Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: Fluffy Jpeg    20/10/2013    3 recensioni
- No, non c'è niente che non va... da-davvero... E' solo, uh... l'i-incubo. Mi tormenta ancora. -. Abbozzò ad un vago sorriso. - Tutto qua. Nulla di cui p-preoccuparsi. Ora mi-mi passa.
E ciò detto, infilò in bocca le cannucce e iniziò a bere con una tale velocità da finire il suo frullato in pochi secondi. Maurice storse la bocca, poco convinto.
Beh, poteva anche essere, in fondo. Però gli sembrava troppo strano.
- ... d'accordo. - decise infine di lasciare la presa. - Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi. - annunciò, e discese la scaletta per tornare dietro al bancone del mini-bar, a consumare la sua colazione.
Julien stette semplicemente lì sul trono, reggendo ancora la coppa vuota, a cercare quello che sembrava oramai soltanto un fantasma.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse mi sono presa fin troppo bene con questo capitolo speciale! <3 Doveva essere più corto, e invece è venuto della mia "lungehzza standard".
Ma non vi trattengo! Buona lettura di questo capitolo, e grazie a Syugi per avermi dato l'idea! <3



 
Capitolo extra: Meanwhile, at Hoboken...

Dopo la rivolta avvenuta ad Hoboken, il relativo zoo aveva scelto, almeno finché le acque non si sarebbero calmate, di cambiare gli orari. La struttura evitava quindi l'apertura mattutina, accogliendo i visitatori solo dalle due alle sei emmezza di pomeriggio. Sole quattro ore e trenta miseri minuti di lavoro per i dipendenti, che se già erano sottopagati prima, ora lo sarebbero stati ancora di più.
Alla calda luce del tramonto, quei pochi che non si erano ancora licenziati per la disperazione finivano di pulire il macello fatto da alcuni teppistelli solo un quarto d'ora prima, che avevano rovesciato ogni singola cosa contenente del cibo a terra.
Almeno li avessero dati agli animali, dannazione.
Dal suo habitat, Savio li osservava con noia. La testa era appoggiata al bordo del recinto, e gli occhi passavano dall'uno all'altro degli umani. Prima dalla donna che non faceva altro che sbuffare, poi dall'altra che buttava la scopa nello sgabuzzino. Aveva finito di pulire la sua zona, e non vedeva l'ora di tornare a casa.
Lo sguardo del boa passò infine su un ultimo dipendente, che aggrappato alla pinza per raccogliere la spazzatura lo fissava, con quella che pareva inquietudine profonda.
Gli habitat non erano recintati, e la possibilità che un animale pericoloso come lui uscisse con la chiara intenzione di mietere la sua nuova vittima erano non elevate, ma elevatissime.
Savio lo poteva capire. Lo ritenne adorabile, addirittura. Deliziosamente adorabile.
Strinse le palpebre, e gli rivolse un caldo sorriso, tirando fuori in automatico la lingua sottile per un breve istante.
Oh, chissà cosa pensò l'altro! Scambiò il suo gesto gentile per tranquillizzarlo in un messaggio di insano appetito, forse, e terrorizzato scappò nello sgabuzzino a mettere via la sua roba e potersene tornare nella sua bella casetta, calda e sicura.
Savio perse il suo sorriso, ma mentalmente se la rise. Probabilmente, l'indomani non l'avrebbe più visto. Aveva già fatto scappare tre dipendenti in quel modo.
E lui che voleva essere gentile... Era quella la ragione per cui un cattivo non avrebbe mai potuto essere buono.
Almeno, a suo parere.
I cancelli vennero chiusi, e lui tirò un lungo sospiro di sollievo. Finalmente, un po' di pace.
Non che avesse ricevuto chissà quali grandi fastidi. Allo zoo non ci andava più quasi nessuno, lasciando in pace i suoi abitanti.
Stava per scivolare nel suo piccolo spazio privato, lasciando perdere il mondo per il meritato riposo della giornata; quando un rumore ne attirò l'attenzione, e le sue pigre intenzioni furono messe da parte.
