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Autore: StelladelLeone    10/11/2013    12 recensioni
[storia ad oc, posti esauriti]
Duemila anni dopo la Grande Catastrofe avvenuta nel Regno di Fiore, nell'attuale Regno di Elmar, due giovani misteriosi ladri si lanceranno alla ricerca della leggendaria Fairy Heredity, in un viaggio pieno di pericoli, avventure, romanticismo e comicità!
Sei pronto a seguirli?
“E’ una leggenda per bambini, e comunque ho altro da fare.” Disse lei voltandosi, prendendo il mantello e facendo per andarsene.
“No, è reale e io lo troverò!"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yooooo minna! Sì, ce l’ho fatta! Ecomi qui! E’ stato un capitolo sofferto ma ce l’ho fatta! Ho due serie avvertenze oggi:

1)      Io non esigo delle recensioni, ma chi recensirà di più vedrà il suo oc più partecipe; mi sembra giusto che chi è più interessato partecipi di più.    

 

Bene! Spero apprezzerete queste benedette 33 pagine di capitolo, perché ci ho davvero sputato sangue XD Il prossimo avviso già che sarà più breve e meno serio, sarà uno dei capitoli svago che alternerò a quelli seri :D

 Lo dedico a Edward Yoshina, non solo bravissimo scrittore, ma anche il miglior assassino-psicologo (o psicologo-assassino) che io abbia mai conosciuto: grazie ED! e a Pit12 che recensisce SEMPRE e spesso per primo: spero di aver mantenuto almeno un pochino la promessa dell’altra volta :D

Buona lettura!

Stella

Mai sottovalutare un Ballo!

 

 

La prima cosa che sentì furono due calde braccia avvolgerla e d’istinto si rannicchiò con un sorriso felino, quasi facendo le fusa.

La seconda furono panico, orrore e ira funesta.

“REYYYYY!!!!” urlò la bionda irata aprendo gli occhi di scatto.

“Buongiorno principessa!” la salutò l’altro minimamente intenzionato a lasciarla andare dalla prigione in cui l’aveva catturata, ghignando maliziosamente.

Con suo sommo imbarazzo e incredulità, Miel si rese conto che: uno, Rey era a petto nudo (davvero difficile non notarlo); due, erano in una stanza a lei sconosciuta; tre, erano nello stesso letto; quattro, lei era bloccata contro il suo petto.

Una grossa e preoccupante vena iniziò a pulsare sulla fronte della ragazza e Rey non ebbe il tempo di cogliere i segnali d’allarme in tempo.

Una gigantesca esplosione fece tramare i vetri della casa in mattone dei Kurokami.

“Finalmente Miel si è svegliata.” Osservò con tranquillità un ragazzo riccio imburrandosi una fetta di pane, seduto attorno a un grosso tavolo in legno scuro insieme a un branco di ragazzi affamati che si ingozzavano di cibo nella piccola e graziosa cucina della casa, un piano più sotto di quello dov’era deceduto Rey.

“Mi sa che le sta prendendo di santa ragione.” Osservò Shi ghignando prima di immergere il volto nella sua scodella di latte caldo, mentre il soffitto sopra di lui tremava pericolosamente.

“Io lo avevo avvertito…” osservò Amlach scuotendo la testa e osservando famelico il bricco in porcellana con il caffè.

“Gli sta bene…” affermò piccato Ashuros guardando scioccato Yelle infilare nella sua bocca una manciata di more dalle dimensioni abnormi, mentre Charlotte dietro di lui annuiva con decisione.

“È proprio un pervertito.” Sentenziò Amare mescolando il suo tè, sicura che in questo momento della loro guida rimanesse solo un cadavere.

“Io lo capisco…” mormorò sognante Hiroshi passando in rassegna le ragazze al tavolo, che lo guardarono assassine.

“Bisogna riconoscere che è coraggioso.” Ammise Eran scompigliandosi i capelli con un sorriso.

“Oppure è solo stupido.” Lo gelò Osgal, seduta perfettamente composta sulla sua sedia.

“Ah, voi donne non potete capire noi uomini…” sospirò con finta rassegnazione Shoichi dondolandosi e scambiando un occhiata complice con i maschi al tavolo. Evitando il vampiro con manie di assassinio verso i don Giovanni, ovviamente.

“Ma sentilo… che scuse che inventi per la vostra perversione!” lo schernì Tara, al suo fianco, colpendolo con un cucchiaio sulla fronte.

“Le infermiere dovrebbero essere più gentili!” ribatte lui piccato di essere stato ancora una volta picchiato e alzando minacciosamente la zuccheriera.

“Mettila giù Shoichi, è da vigliacchi colpire una ragazza!” intervenne ridendo Jin, completamente ripresosi.

Il ragazzo se la fece saltare tra le mani con un ghigno di sfida sul viso, ma al terzo rimbalzo la zuccheriera sparì dalle sue mani.

