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Autore: effe_95    02/11/2013    4 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Salvami, ti salverò .

53. Non c’è niente che resiste, al mio cuore quando insiste.
 
Senza che il tempo lo annunciasse, era già passato un anno.
Yulian aveva guardato con tristezza a quel quattro Settembre, e all’inizio dei suoi vent’anni, compiuti ancora una volta senza la persona amata al suo fianco.
Claudia aveva volto lo sguardo al cielo, per la fine di quell’anno e l’inizio di un altro, dove avrebbe accompagnato ancora una volta Francesco tenendolo per mano, e si sarebbe fatta forza.
Un anno dalla separazione, un anno come mille.
 
Quell’anno Nicola avrebbe preparato finalmente la tesi che concludeva i suoi primi tre anni all’università, la stava preparando con grande enfasi e non vedeva l’ora di sostenerla.
Ce l’aveva messa tutta lui, studiando di notte, al lavoro durante le pause, prendendo diciotto su diciotto e accontentandosi comunque, perché l’importante sarebbe stato andare avanti.
Quel giorno non avrebbe pensato ad Eteocle, né a Daniela e Carolina, non avrebbe dato importanza a suo padre, e avrebbe pensato una volta tanto solo a se stesso, mentre scriveva con voglia ciò che gli piaceva di più.
Chiuse il computer intorno alle cinque del pomeriggio e decise di andare a fare una passeggiata, per prendere un po’ d’aria e svuotare la mente da tutti quei pensieri pessimisti e negativi.
Era solo il dieci Settembre, ma già un vento fresco aleggiava nell’aria annunciando l’ arrivo dell’autunno, Nicola non si era sentito mai così malinconico come in quel momento, sentiva che poteva andare tutto bene, ma che qualcosa nella sua testa non funzionasse affatto.
Raggiunse un luogo che non frequentava più da tempo, l’ultima volta che era stato lì aveva diciassette anni appena compiuti e il cuore spezzato.
Era una piazza che si trovava incorniciata da portici antichi e palazzi vecchi, che lasciavano nell’aria qualcosa di antico. Quel posto era fantastico perché sapeva di storia, di vite da raccontare, e di tanti ricordi belli, più di quanti ne erano quelli brutti.
A quell’ora c’era poca gente, una coppia anziana che se ne stava seduta su una panchina, lei con la testa sulla spalla di lui a ricordare tutti quegli anni vissuti insieme, in una vita quasi giunta al termine, ma che sembrava essere stata piena e felice. Poi c’era una ragazza che giocava con una bambina più piccola su quelle giostre malandate, un paio di ragazzi che ridevano divertiti e qualcuno che faceva jogging, con le cuffie nelle orecchie e un’aria concentrata.
Nicola raggiunse la prima panchina libera e sospirò, guardando ogni centimetro di quella piazza impolverata che aveva percorso più e più volte.
Aveva compiuto ventiquattro anni, eppure si sentiva ancora un bambino, in quel luogo il tempo sembrava essersi fermato.
Nicola, io e te vivremo qui, vero? Per sempre.
Il ragazzo si ritrovò a sorridere, guardando le finestre vecchie di un appartamento qualsiasi, quante promesse, quanti sorrisi, con quella ragazza che era stata la prima.
<< Marisa, sta attenta! >>
Nicola sobbalzò quando qualcosa di morbido gli colpì i piedi incrociati davanti la panchina, spostò distrattamente lo sguardo sulla bambina che gli era caduta addosso e sospirò.
Aveva un viso piccolo e rotondo, incorniciato da ricci ribelli e biondi come il miele, era solcato da un broncio ammirevole e due occhi grandi e neri come la pece.
Sembrava arrabbiata per essere caduta, e probabilmente si era fatta anche male.
<< Va tutto bene? >> Domandò Nicola, mettendola in piedi.
La bimba si asciugò furiosamente le lacrime e annuì.
<< Mi dispiace! >> Disse quelle parole come se le sarebbero costate la vita intera, Nicola ne rimase totalmente conquistato, era così piccola, eppure sembrava soffrire già così tanto, combattiva con se stessa e con la vita.
<< Non preoccuparti. Piuttosto, ti sei fatta male? >>
<< Marisa! Quante volte ti ho detto di stare attenta a dove metti i piedi? Mi perdoni, si è fatto male?>>
Nicola spostò lo sguardo sulla ragazza che aveva raggiunto di corsa la bambina.
Aveva i capelli biondi tagliati cortissimi sotto l'orecchio, la radice era scusa come la pece e sulle punte il colore andava facendosi un po' rossiccio.
Le guance magre erano accarezzate dalle lentiggini, mentre gli occhi azzurri catturavano lo sguardo magnetici, contornati da una forte matita nera.
A Nicola sembrò di tornare indietro nel tempo di una vita.
<< No, va tutto bene >>
Un sospiro profondo e poi...
<< Nicola, ma sei tu? >>
Dire che era ancora lui sarebbe stato sbagliato, perché lei stava ricordando un'altra persona, ma dir di no sarebbe stato sbagliato lo stesso, perché non era cambiato poi così tanto.
<< Lara Margotta, quarto scientifico, sezione B. Diciassette anni e lunghissimi capelli biondo scuro, una parlantina esagerata, la testa piena di sogni inutili e un complesso sfrenato per il suo piccolo, adorabile nasino >>
Nicola si sorprese nel sentirsi dire tutte quelle cose, ma gli erano riaffiorate alla mente come un fiume in piena, non aveva potuto fermarsi, e così le aveva tirate fuori. Era imbarazzante e curioso allo stesso tempo, scoprire come ricordasse ancora tutto di quella che era stata la sua prima ragazza.
<< Nicola Rossi. Quarta scientifico, sezione A. Diciassette anni e sottilissimi capelli castani, troppo lunghi a mio parere. Una parlantina direi quasi inesistente, gli occhi pieni di tristezza e un amore morboso nei confronti della sorella più piccola >>
I due risero come degli stupidi, non trovando altro modo migliore per stemperare la consapevolezza di quanto avessero pensato l'uno all'altro in quei sei anni di lontananza.
Il tempo non era mai stato clemente con nessuno.
 
