Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Andy Black    05/11/2013    6 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rincontri - Pt. 2


Forte del suo nuovo amico, e della rinsaldata esperienza con Metang e Carracosta, Rachel decise di tornare nell’hotel. La fame si faceva sentire, era quasi ora di pranzo, ma la neve scendeva inesorabile.
Rachel alzò lo sguardo, le sembrò che il cielo si fosse bucato, e da quel buco stessero fuoriuscendo tutti quei fiocchi bianchi e freddi.
Freddi.
Mise le mani nelle tasche, sperando che le cosce donassero un po’ di calore alle dita, che parevano aver perso ogni parvenza di vita. Temeva si seccassero e cadessero.
Entrò nell’hotel, il concierge la salutò e le diede le chiavi della sua stanza.
Il colorito riprese possesso delle guance, e fu in grado di tenere le mani fuori dalle tasche.
“Zorua...” pensò ad alta voce. Era nella sua sfera da troppo tempo, tanto che già arrivati a pochi passi dal suo pianerottolo lo fece uscire. Quello si guardò attorno e seguì la ragazza attentamente, fino ad entrare nella stanza.
Di nuovo il volpino esaminò tutto con attenzione, dopodichè vide il letto e vi si acciambellò sopra. Rachel accese il climatizzatore, in modo da riprendere interamente colorito, mentre guardava il suo Pokémon stiracchiarsi e riprendere a riposare.
Lasciò cadere il giubbino per terra, e poi tutto il resto, si spogliò e si sedette nella vasca, dopo averla riempita d’acqua calda.
L’acqua si alzava leggera e diventava vapore, quasi volesse sparire ed andare via, partire per un viaggio.
“Chi te lo fa fare...rimani tu che puoi...” disse la ragazza, e dopo si accorse di star parlando da sola.
Immerse un dito nell’acqua, poi lo tirò su. L’acqua che c’era su quel dito ricadeva a piccole gocce, andando ad increspare la superficie liscia, che di tanto in tanto vibrava alle sollecitazioni del corpo della ragazza.
Si sentiva diversa. Forse non portava più quello che lei considerava essere il dono più grande che una donna potesse fare ad un uomo.
Verginità. Forse troppo sopravvalutata negli anni addietro.
Forse troppo sottovalutata in quelli correnti.
Concedersi ad un uomo, per Rachel, era donarsi a quello, mettersi nelle sue mani e farsi condurre bendata in terre mai esplorate. Ci vuole fiducia per fare una cosa del genere.
Zack aveva avuto l’onore di saggiare la sua virtù.
Ripensava a quella notte bollente, calda più dell’acqua che riempiva quella vasca, ed un esercito di brividi l’assalì.
Zack era lontano, chissà dove, e lei sentiva quella lontananza come una serratura sente la mancanza della chiave che la apre.
Chiusa, con la voglia di mostrare ciò che nascondeva, che teneva segreto.
Solo con Zack riusciva ad essere sé stessa, ad aprirsi interamente, nonostante rimanesse nascosta dietro la mano quando rideva, per non mostrarsi troppo.
Non era nelle sue corde.
Gli mancava.
Era passata dall’avere mille rose tra le mani, piene di petali, a dover piangere su di un solo gambo, e per di più spezzato.
Il rovescio della medaglia.
Tirò indietro la testa, un grosso mollettone teneva legati quei fili di seta nera, il collo scoperto, baule della sua femminilità, mentre i seni rimanevano immersi per metà in quell’acqua torbida per il sapone e la schiuma.
Si era quasi auto convinta a riposarsi, ad addormentarsi nell’acqua fino a quando non avesse perso tutto quel calore rigenerante, quando qualcuno bussò alla porta e rovinò i suoi piani.
Sospirò, forse era uno sbuffo, non un sospiro, affondò in un enorme accappatoio azzurro ed infilò un paio di pantofoline rosa, morbide e confortevoli sotto i calli che aveva ai piedi.
Dopotutto aveva viaggiato molto, ed aveva massacrato quei piccoli portadita. Aprì la porta, infilando solo la testa fuori.
Un vento freddo entrò in stanza, smuovendo il sonno di Zorua.
Ryan era davanti alla porta, e sostava, in silenzio.
“Ciao...come va?”
“Bene. Mi sono appena lavata”
“Oh...ok. Mi chiedevo se avessi bisogno di qualcosa”
“Non preoccuparti”
“Ok”
“Va bene...”
Attimi di imbarazzo. Sembravano due ex fidanzati che si trovavano in ascensore l’uno di fronte all’altro. Entrambi si sentivano in dovere di dire qualcosa, ma alla fine il risultato sarebbe stato migliore se avessero percorso la strada del silenzio.
“Sei ancora arrabbiata con me per la lettera di papà?” chiese lui, prendendo il coraggio a due mani.
Rachel sospirò, quindi abbassò lo sguardo. “Entra...”
