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Autore: _LilianRiddle_    12/10/2013    4 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia, dopo tanto tempo. Questa volta mi sono dedicata ad una Dramione, un genere che io amo da morire. E' la prima, siate clementi ^^.
Dal testo:
"- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving each other - How to save a life'
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Capitolo IX.
 


24 dicembre, 9:30 di mattina.
Ashling guardava i suoi pancakes con sguardo vuoto, provando un forte senso di abbandono e di solitudine. Gli altri le lanciavano mezzi sguardi preoccupati, non osando però parlare. Densa era l’aria che si respirava quella mattina alla Tana.
- Cara, mangia. – disse Molly, non riuscendo a trattenersi.
Ashling la guardò, vuota, e prese forchetta e coltello, tagliando un pezzo di pancake e ficcandoselo in bocca. Appena lo ebbe mandato giù però, la nausea salì prepotente per la sua gola, e fu costretta a correre in bagno, sicuramente a vomitare tutto quel poco che la signora Weasley le aveva fatto mangiare in quei giorni.
Draco balzò in piedi e la seguì, preoccupato.
Molly sospirò, tristemente, mentre suo marito le poggiava un braccio sulle spalle, confortandola.
- È per quello che è successo ai suoi genitori? – chiese Harry, sistemandosi gli occhiali.
Narcissa annuì.
- Scusatela. Non lo fa apposta. È che questa è la giornata più difficile dell’anno, per lei, più di tutte quelle che ha passato fino adesso. Per questo voleva restare a casa. Non sopporta di farsi vedere così debole. – gli rispose Narcissa, passandosi una mano sugli occhi, stanca.
Vivendo accanto a quelle persone, Harry Potter, aveva finalmente capito che non era l’unico ad aver avuto una vita difficile e che, tutto sommato, lui era stato fortunato rispetto ad Ashling. E anche rispetto a Malfoy. È vero, lui non aveva avuto i suoi genitori come sostegno, ma aveva trovato dei veri amici ed una famiglia pronta ad accoglierlo come proprio figlio. Aveva trovato l’amore e, anche se con un po’ di fatica, se l’era tenuto stretto. Quei due ragazzi, invece, non avevano avuto tutto questo. Certo, Malfoy aveva avuto i suoi genitori a viziarlo e coccolarlo, per quanto freddamente, ma la sua famiglia era stata distrutta da Voldemort e le sue idee. Ed Ashling si era ritrovata i genitori morti come regalo di Natale, sei anni fa, e questo l’aveva segnata in modo indelebile. Se Harry provava dolore per non essere riuscito ad essere figlio dei suoi genitori, aveva dalla sua parte il fatto che non li ricordava. Fatto che, per quanto doloroso, non era niente in confronto a quello che dovevi provare quando i tuoi genitori ti venivano portati via e tu avevi una valanga di ricordi e sensazioni in loro compagnia. Si sentiva vicino ad Ashling, in quella casa era l’unico che poteva capirla, almeno in parte.
