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Autore: SilverKiria    10/11/2013    7 recensioni
James Potter e Lily Evans.
Tutti a Hogwarts li conoscevano e tutti sapevano che non si sopportavano e non si sarebbero certo considerati amici.
Tutto però cambiò all'inizio del loro sesto anno per due parole tanto innocenti quanto terribili.
" Ti sfido "
Sì perché James Potter non rifiuta mai una sfida, soprattutto se a porla è Lily Evans.
E soprattutto se il premio in palio è un bacio da questa.
Ce la farà però James ad assolvere questa scommessa?
Dopotutto non è semplice, insomma, deve pur sempre...
Vuoi sapere cosa deve fare James? Allora non aspettare un secondo e apri questa storia!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 28 - NON PENSI CHE MORIRE SIA FACILE?

 


Kreacher aprì la porta della stanza di Regulus piano, timoroso di farsi sentire dalla padrona che, ora, faceva il suo giornaliero sonnellino pomeridiano.
La camera era nella semi-oscurità e solo pochissima luce illuminava le pareti verde smeraldo, striate di righe argentate e brillanti. Nessuna foto, poster o qualsiasi altro segno che potesse dimostrare la presenza di un adolescente. In effetti, era già tanto se si intuiva che vi abitasse qualcuno.
L’unico elemento che faceva sospettare della presenza di qualcuno era il mucchio disordinato sul letto a baldacchino.
Mucchio che respirava.
Kreacher si avvicinò con calma, seguito da un vassoio sospeso nel nulla grazie alla sua magia.
Sopra di esso vi era un bicchiere colmo d’acqua e un piatto con sopra due fette di pane bianco e senza condimento alcuno.
L’elfo si arrampicò sopra e scostò delicatamente le coperte, per rivelare un corpo quasi esanime.
Con mano ferma ed esperta pose sopra la fronte del ragazzo un pezzo di stoffa bagnato apparso nella sua mano dal nulla e appoggiò il vassoio sopra il comodino.
- Padron Regulus, deve mangiare qualcosa. Padron Regulus…- la voce gracchiante di Kreacher probabilmente sarebbe stata riconosciuta da pochi: aveva ora una sfumatura dolce e delicata.
Affettuosa, forse.
Ma chi l’avrebbe mai detto? Dopotutto nessuno si preoccupava mai di Kreacher.
Regulus aprì piano gli occhi che sembravano come sfuggenti e opachi.
La pelle bianca, come se dalle vene fosse stata risucchiata qualsiasi traccia di sangue, e il tremito ora debole degli arti.
Annusò l’odore del pane e subito si alzò e voltò, vomitando quel poco che era riuscito a inghiottire nei giorni precedenti.
Kreacher aspettò paziente, gli enormi occhi a palla velati di qualcosa molto simile alla preoccupazione, e attese che il giovane si rimettesse a letto, sfinito.
Il solo alzarsi gli era costato energie immani.
Ad uno schiocco delle affusolate dita della creatura magica e le lenzuola tornarono pulite in un baleno.
Kreacher afferrò allora il bicchiere con la mano destra, mentre con l’altra alzava leggermente il viso di Regulus, ora ricaduto nello stato di trance che aveva dominato le sue ultime giornate.
Gli fece colare con delicatezza l’acqua giù per la gola, goccia a goccia, senza forzare nulla per paura di un rigetto.
Ma a Kreacher non dava fastidio stare lì.
A Kreacher piaceva aiutare Padron Regulus e non nel modo in cui aiutava gli altri della famiglia Black.
Ma chi l’avrebbe mai saputo? Dopotutto a nessuno interessava ciò che Kreacher provava.
Quando l’acqua finì, Kreacher riadagiò piano la testa di Regulus al cuscino e poggiò il bicchiere sul comodino.
- Deve andare in bagno, padrone? –
Regulus riuscì a negare con la testa, sforzandosi di non vomitare per il movimento.
Kreacher sistemò le coperte in modo che il ragazzo non avesse freddo e si sedette sull’enorme letto, affianco al padrone.
- Il padrone vuole che Kreacher gli legga una storia? –
Regulus annuì piano e si spostò di lato per poter ascoltare meglio.
Era un loro segreto risalente a molto tempo addietro.
In effetti, pochissimi elfi domestici erano alfabetizzati e solitamente usavano il loro privilegio per leggere le lettere dei padroni.
Ma Kreacher no; o almeno non solo.
Regulus gli aveva personalmente insegnato a leggere in segreto, temendo le ripercussioni che avrebbe potuto comportare questa scelta ma continuando comunque, giorno dopo giorno, a rintanarsi nella soffitta; un sillabario in mano e un libro di storie vecchio nell’altra.
Aspettando lui, sempre.
Kreacher amava le storie, amava leggerle a Regulus e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, quello era rimasto sempre il suo momento preferito.
Ma nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Dopotutto, a nessuno importava cosa ciò che faceva felice Kreacher.
L’elfo fece apparire dal nulla un consunto libro dalla copertina azzurra che ormai conosceva a memoria.
Era il primo libro che avevano letto insieme e il loro preferito.
Si chiamava ‘Le Fiabe di Beda il Bardo’.
- Quale storia vuole padron Regulus? Quella del Ceppo Ghignante, sì? –
Regulus accennò un sorriso, ben sapendo che quella era sempre stata la storia preferita di Kreacher.
E l’elfo iniziò a leggere, con voce gracchiante e squillante, qui e lì facendo degli errori, ma dando intonazione ad ogni personaggio con cura estrema.