“Grazie”
Aprì la porta, mostrandosi avvolta nel caldo accappatoio, per poi chiuderla velocemente non appena occhirossicascobiondo fosse entrato in stanza.
Quello si guardò in torno. La sua stanza non era così lussuosa.
“Siediti sul letto...” fece Rachel.
Ryan eseguì, e appena lo fece, Zorua scattò d’istinto, prendendo a ringhiare. Il biondo capì che gli ultimi avvenimenti non lo avevano fatto entrare nelle grazie del volpino.
“Zorua, calmo. È in pace”
Zorua sembrò aver capito, ma lo stesso scese dal letto. Non voleva condividerlo con lui.
“Allora?” domandò poi Ryan.
“Ecco...” lei sostava all’in piedi davanti alla porta, mantenendo una certa distanza. “...ammetto che posso essere sembrata irragionevole, ma io su di te contavo davvero molto. E non mi è mai saltato in mente il dubbio che tu non fossi mio fratello. Prova a capirmi. In pochi secondi ho preso coscienza del fatto che non avevo un fratello, che non avevo dei genitori, e che quelli che reputavo tali in realtà non lo erano. Diciamo che oltre alla famiglia non ho mai reputato nulla come mio. Tranne Zorua, certo. E nella mia testa è partito un input. Dovevo creare qualcosa nella mia vita, qualcosa di cui sarei stata fiera, e cancellare tutte le menzogne. Ho conosciuto Zack, ho colto la palla al balzo, e poi sono partita”
“Uhm...”
“E mi manca. Tu lo odi a morte, ma non capisci che io lo amo”
“Purtroppo la mia posizione e la sua ci porta continuamente a scontrarci, ma so che è un bravo ragazzo. Se io non fossi io e lui non fosse lui, probabilmente potremmo anche avere un rapporto al di fuori del lavoro. Ma il mio compito ed il suo sono speculari. Lui deve salvare questo mondo, e lo devo fare anche io, ma siccome lui non ha nessuno che lo comanda, che lo paga, e che gli dice cosa fare, se questo mondo non lo salvo io non ci sarà nulla di buono per me. E poi siamo comunque parenti. Sei mia cugina” sorrise ancora.
Lionell era il padre di Rachel, ed era sposato con la sorella di Martha Livingstone, Irya.
“Non è la stessa cosa”
“Spero che comunque le cose possano tornare come all’inizio. Una volta che questa storia finirà, io voglio lasciare questo lavoro e partire”
“Come?! E non devi più lavorare?”
“No, Rachel. Lionell mi sta riempiendo di soldi”
Lei sorrise a mezza bocca, poi trovò una sedia e si sedette. “Dove andrai?”
“Vorrei tanto sfidare la Lega di Adamanta. Dovrò battere i capipalestra e poi i Superquattro” sorrise bonariamente lui.
“Oh, guarda che sono mostruosamente forti”
“Ci hai avuto a che fare?”
“Già...con molti di loro”
“Immagino che la conoscenza di Zack abbia implementato gli incontri con queste persone”
“Ma neanche...quando li incontrai Zack ed io eravamo lontani. Con Zack ho incontrato Stella, di Timea”
“Dannazione, quella donna è il mio desiderio!”
Rachel sorrise, e pure Ryan. Un po’ avevano ricreato fiducia ed armonia, ed il loro rapporto era sulla strada della riparazione.
“Ok...allora vado. Mi fa piacere aver riso e scherzato con te” disse il biondo.
“Anche a me. Ci vediamo dopo”
“Stasera. Ora sto andando a catturare Mesprit, poi andrò da Uxie. Azelf è già nelle mie mani”
Rachel annuì, aprì la porta e lo fece uscire.
 
Zack uscì dal percorso 201, ed entrò sulle rive del Lago Verità. Un po’ di erba alta costeggiava l’intero perimetro del lago. Oltre l’erba solo tanti alberi, con i capelli bianchi di neve.
“Gyarados...esci”
Le acque del lago, calme e remissive, ebbero una leggera botta di vita quando Gyarados si immerse lì. Zack salì velocemente su di lui, e a velocità di crociera presero ad avvicinarsi alla grotta presente al centro del lago.
Tutto era tranquillo, nella mente di Zack era sparito tutto. Stava già analizzando la strategia da utilizzare contro Mesprit. Era un Pokémon dannatamente veloce, di tipo psico, quindi avrebbe dovuto utilizzare una strategia intelligente.
E per farlo non si sarebbe attenuto alle normali regole di combattimento.
Gyarados arrivò all’antro dopo qualche minuto di Surf. Zack scese dal suo dorso, e mise piede sulla terraferma. Sotto i piedi tante pietruzze parevano sollevarlo.
L’antro era proprio davanti a lui. Un rumore mostruoso ne usciva, tagliato, di tanto in tanto, dalle gocce d’acqua che cadevano dalla parte superiore dell’arco naturale d’ingresso.
Zack prese coraggio ed annuì a sé stesso, quindi Gyarados rientrò nella sfera e lui avanzò deciso.
