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Autore: Sunny    31/10/2004    21 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Beh, diciamoci la verità…questa shotty non era in programma, ma mi è entrata una pulce nell’orecchio dopo aver letto la recens

Beh, diciamoci la verità…questa shotty non era in programma, ma mi è entrata una pulce nell’orecchio dopo aver letto la recensione di Iceygaze…(e poi c’era questa canzone che è troppo bella, l’adoro!) …perciò stavolta mi sa proprio che la dedica spetta a lui! Ho alleviato un po’ la tua protesta, amico? Dai che ho dato un po’ di respiro a tutti i fan di Jack e Amelia… ^_- Bacissimi a tutti e grazie ancora per gli auguri! Buona lettura!

 

 

 

 

UNTIL I FIND YOU AGAIN

 

 

 

 

 

Lately I've been trying
To fill up my days since you're gone
The speed of love is blinding
And I didn't know how to hold on
My mind won't clear
I'm out of tears
My heart's got no room left inside

 

 

 

Per quanto impossibile potesse suonare, per la prima volta in tre anni stare nello stesso scompartimento dei suoi amici a Jack dava un fastidio enorme. Sembravano tutti così contenti e così allegri, se la ridevano anche per le cose più stupide, fondamentalmente emozionati all’idea che di lì a pochi giorni avrebbero festeggiato il Natale con tutti i regali che desideravano. Il treno pr Londra era stato precisissimo come al solito, e sfrecciava nel paesaggio imbiancato e terribilmente malinconico… e Jack non riusciva a staccare gli occhi da quel finestrino. Marsh lo aveva massacrato a Sparaschiocco, si era lasciato scappare almeno tre o quattro affaroni tra quelle diavolerie che comprava sottobanco Ben a Hogsmeade, che a giudicare dalle risate di Dan dovevano essere state trucchi fra i migliori… ma niente, a lui non andava.

 

Che voglia poteva avere di festeggiare il Natale se lei non ci sarebbe stata?

 

Non era più abituato a non averla per casa ogni istante del suo tempo libero… sarebbe stato tristissimo. Avrebbe passato un Natale da fare schifo, ma dopo tutto questa era la giusta punizione. O meglio, era un anticipo sulla giusta punizione. Forse non avrebbe mai pagato abbastanza per quello che le aveva fatto.

 

“Ehi, piattola, ti vuoi decidere a pescare la tua carta?! Mi sto ammuffendo!”

 

Lascialo stare, Marsh, è in fase larva…”

 

“Jack, pronto? Sei ancora con noi?”

 

La mano di Dan che andava su e giù davanti ai suoi occhi infastidì Jack, che sbattè le due carte che aveva in mano sul sediolino e guardò male i suoi compagni. “Non mi tirate le palle.”

 

E chi ci tiene.” Ridacchiò Marsh.

 

In risposta alle risatine dei suoi amici, Jack brontolò un paio di parolacce fra i denti e si voltò verso il finestrino, deciso ad ignorarli. Aveva ben altro per la mente.

 

 

 

 

“…i tuoi capelli mi fanno il solletico!”

 

“Non sono i capelli, te lo sto proprio facendo!”

 

E meno male che volevi dormire!”

 

Amelia rise col suo solito tono vispo, ma allo stesso tempo appena sussurrato per evitare che Ron e Hermione scoprissero che né lei né Jack stavano dormendo. Quando si infilavano nello stesso letto, le cose potevano andare solo in due modi: o si addormentavano come due sassi subito, o passavano gran parte della notte a ridere o a parlare…o anche a piangere, se ne sentivano il bisogno. Cioè… lei piangeva, lui non lo aveva mai fatto…non era una cosa ‘da maschi’.

 

“Secondo me tu domani ti addormenti su quel coso che devi prendere…come si chiama?”

 

“Aereo.” Amelia fece un sorriso disteso. “Non ci posso fare niente, è la prima volta dopo tanto tempo che papà mi porta a passare una vacanza di una settimana intera con lui… sono troppo emozionata.

 

Jack le fece un sorriso sincero. Era così tenera…mendicava un po’ di affetto da chiunque gliene offrisse, ma lo faceva sempre con quel suo modo brusco e aggressivo e ribelle…e infinitamente dolce, quando ne otteneva.

 

Che cosa farai questa settimana senza di me?” gli domandò curiosa.

 

“Vediamo un po’…” Jack si finse pensieroso. “Me la spasso, si.” 

 

Amelia ridendo gli tirò il naso. “Scemo.”

 

Jack si voltò su un fianco e la osservò per un lungo momento. “Un po’ mi dispiace di non venire con te…mi piaci in costume.

 

“Si, ti piaccio davvero…tra te e Dan mi avete fatto il lavaggio del cervello che sembro una scopa.”

 

“Non è vero…” a Jack sfuggì un sorriso. “Scherzavamo.”

 

“Come no.” Fece beffarda Amelia.

 

Jack appoggiò la guancia su una mano. “Io scherzavo di sicuro…non sei affatto una scopa. Anzi, secondo me sei molto carina.”

 

Amelia aprì solo un occhio e lo guardò, scoppiando a ridere un momento dopo. “Io non sono carina, sono carine tutte quelle tipe che piacciono a te… a confronto io sono una mocciosa insignificante.

 

Jack inarcò un sopracciglio. “E questo chi lo dice?”

 

“Lo dicono tutti.” Amelia si rotolò su un fianco e si nascose col viso nel suo petto. “Dai, basta parlare di queste cose…non mi piace, mi imbarazza.”

 

“No no, invece ne parliamo eccome…” Jack le appoggiò una mano sulla spalla e la fece tornare supina. “Io non sono tutti, e in tutti questi anni non ti ho mai detto una palla… e se ti dico che sei bella mi devi credere e basta.

 

Amelia lo guardò in silenzio, sbattendo piano gli occhi. “Fai sul serio?”

 

Jack annuì. “Si…anzi, per essere onesti io ti trovo bellissima.”

 

Amelia arrossì e si grattò il naso. “Grazie.”

 

“Io ti piaccio?”

 

Lei sorrise. “No, sei un rospo.”

 

A Jack scappò un sorriso, poi tornò serio. “Dai, per vero… non ti piaccio nemmeno un po’?”

 

Amelia arrossì ancora di più. “…te lo posso dire da qua?” gli mormorò, nascondendo il viso nel suo collo.

 

Jack rise e annuì. “Ok.”

 

“…si che mi piaci…” Amelia trovò alla fine il coraggio di tirarsi su e guardare Jack dritto in faccia. “Come si fa adesso…cioè, non è che se c’è questa cosa poi non possiamo più essere amici…”

 

Jack scrollò le spalle. “Chi lo dice? Possiamo fare quello che vogliamo, mica dobbiamo per forza smettere di essere amici solo perché possiamo stare insieme.”

 

Amelia si strinse nelle spalle. “No…solo che…”

 

“Tu ti fai troppi problemi.” Jack si mise seduto sul letto, alla sua stessa altezza. “Allora, ti piaccio o non ti piaccio io?”

 

“Mi piaci un casino, ok, mi piaci un casinissimo!” replicò stizzita Amelia, smanettando. “Ma non mi fai nemmeno…” …chissà se era mai stato provato che gli occhi potevano ingigantirsi improvvisamente e senza preavviso…perché quelli di Amelia si ingigantirono eccome quando Jack la interruppe, afferrandola per gli avambracci e zittendola con un bacio. Un semplice quanto indimenticabile casto incontro-scontro di labbra che faceva scintille quanto un fuoco d’artificio.

 

Quando Jack si fece indietro, sul suo viso si fece largo un sorriso tipicamente Weasley. “Finalmente… accidenti a te, Sheffield, ma sai da quant’è che avevo voglia di farlo?”

 

Amelia aveva ancora una faccia decisamente confusa – e soddisfatta allo stesso tempo – e questa affermazione le incoraggiò un sorriso. “Davvero?”

 

Jack annuì tranquillamente…era tutto così sereno, così spontaneo… niente battutine già preparate per far colpo, niente aria da macho…era se stesso e basta, contento di esserlo e di sapere che per lei era la stessa cosa. “Si, davvero.”

 

Amelia recuperò il suo caratterino. “E mi hai fatto aspettare tutto questo tempo? Scusa, eh, ma non sei tu quello sciolto?”

 

“Appunto, sai che risate se venivo da te e ti chiedevo un bacio nel momento sbagliato?” Jack le accarezzò una guancia arrossata. “Minimo minimo mi svenivi… tu sei una patata in questo genere di cose.

 

Amelia si imbronciò. “Non sono una patata.”

 

Si che lo sei.”

 

“Non è vero.”

 

“E’ vero…sei timida.”

 

“Vuoi che ti dimostro il contrario?”

 

“Come vuoi e quando vuoi.”

 

“Bene.” Per tutta risposta, Amelia gli prese il viso fra le mani e senza starci troppo a pensare appoggiò le proprie labbra contro le sue…per la seconda volta in quella notte bizzarra e meravigliosa. All’inizio pensava che il bacio sarebbe durato poco, quanto il primo…ma poi sentì le braccia di Jack attorno ai fianchi, e le fece piacere…fu per istinto che anche lei gli passò le braccia attorno al collo, e non si staccò da lui. E seguendo un po’ i suoi movimenti, Amelia scoprì che baciare era molto più semplice e rilassante con lui.

 

“Adesso si crea davvero il problema di cosa faccio io tutta questa settimana. Mormorò Jack, col fiato leggermente corto e un sorriso entusiasta e allegro sulla faccia. “Sette giorni senza la mia ragazza.”

 

Amelia fece un sorriso così bello e felice che gli fece venire una gran voglia di baciarla ancora. “Ehi, suona bene…”

 

Jack annuì con convinzione e la strinse un po’ di più a sé. “A che ora parti domani mattina?”

