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Autore: margotj    11/10/2013    1 recensioni
(Storia completa in pubblicazione a puntate)
PREMESSA ALLA STORIA: si tratta di un ALTERNATIVE UNIVERSE: con gran raccapriccio dei puristi, in questa storia Dc incontra Marvel: il presupposto? Bruce Wayne e Tony Stark si conoscevano, ben prima di divenire rispettivamente Batman e IronMan. Tutto ciò che viene visto nei film è quindi modificato opportunamente (stravolto, oserei dire, valgono le immagini più delle trame) per raccontare la storia della loro amicizia e dell'inizio della loro leggenda.
Spoiler: credo nessuno. Utilizzo spudorato di IronMan, IronMan2, Batman Begins e TheDarkKnight, qualche accenno agli Avengers
Pairing: canonico Tony/Pepper Bruce/Rachel
Rating: AU Angst, Dark, Friendship...
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPISODIO 4/13 - (spoiler alla lettura)

http://www.youtube.com/watch?v=Xg4mrtX7jKI&feature=c4-overview-vl&list=PLB1F21203D1E4126E

_____________

1.4 Broken

And if you ever find the time,

you know I'm not far behind.

And if you ever need someone,

I'll still be waiting...

Just waiting, for a friend.

(The Devlins, Waiting)

E se mai troverai il tempo, tu sai che non sono molto indietro.

E se mai avrai bisogno di qualcuno, Io sarò ancora in attesa … Sto solo aspettando, per un amico.

Tony le aveva spiegato come arrivare all'ingresso secondario della WayneTower. E, via computer, le aveva fornito le credenziali per aprire i cancelli.

Nessuno le era andato incontro. Da sola, Pepper aveva percorso con angoscia crescente il lungo corridoio da obitorio nelle profondità della terra e, quando aveva visto una porta aprirsi, in fondo, il cuore le era sembrato impazzire nel petto.

Un uomo di colore dall'aria mite le era venuto incontro, rassicurandola con i gesti e le parole.

Sono Lucius Fox, signorina Potts. La prego, mi segua.”

Con la valigetta che Tony le aveva chiesto stretta al petto, Pepper si era fidata del nome e del modo in cui l'aveva accolta. Non aveva nient'altro e non poteva fare altro.

Sopra di loro, Gotham era impregnata dall'odore acre dell'incendio di WayneManor. La villa continuava a bruciare e il temporale che tutti loro aveva sperato tardasse, ora sembrava un atto di misericordia mancato.

Pepper avrebbe voluto chiedere di Bruce, ma non osava. Cosa sapeva Lucius? Quanto Tony? Quanto Alfred? Nulla?

Non poteva rischiare di lasciarsi sfuggire parole che non doveva dire e metterli in pericolo.

Tony! Era davvero lì Tony? Questo, pensò, posso chiederlo. Muoio, se non lo chiedo.

Ma, in quel momento, Lucius aveva aperto una porta color acciaio. E Pepper, con sollievo, aveva visto Tony semisdraiato in una poltrona, le gambe allungate e l'espressione assorta.

Vivo.

Incolume.

Ma disperato.

***

Una volta aveva detto di non conoscere nulla quanto Tony, nella sua vita. Ora, accostandosi, si domandò se davvero fosse così.

Lo sguardo di Tony era terribile. L'uomo senza paura, dalla battuta sempre pronta, sembrò non accorgersi immediatamente di lei. Pepper gli posò la mano su una delle sue e attese, pazientemente.

Non voleva voltarsi.

Non voleva voltarsi e vedere Bruce.

All'altro lato del letto, sedeva Alfred. Pepper lo aveva notato a malapena, entrando, ma sapeva che l'anziano maggiordomo teneva tra le proprie una mano di Bruce. E stava piangendo. Lo capiva dal suo respiro pesante.

Andiamo.” - disse Tony, all'improvviso, alzandosi.

La condusse fuori, senza voltarsi indietro, prendendole la valigetta dalle mani.

Fuori, in un ampio spazio, non dissimile al laboratorio della StarkHouse, Tony aprì la valigetta.

Diede a Lucius alcuni medicinali prelevati dalla sezione ricerca e sviluppo delle StarkInd quella stessa notte e tenne per sé le memorie esterne. In perfetto silenzio, come se nulla fosse, afferrò alcune matasse di cavi in fibra e prese a srotolarli.

Erano rimasti soli.

Tony...” - mormorò Pepper, decidendosi a rompere il silenzio.

Probabilmente non passerà la notte.” - rispose l'uomo con tono piatto - “E ora non ho tempo di parlare di ciò che provo.”

Pepper non insistette. Tese solo una mano, afferrando una bobina.

Questo va collegato al generatore?” - chiese, indicando una struttura a parete non troppo distante.

Si, grazie. Usa gli ingressi bassi. Sono i più potenti.”

***

Lavorarono un'ora, in silenzio. Tony collegò cavi, tirò fuori dal magazzino schermi, aggiunse periferiche e, infine, potenziò il sistema con i programmi che Pepper gli aveva portato. In breve tempo, fece della postazione di Lucius un computer centrale di inaudita potenza, integrato con il proprio, a Malibu.

Dopo, iniziò la violazione sistematica di ogni rete protetta.

Se vai di là...” - disse, indicando la porta dell'infermeria in cui giaceva Bruce - “Io potrò dire che non sei mai stata qui.”

Se vado di là, non me lo perdonerò mai.” - rispose lei, cercando una sedia da trascinare vicino alla sua - “Da cosa vuoi iniziare?”

Dipartimento della difesa. Sistema aereo, guardia costiera, sistema bancario di Gotham e dintorni...”

Ad ogni richiesta, un monitor si illuminava e i dati sensibili si mettevano a scorrere. Un numero incalcolabile di informazioni era innanzi a loro, pronto a raccontare una storia, se solo avessero saputo leggerla. Tony muoveva le mani come suo solito, dandosi un ritmo, con un leggero schioccare di dita. Era un suo gesto tipico, quando rifletteva, riordinava le informazioni... Pepper lo trovò incredibilmente rassicurante.

Quando giunse alle ultime due chiavi di ricerca, tuttavia, ebbe l'impressione che Tony esitasse.

WayneManor, circuito interno, esterno e informazioni.” - disse, riservando al disastro ben più di uno schermo. E, in ultimo, abbassando gli occhi al tablet collegato e posato sulla scrivania - “Segni vitali di Bruce... per favore.

***

Lavorarono tutta la notte.

Per un poco si trattò di numeri, di stringhe che Pepper riusciva a leggere a malapena, vista la velocità con cui scorrevano. Tony, sfruttando il sistema in ogni sua forma, decodificava, separava il grano dal loglio e accatastava informazioni, conti bancari, prenotazioni aeree, disordini sospetti.

Fatto questo, inseriva ricerche automatiche sul materiale racimolato. Jarvis, in connessione diretta, ampliava lo spettro al resto del mondo incrociando nomi, firme, date.

Pepper, certa di non poterlo aiutare, si era dedicata agli schermi riservati a WayneManor e alla sua distruzione. I dati delle telecamere erano sui server posizionati sotto la villa ed erano andati in blocco con il taglio necessario della corrente effettuato dai pompieri.

Tony, che ne aveva supervisionato l'installazione, era certo che sarebbero ripartiti a breve. Per tanto, in attesa, Pepper aveva spulciato tutti i siti di cronache, le testate giornalistiche e i portali su cui si sarebbe potuto rivendicare, per orgoglio terroristico, un attacco simile.

Parte della buona società di Gotham era stata falciata a colpi di mitra. Non era opera di un singolo. E, mentre la lista dei feriti si allungava, fornita dagli ospedali, già si lavorava fra le macerie, sotto il diluvio finalmente giunto, per recuperare i corpi.

Bruce risultava tra i dispersi. E il sensazionalismo della faccenda si legava già ai primi avvoltoi intervistati. Poi, erano apparse le foto: il fotografo ufficiale che sostava nell'ingresso non era un cronista d'assalto e, alle prime avvisaglie di pericolo, era scappato. Ora, a quanto sembrava, vendeva a caro prezzo le foto per le identificazioni e già parlava di un libro sul disastro.

A due ore dall'incendio, le case editrici già fremevano. In capo a tre giorni, i libri sarebbero stati nelle librerie. Pepper aveva la nausea, ma non commentava.

Schiena a schiena con Tony, percepiva nel suo silenzio lo stesso freddo disgusto.

Tra di loro, tra le tastiere, il tablet mandava un impulso fievole, un tracciato timido ma regolare.

E, se si fossero parlati, avrebbero coperto quel suono di speranza.

***

All'alba, mentre qualche tassello iniziava ad andare al proprio posto e Tony avrebbe voluto accelerare, il sistema di raffreddamento si era acceso sul rosso.

Tony non ne era stato contento ma, con razionalità, si era rassegnato alla necessità di non fondere l'impianto e di dover mettere a regime minimo l'attrezzatura per almeno un'ora. Si era lasciato andare contro lo schienale della sedia e Pepper, frugando nella borsetta, gli aveva offerto una gommosa alla frutta.

Non ho altro.” - comunicò, porgendogli il piccolo involucro rosa - “Ma vorrei che la prendessi.”

Senza commentare, Tony scartò la caramella e la morse.

Facciamo metà.” - disse, porgendole la sua parte - “E sono contento che tu sia qui.”

Pepper gli sorrise, dolcemente.

Sei disposto a parlarne?”

