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Autore: Fish_789    29/10/2013    5 recensioni
Santana era esausta. Aveva camminato per chilometri, concedendosi poche, accurate pause. Ma non c’era mai stato il tempo di riposarsi. Se si fosse fermata troppo a lungo in un luogo, il suo odore avrebbe attirato spiacevoli incontri: era sola, quasi disarmata e non aveva la più pallida idea di dove le sue gambe la stessero conducendo. Cambridge non è esattamente un posto adatto nel quale cercare rifugio, quando ci si trova in mezzo a un agglomerato di villette che si estendono per miglia e sei consapevole che uno di quei cosi, potrebbe assalirti da un momento all’altro. Uno zombie.
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Nuovo personaggio, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                   Capitolo 3
“Britt!”

Santana si voltò spaventata, sentì la stretta di Brittany venir meno e in un attimo la vide precipitarsi ad aiutare il ragazzo che aveva praticamente fatto irruzione nella casa. Si era appoggiato alla porta e sembrava stesse spingendo con tutte le sue forze, mentre questa veniva percossa da potenti scossoni. Brittany lo imitò, ma la forza che causava quelle spinte sembrava tanto violenta che entrambi si trovavano qualche centimetro indietro ogni volta che colpiva. Santana ingoiò a vuoto mentre si guardava freneticamente attorno alla ricerca di qualcosa che potesse essergli d’aiuto.

“Santana….” la voce di una Brittany alquanto affaticata la fece voltare “Sposta la credenza.”

Si girò verso il mobile addossato al muro. Faticosamente, ignorando le fitte di dolore che le attraversavano le gambe, iniziò a spingerlo con tutta la forza che aveva verso i due ragazzi.

“Sbrigati!”

“Ci sto provando ma è troppo pesante!”

Matthew osservava la scena dal corridoio, con fare preoccupato, spostando il peso da un piede all’altro e torturando nervosamente il joystick stretto tra le mani. Dall’esterno provenivano lamenti strascicati che aveva imparato ad attribuire alla parola “pericolo” e in caso di allarme sua sorella gli aveva insegnato una cosa; cerca aiuto.

“La finestra!”

Santana si lanciò verso l’apertura afferrando il piccolo televisore e scagliandolo contro la testa dell’essere che sbucava dalle travi spezzate. Il sangue schizzò a ridosso delle pareti e il buco formatosi permise ad altri cadaveri ambulanti di insinuare le loro braccia putrefatte verso la ragazza.

“Spostati!”

Una voce proveniente alle sue spalle le intimò di scansarsi e Santana indietreggiò appena in tempo ad evitare una raffica di proiettili che le sfiorarono il braccio. Le orecchie iniziarono a sibilare e la vista le vacillò per un momento, prima che un braccio la riportasse fermamente coi piedi per terra. In un attimo si ritrovò il viso sudato di un ragazzo riccioluto a pochi centimetri dal suo. Non capì molto di ciò che le disse, si concentrò maggiormente sull’espressione tesa che aveva e sulla stretta salda che esercitava sul suo gomito, stringendo fino quasi a far male. Udì poi il contatto con qualcosa di levigato e stranamente famigliare contro la mano, prima di abbassare gli occhi sulla mazza di suo fratello. Forse fu grazie a quello che riprese conoscenza di ciò che le accadeva attorno, ma quando rialzò lo sguardo l’estraneo non c’era più, un morto stava per entrare dalla finestra e l’aria esplodeva di suoni. Così alzò il braccio e lo colpì ripetutamente, ancora rintronata, senza curarsi del resto e andò avanti fino a che non fu sicura che dal varco non sarebbe potuto più entrare nessuno, perché gli aveva sterminati tutti. Solo allora si voltò.

Brittany giaceva inginocchiata vicino al corpo dell’uomo che probabilmente aveva causato l’attacco alla casa. La porta era sbarrata dalla credenza e dal divano e Matthew piangeva silenziosamente tra le braccia di…

“Blaine, corri a prendere dell’acqua ossigenata, garze e cerotti per favore.”

“Ok.”

Blaine si alzò lasciandole il bambino e sparì in corridoio, senza degnarla di uno sguardo.

“Tutto bene?”

Santana spostò l’attenzione a Brittany che carezzava la testa del fratello in modo quasi assente, passandogli le dita tra i ciuffi biondi scompigliati, mentre il piccolo affondava il viso contro il suo petto.

“Io…non mi sento molto… a posto.”

