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Autore: CinziaPV    09/10/2013    3 recensioni
E' un Draco Malfoy accecato dall'odio quello che incontriamo fra le mura di Hogwarts, alcuni anni dopo la fine della seconda guerra magica. Voldemort è caduto, ma non tutti sono disposti a dimenticare.
Dalla storia:
Hermione realizzò di non avere più tempo.
Si trovava ad Hogwarts, il luogo dove tutto era cominciato e stava finendo. Avrebbe preferito che al suo fianco ci fossero Harry e Ginny, o magari Lavanda... invece si trovava vicino a persone con cui non aveva avuto alcun genere di rapporto nel corso degli anni precedenti.
Anche il suo abbigliamento era inadatto.
Indossava un semplice vestito di lana verde, che le arrivava appena fino al ginocchio e evidenziava le forme perfette di un corpo non più adolescente. E si sentiva vulnerabile con il polso ancora bloccato nella presa ferrea di Malfoy.
Si sentiva vulnerabile, perché lui la guardava come nessuno aveva mai fatto, e le impediva d'abbassare lo sguardo.
Eppure doveva farlo, abbassare gli occhi se voleva parlare, altrimenti sarebbe fuggita all'infinito. Così lo fece.
- Non sono più una strega - sussurrò, quasi in contemporanea al ghigno sfrontato di lui.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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6
Verità
Seconda parte
 
 
 



 
 
 
 – Perché mi fai questo? – Hermione riemerse dalle acque, e ancora una volta si aggrappò alle spalle di Malfoy, sputando acqua e cercando di cadenzare il respiro.
Lo odiava in quel momento, per come la stava violando e pretendeva senza ritegno di conoscere cose che non era riuscita a confidare ad alcuno.
Batté con violenza i pugni sul suo petto scolpito, ma non ottenne alcuna risposta.
Era buio intorno a loro, e Hermione oltre a sentire freddo ed essere stanca, si sentiva come violata.
Le lacrime le scendevano copiose, e questo non era affatto giusto.
Lei non era fragile, e non permetteva ad alcuno di penetrare oltre lo strato di apparente forza che si era costruita.
Malfoy le artigliò i polsi con violenza, attirandosela pericolosamente addosso.
– Zitta! – tuonò – decido io quando è ora di smettere.
Hermione piangeva forte. Aveva provato a liberarsi con tutte le sue forze, ma il corpo di Malfoy sembrava fatto di pietra.
La tratteneva per la vita, costringendola contro il suo petto marmoreo.
– Ti prego... – soffiò Hermione. Sentiva le gambe vacillanti, e ogni muscolo irrigidito, e aveva paura come non ne aveva mai avuta.
Non era la magia oscura a destabilizzarla, ma quello che Malfoy l’avrebbe costretta a vedere.
– Shhh... non sprecare fiato Granger, tanto non ti accontenterei comunque – soffiò al suo orecchio – la McGranitt mi ha chiesto di proteggerti – rivelò – tutti sembrano cercarti e volerti, per un motivo o per un altro, ed io voglio conoscerne la ragione.
Hermione singhiozzò furente, ma ancora una volta non potette impedire alle immagini di prender possesso della sua visuale.
 
 



Accovacciata su un vecchio divano, Hermione fissava il vuoto innanzi a sé.
Si sentiva incredibilmente stanca, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a far prevalere il sonno.
Era dimagrita, e i capelli sembravano più arruffati del dovuto.
La televisione era rimasta accesa, forse da giorni nessuno si premurava di spegnerla.
Indossava un paio di pantaloncini sbrindellati Hermione, e sul corpo presentava ecchimosi varie, forse frutto di una caduta accidentale. 
“Mi hai venduta!”Sibilò. Sembrava che parlasse a se stessa, ma nella penombra della stanza un’ombra si andava configurando lentamente, appena vicino al camino.
“Era l’unico modo Mione... ” la voce di Ronald Weasley non mai apparsa così ferma, e Hermione tremò in corrispondenza di essa. “Io... ”Ron fece ancora una pausa “dovevo proteggere la mia famiglia”.
La riccia singhiozzò, coprendosi il volto con le mani anch’esse tumefatte.
“Sei forte Mione” il ragazzo usò ancora quel nomignolo che adesso la disgustava “e vedrai che troverai una soluzione”.
Hermione si portò una mano alla bocca, ma forse doveva portarsela alle orecchie per non udire, e al cuore che si stava lentamente sbriciolando. 
Scosse il capo allibita. “Mi hai venduta” ripeté accarezzandosi le lievi contusioni presenti nei polsi.
“Mion...”
“Zitto!”Tuonò. “Non chiamarmi più così.
Piangeva Hermione, e aveva la voce spezzata.
In realtà si sentiva rotta dentro, da quando la magia le era stata sottratta barbaramente.
I tagli inferti bruciavano, e in alcuni punti le ferite sanguinavano ancora.
Hermione chiuse gli occhi quando Ronald Weasley si fece più vicino e si accovacciò alla sua stessa altezza.
Le faceva male guardarlo, forse perché faticava a riconoscerlo.
Sembrava che guardasse uno sconosciuto, uno dei tanti conoscenti, che osservi attraverso gli occhi di qualcun altro.
“Mi hai venduta ripeté” scacciando nervosamente una lacrima con una mano.
La fievole luce del tramonto li illuminava a malapena, dalle finestre sprangate penetrava solo una tenue luce dorata.
Hermione ne osservò il riflesso, mentre questo si tingeva di altri colori.
Ron parlò nuovamente. “Avevamo un accordo, solo non pensavo...”
Hermione si coprì il viso per non vederlo, perché ancora non riusciva a credere che il suo Ron fosse tanto cambiato.
“Che cosa ti è successo?” chiese protendendosi verso di lui, e accarezzandogli leggera il viso.
Il suo aspetto era trasandato, e lei si sentì male per lui, conscia che molte cose non sarebbero più tornate a posto.
Ron abbassò gli occhi. “Quando George è morto, una parte di me è perita insieme con lui, e avevo il dovere di fare qualcosa”.
Hermione scosse il capo in segno di diniego, sconcertata dalle sue parole.
Hermione si alzò a fatica e si avvicinò a una delle persiane, perdendosi per qualche istante nella contemplazione del paesaggio.
A quell’ora del giorno Charing cross road appariva caotica. Da dietro l’infisso, osservò MR Wilson, il proprietario di una libreria dirimpetto alla sua abitazione, rientrare con una pila di libri non indifferente.
La scena per un lieve istante le strappò un sorriso.
“Guardami Ron...” lasciò la contemplazione della strada per tornare a guardare Ron. “Non sono più una strega”disse con voce rotta “e non so minimamente come fronteggiare quell’uomo”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