Lo sguardo scivolò per i vari recinti, alla ricerca della causa di quel suono; e quando si accorse che esso proveniva dall'habitat di Clemson - luogo da dove, teoricamente, non doveva arrivare proprio niente -, non poté non scivolare con lentezza fuori da casa con un sorriso sulle labbra, e avvicinarsi.
Non sapeva bene se lanciare la battutina al lemure rosso o chiedere semplicemente chi fosse in casa. Si era sì appisolato durante il pomeriggio, ma non gli era parso di sentire, né vedere, alcuna traccia del rientro ad Hoboken di Clemson. In fondo - e lo sapevano già - quando lui tornava si passavano intere giornate a non dormire a causa dei suoi scleri perché non era riuscito a realizzare i suoi piani "geniali".
Alla fine, optò per scivolare nell'altro habitat, piazzarsi accanto all'ingresso della cavernetta del lemure, e dire un semplice: - C'è nessssuno in casssa?
Di risposta, gli arrivarono dapprima dei brontolii; poi, la testa di Hans fece capolino dalla casetta improvvisata.
- ... oh. Mi sssembrava ssstrano. - disse Savio, inarcando un sopracciglio. - Che cosssa ci fai in casa di Clemssson?
- Mi arrabbio, ecco cosa! - esclamò il pulcinella di mare, uscendo totalmente dalla cavernetta con passo seccato. Reggeva tra le pinne la carta di una merendina, talmente ben conservata che in un primo momento Savio pensò ci fosse ancora del cibo al suo interno. L'altro la analizzò per qualche momento alla luce del tramonto, prima di mormorare un arrabbiato: - Tsk! - e tentare di buttarla oltre la recinzione dell'habitat. Essendo però una carta vuota, il lieve venticello ne bloccò il moto, e la rispedì al mittente. Dritto in faccia.
Savio scoppiò a ridere, mentre Hans si dibatteva per togliersi quella roba di dosso. Appena si liberò il volto gli rivolse un'occhiataccia degna di Blowhole, e il boa serrò le labbra, distogliendo lo sguardo, nel vano tentativo di fermarsi.
- Per... pff! Per-perché ti ssstai arrabbiando? - domandò, riportando lentamente lo sguardo al pulcinella di mare.
- E me lo chiedi anche?! Sono andato a prendere da mangiare, ma quell'egoista si è portato tutto via quando è scappato da qui! Ha lasciato solo questa carta vuota!
Stavolta fu Hans a ricevere un'occhiataccia.
- ... e perché sssei andato da Clemssson, ssscusa?
L'occhiataccia fu, di nuovo, ricambiata.
- Perché ci ruba il cibo, ecco perché.
- Lui fa COSSSA?!
- Ci ruba il cibo!!
Lo sguardo di Savio passò a fissare il vuoto, pensando a quella scoperta epocale.
- ... ecco perché...! - mormorò; ma prima che potesse finire la frase, la sua attenzione fu catturata di nuovo da Hans, che aveva ripreso a cercare di lanciare via la carta vuota della merendina che puntualmente gli tornava indietro.
- ... sssai, non penso che sssi butti in quel modo.
- Cosa ne sai, tu!
- Oh, beh. -. Il boa stava per continuare, ma decise di non farlo. Non sarebbe stato ascoltato, quindi tanto valeva. Ma dopo qualche secondo che osservava come si deve quel nemico impossibile da battere per Hans, si ricordò di una cosa.
- Ohi, ferma!
- PERCHE'.
- Forssse è meglio ssse glielo rimetti a posssto.
- PERCHE'!
- Quella è la carta da cui ha imparato a leggere.
Improvvisamente, Hans smise di lottare con l'oggetto, lo sguardo stupito fisso su Savio.
- ... woah, quindi è questo quel coso che andava decantando che gli aveva insegnato a leggere?
- Pare di sssì. - rispose Savio. Per poi aggiungere: - ... sssai cosa sssignifica "decantare"?
- Certo che lo so.