Malfoy tornò dopo mezz’ora, con la faccia scura e senza Ashling, che doveva essersi chiusa in camera. Harry pensò che non aveva mai visto quel ragazzo preoccuparsi per qualcuno. Non si preoccupava di se stesso, figurarsi per un altro essere umano. Eppure sembrava che Ashling risvegliasse in lui il vero Draco, forse rimasto sopito per troppo tempo. Il ragazzo guardò Hermione e i loro sguardi si sfiorarono per un istante, giusto un battito di ciglia, ma ad Harry fu abbastanza per scorgere che Draco si era calmato, dopo quell’occhiata. Sapeva che potere immenso avevano gli occhi di Hermione. Non era una grande bellezza, è vero, e non aveva neanche degli occhi fuori dal comune, almeno non nel colore, di un banalissimo marrone. Eppure, quando Hermione ti guardava, tu rimanevi soggiogato dalla forza del suo sguardo. Da tutti i discorsi che ti facevano, da come ti irretivano nelle loro spire tentatrici di meravigliosa dolcezza, una dolcezza che rivolgeva a tutti, ma soprattutto a lui che da sempre era stato il suo migliore amico. Dolcezza che variava da persona a persona. Che diventava serenità quando guardava Ron e determinazione quando guardava Ginny. Che si velava di tristezza guardando Fred e George e Narcissa, che si trasformava in gratitudine guardando Molly, Arthur, Andromeda e i suoi genitori, ed Harry, era sempre gratitudine quando guardava Harry. Ed era curiosità guardando Ashling e amore guardando Teddy. E diventava qualcosa di completamente diverso, un incrocio di tutte queste cose e ancora di più, quando guardava Malfoy. E questo Harry sembrava capirlo sempre. Perché lo sguardo che leggeva nell’amica era lo stesso che lui vedeva in Ginny tutte le volte che facevano l’amore e tutte le volte che stavano semplicemente insieme, quando lui le accarezzava i lunghi capelli rossi e lei gli appoggiava la testa sul petto. Capiva molte cose, Harry, e adesso capiva che tutti i suoi problemi sull’aver ucciso tutti quelli che erano morti quella notte decisiva ad Hogwarts se li faceva anche Draco e che erano assolutamente stupidi ed insensati. Perché Ninfadora e Remus e Fred e i suoi genitori e Sirius e Colin avevano combattuto per se stessi e per la loro famiglia. Certo, lo avevano aiutato, avevano combattuto per dargli una possibilità, ma non solo. Non era solo quello il motivo della loro morte, loro erano morti combattendo per un mondo migliore e lui non era stato che un piccolo pensiero alla fine della mente, un “Ah, sì, devo anche aiutare Harry!”, ma nulla più. Questo stava capendo, vivendo accanto a Malfoy ed Ashling. Malfoy aveva ancora più problemi di lui, non c’era che dire. Lo leggeva in tutte le battute e le frasi taglienti, nei mezzi sguardi e nei mezzi sorrisi, nell’accanirsi e nell’allontanarsi da coloro che aveva sempre odiato. Per questo provava a convivere civilmente con lui. Certo, Harry Potter sapeva che non sarebbero mai diventati migliori amici, ma sperava che un po’ di rispetto nascesse in tutti e due.
Uscì dalla cucina, accorgendosi che ormai era rimasto solo ed entrò nel salone, notando solo rosso.
Il rosso dei capelli di Ginny, quei capelli che tanto amava baciare e tirare e passarseli tra le dita.
Il rosso dei capelli di Ron e George, così simili, eppure così diversi.
Il rosso del sangue di Malfoy che macchiava la camicetta turchese di Hermione.
Rosso sangue, come tutto quello che aveva visto quella notte ad Hogwarts.
- Dannazione, Malfoy, possibile che tu debba sempre cercare di ammazzarti?! – esclamò Hermione, medicando il taglio che spiccava vivido sul braccio del ragazzo.
- Andiamo, Granger, non è niente, davvero. Mi sono solo tagliato. – rispose imbarazzato Malfoy.
Era la prima volta che Harry vedeva il suo colorito sempre pallido colorarsi di una punta di rosso, spiccando come il sangue sulla neve.
- Oh, ma taci, Malfoy. E lasciati curare, una buona volta. – affermò la riccia Grifondoro, mettendo a tacere il ragazzo per l’ennesima volta.
Harry Potter lesse sul viso del Serpeverde tante di quelle emozioni che pensava che sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Inutile dire che Hermione sapeva sempre come rimettere in riga il Serpeverde.
- Herm, Ginny, Molly mi ha chiesto di raggiungerla in cucina per iniziare a preparare il pranzo della vigilia. – disse Harry, interrompendo quel momento.
Hermione finì di medicare Draco e annuì, guardando Ginny.
- E voi uomini cosa farete mentre noi prepariamo? – chiese la rossa, con un ghigno.
- Ovviamente niente. – rispose un sorridentissimo Fred apparso dal petto di suo fratello.
