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Autore: She loves writing    20/10/2013    3 recensioni
"Ho sempre avuto la tendenza a minimizzare, perché come si fa a spiegare a qualcuno che ti senti sbagliata?
Che ti senti costantemente fuori luogo, tagliata fuori, insignificante?
Ci ho provato, ma mi sono resa conto che sarebbe stato inutile.
Non mi avrebbero capito."
-Autumn leaves.
(Mini-long)
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1.





She's like cold coffee in the morning, I'm drunk off last night's whiskey and coke



Aileen si svegliò di colpo, mettendosi a sedere sul letto.
Ansimava, ancora scossa dalla scena che aveva sognato. Provò a calmarsi respirando profondamente, mentre la figura snella di una ragazza le compariva davanti.
L’aveva solo sognata, non l’aveva mai vista, ma era sicura di conoscerla. Com’era possibile?
Lo sguardo vagò per la stanza, soffermandosi sulla scrivania. Il diario.
Vanessa. Ecco chi era. O almeno, chi Aileen aveva immaginato che fosse.
Si passò una mano tra i capelli, andando ad aprire la finestra per rinfrescare l’aria, poi scese in cucina e prese un bicchiere d’acqua fredda.
Il giorno precedente, al parco, aveva letto quasi l’intero diario in meno di mezz’ora, scoprendosi poi in lacrime verso la parte finale.
L’aveva chiuso quando gli occhi le si erano appannati troppo per poter continuare, ed ora le mancava l’ultima pagina.
In realtà, anche quando era tornata a casa, leggermente sconvolta, non aveva avuto il coraggio di continuare a leggere.
La sua mente ripercorse la storia di quella ragazza.
Ripensò all’amore incondizionato che aveva trovato, nonostante tutto.
A quel ragazzo che l’aveva resa felice fino alla fine.
E di colpo, sentì il bisogno di rileggere tutto, di rivivere ancora una volta quei momenti, sebbene non tutti fossero allegri.
Tornò nella sua camera e, dopo aver acceso la luce e preso il diario, si mise sul letto a gambe incrociate, riconoscendo la grafia di Vanessa.


