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Autore: ValeryJackson    06/11/2013    11 recensioni
Skyler aveva sempre avuto tre certezze nella vita.
La prima: sua madre era morta in un incidente quando lei aveva solo sette anni e suo padre non si era mai fatto vivo.
La seconda: se non vuoi avere problemi con gli altri ragazzi, ignorali. Loro ignoreranno te.
La terza: il fuoco è un elemento pericoloso.
Tre certezze, tutte irrimediabilmente distrutte dall'arrivo di quel ragazzo con gli occhi verdi.
Skyler scopre così di essere una mezzosangue, e viene scortata al Campo. Lì, dopo un inizio burrascoso, si sente sé stessa, protetta, e conosce tre ragazzi, che finiranno per diventare i suoi migliori amici. Ma, si sa, la felicità non dura in eterno. E quando sul Campo incombe una pericolosa malattia, Skyler e i suoi amici sembrano essere gli unici a poterlo salvare.
Una storia d'amore, amicizia, dolore, azione, dove per ottenere ciò che vuoi sei costretto a combattere, a lottare, e ad andare incontro alle tue peggiori paure.
Ma sei davvero disposto a guardare in faccia ciò che più ti spaventa?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Girl On Fire'
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Erano tutti emozionati per la Caccia alla Bandiera.
Chirone l’aveva annunciata la sera prima, e tutti erano subito andati in fibrillazione, all’idea di combattere per vincere una battaglia.
Skyler non capiva il motivo di tanta agitazione, ma Emma le aveva spiegato che li al Campo era una specie di tradizione, e poi aveva pregato Travis e Connor affinché si dessero da fare per scoprire quali sarebbero stati gli abbinamenti.
La casa di Efesto faceva squadra con quella di Ermes, Apollo, Ecate, Ipno, Atena e Poseidone.
Quella di Ares, invece, con quella di Afrodite, Demetra, Morfeo, Iride, Dioniso e Eolo.
Skyler era elettrizzata all’idea di avere in squadra i suoi amici, per questo, mentre si dirigeva verso il suo gruppo con Leo, lo faceva con un sorriso.
Quando arrivarono, erano già tutti lì, pronti ad ideare uno schema.
Non c’erano stati dubbi su chi sarebbe stato il capo. Percy si era fatto avanti senza che nessuno avesse il bisogno di chiederglielo e/o obbiettare. Come se ormai quello del capo fosse il suo compito fisso. Ed in un certo senso lo era.
Dall’altra parte, un figlio di Ares aveva in mano le redini, e Skyler riuscì a vedere benissimo Janice lanciarle dei ghigni soddisfatti mentre gli altri parlavano.
Decise che se non voleva restare impreparata, doveva ascoltare lo schema di gioco, così andò vicino ad Emma e si mise in ascolto.
<< Allora, ragazzi >> stava dicendo Percy, con tono fermo, da chi si fa rispettare. << Questa è la nostra prima Caccia alla Bandiera. Lo schema è semplice, quindi non dovete preoccuparvi. Sappiamo bene che ci saranno i figli di Ares a proteggere la bandiera, mentre molto probabilmente i figli di Afrodite o di Eolo tenteranno di prendere la nostra. La mia idea è questa.>> Guardò tutti negli occhi, spartendo ordini. << Case di Ecate e Ipno, voi proteggerete il lato Est, Ermes e Efesto, voi direttamente la bandiera.>> Tutti annuirono. << Annabeth >> disse, voltandosi verso una ragazza bionda al suo fianco. Skyler aveva sentito parlare di lei. Emma le aveva detto che era la ragazza di Percy. A vederla così, sembrava una ragazza dolcissima e simpatica, ma nei suoi occhi si leggeva una tale determinazione che Skyler rabbrividì. << Tu e i figli di Atena prenderete la bandiera.>>
La bionda annuì. << Mi serve qualcuno a proteggere il lato Ovest. Saremo solo in quattro ad andare a prenderla.>>
<< Bene >> concordò il moro. << Scegli tu i più validi.>> Lei annuì di nuovo, così lui si voltò verso i fratelli. << Michael. Rose. Noi andiamo al confine con i figli di Apollo.>>
I ragazzi annuirono, Michael con sguardo cupo, Rose scuotendo con veemenza la testa, emozionata. I boccoli scuri le ricadevano delicati sul viso da undicenne, e i suoi occhi, ora azzurri, tradivano una certa positività. Skyler la osservò, con un sorriso. Michael le aveva raccontato la sua storia. Era arrivata al campo solo due anni prima, dopo che un satiro era andato a prenderla mentre si trovava a scuola. La sua mamma era morta per un tumore più o meno nello stesso periodo, e Rose era davvero distrutta, quando era arrivata. Ma poi si era ambientata.  Andava d’accordo con la maggior parte del Campo, e, dopo che la sera stessa in cui era arrivata era stata riconosciuta da Poseidone, non solo aveva instaurato un rapporto bellissimo con i fratelli, ma aveva anche conosciuto la madre di Percy, Sally, che aveva deciso di adottarla, e che per lei era diventata come una seconda madre.
Tutti i ragazzi si dispersero, andando a mettersi le armature o a limare le armi.
Skyler decise di fare lo stesso e, mentre si legava le cinghie della sua, di armatura, vide poco lontano Michael tentare impacciato di fare lo stesso.
Skyler sorrise, e si incamminò verso di lui.
<< Lascia, faccio io >> disse, prendendo in mano le cinghie e facendolo voltare di schiena con una smorfia.
<< Ho sempre odiato questa cosa >> fece lui, mentre lei allacciava l’ultima.
Forse un po’ troppo stretta, dato che lui sobbalzò. << Scusa >> mormorò lei, allentandogliela. << L’armatura, intendi?>>
<< No, la Caccia alla Bandiera.>>
Skyler aggrottò la fronte, con capendo. << Perché? Insomma, da come Percy parla, non è la prima volta che ne fate una.>>
<< Infatti, ma questo non vuol dire che mi piaccia.>> Osservò con sguardo perso alcuni ragazzi preparare le armi e ripassare insieme le tattiche di gioco. Michael corrucciò le sopracciglia. << Ma non capiscono che è tutto sbagliato?>> esclamò, scuotendo la testa.
Skyler inarcò un sopracciglio, così lui sospirò. << La… la tattica. Non va bene. Non funzionerà mai! Loro…>> Indicò con un cenno della mano i loro avversari. << Loro faranno esattamente l’opposto. Scommetto che saranno i figli di Morfeo a prendere la bandiera. Possono farti dormire in meno di cinque secondi, non avranno problemi. I figli di Ares proteggeranno la loro, certo, ma i figli di Afrodite… >> Fece una breve pausa. << Loro non prenderanno la nostra. Staranno lì, ad aspettarci, sparsi su tutti i fronti.>> Guardò Skyler negli occhi, e capì che lei non stava seguendo il suo discorso. << Tenteranno di distrarci. Con la loro lingua ammaliatrice, con il loro fascino.>> Sospirò. << È così che fanno sempre.>>
<< E perché non glie lo dici?>> fece lei. << A Percy, intendo. Digli che non funzionerà. Modificate il piano!>>
Lui rise. << No, non se ne parla. Qui… qui tutti pendono dalle sue labbra, nessuno ascolterebbe il fratellino irrilevante a cui non hanno mai assegnato una missione.>>
Skyler boccheggiò, in cerca di una risposta sensata. Che però non trovò. Sospirò, distogliendo lo sguardo. Poi corrucciò le sopracciglia. << Ma tu come sai queste cose?>> chiese, guardandolo.
Michael fece spallucce. << Ho osservato. Sai, quando non sei impegnato a studiare una tattica hai molto tempo da perdere, così ho visto cosa facevano gli altri. Ogni volta che le case di Ares e Afrodite sono alleate, usano sempre lo stesso schema di gioco.>>
Lei lo soppesò un attimo con lo sguardo, scrutandogli il viso. << Secondo me dovresti dirglielo.>>
<< Non se ne parla!>> ripeté lui, stizzito. Emma e John si accorsero dei due amici parlare e si avvicinarono.
Michael guardò prima l’uno, poi l’altra, da sopra le spalle di Skyler. Poi tornò a guardare la mora. << Ti dico che nessuno mi ascolterà. Non ho nessuno dalla mia parte.>>
<< Noi siamo dalla tua parte!>> esclamò lei, al che gli altri annuirono. Michael li guardò, spaesato, così lei fece roteare gli occhi.
<< Skyler ha ragione >> disse Emma, attirando l’attenzione del ragazzo. << Noi vogliamo vincere, no? E tu sai come fare.>> Sorrise, malandrina. << E poi, ti appoggiamo. Che amici saremmo, se no?>>
Michael la fissò, incredulo. Poi spostò lo sguardo su John. Il biondo fece spallucce. << Dicci solo quello che dobbiamo fare.>>
Skyler fece un passo indietro e osservò il moro, con sguardo fiero. << Noi siamo con te >> affermò, decisa.
Michael squadrò i suoi amici, nel tentativo di capire se dicessero la verità o meno. Quando si accorse che erano sinceri, per lui fu come un’iniezione di adrenalina.
<< Ok. Ho un piano >> affermò, cercando di avere il tono più deciso possibile. Fece una breve pausa. << Ma vi avverto. Non è esattamente una strategia militare...>>
E poi, iniziò a spartire ordini.
 
