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Autore: ShioriKitsune    09/10/2013    8 recensioni
In un universo alternativo, Naruto, Sasuke e tutti gli altri sono dei normali ragazzi che frequentano la scuola superiore. Ovviamente, il normali va tra virgolette.
****
[NaruSasu]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve salvino! Sono viva, sì. Stavolta ho una giustificazione QUASI valida: sono stata prima ad una fiera in città, poi al Romics e ho portato ben due cosplay u.u
E stavolta ho le foto, HA! Eccole u.u
Sasuke: https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/1377485_10200637360196898_1104512636_n.jpg
Naruto Sennin (dannate lenti gialle che mi hanno rovinato la vista https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/1238294_10200686875234743_1947710464_n.jpg

Bene, dopo aver pubblicizzato la mia mezza arte del cosplay, ecco il dodicesimo capitolo! <3
 
* * * * *

Capitolo dodici: Beccato!
 
«Sasuke».
«Non adesso».
«Ma teme..».
«Ho detto non adesso».
«Però-».
«Maledizione, testa quadra, cos’è che non ti è chiaro quando ti dico non adesso?».
Sasuke si voltò inviperito verso il suo compagno, che gli rivolse uno sguardo dispiaciuto ma al contempo implorante. L’Uchiha, rassegnato, sospirò. «Cosa, Naruto. Cosa vuoi?».
L’attenzione dell’Uzumaki fu catturata dalle labbra di Sasuke che si muovevano a formare il suo nome. Era raro che non lo apostrofasse con qualche carinissimo epiteto, e le volte che lo aveva chiamato per nome potevano essere contate sulle dita di una mano. S’impose di concentrarsi.
«Ho freddo», borbottò poco dopo.
Il moro alzò un sopracciglio. Quel biondo dobe era uscito a mezze maniche. «Così impari a non portarti niente da mettere addosso».
Naruto aggrottò la fronte. «Torniamo indietro!».
L’espressione di Sasuke non sarebbe potuta essere più chiara. «Sei forse impazzito? Perderemmo Kakashi».
«Lo aspetteremo in camera sua come da programma!».
L’altro buttò fuori l’aria dalle narici, assomigliando sempre più ad un toro su tutte le furie. «Potrebbe tornare chissà quando; inoltre non ho nessun interesse a restare chiuso dentro un armadio con te».
L’Uzumaki quasi mise il broncio. «Allora va’ da solo, io ho troppo freddo. Oppure dammi la tua felpa».
 
Lo uccido.
Lo uccido adesso.
No, mi serve.
Ma lo ucciderò dopo.
 
Sasuke esitò un momento, poi si sfilò la felpa e gliela buttò in faccia. «Adesso sta’ zitto».
Naruto si prese un momento per osservare i muscoli delineati delle sue braccia: non era palestrato, le curve erano giuste e naturali. Si domandò perché non si fosse lamentato prima per il freddo.
Infilò la felpa dalle maniche un po’ troppo lunghe, sentendosi una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Sarebbe tornato a casa e l’avrebbe infilata sotto il cuscino, tanto Sasuke non l’avrebbe mai chiesta indietro – se non per darle fuoco.
Il silenzio però non durò a lungo.
«Teme?».
Nessuna risposta.
«Sas’kè!».
 
Non ce la posso fare. È più forte di me.
Magari potrei dire che è caduto in un canale e ha sbattuto la testa contro una gondola.
 
Proprio quando l’Uchiha, stringendo i pugni, stava per attuare il suo piano diabolico, gli occhi di Naruto si spalancarono indicando qualcosa alle sue spalle. «Kakashi-sensei sta salendo su quella barca a forma di banana!».
Come distruggere una delle maggiori attrattive della città in poche parole.
Sasuke si voltò, digrignando i denti. «Merda! Così lo perderemo». Si guardò rapidamente intorno, notando un’altra gondola ferma, in attesa di passeggeri. Mosse un passo, poi si fermò esitante a bocca aperta.
 
Devo davvero salire su una gondola al chiaro di luna, espressione estrema del romanticismo, con.. con..
 
Deglutì.
 
Oh, al diavolo. Sempre meglio di camminare nudo per l’hotel.
 
