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Autore: _katherine_lls    08/11/2013    4 recensioni
Cosa succederebbe se la Mezzosangue per eccellenza non fosse poi così tanto mezzosangue?
Cosa succederebbe se il suo passato non fosse esattamente come lo ricorda lei?
E se ci fosse un incantesimo che la costringe ad essere qualcuno che non è?
Il suo settimo anno ad Hogwarts sarà parecchio diverso da come se l'aspettava, forse a causa di una guerra che non è mai realmente finita o di amici e vecchie conoscenze che non smettono mai di sorprendere...
QUESTA STORIA VERRA' ELIMINATA A BREVE. I CAPITOLI SARANNO PUBBLICATI AL LINK:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4002311&i=1
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Stavo ancora pensando ai vari motivi per cui Silente mi aveva convocata, escludendo qualche cazzata di Harry e Ron dal momento che era appena cominciata la scuola, quando mi resi conto di essere arrivata già da un po' in cima alle scale.

Con un brutto presentimento e le mani che mi tremavano bussai alla porta dell’ufficio del preside da dove proveniva un chiacchiericcio sommesso che però si spense immediatamente.

-Venga pure signorina Granger! - disse Silente mentre la porta del suo ufficio si apriva lasciandomi passare. Entrai un po’ titubante, fissando subito la coppia che stava discutendo con Silente fino a pochi secondi prima. Il loro portamento regale, il lieve sorriso che aleggiava sulle loro labbra e la luminosità dei loro occhi mi portarono alla mente ciò che mi aveva detto Blaise quel pomeriggio.  

-Signorina Granger, si metta comoda - mi disse il preside indicando la sedia libera di fronte alla sua scrivania. -Gradisce una tazza di tè? – mi chiese mentre continuavo a guardare di sottecchi la coppia, decisamente incuriosita.  Mi avvicinai di qualche passo ma continuai a restare in piedi ignorando l’offerta di Silente.

-No, grazie preside -. Ero sempre più sicura che si trattassero dei genitori di Blaise. L’uomo aveva dei lucenti occhi azzurro scuro simili a quelli del serpeverde e la pelle olivastra. E continuava a sorridermi gentile.

- Bene, allora le devo comunicare una cosa di cui probabilmente è già al corrente o sospetta fortemente -

-Non credo di sapere di cosa si tratti…- risposi titubante, rivolgendo una rapida occhiata alla coppia che mi fissava ammutolita. Erano sicuramente purosangue fino all’ultimo capello, seppure non ricordassero nemmeno lontanamente le altre coppie di genitori che avevo incontrato fino ad allora.

- In effetti non è possibile che sia a conoscenza anche di questo- disse l’anziano preside accarezzandosi la barba mentre io cercavo in tutti i modi di contenere una crisi isterica.

-C’è stato un attacco da parte dei mangiamorte nella Londra babbana – disse una voce dolce e modulata. L’uomo, che si era leggermente posato con i fianchi alla scrivania del preside, mi guardava comprensivo mentre sgranavo gli occhi.

-Erano anni che non succedeva ma questa volta i seguaci di Voldemort stavano cercando qualcosa di decisamente importante e temo purtroppo di sapere cosa-  continuò Silente sprofondando lievemente nella sua poltrona -Si sono presentati a casa dei tuoi genitori e volevano sapere il tuo nome – concluse. Io sgranai gli occhi incredula. Che cavolo voleva dire?

-Non vedo il segreto, lo sanno tutti come mi chiamo. Che motivo c’era di andare dai miei genitori? - borbottai confusa cercando di capire se il preside era serio o se mi stava giocando un brutto scherzo magari per colpa di qualche pozione andata a male.

-Oh ragazza mia, non quel nome. Il suo vero nome. Ci sono tante cose che ancora non sa e che speravo non doverle dire ancora per quest’anno. Vede, non saprei come dirglielo in maniera delicata, ma non si chiama realmente Hermione Jane Granger – disse Silente mentre io sgranavo gli occhi e lo guardavo sconvolta. Se quello era uno scherzo non era affatto divertente.