Non ho molto da dire. Se non avessi fatto tardi, sarei arrivato prima.” - commentò, senza curarsi dell'ovvietà di ciò che aveva detto. Abbassò gli occhi, tormentandosi un'unghia rotta e una nocca sbucciata - “Lo hanno pugnalato e gli è crollato addosso un pezzo del tetto. Io gli ho impedito di buttarsi nel fuoco per lei.”

Pepper ebbe l'impressione di non riuscire a respirare.

Rachel era...”

Sembrava lei.” - tagliò corto Bruce. Era lei, tu lo sai e lui... lui l'ha sentita urlare - “Per la conferma ci serviranno i video.”

Si zittì. Quando riprese a parlare, gli tremava la voce.

Pepper, se lui muore...”

Lo so, Tony.” - rispose, passandogli le braccia al collo e tirandolo a sé - “Lo so.”

***

Sai perché cadiamo, Bruce? Per imparare a rimetterci in piedi.” - Alfred gli strinse più forte la mano, sperando in una reazione - “Lo so che lo hai sempre fatto, che ti sei sempre rialzato ma... ma, ti prego, Bruce, devi farlo ancora.”

Lucius guardò l'uomo, in un misto di comprensione e rispetto: aveva sacrificato la propria vita al casato Wayne, aveva protetto quel ragazzo, gli aveva dato tutto l'amore che era stato in grado di provare senza mai venire meno al suo ruolo.

Quel ragazzo era tutta la sua vita.

Ha un cuore forte, Alfred. Ed è fisicamente resistente.” - mormorò, affidandosi, come Tony, alla speranza che nasceva dai numeri e dalle percentuali - “Sta migliorando. Da quando è qui... sta migliorando.”

Lo ripetè, incerto se credere alle sue stesse parole. E abbassò gli occhi sui tracciati e sulle cifre che non raccontavano l'unica grande verità. Non esisteva un motivo perché Bruce morisse. Esisteva un motivo per cui avrebbe voluto morire.

***

Tony...”

La voce di Pepper lo raggiunse come un sussurro. Si voltò verso di lei, in piedi davanti ad uno schermo.

Era là.” - la sentì mormorare, come se fino a quel momento avesse sperato - “Era davvero là...”

Rachel. Era sua la foto per cui stavano battendo l'asta, proprio in quel momento.

L'elegante Rachel Dawes, futura moglie del procuratore Dent, recitava il titolo in sovrimpressione.

Rachel, stranamente sorridente, vestita di un blu superbo. Più bella del solito, la testa gettata indietro per lasciarsi fotografare, senza timidezza.

Tony si fermò a fianco di Pepper, contemplandola. Vestita di blu, così... l'immagine si mischiò alla figura femminile che bruciava, la spada e la bilancia tra le mani. Tony non resistette, le voltò le spalle.

La giustizia non è fatta solo della capacità di vedere il crimine. La giustizia nasce dal sentire e dal prevedere l'ostacolo, senza per questo rallentare.”

Non è così, ragazza mia. Non lo è, credimi. La giustizia regge in mano una spada e una bilancia... ma la bilancia serve per pesare la polvere da sparo. È questo che crea la giustizia... la violenza.”

La violenza genera altra violenza. E la giustizia cade, indifesa.

La giustizia brucia viva nell'inferno degli uomini.

Tony...”

Sto bene.” - ansimò lui, tornando a fissare lo schermo e cercando di controllarsi. Con una mano che tremava impercettibilmente, indicò a Pepper un solo particolare. Uno soltanto.

Rachel aveva un solo gioiello, indosso: al polso, come un segreto, un bracciale in titanio che sembrava brillare dall'interno.

Il loro regalo.

Sembra attivo.” - esclamò Pepper, voltandosi - “Pensi di poter recuperare i dati?”

Certo.” - rispose Tony, senza smettere di fissare la fotografia, lei, il suo sorriso. Un bracciale e nessun anello al dito - “Ma non occorre... Lei sapeva. E lo amava.”

***

Dent si era pronunciato verso le dieci del mattino. Era apparso provato, a pezzi, ma aveva ribadito la propria intenzione di perseguire i colpevoli. Quando gli avevano chiesto perché Rachel fosse a quel party non aveva risposto e aveva deviato il discorso. Dopo, in un disturbo del canale dovuto ad un inserimento illegale sulle frequenze, era apparso il Joker.

Vi sembro davvero il tipo da fare piani? Lo sapete cosa sono? Sono un cane che insegue le macchine. Non saprei che farmene se le prendessi! Ecco io... agisco e basta. La mafia ha dei piani. La polizia ha dei piani. Gordon ha dei piani. Loro sono degli opportunisti. Opportunisti che cercano di controllare i loro piccoli mondi. Io non sono un opportunista. Io cerco di dimostrare agli opportunisti quanto siano patetici i loro tentativi di controllare le cose. Quando dico che con Dent e la sua ragazza non c'era niente di personale, capitemi, dico la verità. Sono gli opportunisti... che hanno messo Dent dove doveva essere. Io ho solo fatto quello che so fare meglio: ho preso i loro bei piani e li ho ribaltati! Guardate cosa ho fatto a questa città con qualche bidone di benzina e un paio di pallottole. Se introduci un po' di anarchia... se stravolgi l'ordine prestabilito... Tutto diventa improvvisamente caos. Sono un agente del caos. Ah, e sapete qual è il bello del caos? È equo.”

Pepper si era tormentata la gola, nervosamente.

Tony le aveva afferrato la mano. Solo un attimo, prima di lasciarla andare.

Scopriamo da dove proviene il segnale.” - aveva ordinato. E si erano rimessi al lavoro.

***

A metà pomeriggio, con ciò che sapevano avrebbero potuto riempire un lago. Sotto WayneManor si scavava ancora, ma un comunicato stampa diramato dalla sede centrale aveva già smentito la morte di Bruce Wayne. Era persino apparso in un filmato brevissimo, di origine sconosciuta, molto provato ma incolume.

Il comunicato stampa ribadiva più volte la sua intenzione di soggiornare presso amici il tempo necessario a riprendersi dalla 'terribile tragedia'. Come una commedia ben orchestrata, Pepper aveva scritto i testi, Tony aveva montato il filmato e Lucius si era occupato della credibilità e di mettere la faccia personalmente.

Ora, salito ai piani alti, combatteva con il consiglio di amministrazione. Pepper, già in viaggio per Malibu, stava probabilmente facendo altrettanto e tirando in ballo qualche vecchio amico della sicurezza nazionale.

I server di WayneManor erano ancora bloccati ma, ormai, non c'erano più molti dubbi: sia Joker che un terrorista internazionale di nome Ras'l'ghul, meglio conosciuto come Ducard, erano stati presenti. E non si escludeva un coinvolgimento delle StarkIndustries nella persona dell' attualmente latitante Obadiah Stane.

Pure Obie! Tutto il peggio in un colpo solo, quindi.

Tony si lasciò andare sulla poltrona, a lato di Bruce.

Fai con calma.” - commentò, allungando le gambe e fissando con ostilità l'uomo - “Mi sembra proprio il momento ideale per non svegliarsi.”

Non riusciva a stare seduto.

Scattò in piedi, come una molla. E si mise le mani in tasca, fermandosi in fondo al letto.

Non aveva molto da dire a uno impegnato a dormire. Non era, per natura, così sensibile e melodrammatico. Solo che, in piedi, in quel punto...

Si rivide, a diciassette anni, la testa nel frigorifero di casa, a caccia di cibo e di, perché no, una birra.

E sentì, nitide, come allora, le voci dei suoi genitori.

E' solo un bambino, Howard.” - stava dicendo sua madre - “Ed è il figlio di uno dei tuoi più cari amici. Qui starebbe bene, noi potremmo adottarlo.”

Lui è un Wayne, Mary. Non gli permetteranno mai di lasciare Gotham. Thomas ha disposto nel miglior dei modi e... dannazione, Mary, dannazione!” - la voce gli si era spezzata - “Avevamo così tanto da fare, eravamo solo al principio, avremmo potuto...”

Tony chiuse la mente, con decisione. E si rese conto di come Alfred fosse in piedi, vicino a lui.

Mi perdoni, non volevo disturbarla.” - disse il maggiordomo.

Posso restare io, Alfred.” - mormorò Tony, guardandolo - “Si vada a riposare.”

Alfred gli sorrise.

Lei è una brava persona, come lo era suo padre.” - mormorò, tirato in viso - “E non ho mai avuto modo di farle le mie condoglianze.”

Come era inglese.... Tony, suo malgrado, gli sorrise, grato. Quando erano morti i suoi genitori, Bruce Wayne aveva mandato un biglietto. Aveva undici anni.

E' passato molto tempo.” - rispose Tony - “Ma grazie comunque.”

Siete rimasti soli troppo giovani, entrambi.” - mormorò l'uomo, tornando a guardare Bruce - “E in un mondo di vecchi che non potevano capirvi. Non riesco nemmeno a immaginare quanto abbiate sofferto.”

Il mondo è pieno di ingiustizie... noi abbiamo solo imparato prima la lezione.” - replicò, in un soffio, con noncuranza. Ma il cuore gli faceva male, tanto - “Bruce... Bruce ha visto morire troppe persone che amava. Troppe.”

Rachel è...” - domandò Alfred.

Tony si girò, fissandolo negli occhi. In un giorno passato tra i dati e l'aridità dei computer, non aveva pensato nemmeno un istante a come Alfred la conoscesse.

Come Alfred, al pari di Bruce, l'avesse amata.

Si sono visti.” - disse, sottovoce. Poi lo abbracciò, forte, e mentì - “Lei … lei non ha sofferto.”

Ma lui... lui, Tony? Possiamo dire lo stesso di lui?”