- Non credo proprio. – disse severa, ma con un mezzo sorriso, Narcissa Malfoy. – Voi cinque, te compreso Fred, sistemerete tutta la casa. Trovate il modo di staccare Walburga o sarò costretta a distruggere quel quadro per sempre. E pulirete tutti i piani. – il suo sorriso autoritario fece ghignare le ragazze perché sapevano che mai nessuno avrebbe osato disubbidire a Narcissa.
Infatti, tutti e quattro i ragazzi, seguiti da un fantasma quanto mai triste, salirono le scale strisciando i piedi, cercando la stanza più piccola da pulire. Peccato che il concetto di piccolo i Black non ce lo avessero ben chiaro.
 
***
 
Le risate risuonavano dalla cucina fino alle orecchie di Harry che, fregato dai suoi – ormai ex – amici, si stava arrampicando sulle scale che portavano alla soffitta. Aprì con una spinta la porta. Ormai era ora di pranzo, gli altri erano andati di sotto ad apparecchiare, ma no, lui, doveva pulire la soffitta.
Ma chi diamine ci va in soffitta?! Pensò stizzito. Mai domanda fu più azzeccata, perché davanti a lui, rannicchiata contro il muro, c’era Ashling, con lo sguardo basso e le ginocchia al petto.
Quello che Harry vide fu il rosso. Ancora. Come sempre.
Il rosso scuro dei suoi capelli che si confondeva con quello del sangue che le scivolava dalle braccia.
- Stai cercando di ucciderti? – le chiese il ragazzo, avvicinandosi.
- E anche se fosse? Non sono affari tuoi. – rispose Ashling, con la stessa strafottenza che Malfoy usava quando era ferito.
Harry si piegò alla sua altezza, prendendole il braccio. Ashling provò a scostarsi, ma era così debole che non le riuscì più di tanto e la mano di Harry si spostò solo di pochi millimetri sulla pelle martoriata del suo braccio. Il ragazzo prese la bacchetta e pronunciò uno dei tanti incantesimi che Hermione gli aveva insegnato su come curare le ferite. In un attimo, i tagli sparirono e con loro le cicatrici che sarebbero rimaste. Poi lanciò un “Gratta e Netta” sul pavimento intorno ad Ashling, sporco di sangue.
- Vattene, Harry. – disse strappando il suo braccio dalle mani del Bambino che è Sopravvissuto.
- No. – la ragazza alzò un sopracciglio.
- No? –
- No. –
Stettero in silenzio per alcuni minuti, Ashling che guardava dalla finestrella sul soffitto, Harry che la scrutava con i suoi occhi verdi.
- Perché? – chiese sospirando Ashling.
- Perché lo devi superare. – rispose tranquillo Harry.
La ragazza lo guardò.
- Tu lo hai superato? Il fatto di non aver potuto essere un figlio? Hai superato il fatto di non aver potuto far leggere la lettera per Hogwarts ai tuoi genitori? O il fatto di non aver parlato a tua madre della prima lezione con il professor Piton? Hai superato il fatto che lei avrebbe potuto dirti che il professor Piton non era cattivo, ma solo e innamorato? O il fatto di non aver potuto parlare di Ginny con tuo padre, di non aver ricevuto i suoi consigli, i suoi suggerimenti? Hai superato tutto questo, Harry? –
- Sì. In parte sì. È ovvio, loro mi mancheranno sempre, io sarò sempre segnato dal fatto di aver perso i miei genitori, ma so che sarebbero fieri di me. Mi devo aggrappare a questa convinzione, perché così non posso andare avanti. E so che per te è più difficile, tu hai una marea di ricordi con i tuoi genitori, anche la prima lettera per Hogwarts. E il primo incantesimo. Io questo non ce l’ho. Non posso dire: “Sì, almeno i miei genitori mi hanno visto far levitare qualcosa, prima di morire”. No, io non lo posso dire. Ma tu sì. Puoi dire che gli hai fatto vedere tutti gli incantesimi del primo anno, il primo Natale in cui tornasti a casa da Hogwarts e, se ti conosco almeno un po’, anche tutti quelli del secondo e qualcuno del terzo. –
Ashling annuì, tra le lacrime.