 

Amelia ci riflettè. “Alle nove, più o meno.”

 

Jack fece un sorrisetto furbo. “Abbiamo più o meno sette ore a disposizione.

 

E che aspetti a baciarmi, scemo?”

 

 

 

 

Punto, partita e torneo!! Vi ho fatti fessi!!”

 

“Hai barato, ti sei fatto scivolare una carta nella manica, ti ho visto!”

 

Ma quale barato! Tu non sai perdere, Potter!”

 

Ha ragione Dan, sei uno schifosissimo baro!”

 

Jack sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Non riusciva a sopportare tutto quel baccano…baccano che in un’altra situazione lo avrebbe fatto divertire molto, ma in quel momento era solo rumore… un fastidioso rumore che gli faceva da ronzio in sottofondo ai suoi pensieri. Mormorò una scusa biascicata fra i denti – con la certezza che avrebbe dato l’ennesimo motivo ai suoi amici di definirlo un vegetale – e uscì dallo scompartimento, richiudendone la porta scorrevole con un piccolo click silenzioso. Si trascinò lentamente lungo il tranquillo corridoio…da qualche parte c’era un bagno, all’inizio del vagone…

 

 

 

 

“…e dai, Jack…dobbiamo studiare…”

 

“…non fare la secchiona…” Jack la baciò di nuovo, impedendole di leggere il libro che aveva in mano. “Manca più di un mese all’inizio della scuola.

 

“Si, ma noi siamo messi male coi compiti.” Amelia gli coprì la bocca con una mano. “E dai, sembri una ventosa!”

 

“Non ti dava così tanto fastidio di stare appiccicata a una ventosa l’altra mattina!”

 

E beh, non ti vedevo da una settimana!”

 

Jack le accarezzò i capelli. “Ti sono mancato un po’?”

 

Amelia si sistemò meglio sulle sue ginocchia. “Molto…senti una cosa, ma non diciamo niente a nessuno?”

 

“Di noi?” Jack scrollò le spalle. “Io veramente non mi vorrei far prendere in giro… sai, tipo che ci chiamano i fidanzatini e quella roba lì…”

 

Hai ragione, non se ne parla.” Amelia gli scansò i capelli dalla fronte. “Ma se poi mentre siamo a scuola io avessi voglia di un bacio?”

 

Jack fece un sorrisone. “Vienimelo a dire, poi ci penso io.”

 

Amelia rise, e gli stampò un piccolo bacio sulle labbra. “Sei una ventosa.”

 

Jack ridacchiò. “Non mi hai ancora raccontato com’è andata con tuo padre mentre eravate via.

 

“Siamo stati bene, anche se c’era Denise. Amelia arricciò il naso. “Siamo stati fin troppo bene…sai da quant’è che papà non si prendeva un’intera settimana da passare tutta con me?”

 

“Visto, poi non mi credi quando ti dico che ti vuole bene.

 

“Speriamo che sia la volta buona… sai, sarebbe bello se restasse anche lui per Natale…per una volta potrei essere io a invitare voi a casa mia, anche con papà…secondo te resterà per Natale?”

 

Jack fece un piccolo sorriso vedendo lo sguardo speranzoso di Amelia. Non se la sentiva affatto di deluderla, anche se conoscendo il signor Sheffield… “Può essere…ma anche se non rimane non fa niente, resti con noi…lo sai che mamma e papà ti adorano, li fai solo contenti.”

 

“Anche io li adoro…però mi piacerebbe invitarvi a casa mia. Amelia fece un sorriso sognante. “Magari quest’anno potrei cercare di sistemarmi un po’…sembrare un po’  più carina. Sai…per te.” aggiunse sottovoce, con le guance rosse.

 

Jack le accarezzò il viso. “Tu sei già bellissima.”

 

Amelia si accoccolò con la testa sotto il suo mento, lasciandosi abbracciare come faceva sempre quando aveva voglia di coccole. “Che bello che ci sei tu, Jack… se non ci fossi tu io non so cosa farei. Non sai quant’è brutto essere soli…e io prima ero solissima.

 

Jack la strinse a sé. “Dimenticati questa sensazione, Amy, perché finchè ci sarò io tu non la proverai più.”

 

 

 

 

Jack uscì dal bagno dando un calcio alla porta. Più ripercorreva gli eventi e più si rendeva conto di che schifo faceva… era come avere un grosso peso sul petto che non lo lasciava respirare liberamente. Amelia…io non volevo, te lo giuro!! Parole…poteva averle chiesto perdono un milione di volte, le aveva strappato l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto toglierle…il suo migliore amico. L’aveva fatta piangere così tanto…quanto si odiava! Se solo avesse potuto portare indietro il tempo

 

Sospirando forte Jack si trascinò lungo il corridoio, sbuffando e affondando le mani nelle tasche. Quasi per caso guardò dritto davanti a sé…e rimase pietrificato quando la vide.

 

Stava camminando insieme alla sua amica riccioluta, Hellen qualcosa, ma non sembrava ascoltare quello che le stava raccontando lei…teneva gli occhi bassi, e il suo viso tradiva stanchezza e noia. Fu Hellen a vederlo e a fermarsi per prima, Amelia si bloccò solo di conseguenza. Jack provò una fitta al petto quando i loro sguardi si incrociarono…i suoi occhi da cerbiatta erano vuoti e tristi come tanti anni prima, quando ancora non si dicevano più di un ciao. Hellen li guardò entrambi tentando di essere discreta.

 

Jack fece un piccolo passo avanti. Non sapeva cosa dire, eppure ce n’erano di cose… “…ciao.

 

Amelia sospirò impercettibilmente e abbassò lo sguardo, riprendendo a camminare e superandolo senza guardarlo.

 

“Amelia, aspetta…” Jack provò a fermarla, ma non ci fu verso. Hellen gli lanciò uno sguardo mortificato e raggiunse la sua amica, sussurrandole animosamente qualcosa che però lasciò Amelia imperturbabile. Proprio come tanti anni prima…

 

…ti ho ridotto io così, Amy?…

 

 

***************

 

How many dreams will end?
How long can I pretend?
How many times will love pass me by
Until I find you again?

 

***************

 

 

La stazione di King’s Cross era affollata come al solito, e Jack e Dan fecero quasi fatica a trovare i loro genitori al di là dei binari. Per fortuna Dan a un certo punto smise di parlare con lui per voltarsi e cercare sua sorella – Julie era solo al primo anno, e Dan era molto più attento di quanto non potesse sembrare – e Jack salutò lungo la strada i suoi zii, per poi vedere finalmente la sua famiglia.

 

La piccola Katie scivolò giù dalle braccia di suo padre e gli venne incontro, correndo felicemente coi riccioletti biondi che si agitavano ad ogni passetto. Jack fece la cosa più simile a un sorriso che avesse fatto in due mesi, e la prese in braccio. “Ciao birba.”

 

“Sao!!” gli disse felice la bambina, attaccandosi al suo collo.

 

“Finalmente!” Simon aveva l’aria allegra. “Mi hai portato quel libro che ti avevo chiesto di comprarmi?” Jack annuì, e lui sembrò ancora più contento. “Wow, evviva!”

 

“Ciao tesoro!” Hermione non si soffermò neanche per un istante a pensare se a suo figlio tredicenne un bacio dato pubblicamente avesse dato fastidio, semplicemente lo abbracciò e gli baciò la guancia… e con sua grande sorpresa, il ragazzino non fece storie. “Bentornato a casa! Com’è andato finora l’anno scolastico?”

 

Jack scrollò le spalle. “Alti e bassi.” Mormorò, mettendo a terra Katie.

 

“Buon Natale, Jack.” Ron gli diede una pacca amichevole sulle spalle. “Come va, tutto bene?”

 

Simon anticipò la risposta del fratello, guardandosi in giro con aria accigliata. “Ma Amely? Non c’è?”

 

Hermione indicò l’uscita della stazione. “Ho visto l’autista di suo padre fuori…che bello, speriamo che sia venuto a prenderla…per lei significherebbe tanto…”

 

Ron scosse la testa, facendo una smorfia amara. “Chi, Laurence Sheffield? Mi meraviglio che ancora si ricordi che faccia ha la figlia.

 

“Ron.” Lo ammonì Hermione.

 

Perché Amely non è con te?” chiese Simon al fratello. Katie si aggrappò alla mano del suo adorato fratellone, saltellando allegramente.

 

E che ne so io, non sono la sua balia.” Replicò animosamente Jack, lasciando la mano della sorella e facendo qualche passo avanti per allontanarsi dai binari.

 

Hermione si accigliò. “C’è qualcosa che non va, Jack?”

 

“Non va che state sempre a chiedermi…”

 

“C’è Amely!!” Simon le corse incontro appena la vide scendere dal vagone, e ancora più tenera fu Katie… che gli corse dietro con quella camminata instabile e da paperetta che poteva avere una bimba di tre anni.

 

Amelia sorrise largamente quando se li vide arrivare incontro; prima abbracciò forte Simon, arruffandogli i capelli, poi prese in braccio Katie e le stampò un sonoro bacio schioccoso nella guanciotta paffuta, facendola ridere.

 

Ron inarcò un sopracciglio e guardò suo figlio maggiore, mentre anche Hermione andava a salutare Amelia. “Avete litigato o sbaglio?”

 

Jack sbuffò. “Posso tenermi i fatti miei per me?”

 

“Come vuoi.” Anche Ron si avviò verso il gruppetto.