Ben presto Regulus si addormentò e non appena Kreacher fu assolutamente sicuro che si fosse appisolato fece sparire sia libro che vassoio.
Controllò di nuovo la fronte del padrone, ma ormai non bolliva più.
Le nubi scure all’orizzonte, fuori dalla finestra, facevano presagire una tempesta e Kreacher chiuse gli scuri, per evitare che i rumori potessero svegliarlo.
Stava giusto per andarsene, quando avvertì qualcosa muoversi  oltre la porta e fece appena in tempo a capire ciò che stava per accadere quando questa si aprì, senza però rivelare nessuno al di fuori.
Kreacher capì subito e, ad un suo gesto, il Mantello dell’Invisibilità fu nelle sue mani.
- Sirius? – 
La voce di Regulus era debole, come la luce di una candela in mezzo ad una tempesta.
Non si era avvicinato, non era corso ad abbracciarlo. Si limitava a fissarlo senza dire nulla, lo sguardo indecifrabile.
Il primo a parlare fu Sirius, il tono un misto di rabbia e preoccupazione.
- Beh? Cos’è sta storia? Devo essere avvertito da lui se quella puttana ti crucia? Eh? – 
Regulus si limitò a guardare di sottecchi Kreacher, senza però far trasparire alcuna emozione.
- Non saresti dovuto venire. Vattene. – 
La voce del più giovane era gelida e glaciale, senza paura o rimpianto.
Un ordine, chiaro e tondo.
Sirius allargò le braccia in un gesto scioccato e Kreacher ebbe la saggezza di rendere insonorizzata la stanza.
Appena in tempo, poiché subito dopo Sirius iniziò ad urlare.
- SEI IMPAZZITO?! Alza quel culo e muoviti, prima che mi scoprano! Tu ora vieni di filato con me all’Ordine, capito? Sbrigati, non intendo aspe…-
- Non verrò, qualsiasi cosa tu dica. Vattene finché sei in tempo, o giuro che chiamo i Mangiamorte. Saranno qui in poco più di due secondi. Ti conviene muoverti. –
Sirius si ammutolì di colpo, fissando il fratello minore quasi non lo riconoscesse affatto.
Passarono altri due secondi, prima che Regulus proruppe di nuovo, impassibile.
- Sei sordo, traditore dei Black? VATTENE! SUBITO! –
Fu un secondo, un attimo, e Sirius fu sopra il letto, tenendo Regulus per il colletto.
La voce sembrava ora un ringhio gutturale, proveniente dai meandri della sua anima.
Era più bestia che uomo, ma ancora in grado di ragionare.
- Che ti ha fatto? Dimmi che diavolo ti ha fatto! Giuro che io…- 
- Lei niente. Mi ha solo rinfrescato le idee, dovevo essere sotto un incantesimo Confundus, temo. Pensare che ho addirittura tradito il mio Signore, passandoti informazioni su quella sporca Babbanofila della tua ragazza. Almeno non ci sono state vittime, era già morta, ma non credo sia stata una grave perdita per nessuno, ve…?-
Sirius gli sferrò un pugno in faccia che schizzò di sangue il cuscino, ma Regulus non si scompose.
Ghignò divertito, il ghigno che Sirius conosceva bene e che, si rese conto, odiava nel profondo.
O forse odiava solo vederlo sul volto infantile del suo fratellino.
Lo stesso che, in quel momento, si stava burlando di lui.
- Non sei tu, è lei che parla! Tu devi reagire, devi…-
- No, sei tu che devi, chiaro? DEVI ANDARTENE VIA! Non voglio mai più avere niente a che fare con te, sudicio traditore del tuo sangue! Hai buttato all’aria la possibilità di assistere il mio Signore nella sua grandiosa opera di purificazione della stirpe magica e per cosa? Per unirti ad una banda di mostri, babbani e idioti. Presto però non saranno più un problema. – aggiunse infine serafico.
- Che vuoi dire? – domandò il maggiore, serrando i denti per trattenere l’istinto di picchiarlo ancora.
- Oh, credo che lo scoprirai presto. I suoi capelli rossi si mischieranno benissimo col sangue…-
Sirius sgranò gli occhi e lo strattonò ancora.
- Lily? COS’AVETE FATTO A LILY?! – 
L’urlo riempì la stanza proprio quando le difese non eterne di Kreacher si ruppero; facendo in modo che si propagassero per tutta la Casa.
Kreacher deglutì nervosamente, sentendo i passi ormai odiati farsi sempre più vicini.
- Padrone? – sussurrò piano, ma invano.
- Ti conviene andartene, altrimenti non potrai dare l’estremo saluto né a lei né a tutti gli altri tuoi amichetti. –
I passi si avvicinarono sempre più.
- Non sei tu, smettila di dire queste cose, smettila di…-
- Smettila tu di negare la realtà. Sei solo un patetico codardo e io ti odio. Se ti risparmio oggi è solo per l’unione ormai sepolta che ci legava, ma sappi che la prossima volta che ti vedrò non sprecherò parole. – gli soffiò Regulus nell’orecchio.
Sirius guardò fugacemente la porta, dato che i passi erano ormai poco distanti.
- Ora ti porto via con me, insieme vedrai che…-
- STUPEFICIUM! – 
L’incantesimo di Regulus mancò Sirius per un soffio, ma bastò ad accellerare il passo della donna.
L’ultima cosa che Sirius vide prima di smaterializzarsi fu lo sguardo carico d’odio di sua madre mentre gli scagliava un Cruciatus e quello beffardo del fratello.
La donna sparì subito dopo, senza badare al figlio e all’elfo, probabilmente in cerca del figlio maggiore nella Casa.
Temeva potesse tornare.
Nella stanza calò un silenzio pesante come il piombo, che nessuno dei due osò rompere.
Regulus si voltò e mise a letto come se niente fosse, mentre Kreacher restò immobile, incapace di pensare e parlare.