- E puoi dire che loro furono fieri di te, potrai ricordare le loro espressioni orgogliose e felici, potrai serbare nel tuo cuore tutto quello che ti hanno dato. Quello che io ho appreso dai miei genitori l’ho appreso grazie ad uno specchio magico, al primo anno, e ad un album di ricordi che mi regalò Hagrid a Natale. L’ho saputo durante la battaglia, quando utilizzai la Pietra della Resurrezione, e allora li vidi, seppi che mi amavano e che erano orgogliosi di me. In quel momento non ho rimpianto quello che non ho potuto essere con loro perché i miei genitori erano fieri di ciò che ero, di ciò che sono. E credimi se ti dico che i tuoi sarebbero fieri di ciò che sei adesso, Ashling. Tu, i tuoi poteri, tutto. Loro sarebbero fieri di tutto. E solo perché sono morti, non vuol dire che se ne siano andati. Loro sono sempre nel tuo cuore e amano il Natale come sei anni fa. Quindi, tu ora scendi e vai a finire di preparare da mangiare con le altre donne, mentre io finisco di pulire la soffitta. Poi, scenderò, mangerò con tutta la mia famiglia, tu e i Malfoy compresi, e sparecchierò minacciato da Molly. –
- E dopo finiremo di addobbare l’albero di Natale? – chiese Ashling, asciugandosi le lacrime.
- Sì, dopo addobberemo l’albero di Natale tutti insieme e tu sarai felice, perché avrai accettato che non è stata colpa tua la morte dei tuoi genitori, ma di altra gente che adesso marcisce in prigione. –
La ragazza annuì, mentre Harry l’aiutava ad alzarsi. Si guardarono con una nuova consapevolezza negli occhi, con la coscienza di essere più uniti di prima e di aver trovato un nuovo amico su cui contare.
 
***
 
24 dicembre, 11.30 del mattino.
Quando Narcissa vide entrare in cucina Ashling, con gli occhi gonfi di pianto, ma con il sorriso sul volto, sospirò, sollevata.
Aveva temuto che avesse uno dei suoi attacchi di panico tremendi e che fossero costretti davvero a tornare a casa, ma quando aveva visto Harry Potter salire le scale e dirigersi in soffitta, dove sapeva che la ragazza si era rifugiata, si era sentita un po’ più speranzosa. E adesso che lei era qui e con un sorriso chiedeva a Molly se poteva fare qualcosa per aiutarla, beh, doveva ammettere che il Salvatore del Mondo Magico aveva salvato la sua famiglia un’altra volta. Stava diventando un’abitudine. Certo, se fossero stati un’altra famiglia di certo non avrebbero avuto bisogno di tutto quello, dell’amore che Molly e Arthur mettevano in ogni cosa che facevano, di imparare da quelle persone dapprima odiate a essere una vera famiglia.
- Ossa! – esclamò Ted sporco di farina vedendo il suo giocattolo preferito lavorare accanto a lui. – Ossa! – disse di nuovo, agguantando i capelli di Ashling.
- No, Teddy! – e la ragazza scoppiò a ridere, ritrovandosi i suoi bellissimi capelli rosso scuro tutti sporchi di farina. – Teddy! – esclamò di nuovo, continuando a ridere forte.
In quel momento dalla porta della cucina apparve il giovane Paciock, che quasi toccava il soffitto, tanto era alto. E Narcissa Malfoy, che negli anni aveva sempre ricevuto amore celato da odio e freddezza, aveva imparato a riconoscere quel sentimento disarmante così bene che quello negli occhi di Neville poteva essere solo tale sentimento verso quella ragazza ormai completamente sporca di farina che lo guardava con gli occhi spalancati e le mani ferme a mezz’aria.
- Buon Natale. – rispose solo Neville alla domanda implicita che lesse negli occhi di Ashling, che arrossì per la prima volta in vita sua e abbassò gli occhi, mordendosi un labbro.