 

Jack rimase a guardare con aria torva. Finalmente un sorriso…ora che c’erano i suoi genitori, suo fratello e sua sorella, Amelia sembrava essere di nuovo la stessa. Ron le diede un pizzicotto sul naso e le disse qualcosa, e in quel momento Amelia abbassò per un attimo gli occhi e scosse la testa. Jack intuì che forse le aveva appena chiesto a che ora sarebbe venuta a casa loro per Natale, e lei si era negata. La conferma venne dalle proteste di Simon, che Amelia rassicurò con una carezza, e dalla strana occhiata che Hermione gli lanciò in lontananza. Mai come in quel momento Jack avrebbe voluto che si aprisse una fossa sotto i suoi piedi, e fu ben felice quando Amelia salutò tutti e si defilò verso l’uscita della stazione. Non che questo lo facesse sentire meglio, anzi…gli sguardi eloquenti dei suoi genitori e le occhiatacce di Simon provvedevano a farlo sentire costantemente peggio.

 

Bene, potrebbe andare peggio di così?

 

“Tutti nella poppò!” esclamò felice Katie, mentre si sedeva sul sedile posteriore della macchina fra i suoi fratelli. Simon le pizzicò la guanciotta paffuta. “Io guido!”

 

“Si, amore, tra qualche annetto però, eh?” Ron sorrise e fece partire la macchina.

 

Hermione si tolse gli occhiali da sole e si voltò verso i suoi figli. “Allora, avete raccontato a Jack dello gnomo che ha fatto impazzire papà la settimana scorsa?”

 

Ron alzò gli occhi al cielo. “Ancora con questa storia…”

 

“Papà faseva così!” Katie agitava le manine come per colpire qualcosa. “E lo nnomo puff, via e poi puff, faseva la linguaccia…” Jack le accarezzò vagamente la testa, ma non diede peso al racconto. Hermione scambiò un’occhiata rapida con Ron.

 

Improvvisamente Simon si voltò verso il fratello. “Che cos’hai fatto ad Amelia, eh?”

 

Jack lo guardò male. “Non sono affari tuoi.”

 

“E’ anche amica mia, sono affari miei!” ribattè Simon. “Ha detto che non verrà per Natale da noi, quindi tu le devi aver fatto qualcosa!”

 

Jack si incupì ancora di più. “Quello che succede fra me e Amelia non sono affari tuoi, stupido pannolone che non sei altro!”

 

“Sei uno stronzo!”

 

“Oh!” li richiamò Hermione.

 

“Onzo, onzo!” esclamò festosa Katie, battendo le manine.

 

Ti insegno io a farti gli affari tuoi, brutto moccioso!” Jack balzò addosso a Simon, e nello spazio ristretto della macchina non si riuscì a capire come, ma riuscirono a darsele. Katie, travolta in mezzo, strillò.

 

“Smettetela subito!!” Hermione si affannò per cercare di dividere i due ragazzini.

 

Senza starci a pensare su, Ron accostò la macchina, scese, aprì lo sportello posteriore e trascinò letteralmente fuori sia Jack che Simon, tirandoli per un braccio. “E allora?!” tuonò, strattonandoli entrambi. “Neanche vi siete visti per cinque minuti che già cominciamo?!”

 

Hermione scese dalla macchina, con Katie fra le braccia. “Jack, si può sapere che hai?”

 

“Lui ha cominciato!” protestò animosamente Jack, cercando di divincolarsi dalla presa di suo padre.

 

“Lui ha fatto qualcosa ad Amelia e non lo vuole ammettere perché è uno stronzo!” replicò ardentemente Simon.

 

“Vaffanculo!!” Jack fece per gettarsi di nuovo addosso al fratello, ma il padre lo trattenne solidamente.

 

“Tra un secondo la calma la ristabiliamo a modo mio!!” urlò Ron. “E’ chiaro?!”

 

Finalmente i due ragazzini si placarono, dato che nessuno dei due amava particolarmente prendere ceffoni da quel colosso del padre. Katie, che si stava succhiando beatamente il pollicione, si accoccolò in collo a sua madre.

 

“Ora, tu.” Ron lasciò andare Jack e lo strattonò per guardarlo in faccia. “Non so cosa ti sia capitato e non ho intenzione di chiedertelo di nuovo, ma ricordati che tuo fratello non ti ha fatto niente e si stava solo preoccupando per un’amica, quelle manacce te le devi tenere nelle tasche quando non sei costretto ad usarle, o ti assicuro, Jack, te lo faccio perdere io il vizio! Quanto a te.” stavolta toccò a Simon. “Lascia in pace tuo fratello e non fare il petulante, se ti ha detto che sono affari suoi lascia che se ne occupi lui! Cuciti la bocca e non lo provocare, perché altrimenti un bel ceffone in faccia non te lo leva nessuno, è chiaro?! Mi sono spiegato?!”

 

Jack e Simon brontolarono unsissignore’ fra i denti.

 

“E’ Natale, porca miseria! Vediamo di godercelo!” Ron aprì lo sportello della macchina. “Avanti, dentro! E se sento un fiato sono guai!”

 

“Fate come dice papà.” Mormorò Hermione, facendo sedere sul sedile posteriore anche la piccola Katie. I due ragazzini obbedirono, e Ron chiuse bruscamente la portiera e sbuffò. Hermione gli appoggiò una mano sul braccio. “E’ normale, sono tutti e due in un’età difficile.”

 

“Qua il problema è che questi ci assomigliano troppo, Hermione. Sbottò stancamente Ron. “Mai che riuscissero a essere d’accordo su qualcosa.”

 

Passerà, è una fase.” Hermione scrollò le spalle. “Riusciranno a trovare il loro equilibrio, piano piano.

 

“Eh.” Ron le passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “E’ quel piano piano che mi spaventa.”

 

 

***************

 

Will the arms of hope surround me?
Will time be a fairweather friend?
Should I call out to angels
Or just drink myself sober again?
I can't hide, it's true
I still burn for you
Your memory just won't let me go

 

***************

 

 

Ma chi ha mai detto che la notte porta consiglio?

 

Jack si trascinò dal letto fino all’armadio, per tirare fuori il felpone e i jeans che avrebbe indossato. Non erano neanche le otto, e lui era già in piedi…che tristezza. Non che fosse il primo a svegliarsi in casa, visto che i suoi genitori erano già di sotto, in cucina, e si sentivano distintamente le risate di Simon e Katie provenire dal corridoio. Ma quello era il suo primo giorno di vacanza da Hogwarts… avrebbe dovuto dormire come un ghiro, e invece per tutta la notte non aveva chiuso occhio. Continuava a pensare ad Amelia… il giorno seguente sarebbe stato Natale, come l’avrebbe passato lei? Suo padre era rimasto? In genere non restava mai…e lei con chi sarebbe stata? Perché chiederselo, quando già conosceva la risposta…da sola.

 

 

“Che bello che ci sei tu, Jack… se non ci fossi tu io non so cosa farei. Non sai quant’è brutto essere soli…e io prima ero solissima.

 

 

Jack chiuse forte gli occhi. Si sentiva come un macigno in gola…era questo piangere? Lui non lo faceva mai, non era una cosa da maschi…suo padre non piangeva mai, quindi perché avrebbe dovuto farlo lui…però adesso aveva un’idea della sensazione che precedeva un buon pianto. Inspirò e respirò più volte, sforzandosi di calmarsi…e quando ci riuscì prese una decisione, e uscì dalla sua stanza rapidamente.

 

I suoi genitori erano ovviamente già in piedi, e già in alta uniforme di War Mage nascosta da mantelli che ricordavano tanto quelli che si usavano a Hogwarts; stavano prendendo il caffè in piedi, accanto al lavello, e si stavano parlando in tono fitto. Ron sussurrò qualcosa all’orecchio di Hermione, che rise di gusto. Ron annuì e si sporse per baciarla, e lei rispose al bacio passandogli una mano fra i capelli. Jack si sentì un verme a doverli interrompere, a parte che provava un leggero imbarazzo a vedere i suoi genitori in quella situazione – anche se ormai ci era abbondantemente abituato – così procedette piano, avvicinandosi alla porta e sperando che fossero i suoi passi ad attirare la loro attenzione… ma alcune risatine allegre provenienti dal piano di sopra lo bruciarono sul tempo.

 

Ron si fece indietro e sorrise. “Che hanno da ridersela così quei due?”

 

Anche Hermione parlò con un sorriso disteso sulle labbra. “Non ti ho detto che è successo un paio di giorni fa?” lui scosse la testa. “Katie ha scoperto che Simon fa la pipì diversamente da come la fa lei, e si prendono in giro da allora…lei ha detto che lui fa la pipì con la trombetta, e lui ogni volta che va in bagno dall’altra parte della porta fa il verso della tromba e ridono…sai che ti dico? Hanno un umorismo contagioso.”

 

Ron ridacchiò e scosse la testa. “Ehi, stavolta tocca a te spiegare la differenza tra maschi e femmine.

 

“Simon ha eliminato il problema alla radice…gliel’ha spiegato lui.

 

“Sono sempre più convinto che quel ragazzino sia in gamba, si vede che ha sangue Weasley nelle vene.

 

“Però tu sei stato molto dolce l’ultima volta che hai spiegato ai ragazzi come nascono i bambini. Hermione gli stampò un bacio sulle labbra e sciacquò la tazzina ormai vuota nel lavello.

 

Ron fece un sorrisetto, bevendo l’ultimo goccio di caffè. “Aspetta che me lo richiedano adesso che sono grandi, lì ti voglio.

 

“Ah!” Hermione gli diede uno schiaffetto sulla nuca. “Non ci provare!”

 

Ron rise e scosse la testa…e solo allora si accorse della presenza di Jack sulla soglia della porta. “Ehi, buongiorno.”

 

Anche Hermione lo vide. “Ciao tesoro! Già in piedi a quest’ora?”

 

Jack esitò. “…papà? Io avrei bisogno…di parlare con te.”

 

Ron si accigliò. “Va tutto bene, Jack?” il figlio scosse la testa.

 

“Vai.” Hermione gli sfilò la tazzina di mano. “Ci vediamo direttamente al quartier generale.