Ω Ω Ω
 
Il suono del corno che segnava l’inizio del gioco rimbombò per tutto il campo.
I ragazzi iniziarono a disperdersi. La squadra di Percy aveva la bandiera nel lato Sud, mentre l’altra squadra in quello Nord. A dividere i due territori, semplicemente il fiume che attraversava il bosco.
Lo scopo del gioco era semplice. Portare la bandiera avversaria oltre il fiume.
Percy sguainò Vortice, poi si voltò verso i suoi compagni, osservandoli mentre scomparivano fra gli alberi, raggiungendo le rispettive posizioni.
Inspirò a fondo l’aria umida che lo circondava. Chiuse gli occhi, e per un secondo gli parve di essere tornato a Montauk, alla sua vecchia casa sul lago, e di sentire di nuovo l’odore dei marshmallows azzurri che la madre faceva squagliare lentamente sul fuoco.
Non si accorse neanche che Rose gli si era avvicinata, finché non la sentì respirare.
Percy schiuse leggermente solo un occhio, e la guardò di sottecchi. Sembrava pensierosa, e aggrottava le sopracciglia, concentrata.
Percy richiuse gli occhi e sorrise. << Qualcosa non va?>>
Rose fece una smorfia. << Sei sicuro che la nostra strategia funzionerà? Insomma, mi sembra troppo… instabile.>>
Percy aprì definitivamente gli occhi e la guardò, alzando un angolo della bocca in un sorriso storto. << Che c’è, non ti fidi del tuo fratellone?>>
<< No, non è quello. È solo che…>> Rose sospirò, affranta. << Lascia perdere.>>
<< Ehi >> esclamò lui, posandole le mani sulle spalle. << Se hai qualcosa da dire, puoi dirla.>>
La ragazzina scosse la testa, facendo volteggiare in aria i boccoli scuri. << No, niente di importante. Chiedevo solo se eri sicuro.>>
<< Certo che lo sono!>> rispose lui, raggiante. << E se qualcosa va male, si risolve diversamente. I figli di Poseidone hanno sempre un piano.>>
La piccola inarcò un sopracciglio. << Ma quelli non erano i figli di Atena?>>
<< Dettagli >> mormorò lui, buttando con noncuranza una mano in aria.
Rose rise. Poi si guardò intorno. << A proposito di figli di Poseidone…  >> disse. << Dov’è Michael?>>
Percy sobbalzò, come se fosse appena stato investito da un getto di acqua ghiacciata. Si voltò di scatto, guardando un ad uno tutti i ragazzi, gli occhi sgranati, sperando di trovarvi il viso del fratello. Quando non lo vide, la verità lo colpì come un pugno in faccia.
Si portò una mano a coprirsi gli occhi, mentre scuoteva la testa affranto.
<< Oh, no…>>
 
Ω Ω Ω
 
<< Sei sicuro che funzionerà?>> gli chiese John, per l’ennesima volta.
Lui e Michael stavano camminando per il bosco da circa dieci minuti, facendosi strada con arco e spada sguainati.
Michael alzò gli occhi al cielo, buttando indietro la testa. << Si >> rispose, per l’ennesima volta, esasperato. Poi si guardò intorno. << O almeno spero.>>
Fecero qualche altro passo, prima che John allargasse le braccia e sbuffasse. << Ripetimi ancora perché lo sto facendo.>>
<< Ehm, perché sei mio amico, forse?>> cantilenò Michael, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Si fermarono entrambi.
John fece finta di pensarci, al che Michael lo guardò. Il biondo inarcò un sopracciglio. << E questo sarebbe un buon motivo?>>
Michael sbuffò, frustrato, scuotendo la testa. Poi riprese a camminare, avanzando a grandi falcate.
John si strinse nelle spalle, allargando le braccia. << Ho bisogno di un motivo valido!>> gli urlò, ma molto probabilmente lui era già troppo lontano per sentirlo.
Decise di seguirlo, e lo raggiunse con una leggera corsetta.
Quando fu al suo fianco, Michael parlò. << I figli di Atena si saranno già addentrati nel bosco per prendere la bandiera. I figli di Afrodite li avranno già braccati, perciò noi dobbiamo…>>
<< Ciao, ragazzi >> mormorò una voce dietro di loro.
I ragazzi si voltarono di scatto, John incoccando una freccia, Michael brandendo la sua spada.
Dall’ombra, una figura sinuosa ancheggiò verso di loro. Non appena si espose alla luce del sole, i ragazzi la riconobbero. Era Drew, la figlia di Afrodite.
Michael strinse gli occhi. Oh, cavolo!, pensò, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un: << Dannazione!>> a denti stretti.
Drew sorrise, malandrina. << Che cosa dicevate, a proposito dei figli di Afrodite?>> chiese, spostandosi con fare seducente i capelli su una spalla e incrociando le braccia.
Michael e John la osservarono. Non indossava un’armatura, bensì degli abiti aderenti che lasciavano poco spazio all’immaginazione. Non ottenendo risposta, Drew continuò. << Quindi… che ci fanno due come voi, soli in mezzo al bosco?>>
<< Potremmo farti la stessa domanda >> disse impassibile John, tenendo tesa la corda dell’arco.
<< Suvvia, abbassate le armi >> ridacchiò la ragazza. << Vengo in pace.>>
I ragazzi si guardarono. Sapevano che era sbagliato abbassare la guardia, ma la voce di Drew era così seducente… e poi, cosa poteva fargli una disarmata figlia di Afrodite?
Riposero le armi.
Drew sorrise, con un sorriso smagliante. << Non mi avete ancora detto cosa ci fate qui.>>
Michael sospirò. Le parole gli uscirono di bocca senza che lui potesse fermarle. << Volevamo prendere la bandiera. Sapevamo che i figli di Atena sarebbero stati braccati dai figli di Afrodite, perciò noi volevamo….>> Non finì la frase. Si perse a guardare gli occhi della ragazza, che cambiavano continuamente colore passando dal verde, al blu, al marrone. Un po’ come i suoi, solo che quelli di Drew erano più… sexy.
La ragazza fece un passo verso di loro. << Wow, come degli eroi!>> esclamò, forse con un po’ troppo entusiasmo.
Dietro di lei, apparvero altre due ragazze, anche loro figlie di Afrodite. Una bionda, l’altra bruna. Li guardarono con un sorriso smagliante.
Drew si morde il labbro, con fare provocante. << Ho sempre avuto un debole per gli eroi >> Disse. Poi si arrotolò una ciocca di capelli intorno all’indice. << Allora… che fate stasera?>>
Michael e John si scambiarono uno sguardo di intesa. Sorrisero, poi risposero alla domanda.
 