- Altra feccia! Questa casa è appartenuta alla grande e sempre rispettata casata dei Black! Non siete degni di vivere sotto questo tetto! – aveva preso ad urlare la cara Walburga, appena aveva percepito che un altro traditore del suo sangue aveva varcato la soglia di Grimmauld Place.
- Ora basta! – tuonò Narcissa, andando in corridoio e scagliando un incantesimo sconosciuto contro il quadro, che si zittì e si staccò immediatamente dal muro.
- Come hai fatto? – esclamò Hermione, curiosa come solo lei sapeva essere.
- Oh, cara, essere vissuta per così tanto tempo accanto ad un Mangiamorte ha i suoi pregi. – rispose enigmatica la donna, facendo evanescere il quadro ormai muto.
Finalmente liberati da quella piaga, i ragazzi ritornarono alle loro occupazioni e Neville si affiancò ad Ashling, aiutandola a fare il pane e giocando insieme a lei con Teddy.
Hermione li guardava e pensava che sarebbero stati una famiglia perfetta. Teddy, ormai, era diventato un po’ figlio e fratello di tutti. Era un figlio per Andromeda, Molly e Narcissa, ma anche per Arthur, Ashling e Neville, un fratello per lei e Ginny, e Harry, Ron, Fred e George, e un miracolo per Draco, che sembrava riprendere vita giocando con quel bambino. Sorridendo dolce al ricordo di lui con in braccio Teddy praticamente con il suo stesso colore di capelli, andò a sedersi al tavolo in salotto insieme agli altri, chiacchierando allegra con Fred e George.
 
***
 
24 dicembre, 13:30 del pomeriggio.
Draco finì di sparecchiare, brutalmente schiavizzato da Molly Weasley che, ne era certo, sarebbe potuta benissimo diventare il nuovo Signore Oscuro, se solo avesse voluto. Ormai stremato e in attesa di finire di addobbare la casa, salì le scale per andare nella sua stanza, al terzo piano. Passando davanti ad un salone pieno di libri da loro inutilizzato, sentì la Granger leggere ad alta voce. Incuriosito aprì appena la porta e quello che vide lo lasciò basito: la ragazza, con in braccio Teddy, leggeva un vecchio libro di fiabe che dovevano essere per forza Babbane, in quanto Draco non ne aveva mai sentito quella che Hermione stava leggendo al piccolino. Affascinato dalla voce così espressiva della Grifondoro si appoggiò ancora di più alla porta.
- Si avvicinava l’inverno e faceva molto freddo. – iniziò la Granger girando una pagina. - Un uccellino, che aveva un'ala spezzata, non sapeva dove trovare rifugio.
“Forse gli alberi di quella foresta mi ripareranno durante l'inverno con le loro foglie” pensò il poverino. E a piccoli salti e brevi voli si portò faticosamente fino all'inizio del bosco. Il primo albero che incontrò fu una betulla dal manto d'argento.
- Graziosa betulla, - implorò l'uccellino, - vuoi lasciarmi vivere tra le tue fronde fino alla buona stagione?-
- Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie. Vattene da un'altra parte! - rispose la betulla.
L'uccellino saltò fino a un maestoso castagno.
- Grande castagno, - invocò, - permetti che io resti al riparo del tuo fogliame finché il tempo è cattivo? –
- Se ti lasciassi tra le mie fronde, tu beccheresti tutte le mie castagne. Vattene via di qua! - esclamò il castagno.
L'uccellino volò come meglio poté con la sua ala ferita, finché arrivò presso un bianco salice.
- Bel salice, mi ricevi sui tuoi rami durante la cattiva stagione? –
- No davvero! Io non alloggio mai degli sconosciuti! –
Il povero piccolo non sapeva più a chi rivolgersi.
Lo vide allora un abete e gli chiese: - Dove vai, uccellino? –
- Non lo so. - rispose, - gli alberi non vogliono darmi rifugio e io non posso volare lontano con quest'ala spezzata. –
- Vieni qui da me, poverino! - lo invitò il grande abete.