«Corri dobe, dobbiamo seguirlo».
«Ehi, Sasuke, hai idea di quanto costi un viaggetto su quella cosa? Perché ha proprio l’aria di costare parecchio».
L’altro schioccò la lingua. Come se i soldi fossero un problema!
«Tu pensa a correre».
Non appena salirono sull’imbarcazione, il gondoliere dalla maglia a strisce domandò loro dove volessero andare.
«Segua l’altra gondola, per favore».
Quello, un po’ titubante, annuì e domandò gentilmente di prendere posto l’uno accanto all’altro.
Naruto aggrottò la fronte, mentre sperava con tutto se stesso di non soffrire di mal di mare. «Com’è che conosci così bene l’italiano?».
«Mi piace sapere e non sguazzare nell’ignoranza come fai tu, usuratonkachi».
E sbuffò, voltandosi dall’altro lato.
Al contrario di Naruto, che sembrava totalmente a suo agio, quella situazione lo stava mettendo in soggezione. Picchiettò nervosamente le dita sul legno della gondola, avvertendo un brivido di freddo lungo la schiena.
Ma mai e poi mai avrebbe chiesto quella che un tempo era la sua felpa preferita a Naruto. Era troppo orgoglioso per farlo.
Però non si allontanò quando il braccio del biondo sfiorò il suo, cercando conforto in quella debole fonte di calore.
Cinque minuti dopo, le cose sembravano essere arrivate ad una qualche specie di status quo. Sasuke continuava a chiedersi per quanto ancora sarebbe durato quel giro turistico, Naruto invece non faceva che spingersi sempre più verso l’altro. Qualche ulteriore minuto e gli sarebbe finito in braccio.
Ma quando il gondoliere iniziò a strimpellare e cantare in un modo che avrebbero dovuto definire illegale, l’Uchiha si rese conto che erano fottuti.
L’imbarcazione su cui viaggiava Hatake-sensei non era che qualche metro più avanti rispetto a loro, e il suo gondoliere non sembrava intenzionato a canticchiare.
Così, incuriosito da quell’insolito gracchiare, Kakashi si voltò nella loro direzione.
«Cazzo!».
Sasuke tirò giù Naruto così velocemente da fargli sbattere la testa.
«Ohe, teme, che diavol-».
La mano fredda di Sasuke gli tappò la bocca. «Ora più che mai è necessario che tu taccia, pezzo di scemo», fece una pausa, lanciando occhiate indietro come se fossero loro quelli inseguiti. «Kakashi sta guardando verso di noi per colpa di questo tizio che canta. Non voltarti assolutamente e fa in modo che non ti riconosca».
L’Uzumaki spalancò gli occhi, facendo di sì con la testa, e il moro si decise a levargli la mano dalla faccia. Si alzò il cappuccio della felpa di Sasuke, poi gli lanciò un’occhiataccia. «Credo che solo tu abbia una capigliatura del genere, al mondo».
L’altro affilò lo sguardo: il tono di Uzumaki non prometteva nulla di buono.
«Forse, se li bagnassi..».
Sasuke avrebbe detto che sarebbe stata meglio la morte, se ne avesse avuta la possibilità. Ma l’usuratonkachi aveva già messo la mano nell’acqua ed era così pericolosamente vicino alla sua testa..
«Non.osare».
Ringhiò, bloccandogli il braccio dietro la sua stessa schiena in una mossa di difesa personale improvvisata. In quel modo però, Naruto era fin troppo vicino.
«Teme, mi fai male», miagolò l’altro, cercando di divincolarsi. «Volevo solo rendermi utile».
Sasuke schioccò la lingua, lasciandolo andare. «Tu? Renderti utile? Ha-ha!».
Poi accadde tutto molto velocemente: l’Uzumaki gonfiò le guance, Sasuke lo sapeva, pronto a urlargli contro. Così, senza pensarci, lo afferrò e se lo tirò addosso, premendo le labbra contro le sue.
Durò meno di una manciata di secondi e lo allontanò da sé schifato.
 
Perché l’ho fatto?
 