Ω Ω Ω
 
<< Se questo piano va a rotoli, giuro che lo ammazzo >> esclamò Emma, districandosi per l’ennesima volta una foglia dai crespi ricci biondi.
Skyler la guardò con un sorriso. << Non capisco dove sia il problema.>>
<< Il problema è che se non riusciamo a prendere questa bandiera e facciamo perdere la squadra, tutti se la prenderanno con noi.>>
<< E allora?>>
<< E allora?!>> ripeté Emma, indignata. << E allora saranno cavoli nostri! Sai, i figli di Atena sembrano tanto dei secchioni, ma non ti consiglio di vederli arrabbiati.>>
Ma Skyler ormai non la stava più ascoltando. Si erano separate dal gruppo da un po’, e ormai avrebbero già dovuto trovare la bandiera.
Dopo qualche passo, fra un imprecazione di Emma e una foglia fra capelli, finalmente la videro. In lontananza.
Sorrisero entrambe, poi corsero dietro un masso a circa tre metri di distanza e si sporsero a guardare.
Skyler pensò velocemente. << Allora, i figli di Morfeo ci bloccheranno di sicuro la strada. Magari possiamo fare il giro e… >> Si voltò verso l’amica. Ma lì vi trovò solo l’aria.
Si guardò intorno, quando vide Emma sgattaiolare verso la bandiera.
<< Emma!>> la chiamò, a bassa voce. Ma quella non la sentì. La osservò arrampicarsi abilmente sulla roccia nella quale era incastrata, staccarla dal palo e riscendere dalla roccia, il tutto senza il minimo rumore, ma soprattutto senza che nessuno dei semidei si voltasse a guardarla.
Quando la raggiunse, Skyler la fissò allibita. << Ma come hai…. Come… >>
<< Oh, ti prego >> esclamò quella. Sorrise, malandrina. << È stato fin troppo facile.>>
Skyler le sorrise. Non si accorsero neanche del figlio di Morfeo che si era voltato e si era accorto che mancava la bandiera.
<< La bandiera!>> urlò. Tutti gli altri si girarono. << È stata presa!>>
<< Ehi, voi due!>> esclamò una ragazza, indicando Emma e Skyler. Le due amiche si pietrificarono. << Prendetele!>> ordinò agli altri.
Emma tirò Skyler per un braccio. << Scappa!>> gridò.
Le due ragazze iniziarono a correre.
Un ragazzo suonò il corno.
 
Ω Ω Ω
 
<< … E così, a cinque anni ho preso la varicella >> concluse Michael, orgoglioso.
Drew sorrise. << Che storia interessante.>>
<< Già >> annuì lui. << Sai, ormai credo di averti detto tutto.>> Poi aggrottò la fronte. << Eppure ho come la sensazione di dimenticare qualcosa…>>
Il suono assordante di un corno rimbombò per la foresta, spaventando alcuni uccelli che presero il volo.
Drew si voltò di scatto. << Ma cosa…>>
<< Oh, ecco cosa mi ero dimenticato!>> esclamò Michael, schioccando le dita, come se gli si fosse appena accesa la lampadina. Sorrise furbo alla ragazza. << Non eravamo noi a dover prendere la bandiera.>>
La bocca di Drew si aprì in una ‘o’ perfetta, incredula. << Ma cosa… Come…. Quando…>>
<< Noi eravamo solo il diversivo >> spiegò Michael. Le fece l’occhiolino. << Fregata.>>
Il volto di Drew passò immediatamente dalla sorpresa, all’indignazione, alla rabbia. Li fulminò con lo sguardo.
John picchiettò con il gomito il braccio di Michael. << Credo sia meglio andare >> mormorò.
Si voltarono, pronti a scappare. Ma le altre due ragazze gli barrarono la strada.
<< Non così in fretta >> esclamò Drew, con un sorriso maligno. << Con voi non abbiamo ancora finito.>> Poi, sguainò la spada.
Le altre due la imitarono, tirando fuori una una spada, l’altra un coltello.
Poi, attaccarono.
Michael provò a tirar fuori la sua, di spada, ma fu subito disarmato dalla bionda, che gli menò un fendente diretto al petto. Michael fece appena in tempo ad indietreggiare.
La ragazza lo guardò con sguardo truce, poi provò un affondo.
Michael si abbassò e si lanciò a terra, verso la sua spada. La afferrò e riuscì a fermare a mezz’aria giusto in tempo la spada dell’avversaria, quando gli era a ormai pochi centimetri dalla faccia.
Strinse i denti e fece pressione sulla spada, costringendo la ragazza ad indietreggiare. Si alzò velocemente e le colpì l’orecchio con la parte piatta della lama, facendola cadere a terra.
A circa un metro da lui, John stava atterrando l’altra figlia di Afrodite.
Stava per gridargli di andare, quando si accorse di Drew, che lo guardava con sguardo furioso.
Michael sorrise, preoccupato. << Coraggio, Drew. Parliamone >> tentò. Ma la ragazza aveva già brandito il coltello.
Avanzò furiosa verso di lui, e stava per colpirlo con la lama, quando una freccia sfrecciò davanti a loro, andandosi a conficcare nell’albero di fronte. Legata all’estremità della freccia, una spessa corda che ora li divideva.
I ragazzi si guardarono, senza capire. Poi Michael si voltò e vide che John aveva legato l’altra estremità della corda al tronco di un albero. Doveva essersi preparato quella cosa prima, nel caso fosse stato necessario.
Michael approfittò del momento di disorientamento di Drew. Tese la corda, come fosse quella di una fionda. Poi la rilasciò.
Quella andò a colpire con forza il naso della ragazza, che sanguinò e cadde con il sedere a terra.
Michael si voltò verso John. << Corri!>> ordinò.
E corsero.
 
Ω Ω Ω
 
Skyler ed Emma continuarono a correre a perdifiato, sforzandosi di non inciampare nei rametti secchi che c’erano a terra e di non farsi raggiungere.
Ma era difficile, e ormai erano a corto di fiato.
Emma si voltò quel tanto che bastava per capire che le stavano raggiungendo. Si fermò di colpò, costringendo a fermarsi anche Skyler.
<< Emma, cosa… >> cominciò la mora, ma lei le passò la bandiera. Skyler la guardò senza capire.
<< Corri!>> esclamò la bionda. Poi strinse i denti, decisa. << Io li tengo a bada.>>
In altre circostanze Skyler avrebbe obbiettato, ma in quel momento quei ragazzi erano così vicini che strinse più forte la bandiera nel pugno e riprese a correre a perdifiato.
Quando l’amica scomparve fra gli alberi, Emma si voltò decisa verso i suoi avversari. Erano circa una decina.
Quelli si fermarono di colpo, a guardarla. Brandirono le loro armi.
Emma li squadrò con decisione, poi cacciò dalla tasca un coltellino. Il coltellino di Michael. Non aveva idea del perché il ragazzo lo avesse dato a lei, ma al momento era l’unica arma che aveva.
Gli altri semidei risero. Davvero quella ragazza aveva intenzione di difendersi con un coltellino? Ridicolo…
Emma alzò un angolo della bocca in quello che doveva sembrare un sorriso scaltro. Un lampo le attraversò gli occhi. Poi attaccò.
Prese una leggera rincorsa, e con una velocità disarmante colpì il primo ragazzo alla guancia con il coltello, sfruttando poi la sua sorpresa per buttarlo a terra con un calcio in pieno petto.
Si voltò verso il secondo e si abbassò, mentre la lama della sua spanda fendeva l’aria sopra la sua testa. A quel punto lo colpì con il coltello al polpaccio, e quando quello si piegò per il dolore gli colpì la schiena con l’elsa.
Il terzo fu un po’ più difficile da atterrare, perché sembrava più allenato. Fu costretta, infatti, a deviare con una capriola all’indietro la sua spada, per poi colpirlo con un paio di fendenti e fargli perdere l’equilibrio.
La stessa fine, più o meno, la fecero tutti gli altri ragazzi.
Sembrava una macchina da guerra. Era imbattibile.
E tutto, solo con un coltellino.
 