***

Bruce non era voluto andare al funerale di Rachel. Era stato Alfred a chiedergli cosa intendesse fare. Non aveva ottenuto risposta.

Sdraiato in mezzo al suo letto, all'ultimo piano della WayneTower, Bruce aveva continuato a osservare le nuvole oltre la grande vetrata senza degnarlo di attenzione.

Manda dei fiori a sua madre.” - aveva solo mormorato quando Alfred era già sulla porta - “E un biglietto.”

Rachel, non è tanto chi sono, quanto quello che faccio che mi qualifica.

Sarà fatto. C'è altro?”

No, grazie. Vai pure.”

Era stato Tony ad andare al funerale, con Pepper.

Rachel aveva lasciato disposizioni precise a riguardo. Quando era divenuta l'assistente del procuratore, aveva fatto testamento, certa di come chi ricerchi la giustizia si disegni un bersaglio sulla schiena. A sorpresa, aveva designato come luogo di sepoltura il piccolo cimitero privato di WayneManor, in 'memoria della mia magnifica infanzia tra quelle mura'.

Mura che ora non esistevano più.

Bruce aveva firmato l'autorizzazione all'inumazione senza battere ciglio. Alla fine, Rachel era comunque tornata a casa, come desiderava.

Al funerale pioveva. La pioggia non aveva più smesso di cadere da quella notte. Dent aveva parlato, con voce rotta, ma Tony aveva voltato la testa, rifiutandosi di ascoltarlo.

Non è stato Bruce a ucciderla, aveva pensato, con odio, sei stato tu.

Sei stato tu.

Nei giorni precedenti, alcune foto era state spedite all'ufficio del procuratore e sulle caselle di posta di alti funzionari. Era stato un gioco, per Tony, scoprirlo. Tutte ritraevano Rachel, così come l'aveva vista: una bilancia e una spada legate alle mani, il suo corpo in bilico tra le fiamme.

Come lui, molti altri avevano cercato di violare i server per averle... Tony li aveva respinti come se giocasse ai videogames ed aveva fatto pervenire alla sezione crimini informatici tutti i loro curricula, come ultimo gesto di rispetto a una donna che, senza mettersi mai in mostra, era stata la giustizia anche da viva.

Tra gli effetti personali di lei era stato rinvenuto anche il bracciale. Il titanio aveva fatto un buon lavoro, proteggendo gli ingranaggi e Tony, dal computer mostruoso sotto la WayneTower, era riuscito a penetrare la memoria e cancellarla in buona parte.

Aveva cancellato il battito disperato, il suono atroce in cui veniva tradotto il cedere dei suoi organi, la sue urla. Aveva cancellato la sua agonia... Non senza prima ascoltarla.

La parte precedente era stata invece debitamente salvata e analizzata... soprattutto il lungo delirante monologo del Joker. Un campione della sua voce si sarebbe potuto rivelare utile. E il perché avesse quelle cicatrici, dopotutto... dopotutto non interessava a nessuno.

A fine funzione si erano incamminati lentamente alla macchina. Pepper, afferrata al suo braccio, era stranamente silenziosa.

Tu credi...” - domandò, infine, seduta sulla macchina, mentre già correvano verso Malibu - “Che verrebbe a stare da noi, per un po', se glielo chiedessi?”

Tony non rispose. E pensò a suo padre, alla risposta che aveva dato, quella notte, tanto tempo prima, a sua madre.

Credo che Gotham sia la sua casa...” - mormorò, infine - “E che non possiamo portarlo via anche da quella.”

La sua casa è bruciata...”

Ma lui no, Pepper. Lui è ancora vivo. E Gotham ha bisogno di lui, ora più che mai.”

***

Riprendere le forze non era uno scherzo. Dormiva male, aveva incubi, si svegliava a intermittenza per i dolori al corpo o per le urla atroci nella mente.

Talvolta sognava Rachel. Rachel bambina, con le trecce, in calmi pomeriggi di sole. Altre volte adulta, vestita elegante, come la sera in cui l'aveva baciata a tradimento o la volta in cui si erano incontrati, per caso, sul marciapiede di fronte al tribunale.

Sognava i suoi genitori. Sognava di camminare tra le macerie di WayneManor e incontrare suo padre. Suo padre, con gli occhi piedi di disprezzo, sua madre che gli voltava le spalle.

Sognava le morti di tutti loro. Si risvegliava, le loro lapidi a circondare il letto. E, a quel punto, si svegliava davvero, senza riuscire a sedersi sul letto per i dolori al fianco e alla schiena.

Quindi sprofondava in incubi in cui le ferite erano già guarite e il proprio corpo reagiva senza ulteriore sofferenza.

E sognava Tony. Tony che discuteva con lui, di vita e di morte.

Tony, che non credeva nei limiti ma ne aveva imposti abbastanza da salvare lui e lasciar morire lei.

Non lo incolpava davvero, non riusciva.

Ma Rachel, Rachel tra le fiamme...

***

Gotham ha bisogno di lui, ora più che mai.

Seduto alla propria scrivania, nella penombra, Tony guardava i progetti dell'armatura scorrere su uno schermo e, contemporaneamente, seguiva lo sfilare delle immagini sul monitor gigante posto in alto.

Il sistema olografico del laboratorio lo avvolgeva, isolandolo dal mondo e portando alla sua attenzione solo ciò che riteneva importante. Con un solo gesto della mano, Tony spostava interi pacchetti di immagini e documenti.

I progetti dell'armatura... le immagini del funerale di Rachel... l'intervista a Joker.... Ducard.

Qui. Con un movimento delle mani, espanse il file.

Ducard... Ducard e la setta delle Ombre. Non era stato semplice risalire a lui. Per farlo, Tony aveva dovuto pazientemente aspettare di accedere alle 'scatole nere' di WayneManor: dopo, visualizzato l'uomo, il resto era stato banale. Con una semplice analisi, aveva riconosciuto in lui l'alleato di Obie, l'uomo dell'elicottero, accidentalmente ripreso da una troupe che sostava al di là dei cancelli della StarkHouse. Poi, aveva legato il suo nome ad una serie di attentati e, poco a poco, riavvolgendo il tempo, aveva cominciato a costruire una personale teoria.

La setta delle Ombre non era una realtà ignota alla sicurezza nazionale: era un gruppo terroristico che teorizzava il genocidio e la distruzione per riedificare un mondo nuovo. I loro delitti, sparsi su tutto il pianeta, non si contavano facilmente.

Cosa certa, Bruce lo conosceva. Ed anche se ora si rifiutava di parlare e di spiegare, presto avrebbe dovuto farlo, per il bene di tutti.

L'orologio, al polso, mise un leggero bip. Tony, senza pensare, bevette una sorsata di intruglio e buttò giù due pastiglie. Il livello di radioattività stava salendo, forse a causa della tensione degli ultimi giorni o, forse, perchè i medicinali cominciavano a non fare più molto effetto.

Avrebbe dovuto aumentare le dosi e farlo senza che nessuno se ne accorgesse.

Bevette ancora un sorso, per sicurezza e producendosi in una smorfia. Ributtante. Poi, con un gesto annoiato, spedì tutti i file in un angolo e ne aprì un'altra batteria. Erano molti i problemi che stavano accerchiando Gotham: il Joker, come una calamita, stava attirando malavitosi meno timorati di altri.

Se il problema è Batman...” - aveva detto, in una di quelle deliranti interruzioni televisive con cui si imponeva - “Allora dobbiamo solo uccidere Batman. Mi seguite? E, visto che io so farlo bene... perché dovrei farlo gratis?”

Sicuramente aveva il senso degli affari. E qualcuno iniziava già a riflettere sulla possibilità di finanziarlo. Allo stesso modo, la città si stava riempiendo di emulatori: uomini vestiti da Batman apparivano dappertutto, armati con intenzioni sia buone che cattive.

L'opinione pubblica, martoriata dagli ultimi eventi e pressata da una nuova ondata di violenza, brancolava nel buio.

Dove si trova Batman? Perchè ci ha abbandonato? Possiamo davvero fidarci di lui?

Il dubbio cominciava a insinuarsi, in alcuni ambienti: Batman era davvero ciò che si pensava oppure... oppure c'era lui dietro tutto questo?

Tony batté le mani assieme. E i monitor si spensero, svanendo nel nulla.

***

Bruce dormiva ancora. Ma Alfred gli aveva comunque permesso di entrare, certo che non lo avrebbe disturbato.

Si erano parlati, sottovoce, in corridoio, mentre Tony si levava le scarpe, per fare il minor rumore possibile. Ormai sta meglio, stava dicendo Alfred, non ha più la febbre e le ferite si stanno rimarginando.

Quelle che si vedono.” - aveva puntualizzato poi, prima di prendere congedo, lasciandolo libero di varcare la soglia della stanza.

Bruce dormiva su un fianco, il braccio sotto la testa, come suo solito. Era un'altra di quelle abitudini della prigionia che non era riuscito a perdere, come lo stare seduto per terra. Il cuscino gli era ormai quasi superfluo.

Tony si sedette sulla poltrona a fianco del letto, lasciandosi andare lentamente contro lo schienale. Non era andato molte volte a fargli visita, da quando aveva riaperto gli occhi. Una volta, forse, e scegliendo opportunamente un orario in cui non sarebbe stato sveglio. Si era scusato, aveva detto che sarebbe ripassato ma Alfred aveva comunque insistito.

Entri un attimo, non lo disturberà. E così aveva fatto. Come oggi. Si era levato le scarpe, aveva attraversato il tappeto e lo aveva guardato dormire, per un attimo. Poi se ne era andato.

