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Autore: escidallamiatesta    24/10/2013    1 recensioni
Può l'amore cambiare il carattere di una persona? Può migliorare la vita? Può aiutare a tirare fuori il coraggio e sistemare una situazione drammatica?! Leggendo questa storia lo scoprirete e scoprirete anche come questo sentimento arrivi improvvisamente, rubandoti il cuore e facendoti provare
delle emozioni stupende.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Il giorno seguente Valentina andò a scuola come sempre, dimenticando quello che le era successo. Al pomeriggio aveva incontrato i suoi amici i quali, stupiti di non averla vista il giorno prima, le avevano iniziato a porre un sacco di domande. Valentina, come al solito, aveva inventato la scusa che sua zia Carmela era arrivata da Roma e si era fermata per due giorni nei dintorni. Le sue bugie funzionavano sempre, ormai si era abituata a dirne in grandi quantità, non solo per coprire la triste realtà familiare che affrontava, ma anche perché voleva apparire agli occhi degli altri come una persona tutt’altro che triste e sensibile. I quattro si erano recati al parco lì vicino, dove uscivano tutte le signorine e i giovanotti di quel paese. Quando passarono, improvvisamente, tutti i gruppi di ragazzi si erano girati di colpo a fissarli. Alla vista della loro gang, infatti, non mancavano di certo le critiche e i pregiudizi della gente che, sapendo che erano dei ragazzi vivaci e particolari, aumentavano ancora di più le dicerie su questi ultimi ed esageravano diffangando la loro reputazione con un leggero spirito di cattiveria. Tra le persone presenti ai giardinetti vi erano pure i due fidanzatini: Sabrina Castelli ed Edoardo Loddo. Visto il fatto che era accaduto tra Edoardo e Cristian in passato, Cristian, anche se sapeva perfettamente che sia Sabrina che il ragazzo lo stavano osservando e scrutando dalla testa ai piedi, non si era girato minimamente e questa volta non aveva reagito ai loro sguardi: non aveva retto il loro gioco per non passare altre catastrofi con gli sbirri. Adriano, perciò, propose di sedersi nelle panchine accanto al bar per non destare conflitti o rivalità e allontanare il più possibile l’amico da Edoardo, in modo che non potesse scoppiare qualche altra lite fra i due. Eppure sembrava che il suo nemico avesse voglia di fare a botte quel giorno. Era passato ben tre volte affianco a Roberto e Sabrina, benché tenesse la mano del fidanzato, guardava insistentemente Cristian negli occhi lanciandogli frecciatine che, in realtà, erano provocazioni. Cristian non voleva fare niente, ma quando lei gli fece l’occhiolino la guardò stranamente e poi le sorrise. Alla vista del sorriso di Cristian a Sabrina, Edoardo aveva iniziato ad infuriarsi. Era diventato tutto rosso, aveva lasciato prepotentemente la mano di Sabrina e si era avvicinato alla faccia di Cristian, lo aveva preso per la maglietta tirandolo con potenza. Gli aveva dato già due sberle ed un pugno in pancia però l’amico di Valentina, che non aveva nessuna voglia di litigare, non aveva alzato le mani e si era giustificato in tutti i modi possibili e alla fine, per difendersi, si era inventato che amava Valentina e che anche lei provava gli stessi sentimenti amorosi per lui. Allora Edoardo lo aveva lasciato lentamente e aveva chiesto a Valentina se ciò che stava dicendo e insinuando l’amico fosse vero. Ovviamente la ragazza, nonostante mentisse, aveva confermato perché non voleva vedere Cristian massacrato di colpi. Eppure Edoardo non ci aveva creduto e aveva spinto di botto Valentina, poi aveva dato tre pugni nel naso a Cristian facendogli uscire sangue e facendolo cadere a terra sofferente. Ma Cristian non aveva fatto in tempo a rialzarsi per controbattere e picchiarlo che Edoardo se n’era già andato via con la fidanzata. A Valentina suscitava un senso di dolore vedere quest’atto di bullismo perché, pur essendo abituata a vedere comportamenti di violenza, quella scena le aveva ricordato ciò che succedeva in casa sua quando il padre era ubriaco. Così le tornò la malinconia e, subito dopo rientrò a casa perché aveva avuto uno strano presentimento. Il suo intuito le diceva che qualcosa sarebbe andata storta, ma la speranza non è mai l’ultima a morire. A quell’ora rientrava sempre il padre e, siccome Valentina non ne poteva più di vedere la madre soffrire, decise di tornare a casa prima del previsto. Aveva pensato che se magari fosse rientrata a quell’ora, il padre, vedendo la figlia, non avrebbe