di sorridere.
L’angoscia di qualche minuto prima sembrava essere sparita.
“Mamma, vado a prendere io da bere per tutti …” aveva detto allontanandosi verso le bibite.
Mentre si spostava tra la gente aveva visto Hermione e Draco battibeccare, ogni volta che quei due provavano a parlare le divergenze d’opinione li portavano a discutere animatamente.
Inutile dire che per lui fosse un vero e proprio spasso assistere.
Voltando il capo aveva incontrato lo sguardo di Ron.
“Harry …”
“Sì?” aveva risposto freddamente.
“Non volevo essere così odioso oggi … ”

“Sono felice che tu sia tornato.” aveva detto il ragazzo dai capelli rossi spostando lo sguardo lontano dal suo migliore amico.
“Sei sempre il solito scemo, ma ti voglio bene anche per questo …” aveva detto Harry, sorridendo dell’imbarazzo dell’amico nel chiedergli scusa.
Ron lo aveva guardato speranzoso.
“Allora?”
“Come se non fosse successo nulla … Devo prendere qualche bibita per gli altri, ci vediamo dopo!” aveva detto congedandosi con un cenno della mano.
“Ok …” aveva risposto l’altro sorridendo.
Per fortuna vicino al buffet delle bevande non c’era molta ressa, così Harry aveva potuto avvicinarsi senza problemi.
Un soffio di vento che arrivava dalla porta semiaperta della cucina, gli aveva portato alle narici un profumo che gli aveva stretto il cuore in una morsa di acciaio.
Si era girato lentamente ed aveva visto Ginny, i lunghi capelli color rame erano raccolti in una mezza coda ed indossava un vestito verde acqua che scendeva morbido lasciando scoperte, da metà ginocchio, le gambe.
Era talmente bella da far male.
“Hey … Finalmente sei arrivato!” aveva detto a qualcuno che non era lui.
“Sai c’era un po’ di gente al buffet dei dolci, ma eccoti uno dei tuoi adorati calderotti!” aveva risposto un ragazzo di colore che le porgeva il dolce.
“Mio eroe!” aveva replicato la ragazza ridacchiando ed aveva intrecciato la mano libera a quella di Dean Thomas.
Harry si era sentito come se gli avessero appena tirato un pugno in pieno stomaco.
“Oh … Ciao Harry!” aveva detto il Grifondoro imbarazzato, mentre lasciava la mano candida della più piccola di casa Weasley.
“Hey … Dean …” era tutto quello che era riuscito a dire il salvatore del mondo magico accompagnando il tutto con un falso sorriso.
Ginny si era visibilmente irrigidita.
“Ciao Gin …” aveva poi detto rivolto a quella che ormai era a tutti gli effetti la sua ex ragazza.
“Harry.” era stato il freddo saluto.
“Beh, vi lascio a godere della festa … Ci si vede!” aveva detto il giovane Potter che dimentico delle bibite e desideroso di mettere quanta più distanza possibile tra loro e lui, si era diretto nel cortile sul retro.
L’aria era piuttosto fredda nonostante fosse solo fine Agosto e le prime gocce di pioggia stavano bagnando il manto erboso ben curato dalla signora Weasley.
Harry aveva chiuso gli occhi e respirato profondamente.
In fin dei conti, aveva avuto quello che desiderava.
Voleva che la sua Ginny fosse  felice e non corresse più pericoli.
Non sarebbe più stata sua, ma almeno avrebbe avuto ciò che meritava ed Harry aveva la consapevolezza che lui non sarebbe mai stato alla sua altezza.
Faceva dannatamente male, però.
La porta del retro che si richiudeva lo aveva spinto a guardare da sopra la sua spalla destra.
“Ginny …”
 “Non guardarmi così Harry.”
Il ragazzo le aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Non rivolgermi quello sguardo tradito, non te lo permetto … Te ne sei andato, hai scelto per entrambi.”
“Lo so …”
“Smettila di fare la vittima della situazione, tu non hai idea di come io sia stata dopo che hai preferito per l’ennesima volta il mondo a me.”
Harry aveva tenuto gli occhi chiusi un po’ più del necessario.
“Quindi .Non. Osare. Giudicarmi.” aveva concluso e con un’ultima occhiata piena d’astio era tornata in casa.