“Ma cos…” esordì sbalordito.

“Tieni Asuna!” disse gentilmente Aria porgendo l’oggetto scomparso alla piccola guardia che aveva cercato invano di recuperare lo zucchero per il suo latte.

“Grazie Aria!” rispose contenta la ragazza alla vampira che sorrisefelice, mentre Shoichi s’imbronciava come un bambino a cui hanno rubato le caramelle.

“Avete già incominciato?” la voce di Miel, fece girare tutti i presenti verso la cornice della porta.

“Avevamo una fame tremenda, ma tu dormivo secca e così non abbiamo resistito.” Spiegò Gigi sorridendole e facendole cenno di sedersi a fianco a lei.

“Ehm…Miel? Rey dov’è?” chiese un’ingenua Akiko vedendo che dietro la bionda non c’era nessuno; di fianco a lei Amlach rischiò di strozzarsi per l’inutile tentativo di soffocare le risate.

Da Miel si alzò un’aura nera impressionante.

“Quel maniaco…” sibilò per poi voltarsi verso Akiko.

“…l’ho ucciso.” Sorrise con sguardo folle gelando i presenti.

“Non esagerare principessa, altrimenti poi ti prendono sul serio”

Scompigliandosi i capelli Rey entrò in cucina con la camicia slacciata e un grosso livido violaceo sul petto.

Miel arrossì all’istante e iniziò a balbettare.

“S-stammi lontano… maniaco…” Rey ghignò e cercò di avvicinarsi ma questa volta Miel ebbe un’idea geniale e corse a nascondersi dietro Ashuros.

“Ashuros… potresti…” iniziò Rey gentilmente, avvolto da una luce rosata, ma gli occhi rossi del vampiro lo fulminarono e il poveretto, imbronciato, dovette rassegnarsi e sedersi a fare colazione lontano dalla ladra, che si sedette tra Gigi e Yelle, vicina di Ashuros.

“Miel, a proposito, abbiamo dei nuovi compagni!” esordì Yelle tutta allegra, “Ti presento Hiroshi, Tara e…”

“TU?!” urlò Miel in contemporanea a Shoichi, che poco prima stava battibeccando con Tara.

“Cosa ci fai tu qui?!” ringhiò la ladra diventando di otto diverse sfumature di rosso.

“E’ un piacere rivederti biondina.” La salutò Shoichi rilassandosi dopo lo shock avuto e lanciandole uno sguardo malizioso.

“Vi conoscete?” chiese Tara perplessa.

“Sì!”

“No!” esplose Miel schifata, “Potremmo dire che siamo…rivali di lavoro.” Spiegò cercando con lo sguardo sul tavolo qualcosa di abbastanza pesante da lanciargli.

“Non mi dire…un altro fallimento di Fuffy?!” chiese Ashuros con finta aria ingenua, ricevendo un ringhio sommesso dal licantropo.

“Eccome” rispose lei, “E’…”

“Zitta!” sibilò lui sporgendosi verso di lei.

“…Oni-oji?” ma non fu Miel a completare la frase, bensì Aria, che non era riuscita a trattenersi.

Per un attimo calò il silenzio nella cucinina.

“Non sapevo leggessi il pensiero…” mormorò Shoichi con un sorriso tirato, “Mi dispiace ragazzi, ma ci tengo parecchio alla mia identità segreta…” mormorò mentre il pavimento iniziava a tremare. I ragazzi fecero per estrarre le armi quando un piccolo proiettile rosso centrò in pieno la testa di Shoichi.

“Shooooooooooo! Cosa stai combinando?!” chiese irata una piccola volpe a due code ferma sulla testa del ragazzo; le scosse si fermarono all’istante.

“Ka-chan! Non è colpa mia! Io…” iniziò a lamentarsi lui, ma la volpe lo interruppe subito.

“Ti sembra questo il modo di ringraziare chi ti ha ospitato?! Scatenare un terremoto?! Si può sapere cos’hai nella testa!? Chiedi subito scusa!” lo sgridò, come una mamma con il suo bambino, sprizzando fuoco.

“Va bene, va bene: scusa Tara! Contenta?!” borbottò lui esasperato e imbronciato.

“Meglio!” disse lei andando a sedersi sulla sua spalla.

“E tu saresti il Principe Demone!?” chiese scioccato Amlach davanti a quella scena, “Non posso crederci…” si depresse pensando che non era mai riuscito a catturarlo.

“Un altro ricercato che si aggiunge!” si depresse Asuna ricevendo pacche di conforto da Jin, che se la rideva alla grande.

Shoichi si accorse scioccato che nessuno stava prendendo le armi, cercando di catturarlo o tentando di chiamare le guardie.

Miel si accorse della sua perplessità e gli fece un cenno con la mano come a tranquillizzarlo.

“Non preoccuparti, sanno tutto anche di me e la metà di loro sono ricercati…” spiegò rassegnata ma senza poter nascondere un sorrisino.