Una notte il Vento del Nord venne a giocare nella foresta. Sferzò le foglie col suo gelido soffio e ogni foglia toccata cadde a terra mulinando.
- Posso divertirmi con tutti gli alberi? - domandò a suo padre, il re dei venti.
- No. - rispose il re. - Quelli che sono stati buoni con i piccoli uccelli possono conservare le loro foglie. –
Così il Vento del Nord dovette lasciare tranquillo l'abete, che conservò le sue foglie tutto l'inverno. E da allora è sempre avvenuto così.
Draco, toccato dalla storia, aprì piano la porta, per paura di disturbare la ragazza che aveva già girato pagina.
- Ucceino! – esclamò Teddy indicandolo.
Draco si guardò le mani imbarazzato, arrossendo leggermente, ed Hermione si appuntò mentalmente che, oltre a doverlo far ridere, doveva anche farlo arrossire più spesso.
- Sì, Teddy, lui è l’uccellino della storia. Cosa dici, lo facciamo stare al caldo qui con noi? – chiese tranquilla rivolta al bambino.
Draco la guardava allucinato. Lui era l’uccellino. Non c’era che dire, la sua vita era stata perfettamente così: lui solo e con un’ala spezzata – il suo cuore – e tutti quelli a cui chiedeva asilo gli voltavano le spalle. Sua madre non poteva essere la madre che avrebbe voluto e suo padre era troppo preso da mantenere la facciata di Purosangue per occuparsi veramente di suo figlio. Certo, lo avevano viziato e a modo loro, per la famiglia che erano, gli avevano voluto bene, non gli avevano mai fatto mancare niente. Tranne, forse, una vera e propria famiglia. Il Natale a casa Malfoy era solamente una festa fredda e diplomatica dove doveva comportarsi impeccabilmente davanti a tutti gli altri ospiti. Meno male che c’era sempre stata Ashling ad accompagnarlo e a sostenerlo.
Ma Hermione, chi era, allora? La graziosa betulla, la grande quercia o il bianco salice? L’avrebbe allontanato anche lei, come tutti gli altri o sarebbe stato l’abete protagonista della storia?
Draco sperava che lei fosse l’abete. Anche se l’aveva tratta male per tutti questi anni.
Draco voleva che lei fosse l’abete. Perché forse si stava affezionando a lei e un suo rifiuto non avrebbe potuto sopportarlo. Perché sapeva che, contro ogni logica, lei credeva in lui. Aveva sempre creduto che avesse qualcosa di buono, glielo aveva letto negli occhi quella sera che gli aveva raccontato di suo zio Ted ed era crollato davanti a lei.
- Shi! Teniamo ucceino! – esclamò Teddy allungando le braccia verso di lui e diventando improvvisamente biondo.
- Hai sentito, uccellino? Vieni a sederti qui con noi, Teddy ti vuole. – disse con un sorriso Hermione.
Draco la guardò, un poco spaventato.
- E tu? –
La ragazza comprese senza bisogno di spiegazioni.
- Anch’io. –
Draco non riuscì a trattenere un sorriso di felicità – di vera felicità – sedendosi di fianco a quella ragazza dai capelli impossibili e dagli occhi parlanti che si accingeva a raccontare una fiaba al bambino biondo seduto in mezzo a loro con la testa appoggiata alla sua spalla.
 
***
 
24 dicembre, 23:30 della sera.
Tutti erano in agitazione. L’abete era stato decorato, così come tutto in quella casa e mancava solo mezz’ora alla mezzanotte. La tradizione voleva che si aprissero tutti i regali la mezzanotte della vigilia, in modo che il giorno dopo si potesse pensare solo alla famiglia.