- Quello è stato il tuo nome fino ad adesso, ma vedi, il signor Matthew e la signora Jane non sono i tuoi veri genitori - concluse l’uomo staccandosi dalla scrivania e passandosi una mano tra i capelli parecchio imbarazzato, ricordandomi per un momento Harry.

Mi si bloccò il respiro in gola, i polmoni cominciarono a farmi male mentre cercavano disperatamente un filo d’aria e il cuore cominciò a battere all’impazzata. Mi sentivo come se il cielo mi fosse crollato addosso, schiacciandomi.

Cercavo disperatamente di trovare una spiegazione logica, qualcosa che negli anni mi avesse fatto capire che non ero figlia loro, che non appartenevo davvero a quella famiglia senza ovviamente trovare niente. Erano stati dei genitori modello, sempre gentili e disponibili con me.

Il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa e mi portai una mano sullo stomaco mentre sentivo le gambe cedermi. L’uomo mi fu subito accanto e mi aiutò a stare in piedi mentre la donna, con un’espressione preoccupata in viso, mi fece sedere su una poltrona dello studio.

Sentivo le lacrime pungermi gli occhi mentre ripensavo alla mia infanzia.

Come era possibile? Ero anche identica a loro fisicamente. “Il nostro mix perfetto!” mi dicevano sempre guardandomi: gli stessi occhi di mia madre, i capelli di mio padre.

Mentre le lacrime mi rigavano il viso sopraggiunse la rabbia e la sensazione di essere stata tradita. Mi avevano riempita di bugie per quasi diciassette anni, prima i miei genitori e poi addirittura i professori. Mi sentivo sola, sentivo un peso sullo stomaco e la spiacevole sensazione di non avere nessuno di cui potevo fidarmi davvero.

-È uno scherzo vero? – riuscii a bofonchiare sentendomi subito un’idiota. Ovvio che no, non era esattamente un argomento su cui si poteva scherzare.

-Hermione, lo so che è difficile ma… -

-Mi scusi professore, ma non credo che lei capisca! – risposi con voce acida cercando di trattenere le lacrime. Mi strinsi le ginocchia al petto quando la donna cercò di fare un passo nella mia direzione.

Volevo andarmene da quella stanza, non ce la facevo più a respirare. Avevo bisogno d’aria e i loro occhi che mi fissavano insistenti e dispiaciuti cominciavano a darmi fastidio.

Cominciai a capire come si era sentito Blaise, cosa intendeva quando diceva che aveva bisogno di qualcuno con cui parlare. E mi sentii improvvisamente stupida per averlo trattato nel peggiore dei modi, per non avere nemmeno cercato di capire. Ma come potevo anche solo immaginare?

Blaise.

-Mi dispiace bambina mia- disse l’uomo in piedi accanto alla scrivania. Non mi stupii nemmeno. Avrei dovuto capirlo che ero figlia loro sin da quando Silente mi aveva sputato addosso la verità. Lanciai uno sguardo risentito al preside che sembrava davvero dispiaciuto e addolorato. Oh, non poteva nemmeno immaginare.

Ma io ero stata decisamente la più sciocca e ingenua di tutti. Me l’aveva detto pure Blaise, com’era la frase? “Non dovevo dirlo a nessuno fuori dalla famiglia”. Avevo smesso subito di dargli peso ma lui me l’aveva detto. Lui mi aveva avvisata.

-Non volevamo dirtelo così! – disse di nuovo l’uomo. Qualsiasi modo sarebbe stato doloroso.

Alzai gli occhi pieni di lacrime su di lui e lo guardai veramente per la prima volta. Era sulla quarantina ed era davvero bello. Aveva i capelli neri e gli occhi blu intenso. Era alto e magro con la carnagione scura, come Blaise.

Guardai anche la donna che tentava di avvicinarsi alla poltrona strattonando il polso dalla stretta ferrea del marito. Anche lei era alta e snella, con i capelli color del miele che le ricadevano sulla schiena in bellissimi boccoli, come i miei, e gli occhi castano e dorati che risaltavano sulla carnagione chiara e sulle guance lievemente rosate. Stringeva con una mano il medaglione che portava al collo.