Ω Ω Ω
 
Percy stava studiando con occhio attento la sponda avversaria, un po’ per prepararsi ad un eventuale arrivo dei figli di Atena, un po’ sperando di intravedere il volto di Michael.
Quando le figure di John e del fratello apparvero fra gli alberi, il suo volto passò dalla rabbia alla sorpresa.
I due ragazzi sorpassarono con un balzo lo stretto fiume ed atterrarono ai suoi piedi ansimanti.
Si rimisero in piedi subito e entrambi osservarono nervosi il bosco dal quale erano appena venuti.
<< Michael!>> chiese Percy, interdetto. << Che cosa sta succedendo? Dov’eri?>>
<< Non adesso, Percy >> lo interruppe quello.
Percy aggrottò la fronte. << Ma che cosa state facendo?>>
<< Fidati di me, ok?>> disse Michael. Poi allungò il collo nel tentativo di vedere meglio fra gli alberi. Non scorgendo niente, si agitò sul posto, ansioso. Iniziò a pregare sottovoce, a denti stretti. << Andiamo… Andiamo… Andiamo… >>
 
 Ω Ω Ω
 
Skyler continuava a correre, senza fiato.
Doveva raggiungere l’altra sponda del fiume, e doveva farlo prima dell’altra squadra.
Le gambe le facevano male, e dopo un po’ iniziarono a bruciarle i polmoni.
Decise di fermarsi, ansimante, per riprendere fiato. Si appoggiò con la mano contro un albero e fece dei grandi respiri.
Chiuse gli occhi e respirò ancora.
In quel momento, il suo cuore perse un battito.
<< Ehi, tu!>> gridò qualcuno alle sue spalle. Skyler si voltò di scatto. In un primo momento pensò che i ragazzi che la inseguivano prima l’avessero raggiunta, ma quando vide il volto di tre figli di Ares guardarla in cagnesco, montò il panico.
Iniziò a correre.  << Fermati!>> gridò uno di loro, e la seguirono.
Skyler tentò di aumentare la velocità, ma sentiva il loro fiato sul collo, e sapeva che non erano molto lontani.
Strinse i denti. Il fiume!, si disse. Trova il fiume!
Il fiume… Il fiume… Il fiume!
Quando lo vide in lontananza le brillarono gli occhi. Sorrise debolmente, e stava quasi per rallentare, quando il rumore sordo di un rametto rotto e alcune grida le ricordarono che non era ancora finita.
Strinse i denti, ansimante per la paura, e non mollò. Ma le sue gambe stavano cedendo, e i figli di Ares erano sempre più vicini.
Riconobbe le figure dei due amici in lontananza e, presa da un moto di disperazione per la paura di non farcela, urlò l’unica cosa che la sua mente stanca riusciva a formulare per cercare aiuto. << Michael!>>
Il ragazzo non perse tempo. Si guardò intorno, alla ricerca disperata di qualcosa, ma trovò solo una cosa. L’acqua.
Il fiume, ma certo!
Si concentrò su quest’ultimo. Skyler era vicina, ma se non avesse fatto qualcosa quei ragazzi l’avrebbero di sicuro raggiunta, e a quel punto sarebbe stata la fine.
Tese una mano e si concentrò ancora di più. In un primo momento non successe niente, ma poi un brivido gli scosse la schiena, e a quel punto la sentì. L’acqua.  L’acqua che gli scorreva nelle vene. L’acqua che faceva tutto ciò che lui voleva. La sentiva muoversi, la sentiva rallentare. La sentiva sotto i polpastrelli come se in quel momento la stesse sfiorando. Fece un respiro profondo e aspettò. Aspettò il momento giusto. Aspettò di essere pronto.
Accadde tutto in una frazione di secondo, ma a lui sembrò un’eternità.
Con uno scatto secco della mano, il fiume esplose, e l’acqua cominciò a salire. Come attratta da una forza ultraterrena che la risucchiava verso il cielo, si espanse, vorticando, e formò un muro perfetto davanti agli occhi di tutti.
Michael si sentì avvampare per lo sforzo. Una goccia di sudore gli colò lungo la tempia, ma lui non ci fece caso. Prese possesso del suo elemento con entrambe le mani e poi, con un grido e un gesto fulmineo, scagliò l’acqua contro i suoi avversari.
Giusto in tempo.
Skyler era arrivata vicino alla sponda. Vedendosi arrivare addosso quella moltitudine d’acqua, per un attimo temette che l’avrebbe collassata. Ma questa non lo fece. Si aprì in un varco, e mentre lei vi passava dentro gli altri venivano sommersi.
Corse per lo sprint finale, fece un salto, e…
Atterrò con un capitombolo sull’altra sponda, ansimante. Aveva il fiato grosso, e le sue dita tastavano tremanti il terreno bagnato, in cerca di un appoggio per rialzarsi. Tutte e dieci le sue dita.
Per un attimo non ricordò ciò che era successo. Poi alzò lo sguardo e sgranò gli occhi, sorpresa. Perché a pochi centimetri da lei giaceva, a terra, la bandiera della squadra avversaria.
Le ci vollero pochi secondi per capire ciò che era successo, e quando lo capì, la sua bocca si allargò in un sorriso.
<< Abbiamo vinto >> mormorò.
<< Skyler >> la chiamò Michael, accanto a lei, stanco. Ma la sua voce tradiva una certa emozione.
<< Abbiamo vinto!>> esclamò lei. Tutti esultarono. Skyler si alzò di scatto e buttò le braccia attorno al collo di Michael, che fu costretto a barcollare un po’ indietro, ma che comunque le strinse forte i fianchi, iniziando a ridere per il sollievo. Skyler rise con lui.
John sorrise, raggiante, e, nel momento in cui accanto a loro arrivò un’Emma un po’ stanca e con qualche graffio, lui la strinse a se e attirò tutti e tre in un abbraccio colmo di gioia.
Ce l’avevano fatta. Avevano vinto!
Erano increduli, tutti e quattro. E stanchi. E felici.
Dopo un po’ sciolsero l’abbraccio, e Skyler andò a raccogliere la bandiera che ancora giaceva a terra, con un sorriso.
Non appena la toccò, su questa iniziò a vorticare una macchia nera e informe. Skyler aggrottò la fronte. << Che succede?>> chiese.
<< Si sta formando il simbolo di Efesto >> spiegò Emma. << Hai portato qui la bandiera, quindi questa sarà in tuo onore.>>
<< Cosa? No!>> esclamò la mora, un po’ in ansia. Mise la bandiera in mano ad Emma. << Io l’ho semplicemente portata qui. Sei tu che l’hai presa. E che hai impedito a quei ragazzi di raggiungerci.>>
Sul pezzo di stoffa rosso la figura informe passò da dei contorni bassi e ciotti ad alcuni più lunghi e fini. Emma sgranò gli occhi. << No, cosa centro io! Non l’avrei mai fatto se non me l’avesse detto Michael!>> E cacciò la bandiera in mano al figlio di Poseidone.
<< Scherziamo?>> esclamò quest’ultimo. << Non sarei qui se John non mi avesse salvato la pelle!>> Detto questo, il pezzo di stoffa passò in mano a John.
<< State scherzando?>> esclamò il biondo, scuotendo la testa.  << Non se ne parla, io non ho fatto niente!>>
E così iniziarono a discutere. Su chi dovesse tenere la bandiera. Su quale simbolo avrebbe dovuto esserci impresso. Su di chi fosse il merito della vittoria.
La bandiera passava nelle mani di tutti, e la macchia nera sembrava indecisa su quale forma prendere, come una goccia di caffè che cade su un liscio pezzo di vetro.
Dopo qualche minuto di battibecchi e di voci accavallate, Emma prese parola.
<< Ragazzi!>> esclamò, zittendoli tutti. Prese in mano la bandiera e sospirò. << Insieme.>>
La guardarono tutti per un secondo, poi annuirono. Lei fece un cenno con la testa, decisa. << Bene. Al mio tre >> annunciò. Diede un’occhiata alla bandiera. Lentamente, si stava già imprimendo il caduceo di Ermes. Sgranò gli occhi. << Tre!>> urlò.
I ragazzi afferrarono la bandiera contemporaneamente, e la macchia nera sembrò andare in tilt.
Il pezzo di stoffa iniziò a brillare, di una luce verde, intensa. Così intensa che tutti furono costretti a chiudere gli occhi, voltando il capo dall’altro lato.
Non appena la luce si spense, i quattro amici lentamente aprirono gli occhi, e guardarono la bandiera fra le loro mani.
C’era un’incudine. Un’incudine come quella che Skyler aveva tatuata sul braccio. Solo che al posto del martello c’era un tridente. E questo tridente era avvolto da due serpenti. E tutto il disegno era contornato da due foglie di alloro intrecciate.
I ragazzi si guardarono. E sorrisero. C’erano tutti i loro simboli, lì. Il tridente di Michael, l’incudine di Skyler. I serpenti del caduceo di Emma e le foglie di alloro di John.
Quella era la loro bandiera.
<< Incredibile >> mormorò John, prendendola fra le mani e ammirandola. Accarezzò la figura con il pollice.
<< Michael >> esclamò una voce alle sue spalle.
 Il ragazzo strizzò gli occhi, stringendo i denti. Oh, no…
Si voltò lentamente, e si ritrovò il volto di Percy a fissarlo, con sguardo serio.
Michael accennò un sorriso, spaventato. << Ehi… >> mormorò, ma notando che il fratello non cambiava espressione, decise di cambiare tattica. << Ok, senti. Posso spiegare >> iniziò, così velocemente che era difficile stargli dietro. << Non è che pensassi che il tuo piano non andasse bene. Era fantastico, come tutti gli altri piani, e tutti erano entusiasti, e io non volevo rovinare il momento, ma sapevo che ogni volta che i figli di Ares si alleano con quelli di Afrodite usano la stessa tattica, e sapevo che i figli di Atena che avevi mandato sarebbero stati braccati, così ho pensato di dover fare qualcosa, ma non te l’ho detto per non ferirti, così io e John ci siamo offerti come cavie e… >>
<< Ehi, ehi, ehi!>> lo interruppe Percy, posandogli le mani sulle spalle. Sorrise. << Sei stato grande.>>
<< Davvero?>> Michael sembrava incredulo. Inarcò un sopracciglio. << Non sei arrabbiato?>>
<< Scherzi? Ci hai fatto vincere! Certo, avrei preferito che me l’avessi detto, ma il tuo piano è stato geniale. Annabeth mi ha detto che i figli di Afrodite li avevano distratti. Non so esattamente cosa questo significhi, ma so per certo che non avremmo mai vinto se non fosse stato per te.>>
Gli regalò il suo sorriso più smagliante, sorriso che Michael ricambiò. Poi, lo abbracciò. << Sono fiero di te.>>
A Michael sembrò di volare. Strinse il fratello a se, incredulo, e nel frattempo quelle parole gli rimbombavano nella testa, dandogli una carica pazzesca.
Quando Percy gli diede qualche pacca sulla schiena per sciogliere l’abbraccio, prese Michael per mano. Si voltò verso tutti gli altri semidei presenti e gonfiò il petto. << Signore e signori. Il vincitore… >> enunciò.
Michael afferrò automaticamente la mano di Skyler, accanto a lui, che afferrò quella di Emma, che afferrò quella di John, che aveva ancora in mano la bandiera.
A vedere quella scena, Percy sorrise. << I vincitori >> si corresse. << Della Caccia alla Bandiera!>> Alzò loro le braccia e tutti esultarono.
I ragazzi guardarono tutti quei mezzosangue acclamarli, emozionati. John sventolò in aria la bandiera, trionfante.
Michael e Skyler si scambiarono un sorriso. Skyler non riusciva a credere ai propri occhi.
Michael era contento, e colpito dalle parole del fratello. Eppure in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare erano le sue dita intrecciate a quelle di Skyler.
 