Non avevano nulla da dirsi, per il momento. Nulla che Tony si sentisse pronto ad affrontare.

Gli aveva impedito di uccidersi.

Gli aveva impedito di salvarla.

Gli aveva impedito di morire.

Erano tanti limiti che gli aveva posto, tutti assieme. Troppi, perché Bruce non avesse qualcosa da dire a riguardo. E Tony... Tony non aveva la più pallida idea di come rispondergli perché, a parti invertite, lui avrebbe voluto le stesse cose. E lo avrebbe odiato, per avergliele negate.

***

Da quanto sei qui?” - chiese Bruce, a occhi chiusi.

Tony si sporse in avanti, posando i gomiti sulla ginocchia.

Il giusto.” - replicò, guardandolo aprire gli occhi - “Come ti senti?”

Come ieri.” - sospirò, girando appena per cambiare posizione - “Mi dai...”

Certo.” - rispose, prendendo il bicchiere sul comodino e sedendosi sul letto per aiutarlo.

La ferite lo facevano soffrire ancora, rendendo difficili i movimenti. Ma non c'erano danni permanenti. C'era stato un trauma esteso all'altezza dei reni ma, in generale, le sue condizioni stavano migliorando rapidamente.

Il fisico di Bruce era stato temprato da anni di stenti e da un'attività fisica estrema. Era incredibilmente forte e questo stava tornando a vantaggio della convalescenza.

Mi fa piacere vederti.” - sospirò, restando accasciato sui cuscini e strappandogli un sorriso.

Sono contento di vederti anche io. Sveglio, intendo.” - replicò, domandandosi se gli avrebbe fatto piacere un aiuto - “Pepper ti manda i suoi saluti. Voleva cucinare per te ma io ho pensato di salvarti.”

Salvarti... scelta pessima di verbo. Si fissarono in silenzio.

Fu Bruce a rompere il silenzio.

Hai scoperto come...” - si interruppe. Non associava Rachel all'attacco alla propria villa e all'attività terroristica, non del tutto. Non sapeva come definire l'accaduto.

Per lui, tutto era Rachel.

Solo Rachel.

Parecchie cose.” - ammise Tony, piegando un ginocchio senza accennare all'intenzione di alzarsi - “E molto si riconduce a un gruppo chiamato Setta delle Ombre. Lo hai mai sentito nominare?”

Avrei dovuto esserne il capo.” - replicò Bruce, lasciandolo di stucco - “Per questo ero in quella prigione... per questo ci siamo incontrati.”

***

Non c'erano volute molte parole per spiegare i fatti. Tony fu veloce a mettere assieme le informazioni e ottenerne un quando unitario. Ora si spiegavano molte cose nella preparazione atletica di Bruce e nel modo con cui si approcciava a se stesso e ai problemi.

Se non fosse stato per Rachel, probabilmente avrei detto sì.” - disse Bruce, ad un certo punto.

Ne parlavano da tempo e Tony, a forza di puntellarsi per stare comodo, aveva finito con il passare un braccio al di là del corpo di Bruce per appoggiarsi.

Come faceva mio padre quando avevo gli incubi, pensò Bruce, osservandolo, di sotto in su. E, per associazione...

Non assomigli a tuo padre...” - mormorò. Tony gli sorrise.

Tu lo ricordi bene?” - gli chiese, in un misto di gentilezza ed egoismo... Tutto, pur di non parlare di Rachel.

Aveva le tasche piene di caramelle. E faceva ridere.” - replicò Bruce, assorto, senza guardarlo - “Non lo ricordo bene davvero ma...”

Ma lo ricordi. È già qualcosa. Gli avrebbe fatto piacere.”

Voleva portarmi via da qui, quando sono morti i miei. Mi ricordo che sentii lui ed Alfred parlarne...”

Poi si zittì, rendendosi improvvisamente conto della portata di ciò che aveva detto. Tony non replicò, osservandolo.

Ti sarebbe piaciuto?” - domandò solamente.

Bruce, dopo un'incertezza, scosse la testa. Piano, come un bambino.

E' Alfred la mia famiglia. Lo sarà sempre.”

***

Avevano parlato ancora un poco, di tante cose. Ma solo tornando verso Malibu, guidando senza scarpe per stare più comodo, Tony si era reso conto di come Bruce non avesse parlato di Batman e dei suoi doveri.

E questo era male... molto male. Non sapeva spiegare perché ma... oh, insomma, era male e basta!

Ci sarebbe stato da fare inversione e tornare indietro, all'istante. Se solo non ci fosse stata l'Expo da inaugurare.. se solo non fosse stato così clamorosamente in ritardo!

Pepper, tanto per cambiare, camminava nervosamente avanti e indietro nel retropalco,stringendo i pugni e imprecando a denti stretti.

L'apertura dell'Expo in mondovisione e lui... lui chissà dov'era! Chissà dove, dove.... eccolo!

Tony le veniva incontro con le scarpe in mano.

Signorina Potts, il mio smoking.” - lo sentì gridare, perdendo i vestiti lungo il corridoio. Non correva, perché non aveva motivo per affrettarsi, ma era disturbato dagli abiti poco consoni. E, visto che tutti pressavano perché si muovesse, con il suo migliore stile, uscì sul palco a piedi scalzi e con il papillon slacciato.

Un boato lo accolse. E Tony, sorridente e sicuro di sé, spalancò le braccia.

A migliaia di chilometri di distanza, in un posto dimenticato da Dio e da Stalin, Ivan Vanko lo osservava, rapito, pianificando la propria vendetta.

***

La Violenza non crea mai la giustizia. Crea solo il potere.”

Ma la giustizia è cieca, come la fortuna. Perchè dovrebbe funzionare con regole differenti?”

E, difatti, le loro regole non son diverse. La fortuna e la giustizia non guardano mai chi tu sia. La fortuna e la giustizia possono permettersi il lusso di essere cieche... ma sta agli uomini aprire gli occhi.”

Gli occhi, aprire gli occhi...

Rachel, non è tanto chi sono, quanto quello che faccio che mi qualifica.”

Apri gli occhi, Bruce... aprili...

Rachel.” - sussurrò, improvvisamente sveglio.

Buio.

Pipistrelli.

Istintivamente, si coprì la testa, voltandosi sul fianco. La fitta alla ferita fu come una scarica, violenta da togliere il fiato. Si sedette, mentre il suo corpo esplodeva di dolore.

Si alzò, incerto. E rimase in piedi.

Pipistrelli. Ovunque. Chiuse gli occhi cercando di restare immobile. Nulla. Sangue, sangue dappertutto.

Apri gli occhi, Bruce... aprili...

Rachel, non riesco... non riesco a svegliarmi...”

Pipistrelli, ancora pipistrelli.

Uno di loro gli aveva strappato un lembo di pelle dal viso. No, non pelle, kevlar. Mi stanno strappando la maschera. E, quando la maschera non ci sarà più, vedranno il mio teschio.

Bruce...

Rachel, io sono … io sono Batman.

Bruce...

Rachel!” - si sedette, di scatto, finalmente sveglio. Ansimava e l'aria della notte era troppo calda, umida. Gettò le coperte da un lato, sperando di riuscirsi ad alzare. Dormiva con la porta aperta e vedeva, in un angolo del salone illuminato, Alfred, addormentato su un libro.

Non devo svegliarlo, si ripetè, posando i piedi a terra. I reni, i reni gli facevano male, tanto da fargli venire le lacrime agli occhi. Respirò a fondo e riuscì ad alzarsi. E, dopo, a restare in equilibrio. In quel momento, in quell'attimo di buio, dritto sulle proprie gambe, comprese che se ne sarebbe andato.

***

Dopo l'inaugurazione dell'Expo c'era stata una conferenza stampa. Quindi una riunione speciale, seguita da una festa. E poi un'altra festa. Alla terza festa, Pepper lo aveva baciato e gli aveva comunicato che andava a casa a dormire. E che si prendeva la macchina.

Alla quarta festa, lui ed Happy si erano annoiati. In più, era quasi ora di passare in ufficio, per cui... meglio fare colazione. Erano usciti dal locale in mezzo a un gruppo di giornalisti, mai stanchi di correre dietro al signor Stark e alla sua guardia del corpo.

Chiacchierando del più e del meno, si erano avviati alla macchina. E Tony aveva riso, gettando la testa indietro.

Bruce, appoggiato ad un vecchio telefono pubblico, lo aveva guardato allontanarsi. Da quanto non vedere Tony ridere in quel modo? Da quanto non si scambiavano una battuta o si concedevano un giro in macchina?

Bruce lo aveva dimenticato.

Mese dopo mese, guerra dopo guerra, si era perso il motivo per cui stavano facendo tanto. Bruce lo aveva scordato, affogando, notte dopo notte, in un mare denso e cupo di doveri e pesi da portare. E Tony... Tony aveva continuato a seguirlo. Aveva scelto la battaglia di Bruce, mettendo in gioco tutto se stesso. Si era gettato nel fuoco per lui.

Ma non era giusto. Non lo era. Non era per questo che lo aveva riportato a casa.

Non combattiamo le battaglie uno dell'altro, Howie. Combattiamo solo fianco a fianco, ognuno la propria.”

Mi sta bene, Thomas, davvero bene. Ma sei certo che saremo così bravi? Io ho i miei dubbi.”

Dobbiamo esserlo. Per i nostri figli. Non lasciamo loro catene come eredità, te ne prego.”

Improvvisamente debole, Bruce si resse in piedi contro il montante e chiuse gli occhi.