- Oh.
Rimasero in silenzio qualche istante. Poi, Hans sghignazzò, trovando in quella semplice carta tutto un nuovo mondo.
- Io me la tengo. - disse.
Savio scoppiò a ridere di nuovo. - Non sssi fa!
- Si fa eccome invece! L'ha detto lui, no? -. Si mise la carta sottobraccio, e sollevando l'altra pinna al cielo fece il vocione, mettendosi ad imitare Clemson: - "Non tornerò mai più in questo immondezzaio! Mai e poi mai! Salutatemi la melma, stolti!". Me lo tengo io! Dirò che... boh, c'è stato un incendio a casa sua e 'sto coso è scappato per non rimanere bruciato.
- ... guarda che alle carte non ssspuntano le gambe per ssscappare via.
- E cosa te lo dice? Questa è una carta magica!
- ... no, non lo è.
- Ma se gli ha insegnato a leggere! Per farlo deve aver parlato, e quindi deve essergli spuntata una bocca! E' magica!
Savio si trattenne a stento dallo scoppiargli a ridere in faccia, chiudendo l'argomento con un semplice scosso della testa sorridente. Gli faceva quasi tenerezza quando faceva così, seppur molti considerassero quella la prova che Hans era troppo credulone e di buon cuore per fare il cattivo.
Dopo qualche secondo di silenzio, il pulcinella di mare prese la rincorsa, e saltò sul muretto dell'habitat, e quindi giù a terra, in direzione della sua casa. Savio lo seguì senza stare a chiedere il permesso, appoggiandosi infine con la testa alla ringhiera che delineava l'area di Hans.
Lo vide appoggiare con ben poca cura la carta in un angolo, ridacchiando tutto gioioso, e con un leggero sbuffo gli ricordò: - Non ti conviene metterla tanto in bella visssta. Tanto torna indietro.
- No, Savio, no! Devi aver fiducia in Clemson! - esclamò Hans, con un tale sentimento che il boa si ritrovò a sollevare le sopracciglia per la sorpresa.
- ... ma sssei ssserio?
- Certo che lo sono! Abbi fiducia in lui! Non lo rivoglio indietro! Con quella sua parlantina veloce e quei suoi modi strafottenti... lo voglio ovunque tranne che qui!
Oh, ecco cosa intendeva! Savio ridacchiò nel sentire quelle parole, trascinando nella risata dopo qualche istante anche Hans.
- Però ssseriamente. - riprese il boa, senza perdere il sorriso dalle labbra. - Lo sssai che tornerà indietro.
- Finché si comporterà in quel modo idiota e strafottente, per forza tornerà indietro! E a calci nel posteriore! - rispose Hans, facendo spallucce. Allargò le ali tagliate, sbattendole nella finzione di spiccare il volo. - E' come se io mi imponessi di battere Skipper volando! Insomma, siamo seri. Dovrebbe mettere la testa a posto.
- Ma non lo farà! - esclamò il primo. - Lui è "troppo sssuperiore".
Ripresero a ridere, come se avessero appena sentito una bella barzelletta; e in un certo senso, la consideravano tale.
- Giuro. -. Hans sollevò un'ala, appoggiando l'altra al petto. - Se ce la fa, mi faccio spennare.
- Un po' rissschioso come giuramento. - commentò Savio al suo lato.
- Aggiungiamo che mi spenni tu?
- Ooh, la cosssa mi piace sssempre di più. Quasi ssspero che non torni più ora.
Il pulcinella di mare gli rivolse un'occhiata dubbiosa. - Ehi, la gente potrebbe fraintendere. - mormorò.
- Non era mia intenzione.
Hans si sedette. Lo sguardo dei due andò al cielo, e rimasero a guardarlo in silenzio per qualche minuto. Il discorso sembrava essere concluso; quando Hans ritornò sulla questione con un: - Secondo te quanto ci metterà?
Tornarono a guardarsi.
- Ad esssere ributtato qui?
- Sì.
- Una sssettimana, giorno più giorno meno.
- Woah, sei così generoso?