 

Ron annuì e raggiunse suo figlio, passandogli un braccio attorno alle spalle e portandolo con sé in camera sua e di Hermione. “Sono a tua disposizione.” Gli disse amorevolmente, sedendosi sul lettone.

 

Jack non riusciva ad alzare gli occhi da terra. “La…la verità è che Simon ha ragione. Io sono uno stronzo. E sono anche un infame.”

 

Ron si accigliò. “Che cosa hai fatto ad Amelia, Jack?”

 

Jack non si meravigliò che il padre fosse saltato alla conclusione giusta così rapidamente… era una spia dei servizi segreti del Ministero, in fondo. “L’ho fatta piangere. E adesso lei mi odia.”

 

“Mh.” Ron si sporse in avanti. “Ti andrebbe di raccontarmi per bene cos’è successo?”

 

Jack trasse un profondo respiro. Si vergognava da pazzi, e soprattutto c’era quella faccenda della gola strozzata da quelle lacrime che non volevano saperne di uscire che gli rendeva tutto più difficile.

 

 

 

 

“Buongiorno!” Jack scoccò un bacio sulla guancia ad Amelia quando la raggiunse nella Sala Grande, mentre faceva colazione con gli altri. Non avrebbe osato baciarla in pubblico… avevano deciso di non farsi scoprire. Però un bacetto innocente…

 

“Ciao!” esclamò felice Amelia, chiudendo il libro di Babbanologia che aveva davanti a sé.

 

“Meno male che sei arrivato!” esclamò Dan, mentre il cugino prendeva posto accanto a lui. “Non è che hai fatto i compiti di Pozioni ieri? Mi devi salvare da quell’arpia…”

 

“Spiacente, siamo sulla stessa barca.” Jack guardò Amelia e si trattenne dal sorridere. Avevano passato mezzo pomeriggio nascosti nel bagno delle ragazze, a sbaciucchiarsi…non c’era stato tanto tempo per studiare.

 

“Fantastico!” Dan sbuffò. “Che diamine…certo che almeno tu, Amy…perché non li hai fatti tu?”

 

“Li dovevo fare perché tu potessi copiare?” Amelia inarcò un sopracciglio. “Incrociando le dita non verremo interrogati.”

 

Dan fece una smorfia. “E pensare che ti credevo una brava studentessa…”

 

Amelia rise. “Solo quando ti fa comodo.”

 

Jack addentò una fetta di torta di mele. “Ha ragione lei.”

 

E quando mai.” Commentò ironico Dan.

 

“Com’è tardi…” Amelia si alzò e raccolse la sua borsa dalla panca. “Ho Babbanologia fra cinque minuti… ci vediamo a pranzo!”

 

Jack la salutò con la mano, e Dan appoggiò il mento in un gomito. “Ultimamente Amy è sempre allegra, eh?”

 

“Già.” Jack continuò a mangiare.

 

Dan si guardò un po’ in giro…e l’occhio gli cadde sul tavolo dei Serpeverde. Più precisamente, su un paio di ragazzine sue coetanee… “Jack?”

 

“Mh?”

 

“C’è Gia Robbins che ti sta fissando da quando sei arrivato.

 

Jack alzò lo sguardo. Gia Robbins era una biondina tredicenne di Serpeverde, faceva parte della squadra di quidditch e non perdeva mai occasione di sbattere gli occhi azzurri quando Jack era in circolazione.

 

Dan ridacchiò. “Secondo me le piaci un sacco.”

 

Jack la guardò…lei gli sorrise. “Brutta non è.”

 

“No, infatti…ti piace?”

 

“No.” L’amica di Gia le mormorò qualcosa, e lei rise e annuì. Jack si alzò dalla sua panca e prese anche i suoi libri.

 

“Ehi, dove vai?” gli chiese stupito Dan.

 

“A portare il libro di Babbanologia ad Amelia. Jack prese il grosso tomo dal tavolo. “Ci vediamo a Divinazione.”

 

Jack uscì dalla Sala Grande e voltò l’angolo per avviarsi verso l’aula di Babbanologia, al secondo piano, quando si accorse di essere seguito. Si voltò…e con sua grande sorpresa si trovò di fronte Gia Robbins.

 

“Ciao.” Disse tranquillamente lei, avvicinandosi.

 

“Ciao.” Rispose semplicemente Jack.

 

“Vai a Babbanologia?”

 

“No, ehm…porto il libro alla mia amica che l’ha dimenticato…”

 

“Io ho Divinazione fra un po’.” Gia si passò i capelli dietro le orecchie. “E’ una materia stupida.”

 

“E’ vero.”

 

“Ti andrebbe di saltarla? Potremmo andarcene in giro…” Gia gli si avvicinò ancora di più. “Magari potremmo fare un salto alla Torre dell’Astronomia…mi hanno detto che c’è una vista molto bella da lassù.

 

Jack scrollò le spalle. “Veramente io dovrei portare questo libro alla mia amica…”

 

Gia gli si avvicinò, sorridendo. “Magari neanche le serve… perché invece non vieni con me? Dai… ti farai una bella reputazione se salti la prossima ora, lo so per esperienza…”

 

Jack la osservò…e rimase turbato per un momento. Aveva dei bellissimi occhi azzurri quella ragazza, e i capelli biondi le stavano davvero bene… “…ehm…”

 

Lei gli prese la mano. “Wow, questa sì che è una novità… Jack Weasley che si fa pregare…”

 

Jack non capì esattamente per quale motivo rimase immobile quando la vide sporgersi in avanti per baciarlo…non capì perché non la respinse, non capì nulla… solo una cosa gli era perfettamente chiara, e cioè che Gia Robbins aveva le labbra più morbide che avesse mai sfiorato. Forse era per quel lucidalabbra che portava con tanto orgoglio, o semplicemente perché era una ragazza carina, anche se una Serpeverde… certo baciava bene eccome. Baciava benissimo… sembrava che non avesse fatto altro in tutta la sua vita. Jack le passò una mano attorno ai fianchi e rispose al bacio… e con sua grande sorpresa la sentì farsi indietro solo pochi attimi dopo.

 

Gia stava guardando accigliata oltre la sua spalla. “Ma che vuole quella?”

 

Jack si voltò di scatto…e non riuscì a pensare né a capire, semplicemente gli sembrò di essere stato colpito da un fulmine. Una ragazzina castana era in piedi sulla rampa di scale, con la bocca socchiusa e un’espressione inorridita sul viso…era immobile, non urlava né parlava, ma sembrava sconvolta.

 

“A-Amy…” Jack provò ad avanzare verso di lei, ma la vide voltarsi e correre su per la scale il più velocemente possibile. Lui subito le corse dietro, ignorando Gia Robbins che lo chiamava con insistenza… a cose fatte gli sembrava addirittura impossibile, aveva tradito Amelia! Aveva baciato un’altra, una Serpeverde per di più! Si sentiva un verme… rincorse la sua ragazza per tutto il secondo piano, finchè non la vide nascondersi nel bagno delle ragazze.

 

“VAI FUORI!!!!!!” gli urlò Amelia, vedendolo entrare.

 

“Aspetta, aspetta un attimo!!” Jack cercò di avvicinarsi. “Non volevo farlo…”

 

“Non volevi!!! Non volevi!!!” Amelia lo riempì di spinte e pugni, allontanandolo violentemente. “Hai baciato quella stronza…hai baciato un’altra appena ti ho lasciato solo un attimo!!!”

 

“Non l’ho fatto apposta!!” Jack per fortuna aveva dei riflessi pronti, e riuscì a schivare in tempo la borsa piena di libroni che si vide scaraventare addosso. “Non lo so perché l’ho fatto…a me non importa niente di quella!”

 

Amelia stava facendo di tutto per trattanere le lacrime, e si buttò indietro i capelli che le erano finiti davanti alla faccia. “Ma perché l’hai baciata?! Se volevi un bacio non potevi venire da me?!”

 

Jack esitò…esitò un momento di troppo. E il suo viso contratto in un’espressione di mortificazione completò il quadro.

 

Amelia inorridì e fece un passo indietro. “…tu non volevi un bacio…tu volevi un bacio da lei… perché lei è bella e bionda…”

 

Jack scosse la testa e avanzò. “Non me ne importa niente che è bionda, tu sei molto più…”

 

“…a te sono sempre piaciute le bionde, avrei dovuto saperlo…” sussurrò Amelia, con la voce rauca per il pianto che ormai era pronto a scuoterla. “…lei ti ha baciato e a te è piaciuto, è chiaro…”

 

Jack provò a prenderla per un braccio. “Amy, è stato uno sbaglio idiota…”

 

Per tutta risposta Amelia gli rifilò un ceffone che gli fece voltare la faccia dall’altra parte. “Non mi toccare!!” urlò, spingendolo indietro e allontanandosi.

 

Jack provò a muovere la mascella e se la toccò, pensando per un attimo a come si sarebbe complimentato allegramente con lei se la situazione fosse stata diversa, e subito si voltò. “Amelia, per favore… è stato un errore, niente di più, te lo giuro!”

 

Amelia strinse forte le labbra…ma alla fine le lacrime ebbero la meglio. “Avresti potuto dirmelo… bastava dirmelo che avevi voglia di baciare un’altra, sarebbe stato onesto…e invece hai fatto tutto di nascosto, mi hai trattato come tutte le altre… tu non sei mio amico, Jack!”

 

“Non dire così, per favore…”

 

“Io credevo che tu fossi diverso!!” gli urlò disperatamente Amelia, mentre un singhiozzo le disturbava il respiro. “Papà mi ha sempre detto bugie, mia madre se n’è andata, e tutti quelli che stanno con me alla lunga non mi vogliono più…e tu sei come tutti gli altri, ti credevo speciale e invece sei come tutti quanti gli altri!!!