Non sono stato così saggio, papà. Non sono stato abbastanza forte da restare solo e, se un tempo voi, ora... ora Rachel. Ma qui deve finire. Basta sangue versato per colpa mia.

Basta.

***

Sparito.

Il signor Wayne è partito.” - aveva comunicato quella mattina, Alfred, nel risponderle al telefono. Pepper lo aveva sentito soppesare le parole, per dar loro la giusta sfumatura - “Non so quando rientrerà. Posso chiederle, cortesemente, di informare il signor Stark?”

Non mancherò, Alfred.” - lo aveva rassicurato Pepper, prima di staccare la chiamata. Rimase seduta immobile, sul divano, in mezzo al salone.

Sparito. Era questo che sentiva, quando pensava alla parola 'partito'. Sparito.

Amore, sono a casa!” - sentì gridare, dall'ingresso.

Alzò la testa e vide apparire Tony.

La prossima volta che dico un'assurdità del genere, sparami.” - ordinò, categorico, con gesto definitivo delle mani.

Bruce è partito.” - rispose lei, saltando ogni preambolo.

L'espressione di Tony mutò. Come quella notte, Pepper lo vide divenire acciaio.

Hai parlato con Alfred?”

Pepper annuì.

Silenzio.

Scendo a lavorare, ho un progetto di cui occuparmi. Ci vediamo a cena.” - rispose Tony, voltandosi e scendendo le scale - “Jarvis, non voglio essere disturbato.”

***

Lo avevano gettato giù dal camion nel nulla. E Bruce, atterrando a terra, si rallegrò di non avere più suture da strappare. La steppa, infinita e desolante, si estendeva ai suoi piedi.

Sedendosi sul ciglio della strada, pensò a quanto sarebbe piaciuta a Rachel. Selvaggia. Libera.

Chiuse gli occhi e respirò l'aria fredda e pura. Poi attese il sorgere del sole e si incamminò.

Aveva qualche vecchio amico, in quel posto.

***

Quando Lucius Fox chiamò, all'alba, quel lunedì mattina, Tony pensò di aver capito tutto della vita: non esisteva lunedì che valesse la pena di essere vissuto.

Picchiò la mano sul lato del comodino per aprire la comunicazione e bofonchiò 'pronto' da dentro il materasso. Lucius Fox, con il suo più tipico tono sornione, si scusò per l'ora e gli comunicò che, sì, in effetti 'poteva aver ragione'.

Di colpo, Tony fu sveglio.

Ne è sicuro?” - domandò, passando sopra Pepper e saltellando giù dal letto in direzione dell'armadio - “Lucius, ne è davvero sicuro?”

Eccome se lo sono.” - lo sentì ridere, dall'altra parte - “Partita di camion rubati, oggetti di poco valore ma tutti marchiati WayneEnterprises... sta di nuovo giocando a Robin Hood.”

Oh, si, ha il vizio delle maschere... non riesco a farglielo passare.” - rispose Tony, lanciando in giro vestiti in cerca di altri vestiti - “Mi manda le coordinate?”

Se riesco a capire come funziona il mio computer...”

Oh, andiamo, Lucius, l'ho manomesso quattro mesi fa, a questo punto dovrebbe saperci fare anche i toast! È uno scienziato o uno scribacchino?” - replicò, saltellando dentro i jeans e dimenticando la biancheria - “Allora, ce la fa? Altrimenti vengo lì o... o le violo da qui il sistema!”

Non si agiti, le ho mandate. Conferma?”

Uno schermo olografico si stava aprendo sulla parete a vetri che divideva la stanza in due ambienti.

Confermo!” - esclamò, Tony, giulivo. Sulla mappa brillava un punto rosso - “Lucius, se Bruce decide di licenziarla per questa informazione, la assumo io, non se lo dimentichi!”

Al centro del punto rosso, con una certa ironia, Lucius aveva inserito un discreto pipistrellino nero e sorridente.

Ti ho beccato, pensò Tony, stupido chirottero senza cervello. Adesso che ti prendo...

Ah, signor Stark, dimenticavo...” - stava ancora ridendo il professor Fox - “Lo troverà in galera.”

***

L'idea di seguire le merci per trovare Bruce era stata, in effetti, di Tony ed aveva incontrato non poche riserve sia da parte di Lucius che da parte di Alfred.

Dopotutto, sette anni prima, quando Bruce era scomparso, avevano fatto di tutto e non avevano scoperto nulla. Come pensare che oggi sarebbe stato diverso?

Perchè oggi non siamo più cavernicoli che battono i sassi assieme per comunicare.” - aveva risposto, con gentilezza, Tony, in videoconferenza con entrambi, prendendosi una gomitata da Pepper. Aveva alzato gli occhi al cielo, sentendosi un genio incompreso e aveva premuto un tasto sul computer per ottenere una prova per convincerli.

Una mappa si era srotolata tra gli schermi ed era apparsa, in contemporanea sul computer di Gotham.

Guardate bene. Basandomi su quello che Bruce ha detto riguardo ai suoi rapporti con Ducard e sapendo a grandi linee come era finito nel campo di prigionia in cui mi trovavo...” - spiegò, mentre la mappa si popolava di linee e punti colorati - “Ho ricostruito il suo itinerario e circoscritto la zona in cui è stato mentre latitava come un decerebrato.”

Tony, non obbligarmi a darti anche un calcio....”

Pepper, quando hai ragione, hai ragione. Il nostro corrucciato Amleto, dicevo, si è mosso in questa regione e, se ci basiamo sui registri contabili di allora...” - altri punti in via di comparsa sulla mappa - “La WayneEnterprises ha subito parecchi furti... qui!”

Al 'qui', la rete di strade in azzurro che identificavano il vagare di Bruce si intersecò con una rossa, quella delle merci in movimento.

La sovrapposizione era pressochè completa.

Signori... per ammazzare il tempo, il vostro capo derubava se stesso.” - concluse, strofinando le mani assieme prima di spalancarle - “E questo fa di lui un perfetto idiota inconcludente.”

Detto questo, si era preso uno scappellotto da Pepper.

***

Bruce rubava se stesso perché era troppo onesto per derubare qualcun altro. Tony lo sapeva e, a dirla tutta, la cosa non lo sorprendeva poi molto. Bruce era un idealista troppe volte ferito dalla vita per essere davvero equilibrato e razionale.

Quel cuore che si ritrovava, in frantumi e sparso per il suo corpo, non doveva essere un fardello leggero da portare. Bruce sbandava, cadeva e si rialzava ininterrottamente.

E, talvolta, esprimeva se stesso in maniere assurde. Del resto, nella vita, per essere qualcuno aveva deciso di vestirsi da pipistrello, si rammentò Tony. Proprio tanto centrato non poteva essere... e non era un genio perché, in caso contrario, essendo un genio lui stesso, Tony lo avrebbe riconosciuto come tale.

Queste erano state le premesse con cui era salito sull'aereo, intenzionato ad andare a riprenderselo in Asia. Lucius lo aveva identificato in un gruppo di sbandati, arrestati e internati non lontano dal confine tibetano e Tony era partito.

Pepper aveva sollevato qualche obiezione, ma Tony aveva chiuso la faccenda con un bacio.

Lui ha riportato a casa me.” - le aveva sussurrato, a fior di labbra - “Ora è il mio turno.”

Tu volevi tornare, Tony.” - lo aveva contraddetto lei, con tristezza - “Sei certo che Bruce voglia?”

Non gli servirà a nulla stare così lontano... dovrebbe saperlo.”

Non si ragiona con il dolore. L'ha persa, Tony. E lei era tutto per lui. Potrebbe avere bisogno di tempo.”

Lo so.” - l'uomo aveva finito di chiudere la sacca, la testa china, per non doverla guardare in viso - “Mi chiedo tutte le notti se non esistesse un modo per salvarla, se io non potessi... io ho scelto lui, Pepper. Ho scelto di salvare lui.”

Tu non potevi fare diversamente. Tony, abbiamo visto insieme le registrazioni.. voi due siete vivi per miracolo! Rachel... non sai quanto io desideri che questo sia solo un incubo. Io non posso nemmeno immaginare di perderti.”

Tony si voltò, sorpreso. Pepper ancora si controllava, ma già le tremava il labbro, gli occhi pieni di lacrime.

Io non posso pensare di perderti, se solo immagino i rischi che hai corso e che correrai in futuro... io ho solo voglia di mettermi a gridare.”

Gridare?”

Come una furia.” - confermò lei, asciugandosi gli occhi - “Quindi, te lo chiedo per favore: ti prego, Tony Stark, incubo e amore della mia vita.. non farti uccidere.”

Si erano guardati, poi lei, di nuovo padrona di se stessa, gli aveva battuto una mano sul reattore.

E, ora, vai a riprendere il nostro cavaliere oscuro.”

***

Non farti uccidere... in volo, Tony aveva ripensato a lungo a quella frase.

Forse non si sarebbe fatto uccidere.. ma il piccolo apparecchio che girava tra le dita lo dava comunque per spacciato.

Il livello dell'intossicazione stava salendo, con regolarità. La soglia di pericolo era vicina e Tony, per quanto ci avesse lavorato, non aveva ancora trovato una soluzione.

Il nuovo reattore, già inserito nel suo torace, lasciava bene sperare di poter rallentare ulteriormente l'avvelenamento mediante una regolare sostituzione del nucleo di palladio.