sfiorato la donna. Valentina, mentre percorreva la strada per tornare nel suo appartamento, aveva pensato al fatto che Edoardo si era arrabbiato così tanto solo perché Cristian aveva sorriso a Sabrina. Non sapeva che innamorarsi di una persona portasse a compiere gesti del genere. Lei non si era mai innamorata ed interessata a nessun ragazzo in vita sua, non le era mai piaciuto nessuno e, del resto, pensava che a nessun maschio importasse di lei. In realtà non era così perché l’amico Adriano provava veramente qualcosa di intenso e reale per la ragazza dai capelli rossi naturali. Valentina si domandava inoltre se il padre avesse mai amato la madre. La risposta era ovvia: no, se ami una persona non riesci a farle del male in questa maniera. Se la ami vuoi che sia felice e non vuoi che senta dolore. Ma probabilmente il padre di Valentina non provava amore né per la moglie e né per la figlia, dal momento che non si era mai preoccupato dei traumi che aveva subito Valentina sin da bambina nel vedere le sue mani alzate verso l’esile corpo di colei che l’ha generata. Quando rientrò a casa il padre era seduto nel divano, barcollava e puzzava di alcool, aveva bevuto anche quella sera. Aveva acceso la tv, ma gli era caduto il telecomando che si era smontato e non funzionava più. Allora si era alzato e aveva iniziato a chiamare Valentina ordinando a lei di aggiustare l’aggeggio. Valentina cercava in tutti modi di riparare quello stupido oggetto, ma era inutile. Il padre, fuori di sé, urlava per la casa e le diceva di sbrigarsi, ma la ragazza non riusciva a sistemare la situazione. Allora costui aveva salito le scale di fretta ed era entrato velocemente nella stanza da letto, dove la madre di Valentina stirava le camicie. Aveva preso il ferro da stiro, l’aveva scaraventato a terra perché voleva che la moglie scendesse al piano di sotto a preparare la cena e a far rifunzionare il telecomando. Ma lei si era opposta: era stanca di essere maltrattata e quindi riprese il ferro da stiro e riniziò il suo lavoro. L’uomo, il quale non sopportava il fatto che la moglie si era ribellata e non era andata a cucinare, l’aveva sbattuta al muro e, malgrado la moglie cercasse di liberarsi mentre dai suoi occhi cadevano gocce d’acqua così grandi, la teneva stretta a sé. Iniziò a morderle il collo e a spogliarla con aggressività, però lei strillò immediatamente, utilizzando tutta la voce e il fiato possibile. Pertanto la figlia era accorsa in quella stanza e vedendo l’orribile momento che stava per accadere anche questa volta, aveva agito d’impulso dando da dietro un calcio al padre che nel frattempo era inciampato sul pavimento. Il fatto che Valentina avesse difeso la mamma, però, non l’aveva agevolata, anzi tutt’altro. Il padre se l’era presa con lei, di colpo le aveva lanciato il ferro da stiro bollente, ma fortunatamente Valentina era riuscita in parte a deviarlo dai punti più sensibili del corpo, come ad esempio dal viso. Le era rimasta una profonda bruciatura nel braccio sinistro il cui rossore faceva da contrasto con la sua carnagione chiara e con la sua pelle delicata. La profondità della bruciatura era paragonabile al vuoto che ora riempiva il suo cuore dopo quel male che il padre le aveva fatto e quella chiazza era il simbolo del suo stato d’animo. Doveva trovare un modo per nascondere quella ferita, così come doveva trovare il modo per nascondere ancora la sua sofferenza. Dopo quella devastante giornata si era chiusa a chiave in camera sua per cercare di addormentarsi subito, in modo da non ripensare ai suoi due ultimi giorni più brutti della sua vita. Eppure la sua testa continuava a pensare e non riusciva a dormire. Voleva dimenticare e basta, però non era facile neanche un po’. Era rimasta sveglia fino a tardi, sdraiata nel letto, con la faccia sotto il cuscino a piangere in silenzio. Poi si era addormentata per via delle molteplici lacrime scese che bagnavano la federa. Il mattino dopo Valentina non si voleva svegliare perché non voleva rivivere un altro giorno infernale, ma, dato che non voleva neanche restare in quella casa per altro tempo, si era preparata velocemente e aveva preso lo zaino. Era salita sul pullman, aveva indossato la solita maschera da ragazza forte e bulla e si era diretta nella sua classe. Il corso delle ore sembrava essere passato velocemente e persino la campanella sembrava essere suonata prima rispetto al resto dell’anno scolastico. In realtà era solo un’impressione di Valentina, la quale, alla fine delle lezioni, aveva