Ma Kreacher sapeva, l’aveva sempre saputo.
Gli incantesimi di Regulus non mancavano mai il bersaglio, benché meno ad una così ridotta distanza.
Le offese e gli insulti erano solo nelle parole, perché il tremito alla mano smentiva tutto.
E le lacrime che sentì versargli subito dopo, quelle furono vere.
Kreacher capì subito che tutto ciò che Regulus aveva detto era mirato a proteggere Sirius.
E l’avrebbe anche spiegato, se solo qualcuno gliel’avesse chiesto.
Ma, come al solito, nessuno chiedeva niente a Kreacher.
E nessuno lo chiese mai.


 

***


Sirius si smaterializzò direttamente davanti alla porta della casa di James, incurante di aver appena perso il Mantello dell’Invisibilità e senza preoccuparsi che qualcuno potesse colpirlo.
Cos’altro aveva da perdere?
Aveva già dovuto dire addio a suo fratello, era abbastanza.
Anzi, no. 
Non aveva detto addio a suo fratello, semplicemente perché quello non poteva essere suo fratello.
Eppure, il tono di voce, l’essere beffardo e il comportamento assolutamente insopportabile sembravano autentici.
Regulus aveva finito per cedere ai Mangiamorte, stanco forse di difendere un fratello che non lo considerava come meritava.
Dopotutto, Sirius non l’avrebbe biasimato.
Stava di fatto che, ora, Regulus appariva solo come uno dei tanti nemici che non lo avrebbero esitato ad uccidere in battaglia e lui avrebbe fatto lo stesso.
Ripercorse tutto ciò che era appena accaduto con la mente, fino ad arrivare ad un punto che lo bloccò dov’era.
Respirò piano, quasi come se il tempo si fosse immobilizzato; ricordando le parole del fratello minore.