Ma l'armatura... la sua armatura d'acciaio... quella sarebbe stata una condanna a morte. I test preliminari lo dicevano chiaramente: alimentare il sistema offensivo-difensivo della corazza avrebbe accelerato la diffusione del veleno. I segni sarebbero divenuti più evidenti, sotto forma di linee nere, debolezza, tremore... poi il blocco totale e, con un poco di fortuna, le schegge avrebbero posto misericordiosamente fine alle sue sofferenze.

No, non poteva promettere a Pepper che non si sarebbe fatto uccidere... l'alternativa era decisamente peggiore.

***

La prigione aveva le mura di mattoni e i cancelli, ma non era molto diversa da quella in cui si erano incontrati.

Tanto per cambiare, Bruce era in isolamento.

E, tanto per cambiare, aveva di nuovo la barba lunga, l'aspetto incolto e sedeva per terra.

Ti perdo di vista mezza giornata e torni a sembrare uno spinone.” - disse Tony, quando gli permisero di entrare nella cella. Fuori, le guardie brindavano alla sua salute bevendo whisky d'importazione della migliore marca.

Cosa ci fai qui?” - chiese Bruce, osservandolo emergere dal buio. Tony aveva l'aspetto di sempre, una giacca di pelle, i capelli a posto... solo gli occhi erano scuri, neri, come nei giorni della prigionia.

Ti riporto a casa.”

Non se ne parla.” - rispose, piegandosi sui talloni vicino a un rubinetto gocciolante, per dissetarsi.

Bruce, puoi dire quello che vuoi, ma qui non ti lascio.” - rispose Tony, piegandosi sui talloni per essere alla sua altezza.

Tu non sei mio padre.”

Nemmeno tu eri il mio, ma io ti ho permesso comunque di scegliere del mio destino.”

E guarda dove ti ho condotto.” - sputò Bruce, fissandolo dritto negli occhi - “Era questo che volevi, quando sei tornato a casa?”

Quando sono tornato a casa non sapevo nemmeno più chi ero.” - replicò Tony, senza lasciarsi intimorire - “Quello che volevo era credere di poter cambiare le cose. E ho creduto in te, Bruce, per questo motivo. E ovunque siamo arrivati, qualunque cosa sia accaduta, io continuo a credere che tu possa riuscire. Tu sei ciò di cui ha bisogno Gotham. E sei ciò di cui hanno bisogno le persone che ti amano.”

Io ho ucciso Rachel.”

No, Bruce, non è vero. Quella notte, Joker ha ucciso la donna del procuratore, non la tua. Lui non lo sapeva, non lo sapeva nessuno.” - allungò la mano, afferrandolo per il bavero della giacca, obbligandolo ad alzare la testa - “Non è morta perché le hai svelato chi eri.”

Le pupille di Bruce si dilatarono e gli occhi mutarono colore.

Come lo so? Potrei averlo scoperto per caso: il bracciale.” - spiegò Tony, in un sussurro - “Avevi il bracciale in mano, quando le hai parlato. Mi sbaglio?”

Il bracciale. Il pipistrello in titanio. Bruce si rese conto in quel momento di averlo completamente rimosso. Pepper e Tony gli avevano regalato un bracciale, un bracciale ipertecnologico. Era bastata la sua impronta digitale per attivarlo. E c'era Rachel, in salone. Lui le aveva afferrato le dita, il bracciale era scivolato da una mano all'altra, mentre la baciava.

E lei lo aveva indossato, come un pegno d'amore.

Rachel lo aveva con sé, quella sera. Lo avevo dotato di un dispositivo per il salvataggio in remoto. Trasmetteva ancora quando è esploso l'incendio. Ho dovuto analizzare i dati, speravo ci fosse qualcosa che poteva aiutarci.”

Tu... tu l'hai sentita morire.”

Tony esitò. Urla, organi in collasso, paura... Poi scosse la testa.

No.” - mentì, senza provare rimorso - “La registrazione non era completa. Ma non ho ascoltato nemmeno la precedente, non mi serviva per sapere cosa fosse successo. Mi è bastato vedere questa per capire che conosceva la verità e che eravate finalmente insieme.”

Si mise una mano in tasca e estrasse una fotografia piegata in quattro.

Te ne sei andato prima che potessi dartela.” - mormorò, porgendogliela.

Rachel. La foto nell'ingresso di casa. Il suo sorriso.

Non si sorride così se non si ama...” - sussurrò Tony. Bruce tremava, come una foglia - “Si sorride in quel modo solo se si è dato un senso alla propria vita, se i nostri dubbi e le nostre incertezze sono spariti nel completarsi con qualcuno. Rachel non sarebbe dovuta morire. Ma è morta amandoti.”

Si rialzò, sovrastandolo.

Non sei destinato a divenire il guardiano della sua tomba, Bruce. Non devi essere il guardiano della tomba di nessuno.” - aggiunse, stranamente pacato - “Sono consapevole di non poterti riportare a casa, se non vuoi... ma Rachel non ti vorrebbe perso nel mondo. A Gotham hai un compito da portare a termine e non puoi voltare la testa dall'altra parte per non vedere. E' dovere degli uomini aprire gli occhi sulle miserie e sul dolore... lei lo sapeva.”

Io non sono pronto a tornare...” - la voce di Bruce era un sussurro, appena udibile - “E' come se il mondo fosse tutto nero ed io... io non riesco a ...”

La voce gli si incrinò e tacque.

Tony non insistette. Non avevano più nulla da dirsi.

Posso capirlo. Ma, quando sarai pronto, telefonami. Verrò a prenderti.”

Si mise la mano in tasca, ne estrasse un paio di cilindri arancioni.

Antibiotici e antidolorifici.” - spiegò, posandoli su uno sgabello tarlato - “Te ne ho portato una scorta per sei mesi. Non venderli e non farteli rubare. E non esagerare con le risse, se ti riesce.”

Bruce non rispose. Fissava la foto, come se non esistesse più altro al mondo.

Torna presto, Bruce.” - lo salutò, prima di voltarsi - “Ci vediamo a casa.”

Quando la porta si richiuse, gettandolo nell'oscurità umida e pressante della cella, Bruce alzò gli occhi. Sullo sgabello, attorno ai flaconi, c'era un bracciale di titanio, non dissimile dal precedente. L'altra volta, assieme al bracciale, aveva avuto un biglietto. E ora, chissà perché, riusciva a ricordarlo.

Per combattere insieme, anche quando sei solo. T.”

***

Tony non si era limitato a offrire alcolici per ottenere favori. Tony aveva comprato anche la sua libertà e, il mattino successivo, quindi, due guardie lo avevano afferrato, strappandolo da un sogno in cui Rachel sorrideva a Batman, e buttato fuori, prima del sorgere del sole.

Non gli era restato che stringersi di più nella giacca e iniziare a camminare.

Aveva avvolto il bracciale in uno straccio, guardandosi bene dal toccarlo con le dita, per evitare che Tony sapesse dove si trovava ed era tornato alla vita che si era scelto.

Aveva assaltato dei furgoni che trasportavano componentistica della WayneEnterprises diretta in Russia ed era stato arrestato, di nuovo. Due giorni dopo, le guardie, brindando alla sua salute con whisky di importazione, lo avevano buttato fuori.

Bruce si era ostinato. Tre settimane dopo lo stesso show si era ripetuto. Whisky e libertà, un clichè che sembrava uscito da un libro di Kerouac.

Allora, si era spostato. Aveva studiato i percorsi e le fabbriche e, infine, aveva scelto cosa assaltare.

Alla prima cassa aperta, un discreto segnale acustico aveva avvertito Pepper del furto avvenuto.

Toooony...” - aveva gridato, inclinandosi indietro sulla sedia perchè l'uomo la sentisse, in fondo all'officina - “Il tuo amico si è appena rubato i miei transistor!”

Noi non usiamo più i transistor, cara, può tenerseli se gli fa piacere.” - rispose lui, allineando i pezzi della macchina a terra prima di ricominciare a montarla - “Ero quasi stufo di quel camion che faceva Shillong-Jaipur avanti e indietro... avanti e indietro... avanti e indietro...”

Sembrava del tutto disinteressato. Pepper alzò gli occhi al cielo.

Uomini!” - esclamo, componendo un numero di cellulare sulla tastiera olografica e lasciandosi andare contro lo schienale.

Il segnale tardò a giungere, come se Pepper stesse chiamando in capo al mondo. Sullo schermo apparvero una serie di puntini molto ravvicinati che si spegnevano uno ad uno.

Tony, che nella vita era curioso come una scimmia, mollò la macchina e si materializzò alle sue spalle.

Che stai facendo?”

Gli telefono.” - fu la risposta.

Ma lui non...”

Cellulari vecchi, dieci o venti in ogni cassa. Tutti modificati. O mi risponde o fa saltare in aria il camion per farli smettere.”

Tony rimase un attimo in silenzio. Poi si piegò, fino a mettersi in ginocchio.

Signorina Potts...” - mormorò, rapito, aggrappandosi al bracciolo della poltroncina - “Io la amo.”

***

Cellulari. Dannati cellulari che cantavano tutti in coro il jingle della pubblicità delle StarkIndustries.

Bruce spense il primo, il secondo, il terzo...ordinò ai suoi uomini di non usare le mani per coprirsi le orecchie ma per risolvere il problema.

Niente. Staccavano una ventina di chiamate e ne ripartivano altre venti.

I cellulari si riaccendevano. Tutti modificati.

Alla fine, Bruce comprese che poteva fare solo una cosa: ciò che Tony voleva.

Afferrò uno di quei mostruosi giocattoli urlanti e saltò giù dal camion, allontanandosi.

Era questo che volevi?” - domandò, aprendo la chiamata.

Avevo voglia di sentirti, Bruce.” - rispose una voce femminile, dall'altra parte - “Ti sembra così strano?”