 
Luna stava tagliando le carote quando bussarono alla porta.
Aveva pensato di preparare una bella bolognese, ma non gli era mai venuta bene, il sapore era sempre diverso.
Lasciò cadere distrattamente tutto quello che aveva in mano nel lavandino, asciugò le mani e si accinse ad aprire.
Fuori la porte c'era una ragazza giovane, aveva i capelli neri come la pece e due occhi verdi contornati da una pesante matita nera.
Luna aveva vissuto abbastanza a lungo con Andrea, per riconoscere quegli occhi, e le era bastato vedere in faccia Laura una sola volta per capire che quella ragazza aveva lo stesso colore di capelli e gli stessi tratti del viso. 
<< Salve signora, io sono un'amica di Nicola e ... >>
<< Sei Daniela vero? La figlia di Andrea e Laura Andreotti >>
Al suono di quelle parole a Daniela sparì il sorriso dal viso, non se l'aspettava che Luna la riconoscesse al primo colpo, e in quel momento la sua idea le sembrò completamente folle.
<< Sono io, Claudia e Nicola sono in casa? >> Luna scosse la testa.
<< Bene, perché volevo parlare con lei in privato >>
Il tempo non avvisava nessuno.
 
Marisa giocava allegramente sulle giostre, mentre Nicola e Lara la guardavano dalla panchina con occhi attenti.
<< E' tua figlia?>>
Lara continuò a fissare la bimba con sguardo attento, mentre una nuvola oscurava il sole gettando un' ombra tetra sulla piazza.
<< No, è mia nipote >>
Nicola osservò il cielo e si sentì stranamente più leggero, come se quella notizia gli avesse tolto uno strano peso dal cuore.
<< Cosa fai nella vita? Io mi sto laureando in psicologia>>
<< Sto per prendere la laurea triennale in chimica, e nel tempo libero lavoro in un locale per guadagnare qualcosa e aiutare la famiglia >>
Lara ricordò che Nicola voleva laurearsi in chimica organica fin dal liceo, e il sapere che i suoi sogni non erano cambiati del tutto la fece sentire più stabile e ben ferma sulla terra.
<< Sei fidanzato? Io non più ormai >>
<< Fino a ieri, non avevo tempo per l'amore >>
Di cose da dire ce n'erano moltissime, e dire tutto in quella misera ora trascorsa insieme per caso sarebbe stato impossibile, sei anni erano
un' eternità senza ritorno.
<< Perché dopo che abbiamo fatto l'amore sei scappata da me? >>
Quello però avrebbe voluto chiederglielo da sempre, da quando lei l'aveva lasciato in quello stesso posto anni prima, sotto un cielo simile, ma che non era  più quello.
<< Forse perché ho avuto paura, ma sinceramente, nemmeno me lo ricordo. E' come se il mio cervello si rifiutasse di ricordarlo, ho un blocco qui, e non se ne va >>
Lara prese a giocare freneticamente con le sue stesse mani, facendogli assumere forme sempre differenti, ad un certo punto cominciarono a rasentare la pazzia.
<< Ho sempre creduto che fosse stato per colpa mia, ma forse mi sono  sbagliato. Comunque, si è fatto tardi, adesso devo andare >>
Non c'era nient'altro da dire per il momento.
<< Ci rivedremo ancora vero? In questo posto? Domani? >>
Le domande frenetiche di Lara esprimevano una voglia insistente di desiderio, di cose perse, di tanti, tantissimi ricordi nuovi da costruire, e forse Nicola ci sarebbe stato.
<< Va bene. >>
Il tempo a volte aggiustava le cose.
 