 

I suoi capelli rossi si mischieranno benissimo col sangue.


Sirius si sentì come spezzato in due parti: da un’estremità l’esigenza di fare qualcosa, di correre ad avvertire gli altri del pericolo e di proteggere Lily, dovunque fosse; dall’altra la voglia di mandare tutto al diavolo, stendersi su un divano e fregarsene di cosa le sarebbe accaduto.
Lui non era suo padre, né il suo ragazzo o fratello.
Era suo amico? Non era più nemmeno tanto sicuro di questo.
Quando, però, si ricordò il dolore accecante che aveva provato dopo la morte di Mary, come se gli avessero sadicamente strappato l’anima, allora si sentì di nuovo sé stesso.
Corse a perdifiato verso la porta, che spalancò in un secondo, sbattendo sul petto di qualcuno e avvertendo il sangue colargli sull’accenno di barba ispida.
- Dov’eri finito? Morgana, scommetto che hai preso tu il mio Mantello, vero? Dov’è? Giuro che se non lo trovi io…-
- LASCIA PERDERE IL MANTELLO JAMES! LILY E’ IN PERICOLO! Dobbiamo trovarla, potrebbe essere ferita, o peggio! – esclamò Sirius, il fiatone che gli strappava l’aria dai polmoni ma che, paradossalmente, lo faceva sentire vivo come non lo era da tempo.
James però non condivise la sua agitazione, si limitò a fissarlo dubbioso, per poi concludere tranquillamente: - Sarà meglio per te che quando andrò a letto tu l’abbia ritrovato. –
Il Grifondoro entrò successivamente in casa senza aggiungere altro, per poi distendersi sul divano e accendere la lampada e riprendere la lettura dell’ultimo numero di ‘Weekly Quidditch’.
Sirius lo seguì quasi paralizzato, chiedendosi se per caso fosse in atto una recita o se semplicemente si fosse diffusa la moda ‘Prendi in giro Sirius Black cambiando atteggiamento nel giro di due secondi’.
Alla fine la rabbia prese il sopravvento e afferrò con furia la rivista, per poi lanciarla dall’altra parte della stanza.
- Che cavolo stai…-
- HAI ALMENO SENTITO CIO’ CHE TI HO DETTO?! LILY POTREBBE ESSERE MORTA E TU CHE FAI? LEGGI UNA FOTTUTA RIVISTA?! –
James lo guardò e, per un secondo, Sirius giurò di aver visto come una lotta interna.
Era una sensazione data dalla luce nei suoi occhi, dal tentennamento delle ombre e, per ultimo, da una scia verde nei suoi occhi nocciola.
James aprì la bocca e la richiuse due volte, prima di portarsi le mani alla testa e gemere.
- Mi sento strano… ah, la testa! – 
Sirius lo guardò mentre portava alle labbra una tazza piena di the fresco, presa dal tavolo.
Ma c’era qualcosa che non andava in quella scena, qualcosa di maledettamente sbagliato…
In un secondo la tasca s’infranse a terra, mentre Sirius guardava la cucina trepidante, in cerca di un indizio fondamentale per avvalorare definitivamente la sua tesi.
James gli si avvicinò piano, maledicendolo per tutto il rumore che stava facendo e chiedendogli con voce tremante:
- Che stai cercando? Cosa diavolo…-
- Tu odi il the. Non lo berresti mai, neppure se ne dipendesse la tua stessa vita. –
Sirius non aveva smesso di muoversi e non si era neppure girato.
Frugava tra le mensole, scandagliava il frigorifero e spostava tutto ciò intralciasse la sua ricerca.
- Cosa? Avrò cambiato gusti, che diavolo fai solo per questo? Dai Sir…-
Ma James sembrava aver perso convinzione e pareva frugare nella sua mente, oltre la nebbia che solo ora si accorgeva ottenebrargli il pensiero.
- No. Non hai cambiato gusti, non li cambierai mai. Al secondo anno la Evans durante un duello ti fece finire contro un recipiente pieno di the freddo nelle cucine. L’odore ti causò la nausea e ti ci vollero tre giorni di bagni per toglierlo. Da allora non sei mai nemmeno riuscito a stare vicino a del the freddo, figuriamoci berlo! –
Poi Sirius si girò e gli afferrò le braccia, puntando i suoi occhi neri in quelli nocciola del migliore amico.
- Chi te l’ha dato? Dov’è la caraffa? –
James si stupì che Sirius sapesse che qualcuno gliel’avesse dato e si limitò ad indicare lo zaino a terra, accanto al divano.
- C’è una bottiglia piena di the. Me l’ha data Jack all’ultima lezione credo…-
Poi ammutolì, osservando l’altro prendere in mano la suddetta bottiglia, versarne il contenuto in un recipiente e buttarci dentro una rosa del vaso lì vicino.
Il liquido si colorò subito di un blu intenso e strano, mentre sia James che Sirius crollarono a terra, sopraffatti dalla realtà.
- E’ un veleno… - sussurrò esterrefatto James, più a sé stesso che all’amico.
Sirius annuì: - Già. Una pozione dell’Odio, una delle sette pozioni Oscure. E’ della stessa famiglia del Distillato della Morte Vivente, per questo la rosa ha avuto un effetto analogo a quello che ha col Distillato. Ne ha rivelato la vera essenza, cancellando la pozione di copertura. Probabilmente ne abbiamo ingerito tutti almeno un po’, ciò spiega le continue liti e il resto. E questo vuol dire che…-
- Jack è una spia. – completò James, sentendosi ancora peggio.
Quando però realizzò l’importanza di ciò che aveva appena ammesso, si sentì morire dentro.
- Lily è in pericolo J, dobbiamo trovarla. Potrebbero tenderle un agguato oppure…-
- Non sarà necessario cercarla. – 
I due ragazzi si voltarono, per trovarsi di fronte a una Marlene con le lacrime agli occhi, davanti a Remus che era terreo in viso.
Gli sguardi indagatori di James e Sirius lasciavano inespressa una domanda palese la cui risposta, purtroppo, era quella che temevano.
Neppure la voce ferma di Remus sembrò calmarli, mentre diceva sottovoce:
- E’ venuto a prenderla un’ora fa e sono usciti insieme…. Lily è con Jack. –