Bruce rimase in silenzio. E staccò la chiamata.

I cellulari, che erano finalmente spenti, si riaccesero tutti.

Adesso gli uomini, a dieci metri di distanza, gli urlavano tutti di rispondere... e aggiungevano un certo numero di insulti per sottolineare il concetto.

Avrebbe voluto mettersi a ridere. Anzi, si rese conto di ridere mentre diceva 'pronto'.

All'altro capo del mondo, in piedi con le mani in tasca dietro la donna infernale della sua vita, Tony sorrise. Stava ridendo. Era un bel suono... davvero un bel suono.

Non si butta giù il telefono in faccia ad una signora.” - comunicò Pepper, con petulanza, giocherellando con una matita. Le piaceva il vivavoce per sentire ma non per parlare, per cui Tony le aveva regalato un discreto microfono da telefonista anni trenta, tempestato in diamanti - “Molto, molto maleducato.”

Ha perfettamente ragione, signorina Potts, me ne scuso ma...” - Bruce sorrise, guardando la stellata su di loro - “Stavo rapinando un suo camion, ero preso dalla parte...”

Guardò l'orologio, contando i secondi, i minuti. Poi alzò la testa, sorrise e salutò il cielo.

A Malibu, l'immagine del satellite, da sgranata divenne nitida e Pepper lo vide scuotere la mano.

Sei troppo magro.” - commentò, sfiorando la cloche con un dito e inquadrandolo meglio - “Stai bene? Riesci a dormire?”

Sto bene, Pepper.” - rispose lui, senza smettere di guardare le stelle - “Sto bene per quanto mi è possibile. C'è Tony lì?”

Pepper si voltò, attendendo. Tony fece segno di no con la testa.

Lo scherzo dei cellulari è un'idea mia.” - rispose lei, come se fosse ciò che Bruce aveva chiesto - “Tony ha solo piazzato il camion perché tu potessi provare a fargli un dispetto.”

Bruce abbassò gli occhi e diede un calcio ad un sasso.

Sono così prevedibile?”

Non era sicuro che apprezzassi tutto quel traffico illecito di alcolici nei tuoi... 'villaggi turistici'...”

Vorrei che si immischiasse di meno. So badare a me stesso. Puoi dirglielo?”

Io posso.” - confermò Pepper, girando il cavo dell'auricolare attorno a un dito - “Ma lui mi mentirà e continuerà a farlo, perché, se non sa dove sei, va fuori di sè dalla preoccupazione.”

Le braccia di Tony scattarono verso l'alto. Strinse i denti per non replicare, visto che, ufficialmente, non c'era. Poi, si chinò sulla tastiera e digitò, velocissimo.

Un minischermo olografico apparve davanti al naso di Pepper. Lei, imperterrita, lo chiuse senza nemmeno leggerlo. Se non ci sei, non ci sei.

Bruce, posso chiederti cosa farai ora?”

Innanzitutto, butterò tutti i cellulari.”

Posso occuparmene io. Lascia lì il camion, smaltisco io quella ferraglia. E non intendevo questo...”

Non so rispondere, Pepper. Davvero. Non so cosa farò.” - teneva la testa bassa, si guardava i piedi. Almeno, se Pepper avesse zoomato, non avrebbe visto che stava frignando come una ragazzina - “Non riesco a smettere di pensare a lei... a vederla...”

Bruce...”

Le ho detto chi ero e l'ho persa. L'ho persa per sempre. Ho perso me stesso, con lei.”

La mano di Tony le si era posata sulla spalla. Pepper, senza smettere di fissare lo schermo, la strinse.

Lo so che è poco, Bruce... ma non hai perso noi.” - rispose asciugandosi una lacrima - “E qui c'è un po' di gente che potrebbe dare di testa se ti succedesse qualcosa...”

Silenzio. Nel disturbo della linea, Pepper riusciva comunque a sentire il suo respiro.

Sullo schermo, Bruce alzò la testa e sorrise. Sorrise, come se li vedesse.

Lo guardarono, mentre si metteva una mano in tasca e alzava qualcosa in alto.

Il computer di Tony emise un fischio e altri tre schermi apparirono, in alto. Poi scesero, in basso, all'altezza della postazione, integrandosi con il ripiano.

Segnali dal bracciale.

Sei contento, Tony?” - sentì chiedersi, dagli altoparlanti sopra le loro teste.

Non rispose. Premette solo un tasto e il bracciale fu percorso da una linea rossa e oro.

Poi Bruce staccò la chiamata. Lo videro gettare il cellulare nel deserto, voltarsi e allontanarsi.

***

Quando salì al monastero, il bracciale trasmise a Tony una serie allarmante di sbalzi: pressione atmosferica, battito cardiaco, temperatura corporea... quando il segnale scomparve, il computer lanciò un messaggio tale da tirarli entrambi giù da letto.

Come suo solito, Tony camminò su Pepper per scendere dal materasso.

Da domani notte ci scambiamo di posto.” - ansimò lei, svegliandosi di soprassalto - “Che succede?”

Junior!” - gridò Tony, scendendo di gran carriera le scale.

Pepper impiegò un attimo a realizzare. Poi gli corse dietro.

In officina, alla postazione, Tony guardava le mappe aprirsi, ricercando il dispositivo.

Niente. Scomparso.

E' andato a ficcarsi nell'unico posto sulla terra senza campo.” - ringhiò, imbufalito, ignorando Jarvis che esprimeva in tono compassato la propria opinione a riguardo - “Se non riappare entro dieci secondi, i satelliti della difesa diventeranno fioriere da giardino!”

Tony...” - lo chiamò Pepper, raggiungendolo, in mezzo ad un caos di macchine smontate e pezzi metallici sconosciuti. Niente. Ignorata come Jarvis.

Sulla mappa dell'Asia stava apparendo un percorso, frutto di memorizzazione progressiva. Un pallino azzurro si muoveva, quasi pigro, avanti e indietro, cambiando direzione, fermandosi e riprendendo.

Aveva dei ritmi solenni, quasi poco informatici. E Pepper ebbe il sospetto che Tony non stesse assistendo per la prima volta a quello spettacolo.

Non aveva più interferito nel vagare di Bruce. Non troppo, almeno. Ma, giorno dopo giorno, aveva guardato quel segno pulsante muoversi come se il solo pensiero che non fosse fermo gli desse calma.

Finchè cammina e fa a pugni, sta bene.” - aveva detto, una sola volta, prosaico. Poi non si era più pronunciato.

Ora, però... ora però il puntino era fermo. Tony ingrandì la mappa. L'orologio, in traslucido, segnava la data del giorno prima. Che ore erano, sull'Himalaya?

Ingrandita la mappa, il puntino riprese a muoversi più lentamente. Poi vibrò. E scomparve.

Tony picchiò la tastiera a pugni chiusi, facendola sparire e facendo vibrare tutto il ripiano.

Lo vedi? Lo fa per farmi dispetto!” - esclamò, offeso, indicando la cartina vuota e la linea azzurra senza bandierina in fondo - “Unico punto al mondo dove non ho costruito un ripetitore!”

Ma sta bene?” - azzardò lei, restando un passo indietro. Una volta era andata troppo vicina allo 'Stark innervosito' e le era caduto un pezzo di carburatore sul piede - “Fino a quando ha trasmesso, il bracciale...”

Dovrebbe star bene.” - rispose l'uomo, senza darle il tempo di finire la frase, riavviando la tastiera e facendo riapparire gli schermi - “Era sotto sforzo, come se stesse scalando una montagna ma...”

Si bloccò. Si bloccò e alzò gli occhi alla mappa sopra le loro teste.

Pepper lo sbirciò, da sotto la frangia. Era ovvio che stesse scalando una montagna, era sull'Himalaya!

Ma Tony doveva aver visto qualcos'altro.

Allargò la cartina, la fissò bene. Poi batté le mani e tutto si spense.

Sta bene.” - mormorò, nella penombra dell'officina, voltandosi e passandole un braccio attorno alle spalle - “Andiamo a dormire.”

So dov'è. E so che è al sicuro.

***

Il monastero aveva le porte chiuse, come sempre. Ma Bruce sapeva che lo avevano visto salire. Probabilmente lo avevano visto anche cadere, fare un bel volo di sei metri e fermarsi su uno sperone di roccia.

Non erano intervenuti: vivere o morire faceva parte del gioco.

Ora, davanti al portone, Bruce sapeva che lo avrebbero accolto. Solo chi giungeva dalla via più dura poteva vederlo aprirsi. E non erano in molti a riuscire, narrava il suono dei cardini arrugginiti.

Pochi potevano varcare la Porta dell'Anima.

Per Bruce si trattava della seconda volta. Ma questa realtà di fatto non aveva reso la scalata meno semplice.

***

Tony non parlava mai della propria prigionia, dei tre mesi passati nel campo dei miliziani. Ma ci pensava spesso, soprattutto la notte, con gli occhi aperti e i sensi all'erta, come se, nella propria camera da letto, potessero agitarsi gli insetti e le ombre che lo avevano tormentato nelle grotte.

Non aveva quasi mai dormito per più di due ore filate. A differenza di Bruce, che sapeva stremarsi e cadere in sonni agitati ma da cui a stento si svegliava, Tony spalancava gli occhi ad ogni sussulto.

A casa usava l'alcool per ovviare il problema. O le donne. Ma, nel deserto... senza optionals...

Una notte, in isolamento, all'ennesima volta che si girava, era persino riuscito a farsi notare dal suo 'compagno di risse'. E lo ricordava ancora, mentre si tirava su, arruffato e infangato, per rifilargli uno scrollone.