-Cosa è successo a loro? - chiesi titubante al preside cercando di controllare la voce e alludendo a quelli che, fino a poco tempo prima, credevo fossero i miei veri genitori. Mi aveva detto di un attacco nella Londra babbana, ma non mi aveva detto fino a dove si erano spinti i mangiamorte.

-Bellatrix si è divertita a torturarli. Devo dire che i suoi crucio sono molto potenti, ma non ha fatto perdere loro il senno come con i signori Paciock. Ora sono al San Mungo, ma tutto sommato stanno bene- rispose l’anziano preside mentre io rilasciavo il respiro che avevo trattenuto inconsapevolmente. Bellatrix era in cima alla mia lista nera e prima o poi sapevo che mi sarebbe venuta a tiro. Soprattutto adesso che per qualche motivo cercava di risalire alla mia vera identità.

Perché quando hai perso tutto, quando se n'è andato il dolore e la rabbia, resta solamente il senso di frustrazione. Poi se ne va anche quello e sopraggiunge la vendetta. E niente mi fermerà questa volta, glielo devo.

-Mi è stato chiesto dai suoi genitori il permesso di farla uscire dalla scuola per qualche giorno, per conoscerla meglio- disse Silente interrompendo i miei pensieri su Bellatrix -Ma prima, dimenticavo le presentazioni – sorrise bonariamente il preside anche se sembrava lievemente imbarazzato e a disagio.

-Hai ragione Albus, quasi dimenticavo. Mi sembra tutto così strano- disse l’uomo stirando lievemente un sorriso che non toccava gli occhi ancora velati di preoccupazione - Io mi chiamo Marcus Delow mentre lei è tua madre Isabelle Delow - disse mio padre guardandomi affettuosamente.

-Mentre tu tesoro ti chiami Hermione Isabelle Delow- concluse mia madre. Sorrisero entrambi lievemente. Non sembravano la classica coppia di purosangue che ce l’ha con il mondo e che prova un senso di repulsione nei confronti di tutti coloro che li circondano. Purosangue. Ero una purosangue, sono sempre stata una purosangue anche io.

 

***

 

-Mamma? - chiesi con voce lieve

-Dimmi bambina mia! - rispose una donna cercando di trattenere le lacrime.

-Mi verrai a prendere vero? Mi cercherai appena potrai vero?- chiesi cercando di sembrare più grande di quello che ero. Stringevo tra le mani paffutelle un peluche e sentivo tanto freddo anche se ero stretta nel mantello di mia madre.

-Certo amore mio!- mi disse sorridendo lievemente. L’ultima cosa che vidi fu una bacchetta puntata contro.

-Mi dispiace bambina mia!- disse una voce dolce prima che una luce mi accecasse completamente.

 

***

 

Guardai di nuovo i miei genitori forte del ricordo, o almeno credevo si trattasse di un ricordo, che mi era appena tornato in mente. Non ne avevo altri. Sembrava quasi che qualsiasi fosse stato l’incantesimo mi avesse tolto tutti i ricordi e mi avesse anche bloccato la magia fino ai miei undici anni, quando ho ricevuto la lettera da Hogwarts.

Sentii improvvisamente la necessità di abbracciarli. Non sapevo nemmeno io il perché, sapevo solo che era giusto così.

Mi alzai titubante e mi avvicinai a mia madre. Chinai la testa mentre sentivo le sue braccia magre che mi stringevano la vita. Mi nascosi contro la sua spalla cercando di fermare i singhiozzi. Sapeva di casa. Era un profumo che avevo sentito un sacco di volte e improvvisamente mi resi conto di quanto mi fosse mancato.  

-Shhh, è tutto a posto ora bambina mia, mi dispiace tanto – mormorò contro i miei capelli carezzandomi la testa. La strinsi più forte e lei cominciò a cullarmi, forse come faceva quando ero piccola. Aveva risposto subito al mio abbraccio quando mi aspettavo di trovarla rigida e imbarazzata.