 

***


Lily seguì Jack, camminando dietro di lui a distanza ravvicinata, temendo di perdersi.
Jack le aveva detto che voleva mostrarle una cosa e si erano smaterializzati insieme, per poi riapparire in quel bosco oscuro, circondato da alberi altissimi e senza un solo indizio che indicasse la presenza di esseri umani o animali.
La ragazza allungò il passo e si mise accanto all’altro, chiedendo sommessamente: - Jack, dove siamo? –
Lui non le rispose ma le fece segno di tacere.
La rossa era disorientata: non riusciva a capire il motivo per il quale lui l’avesse portata in un posto apparentemente deserto e ora le invocasse il silenzio. O almeno un motivo non terrificante.
Ma una parte di lei sapeva che quello era Jack, che non poteva essere qualcosa di pericoloso, che doveva fidarsi.
Doveva.
Era un bisogno quasi fisiologico e ciò la spaventò ancora più.
Poteva smaterializzarsi da lì, fuggire, ma allo stesso tempo sentiva che non ne sarebbe stata in grado.
Fuggire per cosa poi? Per tornare da chi?
A James sembrava non importargli più niente di lei, Remus e Marlene le si erano allontanati molto e Alice era lontana chilometri e chilometri.
Tutto ciò che le rimaneva era il ragazzo che la stava portando verso l’ignoto senza darle spiegazioni.
Forse, non sarebbe stato tanto male, dopotutto, può l’ignoto fare più male di ciò che si sa essere orribile?
Quindi tacque, senza porsi ulteriori domande, fidandosi soltanto.
Jack svoltò a destra, in una stradina che si allontanava dal sentiero della foresta e proseguì in silenzio fino ad arrivare ad un enorme albero, il più grande che avesse mai visto.
Probabilmente se anche lei, James, Sirius e Remus si fossero presi per mani non sarebbero mai riusciti a stringere il tronco poderoso di quel vegetale.
Jack si avvicinò al tronco e lo aprì: era cavo e dentro vi erano, appesi alla parete, dei disegni colorati.
Sembrava infantili e ritraevano sempre due persone, strette per mano, in vari paesaggi.
Sembravano felici.
Lily notò però che qualcuno aveva scavato un passaggio sotterraneo e seguì Jack nella discesa.
Sbucarono in una caverna, illuminata da poche candele affisse alle pareti della rientranza.
Quando però Lily si accorse di ciò che bagnava il pavimento urlò.
Sangue.
Una macchia di sangue dalla vaga forma umana.
- Jack…Jack dove siamo? – sussurrò Lily, immobilizzata dalla paura.
Il ragazzo le dava le spalle e, mentre parlava, Lily sospettò che stesse piangendo.
- Mi dispiace Lils. Non ho altra scelta. Sai, lei amava questo posto; era il nostro segreto, il nostro rifugio. Eravamo felici qui, le sue risate ancora impregnano quest’albero, come linfa vitale. Strano, no? Linfa vitale. Anche se lei non vive più. Quando ci trovò, lo avvertii subito. Aprii il sotterraneo e ci rifugiammo qui, sentendo i suoi passi che si muovevano avanti e indietro, continuamente. Penso sia stata questione di attimi, ma mi parvero ore. Poi arrivò a noi. Fece esplodere una parte del soffitto e ci fu addosso. Io… fui lento. Troppo lento. – la voce gli si affievolì ma quando riprese, qualche secondo dopo, sembrava non fosse successo niente.
- In un attimo le fu addosso, me la strappò dalle braccia e la strinse a sé con fare animale. Sorridendo. Giocava con i suoi capelli, li annusava, mi aizzava a difenderla! Ma io rimasi immobile, a guardarlo ghignare e ridere, oh quanto rise….rise di me. E lei continuava a muoversi, a pregarlo, a pregarmi! LEI VOLEVA CHE LA DIFENDESSI! IO DOVEVO DIFENDERLA! –
Quando riacquistò la calma, la voce suonò apatica e vuota.
