Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Mojita_Blue    07/11/2013    1 recensioni
Alexandra e Caroline. Due ragazze così diverse tra loro, ma allo stesso tempo così uguali.
E se un giorno le loro strade si incrociassero formando un unico destino?
Riusciranno l'amore, l'amicizia e la famiglia ad aiutarle a superare le complicazioni della vita?
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I giorni passavano; lenti e inesorabili per alcuni vivaci  e rapidi per altri. Caroline sapeva essere una ragazza molto scaltra e sociale per cui non fu un problema per lei fare nuove conoscenze.  Adesso non ci sarebbe più stato il problema di un possibile trasferimento. Dopotutto erano tornati nella città natale di Patricia e l’aver trovato un nuovo compagno aveva di certo minimizzato le probabilità.
Caroline si trovò ad uscire quasi ogni giorno e non aveva problemi a lasciare sua madre sola perché sapeva che ci sarebbe stato Jack con lei. Non sapere chi potesse essere suo padre le lasciava un amaro in bocca ma su questi pensieri aveva cominciato a rimuginarci meno frequentemente del solito. Chloe e Christopher l’avevano accolta molto volentieri nel loro gruppo e si sentì immensamente fortunata.
“Hai fatto tardi la scorsa notte.” Le disse una volta sua madre e lei sorrideva tra sé perché sapeva che anche lei era felice.
Così, una mattina si ritrovò seduta ad un tavolo fuori del bar con Chloe, Christopher e naturalmente Alex e Madison.
“Dobbiamo aspettare qualcun altro?” Domandò lei prendendo un po’ d’acqua dalla piccola brocca sul tavolo.
“Non saprei. Probabilmente William e Jonathan.” Rispose Madison.
“Jonathan…Jonathan  non lo conosco.”
“No infatti.  Ha diciott’anni come William ma ha abbandonato la scuola due anni fa. Non molto saggia come decisione.”  La ragazza sorrise.
“In compenso però lavora come Dj nei locali. Ed è anche molto bravo.” Intervenne Alex.
“E quando avrebbe cominciato?”
“Proprio due anni fa. All’età di Alex.” Sorrise Christopher guardando di sottecchi la diretta interessata. La ragazza per tutta risposta gli fece una smorfia. Non le piaceva che venisse sottolineato il fatto che era la più piccola del gruppo. Anche se solo di un anno.
“Vedo che sono famoso.” Disse una voce. Gli altri sorrisero alzando lo sguardo verso i due ragazzi che si erano avvicinati al loro tavolo. Caroline notò che Jonathan era molto scuro di pelle mentre i suoi capelli erano stati tirati indietro con delle treccine aderenti alla testa. Molto vistoso era inoltre il suo orecchino al lobo sinistro.
“Non darti troppe arie amico.” rise Wiliam battendogli una mano sulla spalla.
“Siete anche arrivati in ritardo. Io e Chris andiamo a pagare.” Chloe prese per un braccio il fratello e se lo trascinò via senza permettergli di aggiungere altro. Scese un breve silenzio, rotto dal vociferare di altre persone o ragazzi che erano seduti ai tavoli vicini.
“Restate con noi?”  Alex si voltò verso William che si trovava dietro la sua sedia.
“Io no; devo vedermi con Phebe. Mi accusa di averla trascurata in questi giorni.” Alzò le spalle. Caroline vide il volto di Alex corrucciarsi; un’espressione che non passò inosservata neanche al ragazzo. William mise entrambe le mani sulla spalliera della sedia e si avvicinò al suo orecchio.
“Lo so. Non mi sono fatto sentire spesso in questi giorni. Ma cercherò di farmi perdonare, te lo prometto. ”
Alex, incapace di controbattere, strinse l’estremità dei pantaloncini e cominciò a muovere nervosamente le gambe, fasciate da delle calze scure lunghe fino al ginocchio. Annui soltanto, poco convinta.
Il ragazzo sospirò. Sarebbe voluto restare e finire quell’imbarazzante conversazione, ma sapeva come era fatta Phebe. Era una ragazza esigente e un ritardo da parte sua  gli sarebbe costato una brutta discussione che sarebbe durata un giorno intero. Accarezzò la guancia di Alex con il dorso della mano; poi dopo un breve cenno a Caroline e a Madison andò via.