-Perché siete rimasti nascosti tutto questo tempo? - chiesi alzando lievemente la testa e passandomi una mano sotto gli occhi. Il poco mascara che avevo messo era colato tutto lasciandomi due righe nere sulle guance.

-Vedi Hermione cara- cominciò mia madre, sembrava quasi in difficoltà. Mi pentii subito di aver fatto quella domanda. Di sicuro non ci avrebbero abbandonati se avessero avuto scelta. Vero?

-la famiglia Delow è la più nobile, la più ricca e la più importante di tutta l’Inghilterra, in poche parole abbiamo il sangue più blu di tutta la Gran Bretagna- disse mio padre prendendo la mano di mia madre e guardandola con affetto mentre ricominciava a parlare.

- Tuo padre faceva parte delle gerarchie del signore oscuro. Appena tu e Blaise nasceste lui abbandonò Voldemort. Da una parte voleva passare più tempo con noi dall’altra voleva evitare che foste costretti a ricevere il marchio nero. Aveva cominciato a sospettare che gli ideali di Voldemort non fossero poi così tanto corretti come lui faceva credere. Ma, come tu ben sai, non esiste un mangiamorte pentito. Esistono solo i mangiamorte. Una volta che cominci a farne parte non ne esci più. Se ti allontani da loro diventi un fuggitivo e sei costretto a passare il resto della vita nascondendoti da quelli che prima erano i tuoi compagni- disse mia madre mentre gli occhi le tornavano lucidi probabilmente al ricordo di quello che aveva passato.

- Abbiamo scelto la strada più difficile. Abbiamo scelto di fuggire e abbiamo provato a salvarvi cercando qualcuno che vi adottasse. Non siamo riusciti a trovare per entrambi una famiglia purosangue così Silente si è offerto di aiutarci e ha trovato i Granger. Sembravano brave persone e desideravano molto avere un figlio. Ti hanno cresciuta come se fossi stata figlia loro e non ti hanno detto nulla, come eravamo d’accordo. Qualche settimana fa Matthew ci ha scritto. Aveva l’impressione che qualcuno lo seguisse e controllasse ogni suo spostamento, ogni sua lettera o telefonata. Sembrava impossibile, ma erano riusciti a risalire a te – raccontò mio padre passando un braccio attorno alla vita della sua compagna a cui era sfuggita una lacrima.

-Abbiamo deciso di venirvi a prendere. Non ha più senso nascondersi ormai – disse togliendosi stizzita la lacrima dalla guancia rosea.

-Non sai quanta fatica abbiamo fatto a lasciarvi andare. Spero tu capisca che è stato necessario. Con Blaise è stato molto più semplice ma lui sa come va il nostro mondo – disse mio padre diventando improvvisamente più serio e indurendo i lineamenti.  

Capivo?

Non riuscivo ancora a capacitarmi di nulla. Ero stata ingannata e poi mi avevano detto tutta la verità, senza darmi nemmeno un attimo per metabolizzare il tutto. Mi ero trovata a dover sottostare a decisioni già prese per me.

Mi rendevo conto che non potevo rifiutare la loro richiesta. Non potevo non tornare a casa. Una parte di me voleva restare ad Hogwarts a crogiolarsi nel dolore e nella vendetta nei confronti di quella donna spietata e senza un’anima, mentre quella più razionale mi spingeva ad accettare la loro richiesta.

Probabilmente all’inizio sarebbe stato alquanto difficile ma infondo erano i miei genitori.

-Andiamo a casa… - dissi a mezza voce ancora indecisa. Mia madre mi sorrise felice mentre mio padre mi rivolse uno sguardo grato. Glielo dovevo. O forse no, ma sentivo che era la scelta giusta.

Scesi, ancora sconvolta, dall’ufficio del preside mentre i miei genitori si fermavano per firmare ancora qualche permesso. Avevo quasi fretta di arrivare in camera e di preparare di nuovo il baule che avevo appena svuotato.

Dalla fretta andai a finire addosso a Blaise che stava parlando con Theodore Nott e Draco Malfoy

-Granger! – sbottò infastidito Malfoy mentre mio fratello mi scrutava attento. Gli sorrisi felice. Non potevo dire di conoscerlo bene, ma era sempre il più simpatico tra i serpeverde del nostro anno.