 

Jack sentì la gola chiudersi. “…non è vero, non è vero che io non ti voglio più!”

 

“Ti odio e ti detesto!!!” gli urlò Amelia con tutte le sue forze, e un istante dopo uscì e sbattè forte la porta alle sue spalle.

 

Jack rimase immobile, coi pugni serrati e lo sguardo sperduto… cercando di digerire la gravità di quello che aveva appena fatto.

 

 

 

 

Ron avrebbe tanto voluto allungare una mano e abbracciare Jack, che stava facendo uno sforzo sovrumano per non piangere… gli faceva una tenerezza senza confini. Era sinceramente pentito dell’errore commesso, e lui più di ogni altro poteva capirlo… ma capiva anche Amelia, che era sempre stata insicura dell’affetto degli altri per colpa di sua madre e suo padre, e non si era mai fidata di nessun altro al mondo all’infuori di Jack. Avevano ragione entrambi… e si capiva chiaramente che ci stessero male tutti e due a vivere quella insostenibile lontananza.

 

“Adesso…” Jack tirò su col naso e provò a guardare in faccia suo padre. “Quello che volevo chiederti io… non potresti chiedere a qualcuno di prestarti una Giratempo?”

 

Ron sbattè gli occhi. “Una Giratempo?”

 

Jack annuì. “Per tornare indietro nel tempo…così io non bacerò Gia Robbins, e tutto andrà bene.

 

Ron scosse la testa. “No, Jack. Non risolverai così questa situazione.”

 

“Lo so che è un brutto modo, ma è l’unico possibile! Amelia non vuole né vedermi né parlarmi…”

 

E tu devi insistere! Devi sforzarti di farle capire che le vuoi bene, non importa quante volte lei ti sbatterà la porta in faccia.

 

Jack abbassò lo sguardo. “Tu non sai com’è diventata adesso… è come quando era piccola, non parla più con nessuno, non ride mai, se ne sta sempre da sola…”

 

Ron gli appoggiò una mano sulla spalla. “Perché si sente di nuovo sola e abbandonata da tutti, proprio com’era prima di conoscere te. E’ proprio per questo che è importante che tu le parli, che le dici quello che hai appena detto a me: che ti dispiace da morire, che ci stai male, che vuoi essere di nuovo suo amico…”

 

Jack sembrava sconfortato. “Lei non mi crederà mai…”

 

Invece ha una gran voglia di crederti.” Ron gli fece un sorriso gentile. “Amelia ti adora… e vuole avere fiducia in te, perché sei l’unica persona di cui si fida veramente. Scommetto che solo vederti la farebbe sentire già meglio.

 

Jack guardò suo padre. “…tu dici?”

 

“Si.” Ron si alzò. “Andiamo, ti accompagno da lei. Prima ci parlerai, e prima tutta questa storia sarà solo un brutto ricordo.”

 

Jack sospirò e si alzò lentamente. Sapeva che Amelia non lo avrebbe accolto a braccia aperte…ma suo padre aveva ragione, doveva tentare ancora. Aveva sbagliato lui, dopo tutto.

 

 

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How many dreams will end?
How long can I pretend?
How many times will love pass me by
Until I find you again?

 

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Jack cercò di asciugarsi nelle tasche del giubbotto i palmi sudati delle mani. Quando furono arrivati sotto il tettuccio che circondava il portone di Villa Sheffield, Ron potè finalmente chiudere l’ombrello che li aveva riparati dalla pioggia battente che veniva giù fin dalle prime ore del mattino, e diede un’ultima pacca sulle spalle al figlio.

 

“Nervi a posto, andrà tutto bene…basta essere sinceri. Gli disse confortante, mentre bussava alla porta. Jack annuì, guardandosi in giro distrattamente.

 

Ad aprire la porta fu l’anziana governante di casa Sheffield, che subito riconobbe i due ospiti e sorrise largamente. “Signor Weasley, Jack, che piacere.”

 

“Buongiorno, signora Mackins.” Ron le sorrise gentilmente a sua volta. “Amelia è in casa?”

 

“Oh si, signore… ma sta ancora dormendo, ha chiesto di non essere svegliata prima di mezzogiorno.

 

Ron si accigliò. “Strano, è sempre così mattiniera…”

 

La signora alzò le spalle. “Cosa posso dirle, la trovo molto strana ultimamente… e poi dopo la litigata di ieri sera…”

 

“Con chi ha litigato?” chiese subito Jack.

 

La signora Mackins si guardò alle spalle, per essere certa di non essere ascoltata. “Il signor Laurence è partito stanotte per l’America, ma Amelia credeva che sarebbe rimasto a casa per Natale… così si sono scontrati piuttosto duramente,  e lei non ha neanche voluto salutarlo prima che partisse.

 

Ron sentì una rabbia non indifferente scuotergli il cuore… possibile che quella povera ragazzina dovesse avere una famiglia così schifosa? Aprì la bocca per chiedere alla governante di lasciargli vedere Amelia, ma vide Jack schizzare via e sparire dietro l’angolo della villa, e dopo essersi congedato dalla signora lo seguì. Lo trovò in ginocchio a terra, a frugare dentro una cassapanca di legno marcito che stava in un angolo dietro la riserva di legno per il camino.

 

“Jack, si può sapere che stai facendo?”

 

“…non c’è…” Jack si rimise in piedi, con le orecchie improvvisamente arrossate. “Lo sapevo, lo sapevo! E’ scappata!”

 

Ron si accigliò. “Aspetta un attimo, come fai a dire che…”

 

“Lo zaino!” Jack non badava alla pioggia che gli stava inzuppando i capelli. “Tu non capisci, quello zaino l’abbiamo preparato insieme…è quello che si porta sempre quando scappa da noi! Ci abbiamo messo dentro le cose che possono servire durante una fuga… e ora lo zaino non c’è! Papà, Amelia è scappata!”

 

Ron si riservò una manciata di secondi per pensare lucidamente, quindi fece cenno a suo figlio di seguirlo e si avviò a passo sostenuto fuori dalla villa. “Va bene, adesso tu torni a casa e io e mamma…”

 

Cosa?! No!!” Jack protestò con forza. “Voglio venire anch’io a cercarla!”

 

“Tu invece starai a casa, nel caso lei venisse lì.” Ron non sembrava intenzionato a trattare. “Ci penseremo noi a trovarla.”

 

Ma io…”

 

“Niente ma, Jack!” Ron gli mise in mano una passaporta. “Adesso tu torni subito a casa, e non te lo voglio ripetere più, è chiaro? Non posso cercare Amelia se devo pensare anche a te!”

 

Jack avrebbe voluto urlare, protestare, buttare via quella passaporta…ma sfortunatamente suo padre l’aveva già attivata prima ancora di passargiela, così si ritrovò nel giardino di casa senza neanche avere il tempo per realizzarlo.

 

 

***************

 

 

Amelia tirò su col naso e rabbrividì, mentre la pioggia la bagnava tutta fino alle ossa. Si sistemò meglio lo zaino sulle spalle e si scansò la coda di cavallo dal collo, continuando a trascinarsi per la strada senza sapere neanche dove andare. Era scappata da quella trappola infernale che quel suo orribile padre aveva il coraggio di chiamare casa perché sentiva di essere prossima a impazzire, ma in realtà non sapeva neanche lei cosa potesse fare ora.

 

La sua famiglia faceva schifo…una volta c’era sempre il suo rifugio, il posto che amava di più al mondo…casa Weasley. Ma adesso? Cosa le restava adesso? Perfettamente niente, ecco cosa.

 

Si guardò in giro… c’era una mamma che faceva del suo meglio per riparare la sua bambina con l’ombrello, tenendola in braccio perché non si bagnasse i piedini. Amelia una mamma non l’aveva mai avuta, era scappata poco dopo la sua nascita…e tutte le nuove mogli del padre erano rimaste a casa troppo poco tempo per affezionarsi a lei. Per non parlare di suo padre, che metteva sempre il lavoro al primo posto… a sette anni l’aveva lasciata da sola per Natale, da sola con una baby-sitter che conosceva da appena pochi giorni… e a dieci anni non era neanche tornato a casa per festeggiare il suo compleanno. Se non fosse stato per i genitori di Jack, che le avevano organizzato la festa a sorpresa…

 

Jack… lui le aveva fatto riscoprire la gioia di vivere quando credeva di non avere nessuno al mondo che pensasse bene di lei, le aveva dato amicizia, amore, calore umano…perfino una famiglia. E poi, tutto in una volta, quando stavano meglio del solito… era così felice di potergli stare vicino non solo come amica, Amelia lo adorava in tutti i sensi e non c’era niente che non avrebbe fatto per lui. Per quanto tempo erano stati insieme, un mese e mezzo? Era stato un bellissimo mese e mezzo… forse lui non se n’era neanche accorto, ma lei si era messa il lucidalabbra la prima volta che erano andati a Hogsmeade insieme…solo perché sapeva che a lui piaceva il lucidalabbra sulla bocca delle ragazze. Che cosa non avrebbe fatto per lui…ed ecco il ringraziamento. Anche Jack l’aveva tradita.

 

Suo padre le preferiva il lavoro, sua madre le aveva preferito un’altra vita, e adesso Jack aveva scelto una bionda appariscente. Che cosa le rimaneva? Da chi poteva andare a piangere?

 

Stringendosi nel giubbottino e rabbrividendo ancora, Amelia continuò a barcollare senza meta per la strada sotto la pioggia scrosciante, ben felice che le goccioline nascondessero le lacrime che le stavano bagnando le guance.

 

 

***************

 

I'd hold you tighter
Closer than ever before
No flame would burn brighter
If I could touch you once more
Hold you once more

 

***************

 

 

E c’è anche da chiederselo? E’ chiaro che il cappello parlante ci metterà a Grifondoro. Dan tenne il mento alto entrando nella leggendaria Sala Grande di Hogwarts per la prima volta. “Dove credi che ci sbatteranno, ce li hai presenti i nostri cognomi?”