- Perché, tu quanto gli dai?
- Dopodomani. -. Hans sorrise, sicuro di sé. - Dopodomani è già qui.
- Ora sssei tu quello che non ha fiducia in lui! - rise Savio.
- Pff, forse non m'importa nemmeno.
Il pulcinella di mare si abbassò ancora di più, finendo con lo sdraiarsi sul suo piedistallo. Portò le ali dietro la testa, e sorridendo beato continuò: - Non hai mai pensato a cosa potrebbe star dicendo in questo momento?
Il boa sghignazzò. - Perché proprio in quesssto momento? - domandò.
- Ho sentito che quando parlano di te ti fischiano le orecchie. E lui le ha belle grosse.
- ... grosssse?
- Suvvia, più grosse delle mie e delle tue! -. Hans si prese un momento per ridacchiare, per poi aggiungere: - Te lo immagini? "Accidenti accidentaccio! Ora che mi sto mettendo la corona, proprio ora, mi fischiano le orecchie! Che cosa fastidiosa! Sta rovinando la mia gloriosa incoronazione! Non è bella come l'avevo prevista! Vai via, fischio! Via, via! Obbedisci al tuo sovrano!"
Savio scoppiò a ridere già alle prime parole dell'imitazione, mentre Hans di fronte a lui muoveva le ali per aria, imitando i gesti così teatrali di Clemson. E imperterrito continuava, tirandosi nuovamente a sedere: - "Eh? Cosa sento? Risate? Alla mia incoronazione! Da dove vengono? Da destra? Da sinistra? Oh... lo so di chi sono! Sono quei due stolti ad Hoboken! Ridono talmente forte che li sento fino a qui! Ah, ma appena avrò la corona sulla mia testa, li farò piegare al mio volere! Perché io sono Clemson, e voglio governare tutto il mondo! Perché c'è chi può e chi non può, e io può!"
- T-ti prego, Hans, basssta, mi ssstai uccidendo! - rantolò Savio, arrotolandosi su sé stesso nelle risate. Anche Hans, dopo quell'imitazione così seria, si sciolse nelle risa, e quasi cadde dal suo basamento mentre vi si rotolava.
- Oh, cielo! - esclamò, dopo essersi ripreso quel tanto che bastava per parlare. - ... quanto lo odio.
- Quanto lo odiano tutti! - disse il boa, ancora ridendosela. Lanciò uno sguardo d'intesa a Hans, e poi aggiunse: - ... ti prego, quando torna qui, fallo di fronte a lui.
- Sì, così mi uccide. - rise egli.
- No, dai, te lo tengo fermo.
- Sì, ma quando lo lasci lui aspetta che vado a dormire e mi uccide.
- Pff. -. Savio allungò il corpo, e appoggiò la testa vicino al basamento di Hans. - Toglie tutto il divertimento, che noia.
Hans annuì, e ritornò a pancia in su, le ali dietro la testa.
- Però seriamente. - sussurrò infine. - Sono sicuro che ci sta sclerando dietro in questo momento.
Savio si limitò a sorridere, lasciando cadere l'argomento.
Ma nessuno dei due pensava che, a miglia e miglia di distanza, allo zoo di Central Park, Clemson stesse effettivamente sclerando, mentre si torturava le orecchie per cercare di far passare quel fastidioso fischio che lo stava tirando scemo.



 
Salve salve~! JpegFluffy nelle note d'autore!
Spero che questo capitolo extra vi sia piaciuto! Grazie per averlo letto! <3
Come detto prima, doveva essere molto più breve, ma mi sono fatta prendere troppo dai discorsi di questi due adorabili cattivi. XD Spero che vi abbia fatto ridere
come ha fatto ridere me mentre lo correggevo! :D
Dal prossimo capitolo, ahinoi, si tornerà "con i piedi per terra", nello zoo di Central Park, nel piano malefico di Clemson che è appena cominciato...
Grazie ancora per aver letto e spero che continuerete a seguire la mia storia! <3 A presto~!
   
 
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