Mi guardò incredulo e mi prese un polso tirandomi in un abbraccio. Lo lasciai fare sentendo un altro pezzo del mio cuore che tornava al suo posto. In fondo era sempre il mio gemello.

 

***

 

-Blaise?- chiesi entrando in salotto e trascinandomi dietro il mio peluche preferito.

-Dimmi- disse il bambino alzando gli occhi blu su di me e smettendo di giocare per qualche secondo.

-mi abbracci?- chiesi rimanendo ferma mentre lui si alzava e si avvicinava a me. Senza dire niente mi schiacciò addosso a lui e mi diede un bacio sulla guancia.

-Adesso vai, qua stavo giocando!- mi sorrise riprendendo da dove l'avevo interrotto mentre io me ne andavo felice.

 

***

 

-Te l’hanno detto – disse lasciandomi andare. Non era una domanda.

-Si, ho deciso di tornare – dissi lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. I compagni di casa di mio fratello ci stavano lanciando sguardi assassini, soprattutto Malfoy. Trattenni un sogghigno al pensiero della sua faccia quando lo avrebbe scoperto.

-Zabini, si può sapere che cazzo fai? – mormorò infastidito il biondastro mentre Nott ciccava a terra con nonchalance. Sarebbe potuto cadere anche un asteroide e probabilmente non si sarebbe scomposto minimamente.

-Dai Draco. Non rompere le palle. È liberissimo di andare a letto con chi vuole! – disse fissando i suoi occhi neri in quelli color ghiaccio dell’amico.

-Dio, quanto siete idioti e limitati! – sbottò Blaise ricevendo in risposta uno sguardo allucinato da Malfoy.

-Come scusa? È già la seconda volta che ti trovi per caso con la mezzosangue nei corridoi e cominciate a confabulare come se nulla fosse scambiandovi carinerie diabetiche. È la cosa più sensata da pensare! – ribatté il biondastro.

-Pensa meglio – rispose mio fratello roteando gli occhi. – Ti conviene farti il baule. Sembrano tanto dolci e cari ma la pazienza e la tolleranza non sanno nemmeno dove stia di casa –

-Blaise, si può sapere di chi cazzo stai parlando? E poi mezzosangue, se ti sbatti Zabini sono affari tuoi, adesso però aria! – rognò Malfoy agitando una mano come se volesse scacciare una mosca.

-Malfoy, un po' di rispetto! – sbuffò esasperato Blaise. Probabilmente moriva dalla voglia di dire tutto al suo migliore amico e anche se non ce lo avevano esplicitamente vietato sospettavamo che non fosse il caso di dire niente. Per il momento almeno.

-Ma che cazzo c’era nel tuo bicchiere? Ti hanno drogato? Da quando sei pappa e ciccia con i babbani? -

-Consapevole che questa affermazione è tipica dei babbani Malfoy? – chiesi tirando le labbra in un lieve sogghigno.

-Mezzosangue, dovevi prendere il volo dieci minuti fa. Ci metto poco a tirare fuori la bacchetta e farla finita qua, quindi prima che… -

-Draco, falla finita! – sbottò esasperato mio fratello mentre Nott, che aveva appena spento la sigaretta sotto la punta delle sue scarpe costose, aveva cominciato a prestare attenzione a quello che accadeva attorno a lui e ghignava divertito.

-Blaise, se non la smetti di rompermi le… -

-Dray, adesso basta. Mi hai davvero sfracellato i co…- cominciò Blaise. Vidi il ghigno di Nott che si allargava sulla sua faccia prima che una voce da me conosciuta sedasse il duello tra i due migliori amici sul nascere.

-Blaise Delow! Prova a finire quella dannata frase e ti crucio. Avete fatto le valigie? – chiese mia madre scandendo ogni singola parola. Vidi con la coda dell’occhio Malfoy impallidire visibilmente.

- senza che tu dica niente, ci vediamo davanti al portone tra cinque minuti! – disse Blaise prendendomi il polso e spingendomi verso il dormitorio. Allora non scherzava quando diceva che la pazienza non era il loro forte.