 

Jack avanzò al suo fianco, mentre il gruppetto dei primo anno si avvicinava alla sedia col cappello parlante. “Papà ha detto che quando vedrà l’ennesimo Weasley, minimo minimo quel povero pezzo di stoffa si scucirà tutto.

 

Dan ridacchiò. “Eh eh… beh, si è vendicato con Gertie…lei l’ha spedita a Corvonero, no?”

 

“Capirai, è la figlia di zio Percy…” Jack si fermò, prima di sbattere contro la schiena del bambino che si era appena bloccato davanti a lui. La cerimonia dello Smistamento era appena cominciata.

 

“Beh, me la voglio proprio godere.” Dan osservò le facce preoccupate degli altri bambini quasi con divertimento, sentendosi sicuro del fatto suo, e incrociò le braccia sul petto con aria alquanto sfacciata.

 

Jack era altrettanto tranquillo, anche se era genuinamente curioso di vedere la vera reazione del cappello parlante alla vista dell’ennesimo Weasley ad Hogwarts…e comunque i suoi pensieri si dissolsero quando si sentì prendere la mano alle sue spalle.

 

Amelia gli strinse la mano fra le sue più sottili e fredde…non disse niente, semplicemente lo fissò per un lungo momento e si morse le labbra, sperando che lui capisse da solo. E per Jack non fu difficile intuire al volo, conoscendola così bene…aveva paura di essere separata da lui, di tornare a essere sola un’altra volta. Jack le strizzò l’occhiolino e l’attirò verso di sé, facendole prendere il posto di Dan accanto a lui. Era sicurissimo che Amelia sarebbe finita a Grifondoro, non conosceva una ragazza più coraggiosa di lei…perciò non perse tempo a rassicurarla a parole, semplicemente non le lasciò la mano neanche per un secondo.

 

E piano piano, anche la mano piccola e sottile di Amelia si riscaldò.

 

 

 

 

Jack era così preso a fissare il fuoco che nemmeno fece caso a suo fratello e sua sorella, che dalla soglia della porta lo fissavano preoccupati. L’unica cosa che riusciva a sentire era lo scroscio della pioggia… che gli faceva da sottofondo mentre cercava con tutte le sue forze di pensare a dove potesse essersi andata a cacciare la sua migliore amica. Erano già più di due ore che i suoi genitori la stavano cercando senza successo…

 

“Guadda qua!” Katie gli porse un foglietto piegato male.

 

Malvolentieri Jack ruppe il contatto visivo col camino e prese il foglio, aprendolo e notando con un impercettibile sorriso che Katie gli aveva disegnato un cuore tutto storto e colorato male.

 

“E’ per te.” Katie si dondolava sulle gambette, senza smettere di tenere la mano di Simon. “Così sorridi.”

 

Jack le accarezzò pigramente il visetto paffuto. “Grazie.”

 

Katie fece un sorrisone felice e saltellò, aggrappandosi alla mano di Simon. “Noppiange più! Jack è felicio!”

 

“Felice.” La corresse Simon, prendendola in braccio quando la piccola cercò di arrampicarsi sui suoi jeans. “Si dice felice.”

 

“Felise.” Disse soddisfatta Katie. “Non è più onzo?”

 

Simon fece una smorfia… suo fratello guardava dall’altra parte, sembrava quasi che lo stesse evitando. “…sei arrabbiato con me?”

 

Jack lo guardò. “Come? No, no…”

 

“Non ce l’hai con me per ieri?”

 

“Lascia perdere.” Jack scrollò le spalle. “E poi avevi ragione…ho fatto piangere Amelia, è colpa mia se adesso è scappata.

 

“E’ ccappata…” ripetè distrattamente Katie, mentre giocherellava con l’orecchio del fratello.

 

Simon si sedette a terra, facendo una smorfia strana. “Io non ci credo che è scappata…lei scappa sempre qui da noi.”

 

“Ma è arrabbiata con me, per questo non è venuta qui.” Jack si appoggiò pesantemente allo schienale della poltrona. “Mi odia.”

 

“Ma se Amely odia suo papà e la sua mamma finta, e adesso odia pure te…” Simon si accigliò, scansando con indifferenza le dita della sorella dal suo orecchio. “…a chi vuole bene?”

 

Bella domanda. “…non lo so.”

 

“Mica odia anche me?”

 

“No, tu non c’entri.”

 

“Allora forse dovrei andare a cercarla io. Simon ignorò il fastidioso dito bagnato di saliva che la sorellina gli piantò a tradimento nella guancia. “Se a me non mi odia…”

 

“Papà ha detto di restare qui.” Brontolò Jack, guardando torvo verso la finestra su cui sferzava forte la pioggia. “E poi voi due non potete uscire di casa con questo tempaccio.

 

Simon alzò gli occhi al cielo, seccato di sentire Jack in versione fratello maggiore. “Che cretinata… allora neanche tu puoi uscire.

 

“Io sono più grande.” Gli ricordò Jack. “E poi se sapessi dov’è andata, ci andrei anche subito a prenderla.

 

“Katie!!!” Simon le diede uno schiaffo sulla manina quando la piccola gli infilò un dito in un occhio, ma Katie non se ne turbò…continuò a giocare coi capelli del fratello, indifferente alle piccole spinte che riceveva ogni tanto. “Ma scusa, Jack…come puoi andare tu da Amelia? Se è vero che ti odia, sai quante botte finisce che ti dà…guarda che quella mena forte, eh…”

 

“Lo so bene, cosa credi.” Jack fece un sorrisetto. “Sai quante volte Amelia e io ce le siamo date?”

 

Simon fece tanto d’occhi. “Mamma lo sa che tu e Amely facevate a botte?”

 

“Nah. Era un bel modo di litigare, quella picchia più duro di Dan… però lo facevamo quando eravamo più piccoli di te, all’inizio. Adesso siamo troppo grandi per suonarcele da soli come due scemi.”

 

“Secondo me lei te le suona se ti vede adesso. Simon ridacchiò. “Ma com’è che non vi ho mai visto fare a botte?”

 

“Semplice, perché andavamo a farlo al…” Jack s’interruppe e si accigliò lentamente, come se un’idea gli fosse balenata improvvisamente in testa. “…ma si…perché non ci ho pensato prima!!”

 

Simon rimase sbalordito nel vedere Jack balzare giù dalla poltrona e correre versolo stanzino, per uscirne un secondo dopo con il giubbotto in mano. “Ehi! Ma dove stai andando?!”

 

Jack s’infilò il giubbotto. “Sei un genio, fratellino…adesso so dov’è andata a finire Amelia!”

 

Simon lo raggiunse di corsa. “E che fai, esci col tempaccio? Perché non aspettiamo mamma e papà…”

 

Jack si coprì la testa col cappuccio della felpa. “Faccio prima io. Non ti muovere da qui e resta con Katie, va bene?”

 

“Si, però…ehi!” Simon non fece in tempo a dare il suo consenso che Jack aprì la porta di casa e corse fuori, sotto la pioggia insistente. Simon si grattò la testa, decisamente preoccupato, ma si accorse in tempo della sorella che gli gattonava fra le gambe per imitare il fratello maggiore. “Dove credi di andare tu…” la prese in braccio subito.

 

Katie sorrise felicemente. “Pure noi a fare ciaff ciaff!”

 

Ma quale ciaff ciaff…” Simon chiuse la porta di casa e si riportò la sorella nella camera da pranzo. “Secondo me qua l’unico a fare ciaff ciaff sarà papà quando scopre che Jack è uscito…e lo farà pure sui nostri culi, sai, quindi non ridere tanto.”

 

Culi!” A Katie doveva piacere un mondo quella parola, e la canticchiò felicemente. “Culi, culi culi!”

 

Nonostante tutto, a Simon scappò da ridere. “Ma che ridi, polla?”

 

“Polla e culi! Polla e culi! Polla e culi!”

 

Simon scoppiò a ridere forte a vedere sua sorella che ballava intonando quella canzoncina idiota.

 

 

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How many dreams will end?
How long can I pretend?
How many times will love pass me by

Until I find you again?

 

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Quando si fermò dopo la lunga corsa, Jack appoggiò le mani sulle ginocchia e rimase qualche istante ad ansimare, cercando di regolarizzare il respiro. Aveva corso come non credeva di aver mai fatto, il cuore gli tamburellava forte nel petto e non vedeva quasi niente sotto quella pioggia torrenziale che lo aveva bagnato fino alle ossa… ma nonostante tutto non si sentiva stanco, non adesso che aveva raggiunto il vecchio parco giochi.

 

Il nostro posto speciale…

 

Jack subito si mise alla ricerca della sua amica, guardando in tutti gli angoli possibili. “Amelia!!” nessuna risposta, ma lui non si diede per vinto e continuò a cercare. “Amy, dove sei??” sembrava proprio che non fosse da nessuna parte… “Amelia, rispondi!!” Un momento di sconforto colse in pieno Jack…possibile che non fosse neanche lì? Poi lo sguardo gli cadde sul vecchio scivolo mezzo rotto e arrugginito che stava proprio sotto il palo della luce…

 

“Amy!!” Jack si fiondò sulle ginocchia nel terreno fangoso, cercando di infilarsi fra le due strette sbarre orizzontali che circondavano la base dello scivolo, ma gli risultò subito impossibile data la sua statura… ad Amelia però non dovevano aver creato problemi quelle sbarre, perché era riuscita ad attraversarle e a sdraiarsi a terra nel piccolo quadrato di spazio a disposizione. Ed era proprio lì, quasi incredibilmente era proprio lì… rannicchiata su se stessa come un neonato, profondamente addormentata.