Il ghigno di Naruto invece brillava nella notte più accecante di un faro.
Ebbe però il buon senso di non dire nulla.
Qualche minuto dopo fu il gondoliere a rompere il silenzio, informando i due che l’altra imbarcazione si era fermata.
«Bene», esordì Sasuke. «Ci lasci a qualche metro di distanza».
L’uomo annuì e accostò. Naruto fu il primo a scendere, rischiando più di una volta di cadere e seguendo con lo sguardo il sensei che entrava in un bar. Aggrottò la fronte. Aveva fatto tanta strada per prendersi una birra?
«Sono centocinquanta, ragazzi».
Sasuke annuì, estraendo il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans. Ma aveva fatto male i conti e solo in quel momento si accorse che aveva lasciato in albergo più soldi di quanto pensasse. Cercò di mantenere un’espressione impassibile, richiudendo il portafoglio e rimettendolo a posto.
«Accetta pagamenti in natura?».
L’espressione dell’uomo fu impagabile, e Naruto avrebbe dato un braccio per sapere cosa gli aveva appena detto il teme.
«Ovviamente non da me. Però sa, questo ragazzino», e afferrò Naruto dalle spalle, spingendolo un po’ in avanti. «può anche sembrare una ragazzina, certe volte. Non so se mi spiego».
Il gondoliere sembrava non credere alle sue orecchie. L’Uzumaki iniziava ad agitarsi.
«Non lo voglio indietro, può tenerselo. Quando se ne sarà stancato potrà semplicemente gettarlo in un cassonetto o cose del genere».
Alternò lo sguardo dall’uomo al dobe. «Non ha malattie veneree ed è gay fino alla punta dei capelli. Sarà divertente, glielo assicuro».
L’uomo si grattò il mento, poi estrasse il cellulare e compose un numero.  Qualche istante dopo, il sorriso di Sasuke scomparve. Afferrò Naruto per il braccio e iniziò a correre. «Sta chiamando la polizia, muoviti!».
Beh, se lo sarebbe dovuto aspettare.
«Teme, Kakashi-sensei è entrato nel-».
«Tornate qui, farabutti! Dovete pagare!».
L’Uchiha svoltò, infilandosi nel primo ingresso illuminato che vide. Il cuore gli batteva a mille a causa della corsa, e posò le mani sulle ginocchia nel vano tentativo di riprendere fiato. Alzò il viso di poco. «Che.. stavi.. dicendo?», ansimò.
Uzumaki si era buttato per terra, e si limitò a fare un cenno con la mano. «Volevo dirti che Kakashi è entrato qui ma non serve più. Ehi, cos’hai detto all’uomo-gondola?».
Il moro si schiarì la voce. «Nulla di importante».
«E allora perché ha chiamato la polizia?».
Schioccò la lingua. «Cosa vuoi che ne sappia io? Gli italiani sono strani».
Naruto non indagò oltre, limitandosi a scrollare le spalle. Solo in quel momento si rese conto che non aveva ancora studiato il posto in cui erano entrati e, quando i suoi occhi incontrarono l’insegna al neon posta prima del secondo ingresso – sorvegliato da un tizio grosso e spaventoso – spalancò la bocca e picchiettò sulla spalla di Sasuke.
«Che vuoi usuratonk-.. oh».
«Eh».
«E chi avrebbe mai immaginato che Kakashi sensei avesse questo tipo di interessi?».
«Dici che dovremmo entrare?».
Sasuke ghignò. «Certo, magari riusciamo a beccarlo ubriaco e sfilargli quella cosa dalla faccia sarà ancora più semplice. Così potremo tornare in albergo da vincitori. Inoltre, tu non dovresti avere problemi ad entrare qui, no?».
Il biondo socchiuse le palpebre. «Simpatico». Poi lanciò un’occhiata all’omaccione che li fissava. «Pensi che ci faranno entrare?».
«Certo. Siamo in Italia, basta avere diciotto anni per queste cose e noi ne abbiamo diciannove. Ce li hai i documenti, vero?».
L’altro annuì. «Bene, allora entriamo. E lascia parlare me».
Naruto sospirò, lanciando un ultimo sguardo all’insegna al neon.
 
“Il paradiso della pomiciata
Ritrovo gay - lesbiche – transessuali. Entrata gratuita, consumazione obbligatoria”
 
Mezz’ora dopo.
 
Sasuke colpì Naruto sulla testa. «Che stai combinando?».
Questi si massaggiò la parte offesa, mentre seguiva vagamente intimorito lo sguardo del barista che se lo stava mangiando con gli occhi. «C’è scritto consumazione obbligatoria, quindi consumo. Anche se quel tizio mi fa paura».
L’Uchiha si voltò, appoggiando i gomiti sul bancone e cercando il sensei tra la folla. «Non siamo qui per farti ubriacare. Non vorrei mai doverti vedere pomiciare con il tizio che ti fissa il culo da quando siamo entrati».
La sua era un’affermazione buttata lì che però, si rese conto, poteva essere facilmente fraintesa. Si schiarì la voce, evitando di incrociare lo sguardo del compagno e tornò a scrutare la pista da ballo.
Di Kakashi neanche l’ombra.
«Cosa vuoi da bere, splendore?», mormorò languido il barista, leccandosi le labbra con fare provocatorio.
Naruto si tirò indietro quasi istintivamente, tirando Sasuke per il braccio. «Non so cosa abbia detto, ma digli che voglio una birra».
Il moro sospirò, voltandosi. «Un bicchiere d’acqua».
L’italiano, che fino a qualche minuto prima aveva avuto occhi solo per l’Uzumaki, sembrò voler spogliare Sasuke con la sola forza del pensiero. «E per te invece? Magari ti andrebbe qualcosa da mangiare o.. da succhiare?».
L’Uchiha resistette all’impulso di spaccargli la faccia solo perché non voleva avere problemi. «Sono con il mio ragazzo, non darmi noia».
Il solo pensiero gli fece venir voglia di prendersi a schiaffi, ma Naruto non avrebbe capito e quella banale scusa serviva soltanto a non farsi infastidire.
.. E a non far infastidire il biondo dobe.
Lo sguardo dell’altro si fece ancora più stuzzicante. «Non ho problemi con le cose a tre, sai?».
Naruto scelse il momento giusto/sbagliato per voltarsi, e vedere in che modo quel barista stava squadrando Sasuke, il suo Sasuke, lo fece diventare rosso dalla rabbia.
«Sas’kè! Digli di non fissarti in questo modo».
L’altro alzò un sopracciglio. Naruto arrossì. «B-beh, ecco..».
Ma non fece in tempo a finire la frase che l’Uchiha spalancò gli occhi dalla sorpresa. «Kakashi! L’ho visto! Andiamo, sbrigati».
Sasuke si avviò e Naruto dietro di lui, che però si fermò e tornò indietro poco dopo. Afferrò il barista dal colletto della camicia parlando a pochi centimetri dalla sua faccia. «Se tu permettere di nuovo parlare lui, io spaccare tuo culo e non come tu pensare».
E lo mollò prima che l’altro potesse anche solo chiedere che diavolo avesse detto.
 