Jonathan si sedette al posto di Chloe ormai vuoto e cominciò a parlare animatamente con Madison.
Alex vedendoli sorrise e fece cenno a Caroline di spostarsi. La ragazza inarcò un sopracciglio perplessa, ma alla fine fece come le era stato detto. Entrambe si alzarono e si allontanarono dal tavolo lasciando i due ragazzi da soli.
“Fammi capire… Perché ci siamo spostate?” Alex le strizzò l’occhio.
“Devi sapere che Jonathan ha una cotta per Madison da qualche mese. Lei non lo sa ancora ma ho pensato di lasciarli in un po’ in santa pace. ” Caroline allora sorrise, complice. Restarono per un po’ a guardare in silenzio coppia, poi la loro attenzione venne attirata da un cane marroncino e di media altezza che si era avvicinato a loro. Caroline si lasciò intenerire subito.
“Ciao bello. Che ci fai qui tutto solo?” si abbassò per accarezzarlo mentre il pelo del cane gli solleticava la pelle. Alex incrociò le braccia; poi notò con occhio critico qualcosa di curioso in fondo alla schiena della ragazza.
“Un tatuaggio?” sussurrò. Caroline si alzò di scatto e si abbassò la maglia con aria colpevole.
“Hai un tatuaggio?” ripeté Alex sorpresa. Lei fece finta di guardare altrove.
“Si. E’ una semplice tribale, ma l’ho fatto di nascosto.” L’altra ghignò.
“Oh a quanto pare la nostra dolce e brava ragazza non è poi così brava.” Lei sorrise di rimando.
“Non è certo il primo che mi sono fatta.”
Poi si alzò di poco il pantalone della caviglia destra mostrando un altro tatuaggio: Stavolta era una luna contornata da tante piccole stelle che ammucchiate scendevano fino al dorso del piede.
“E’ bellissimo. Anche questo di nascosto?” Lei annui. “Sai credo di averti sottovalutata.”
“Non mi credevi capace?” Alex alzò le mani in segno di arresa.
“Lo ammetto. Si.”
“Beh immagino che tu ne abbia fatti molti.” Sorrise.
“Di tatuaggi non esattamente. Ma mi sono permessa di fare il mio amatissimo piercing all’ombelico e al naso. Ma sono stata beccata.”
“Già, immaginavo che i tuoi genitori non avessero approvato.”  Caroline si portò immediatamente la mano alla bocca. Si era completamente dimenticata che Alex era cresciuta senza padre e mettere in mezzo l’argomento ‘genitori’ sarebbe stato poco appropriato. Alex però parve capire e sorrise amaramente.
“Non ti preoccupare, non mi da fastidio. Ormai sono passati undici anni da quando non c’è più mio padre.”
L’altra si morse il labbro non sapendo che dire. Ma alla fine fu la curiosità a vincere.
“Perché è andato via?”
“E’ morto… un incidente stradale. Avevo solo cinque anni.”
Caroline rimase scioccata da tale rivelazione. Si trovava in una di quelle poche situazioni in cui era a corto di parole.
“M-Mi dispiace. Io… Non lo sapevo.”
“Lo so. Quelli davvero al corrente della cosa sono pochi. E a me non piace raccontarlo in giro. ”
“Capisco.” Rispose semplicemente. Alex accennò un sorriso, poi riprese.
“Sai, la gente a volte pensa di sapere un po’ troppe cose senza accertarsi di nulla. La verità è che mio padre lasciò la sua ragazza per poi mettersi con mia madre pochi giorni dopo. Te l’ha faccio breve: lei non lo accettò e in giro si cominciò a raccontare di un presunto tradimento. ”
Caroline le mise una mano sulla spalla. “Capisco. Non deve essere stato facile per te, soprattutto l’anno scorso. Eppure io penso che sotto quel velo di arroganza ci siano tante altre storie…chissà, magari anche peggiori. Ma la gente cambia argomenti in continuazione e presto o tardi anche questa storia verrà dimenticata. ”
“Ti devo confessare che mi sono sentita sola all’inizio dell’anno scorso. Ma forse era meglio così…”
“Non lo pensare neanche! Chi è solo è perduto. Ti resta solo un vuoto dentro che avrai bisogno di colmare prima o poi. Io mi sono trasferita più volte e le amicizie le ho trovate e le ho perdute.  Ero arrivata ad un punto in cui ero io a staccarmi dagli altri per paura di affezionarmi troppo. Alla fine ti ritrovi come in una sfera di vetro e ti tocca guardare tutta la scena da un angolo. Vedi persone soddisfatte e spensierate nel loro gruppo di amici e ti domandi: Quand’è che tocca a me? Quando posso avere un po’ della loro felicità? Per questo mi considero tanto fortunata in questo momento. E ricorda che tu non sei  e non sarai mai sola. Noi ne siamo un chiaro esempio.”