 

“Amelia!! Amelia!!” Jack provò a tirare via almeno una delle due sbarre, ma capì che non poteva farcela. Provò perfino a prenderle a calci con una certa violenza, la stessa con cui gli stavano venendo fuori parole alquanto oscene per cui sua madre lo avrebbe messo in punizione per buoni sei mesi come minimo.

 

Tutto quel rumore però servì a qualcosa…Amelia finalmente sussultò, strinse gli occhi e poi li aprì, sembrando piuttosto spaesata.

 

“Amelia!!” Jack lasciò perdere le sbarre, e gli uscì un sorriso speranzoso. “Stai bene, vero??”

 

La ragazzina ci mise un attimo a capire dov’era e cosa le stava succedendo…sembrò stupita di vedere Jack, ma si tirò indietro per quanto possibile e ritrasse le gambe.

 

“Che diavolo ci fai là dentro?! Vieni fuori di lì!”

 

Amelia lo guardò male, e spostò lo sguardo altrove. “Vattene.” Mormorò.

 

Anche subito!” ruggì Jack. “Insieme a te, però!”

 

Amelia si girò dall’altra parte, tirando su col naso e cercando di ignorarlo…forse in quel modo se ne sarebbe andato, prima o poi

 

“Dai, Amy, per favore…andiamo a casa, fa freddo e piove  da fare schifo…” Jack si aggrappò alla sbarra quasi con disperazione, vedendo che continuava e parlare con la schiena della sua amica. “Per favore, Amelia…ti verrà un malanno, andiamocene!”

 

La ragazzina tirò su col naso, scansandosi rabbiosamente le lacrime dalla faccia – che per fortuna lui non poteva vedere. “Tornatene a casa tua, Jack… lasciami in pace.

 

“No!!” Jack ebbe la tentazione di buttare giù le due sbarre a calci. “Non ti lascio qua da sola, che cosa credi di poter fare?!”

 

Amelia fece una smorfia ironica. “Io sono sola, Jack… sono più sola di quanto non pensassi. Tanto vale che imparo a vivere basandomi solo sulle mie forze.

 

Ma perché!” Jack diede uno scrollone allo scivolo. “Io ho fatto un solo stupidissimo maledetto errore, ma lo so che è stato uno sbaglio! Che cosa devo fare per fare pace con te, mi devo uccidere?!”

 

Amelia si morse le labbra…lui non capiva. Lentamente si voltò e lo guardò con un’aria tristissima e sconfortata, scuotendo leggermente la testa. “Non è colpa tua, Jack…tu non sei l’unico che si stanca di me dopo un po’. Mio padre si stanca quando stiamo insieme anche solo un’ora, sua moglie mi detesta, mia madre ha capito subito che sarei stata solo un fastidio per lei… pensavo che con te sarebbe stato diverso, e ci ho provato, te lo giuro…” con un piccolo sorriso timido e triste, Amelia scrollò le spalle. “Una volta mi sono messa anche il lucidalabbra per te, lo sai? Magari nemmeno te ne sei accorto, però l’ho fatto…perché volevo che pensassi che vale la pena restare con me. E invece non sono riuscita a far rimanere nemmeno te.”

 

Jack si sentì un nodo alla gola così forte che non riuscì a parlare, aprì e chiuse la bocca come se volesse scusarsi ancora, mortificato più che mai, ma non trovò il fiato per dire niente.

 

Amelia abbassò gli occhi. “Non fa niente…ci sono abituata. E’ da quando ero piccola che sto sempre da sola. Adesso vattene via, per favore.”

 

Jack scosse la testa. “…ma che vuoi fare?...”

 

Amelia scrollò le spalle. “Non sono affari tuoi…non sono affari di nessuno. Lasciami in pace, Jack.” Senza guardarlo più, si voltò dall’altra parte e si strinse le ginocchia al petto, tremando vistosamente per il freddo. Non voleva e non poteva guardare in faccia Jack, la faceva pericolosamente vacillare dal suo proposito di aspettare che la pioggia si fosse fermata per scappare dalla città. Ancora non sapeva dove andare, ma di sicuro avrebbe trovato il modo per sopravvivere da sola, era piuttosto bravina a fare quasi tutto…

 

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti quando sentì uno strano rumore e avvertì una vibrazione nella parte interna dello scivolo…la ragazzina si voltò per capire cosa fosse, e spalancò gli occhi, inorridita.

 

Jack stava cercando di infilarsi nello stesso strettissimo passaggio che aveva usato lei per entrare prima, ma si vedeva ad occhio che era una cosa materialmente impossibile: lei aveva un fisico piccolo ed esile, magra e bassetta com’era si infilava nei posti più assurdi…Jack era alto almeno una decina di centimetri in più, e aveva le spalle ben più larghe delle sue…passare lì in mezzo era assurdo, impossibile!

 

Ma che stai facendo??”

 

Jack aveva il viso contratto in una smorfia di fatica, sofferenza e determinazione. “Sto cercando…di passare…qua in mezzo…”

 

Amelia scattò in ginocchio. “Tu sei pazzo! Fermati, non ci passi! Ti farai male!”

 

Jack fece un veloce sorrisino dei suoi, mentre riusciva a far passare un braccio all’interno e usava l’altro per fare leva sulla sbarra sopra la sua testa. “Non è colpa mia…se tu non ne vuoi…saperne… di uscire…”

 

Amelia lo fissò con gli occhi sbarrati…Jack si stava spingendo dentro quello spazio strettissimo affondando i piedi nel fango, tirandosi con le mani, usando tutta la sua forza e la sua determinazione… lo stava facendo per lei? Possibile?

 

Jack puntò i piedi e si spinse ancora un po’ più dentro, facendo passare una delle spalle con notevole sforzo. “…io non ti lascio qua da sola…hai capito?” le disse tra una spinta e l’altra. “…te ne vuoi andare?...va bene…però io vengo con te…”

 

Amelia non riusciva a parlare, era incredula… il suo cervello le impediva di gioire nel vedere il suo migliore amico affaticarsi in quella maniera solo per lei, e continuava a riproporle frammenti della orribile sensazione che aveva provato il giorno che lo aveva scoperto a baciare Gia Robbins. Questo la riscosse. “Non dire idiozie…non vedi che ti stai incastrando?! Esci da lì!”

 

“Tu vieni con me?”

 

“No!”

 

E allora non me ne vado!”

 

Incapace di parlare, Amelia scosse la testa… forse era vero che Jack era diverso dagli altri, nessuno aveva mai fatto una cosa simile per lei… nessuno l’aveva mai cercata quando scappava, e di sicuro né suo padre né gli scimmioni che mandava a riprenderla si sarebbero infilati in uno spazio così piccolo per tirarla fuori… e se lui era lì, sincero com’era sempre stato… lo guardò di nuovo in faccia: stava stringendo gli occhi forte, si mordeva le labbra…era davvero in una posizione dolorosa adesso, e tutto per lei…

 

“…basta!!!”

 

Jack quasi non si rese conto di come, ma si ritrovò seduto con il sedere nel fango in cui fino a un secondo prima stava puntando i piedi, finalmente libero di muovere di nuovo le spalle che ora gli facevano un po’ male… ma quello che lo fece sorridere fu vedere Amelia che usciva agilmente dallo scivolo e si gettava in ginocchio accanto a lui.

 

“Ti sei fatto male??” gli urlò, con le lacrime che le scendevano copiosamente sulle guance. “Ti sei rotto qualcosa?! Rispondimi!” Jack avrebbe voluto farle notare che più lo scuoteva in quel modo brutale, più gli faceva aumentare quel dolorino alle spalle, ma era impossibile frenarla mentre urlava così… l’unica cosa che riuscì a fare fu bloccarle i polsi quando cercò di riempirlo di pugni. “Sei un idiota, Jack, sei soltanto un idiota, ecco cosa sei!!!” gli urlò disperata Amelia…ma un attimo dopo smise di spingerlo e scoppiò a piangere forte, gettandogli le braccia al collo e baciandogli ripetutamente la faccia e le labbra tra un singhiozzo e l’altro. E Jack non fu da meno.

 

Ci volle un buon quarto d’ora, ma alla fine Amelia si calmò e il suo pianto disperato si ridusse a un paio di singulti silenziosi mentre stava col viso nascosto nel giubbotto di Jack. Lui non aveva smesso di abbracciarla nemmeno per un minuto, e si sentiva tanto bene da aver completamente dimenticato il dolore alle spalle. La pioggia non aveva avuto pietà dei due ragazzini e aveva continuato a scendere con insistenza, e il brivido di freddo che scosse Amelia la spinse finalmente a tirarsi indietro.

 

Jack le fece un sorrisetto. “Andiamo a casa?”

 

Amelia esitò. “Non credo che a casa mia qualcuno mi stia cercando…”

 

Intendevo a casa mia, scema.” Jack tirò su col naso. “E per tua informazione, mio padre e mia madre ti stanno cercando da tutte le parti da stamattina, mio fratello voleva venire con me e mia sorella ha riempito casa di disegni per te.

 

Amelia fece un piccolo sorriso…adorava sentirsi parte della famiglia di Jack, si sentiva protetta e amata…le davano quell’amore che le era sempre mancato, e in cambio non chiedevano proprio niente… un concetto che a casa sua era più astratto che concreto.

 

Jack le scansò un ciuffo di capelli dalla faccia e si sporse in avanti, socchiudendo gli occhi e sfiorandole le labbra con le sue, dolcemente ma insistentemente, cercando una risposta che non tardò ad arrivare…ma prima che il loro bacio durasse troppo a lungo, Amelia gli appoggiò le mani sul petto e lo spinse indietro. Lui la guardò con un’espressione interrogativa sulla faccia.

 

Amelia si morse le labbra e scosse la testa. “No.”

 

Jack si accigliò. “No cosa?”

