Granelli di sabbia
Hogwarts, 1975
Remus aveva sottovalutato i suoi amici. Li aveva sottovalutati
perché non li conosceva ancora così
bene; più il là si rese conto che James e Sirius erano talmente testardi e
sfrontati che sarebbero riusciti in qualsiasi cosa, anche solo per il gusto di
sbattere in faccia il loro trionfo ai miscredenti.
E Remus era uno dei miscredenti, o, almeno, lo era stato. Aveva perso il conto
delle volte che aveva cercato di dissuaderli dalla follia assoluta, ossia dal diventare Animagi; è pericoloso, gli diceva, potrebbe
andare tutto storto, e a quel punto nemmeno al S. Mungo vi vorranno. Mesi e
mesi a correre dietro a quei due scavezzacollo borbottando come una vecchia
comare isterica, e Remus, alla fine, aveva ottenuto soltanto scimmiottamenti e
prese per il culo. Quindi, siccome un minimo di amor proprio ancora lo
possedeva, aveva finito per mandare tutti a quel paese, urlando che non sarebbe
stato lui a raccogliere i loro pezzettini sparsi per la Foresta Proibita.
Ma si era dovuto ricredere, e questo perché, a quasi tre anni da
quella sera d’inverno, c’erano quasi vicini. Certo, non era stato tutto rose e
fiori; i tentativi avevano spesso portato a risultati bizzarri, tra i quali
quello più divertente era stato la lunga coda pelosa ― e scodinzolante
― che Sirius si era visto spuntare dal posteriore. Tuttavia mancava poco.
L’ultima volta James era riuscito a tenersi trasformato per più di dieci
secondi, prima di ritornare normale. Remus non era più né preoccupato né
isterico; ormai ci credeva anche lui. Se lo sarebbe sempre ricordato; l’aria in
quei giorni era elettrica, carica di attesa e di occhiate che solo loro potevano
decifrare.
***
« Va bene, ci provo ancora » disse Sirius senza pazienza, la
bacchetta tenuta stretta da così tanto tempo che la mano gli faceva male. « Che palle. »
« Forse sarebbe meglio rimandare » tentò Peter sbadigliando
vistosamente.
« Vi ho detto che ce la faccio! » sbraitò l’altro.
« L’hai detto anche quindici tentativi fa… »
Remus, seduto su un ceppo da così a lungo da non sentire più le
natiche, sopirò. Era buio e si trovavano nella Foresta Proibita, ancora. Quella
settimana avevano provato ogni santa notte, e Remus avrebbe ucciso per un po’
di sonno. Si voleva lamentare ma non si sentiva in diritto di farlo; in fondo
erano tutti lì per lui.
« Forse Peter ha ragione— »
« Zitto Remus! » sbottò Sirius. « Ci sono quasi! Lo so! »
Remus sopirò di nuovo. Quella notte aveva visto Sirius prendere
le sembianze di un grosso cane nero per qualche istante, dopodiché un tentativo
dopo l’altro andati a vuoto. James ormai riusciva a trasformarsi in cervo senza
problemi, e questo non faceva che accrescere l’impazienza di Sirius.
« Prova a ruotare di più la bacchetta… » gli suggerì James, che,
gambe conserte sul terreno e braccia all’indietro a mo’ di sostegno, assisteva
alla scena con aria annoiata.
« Prova a ruotare di più
la bacchetta! » lo scimmiottò
l’altro, irato. « Smettila di fare la maestrina! »
« Vaffanculo Sirius, sto solo cercando di aiutarti! »
« Be’, ti riesce proprio male! E vacci tu a fanculo! »
« Bambini! » iniziò
Remus alzando gli occhi al cielo, « Fate
i bravi! »
I due si guardarono in cagnesco per un po’, poi James sbuffò e
Sirius tornò imbronciato ai suoi tentativi. Andavano d’accordo la maggior parte
del tempo, ma a volte i loro caratteri forti finivano inevitabilmente per
scontrarsi. Paroloni, magari qualche pugno, e poi tutto tornava alla normalità;
i musi lunghi duravano poco. E in tutto questo Remus a volte si sentiva come
una balia, e non è affatto piacevole sentirsi come una balia quando hai
quindici anni e sei un ragazzo. Ma
toccava a lui calmare gli animi, rimproverare, dare consigli. Era ciò che ci si
aspettava da lui e ciò che gli riusciva meglio. Il loro era un gruppo
equilibrato, in fondo.
« Senti, Sirius, » tentò di nuovo Remus, « siamo tutti stanchi—
»
Qualcosa fece puff;
all’improvviso davanti agli occhi assonnati di Remus c’era un grosso cane nero.
Remus sbatté le palpebre con violenza: davanti
ai suoi occhi assonnati c’era un grosso cane nero?!
« Sia ringraziato il cielo. »
« Padfoot! » esclamò
James con entusiasmo, « Ce l’hai fatta! »
Il cane abbaiò e si lanciò su James, leccandolo dappertutto e
scodinzolando.
« Che schifo..! » disse James, ma rideva; il piccolo battibecco
era già un ricordo lontano.
Dopo aver leccato per bene James, Padfoot si lanciò su Remus
― « Sirius, dai..! Mi stai
leccando in maniera indecente! »
― e, infine, su Peter. Era su di giri. Era persino buffo.
Sirius era stato scontato rispetto a James; un cane. I cani sono fedeli, giocherelloni, dispettosi e affettuosi
allo stesso tempo. Mordono se provocati. Ma James? Remus non si sarebbe
aspettato un cervo da lui. I cervi gli davano l’idea di creature regali e
composte, e James non era affatto un tipo composto…
In ogni caso, Remus era felice. Ce l’avevano fatta. Non sarebbe più rimasto solo nelle notti di
luna piena.
« Bene, bene, bene » disse allegro Sirius una volta tornato
umano. « Wow, fantastico! »
« Te lo dicevo! » intervenne James.
« È… È incredibile! I
sensi! È tutto diverso! Gli odori!
» continuò Sirius eccitato. « Ah, Peter… Meglio non metterla più quell’acqua di
colonia... »
« A proposito di Peter! » disse James con un sorrisetto, « Ora
tocca a te! »
Remus aveva temuto questo momento. Peter. Trasfigurazione.
Dolori.
La prima volta che il vecchio Pete aveva provato a trasfigurarsi
era rimasto svenuto per ore. Alla fine
si era deliberato che prima ci avrebbero provato Sirius e James, poi, una volta
capito il meccanismo, i due avrebbero aiutato il loro piccolo amico. Nessuno di
loro aveva idea dell’animale in cui si sarebbe trasformato, quindi Peter era
l’unico a non essere ancora stato battezzato
con un soprannome. A Remus era stato affibbiato lo pseudonimo di Moony; francamente all’inizio non gli
piaceva granché, gli ricordava costantemente il suo piccolo difettuccio, ma James e Sirius avevano cominciato a
chiamarlo così da subito, non appena avevano scoperto il suo segreto, e Remus
aveva finito per abituarcisi.
Peter deglutì. Neanche lui sembrava tanto convinto.
« Coraggio, Pete » iniziò Sirius, « è un gioco da ragazzi— »
« Hai una bella faccia tosta, lo sai?! »
« Va’ a quel paese, Prongs. »
Note:
Capitolo ripescato per caso e pubblicato per sfizio ;).
Claire