Alex sorrise quasi commossa. Un sorrise bello e sincero. L’abbracciò senza dire altro.
 
“Stai lavorando molto in quest’ultimo mese?” Domandò Madison eccitata.
“Ammetto di si. Sto ricevendo molte opportunità. Ma il giorno migliore sarà il tra qualche week-end perché si esibirà anche Alex, no?” Lei annuì.
“Wow, entrambi nello stesso locale. Credi che possa venire?”
“Tu devi venire! Tu e tutti gli altri. Anche a costo di fare lite con il capo per non farti pagare l’ingresso.”
Madison lo guardò scettica.
“Saresti davvero in grado di litigare con il tuo capo?” Lui si avvicinò al suo orecchio.
“Per te questo e altro.”  Sussurrò. La ragazza ridacchiò nervosamente e arrossì. Jonathan sorrise a quella reazione, quindi si alzò.
“Dove vai?”
“A cercare quei due pazzi di Chloe e Christopher e magari a farmi un caffè veloce. Torno presto.” Disse strizzandole l’occhio.
Madison sorrise e rimase da sola. Prese la borsa e iniziò automaticamente a rovistare dentro controllando che ci fosse tutto. Non c’era bisogno di farlo, ma per lei era un’abitudine. Sentì dei passi avvicinarsi ma non se ne curò. Non si accorse nemmeno che qualcuno aveva preso silenziosamente la piccola brocca sul tavolo. All’improvviso sentì solo qualcosa di freddo venirle addosso e che le bagnò i capelli e i vestiti. Si alzò di scatto togliendosi un po’ d’acqua dagli occhi. Non un grido, non un lamento; soltanto un lieve gemito che però non sfuggì a Caroline e ad Alex che, come le altre persone fuori dal bar, rimasero agghiacciate dalla scena. Madison alzò lo sguardo: alta, magra ma non eccessivamente, capelli rossi lunghi fin sotto il seno, leggere efelidi sul viso e una garza che fasciava il polso sinistro.
“Nicole!”
La ragazza la guardava con odio.
“Non riesco a credere che tu ne abbia approfittato. “ Sibilò a denti stretti. Madison non capiva.
“Cosa cavolo stai dicendo?”
“Per colpa di una stupida caduta ho dovuto fasciarmi il polso. E tu stronza hai sfruttato questa sventura a tuo favore per entrare nella squadra!”
Tutto questo dramma per questa cosa?
“Io non ho approfittato proprio di nulla e questo lo sai!”
“Tu hai solo un terzo della mia abilità!”
Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Seguirono lunghi attimi di silenzio.
“Io… Sono stata scelta, ma non ho ne ho mai tratto vantaggio.” Sussurrò.
“Sarei guarita in tempo!”
“Il dottore ti ha detto di non fare sforzi per un altro breve periodo dopo la cura! E poi non abbiamo tutto quel tempo. ”
“Chi diavolo sei tu per dirmi cosa devo o non devo fare? Di certo non mi faccio fare la ramanzina da qualcuno che non sa neanche tenere bene la palla!”
Improvvisamente Madison si ricordò dell’ultima volta che andò in palestra, quando quel ragazzo le insegnò come lanciare bene al canestro. Si erano ferite nell’orgoglio a vicenda. I modi di fare di Nicole erano solitamente bruschi e insopportabili, poiché riusciva a sminuire una persona anche con una semplice frase. Ma Madison abbassò ugualmente la testa, non sapendo come controbattere.
Nel frattempo Alex e Caroline erano rimaste al loro posto pietrificate. Quest’ultima non riusciva a capire chi potesse essere la ragazza e cosa potesse volere da Madison. Solo quando lei urlò il suo nome capì.