 

“No questo…” Amelia scoprì che dirlo a lui era più difficile che ammetterlo con se stessa. “Non ti posso più baciare.”

 

Jack assunse per un attimo un’aria inorridita, ma si riprese subito. “In…in che senso, scusa?”

 

“Nel senso che non posso essere la tua ragazza.” Amelia sospirò. “Pensaci…tutti i guai sono cominciati così. Come amici stiamo sempre bene, anche quando litighiamo…come fidanzati siamo stati solo male. Io non voglio stare male anche con te…voglio essere contenta come al solito. Come facciamo sempre.”

 

Jack tirò un sospiro profondo e annuì. “Si…è solo che era bello sapere che eri la mia ragazza…”

 

“Così bello che ti sei spupazzato un’altra. Amelia fece un sorrisetto ironico. “Se eravamo amici sai quanto me ne fregava? Invece guarda come sono andate le cose.”

 

“Magari posso cambiare!” Jack annuì freneticamente. “Se ti prometto che non le guardo più le altre?”

 

Amelia si strinse nelle spalle. “Le guarderai eccome… lo hai sempre fatto, anche quando eravamo piccoli. Ti viene spontaneo.”

 

Jack sbuffò. “Mi sa che hai ragione. Ma mi credi, io non lo faccio apposta!”

 

Amelia rise. “E’ colpa degli occhi che guardano dove non devono guardare!”

 

Jack rise e annuì. “Vero.”

 

Amelia sorrise e gli scansò dalla fronte i capelli bagnati. “Allora lo ammetti che non si può stare insieme?”

 

Jack fece una smorfia imbufalita. “Si…però che cacchio, così non ti posso baciare più!”

 

“Tanto ti consola subito un’altra, non ti preoccupare. Amelia rimase stupita quando invece di ridere, lui si fece serio.

 

“Ho detto che mi piace baciare te, non una ragazza qualunque.

 

Amelia s’inumidì le labbra e abbassò gli occhi. “Anche a me piace baciare te… ma mi piace anche ridere e scherzare con te, mi piace essere coccolata e mi piace coccolarti…e se facciamo gli scemi a sbaciucchiarci buttiamo tutto all’aria.

 

Jack storse la bocca ed esitò. “No…non ti voglio perdere.”

 

“Nemmeno io.”

 

“Beh, allora…ci stiamo lasciando?”

 

Amelia fece un sorrisetto. “Eh si, mi sa tanto di si.”

 

Jack scoppiò a ridere. “Non ci posso credere, e io che pensavo che ci saremmo sposati e avremmo fatto tanti bambini.

 

Amelia rise a sua volta. “Non sai nemmeno come si fanno i bambini.

 

Jack fece un sorrisetto furbo. “Dici?”

 

Amelia spalancò occhi e bocca. “Che porco!” esclamò, mollandogli una botta sulla nuca.

 

Lui rise. “E va bene, allora…addio Amelia-fidanzata, bentornata Amy-il Koala.

 

“Bentornato, Jack-mamma koala.” Disse allegramente Amelia.

 

Jack la guardò un attimo, poi fece un piccolo sorriso stranamente timido. “Ma se un giorno da grande diventassi bravo… se quando saremo tutti e due grandi io non guardassi più le altre ragazze… tu ti metteresti con me?”

 

Amelia arrossì. “Ma non dovresti proprio pensare a nessuna… dovresti pensare solo a me. Ci pensò su, poi annuì con un sorrisetto. “Magari mi regali anche un anello col diamante come quello bellissimo che tuo padre ha regalato a tua madre.

 

“Come sei costosa!” Jack ridacchiò. “Vabbè che tanto i War Mage guadagnano un sacco di soldi, quindi quando diventerò uno di loro…ok, diciamo che allora se ne parla quando ho i soldi e sono serio.”

 

“Va bene.” Cantilenò la ragazzina, ridendo di gusto alla vista della faccia imbronciata di lui. “Ti credo, ti credo!”

 

Jack arricciò il naso. “Ci ho ripensato, non ti voglio più sposare…sei costosa e neanche mi credi.

 

“Ah, però…il nostro matrimonio è durato nemmeno cinque secondi!”

 

I due ragazzini scoppiarono a ridere così forte che si piegarono in due, finalmente liberi di sorridere di nuovo come non facevano più da qualche tempo.

 

Jack sorrise largamente. “Ti voglio bene, Amelia. Veramente, te ne voglio proprio tanto.”

 

Il sorriso di Amelia fu altrettanto largo, finalmente di nuovo vivace e vivo. “Anch’io ti voglio un bene dell’anima, zuccone che non sei altro. E adesso che ne dici se torniamo a casa?”

 

“Ok, però prima…” Jack esitò, guardando per un attimo a terra. “…senti, non è che… cioè, visto che non si può più…insomma, posso baciarti l’ultima volta? Sai, per…per dirci ciao come si deve.”

 

Amelia fece un sorriso lacrimoso. “E’ solo ciao…magari non è addio.”

 

Jack annuì. “Già, magari no. Chi lo sa.”

 

Amelia gli si avvicinò e lo guardò, e per un momento si sentì quasi come se avesse voglia di piangere… perché si, quella di tornare amici era la scelta migliore, però non poteva dire di essere felice al cento per cento… però forse Jack aveva ragione. Forse un giorno, da grandi… forse lui sarebbe cambiato, tante cose sarebbero state diverse, e magari quel bacio era davvero solo un ciao e non un addio. E poi doveva pensare a come era bello e gratificante che il suo Jack poteva stare con tutte le belle bionde del mondo, ma era sempre da lei che tornava, anche se non era la sua ragazza… valeva proprio la pena aspettare il momento giusto, se davvero un giorno sarebbe arrivato mai. E fu con quel pensiero che gli prese il viso fra le mani e appoggiò le proprie labbra sulle sue. Che fosse di addio o di arrivederci, valeva la pena renderlo memorabile quel bacio.

 

 

 

 

 

 

“La vuoi smettere di guardare?!”

 

“Sshh, zitta!”

 

“Come ti permetti di zittirmi?!?

 

Ron alzò gli occhi al cielo e tornò a nascondersi dietro l’angolo del muro. “Hermione, sei insopportabile.” Sussurrò.

 

“E tu non hai il diritto di spiare tuo figlio. Il sussurro di Hermione era simile a un sibilo.

 

Ron aveva un ampio sorriso orgoglioso stampato in faccia. “E’ potente quel ragazzo, io a tredici anni nemmeno me lo sognavo di dare un bacio così. Che grand’uomo, sono fiero di lui.”

 

Hermione lo guardò con aria impietosita e scosse la testa, incrociando le braccia sul petto. “Che pena che mi fai…ragioni come un uomo, punto e basta.

 

“Giustamente, come mai…dovrei ragionare come una donna, no?”

 

Nonostante tutto, a Hermione sfuggì un sorrisetto. “Mi riferisco al fatto che ti rende fiero Jack perché è già così spigliato con le ragazze.

 

Ron indicò con un cenno della testa Jack e Amelia, che si stavano abbracciando forte. “Giudica tu se è spigliato.”

 

Hermione sorrise maternamente. “Sono pronta a scommettere che normalmente è timido almeno il doppio di quanto tu non pensi. Non è spigliato…è sereno, è a suo agio perché quella è la sua Amelia. Non lo capisci? Sente di sapere già quello che deve o non deve fare perché l’adora, non ha bisogno di darsi le arie né altro, è come se sapesse già la strada di casa senza che nessuno gliel’abbia insegnata.”

 

Ron guardò suo figlio. Stava ridendo e prendendo in giro Amelia, a cui era scappata una lacrima tardiva e che a sua volta rideva di se stessa. “Tanto per cambiare, amore, hai ragione.” Ron fece un sorriso malinconico. “Sai che mi dispiace che quei due non stiano più insieme?”

 

Hermione gli accarezzò la guancia. “Io ti ho aspettato per qualcosa come sette o otto anni, sai.”

 

Ron ridacchiò. “Dici che la cosa sia genetica?”

 

Hermione arricciò il naso. “Può darsi. Non è detto che la storia si ripeta… ma potrebbe anche avere ragione Jack. Da grandi forse…”

 

Ron le diede un piccolo bacio a fior di labbra. “Io comunque faccio il tifo per la piccoletta.”

 

Hermione sorrise e annuì, guardando intenerita Amelia saltare sulle spalle di Jack mentre si allontanavano verso la strada per casa. “Andiamo, voglio precederli.”

 

“Sai che mi sconvolge pensare che Jack faccia delle cose che io alla sua età trovavo impensabili?” mormorò incuriosito Ron.

 

“Questo perché tu alla sua età dormivi in piedi in fatto di sentimenti.

 

Io dormivo in piedi in fatto di sentimenti?! IO???”

 

“Si, tesoro.”

 

“Non è assolutamente vero! Ma stiamo scherzando! Io non dormivo affatto, semmai eri tu quella che non si faceva gli affari suoi…guarda, te lo faccio dire da Harry se non mi credi, non ero io quello che…”

 

Hermione lo zittì con un bacio lungo e intenso, molto intenso… “Dicevi?” gli chiese, facendosi indietro.

 

Ron sbattè gli occhi, poi annuì. “Io ero un maledetto sonnambulo.”

 

Hermione rise di cuore, e non potè fare a meno di abbracciarlo forte.

 

 

 

…'till I find you again...

 

** FINE **

 

 

 

 

 

Io suggerirei di ascoltarla questa canzone…si chiama “Until I find you again” ed è di Richard Marx, di qualche anno fa…è splendida e mi ha ispirato tantissimo! ^_- Oh, e a proposito… ci sarebbe questa scritta in blu qua sotto che ha l’aria di voler essere cliccata… ^____- Bacissimi e alla prossima!

 

Sunny

  
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