- Ma non lo feci. Lo guardai ucciderla dissanguandola senza battere ciglio. Speravo che da un momento all’altro sarebbe accorso qualcuno ad aiutarci, ma non venne nessuno.  Io dovevo essere quel qualcuno. Quando finì, mi si avvicinò e io pregai, pregai, che uccidesse anche me. Ma fece molto, molto peggio. Mi chiese di unirmi a lui, disse che sarei stato un’ottima spia, che avevo un brillante futuro. Lui parlava di futuro mentre i suoi capelli biondi si tingevano del suo sangue. E io accettai, senza dire nulla. Quando sono ottimista penso di essere stato sotto shock, che non avevo lucidità… ma la maggior parte delle volte che ci ripenso mi provoco dolore, mi taglio e mi faccio del male. –
Finalmente si girò e Lily poté vedere per la prima volta sotto la benda l’orbita vuota dell’occhio che gli mancava; ma non ebbe paura.
Non sentì niente.
- Con quest’occhio, con questo maledetto occhio ho visto Nott uccidere mia sorella, proprio qui. L’altro lo chiusi per paura, ma questo non riuscii a chiuderlo. Con quest’occhio vidi la cosa migliore della mia vita venire torturata e morire, mentre io sedevo inerme. Così me lo sono tolto. Ma il dolore… quello è rimasto. Mia sorella era una Maganò, ricercata dai Mangiamorte perché inutile ai fini del governo. Non meritava di esistere.
- Perché ti sei unito a loro, Jack? Perché? – domandò infine Lily, con la voce più sicura di quanto in realtà lei fosse.
Lui scosse le spalle, impotente.
- Per farmi ancora del male, credo. Vederli uccidere innocenti mi ricorda ogni volta lei e così soffro sempre. Non posso permettermi di essere felice, non dopo ciò che ho fatto. –
Lily fece un passo indietro, cercando di non farlo notare, verso l’uscita.
- Non è vero. Il male che hai fatto puoi usarlo per fare del bene, puoi redimerti e...-
Le parole di Lily però vennero sommerse dalla sua risata piena di pazzia.
- NON DIRE CAZZATE! Io sono condannato per sempre, non valgo più niente, non lo capisci?! –
- E allora ucciditi! Ucciditi e falla finita, ma non fare del male alle persone Jack! Non far pagare ad altri il tuo sbaglio! –
Lui smise di ridere e la fissò serio, senza più sorrisi in volto.
Un gesto di bacchetta e Lily si ritrovò immobilizzata dov’era, senza più possibilità di muoversi.
Un altro e la stanza venne insonorizzata.
Le si avvicinò malevolo, un lampo di follia nell’occhio sano, mentre valutava ciò che aveva appena sentito.
- Non pensi che morire sarebbe troppo facile? Non pensi che la parte più difficile sia proprio vivere? Io…
- Balle. – lo interruppe lei, schifata – Tu sei un codardo anche ora, per questo non ti uccidi. La verità è che hai paura di lei, di quando morirai e dovrai pagare i conti. Cosa ti dirà? Quanto ti odierà? Tu temi la morte più della vita, perché qui l’unico che ti può giudicare sei tu e sei troppo maledettamente egoista per dire le cose come stanno. –
In un gesto repentino Jack le afferrò le guance, stringendole fino a impedirle di parlare.
- Non è un di certo un bel modo di rivolgerti a chi ha la tua vita nelle proprie mani Lils. Avrei voluto tanto non farlo, davvero. Ti ammiro e probabilmente hai ragione, sono un codardo, ma sono un codardo con un cuore, anche se tu non lo pensi. –
Le si avvicinò così tanto da poter contare le lentiggini sul suo viso, le labbra quasi unite alle sue.
- Unisciti a noi, diventa una Mangiamorte. Ti lasceranno vivere se lo chiedo io, potrai fare la spia ed essere una parte fondamentale del piano. Che ne pensi? –
Per tutta risposta Lily gli sputò in faccia.
Jack si infuriò e mosse la bacchetta.
Lily iniziò ad urlare sempre più forte, le viscere che si contraevano in spasmi infiniti, come se il suo corpo volesse uccidere sé stesso.
Il Cruciatus era talmente forte che la rossa pensò di morire, ma Jack era troppo sveglio: sapeva come non oltrepassare il limite, come torturarla senza farla morire. Non subito, almeno.
Stava quasi per farla finita, quando  accadde qualcosa di totalmente inaspettato.
La parete sopra di loro crollò, travolgendo i due ragazzi sotto le macerie.
In mezzo a quel frastuono si sentirono solo poche, inconfondibili parole.