Nicole!
Era la cugina; la ragazza di cui Chloe le parlò in precedenza. Le avevano detto del suo carattere, ma non poteva restare indifferente. Fece per correre verso di lei ma all’improvviso sentì una presa salda sul suo braccio. Si voltò; era Christopher.
“Chris! Ma che diavolo… Lasciami andare!”
“So cosa stai per fare e non puoi andare. Non così!”
“Ma Madison ha bisogno di aiuto, quindi…” l’espressione del ragazzo si indurì.
“Quindi cosa? Hai intenzione di scatenare una rissa? E Dopo che farai?”
Era vero.  Avrebbe potuto andare lì e intrufolarsi in quello scontro. Tuttavia sapeva che la cosa non le riguardava e sicuramente non avrebbe tratto alcun vantaggio da ciò. Non era da lei essere così impulsiva.
Fece un passo indietro pensando sul da farsi, mentre sentiva la presa sul suo braccio allentare.
Alex, a differenza dell’altra, era nervosa e pronta a scattare. Si era già confrontata con Nicole in passato e i suoi modi di fare di certo non la intimorivano.  La vide prendere nuovamente la brocca sul tavolo e scagliare le ultime gocce rimate sul viso di Madison, che si ritrasse a causa del contatto dell’acqua con gli occhi. A quel punto Alex sapeva di aver raggiunto il limite della sopportazione e si precipitò verso l’amica.
“Alex no!”
La ragazza si frappose tra loro spingendo con forza Nicole in modo da allontanarla abbastanza da Madison.
“Va via e sta lontana da noi!” Urlò.
“Che diavolo vuoi? Questa è una faccenda tra me e lei e non ti riguarda.”
Certo, aveva ragione. Si stava intromettendo in qualcosa che non le doveva interessare, ma non si lasciò intimidire.
“Se non sbaglio io ho il diritto di difenderla. E tu invece non hai il diritto di venire qui e umiliarla in questo modo!”
Il cipiglio nervoso non scomparve dal viso di Nicole e afferrò Alex per un polso, stringendolo forte.  Madison era certa che le cose potevano mettersi anche peggio, così appoggiò le mani sulle spalle di Alex cercando di calmarla. Ringraziò mentalmente il cameriere che, uscito fuori , decise di intervenire.
“Ragazze ora basta. Siete pregate di risolvere le vostre divergenze fuori da questo bar.” Nicole lasciò la presa.
“Non vi preoccupate. C’è stato solo un piccolo incidente con l’acqua.” Disse dando un ultima occhiata sprezzante alla cugina; poi andò via. Tutti ritornarono ai propri affari come se il tempo avesse ripreso a scorrere. Di tanto in tanto però lanciavano delle occhiate a quello strano gruppo, artefici della confusione creatasi. Jonathan e Chloe uscirono pochi istanti dopo e lui corse ad abbracciarla. Si era trattenuta abbastanza e ora le lacrime uscivano copiose bagnandogli la camicia.
“Perdonami, sarei dovuto restare con te.”
“No. Non ha importanza… avrei solo voluto cavarmela.” Affondò il viso nel suo petto. “Ti prego andiamo via da qui.”
“Certo .” Sussurrò dolcemente lui; poi la portò via dal bar seguito dagli altri. Andarono il più lontano possibile da lì per dirigersi in un luogo meno affollato.
 “Stai bene?”
“No.” Rispose lei semplicemente in preda ai singhiozzi.. “Io… Io credo che andrò a casa.”
“Allora ti accompagno.” Madison scosse la testa. “E’ troppo distante e poi tu hai le prove. Farai  tardi!”
“Non posso lasciarti andare così!”
“Non preoccuparti.” intervenne Christopher. “Ci pensiamo io e Chloe ad accompagnarla.” Jonathan li guardò per un istante, poi annuì dando un bacio sulla fronte di Madison. Si salutarono in fretta prendendo ognuno una strada diversa. Alex e Caroline restarono da sole.
“E adesso?” Sbuffò Alex mettendosi le mani sui fianchi.
 “Adesso  cominciamo prima di tutto ad avviarci. Non vorrai restare qui tutto il giorno spero.” La prese in giro la mora. La ragazza sorrise e la seguì.
  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Mojita_Blue