“Absol...esci fuori”
Il Pokémon eseguì. I suoi occhi catturavano la luce e si illuminavano al buio, come quelli dei gatti. Di lì a poco la luce esterna, dove il sole era ancora sotto le coperte di nuvole, sarebbe finita.
Cautelarsi con il sensitivo dei Pokémon non gli pareva un’idea pessima, anzi. Probabilmente avrebbe utilizzato lui contro Mesprit.
Absol era veloce, certo non quanto il suo avversario ma riusciva a prevedere dove sarebbe comparso durante la lotta.
Camminavano in quell’antro, per terra era pieno d’acqua, ma Zack ormai seguiva solo Absol. Sentiva i suoi passi e riusciva a definirne i contorni con la vista.
Venti metri più avanti la luce risplendeva forte. Una luce rosa. Zack si domandò il motivo di cotanta luminosità, e quando entrò finalmente nella sala di Mesprit lo capì.
Tantissime gemme, o pietre che dir si voglia, di colore rosso, emanavano una luce chiara e molto luminosa, quasi a coprire interamente la volta della grotta. Pareva un grosso, immenso lampadario.
Mesprit era di fronte ai due. Aveva gli occhi aperti, immobile, pareva una statua di sale.
Pareva che l’anima non fosse in lui.
“Mesprit...eccolo”
Absol era lì davanti. Ma a Zack non bastava. Mise in campo anche Braviary, Growlithe e Lucario.
“Mi spiace, Mesprit...ma devo catturarti”
D’improvviso Mesprit sbattè gli occhi, e diede un urlo agghiacciante, facendo rabbrividire i presenti, tranne Absol e Lucario, che lo videro schizzare in loro direzione.
Braviary si alzò in volo, mentre Absol andò a sinistra e Lucario a destra. Growlithe di fronte.
Avrebbe voluto dissimulare la posizione dei suoi Pokémon, facendo utilizzare a Growlithe Muro di fumo, ma Mesprit era talmente veloce che conveniva riuscire a vederlo.
“Growlithe! Fuocofatuo!” una piccola ed insidiosa fiammella prese ad inseguire Mesprit, che scompariva ed appariva in ogni punto. Braviary dall’alto cercava di aiutare sia Absol che Lucario, ma era chiaro che i tre non erano così veloci.
E dopo qualche minuto passato ad inseguire quel folletto dal cappuccio rosa, Zack capì che non sarebbe riuscito a colpirlo.
Piccoli calcoli logici, Mesprit si muoveva in uno spazio. Doveva fare in modo che fosse lo spazio a catturare quel Pokémon.
“Torterra!”
Uscì fuori anche l’enorme tartarugone.
“Torterra, pianta le tue liane ovunque. Dobbiamo limitare i movimenti di Mesprit. Braviary, tu attento. Lucario, leggi l’aura e cerca di capire dove possa essere Mesprit, e comunicalo ad Absol. Growlithe, fai partire qualche altro Fuocofatuo. Almeno aumentiamo le possibilità di prenderlo”
E così fecero. Braviary era immobile al centro, si manteneva in volo e pareva che quasi galleggiasse, mentre Torterra fece partire qualche centinaio di liane che si andarono ad innestare sulle pareti rocciose della grotta. Era diventato tutto una sorta di labirinto. Solo la parte centrale era rimasta più libera. Infatti dovevano cercare di contenere i movimenti e riuscire a prenderlo. Se Mesprit fosse riuscito a nascondersi dietro le liane di Torterra sarebbe stato davvero complicato andarlo a ritrovare.
Il Pokémon guardiano ancora riusciva a divincolarsi, ma Absol approfittò di un attimo di defaillance per salire su di una liana e far sbandare il Pokémon.
Lucario alle spalle di Mesprit, quello si fermò per un momento, e Braviary si fiondò su di lui, con gli artigli, fino a sbatterlo per terra.
Fuocofatuo lo colpì, Mesprit urlò di dolore. Dopodichè Absol si fiondò su di lui e, con la spada puntata al collo di quello, prese a ringhiare.
“Ok, ok” Zack prese la Ultraball e la lanciò.
Un’oscillazione. Due oscillazioni. Tre oscillazioni.
Fuori.
Mesprit uscì di nuovo, ed attaccò con Divinazione.
“Absol, veloce, Sgranocchio!”
Absol prese in pieno il corpo del piccolo guardiano, che urlò di dolore. Poteva bastare.
“Ultraball!”
Un’oscillazione. Due oscillazioni. Tre oscillazioni.
Dentro.
“Bene così. Dentro, ragazzi...”
Zack fece entrare i Pokémon dentro, poi salì in groppa a Braviary e volò velocemente fuori.
Fu per un paio di secondi. Divinazione fece effetto, Zack uscì fuori e la caverna crollò.
Era salvo. E Mesprit nella Ultraball tra le sue mani.
Non ci volle molto ad arrivare a Duefoglie. Il comignolo di Demetra aveva il pessimo vizio di fumare.
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Andy Black