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Autore: AleJen    21/10/2013    1 recensioni
Jennie è appassionata della materia dei suoi studi, studi danteschi, e si trasferisce a New York per essere seguita da un professore di fama internazionale. Ma lei è timida, e decisamente riservata a causa della situazione familiare che le grava sulle spalle. La presenza di David inoltre, professore decisamente bello ma scontroso e rigido, sembra non far altro che peggiorare la sua situazione... Anche se sarà proprio David a salvarla dal suo passato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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David si era appena seduto su uno sgabello davanti al bancone di un chiosco sulla spiaggia di Caorle. I capelli scuri e mossi ancora gocciolavano d’acqua, e si sentiva osservato.
<< Una mezza naturale, per favore >>.
Il barista gli porse la bottiglietta d’acqua fredda, e una mora tutte curve e bikini microscopico si sedette sullo sgabello al suo fianco. La guardò di sfuggita, era già lì per provarci ma lui non ne aveva voglia. La terza in due giorni. Quella della sera prima poi, da non parlarne! Appena arrivata dalla Germania, non poteva andarsene a dormire? Bah…
<< Grazie >>, rispose al barista dopo aver pagato, prese la bottiglietta e si alzò.
Diversi metri più avanti, Jennie stava avanzando sulla sabbia insieme a un’amica, Angelika, dirette ai loro ombrelloni.
<< Guarda quel tipo laggiù, Jennie!! Non è semplicemente stupendo? >>.
Jennie si voltò verso il punto indicato da Angelika, cioè il bar, dove un giovane uomo solitario alto almeno un metro e novanta stava ordinando qualcosa. Forse venticinquenne, abbronzato, troppo palestrato per lei, capelli castano scuro, mossi e umidi, portava un paio di boxer blu scuro. Lei corrugò la fronte.
<< Indubbiamente bello, ma è troppo >>, concluse Jennie andando ad aprire l’ombrellone e il proprio sdraio.
<< Troppo cosa? >>.
<< Troppo…tutto! Sembra un modello, sempre che non lo sia >>. Angelika ripeté i movimenti di Jennie con il proprio sdraio, riflettendo.
<< Sicuramente non è simpatico >>. Jennie sollevò un sopracciglio.
<< Come fai a dirlo? >>.
<< L’ho incontrato al bar dell’hotel, ieri sera. Troppo scontroso >>. Ora si ritrovò a spalancare gli occhi.
<< Ci hai provato? >>.
<< Sì, ma alla fine non ne valeva la pena, lui sembrava facesse finta di non capire e parlava solo italiano. Peccato, era bello >>. Jennie si voltò verso di lui, che ora si era alzato dallo sgabello e la stava osservando. Arrossì, ma fu trascinata via da Angelika.
<< Beh, non è l’unico pesce nell’oceano, ti pare? >>, le disse Jennie sorridendole.
<< Hai ragione. Allora io inizio a farmi un bagno >>. Lei annuì, guardando Angelika allontanarsi verso l’acqua. Aveva l’abitudine di farsi immediatamente un bagno, non appena arrivata in spiaggia.
Nel frattempo, David aveva osservato la ragazza bionda da lontano. Era in compagnia della tipa che ci aveva provato la sera precedente al bar dell’albergo. E lei? L’ha lasciata lì da sola per scendere al bar e rompere a me?! Le seguì entrambe con lo sguardo e poi, non appena quella se ne andò, si diresse al proprio ombrellone.
Jennie si prese tutta la tranquillità per mettersi a suo agio. Aprì il telo mare decorato a fiori hawaiani e lo distese sullo sdraio, poi si sfilò il prendisole e ripescò il libro dalla borsa rosa evidenziatore. Forse un libro sulla vita di Dante Alighieri non era proprio una di quelle che si definiscono “letture da spiaggia”, ma tanto valeva tirarsi avanti per l’imminente primo anno di università. Si distese e iniziò a leggere.
<< Scusami >>.
Jennie abbassò il libro, la voce maschile sembrava avercela con lei. Sul lettino di fianco al suo, quello che poco prima era occupato solo da un asciugamano azzurro, sedeva il (bel) tipo che era al bar poco prima e la stava osservando.