-Ciao Lucius -lo salutò ridendo Isabelle -Sei identico a tuo padre Draco! Anche lui a scuola aveva i capelli corti, convinto di sembrare più bello. Povera Narcissa, quando se lo è sposato ha fatto una cortesia a tutto il mondo! – disse mia madre mentre giravo l’angolo spinta da mio fratello. Potevo immaginare il solco sul pavimento che la mascella di Malfoy aveva appena lasciato e sorrisi appena. Forse in tutto questo casino qualcosa cominciava a tornare al suo posto. Forse ce l’avremmo fatta ad uscirne salvi tutti insieme.

 

***

 

Alla fine, dopo tanti occhioni dolci e richieste insistenti, eravamo riusciti a convincere i nostri genitori a lasciarci salutare i nostri compagni.

Sbuffando come una locomotiva in salita mio padre si avvicinò alla porta della sala grande e la spalancò con un aggraziato movimento del polso trascinandosi dietro mia madre.

Mi ritrovai gli occhi dell’intera sala grande puntati addosso per l’ennesima volta. Mi convinsi che stavano semplicemente guardando la coppia davanti a me e mi defilai al mio solito posto nel tavolo dei grifoni mentre il preside si alzava in piedi.

-Marcus, Isabelle, accomodatevi, ho fatto apparecchiare due posti in più al tavolo degli insegnanti- disse sorridendo bonariamente a me e a mio fratello che non perse l’occasione di alzare gli occhi al cielo e sbuffare seccato.

-Herm, come mai sei entrata con Zabini? – mi chiese Ron. Sbuffai seccata e mi resi conto che avevo imitato mio fratello solo quando Harry mi piantò addosso gli occhi verdi che sembravano sconvolti.

-è stato un caso Ron - risposi mangiando un pezzo di pane. Non volevo spiegare subito tutto a loro. Erano i miei migliori amici, ma come fai a spiegare una cosa che non riesci a capire nemmeno tu?  

Harry mi fissò preoccupato. Era l’unico a cui sarei riuscita a dire qualcosa, l’unico che poteva anche solo lontanamente capire. In fondo lui non aveva più i genitori, non li aveva nemmeno conosciuti. Sapeva cosa voleva dire perdere tutte le certezze nel giro di cinque minuti.

-Come ha detto Silente che si chiamano quelli seduti al tavolo?-  chiese calcando ogni parola e assottigliando gli occhi.

-Marcus e Isabella - risposi sentendo le guance andare in fiamme. Il bambino sopravvissuto annuì grave tornando a prestare attenzione al suo piatto ma sapevo che il discorso non sarebbe finito là.

Ginny e Ron stavano continuando la loro conversazione sul Quidditch ignari di tutto.

Cercai per la seconda volta quella sera di mangiare qualcosa ma non avevo ancora finito quelle poche cose che avevo messo nel piatto quando Harry si alzò e mi tirò per un braccio.

-Io e Hermione andiamo! - disse frettolosamente beccandosi uno sguardo stupito da Ginny a cui risposi con un’alzata di spalle. Speravo solo che la conversazione che stavamo per avere non diventasse troppo imbarazzante.

Quasi mi trascinò fuori dalla sala grande ignorando i commenti del resto della tavolata rosso-oro e smise di correre solo quando arrivò in giardino. Lontano da orecchie indiscrete.

-Adesso tu mi dici che cavolo sta succedendo! - sibilò a pochi centimetri dal mio viso.

-Cosa vuoi sapere Harry? - mormorai stanca lasciandomi andare contro il tronco di un albero e sedendomi a terra. E se non avesse capito? E se mi avesse voltato le spalle? Non era colpa mia se da un momento all’altro il mio cognome non era più Granger. Vero?

-Per esempio come mai vai così tanto d'accordo con i serpeverde. Non sono stupido, ho visto che prima arrivavi dai sotterranei-

-Non c’è nulla da spiegare! - risposi sulla difensiva. Mi guardò scettico.