Tony, hai un incubo.”

Da sveglio, però.” - aveva risposto lui, suo malgrado colpito da quella sollecitudine. Si era seduto, appoggiando la schiena al muro e piegando il collo dolorante - “Non dormo mai. Ti ho svegliato?”

Non importa.” - aveva detto Bruce, sedendosi vicino a lui - “Da quanto va avanti?”

Da sempre.” - replicò, con un sorriso - “Soffro di insonnia dalla culla, ci sono abituato. E' che qui... mi annoio.”

Bhe, sì... l'isolamento fa questo effetto.” - aveva scherzato Bruce, piegando le ginocchia e cingendole con le braccia.

Tu invece dormi ovunque.” - constatò Tony, voltandosi.

Dormo ma non è molto piacevole.”

Hai incubi?”

Chi non ne ha...” - fu la risposta, vaga. Si stava chiudendo di nuovo in sé, come suo solito.

Tony lo avrebbe rispettato, in attesa, come sempre, che smettesse di accadere. Poi si rese conto di avere una domanda, in testa, né scomoda, né insignificante che poteva porgli.

E non ti è mai successo di non averne?” - chiese.

Bruce sembrò pensarci, con molta attenzione.

Solo una volta.” - ammise, alla fine - “C'era questo monastero... in una zona del Tibet... piuttosto in alto. Avevo sentito una leggenda, riguardo al fatto che fosse visibile solo dall'Utze, il blocco centrale del monastero di Samye e che, se riuscivi a vederlo, i monaci ti avrebbero accolto tra loro.”

E tu lo hai visto?”

Non solo l'ho visto, ci sono stato.” - replicò Bruce - “La leggenda dice che puoi giungerci dalla via, come un pellegrino. Ma che i monaci ti accetteranno tra loro e divideranno con te il sapere solo se giungerai scalando una parete rocciosa che ha in cima una porta, la porta dell'Anima.”

Immagino che tu non abbia scelto di goderti il panorama.” - commentò Tony, brevemente. Era la prima volta che Bruce apriva bocca e parlava. Tanto valeva lasciarlo fare.

Ho visto tanti panorami, da quando viaggio. Ma quella volta ho pensato che... che volevo quella montagna. Volevo scalarla e vincerla. Ho pensato che, per giungere in cima, mi sarei dovuto liberare dei pesi che portavo e delle mie incertezze. E che, lassù, i monaci mi avrebbero spiegato come imparare a scindere il bene dal male, a vedere e sentire. Mi avrebbero aiutato a scegliere chi essere.

Si interruppe. E lo guardò, come se si scusasse.

Ho dormito bene la notte in cui sono arrivato. Era questo che volevo dire.”

La notte in cui hai varcato la porta dell'Anima.”

Quella notte ho capito che ero morto... e che era tempo di rinascere.”

***

Quando i due battenti si staccarono uno dall'altro, apparve un monaco. E Bruce si inchinò, posando un ginocchio a terra.

A un certo punto comprenderai che sei morto. Penserai: Sono morto, che debbo fare?” - mormorò, citando il Bardo Thodol, il libro dei morti tibetano.

E il monaco gli pose una mano sulla testa e lo invitò ad entrare.

Ti sentirai miserabile. La tua coscienza, non avendo nessun oggetto su cui soffermarsi, sarà simile a una piuma trasportata dal vento. Ti prenderà un forsennato desiderio per le esperienze sensoriali che ricordi di aver avuto nel passato, e che non puoi più avere a causa della perdita del corpo. Il desiderio di rinascita diventerà sempre più impellente. Questo desiderio ti torturerà, lo avvertirai come una sete che ti brucerà la gola come se stessi vagando... in un deserto di sabbia bollente.”

Bruce, rialzandosi, lo seguì. Sono morto. E sono qui per rinascere.

***

Il bracciale aveva smesso di trasmettere. E, cosa ben più preoccupante, Tony gli aveva mandato un impulso perché si spegnesse definitivamente.

Tony rinunciava a cercare Bruce.

Tony, si corresse Pepper, sapeva dove fosse. E aveva smesso di preoccuparsi.

Dopo, era calata una strana routine su di loro. Tony lavorava sempre a qualcosa, senza rendere partecipe nessuno. Pepper, divenuta amministratore delegato delle StarkIndustries, una domenica mattina, tra una fragola e un calice di champagne, si era ritrovata con un bel peso sulle spalle da gestire. Alfred le aveva mandato un mazzo di fiori a nome del signor Wayne, appena la nomina era uscita sui giornali. Lei aveva chiamato per ringraziarlo e per informarsi della sua salute.

Stava bene, come stava bene la WayneEnterprises nelle capaci mani di Lucius Fox. Non aveva chiesto se Tony avesse notizie di Bruce, ma Pepper gli aveva comunque detto, mentendo controvoglia, che non lo aveva perso di vista.

Forse Tony era tranquillo... ma gli altri continuavano a non esserlo.

Tranquillo o no, il signor Stark lavorava a pieno regime: la Expo si stava rivelando un capolavoro a livello mondiale e non mancava settimana in cui dai suoi saloni e dalle sue sale conferenze non uscisse qualche nuovo potenziale brevetto. Cataste di profili e progetti si accatastavano sulla scrivania di Pepper, la lista degli appuntamenti era infinita.

Tony, beatamente rintanato al piano di sotto o dentro la sua macchina sulla costa, o in qualche casinò con piscina party, le aveva lasciato tutto ben volentieri. Si accaparrava giusto la gloria, ciclicamente, recapitandole qualche genialità da mettere in produzione per l'anno successivo o prendendosi la sua gratitudine con qualche tuffo tra le lenzuola.

Insomma, tutto bene. E tutto incredibilmente lineare.

Quel primo di luglio, dunque, approfittando della sua assenza, Pepper si sedette nel salone centrale della StarkHouse. Si tolse le scarpe e piegò le ginocchia. Con un solo movimento, slegò i capelli, massaggiandosi la testa.

Jarvis... le condizioni del signor Stark.” - mormorò, stancamente, facendo apparire sullo schermo il responso clinico che, quotidianamente, Jarvis prelevava dai file criptati sul server.

Non lo chiamava mai per nome, quando doveva informarsi dell'avvelenamento da palladio che Tony, da circa due anni, le stava nascondendo. Preferiva tornare ad essere l'assistente personale con poca vita privata che la donna innamorata che era divenuta. Dopotutto, era stato il signor Stark a decidere, allora, di non renderla partecipe. Dopo, probabilmente, Tony aveva ritenuto di aver fatto una cosa giusta... e aveva continuato a tacere.

Pepper posò il mento sullo schienale del divano, guardando lo schermo. Più del mese scorso, ma meno di quello prima. Questo riaccese in lei una scintilla di speranza. Tony stava testando un nuovo reattore da qualche tempo e sembrava che funzionasse. Certo, beveva quasi tre litri di quel liquido nero, buttava giù qualche pasticca con lo scotch, ma il fegato non era ridotto peggio del solito.

Meglio di niente.

Pepper, che viveva con un insaziabile, aveva imparato ad accontentarsi. Tony era stato concepito per volare alto, divenire un puntino distante alla vista di tutti... non gli si poteva chiedere di essere diverso.

Grazie.” - sospirò, lasciando che il monitor si spegnesse. Per questa volta, pensò, non ho voglia di vedere le 'previsioni per il futuro'. Possono bastare le briciole del presente.

Ciao.” - disse Tony, apparendo all'improvviso e avanzando veloce verso la scala del laboratorio - “Ho dimenticato una sciocchezza, vado via subito.”

Ok.” - disse lei, come se nulla fosse. Per un soffio non era stata scoperta!

Chiedo scusa.” - mormorò Jarvis, nella sala - “Ha bypassato il mio sistema.”

Meriteresti di diventare una macchinetta da popcorn.” - fu la risposta della donna, lasciandosi andare sul divano e posando i piedi sul bracciolo - “Se mi scopre, dico che sei stato tu a spifferare tutto... poi ti smonto.”

Mi ritengo avvisato.”

Sarà meglio.”

Tony era riapparso, con lo stesso passo allegro. La cosa dimenticata si stava rivelando essere un bicchiere di scotch.

Indispensabile.” - commentò lei, girando la testa e guardandolo. Tony si fermò e si inclinò, per vederla in viso.

Stanca?”

Distrutta.”

Sesso?”

Dopo.”

Il telefono prese a suonare, a meno di un metro da Pepper. Lei, con aria stremata, allungò le dita, prima di lasciar cadere il braccio sul divano, come un assetato nel deserto.

Troppo faticoso.” - sospirò, per il piacere di vederlo alzare gli occhi al cielo e rispondere.

In una casa iper-tecnologica, il cordless della sala è ancora semplicemente un cordless. Divertente...” - commentò, prima di accettare la chiamata - “Qui parla Tony, il maggiordomo del signor Stark, in cosa possiamo esserle utile? Ah, ciao...”

Pepper, che aveva chiuso gli occhi, si perse la sua espressione.

Ma non riuscì a farsi sfuggire la riposta.

Va benissimo.” - stava giusto dicendo Tony, guardando l'orologio - “Posso essere lì in sei ore. Ah, Junior... sii puntuale.

Waiting in the half-light.

Waiting through your whole life.

Waiting for an ideal, a low deal, a no deal.

(The Devlins, Waiting)

In attesa nella penombra. In attesa attraverso tutta la vita. In attesa di un ideale, un misero affare, nessun accordo.

(1 luglio 2013)

  
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