13 agosto 2012

Strana la vita a volte. E’ come se ti mettesse alla prova.
Ti fa aspettare, aspettare e aspettare, fin quando non perdi la pazienza. E a quel punto, quando smetti di crederci, ti accontenta.
Mamma mi ha sempre detto che sono troppo matura per i miei diciannove anni. Ma non è vero.
In realtà la mia è ancora un’anima da bambina. Sono solo stata costretta a crescere così in fretta, non l’ho deciso io.
A volte mi sembra giusto così, ma la verità è che odio ciò che mi sta succedendo.
Odio sentire mia madre piangere di sera di nascosto, credendo che non me ne accorga.
Odio dover allontanare la gente solo perché non soffra.
Odio dover incontrare la mia migliore amica ogni giorno e non poterla salutare perché in teoria, lei ora mi odia.
Odio dover combattere tutto questo da sola.
Ed odio il fatto che probabilmente non riuscirò mai ad accettarlo davvero.
Ma tornando a noi, oggi la donna bionda con cui condivido casa- anche da me conosciuta come ‘mamma’- mi ha mandato a fare la spesa. Lo fa quasi ogni giorno ormai.
Inventa una scusa dopo l’altra per mandare me al supermercato, ogni pomeriggio.
Prima faceva la spesa solo la domenica mattina. Ora invece manda me.
Non credo che sappia che io l’ho capito. Insomma, è chiaro che lo fa solo per farmi uscire. Forse spera che conosca qualcuno.
Al supermercato poi, come se potessi trovarci qualcuno al di sotto dei ventisette anni.
In ogni caso, alla fine ci sono andata. Mamma conosceva quel posto a memoria e sapeva benissimo che, a causa della mia scarsissima altezza, l’ultimo ripiano era irraggiungibile per me.
Non le davo la colpa, ma avrebbe potuto perfettamente evitare di chiedermi di prendere le passate di pomodoro (che se te lo stessi chiedendo sono proprio all’ultimo scaffale. In alto.)
Ovviamente, per riuscire a prendere i barattoli ho provato a saltare, scatenando l’ilarità di un ragazzo che mi guardava divertito.
Mi sono voltata per guardarlo, infastidita da ciò che mi sembrava tanto una presa in giro, ma credo di aver fatto un errore colossale, perché ciò che cercavo di evitare da mesi era appena successo.
Avresti dovuto vederlo anche tu, per capire.
Giuro che era bellissimo.
E no, non una di quelle bellezze convenzionali, del tipo biondo con gli occhi azzurri, con un fisico da modello.
Il colore dei suoi capelli era poco più scuro delle carote che erano perfettamente allineate nella scatola dietro di lui.
Ed i suoi occhi.. Cavolo, quelli si che erano belli. Ipnotizzanti quasi.
Erano azzurri, ma fidati che nemmeno il migliore degli scrittori saprebbe descriverli.
Ripeto, avresti dovuto vederlo. Le guancie paffute gli davano un’aria dolcissima, una di quelle a cui proprio non riesco a resistere.
E il suo sorriso.. Mio Dio, sembro una ragazzina alle prese con la prima cotta, sto anche scrivendo un diario trattandolo come se fosse una persona vera! Sono finita davvero male.
Alla fine comunque, la sua espressione divertita mi ha ricordato come mi fossi accorta di lui.
Gli ho chiesto cosa ci trovasse di divertente e se pensavo che il suo aspetto fosse irresistibile, la sua voce non ti lasciava alcuna via di scampo. Forse sono anche rimasta impalata lì a fissarlo come un’idiota.
In ogni caso, mi ha chiesto se avevo bisogno di una mano.
Ho guardato lo scaffale, poi lui e infine ho abbassato la testa sussurrando un ‘magari’ poco convinto.
Lui ha riso di nuovo, facendomi istintivamente portare lo sguardo alle sue labbra.
Ho sorriso, senza nemmeno accorgermene e l’ho ringraziato quando mi ha dato due barattoli di pomodori.
 -Di niente. Io comunque sono Ed.- Mi ha detto e li credimi, ero quasi sul punto di svenire.
Sono arrossita, ti rendi conto? Io non arrossisco. Mai.
E lui mi ha fatto quest’effetto solo presentandosi.
Sono messa proprio male, si.
Ho guardato la mano che mi stava porgendo, stringendola timidamente.
-Vanessa.- Ho risposto. Poi mi sono fermata un secondo a riflettere.
Era probabile che non l’avrei più rivisto, ma presentarmi significava entrare in contatto con lui e non potevo permettermelo.
Io devo allontanare la gente, non attirarla.
Quindi ho improvvisato un sorriso tirato e –Devo andare, grazie ancora.- ho detto, voltandomi in fretta.
Purtroppo, la fortuna oggi non voleva proprio essere dalla mia parte. O forse si.
-Aspetta.- Mi ha infatti fermato lui.
E non chiedermi come, alla fine ho pagato la spesa e ci siamo ritrovati entrambi in un bar a bere un caffè e fare quattro chiacchiere. E’ simpatico.
E il suo aspetto così dolce e innocente mi ha fatto affezionare a lui troppo in fretta.
Ci siamo scambiati i numeri di telefono, ma quando sono tornata a casa ho pianto.
Perché quel ragazzo mi piace e non può piacermi. Non deve, non è giusto.
Ho pianto perché non ho avuto la forza di allontanarlo quando potevo e sapevo che se mi avesse richiamato sarebbe stato troppo tardi per entrambi.
Ho pianto, perché nemmeno cinque minuti dopo, lui mi ha chiamato.”