 

- Lascia stare la mia ragazza! -


*

 

... Ehm... c'è nessuno? Sì? Qualcuno sta davvero leggendo questo capitolo? Oh, bene. Ah, per favore, lasciate i pomodori nel frigo, sono buoni da mangiare: non avrebbe senso tirarmeli addosso. Anche i mobili stanno bene dove stanno, quindi poggiate subito la sedia. Bene, ora che siete disarmati (vero?), posso iniziare a scusarmi per l'imperdonabile assenza e riempirvi di scuse su scuse che, per quanto convincenti (mononucleosi che mi ha tenuta a letto per due settimane, scuola che mi ha tenuta sui libri per altre due) sono sicura non placherebbero la vostra ira. Spero solo che il capitolo sia valso l'attesa :) Sì insomma, so che non è dei migliori, ma volevo dire davvero moltissime cose in questo capitolo e spero di esserci riuscita, almeno in parte. Poi che altro... ah sì, è il penultimo capitolo. *Cerca di evitare i lanci di pomodori, frutta, sedie, libri o qualsiasi cosa abbiate a portata di mano* e nell'ultimo capitolo (il prossimo) ci sarà lo scontro con Jack più un epilogo al quale tengo moltissimo. Dopo sarà finita la vera e propria long di 'Ti Sfido - I Dare You' e inizierò una raccolta col titolo 'Ti Sfido - I Dare You / Missing Moments' dove racconterò attraverso one-shot dei momenti mancanti nella storia: scherzi, risate, battute, romanticismo, gioie e paure dei nostri personaggi. Come l'annuncio della gravidanza di Lily a James, o l'innamoramento di Remus per Ninfadora e ciò che ne consegue (purtroppo immagino a cosa state pensando) ma anche scherzi dei Malandrini e spezzoni del passato di Lily e Severus; insomma chi più ne ha più ne metta! 
Spero seguirete fino alla fine questa mia avventura durata quasi un anno [non ci credo!] e lo facciate con felicità :) Detto ciò, mi metto al riparo e aspetto con ansia le vostre opinioni sul penultimo capitolo :D


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