<< Sono tue queste? Le ho trovate qui per terra, e… >>, proseguì in italiano, probabilmente credeva che lei fosse di lì. Jennie allargò gli occhi nel riconoscere le chiavi della camera.
<< Mein Gott! Sì, sono le mie. Grazie >>, rispose nella stessa lingua – eccetto l’esclamazione - , allungando poi la mano per afferrarle. Il giovane uomo le sorrise dolcemente, cancellando ogni forma di commento che poco prima aveva fatto su di lui. Scontroso? Ma dove? Jennie osservò accuratamente i tratti del suo viso, armonicamente perfetti. Gli zigomi leggermente pronunciati, un filo di barba sul viso e tutti quei tratti che gli conferivano una bellezza virile degna di pochi. Ma soprattutto, notò l’azzurro glaciale e profondo dei suoi occhi che non l’avevano lasciata per un secondo.
<< Quindi anche tu sei all’Hotel Continental… non ti avevo ancora vista >>.
Jennie si mise a sedere e lo guardò scostarsi un ciuffetto ribelle dalla fronte, ma cercò di non perdersi né di distrarsi alla vista.
<< Sono qui solo da ieri, infatti >>. Lui sorrise di nuovo. Un altro mezzo infarto.
<< Allora mi presento >>, e tese la mano. << Io sono David >>.
Jennie fu colta di sorpresa dal suo gesto, si rendeva conto che non era niente di che, ma la stupiva il fatto che si soffermasse proprio con lei, viste tutte le strafighe più fighe di lei che stavano in spiaggia. Gli strinse comunque la mano, anche se timidamente.
<< Jennie >>. Notò David allungare lo sguardo sul suo libro.
<< Letture interessanti? >>. Jennie abbozzò un sorriso, mettendo il segnalibro tra le pagine e chiudendo il volumetto per mostrargli la copertina.
<< Beh… molti la considererebbero noiosa, ma io la trovo interessante. È una biografia di… >>.
<< …Dante Alighieri >>, la interruppe David. Nei suoi profondi blu era apparsa una sorta di bagliore. << ”Biondo era e bello” di Mario Tobino. L’ho letta anch’io e l’ho trovata interessante, ha qualcosa di diverso rispetto alle solite biografie. Dove sei arrivata a leggere? >>. Lo stupore non lasciava Jennie, la quale continuava a domandarsi del perché fosse così interessato. Eppure non le dispiaceva, aveva modi totalmente diversi da quanto si fosse aspettata. Sempre che non fosse solo apparenza.
<< Al terzo capitolo, quando Dante scrive il… >>. Jennie riaprì il libro per cercare il termine che le mancava, non lo conosceva. L’avrebbe poi cercato sul dizionario. << …sirventese >>. David rise.
<< Sì, sulle sessanta donne più belle di Firenze. È stato un suo scritto giovanile, ma purtroppo non ci è pervenuto. Mi ha stupito che Beatrice fosse posta solo al nono posto… Anche se sicuramente lui non aveva la fama di quello che ha passato la vita rinchiuso a scrivere componimenti >>. Sulle labbra gli si disegnò un sorrisetto malizioso da “if you know what I mean”. Jennie aggrottò la fronte, poi ridacchiò.
<< Non me l’aspettavo, sinceramente. Non che sappia molto dell’argomento, purtroppo >>.
<< Del titolo del libro nemmeno? >>. Jennie scosse la testa.
<< “Biondo era e bello” è una citazione della Divina Commedia. Purgatorio, canto terzo, verso 107, è riferito a Manfredi di Hohenstaufen, re di Sicilia. Mai sentito? >>. Wow, bello e pure colto. Not bad!
<< Ricordo degli Hohenstaufen solo da storia. La mia insegnante di italiano non si è mai soffermata su Dante, a parte il minimo indispensabile. Diceva che “die Göttliche Komödie ist zu kompliziert”, perciò ha solo indicato le linee generali >>. David corrugò la fronte.
<< Aspetta, hai detto… Gottliche Komodie? >>. Jennie trattenne una risatina, non era assolutamente il caso di ridergli in faccia.
<< Göttliche Komödie. Sì, in tedesco la chiamiamo così >>. Lui rese conto dell’errore di pronuncia, e dopo che Jennie l’ebbe corretto si mordicchiò il labbro inferiore.