Luna guardava negli occhi Daniela, come se volesse trovarci tutte le ragioni di quegli anni sbagliati, che non avevano trovato un senso, e forse non l'avrebbero trovato mai.
<< Lei assomiglia moltissimo a Claudia sa? Mio padre porta sempre una sua foto, e mi è capitato di vederla più volte >>
Non riusciva a trovare altre parole giuste per affrontare quella donna che aveva più di quarant'anni e gli occhi con mille dolori da raccontare.
Cosa poteva dire lei? Frutto di un tradimento durato nel tempo.
<< Tu invece assomigli moltissimo a tua madre. L'ho vista solamente una volta in tutta la mia vita, ed è stato quando Andrea mi ha confessato della vostra esistenza. >>
Daniela chiuse gli occhi e si fece forza, avrebbe fatto anche quello pur di aggiustare le cose, avrebbe incassato gli insulti al posto di sua madre, e le lacrime al posto di suo padre, avrebbe fatto questo e altro, perché potesse andare tutto per il meglio.
<< Papà è sempre stato un codardo, e quando la mamma si è ammalata ha perso anche quel poco di buono che aveva. Lui è come un bambino cresciuto nella maniera sbagliata, ha le sue colpe, e io non sono qui per assolverlo.>>
Luna sospirò pesantemente e si lasciò cadere con la schiena sul divano, improvvisamente si sentiva stanca, avrebbe voluto lasciarsi tutto alle spalle, far finta che non fosse successo niente, come aveva fatto sempre in quei dodici anni.
<< Non lo farò neanch'io >>
Daniela chiuse nuovamente gli occhi e sospirò, per farsi forza.
<< Non sono qui per chiederle questo. Sono qui per dirle che io, Eteocle e Carolina chiediamo il vostro affetto. So di essere presuntuosa, di non poter chiederle una cosa del genere e che si arrabbierà con Nicola, perché non le ha detto che ci siamo incontrati, ma ... >>
Luna si alzò in piedi e Daniela smise di parlare, improvvisamente il cuore prese a batterle freneticamente. Aveva pensato più volte che avrebbe potuto fallire miseramente, ma non le stava più bene.
<< Non avere la pretesa di conoscere me o i miei figli.>>
Quelle parole la lasciarono senza fiato, le fecero male, ma non avrebbe potuto avanzare nessun tipo di pretesa, non aveva il diritto in nessun modo.
Daniela sospirò per contenere la tristezza e si alzò in piedi, stringendo convulsamente tra le mani il manico della borsa.
<< Mi scusi per il disturbo >>
Fece un piccolo inchino con la testa e fece per lasciare la stanza.
<< Nicola è un ragazzo che ha sofferto moltissimo. Io, da madre, non avrei mai voluto che succedesse, e negare che in parte è stata anche colpa mia sarebbe un po' come barare. Io non ho pianto, quando Andrea se n'è andato io non ho pianto nemmeno una lacrima. Sai Daniela, io conoscevo così tanto tuo padre che avrei potuto fargli male solo in quel modo, perché non versando una lacrima, lui avrebbe creduto che io non l'amavo affatto.>>
Daniela rimase ferma li dov'era, non osava quasi respirare, mentre la consapevolezza di quelle parole si faceva largo nel suo cuore.
<< E' stato il mio modo di difendermi, e per difendere me, ho ferito Nicola. Avrei potuto perdonarlo dall'inizio, avrei potuto dirgli che non mi importava, ma lui aveva fatto la sua scelta e io la mia. Mio figlio adesso è grande, e io non posso fare più niente per aiutarlo, se non fidarmi di lui. Nicola ha accettato te, Eteocle e Carolina, e lo faremo anche io e Claudia >>
Gli occhi di Daniela si riempirono di lacrime mentre si girava a guardare la donna, che dal divano l'osservava con un sorriso triste sulle labbra e gli occhi di chi non aveva alcuna lacrima da piangere.
<< Grazie >> Mormorò la ragazza asciugandosi le lacrime, Luna si alzò per prenderle un fazzoletto, e quando la riaccompagnò verso la porta le accarezzò la testa, perché di umiliazioni, lei non ne doveva avere mai più, per pagare le colpe che erano di altri.
<< Sa signora, ho un bambino piccolo di quasi un anno, si chiama Noam, vorrei farvelo conoscere>>
Luna socchiuse gli occhi e annuì.
<< Con molto piacere >>
Un secondo dopo aprì la porta di casa Nicola, aveva gli occhi stanchi e se ne stava rannicchiato nella giacca come se avesse molto freddo.
Il ragazzo guardó Daniela e Luna con il viso per nulla sorpreso, come se aspettasse un momento del genere da molto tempo, lasciò cadere le chiavi sul primo piano che trovò e sospirò, quante volte l’aveva fatto quel giorno?
<< Daniela, rimani a mangiare da noi? >> Domandò il ragazzo sfilandosi la giacca.
<< Si, stavo giusto preparando >> Continuò Luna lanciandogli uno sguardo significativo, uno sguardo che Nicola non ricambiò affatto, ma in cuor suo sorrise, perché fidarsi di lui, era tutto tranne che un privilegio.

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Effe_95

Buongiorno.
Faccio un saluto veloce a tutti perchè devo scappare.
Volevo solo dire che il titolo di questo capitolo è tratto dalla canzone "Non passerai" di Marco Mengoni.
Alla prossima.


 
  
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