– Non c’è che dire la piattola Weasley mi ha superato.
Hermione aprì gli occhi scombussolata: la testa sembrava sul punto di scoppiarle, e sentiva freddo.
Sapeva a chi apparteneva quella voce, nelle ultime settimane, ne aveva imparato a memoria ogni inflessione, solo faticava a prendere atto della sua presenza.
Malfoy si trovava a pochi centimetri da lei, e sfortunatamente la foresta proibita e quello che l’era accaduto non era stato un incubo dovuto a indigestione di ciocco rane.
Quando provò a muoversi il cerchio alla testa, s’intensificò, strappandole un gemito di dolore.
– Faresti bene a non muoverti. – La voce di Malfoy appariva asettica, fredda, totalmente in discordanza con l’avvertimento dato.
Hermione lo guardò di sottecchi, notevolmente infastidita dalla sua presenza.
Indossava gli stessi vestiti di qualche ora addietro, e appariva stanco. – Perché sei qui? – gracchiò stanca, provando per l’ennesima volta a sollevarsi.
Malfoy non rispose. Si limitò a poggiare le mani sulle sue spalle per costringerla a stare supina.
Uno strano presentimento si fece spazio in lei, e il cuore iniziò a tamburellarle forte, mentre la presenza di Malfoy divenne asfissiante.
Scosse il capo ripetute volte, faticando perfino a respirare. – Che cosa hai fatto? – chiese, senza avere il coraggio di guardarlo.
Più delle sue parole, temeva il suo sguardo, i brividi che la sua presenza le procurava.
Malfoy non rispose. Non subito, e quando lo fece le paure di Hermione, divennero reali.
– Ho fatto quello che andava fatto – disse schietto senza tentennamento alcuno.
– Conosci la magia oscura? – fu l’unica domanda che le salì alla bocca. Il suo rassomigliava più che altro a un pensiero espresso ad alta voce.
Era pallida, e tremava vistosamente.
Il biondo le rivolse uno sguardo indifferente. – Anche tu.
A queste parole, dette fra l’altro in maniera sgarbata, Hermione fu attraversata da un moto di rabbia.
Da quando si era svegliata, non l’aveva guardato negli occhi una sola volta, troppo spaventata dall’idea di vederci altro, ed era furiosa perché era lei che doveva accusarlo, non il contrario.
Accusò il colpo, e non si difese, perché in fondo era vero. Conosceva la magia oscura, e l’aveva perfino usata quando si era persa, e si era rotta dentro.
Ed era furiosa, perché non era riuscita a gestirla per come aveva fatto Malfoy, ma ne era uscita quasi dilaniata.
Hermione si chiese per l’ennesima volta se fosse un bene per lei ritrovarsi in sua compagnia. Di solito gli uomini con i quali si era ritrovata a lavorare, la mettevano a suo agio. Lui invece, non faceva che analizzarla, e inveirle contro, e farla sentire inadeguata. – Come hai fatto? – domandò ancora.
L’infermeria era troppo silenziosa, e Hermione avvertiva l’insano desiderio di riempire quel vuoto con delle parole. In quel momento, perfino la voce di Draco Malfoy appariva confortante.
In verità, avrebbe desiderato possederlo lei quel potere, magari unito al suo ghiaccio perenne, alla capacità di estraniarsi da tutto. Invece, continuava a sentirsi in bilico.
– Ho ricreato il tuo pensatoio.
La riccia annaspò, ma questa volta lo guardò, perché voleva sapere cosa avesse visto, e se doveva sentirsi in pericolo anche con lui.
Gli occhi si riempirono di lacrime quando lo fece.
Draco Malfoy non evitava il suo sguardo come aveva fatto Ron. La fissava con alterigia, ma lei dentro si era sentita venir meno.
Adesso che lui sapeva, che aveva visto, si sentiva fragile ed esposta.
Una lacrima scese a contornarle gli occhi, le lambì la guancia, e si perse oltre il mento. – Non farlo mai più – gli intimò – non osare sbirciare nella mia vita.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
 
 
Il capitolo è concluso, e spero non sia stato deludente.
Non ho molto da dire, solo, spero che questi Draco e Hermione v’intrighino.
Hermione ha molto dolore dentro, ed estirparlo non sarà semplice.
Draco, è Draco, e non sempre farà la cosa giusta.
Ha passato anni a inveirle contro, a detestarla, e non può innamorarsene all’improvviso.
 Vado di fretta, quindi mi scuso per la sinteticità delle note.
Grazie a chi ha inserito la storia fra le preferite, seguite e ricordate, ma sopratutto a chi ha recensito.
Un bacio
Tess
 
 
  
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