<< Scusami, non sono molto afferrato in questa lingua anche se mi piacerebbe impararla. Quindi tu sei tedesca? >>. Jennie rispose di sì con la testa.
<< Credevo fossi italiana, hai una bellissima pronuncia. Spero di non averti messa in difficoltà, scusami >>. Lei sorrise.
<< No, per nulla, non preoccuparti. Mi fa piacere parlare in italiano >>. Jennie osservò David sollevare lo sguardo e guardare oltre le sue spalle per un millisecondo, per poi tornare a lei.
<< Allora, ti va di fare un bagno? >>. Jennie credette di aver capito male. Oppure si sta capovolgendo la logica dell’universo. Valutò per un attimo la situazione, per giungere velocemente a una conclusione.
<< Volentieri >>, rispose con un leggero sorriso sulle labbra. Ripose il libro nella borsa, dalla quale afferrò invece una pinza con la quale raccolse i capelli. David non distolse gli occhi da lei nemmeno per un momento, osservandola come con delicatezza fermava i capelli con la pinza arancione, e solo quando Jennie fu pronta si alzò in piedi. Lei lasciò le infradito sotto allo sdraio, e seguì David. Si sentì un po’ troppo osservata. Beh, la maggior parte degli sguardi in prevalenza femminili erano ovviamente indirizzati a lui, sognanti nell’ammirare il suo metro e novanta e i muscoli scolpiti su tronco e petto, nonché le braccia notevoli. Gli stessi sguardi femminili si trasformavano poi in occhiate di disprezzo rivolte a lei, costringendola ad abbassare gli occhi sulla sabbia per non sentirsi a disagio.
<< Jennie? >>. Per poco non sobbalzò, sentire il proprio nome pronunciato dalla sua voce le fece un certo effetto. Sollevò lo sguardo su David, che ora le appariva preoccupato.
<< Va tutto bene? Mi sembri… triste >>.
<< Sì, va tutto bene. Erano solo pensieri >>. Il sorriso che le apparve spontaneamente sulle labbra sembrò rassicurarlo, e lo dimostrò sorridendo a sua volta.
<< Dai, vieni allora! >>. David corse sul bagnasciuga, per poi gettarsi nell’acqua. Jennie restò bloccata, estasiata dalla vista di cui aveva appena potuto godere. Era stata qualcosa di perfetto e difficile da descrivere.
Scosse la testa per ritornare alla realtà ed entrò in acqua, di una temperatura gradevolissima. Proseguì di qualche passo, finché l’acqua non le arrivò all’ombelico, e continuando a guardarsi intorno. Non riusciva più a vedere David. Gettò ancora un paio di occhiate, era impossibile non vederlo, era troppo alto per passare inosservato.
<< David? >>. Nessuna risposta. Ma qualcosa, o qualcuno, le sfiorò la schiena ancora asciutta. Le sfuggì un grido, che soffocò immediatamente portando le mani alla bocca. Si voltò, e vide David di fronte a lei che rideva. Altra visione simile a quella di poco prima. I suoi occhi, inoltre, erano di un colore tale da sembrare parte del mare e del cielo. Cercò di nascondere il suo breve momento di estasi per apparirgli più seria.
<< Non era divertente >>. Ma lui continuò a ridere.
<< Scusami Jennie, non credevo di spaventarti tanto >>.
<< Mmm, va bene, ti perdono per questa volta >>. Apparve di nuovo un sorrisetto sulle labbra di David.
<< Ciò mi fa intuire che ci sarà una prossima volta >>. Jennie arrossì.
<< Può darsi >>.
<< Io spero di sì >>. Jennie cercò di riprendersi, e lo scrutò attentamente.
<< Allora mi insegnerai qualcosa in più su Dante >>.
Sul viso di David ora si fece strada un’espressione dapprima piacevolmente stupita, che fece poi posto a una decisamente più raggiante. Jennie era convinta di vedere un certo bagliore nei suoi occhi.
<< Ma certamente. Potrei già farlo appena tornati in spiaggia, o oggi pomeriggio >>.
<< Oggi pomeriggio, dopo pranzo se ti va bene >>, e si fece una piccola nuotata.