Aileen sorrise, capendo ora a cosa si riferisse Vanessa quando ripeteva che non poteva legare con nessuno.
Era pronta a girare pagina e continuare la lettura, quando una risata proveniente da fuori attirò la sua attenzione.
Chi poteva esserci per strada a quell’ora? In fondo erano le quattro passate..
Si affacciò alla finestra, vedendo una chioma rossa barcollare nel bel mezzo della strada.
-Ehi tu!- Gridò attirando l’attenzione del ragazzo.
-Ciao!- Salutò ridendo di nuovo. Aileen scosse la testa, rendendosi conto che fosse ubriaco. Ma che le saltava in mente? Perché lo aveva chiamato?
-Dovresti tornare a casa, sai?- Disse, nonostante il cervello continuasse a dirle di tornare dentro e lasciar perdere. Un ragazzo ubriaco non era il massimo della sicurezza, soprattutto per una ragazza di venti anni che viveva da sola.
-Tu dovresti andare a letto, sai?- La prese in giro lui, allungando la ‘e’ alla parola letto. Aileen fece una smorfia.
-Io faccio quello che mi pare!- Esclamò contrariata.
-Anche io.- Rispose semplicemente lui, alzando le braccia e continuando a camminare.
-Sei ubriaco fradicio.- Disse di nuovo lei, maledicendosi subito dopo.
-Saranno problemi miei!- Esclamò il ragazzo facendola sbuffare.
-Non è prudente girare per strada alle quattro di notte nelle tue condizioni.- Rispose.
-Non è prudente parlare di notte con i ragazzi ubriachi.-
-Puoi smetterla di usare le mie frasi contro di me?-
-Puoi lasciarmi in pace?-
Aileen sbuffò sonoramente.
-E pensare che volevo solo darti una mano.-
-Non credo tu possa aiutarmi.-
Lui lasciò perdere la sua passeggiata e si sedette sul marciapiede, prendendosi poi la testa tra le mani. Lei esitò un attimo.
-Oh, al diavolo- pensò scendendo le scale di corsa ed uscendo fuori. Si sedette vicino al ragazzo e aspettò in silenzio.
Lui alzò lo sguardo quando si sentì un paio di occhi addosso e la guardò sorpreso.
-Che ci fai qui?-
-Voglio aiutarti, anche se sostieni che io non possa.-
Lui si illuminò.
-Puoi resuscitare le persone?- Chiese sorridendo felice. Lei lo guardò.
-Ehm.. no.- Lui abbassò le spalle sgonfiando il petto e fece sparire il sorriso dal suo volto.
-Allora non puoi aiutarmi.-
-Cos’è successo?-
-Perché l’hanno portata via, secondo te?-
-Non.. non capisco..-
Lui fissò i suoi occhi azzurri in quelli della ragazza, sorprendendosi di trovarla.. bella. Ma probabilmente era solo l’effetto dell’alcol.
-Perché sei qui?- Chiese di nuovo. Stavolta la ragazza sospirò.
-Non lo so.- Ammise.
-Dovresti tornare dentro.-
-Dovrei.-
Annuii lei senza però muoversi. Lui la guardò confuso.
-Anche tu dovresti essere a casa.-
-Ti sbagli.-
-Ah, si?-
-Si.-
-Perché?-
Lui scosse la testa.
-Non capiresti.-
-Chi lo dice?-
-Avresti dovuto conoscerla, per capire.-
-Di chi parli?-
Il ragazzo tornò a guardarla negli occhi, prima che lei sospirasse capendo che non le avrebbe risposto. Si alzò annuendo.
-Torna a casa.- Disse, voltandosi.
-Aspetta.-
-Cosa?-
Lui si grattò la nuca imbarazzato.
-Io sono Ed.- E a lei, trovarsi lì in quel momento, sembrò un grandissimo errore.

Quando si svegliò, fin troppo presto per i suoi gusti, Aileen pensò di aver sognato tutto.
Si alzò dal letto, sbadigliando, poi scese in cucina.
Ripercorse mentalmente il discorso con quel ragazzo e si rese conto che era fin troppo reale per esse un sogno.
Aprì la credenza prendendo una tazza e mise a bollire l’acqua per un tè.
Mentre aspettava, l’immagine di Ed e le sue parole le sembravano di colpo più familiari.
-Puoi resuscitare le persone?-
-Perché l’hanno portata via, secondo te?-