Barcollò scompostamente scontrandosi contro al muro, chiuse gli occhi con forza e aspettò che la testa smettesse di girare.

“Devi sdraiarti.”

Scivolò lungo la parete lasciandosi cadere a terra e poggiò distrattamente la mano su qualcosa di umido e molliccio. La ritrasse spaventata imponendosi di non guardare, perché probabilmente aveva schiacciato un pezzo di cervello o di qualche altro organo. Il pavimento vicino a lei ne era puntellato.

“Blaine occupati di Noah. Matt, che ne dici stenderti anche tu un po’?”

“Va bene” sussurrò ancora scosso sfregandosi gli occhi “però non voglio, n-on voglio dormire da solo. Ho paura.”

“Allora prendi una coperta e torna qui.”

“Ok.”

Matthew tirò su col naso e zompettò fino alla sua stanza. Brittany si alzò impugnando il fucile di Puck e affacciatasi dalla finestra freddò alcuni cadaveri ancora coscienziosi, uccidendo i pochi rimasti vivi. Attirati dal rumore, quelli rimasti chiusi fuori dalla porta comparirono da dietro l’angolo gemendo una lingua morta, coi volti spaccati, la pelle dilaniata e le braccia tese verso il loro pasto, inciampando, cadendo, trascinando i piedi o ciò di quanto più simile rimaneva. Le munizioni però erano finite.

“Merda. Blaine dammi la pistola, non ho più colpi!”

“Non ne ho neanche io.”

“No, no, no.”

Santana aprì gli occhi, ingoiò un conato di vomito e soffocando la nausea, si tiro su.

“Fatti da parte.”

Brittany si voltò.

“Non sei in grado di farlo…”

“Oh, si invece. Spostati.”

“Dammi la mazza, posso…”

“Io sto bene. Ora se permetti…”

Senza darle il tempo di replicare, le passò di fianco conficcando le schegge taglienti dell’arma ormai distrutta, nel cranio di un giovane ragazzo in boxer con una grezza penna conficcata nell’ avambraccio. Con un lamento ricadde senza vita all’indietro, piombando su altri corpi e facendoli crollare. Santana balzò fuori dall’edificio e si avventò sugli altri, cogliendoli nel momento in cui cercavano di rimettersi in piedi, mentre Brittany col fiato sospeso e il battito del cuore accelerato la osservava destreggiarsi tra le salme.

“Che succede?”

Si voltò scontrandosi contro l’esile figura del fratello, ancora segnato dal pianto e dalla paura: osservava disgustato i resti dei corpi sfracellati lungo la stanza.

“Niente Matthew, solo non guardare.”

Il bambino spinto dalla curiosità, allungò il collo cercando di superare la figura della sorella che tentava di coprirgli la visuale dello sterminio che si stava compiendo pochi metri addietro.

“Matthew vieni qui.”

Blaine lo richiamò facendolo voltare.

“Dammi una mano a disinfettare le ferite di Noah, Britt mi ha detto che ti ha insegnato come si fa.”

Il piccolo soppesò l’offerta.

“Va bene.”

Il ragazzo alzò il viso e le mandò un’occhiata eloquente.

Brittany si girò constatando che Santana aveva fatto piazza pulita di qualsiasi insidia. E si accorse anche che non stava affatto bene. Era ferma in piedi con gli occhi fissi nel vuoto e l’aria di una persona che sta per svenire. Oltrepassò il buco scavalcando i corpi senza vita che avevano colorato di un macabro rosso il giardino attorno l’abitazione costringendosi a respirare solamente con la bocca per non sentirsi male. Era strano come anche in quell’occasione non potesse non notare la bellezza di quella ragazza. Era la perfezione: i capelli arruffati, i vestiti stracci, logori e imbrattati e l’espressione intontita. Le poggiò una mano sul braccio.

“Come ti senti?”

Santana non si mosse.

“Non hai una bella cera.”

Ancora nulla.

“Santana?”

“Mi han…”

“Cosa?”

“Io…”

“Santana? Che è successo?”

“Brittany….”

“Si, sono qui.”

“Brittany…mi hanno morsa” mormorò sollevando il braccio sinistro e lasciando scivolare la mazza. La pelle sul polso era squarciata e sfregiata da un segno curvilineo irregolare.