 
<< Prima disprezzi, poi compri >>. David guardò la tipa che ci aveva provato con lui rivolgersi con tono sprezzante a Jennie, anche se non comprese le parole. Per la prima volta si pentì di non essersi iscritto al corso di tedesco al liceo, come avrebbe voluto sua mamma. Lei era tedesca, ma aveva scelto di non crescere un figlio bilingue. Aveva preferito che fosse stato lui a scegliere se imparare quella lingua e avvicinarsi a tale cultura, oppure no. Lui aveva scelto di lasciarsi affascinare dal mondo del Trecento italiano e di Dante, grazie ai racconti e agli insegnamenti del nonno paterno.
<< Mi devi qualche spiegazione >>, aveva proseguito mentre lui era andato a raccattare un asciugamano blu più piccolo dal borsone e si era seduto accanto a Jennie sul suo sdraio, iniziando ad asciugarsi i capelli spessi altrimenti ci avrebbero messo una vita.
<< Più tardi, ora direi che non è il momento >>, rispose Jennie in quella stessa lingua. A David quella cadenza di accento calcata dalla voce di Jennie suonò divinamente, facendolo pentire tre volte di non saper spiccicare mezza parola di tedesco. Potrei sempre farmi insegnare qualcosa da mia madre, non mi direbbe sicuramente di no! Si allungò per ripescare la sua bottiglietta d’acqua e bere un sorso, poi rivolse alla tipa un’occhiata gelida come il colore delle iridi. Non dovevi rivolgerti a Jennie con quei toni. Cos’è? Sei gelosa, stronzetta?
<< Ehm… David, lei è Angelika. Ma guarda che non sa l’italiano >>. Meglio così, pensò lui. Ma fece finta di niente, e sorrise apparentemente spensierato stringendole la mano che lei aveva teso. Già aveva notato una netta differenza tra le due. Jennie prima leggeva una biografia di Dante Alighieri, lei una rivista di gossip. Beata ignoranza.
 
Jennie si sedette su un divano della hall, appoggiando la borsa al suo fianco, e attese. Iniziava a pensare di aver fatto una gran cazzata a dar retta a quel tipo. Figuriamoci se si fosse presentato, già si domandava come avesse fatto a rivolgerle la parola. Inoltre, era troppo bello e lei non si sentiva all’altezza. Perciò, si domandò nuovamente perché stava lì ad aspettare quando fuori c’era un bel sole e poteva andare a farsi un giro. Udì qualcuno schiarirsi la voce, e alzò lo sguardo.
David si stagliava davanti a lei in tutta la sua bellezza. Portava un paio di jeans blu scuro risvoltati fino alla caviglia, e una t-shirt bianca con lo scollo a v che gli metteva in evidenza i muscoli. Stava divinamente. E comunque, com’è che questo riesce a rendere sexy anche una t-shirt bianca?!
<< Scusami, non volevo farti aspettare. È che prima ho… >>.
<< Sono appena arrivata anch’io >>, lo interruppe lei con un sorriso. << Non preoccuparti >>. Jennie gli notò di nuovo il ciuffetto ondulato che gli ricadeva sulla fronte, anche se il resto dei suoi capelli era ugualmente ribelle con qualche onda che andava per conto suo. E soprattutto, teneva la famosa Göttliche Komödie tra le mani.
David osservò Jennie con i suoi occhi azzurrissimi in tutti i dettagli. Un semplice vestitino azzurro fino alle ginocchia, infradito colorate hawaiane, i capelli biondi raccolti in una treccia che le ricadeva davanti alla spalla. La trovava stupenda.
Si sedettero a un tavolino nella veranda del bar dell’albergo, affacciata sulla spiaggia. Jennie osservò incuriosita il volumetto stracarico di fogli, foglietti e post-it, poi prese il suo blocchetto di fogli che teneva sempre in borsa per ogni evenienza. Lui sembrava impaziente.
<< Allora, da dove partiamo? >>.
<< Ehm… Dall’inizio? >>. Jennie si mordicchiò il labbro alla reazione di David, il quale aveva sollevato le sopracciglia stupito.
<< Dall’inizio inizio? Cioè, dall’inizio della Divina Commedia intendi, no? >>. Jennie annuì, arrossendo.