preso il primo autobus e aveva pranzato. Successivamente era uscita e si era seduta negli scalini dell’anziana vicina, aveva fumato una sigaretta e si era ritrovata a parlare con una ragazza straniera sulla trentina d’anni. Egli era strana, era clandestina ed era emigrata dalla Romania a causa della povertà. Le sue gambe erano addirittura più fini di quelle di Valentina che tral’altro era molto magra come persona. Per guadagnarsi dei soldi per comprare il cibo, la ragazza straniera spiacciava droga e ne faceva anche uso. Valentina e questa ragazza avevano iniziato a parlare così tanto che si era già fatta sera e Valentina doveva incontrare Cristian ed Adriano. Roberto il giorno non poteva uscire perché doveva andare col padre in campagna a lavorare. Quando erano insieme Valentina aveva raccontato agli amici dell’incontro con la ragazza straniera. Aveva raccontato loro che le aveva detto che spacciava e che anche lei aveva fatto uso di stupefacenti, inizialmente per divertirsi e poi perché ne era diventata dipendente. Gli amici di Valentina avevano già provato quelle sostanze con loro compagni più grandi. Avevano quindi avuto già qualche esperienza, ma non ne erano dipendenti e non ne facevano uso spesso, gli era capitato circa 3-4 volte nella loro vita con la cocaina. Valentina non ne aveva mai fatto uso, ma aveva fatto qualche tiro di spinelli e canne. Quando Valentina aveva finito di raccontare la sua conoscenza con la donna, i suoi amici volevano conoscerla. Così Valentina aveva portato i due ragazzi nel posto in cui lei e quella donna avevano condiviso un paio d’ore in compagnia. Eppure in quel luogo non c’era nessuno, quindi decisero di andarsene. Ma proprio dopo qualche passo videro la ragazza straniera e allora iniziarono a parlarci. Alla fine era successo che i ragazzi avevano deciso di provare la droga quel giorno. Avevano voglia di divertirsi e la clandestina gli aveva convinti. Era iniziato tutto da quella sera, ma questo episodio continuò anche le sere dei giorni successivi. I ragazzi non erano ancora diventati dipendenti perché avevano cominciato a drogarsi da poco, più precisamente da una settimana. Valentina, in realtà, aveva iniziato ad assumere queste sostanze, non solo perché si fece influenzare dai suoi amici e dalla straniera, ma anche perché pensava che in quel modo potesse dimenticare la sua situazione familiare e divertirsi. Gli effetti, infatti, le permettevano di non pensare più a ciò che accadeva in casa, era come se la cocaina la facesse svagare e sentire meglio. Valentina, però, non doveva trovare rifugio in queste cose, doveva combattere. In questo modo si faceva solo del male, si distruggeva e stava andando veramente nella cattiva strada. Lei stessa si rendeva conto che doveva smettere perché, anche se questo fenomeno era avvenuto da poco tempo, poteva prolungarsi e subentrare la dipendenza. La ragazza non voleva rovinarsi la vita in questo modo, sapeva cosa sarebbe accaduto e sapeva perfettamente quali erano le conseguenze che potevano scaturire se avesse continuato. Il padre si ubriacava ed era proprio per questa ragione che la picchiava. Eppure Valentina iniziava a sentire il bisogno della droga quando era triste perché non voleva soffrire. Circa otto giorni dopo l’incontro con la clandestina Valentina si era sdraiata sul suo letto a riflettere. La rendeva veramente felice fare uso di stupefacenti? Si, la rendeva felice, ma solo in quel momento, solo nell’istante che non era in sé. Poi ritornava lo stato d’animo di prima, anzi il dolore aumentava al solo pensiero che essa si potesse ridurre in certe condizioni e avrebbe potuto fare del male a qualcun altro, proprio come il padre faceva del male a lei e alla madre dopo che beveva. Quindi, con questi intensi pensieri Valentina si era posta un limite, aveva deciso di dire no, di non toccare più quella roba che causava dei veri e propri danni al cervello. E proprio grazie a questi ragionamenti quella sera, quando era uscita, mentre i suoi amici sniffavano cocaina col naso, lei si rifiutò dicendo che non aveva più intenzione di farlo. Anche se i suoi amici erano titubanti, Valentina resistette, ma questo non significa che era diventata tutto d’un tratto una brava ragazza. Era rimasta la ragazzina prepotente e testarda di sempre che prendeva in giro i coetanei più deboli, che trattava male le persone che meno le stavano a cuore, che andava male a scuola e che ne combinava di tutti i colori.
  
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