«Penso di averlo visto entrare in bagno».
«Quello degli uomini o delle donne?».
Sasuke lo fulminò con uno sguardo.
«Beh, chi ti dice che Kakashi non sia in realtà una donna? Quella maschera potrebbe nascondere il viso più femminile del mondo. Inoltre la sua voce ha qualcosa di strano e poi frequenta questi locali ambigui..».
Silenzio.
«Ma sei nato idiota o ci sei diventato?».
L’Uzumaki cercò una risposta abbastanza sagace, ma non gliene venne in mente neanche mezza.
Seguì il moro nel bagno degli uomini e si stupì di quanto poco testosterone ci fosse nell’aria. Sgranò gli occhi di fronte al tizio in gonnella che si passava il rimmel sulle ciglia e a quello che si infilava le calze a rete. Stava per dire qualcosa a voce troppo alta, ma Sasuke fu pronto a bloccarlo e spingerlo in una cabina dalla quale spiare Kakashi sarebbe stato abbastanza facile.
«Ti prego, non dirmi che dobbiamo vedere il nostro Sensei vestirsi da donna. Credo che non potrei sopportarlo», sussurrò l’Uzumaki. «L’immagine mi perseguiterebbe per il resto dei miei giorni».
Sasuke si limitava a spiare attraverso la fessura. Hatake non si era accorto di loro, ma sembrava essere in bagno per nessun motivo in particolare. Si guardava intorno con le mani in tasca, come se stesse aspettando qualcuno.
 
Per fortuna non ha intenzione di travestirsi.
 
«Pensi che sia qui anche lui per seguire qualcuno?».
«Non credo».
«Allora perché è qui?».
«Se stai zitto e aspetti magari lo scopriamo».
Sospiro, sbuffo, tic alla gamba.
«Dobe, devi stare fermo».
«Ma io mi annoio!».
La porta principale del bagno si aprì e un uomo – che di uomo aveva solo gli attributi – si avvicinò a Kakashi.
«Hatake Kakashi?».
Il sensei annuì. «Sono io».
«Sei quello che viene dal Giappone?».
«Sasuke, che cavolo stanno dicendo?».
«Zitto!».
Kakashi fece un passo avanti, estraendo un pacchetto dalla tasca. «Sono proprio io. Ho portato quello che mi hai chiesto».
E gli porse ciò che aveva in mano. L’altro lo rigirò tra le mani, poi lo infilò nella borsa. «Bene, ecco a te i soldi e l’erba. Passa una buona vacanza qui in Italia!». Gli mandò un bacio volante e se ne andò proprio come era venuto.
«Teme! Dimmi, dimmi, dimmi! Teme! Adesso! Teme! Tem-.. Ouch!».
Sasuke lo aveva colpito senza neanche guardare. «Non so bene cosa sia successo, ma Kakashi-sensei ha della buona roba addosso e credo dovremmo farcene dare un po’».
«Buona roba? Che intendi? Oh, Sasuke, ma che succede?».
Ma l’Uchiha non avrebbe perso tempo a spiegare a quell’idiota cose che non avrebbe compreso. Spalancò la porta del camerino dove si erano nascosti e poté godersi appieno la faccia semi sconvolta di Kakashi.
Incrociò le braccia al petto, pregustando una vittoria su tutta la linea.
«Bene bene bene, sensei. Cos’abbiamo qui?».
   
 
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