<< Sì, beh… ho un po’ di incertezze, l’avevamo fatta veramente male… Se non è un problema >>. David sorrise dolcemente, e scosse la testa.
<< No che non lo è, anzi. Era solo per sapere cosa spiegarti >>. Aprì il volume e ne sfogliò le prime pagine, fino a una riempita da un solo disegno. << Se c’è qualcosa che non capisci fermami, anche se… beh, oltre all’italiano potrei spiegartelo in inglese. Al massimo in francese, ma sarebbe già più problematico >>. Jennie rise alla sua smorfia.
<< Cercherò di farmi bastare l’italiano, sono più preparata in materia rispetto all’inglese >>. Lui annuì, e iniziò a spiegare.
<< Innanzitutto, la Divina Commedia ha una struttura simmetrica. È composta da tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, con trentatré canti ciascuna. Questa è la struttura dell’Inferno >>, le disse indicandole la pagina su cui era aperto il libro. David si spostò con la sedia, avvicinandosi di più a Jennie così che potesse tenere il libro in mezzo e vedere entrambi. << In pratica è una voragine creata dalla caduta di Lucifero, che si trova qui in fondo. Inoltre, Dante nel suo viaggio viene accompagnato da tre guide diverse. All’Inferno e sul Purgatorio è accompagnato da Virgilio, mentre in Paradiso viene accompagnato dapprima da Beatrice, poi da San Bernardo >>. Jennie corrugò la fronte.
<< Credevo che Beatrice lo accompagnasse attraverso tutto il Paradiso >>.
<< No. Beatrice arriva solo fino alla Candida Rosa, dove lei risiede assieme agli altri beati. Da lì alla fine è San Bernardo a condurlo attraverso l’ultimo tratto, dove si trovano le figure più alte, compreso Dio >>.
<< Ma perché Virgilio si trova all’Inferno? >>. David sorrise.
<< Non è propriamente all’Inferno. Si trova in una zona prima dell’Inferno, chiamata “Limbo”, dove si trovano i pagani vissuti prima dell’avvento del Cristianesimo. Loro solo nel giorno del giudizio potranno salire da quel luogo. Per questo non ha potuto proseguire oltre al Paradiso Terrestre, posto in cima al monte del Purgatorio. Per il motivo opposto, invece, Beatrice non ha potuto accompagnare Dante lungo tutto il viaggio poiché, essendo un’anima beata del Paradiso, era confinata entro quei limiti e ovviamente non poteva scendere tra i dannati… >>.
 
David lasciò spalancata la porta finestra del balcone della propria camera, e un’ondata di aria fresca ma carica di umidità riempì la camera insieme al suono delle onde. Appoggiò la propria chitarra sul letto, nel caso non avesse trovato nulla di interessante da fare avrebbe strimpellato qualche nota o qualche canzone prima di andarsene a dormire. Anche se in realtà avrebbe preferito incontrare Jennie e restare con lei, ma non ci sperava troppo. Spense le luci e uscì dalla camera.
Non appena scese l’ultimo gradino delle scale, subito si diresse alla veranda antistante l’entrata. D’istinto si voltò verso il tavolo che aveva occupato con Jennie nel pomeriggio per vedere chi li aveva sostituiti. Una figura dalla chioma bionda sedeva al posto di Jennie. Fermi tutti. Quella è Jennie. Perché è lì da sola!? Un moto di rabbia lo pervase.
<>. Non appena l’ebbe raggiunta le poggiò una mano sulla spalla, e lei sobbalzò. Nel voltarsi, i suoi occhi nocciola mostrarono sorpresa e un certo spavento per quell’intrusione che non si era aspettata. Gli occhi blu di David, invece, mostravano tutt’altro che serenità fino a quando un forzato sorriso di lei riuscì a fargli allentare la tensione.
<< Ehm… Ciao >>. Lui aggrottò la fronte.
<< Perché sei qui da sola? E la tua amica che fine ha fatto? >>. Jennie distolse lo sguardo, tornando a guardare il mare nero. Lui si sedette sulla sedia al suo fianco, fissandola finché non ottenne una risposta.