Draco ed Hermione quel pomeriggio si erano addormentati. A documentarlo una foto fatta dalla Polaroid di uno sghignazzante Harry Potter, complici una Ginny e un’Ashling che li avevano trovati abbracciati e con Teddy in braccio nella sala dei libri. In realtà, sia ad Hermione che a Draco, piaceva un sacco quella foto, un po’ perché non si muovevano le figure, un po’ perché Teddy sembrava davvero figlio loro, con quel colore di capelli a metà tra quello di Hermione e quello di Draco. Però, avevano un orgoglio enorme tutti e due, e le loro urla si erano sentite per tutto il villaggio. Insomma, c’era mancato poco che lanciassero la macchina fotografica fuori dalla finestra. Insieme ad Harry. E non erano per niente stati contenti di quando Fred e George, in coro, avevano esclamato che sembravano una coppia di amanti colti in flagrante. Ma quando mai.
Fatto sta, che la macchina fotografica era ancora intatta e così il suo proprietario, e la foto era stata duplicata ed era finita sia sul comodino di Hermione che su quello di Draco. Senza che i due fossero minimamente d’accordo, ovviamente.
Finalmente il grande orologio a pendolo suonò la mezzanotte e tutti si fecero gli auguri: baci, abbracci, strette di mano amichevoli e pacche sulle spalle forse un po’ troppo forti. Teddy, svegliatosi ed impaziente di aprire i regali, si fiondò sotto l’albero, afferrando il primo che gli capitava in mano. Meno male che intervenne Andromeda, che lo appioppò a Draco e prese tutti i regali, facendo il giro. Harry ricevette un braccialetto veramente bello da Ginny, la quale si ritrovò un anello in oro bianco e con un diamante enorme tra le mani. Harry non aveva certo intenzione di sposarla, erano troppo giovani, ma la ragazza doveva prenderlo come una promessa. La promessa che lui sarebbe rimasto insieme a lei per sempre.
Ron ricevette un set di pulizia per la sua scopa e, proprio mentre stava per dare il suo regalo ad Hermione, un uccello bussò alla finestra, facendo trasalire tutti. Erano un po’ di giorni che il più giovane uomo dei Weasley riceveva lettere da uno strano pappagallo molto colorato, tipico dei paesi dell’Africa. Il ragazzo quasi si ammazzò per arrivare all’uccello prima di chiunque altro e prese la lettera che l’animale gli porgeva con mani tremanti. Un bellissimo sorriso, un sorriso innamorato, spuntò sul suo volto, mentre correva a rispondere alla missiva, sussurrando Samia come se fosse stato di buon augurio. Magari lo era davvero.
Harry porse ad Hermione un album di foto fatto da lui e Ron con tutte le foto, magiche e non, che avevano scattato nel corso di tanti anni insieme. La ragazza si commosse e abbracciò stretto il suo migliore amico e ripromettendosi di abbracciare anche Ron, appena fosse tornato. Poi porse il suo regalo a Ginny, che praticamente si offerse come sua schiava a vita, vedendo che le aveva regalato una scopa nuova, visto che la sua si era distrutta durante la battaglia di Hogwarts. Poi fu il tempo di Andromeda, Teddy e i signori Weasley, che distribuirono regali a tutti i presenti, compresi Ashling e i Malfoy.
- E questo è per te, Draco. – disse la signora Weasley porgendogli un pacchetto rosso oro tutto bitorzoluto. Il ragazzo lo guardò stralunato, indeciso se lanciarglielo dietro o accettare il loro dono. Optò per la seconda, vedendo gli sguardi omicidi di sua madre e di Ashling. Scartò il regalo con attenzione, ritrovandosi tra le mani un maglione pungente rosso Grifondoro con una bella D verde Serpeverde stampata in petto. Guardando la sua faccia, non riuscirono più a trattenersi, e tutti, che avevano ricevuto un maglione uguale, differente solo nei colori e nelle lettere, scoppiarono a ridere.
- Su, forza Draco, mettitelo! – esclamò, cercando di riprendere fiato, Ashling, indossando un orrendo maglione celeste con una A fucsia al centro.
- Sì, Draco, mettitelo! – rincarò la dose sua madre, nascondendo le risate dietro la mano ben curata.