“Non so come è successo, stavo colpendo uno di quei cosi e non me ne sono nemmeno accorta e…”

Il cuore di Brittany si fermò. Forse anche solo per una manciata di secondi, ma si fermò, ne fu sicura. Sentì un’ondata di timore, apprensione e affanno assalirla, mentre la sua mente cercava inutilmente di elaborare una soluzione. Inutilmente, perché quando vide Santana annaspare, ruotare improvvisamente gli occhi all’indietro, smettere di respirare e scivolare a terra, perse ogni facoltà mentale. La prese prima che potesse impattare col suolo, si precipitò in casa e adagiò il corpo al suolo, strappando dalle mani di Blaine una bottiglietta di disinfettante e svuotandola sulla ferita infetta della mora. Per cinque lunghissimi minuti non accadde nulla. Santana non si muoveva. Non respirava. Ma perlomeno la mutazione non sembrava in corso. Puck era seduto sul divano, fasciato e stanco e osservava gli occhi di Britt fissi in quelli chiusi dell’altra, con la testa di Matt adagiatagli sulle gambe e la mano poggiata sul suo piccolo e esile corpicino che si alzava e abbassava velocemente.

“Britt, devi allontanarti.”

“No.”

“Potrebbe svegliarti e assalirti.”

“Ho detto che non mi muoverò da qui e non lo farò.”

“Potrebbe diventare uno zombie!”

“Potresti avere un po’ di ritegno e ricordarti che senza di lei probabilmente a quest’ora saresti morto!”

Blaine allargò le braccia e finì di inchiodare l’ultima asse alla finestra.

“Va bene. Ma se si alza e prova a mangiarti” sbottò buttando il martello sopra la pila di vestiti ammucchiati contro un polveroso angolo della stanza “io la uccido” concluse afferrando l’ascia piantata nel palchetto.

********

Puck si sollevò dal materasso lentamente, mettendosi seduto e aspettando che la solita fitta alla testa gli attraversasse il cranio da parte a parte. Ma non arrivò. Aggrottò le sopracciglia tastandosi le tempie, ma incredibilmente non sembrava avere mal di testa. Rincuorato, si alzò e andò a sciacquarsi il viso in bagno, cercando di tenere le palpebre aperte. Aveva dormito male, assalito dagli incubi e dalle urla che provenivano dalla cucina. Brittany e Blaine avevano litigato, ne era sicuro. Avevano litigato per colpa sua e della sua stupida arroganza, anche se questa volta non c’entrava niente. Si era comportato bene, non aveva fatto lo stupido, ma evidentemente non era bastato. Si asciugò con l’asciugamano e dandosi un’occhiata allo specchio notò il taglio che gli percorreva la testa. Ci passò cautamente le dita sopra, sfiorandone le imperfezioni, la linea irregolare e i punti più profondi.

“Noah!”

Sbuffò.

“Che c’è?”

“Trascina il tuo culo qui, ora, dobbiamo parlare!”

Abbassò il capo scuotendolo leggermente poi, mettendo su l’espressione più ottimista che aveva, si diresse verso il patibolo. La prima cosa che notò era che Blaine era assolutamente nero di rabbia. Lo conosceva da tempo e sapeva che la posizione braccia incrociate, busto rigido, fronte aggrottata e sguardo basso, per lui volevano dire “potrei ucciderti a mani nude.”

“Come è successo?” chiese neutralmente Brittany.

“Io non ho fatto nulla di male, ve lo giuro. Stavo guidando e a un certo punto è sbucata un’orda da una viottola e cazzo, sembrava non mangiassero da mesi, erano decine, incazzati e scattanti, mi hanno seguito per un centinaio di metri prima di raggiungermi, poi hanno assalito la gip e io di conseguenza ho perso il controllo dell’auto.”

“E per quale mistico motivo non gli hai sentiti arrivare?”

“Perché non hanno fatto rumore. Un attimo prima era silenzioso e a un certo punto…è scoppiato l’inferno.”

“Non è possibile Puck, lo sai meglio di me che fanno un casino bestiale” commentò con voce stizzita Blaine “si lamentano e gemono e altre robe da film porno, perciò non mi venire a dire che non li hai sentiti perché non ti crederei.”

“Ma è la verità! E poi erano strani! Dopo che mi sono schiantato non mi hanno degnato di uno sguardo” replicò avvicinandosi al bancone e poggiandovi l’indice sopra come a rimarcare il concetto “non erano normali, mi hanno lasciato scappare per tutta la strada davanti ai loro occhi, finche sono arrivato a una decina di metri dalla casa, poi hanno preso a correre.”

“Perché l’avrebbero fatto?”

“Non chiedetelo a me, ma se non si fossero comportati cosi a quest’ora sarei morto e sepolto.”