-Hermione..-

-Okay, okay. Quest’estate Blaise è venuto a casa mia blaterando cose strane sulla sua famiglia e i due tizi che sono entrati in sala grande sono i miei genitori! - risposi senza prendere fiato. Lui sgranò gli occhi e impallidì di colpo quando arrivai alla fine della frase.

-Mi stai dicendo che Zabini è…-

-Mio fratello - risposi concludendo la frase.

-Io… non so cosa dire, davvero Hermione. Mi sembra impossibile…- farfugliò passandosi una mano tra i capelli come faceva sempre quando era nervoso.

-E non è finita qua…- mormorai mesta.

-Cosa c’è ancora? -

-Vedi… il mio cognome non è Granger. E’ Delow -

-Delow come Catherine Delow? - mi chiese diventando, se possibile, ancora più pallido.

-Suppongo di sì…-

-Era la moglie di Salazar, più potente anche di Morgana! - blaterò lui sconvolto.

E questa volta rimasi davvero senza parole. Non ero ancora riuscita a scendere a patti con il fatto che nelle ultime poche ore la mia vita era decisamente cambiata e adesso Harry mi serviva su un piatto d’argento il nome della capostipite della mia famiglia. Mi si bloccò il respiro in gola. Riuscivo solo a fissare gli occhi terribilmente verdi del mio migliore amico.

-Chi l’avrebbe mai detto - blaterò per alleviare la tensione.

-Questo non cambia nulla, vero?- chiesi ritrovando per un attimo la voce. Era la risposta che mi spaventava di più. Non ero pronta a restare anche senza amici. In fondo nessuno è pronto a restare solo al mondo. Ed Harry per me era il fratello che non sapevo di avere. Probabilmente avevo legato così tanto con lui perché, nel profondo, cercavo di occupare il vuoto che si era lasciato dietro Blaise.

-Non pensare nemmeno che questa cosa mi impedirà di comportarmi come il solito. Tu vedi di non montarti la testa! - scherzò scompigliandomi lievemente i capelli mentre io lasciavo andare il respiro che avevo involontariamente trattenuto. Sorrisi lievemente cercando di allontanare la sua mano dai miei capelli che ora erano più spettinati e in disordine del solito.

-Tu che farai adesso?  - mi chiese.

-Mi hanno chiesto di tornare a casa qualche giorno e ho accettato quindi penso che starò via fino alla settimana prossima. Poi non so. Dai miei genitori babbani non posso tornare - dissi - Bellatrix li ha attaccati e ora sono al San Mungo privi di conoscenza - spiegai vedendo la faccia confusa del mio migliore amico che sussultò alla notizia.

-Starai da loro? -

-Non lo so Harry, non lo so. Non so nemmeno se i cruciatus di Bellatrix avranno conseguenze permanenti e soprattutto non so se sono in grado di vivere come i purosangue -

-servita e riverita tutto il giorno e tutti i giorni? - scherzò

-Falsa e manipolatrice - risposi e Harry smise subito di sorridere. Il loro mondo era così diverso dal mio, non avevano che poche amicizie vere e stavano insieme per convenienza, con sorrisi falsi e frasi fatte. Non faceva per me. Non ero così e non volevo diventarlo.

-Forse è il caso che rientriamo! - disse Harry rimanendo serio. Non potevo nemmeno immaginare quanto fosse difficile tutto questo per lui. Si era rabbuiato di colpo e gli occhi sembravano sempre più distanti.

-Harry? Forse è il caso che tu non dica nulla a Ginny e  Ron. Dì loro solamente che sono tornata nella Londra babbana dopo l’attacco dei mangiamorte - chiesi e lo vidi annuire distrattamente. Lui aveva capito ma non avrei messo la mano sul fuoco per i figli della famiglia Weasley, purosangue che odiavano i purosangue. E io avevo appena scoperto di avere il sangue più blu di tutta l’Inghilterra.

Salutai Harry davanti alla porta della sala Grande. Dovevo andare a prendere le valige e lui doveva cercare di spiegare la situazione a Ron e Ginny, senza i dettagli ovviamente.

