Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Claudia Poe    20/10/2013    2 recensioni
La morte è insopportabile per chi non deve vivere.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Passeggiava il lord inglese per le vie d'un mero borgo,
intonando un suono sordo con quel fischio un po' infernal.

 

Londra è una trappola di anime vuote.
Ovunque tu ti aggiri troverai solo grigiore, desolazione, dolore.
Londra è un viaggio sotterraneo, un fiume carsico che nasconde il suo corso per riprendere più lontano, quel tanto che basta a celare le cattiverie e gli orrori della sua eterna democrazia e civiltà.
Londra è il “è troppo tardi” mentre ti accorgi che non c'è via di salvezza.
Londra non è la morte passata o futura, è la morte nell'eterno “adesso”, un'infinità di attimi di sconforto e dispersione che ti prendono alle spalle, sempre in modo diverso, sempre in modo uguale.
Pensato da tali pensieri, si aggirava per i sobborghi londinesi in una sera d'autunno. Aveva un'immagine slanciata, smagrita ma imponente, un cilindro sulla testa ed un bastone da passeggio, che forse più che per sorreggere la sua carcassa umana fungeva da sostegno della sua pesante anima. La vedeva così, la sua anima: come un pesante fardello che, gravando, lo affaticava; affaticava i suoi passi, la sua testa, il suo corpo leggero ed etereo, quasi egli fosse un'immagine immateriale che non riesce a trovare la pace nella tanto agognata leggerezza.
Il vento lo trapassava con mani invisibili, quasi a volergli cercare dentro le ragioni del suo vagare in quella notte così solitaria e silenziosa. E' del silenzio che occorre aver paura nelle notti londinesi, perché più forte si avverte lo scorrere dei propri pensieri e il battere spaurito del proprio cuore, e non della compagnia bisogna aver repulsione, ma del restare soli e nudi davanti a se stessi.
Non badò al vento che gli urlava di tornare sui suoi passi, nel caldo rassicurante della sua casa, né alla luna che assieme alla sua corte di stelle lo scrutava dal cielo nero, beffarda, prevedendo.
D'un tratto il vento tacque; i suoi pensieri presero a ciarlare forte nella sua testa; parlavano di presagi di morte, di terrore, di flagello infernale per il suo ardire, il suo essersi avventurato in borghi maledetti e miserabili in una sera di solitudine e silenzio.
Prese a fischiettare un motivetto stridente e sordo, per coprire il suono della sua anima e dei suoi pensieri. Le sue orecchie si erano già abituate allo strazio di tale fischio, quando una dolcissima musica alle sue spalle, il suono inebriante di un flauto gli colpì i timpani, come fosse una frustata dolorosa di sadico piacere. Si voltò lentamente verso la fonte di tale suono.
Si fermò immobile, inorridito.
Il sangue fermò il suo irrefrenabile corso, il suo leggero corpo pesò d'un tratto come marmo freddo e bianco, la sua anima sembrò per contrasto alleggerirsi e quasi tentare di scappare via, lontano.
I suoi occhi erano spalancati, fermi in un punto fisso.
Davanti a lui una figura, slanciata ma imponente; portava un cilindro in testa ed un bastone da passeggio, e lo guardava, sgomento, inorridito, terrorizzato.
Il cuore mancò quasi un colpo, come si poteva essere così sciocchi? Provare paura per la propria immagine riflessa in uno stupido e vecchio specchio, spuntato da non si sa dove, o che con molta probabilità non aveva notato prima, perso com'era in se stesso.
Fu quando si tranquillizzò e scoppiò in una fragorosa risata di sollievo che la figura innanzi a sé mandò una risata terrificante e stridula; l'immagine innanzi a lui diventò sempre più grande ed imponente, perdendo corporeità.
Gli occhi divennero improvvisamente di un rosso accecante; quasi riusciva a vedere nella sue pupille le fiamme dell'inferno. Un ghigno crudele gli si dipinse in volto, mentre due montagne nere ed appuntite crescevano man mano sulla sua testa. Una puzza di zolfo si cosparse tutt'attorno, e il lord finalmente capì. Era troppo tardi.
Odiò Londra come mai prima d'allora.
Un urlo, poi la notte.

 

Un vagabondo girovaga per i borghi di Londra. E' sporco, vecchio, emana un fortissimo puzzo di wisky e sangue; il suo volto è rigato dalle rughe, così profonde che è quasi possibile leggergli in volto la vita passata. La sua voce roca e vecchia intona spesso un canto, accompagnato da una fisarmonica, e dice: “Maledetti siano i viandanti che si attardano nella notte, incoscienti delle trame che per loro tesse l'Oscuro signore. La morte è insopportabile, per chi non deve vivere”.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Claudia Poe