“Quindi…il cibo è rimasto fuori. Col resto della roba. E siamo senza macchina, il che vuol dire che non possiamo più muoverci, ne raggiungere Boston, ne rifornirci” mormorò Brittany con voce stanca.

“Il che vuol dire che siamo fottuti” concluse Blaine.

“Si. Lo siamo.”

Per un paio di minuti regnò il totale silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

“Va bene. Puck non fartene una colpa, tu hai fatto del tuo meglio è inutile rimanere a piangersi addosso, così non risolviamo nulla. Abbiamo appurato che abbiamo scorte per circa due settimane. Poi si vedrà. Dovremo muoverci per forza e trovare rifugio possibilmente a est, li ci dovrebbero essere dei gruppi di resistenza.”

Noah si passò una mano sul viso.

“D’accordo” bofonchiò “ inizio a preparare la cena. Dov’è la tua amica?”

“Blaine l’ha voluta legare con delle corde in salotto, per essere sicuro che non faccia danni.”

“Veramente?”

“Io non voglio girare in casa sapendo che c’è uno zombie sotto il mio stesso tetto.”

“Ma non ha nemmeno mutato!”

“Ma questo non vuol dire che non lo possa fare in seguito, Britt” obbiettò passandosi una mano tra i riccioli folti.

“Io sinceramente ho assistito a molte trasformazioni e posso testimoniare che la mutazione avveniva in una manciata di secondi.”

“Sentito Blaine?”

“Ma allora perché non si sveglia?”

“Forse ha il sonno pesante.”

I due si voltarono contemporaneamente a fissarlo.

“Cosa? Che c’è?”

Brittany lo liquidò con un cenno.

“Magari sta succedendo qualcosa dentro il suo corpo. Io l’ho vista smettere di respirare quando è svenuta. Non ha preso aria per dei minuti.”

“Non lo so, è tutto un casino. Sentite, io mi stendo un po’, sono distrutto, chiamatemi per quando è pronto” annunciò staccandosi dal lavello.

“Va bene. Notte Blaine.”

Il ragazzo grugnì un saluto e sparì nella sua stanza.

“Io le vado a dare un’occhiata.”

“Ok, ma fa attenzione.”

Brittany uscì dalla cucina fermandosi sulla soglia della camera. Era completamente oscurata, se non per quei pochi punti rischiarati dalla luce proveniente dalle fessure tra le travi di legno.

“Santana? Sei sveglia?”

Udì un suono.

“Santana?”

Sentì distintamente bofonchiare.

“Sono Brittany, non so se ti ricordi qualcosa ma” mosse incerta dei passi rimproverandosi per non essersi munita di torcia “sei stata attaccata e…”

Battè contro un oggetto duro e soffocò un urlo. Strinse le mani a pugno e zoppicando si mise a cercare la lampada, che costituiva l’unica fonte di luce.

“Dove diavolo è?”

Improvvisamente una figura scura si stagliò in un angolo della stanza facendola sobbalzare. Indietreggiò spaventata inciampando all’indietro e cadendo. “Santana?” domandò insicura. La sagoma si immobilizzò per scagliarsi con uno scatto contro la ragazza, in un’andatura bizzarra e scoordinata. Brittany tastò il pavimento alla ricerca di qualcosa col quale potersi difendersi; le sue dita si chiusero attorno a un oggetto levigato, ma prima che fosse in grado di alzare il braccio e colpirla, questa le si era già lanciata contro, facendola cozzare violentemente contro il pavimento e sbattere la testa. Rotolò su se stessa per invertire le posizioni, ma l’aggressore sembrava non avere il controllo delle proprie azioni: si dimenava come se non avesse padronanza del proprio corpo. La schiacciò nuovamente al suolo facendo piegare in modo innaturale il suo braccio: Brittany liberò un urlo di dolore inarcando la schiena e prima che tutto si facesse indistinto e piombasse nel mondo dei sogni riuscì solo a scorgere due occhi neri come la pece, scintillare nell’oscurità.



Angolo del pesce.

Voilà, eccoci! Io l’avevo detto che si sarebbero movimentate le acque no? Perciò si, gli zombie hanno fatto il loro sporco lavoro, sono tutti stanchi e feriti e in più Santana…be avete letto no? Stanno per esaurire il cibo a loro disposizione quindi prepariamoci a colpi di scena. Grazie a tutti coloro che seguono la storia e commentano, ho postato un po’ tardino ma ho fatto il possibile;) alla prossima Fish
  
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