-Hermy? Lo sai che ti voglio bene vero? - mi chiese stringendomi in un abbraccio.

-Anche io ti voglio bene Harry -

-Vedi di non farti strapazzare troppo da Zabini - disse sciogliendosi dall’abbraccio ed entrando in sala grande.

Andai a recuperare le valigie in camera e tornai all’ingresso dove mi aspettavano i miei genitori e Silente. Di mio fratello nessuna traccia, nemmeno la valigia.

-Blaise? - chiesi.

-é con Draco - rispose mia madre - sembrano avere qualche difficoltà a separarsi - berciò.

-Isabelle… - la riprese mio padre mentre la valigia di mio fratello veniva lanciata dalle scale.

-Almeno potresti usare la magia, rincoglionito! - si sentì dire dal corridoio che conduceva ai sotterranei.

-Blaise, la prossima volta la TUA valigia te la porti tu così decidi i metodi di spostamento! - rispose una voce strascicata. Sicuramente il biondastro.

-Ce l’hanno fatta! - sibilò mia madre. Che cosa le prendeva adesso?

-Hermione! -salutò Blaise facendo un cenno del capo a nostro padre e ignorando completamente nostra madre. Cosa mi ero persa?

Malfoy invece se ne stava in disparte con una strana espressione sul viso. Batteva ritmicamente un piede per terra e sembrava nervoso e spaesato. Probabilmente nemmeno per lui era semplice scoprire e accettare la famiglia del suo migliore amico. E avevo la sensazione che la stesse prendendo meglio di qualsiasi altro serpeverde.

-Che vi prende? - chiesi a mio fratello non appena mi fu vicino interrompendo la mia radiografia a Malfoy.

- Evidentemente non le va bene qualcosa che ho fatto, nulla di nuovo - mi rispose alzando le spalle.

-Direi che possiamo andare! Avete preso tutto vero? -

-Tipo il cervello Blaise, c’è o hai intenzione di farmi fare una settimana di inferno? - frecciò nostra madre.

-Se manteniamo i metri di distanza necessari per una convivenza civile, tipo il MURO, non c’è bisogno del cervello mamma! - rispose lui. Già la ‘vacanza’ partiva male. Molto male.

-Se voi due pensate che io stia ad ascoltare un altro vostro litigio vi sbagliate di grosso. Continuate così ed inizio ad usare la bacchetta! - sibilò mio padre fulminando con lo sguardo la moglie e il figlio.

-Direi che avete preso tutto - disse bonario Silente -prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno prima di rientrare a scuola -

Annuii brevemente e guardai l’amico di mio fratello che si rabbuiò in viso. Cosa prendeva a tutti oggi? Non stavamo ne partendo per l’America ne niente, almeno credevo. La verità è che non sapevo nemmeno dove fosse il maniero della mia famiglia.

-grazie mille Albus! - sorrise mio padre interrompendo i miei pensieri prima di smaterializzarci via da Hogwarts. Evidentemente il preside aveva abbassato le barriere di protezione per un po’.

Speravo solamente che non ci fosse un inferno ad attenderci a casa ma una settimana piacevole insieme ai miei veri genitori e a quel rincoglionito di mio fratello.

Ne avrei approfittato anche per andare a trovare i miei genitori babbani prima di dover tornare ad Hogwarts.

L’ultima cosa che vidi fu il sorriso leggero sul viso di quello che per diversi anni era stato il mio acerrimo nemico.  



NOTE DELL'AUTRICE
Ecco a voi il secondo capitolo corretto e aggiornato :)
Come ho già scritto nell'avviso alla fine della storia non pubblicherò capitoli nuovi ancora per parecchio tempo. Sto cercando, con non poca fatica, di sistemare quelli già scritti e di ampliare la trama.
A me il risultato non dispiace, spero la pensiate anche voi allo stesso modo. 
Credo che riuscirò a postare un nuovo capitolo entro due settimane ma non vi posso assicurare nulla. 
Intanto se volete lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate di questo, ne sarei molto felice. 
A presto, con un nuovo vecchio capitolo. 
Rowena 
  
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