Ω Ω Ω
 
Skyler uscì dalla capanna numero Nove con un sorriso sulle labbra.
Quella mattina era stato un vero successo. Non solo per lei, ma per tutti quanti. Emma aveva dimostrato di non essere la classica bionda svampita che pensa solo a divertirsi, ma una vera e propria macchina da guerra. John si era rivelato il miglior compagno che si possa desiderare nel caso tu venga attaccato da delle figlie di Afrodite inferocite. Michael aveva fatto capire a tutto il campo di non essere semplicemente “il fratello di Percy”. E Skyler… beh, Skyler aveva riportato la bandiera, e, sebbene il merito non fosse tutto suo, mentre si dirigeva verso la mensa tutti i ragazzi si fermavano per congratularsi, per stringerle la mano, o semplicemente per regalarle un sorriso.
Mentre tutti i suoi fratelli si complimentavano menandole delle pacche sulla schiena, qualcuno l’afferrò da dietro.
<< Oggi sei stata fantastica!>> esclamò Leo, prendendola da dietro, sollevandola e facendola girare. Lei rise.
<< Non ho fatto niente di che >> rispose Skyler, non appena sentì di nuovo la terra sotto i piedi.
<< Scherzi?>> Leo le sorrise, raggiante. Mentre continuavano a camminare, il fratello le mise un braccio intorno alle spalle.
<< È mia sorella, gente!>> esclamò, con orgoglio, indicandola agli altri semidei di passaggio. Skyler rise di nuovo.
Poi Leo le scoccò un bacio sulla guancia e raggiunse di corsa i suoi fratelli.
Skyler sorrise, scuotendo leggermente la testa. Due mani le accarezzarono entrambe le braccia da dietro.
<< Ehi Skyler!>> esclamò Emma, mentre, con John, la sorpassava. << Grande lavoro, oggi!>>
<< Anche voi!>> urlò di rimando la mora.
John sorrise. << Ci vediamo al falò?>>
Gli occhi di Skyler si illuminarono. << Certo!>>
Detto questo, i due ragazzi scomparvero nella folla, dirigendosi verso i rispettivi tavoli della mensa.
Skyler si grattò distrattamente un braccio, con un sorriso. Per l’ennesima volta in quei pochi minuti, qualcuno l’afferrò da dietro.
Ma stavolta le prese il polso, costringendola a fermarsi e a voltarsi.
Si ritrovò di fronte un Michael i cui occhi verdi la scrutavano raggianti.
<< Ehi >> gli sorrise Skyler, un po’ sorpresa.
Michael guardò oltre le spalle della ragazza, per assicurarsi che nessuno li notasse, poi le sorrise malandrino. << Vieni con me.>>
Non le diede neanche il tempo di pensare a una qualche domanda. La prese per mano e la trascinò via di lì, lontano da tutti gli altri.
Sorpassarono l’arena, poi le scuderie, e infine il poligono di tiro con l’arco. Skyler non capì dove il ragazzo la stesse portando finché non scorse il lago in lontananza.
<< Ma dove stiamo andando?>> chiese, allungando il collo sopra la sua spalla nella vana speranza di scorgere qualcosa.
Michael si voltò per un secondo a guardarla, alzando un angolo della bocca in un sorriso. << Lo vedrai >> disse, semplicemente, facendole l’occhiolino.
Continuarono a camminare per un po’ e, finalmente, arrivarono nei pressi del lago. Mentre lo costeggiavano in un silenzio quasi religioso, Skyler perse il suo sguardo nell’acqua cristallina, e non si accorse neanche che Michael l’aveva portata sulla passerella di legno finché non si fermarono.
Skyler si guardò intorno. << Che ci facciamo qui?>> chiese, inarcando un sopracciglio.
Michael sorrise, e, con una scrollata di spalle, andò a sedersi alla fine della passerella, immergendo i piedi nell’acqua senza neanche togliersi le scarpe. Accanto a lui, un fagotto informe.
<< Vedi, lì c’era troppo trambusto >> disse, senza guardare la ragazza. << Tutti credono che sia merito nostro se oggi abbiamo vinto, quindi non avrebbero fatto altro che venire ai nostri tavoli per congratularsi. Sarebbe stato di una noia mortale! E poi, se avessi dato retta a tutti, Rose avrebbe finito tutte le patatine.>>
Skyler rise, scuotendo impercettibilmente la testa. Poi andò a sedersi accanto a lui e lo imitò, immergendo le scarpe nell’acqua ghiacciata. << Quindi hai intenzione di restare a digiuno?>> domandò, divertita.
Michael la guardò scettico. << Cosa? Certo che no!>> Si voltò verso il fagotto che aveva accanto, slegò il nodo che aveva fatto per chiuderlo e vi prese dentro qualcosa. Passó a Skyler una confezione quadrata.
Skyler la osservò. Sopra, il logo della McDonald’s occupava gran parte dello spazio. Con circospezione lo aprì, e si lasciò sfuggire un sorriso. Un panino. C’era un semplice hamburger con le patatine.
Vide con la coda dell’occhio Michael aprire un’altra confezione con dentro lo stesso. Il ragazzo prese il panino e sorrise. << Bon appétit >> esclamò, facendo alla ragazza un cenno con il capo. Poi lo addentò.
Skyler titubò qualche secondo, poi prese il suo panino e vi diede un morso. Era davvero buono.
Soffocò un sorriso, e diede un altro morso. << È la prima volta che mangio un hamburger ad un appuntamento >> disse.
Michael sgranò gli occhi, e gli andò di traverso il boccone che aveva appena addentato. Si portò il pugno chiuso alla bocca a iniziò a tossire, tentando di riprendere fiato. << Appuntamento?>> gracchiò, paonazzo.
<< Si >> rispose Skyler. Poi si rese conto del malinteso e si affrettò ad aggiungere:  << Con un amico.>> Si sentì avvampare. << Si, insomma, non sono mai andata sul lago a mangiare un hamburger con un amico. Non che io avessi amici con cui farlo, ovvio. Cioè, non è che non avessi amici, non ero un’asociale. Solo che alcune persone mi inspiravano più un ‘vai a quel paese’ che un ‘ti voglio bene’. Cioè, non che io fossi un’attaccabrighe, è solo che…>>
<< Ehi, tranquilla. Ho capito >> la rassicurò Michael, con un sorriso storto.
Sorriso che Skyler ricambiò. << Bene >> annuì. Poi abbassò lo sguardo, imbarazzata.
Era davvero bella quando sorrideva, pensò Michael, osservandola. Anche se non gliel’avrebbe detto mai.
Restarono per qualche minuto in silenzio, continuando a mangiare.
<< Non hai paura adesso?>> esordì Skyler, dopo un po’. Michael la guardò senza capire. << Dell’acqua >> specificò lei. << Sei così vicino. Non hai paura?>>
Michael sospirò, distogliendo lo sguardo e puntandolo su quella grande distesa blu che aveva davanti. Fece spallucce. << Non è che sono un vero e proprio idrofobo >> disse. Poi aggrottò la fronte. << Non ho paura di stare nei pressi dell’acqua, ho solo paura di… >> Esitò un secondo. << Annegare. Annegare come ha fatto mia madre.>> Puntò i suoi occhi, ora blu, in quelli di Skyler. << Vedi, sono l’unico figlio di Poseidone che non è capace di respirare sott’acqua. Ci ho provato molte volte, davvero, ma tutte le volte… a salvarmi era solo il mio istinto vitale, che mi imponeva di tornare a galla e respirare. È inutile, non ne sono capace. Percy e Rose non lo sanno, ma credo che…>> Sospirò. << Credo che se mi trovassi sott’acqua senza più aria nei polmoni morirei. Morirei così come tutti gli altri.>>
<< Beh, non è detto >> disse Skyler. Lo guardò e gli rivolse un sorriso incoraggiante. << Magari in quel caso il tuo istinto vitale ti aiuterà a scoprire i tuoi poteri.>>
Michael sorrise amaramente. << Credo che se non si sono presentati fino ad ora non lo faranno più.>>