<< È andata a una festa >>. David strinse un pugno, irrigidendo i muscoli del braccio e mettendo i tendini in rilievo.
<< Maledetta stronza! >>, tuonò, facendo voltare gli ospiti dell’albergo seduti ai tavoli lì vicino. Non li considerò, ma cercò di imporsi un po’ di contegno. Il rossore sulle guance di Jennie gli fece intuire che la stava mettendo in imbarazzo, oltre al fatto che lei non distoglieva gli occhi dalla superficie del tavolo. Calmati, David.
<< Scusami, Jennie. Posso tenerti compagnia, allora? >>. Le iridi di quel blu profondo frugarono negli occhioni nocciola di Jennie, ora spenti, cercando un qualche sguardo amichevole.
<< Non vorrei occuparti la serata >>. Si mordicchiò di nuovo il labbro. Ma David portò una mano al suo viso, liberandole il labbro dai denti con il pollice. Lei avvampò, ma lui le sorrise per cercare di rassicurarla e soprattutto di reprimere una voglia improvvisa di baciarla lì. In realtà, non era la prima volta che gli si presentava… l’aveva desiderato da quando l’aveva vista arrivare in spiaggia, quella mattina.
<< Non farlo più, ti fai solo del male così. Comunque sì, mi occuperesti la serata, ma per fare compagnia anche a me. Anche io sono da solo >>. Jennie osservò a fondo il viso di David, ora nettamente più sereno… e soprattutto, non allontanava la mano che le sfiorava appena la guancia. Poi abbassò lo sguardo.
<< Ne sei sicuro? >>.
<< Ma certo, Jennie. Mi farebbe piacere trascorrere almeno parte della serata insieme a te… >>. Improvvisamente, la voce di David barcollò. << Se… lo vuoi anche tu, ovviamente. Altrimenti ti lascio tranquilla, non vorrei disturbarti >>. Jennie restò immersa nel silenzio, persa nei pensieri. Non rispondeva, manteneva solo lo sguardo basso. David ritrasse quindi la mano, aspettando pazientemente che gli dicesse qualcosa. Ma dopotutto, la pazienza non era propriamente il suo forte, e quando la notò stringersi nelle spalle fece per intervenire. Anche se Jennie lo precedette, annuendo.
<< Non mi disturbi per nulla, resto volentieri >>. Abbozzò un sorriso decisamente limitato, che David ricambiò ampiamente. Jennie non era riuscita a resistere al suo sorriso, e finì per aprirsi di più.
<< Ti andrebbe una passeggiata? >>. Lei storse le labbra.
<< Mmm, veramente mi sarebbe piaciuto restare qui. Sono un po’ stanca >>.
<< Allora saliamo in camera mia. Potremmo fare due chiacchiere >>.
 
Quando Jennie aprì la porta della camera di David, lui non c’era. La lasciò chiudere alle sue spalle, e proseguì. Nella stanza era accesa solamente una lampada, e la porta finestra era spalancata.
<< Jennie, sono qui >>. La sua voce proveniva dal balcone, perciò andò in quella direzione.
L’aria era gradevole, da lì si sentivano le onde come se fossero ancora più vicine. David era appoggiato al muro del parapetto e guardava davanti a sé. Allo stesso modo, Jennie poggiò i gomiti sul muro esattamente al suo fianco.
<< Ho notato la chitarra sul letto… Ti piace suonare? >>, abbozzò lei per rompere il ghiaccio. David annuì.
<< Sì, me la cavo bene. Con quella riesco a guadagnare abbastanza per coprire parte delle spese universitarie >>.
<< E cosa suoni in genere? >>.
<< Il più delle volte quelli del locale mi dicono che cosa vogliono che suoni la sera. Però i miei preferiti restano i Kiss… Quelli di I was made for lovin’ you, hai presente? >>. Jennie annuì.
<< Sì, ho presente. Non ti facevo un rockettaro, seriamente >>. David scoppiò a ridere.
<< Ah, no? Interessante… Perché, che cosa credevi che ascoltassi? >>.
<< Ma, non saprei… A prima vista credevo fossi un tipo più da musica commerciale >>. Lui la guardò come se avesse visto un fantasma, poi scosse vigorosamente la testa.
<< Sono solo apparenze >>.
  
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