Ora le era tutto più chiaro e se la sera prima non aveva capito, ora avrebbe solo voluto tornare indietro e dare quel diario ad Ed.
E poi doveva solo stargli lontana.
Perché la verità era che Vanessa aveva proprio ragione. Ed era bello, ma bello davvero.
Bello nella sua espressione dolce, nonostante fosse ubriaco.
Bello con quei suoi occhi indefinibili, con i suoi capelli arancioni, bello con le sue guancie paffute e persino col sorriso tirato.
Ed Aileen avrebbe voluto aiutarlo, ma non trovava il coraggio.
Perché quando aveva capito chi si trovasse davanti, le era quasi sembrato di fare del male a Vanessa.
E non era giusto, per niente.
Quindi lo aveva lasciato lì, senza una risposta ed era corsa dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Ora voleva consegnargli quel diario, ma ancora non era sicura.
Sapere che Vanessa era innamorata di lui non lo avrebbe aiutato, per niente.
Eppure qualcosa le diceva che quel diario doveva averlo lui.
Si lasciò andare ad un sospiro, prendendo la bustina di tè ed inserendola nell’acqua ormai calda. Spense il fuoco ai fornelli e si sedette attorno al tavolo, pensando disperatamente ad una soluzione.
Il telefono di casa squillò, costringendola ad alzarsi e a mettere da parte i pensieri.
-Tesoro!-
-Mamma?-
-Come va?-
-Bene, a voi?-
-Tutto normale, sai che Luke ha deciso di comprare una casa tutta sua?-
-Davvero?-
-Si, con Kayla. Non posso credere che se ne andrà anche lui..-
-Oh andiamo mamma, non mi sono trasferita dall’altro lato del pianeta!-
Commentò la ragazza divertita.
-Lo so, però è così strano non averti a casa..-
-Dai, più tardi vengo a trovarti.-
-Davvero?-
-Ci siete a casa?-
-Dipende. Tra mezz’ora andiamo con tuo fratello all’agenzia immobiliare.-
Aileen sorrise.
-Portate anche me?-
-Vuoi venire?-
Chiese stranita la madre.
-Certo!-
-Ti aspettiamo quindi?-
-Il tempo di vestirmi ed arrivo.-
-A dopo tesoro.-
-Ciao mamma.-
Attaccò, finendo velocemente il suo tè, poi salì al piano di sopra e si preparò in fretta.
Venti minuti dopo era già per strada, diretta verso quella che era stata la sua casa d’infanzia.
Quando arrivò e bussò alla porta, una donna abbastanza giovane le aprì.
I capelli biondi, visibilmente tinti le cadevano sulle spalle in un taglio abbastanza corto.
Gli occhi scuri squadrarono la ragazza per un po’, prima di aprirsi in un sorriso emozionato.
-Lee!- Esclamò la donna abbracciandola di scatto.
-Aspettavamo solo te, siamo tutti pronti.- Continuò tornando a sorriderle. Aileen ricambiò entrando in casa.
- Ciao sorellina!- Luke scese le scale di corsa, prima di arrivare davanti alla mora e scompigliarle i capelli.
-Ehi!- Si lamentò lei senza riuscire a nascondere un sorriso divertito.
-Papà?- Chiese.
-Chi mi cerca?- Una voce adulta e fin troppo roca si intromise nel discorso.
-Aileen!- Esclamò pochi istanti dopo un uomo sui quarantacinque. Robusto e con un po’ di pancetta, era esattamente come sua figlia lo ricordava. Non che fosse passato molto dall’ultima volta che si erano visti..
Dopo aver salutato sia lui che Kayla, la ragazza di Luke, Aileen si ritrovò di nuovo a camminare per le vie di Londra.
-Come mai questo grande passo?- Chiese al fratello sorridente. Era felice per loro.
-Lui dice che lo fa perché vuole passare più tempo con me, ma tu puoi crederci?- Lo prese in giro Kayla. Stavano insieme da tre anni e ormai era una di famiglia. Aileen la adorava.
-In realtà non accettava l’idea che tu ti fossi trasferita prima di lui.- Disse sempre la ragazza scatenando le risatine di Lee e sua madre.
-Bell’idea che avete di me, davvero!- Commentò Luke fingendosi offeso.
-Sono donne, figliolo, non avranno mai una bell’idea di te.- Lo rincuorò il padre, aumentando le loro
risate. Aileen si bloccò di colpo davanti all’entrata dell’agenzia quando i suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzo a pochi passi da loro, fermo sul marciapiede.
Lui la stava già guardando, cercando di capire perché lei avesse un’aria così familiare.
-Lee? Vieni?- La richiamò sua madre.
-Cominciate ad entrare, arrivo subito.- Li liquidò, raggiungendo a passo veloce il ragazzo. Si fermò davanti a lui.
-Ciao.- Provò.
-Ed.- Lo salutò lei con un cenno del capo.
-Ci conosciamo?- Chiese grattandosi la nuca imbarazzato.
-In realtà no. Che ci fai qui?-
-Come sai il mio nome?-
Domandò, accompagnando la domanda con una smorfia di dolore.
La testa gli faceva malissimo, la sera prima ci era davvero andato giù pesante con l’alcol.
-Me lo hai detto tu.- Ed la guardò e lei capì che un indovinello era l’ultima cosa che serviva a quel ragazzo in quel momento.
-Ieri sera. Ma eri evidentemente troppo ubriaco per ricordartene.- Qualche istante della sera prima si materializzò nella mente di Ed, ma erano scene sconnesse e senza alcun senso logico, quindi non le calcolò più di tanto.
-Oh, mi dispiace se ho fatto qualcosa di..-
-No, no, non preoccuparti.-
Si affrettò a rassicurarlo. Lui annuì.
-Bhe?- Stavolta fu lei a guardarlo confusa.
-Cosa?-
-Come ti chiami?-
-Ah, già. Io sono Aileen.-
Si presentò. Ed sorrise, stringendole la mano. Nessuno dei due distolse il contatto visivo un solo istante e, quando le loro mani entrarono in contatto, lui sembrò dimenticarsi per un secondo di ogni cosa.
Del posto in cui si trovavano, della gente con cui l’aveva vista arrivare, della ragione per cui lei lo conoscesse già, del motivo per cui si era ubriacato la sera prima così come le altre precedenti, persino delle immagini che gli aleggiavano costantemente in mente senza che lui potesse impedirlo. Per un secondo, per un brevissimo secondo, c’erano solo lui, Aileen e le loro mani strette l’una nell’altra. E per un secondo si sentì anche bene.
Come caffè caldo di mattina.
Poi tutto sembrò tornare a colpirlo con violenza quando lei ritrasse la mano, guardandola come se si fosse appena scottata.
-Bhe, io devo andare.. Mi.. Mi aspettano.- Disse indicando il negozio e facendo un passo indietro.
-Ciao Ed.- Concluse, voltandosi.
-Aspetta.- Era la seconda volta in due giorni che la fermava così.
E quando, dopo una frase di lui, lei si era ritrovata a scusarsi con i suoi parenti e a seguirlo in un bar, il primo pensiero di Aileen volò subito a Vanessa.