Skyler abbassò lo sguardo e continuò a mangiare. Michael la imitò. Restarono in silenzio, finché non ebbero ingoiato l’ultimo pezzo del panino e gran parte delle patatine.
<< Comunque non hai bisogno di saper respirare sott’acqua >> disse Skyler, costringendo Michael ad alzare lo sguardo. La ragazza fece spallucce. << Sei un ottimo stratega. Un po’ strano, è vero, ma in fondo il tuo stupido piano ci ha fatto vincere.>>
Michael rise, divertito. << Beh, grazie. Ma non ce l’avrei mai fatta senza di voi.>>
Skyler scosse la testa. << Prenditi il merito, per una volta >> lo rimproverò. << Se tu non ci avessi detto cosa, come e quando farlo, noi avremmo seguito il piano di Percy, e la nostra squadra avrebbe perso.>>
Michael ci pensò un po’ su, soppesando quelle parole. << Si, forse hai ragione >> mormorò, inclinando leggermente la testa da un lato. Pensandoci bene, un po’ di merito lo aveva anche lui.
<< Ah, a proposito!>> esclamò Skyler, come se si fosse appena ricordata di una cosa importantissima. Iniziò a frugare nelle tasche dei suoi jeans.  << Ho un regalo per te >> spiegò. << Volevo dartelo al falò, ma dato che credo che per stasera non ci andremo, te lo do ora.>> Estrasse qualcosa dalla tasca anteriore e glie la porse. << Ecco.>>
Michael l’osservò, rigirandosela fra le mani. << È una… penna >> mormorò, incredulo. << Ehm, beh… ehm, grazie. Si, grazie. Non sapevo proprio come fare a firmare tutti quegli autografi >> commentò, sarcastico.
Skyler gli diede uno schiaffetto sul braccio. << Stupido >> esclamò. << Non è una semplice penna.>> Gliela indicò con un cenno del mento. << Usala.>>
Michael inarcò un sopracciglio, scettico. Poi, con un sospiro, tolse il cappuccio.
La punta della penna si allungò a dismisura, fino a svettare verso l’alto in modo minaccioso. La base si allargò, e in pochi secondi fra le mani di Michael c’era una… spada.
<< Wow >> esclamò, allontanandola dal viso senza però lasciare la presa sull’elsa. Guardò Skyler, sbigottito. << È… è… è una spada!>>
Skyler sorrise soddisfatta. << Già.>> Scrollò le spalle. << Ho notato che tuo fratello ne ha una simile, e la prima volta che l’ho vista ho pensato: “cavolo, che figata”. E poi ci sei tu, che vai sempre in giro con quel coltellino minuscolo, così ho pensato che ti sarebbe servita, in futuro, una spada. E che potevo costruirtene una. Certo, forse non è funzionale come quella di Percy, ma la lama è comunque di bronzo celeste, e può uccidere mostri… se è assolutamente necessario.>>
Michael la guardò, senza parole. Aprì la bocca nel tentativo di trovarle nell’aria, ma non fu così fortunato. Dopo un po’ si accorse di star facendo la figura dello scemo, e che Skyler lo osservava in attesa. Così si sforzò di parlare. << È… bellissima.>> mormorò. Banale! Impegnati di più! << Io… >> sorrise. << Grazie.>> Che originalità.
Ma Skyler non sembrò dare molto peso alla quantità delle parole, e sorrise, raggiante. << Sono felice che ti piaccia >> disse, contenta. << Ci ho messo un po’ per costruirla.>>
Michael osservò la spada, ammirato. << Io… io sono senza parole.>> Guardò Skyler, corrucciando le sopracciglia. << Ma perché l’hai fatto?>>
Skyler fece spallucce. << Te l’ho detto, perché pensavo che ne avessi bisogno.>> Scrollò le spalle. << E poi perché non avevo nulla da fare.>>
Michael rise. Poi strinse di più la presa sull’elsa della sua nuova spada e menò dei fendenti verso l’alto, facendole fendere prima l’aria, poi l’acqua ai suoi piedi. Era davvero comoda, e leggera. Non aveva trovato mai un’arma così bella.
Fece un sorriso storto. << E ce l’ha un nome?>>
<< Un nome?>> Skyler aggrottò la fronte. << No, in realtà non ci ho pensato.>> Si voltò a guardarlo. << Come vorresti chiamarla?>>
Michael ci pensò un po’ su. << Che ne dici di… Doron?>> Guardò Skyler. << Significa ‘dono’ in greco.>>
<< Doron…>> ripeté Skyler. << "E così il prode Michael afferrò Doron e la sguainò contro il nemico" >> scherzò, scimmiottando la voce profonda di un narratore. Risero insieme. << Si >> annuì la ragazza. << Mi piace.>>
Si scambiarono un sorriso. Skyler lo osservò mentre continuava a sfiorare con i polpastrelli la lama della spada, ammirato.
<< Orai potrai guidare anche tu un’armata, proprio come fa tuo fratello.>>
Michael si fermò di botto. Sorrise amaramente e scosse la testa. << No… >> mormorò. << Io… io no sarò mai come mio fratello. Lui è forte, intraprendente, valoroso. Tutti gli altri semidei pendono dalle sue labbra.>> Inarcò le sopracciglia. << A me non mi ascolta nessuno.>>
<< Non è vero.>>
<< No, lo so che è vero >> insistette. << Ma non fa niente. Insomma, non si può avere tutto dalla vita, no?>>
<< Tu non hai niente in meno a tuo fratello.>>
<< Oh, si invece. Andiamo. Io non ho mai ottenuto neanche un’impresa, lui ha salvato il mondo intero dai Titani. Io occupo le mie giornate ad organizzare guai nel tentativo di attirare l’attenzione, lui ha rinunciato all’immortalità per stare con la sua ragazza.>> Fece un altro sorriso colmo di amarezza. << Il confronto è inevitabile.>>
<< Nessuno ti paragona a lui >> riprovò Skyler.
<< E invece si.>> La scrutò in volto. << Sai perché non faccio altro che combinare guai? Per far capire a tutti che io non sono come mio fratello. Perché voglio essere me stesso. Non voglio essere etichettato da tutti come ‘il fratello del grande Percy’. Voglio essere semplicemente… Michael.>>
<< Tutti ti conoscono come Michael, e lo sai.>>
<< No, no, non è così. Io…>> Esitò. << Io so che non sarò mai come lui. È il mio destino.>> Sospirò. << E purtroppo non posso cambiarlo.>>
<< No. No, invece!>> esclamò Skyler, adirata. Era quasi incredula. << Tutti possiamo scegliere la nostra storia, nessuno escluso. Non ti piace il tuo destino? Scrivine uno nuovo. Sei arrabbiato perché gli altri ti ignorano? Dimostragli perché non dovrebbero. Vuoi toglierti di dosso l’etichetta di ‘fratello di Percy’?>> disse, mimando con le virgolette l’ultima frase. Lo guardò intensamente negli occhi.  << Fai in modo che si ricordino di te.>>
Michael sostenne per un po’ il suo sguardo, poi lo abbassò, imbarazzato. << Non è così facile >> commentò. << Non credo che qualcuno sceglierebbe mai me, per guidare un’armata.>>
Skyler sospirò, scuotendo impercettibilmente la testa. Osservò un punto imprecisato davanti a lei. << So come ti senti >> gli disse. << Tutti abbiamo bisogno di essere scelti. Di avere la consapevolezza di essere accettati così come siamo, pur sapendo che anche solo spostando lo sguardo ci sia qualcuno migliore di noi.>> Abbassò leggermente il tono della voce, come se stesse parlando a se stessa. << Tutti ne abbiamo bisogno.>>
Michael la squadrò, poi inarcò un sopracciglio. << E questa dove l’hai letta?>>
Riuscì a strapparle un sorriso. Skyler gli diede un leggero pugno sul braccio. << Cretino >> disse, fingendosi offesa.
Michael non riuscì a trattenere una sonora risata, che dopo un po’ contagiò anche Skyler.