“Sono felice per te,Ginny …” aveva detto il ragazzo alla porta chiusa.
Poi il mondo era diventato confuso, il ritmo cardiaco era diventato improvvisamente frenetico, ad ogni battito corrispondeva una fitta dolorosa che gli faceva mancare l’aria.
Era caduto in ginocchio con il capo chino ed era come se stringendosi il petto con la mano sinistra, stesse tentando di obbligare il cuore a rimanere al suo posto.
La pioggia aveva iniziato a scendere frenetica fuori dalle finestre della Tana.
Severus Piton amava le giornate di pioggia, aveva scambiato un paio di chiacchiere con la professoressa Mc Granitt, aveva individuato il suo figlioccio intento a discutere con la Granger e sembrava che tutto scorresse in maniera tranquilla.
Aveva così deciso di concedersi un piccolo peccato di gola e si era avvicinato al buffet dei dolci, si era voltato guardingo ed aveva notato che nessun altro fosse nei paraggi.
Meglio così, anche perché di zuccotti di zucca ne era rimasto solo uno e doveva essere suo.
Aveva allungato la mano per appropriarsene quando qualcuno era stato più lesto di lui e gliel’aveva soffiato da sotto il naso; tentando di mascherare la furia si era voltato verso il criminale che aveva osato fargli uno sgarro tanto grande ed era rimasto senza parole.
Regulus Black, si rigirava il dolcetto tra le mani e lo fissava divertito.
“E così le vecchie abitudini non cambiano …” aveva detto sornione.
“Gli zuccotti sono ancora i tuoi dolci preferiti, Severus …” aveva aggiunto con un sorriso.
“Regulus …” era stata l’unica parola che il professore era riuscito a pronunciare.
“Già … È da tanto che non ci vediamo …”
“Ti … Trovo in forma …”
“Dovevo essere bello che decomposto in questo momento, sarei in forma anche se mi mancasse un braccio.”
“In effetti …” aveva convenuto il professore ghignando un poco.
Regulus aveva diviso il dolce e gliene aveva porto la metà.
Severus gli aveva rivolto uno sguardo tradito.
“Non dimenticarti che sono un Serpeverde, non uno sciocco Grifondoro e i dolcetti di zucca piacciono anche a me!” aveva detto mentre si allontanava.
Dopo quell’affermazione il professore di Pozioni aveva accettato seriamente la possibilità di potersi innamorare di lui.
“HARRY!!”
Ma cosa diamine aveva la Granger da urlare ed interrompere i suoi pensieri?
Si era portato vicino alla finestra aperta ed aveva visto Potter che aveva tutta l’aria di stare per morire soffocato.
Aveva scavalcato il davanzale ed era corso fuori per soccorrerlo: quel moccioso sarebbe per sempre stato la sua piaga personale, con l’unica differenza che ora come ora di lui gliene importava qualcosa.
 
 
Angolino di Arwen
 
Hola … Se in più di un anno dalla mia iscrizione su EFP avete potuto appurare qualcosa è che, bene o male, io ricompaio sempre!
Mi scuso per il mancato aggiornamento nel mese di Settembre, ma dirvi che sia stato un periodo NO, è davvero poco; cercherò di farmi perdonare caricando un nuovo capitolo al più presto!
Veniamo a noi:
Non so quando ricorra il compleanno di Peter Minus, ma mi piaceva l’idea che nonostante tutto Remus si recasse da lui per fargli gli auguri.
Per essere sincera, non mi convince granchè come capitolo, in particolar modo la parte della festa, ma non credo di poterlo scrivere meglio.
In ogni caso mi rimetto al vostro giudizio.
Come avete potuto notare, questa volta non ho dato spazio ai “cattivi”, ma non temete torneranno presto anche loro.
Ovviamente per chiunque avesse dubbi , io sono qui per ogni chiarimento!
Come sempre, ringrazio tutti coloro che con pazienza continuano a seguire la mia storia recensendone ogni capitolo e le persone che dedicano un po’ del loro tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra,
Arwen

 
 
 

 
  
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