Vedendo quello che aveva appena indossato Hermione, non poté evitare di chiedersi che razza di scherzo avesse ordito il destino per lui: la ragazza indossava un maglio verde Serpeverde con al centro la H color rosso Grifondoro, proprio il contrario del suo, che aveva i colori opposti.
Con una smorfia, il biondo Serpeverde si infilò il pungente maglione sopra la camicia, facendo ridere ancora di più gli altri.
- Però, Malfoy, ti dona il rosso! – esclamò Ginny, ansimando dalle troppe risate.
Decidendo di non prendersela, Draco scoppiò a ridere con tutti gli altri, che ormai si erano abituati a questi suo momenti di ilarità.
Quando tutti si furono calmati, ripresero ad aprire i regali. Con sua sorpresa, Neville porse un pacchettino ad Ashling, che arrossì fino alla punta dei capelli. Lo aprì con mani tremanti e ci trovò dentro un ciondolo minuscolo, raffigurante un giglio. Un sorriso dolcissimo apparve sul suo volto e una minuscola lacrima scese dai suoi occhi, prima di infrangersi tra i lunghi capelli rossi.
- Grazie. – sussurrò, commossa.
Neville sorrise, felice che il regalo le piacesse.
Narcissa diede una gomitata a suo figlio che, guardando da un’altra parte, porse ad Hermione un pacchetto rettangolare verde e argento. La ragazza guardò prima il pacchettino nelle mani del Serpeverde, poi il Serpeverde stesso, che guardava indifferente fuori dalla finestra. Prese delicatamente il regalo e lo aprì senza strappare la carta. Tra le mani si ritrovò un libro antichissimo, rilegato in pelle. Il titolo, a grandi lettere rosse, recava la scritta: “Le streghe nei secoli: le più importanti e le più famose”. Hermione spalancò gli occhi, non potendo trattenere un sorriso: aveva sognato quel libro per anni, ma trovarlo era praticamente impossibile. Lo aprì, girando la copertina pesante: sul foglio bianco c’era una riga scritta con una calligrafia fine ed elegante, molto vecchio stile.
“Chissà, Mezzosangue, se un giorno ci sarai anche tu in questo libro… D.M.”
Guardò sorridente il ragazzo, che la osservava in attesa della sua reazione.
- Grazie! – esclamò felicissima, tentata di abbracciarlo.
- Sia chiaro che mi ha costretto mia madre. – rispose lui, alzando un sopracciglio vedendo la Granger accarezzare il libro come se fosse un bambino.
- Ovviamente. – rispose, senza distogliere gli occhi dal regalo. Poi parve ricordarsi una cosa importantissima, e alzò gli occhi sul ragazzo. – Io non ti ho fatto nessun regalo!- disse.
Malfoy alzò le spalle, noncurante.
- Fa niente. – rispose.
La ragazza gli regalò un sorriso bellissimo, tornando a cullare quel libro enorme e vecchissimo, e Draco si ritrovò a pensare, per un fugace momento, che, in quel momento, avrebbe tanto voluto essere quel libro.










Angolo dell'Autrice:
Buon pomeriggio a tutte, care mie. Qui a Milano inizia a far freddo e io ne sono immensamente felice :33
Volevo postare questo capitolo la vigilia di Natale, ma mi pareva brutto farvi aspettare così tanto, quindi eccolo qui!
Vi avviso, questo sarà l'ultimo capitolo di calma prima della tempesta - Lu, ti voglio tanto bene, ricordatelo <3 - poi non sarà tutti così semplice tra Draco ed Hermione :33
Non vi siete stufate di questo clima di gioia e armonia? Io sì, non sono abituata a scrivere cose così sdolcinate.
Ho cercato di lasciare spazio a tutti i personaggi, ma anche ad Herm e Draco, che in questi capitoli sono stati un po' trascurati.
Spero che vi piaccia,
un bacio a tutte e a sabato prossimo,
Lilian :33
  
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