<< Quello che stavo cercando di dire >> continuò la ragazza, che non voleva perdere il filo del discorso. << È che non devi preoccuparti. Anche tu hai qualcuno che prima o poi ti sceglierà.>>
<< Davvero?>> Michael, più che sorpreso, sembrava divertito. << Chi?>>
<< Noi. I tuoi amici.>> Michael la guardò negli occhi e Skyler sorrise, stringendosi nelle spalle. << Siamo con te, ricordi?>>
Anche Michael sorrise, ma stavolta riconoscente. Perché quella piccola frase, quelle tre piccole parole, riuscivano a infondergli un calore che gli invadeva lentamente tutto il petto. Gioia. Gioia, e anche sicurezza. La sicurezza di avere degli amici speciali.
La luna si stava alzando lentamente nella notte, rispecchiandosi nel calore del lago e regalando al viso di Skyler una luminosità strana. Sembra una dea, pensò Michael, senza esitazione. Dopo un po’ si morse la lingua.
Ma che cosa ti dice il cervello? È Skyler. Skyler! Diamine, pensa ad altro. Agitò lentamente i piedi nell’acqua scura. Pensa ad altro, pensa ad altro, pensa ad altro, pensa ad altro….
Accanto a lui, Skyler sussultò. Lui alzò lo sguardo per capire cosa stesse succedendo, e notò che la ragazza stava fissando un punto dietro di lui, con un sorriso. Si voltò, ma non vide niente di interessante. << Che c’è?>> le chiese, inarcando un sopracciglio.
<< Sta per piovere >> rispose lei, indicandogli con un cenno il cielo ai confini della barriera.
Michael vide delle piccole gocce di pioggia infrangersi delicate e silenziose contro il campo di forza. << Non devi preoccuparti >> disse, scrollando le spalle con noncuranza. << Qui gli agenti atmosferici non possono entrare.>>
<< Cosa? No!>> esclamò lei, che, con grande sorpresa del ragazzo, era dispiaciuta. << Io adoro la pioggia! E amo quando mi bagna i capelli.>>
Michael la guardò in modo strano, al che lei sbuffò. << Qui non arriva proprio mai?>>
<< Beh, no… >> disse Michael. Poi aggrottò la fronte. << Si ferma vicino ai confini del campo.>>
Gli occhi di Skyler si illuminarono, e la ragazza saltò in piedi. Sorrise raggiante e iniziò a correre.
<< Ehi, dove vai?>> le urlò dietro Michael, seguendola con lo sguardo.
Lei si voltò a guardarlo. << Dai, vieni!>> Gli fece cenno di seguirla. Poi riprese a correre.
Michael si alzò di scatto, cacciando i piedi fuori dall’acqua. Chiuse la sua nuova spada e si infilò la penna in tasca. Poi raccolse la coperta con la quale aveva portato lì il cibo e si incamminò dietro la ragazza, correndo nel tentativo di tenere il passo.
Non capiva dove volesse andare, poi vide le due grosse colonne di marmo che segnavano l’entrata del campo. O l’uscita.
Si fermò accanto ad un albero ed osservò la ragazza avvicinarsi circospetta alle due colonne e mettere una mano fuori dalla barriera. Questa divenne immediatamente bagnata.
Skyler chiuse gli occhi, con un sospiro rilassato. Poi li riaprì e uscì completamente.
La pioggia la colpì con una potenza improvvisa, e tante minuscole goccioline si infransero sul suo viso, bagnandole poi capelli e vestiti. Skyler allargò le braccia, buttando la testa all’indietro e rivolgendo il viso al cielo. Sorrise, trionfante, poi cacciò fuori la lingua e permise alla pioggia di bagnarle anche quella.
Era così rilassante stare lì. Sembrava quasi che quell’acqua riuscisse a far scivolare via tutti i pensieri, liberandole la mente.
Rise, e volteggiò su se stessa un paio di volte, i capelli che le si attaccavano al viso, così come i vestiti al corpo.
Poi si girò verso Michael, che la stava ancora osservando. << Coraggio!>> gli urlò, con un sorriso. Michael esitò, e Skyler buttò le braccia al cielo. << Qui è bellissimo!>>
Michael la osservò ancora per un secondo, mentre volteggiava sotto la pioggia e tirava fuori la lingua.
Involontariamente, sorrise. Buttò a terra la coperta che ancora reggeva in mano e corse dalla ragazza.
In un primo momento il contatto con la pioggia fu devastante, poi divenne piacevole, e Michael si ritrovò a sfregarsi il viso con quell’acqua ghiacciata, chiudendo gli occhi.
Guardò Skyler e lei gli sorrise. << Te l’avevo detto che era fantastico!>> esclamò. << E tu scemo che non volevi darmi retta.>>
<< Ah, si?>> disse lui, sorridendo malandrino. Pizzicò un fianco di Skyler e lei sobbalzò. Il sorriso di Michael si allargò, e continuò a pizzicarle i fianchi, mentre lei rideva e lo pregava di non farlo.
Skyler corse via, e lui la seguì. La raggiunse in un attimo.
Le afferrò i fianchi da dietro con un braccio e la sollevò, facendola girare.
Skyler rise. Risero entrambi.
Rimasero sotto la pioggia a giocare come due bambini di cinque anni finché un fulmine minaccioso squarciò il cielo, costringendoli a rientrare.
Non appena furono di nuovo all’asciutto, iniziarono subito a tremare, infreddoliti. Forse Skyler un po’ di più, così Michael prese la coperta da terra e andò verso di lei.
<< Ecco, tieni >> disse. Si posizionò difronte a lei e le avvolse la coperta intorno alle spalle.
Skyler gli sorrise, riconoscente, mentre batteva i denti. << G... grazie >> mormorò.
Anche Michael aveva freddo, così Skyler si accoccolò contro il suo petto e gli avvolse la vita con la coperta.
Michael poggiò il mento sul suo capo e sorrise. << Però è stato fantastico >> disse.
Skyler si staccò dal suo petto quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. << Te l’avevo detto >> mormorò, soddisfatta.
Ma Michael non l’ascoltò. Era troppo impegnato a contemplare i suoi occhi, così scuri, attraversati da delle sfumature dorate. Sarebbe stato ore ad osservare quelle sfumature, per scorgerne ogni minimo particolare.
Skyler allungò una mano per scostargli i capelli bagnati dalla fronte, e senza volerlo le sue ciglia gli accarezzarono il mento.
Michael sentì un brivido lungo la schiena. Si sorrisero, mentre i loro fiati si condensavano davanti ai loro volti.
Poi, un urlo squarciò il cielo. Erano le arpie. Era il momento del coprifuoco.
Michael chiuse gli occhi, affranto. Quando li riaprì Skyler si stava ancora stringendo nella coperta.
<< Credo che sia meglio andare >> borbottò, al che lei annuì.
Insieme si diressero di nuovo verso il centro del campo.
Arrivati davanti alla Casa Grande, si fermarono.
<< Io vado di qua >> disse Skyler, indicando alla sua sinistra.
<< Già… E… e io… ehm, vado di qua >> balbettò Michael, indicando alla sua destra quasi dispiaciuto.
<< Allora, ehm… buonanotte.>>
<< Si… buonanotte.>>
Stavano per salutarsi quando Skyler fece un passo avanti. Gli accarezzò una guancia e con un sorriso gli diede un bacio sopra l’angolo della bocca. Lo guardò negli occhi. << Grazie di tutto >> sussurrò.
Michael non disse una parola.
Skyler si voltò e si incamminò, ancora stretta nella sua coperta, verso la casa Nove, non senza prima girarsi per lanciargli un ultimo sguardo.
Michael rimase lì, allibito, per circa cinque minuti. Rimase immobile a fissare il punto in cui Skyler se n’era appena andata anche dopo che era scomparsa.
Si sfiorò con una mano tremante il punto in cui Skyler l’aveva baciato, e sorrise.
Sarebbe rimasto lì, scioccato, all’infinito, se un altro urlo delle arpie non gli avesse ricordato che era il momento di tornare a casa.