-Aspetta.- Mi ha infatti fermato lui.
E non chiedermi come, alla fine ho pagato la spesa e ci siamo ritrovati entrambi in un bar a bere un caffè e fare quattro chiacchiere. E’ simpatico.
E il suo aspetto così dolce e innocente mi ha fatto affezionare a lui troppo in fretta.”


E questo non andava bene. Per niente.
Era stato come vivere un déjà vu e quella coincidenza le mise paura.
Perchè lei non voleva affezionarsi a nessuno, non voleva neanche pensarci a questa possibilità.
-Ed..- Lo chiamò quando si sedettero ad un tavolo.
-Si?- Lei lo guardò indecisa. Stava pensando sul serio di dirgli del diario, di dirgli che lo aveva letto e che avrebbe voluto aiutarlo. Ma lui le aveva appena sorriso e non se la sentì di ricordargli di Vanessa in quel momento.
-Niente, lascia stare.- Scosse la testa. Lui la guardò curioso, ma lei scrollò le spalle, ricambiando il sorriso.
-Allora, ordiniamo?-





 
Ehi!
Volevo solo dire che non sono per niente sicura di continuare la storia, 
nonostante l'abbia appena iniziata.
Mi scuso per il ritardo e niente, mi dissolvo lol
Baci! <3
  
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