Angolo Scrittrice.
Holaaaa!!
Eccomi qui! Ma davvero credevate di esservi liberati di me? Muahahah poveri illusi xD
No, la verità è che mi dispiace di aver aggiornato solo oggi, ma ieri sera sono tornata dall'Umbria molto tardi ed ero così stanca che non ce l'ho fatta neanche ad accendere il pc.
Anyway, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. Si, è molto lungo, forse troppo, ma molti di voi mi hanno detto che amano i capitoli lunghi, quindi spero di non aver combinato un disastro.
Parlando del capitolo... andiamo, che campo mezzosangue era senza caccia alla bandiera? ahah, non poteva mancare. E poi è stata una buona occasione per Michael di riscattarsi. In realtà il suo piano era molto semplice, e ora lo spiego nel caso non si fosse capito: lui sapeva che le figlie di Afrodite avrebbero distratto coloro che dovevano prendere la bandiera con la loro lingua ammaliatrice mentre i ragazzi della loro squadra vincevano, così Michael ha pensato di andare con John nel bosco, offrendosi come "esca" facendo credere alle figlie di Afrodite che erano loro due a dover prendere la bandiera, mentre in realtà questo compito spettava a Emma e Skyler.
Un genio, no? xDxD ahahah
Anyway, credo che forse questo capitolo piacerà alla maggior parte di voi. Perchè? Perchè qui ci sono un po' di momenti romantici fra Michael e Skyler, e da quanto ho capito molti di voi li amano insieme ;) quindi, spero di non avervi deluso.
Nel caso qualcuno ci sia rimasto male perchè sperava in un fluff (?) fra Skyler e John, don't worry, rimedierò. ;D
Beh, detto questo, è arrivato il momento dei ringraziamenti. Credo sia inutile dire quanto io vi sia grata e quanto vi ami, perchè mi ripeterei inutilmente, per questo mi limito a ringraziare col cuore le mie Valery's Angeles:
giascali, Fred_Beckendorf99, Fred Halliwell, bibrilove98, _percypotter_, Kyira, moon_26 e Greg Heffley. E poi, un grazie anche alle 3 persone che hanno messo la storia fra le ricordate, alle 17 (*-*) che l'hanno messa fra le seguite e alle 17 (*^*) che l'hanno messa fra le preferite. E grazie anche a voi, lettori silenziosi. Grazie tante! <3
Bene, credo di aver detto tutto. Grazie ancora e un bacio enorme
dalla vostra
ValeryJackson
  
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