“Mi hai rubato parecchi lavori sai? Io sono l’Assassino.” Si presentò Edward leggermente piccato, facendo scoppiare a ridere Shoichi.

“Beh, ma d’altra parte sono il migliore nel mio campo!” disse con arroganza, tanto che Ed alzò un sopracciglio scettico e Miel sbuffò.

“Ma sentitelo: ‘Sono il migliore’” mimò con una vocetta stridula, “Quando mai?!” soffiò ferita nel suo orgoglio professionale.

“Devo ricordarti cos’è successo l’ultima volta biondina!?” ribatté lui con un ghigno.

Miel arrossì.

“Che cosa è successo l’ultima volta?” intervenne Hiroshi palesemente curioso.

“Abbiamo ballato insieme al Gran Ballo in Maschera di Château du lac bleu, e poi io gli ho soffiato il bottino.” Spiegò orgoglioso. Una strana aurea iniziò a vorticare intorno a Rey, che nonostante ciò continuava a sorridere in modo inquietante.

“Ti sei fatta fregare da questo pervertito?!” le chiese Amlach scioccato dalla sua incapacità.

“NO!” urlò Miel a cui usciva fumo dalle orecchie, “Senza saperlo ci eravamo entrambi infiltrati al Ballo per rubare il rubino e per non dare nell’occhio ho dovuto ballare con lui; quando poi sono andata a cercare la pietra mi sono persa e quindi quando sono arrivata lui l’aveva già rubato e stava scappando. Abbiamo combattuto, ma nel farlo siamo riusciti a conoscere le identità l’uno dell’altro e poi il vigliacco è fuggito con il mio obbiettivo!” spiegò senza prendere fiato tra una parola e l’altra.

Shi scoppiò a ridere e Eran guardò divertito Amane.

“Non ha un gran senso dell’orientamento, vero?” chiese.

“Per niente.” rispose lei con un sospiro esasperato.

“Questa sì che è un idea geniale!” urlò invece Rey attirando l’attenzione di tutti e tirando fuori dalla tasca una mappa, “Uno degli obbiettivi è proprio Château du lac bleu, un famoso castello sul lago blu! E proprio tra due giorni ci sarà un Ballo in maschera!” 

“Sarebbe l’occasione perfetta…” mormorò Miel illuminandosi.

“Così non rischieremmo che le nostre identità venissero scoperte…” aggiunse Ed.

“E potremmo depistare le guardie reali, di sicuro sulle tracce dei ladri…” completò Amlach ricevendo un cenno d’assenso di Shi.

“Ma come facciamo a infiltrarci?” chiese pragmatica Osgal.

“Ci faremo passare per dei nobili che sicuramente non verranno! E Fantasy creerà i biglietti!” spiegò Rey sempre più convinto delle sue idee.

“Ma Fantasy ha bisogno di un modello!” obiettò Gigi.

“Non c’è problema, dovrei avere ancora quello che avevo rubato.” La rassicurò Miel correndo a prendere la sua borsa e poi infilandocisi fino alla vita.

“E’ normale che una borsa ti riesca a contenere per metà?” chiese Tara stupita.

“Incantesimo d’allargamento!” urlò dai profondi meandri della borsa Miel, prima di riemergere con un biglietto avorio con scritte dorate.

“Quante volte ti ho detto di ordinare quella borsa?!” la sgridò Mizumi entrando insieme agli altri animali e andandosi a sedere sulla spalla della ragazza.

“Fantasy saresti capace di riprodurre questi biglietti ma con nomi diversi?” chiese intanto Gigi al lemure che annuì sorridente.

“E i vestiti?” chiese Aria, scatenando un momento di panico tra i ragazzi.

“Per quelli non c’è problema: mia nonna è una sarta!” li tranquillizzò orgogliosa Tara.

“V-vestiti?!” chiese cinerea Amane, mentre Yelle la confortava cercando di non ridacchiare, “Ve lo potete scordare che io metta un vestito!” ringhiò poi con sguardo assassino.

Yelle sospirò afflitta, sapendo che nessuno sarebbe mai riuscita a convincerla del contrario.

“Che c’è? Hai paura di un vestitino? Non ti facevo così femminuccia”

Una vena iniziò a pulsare sulla fronte di Amane.

“Cos’hai detto Ricciolino?!” sibilò colpita nell’orgoglio.

“Ho detto che se sei così vigliacca da non avere nemmeno il coraggio di metterti un vestitino potevi startene a casa.” Rispose lui apatico.

“Cerchi la rissa?” chiese lei alzandosi in piedi con aria minacciosa.

“Vuoi prenderle di nuovo?”

“Non avrai paura?” ribatté lei con un ghigno.

“Quando vuoi, dove vuoi.” Rispose lui alzandosi come lei.

“Ora. Fuori” disse lei, non vedendo l’ora di fare un buon combattimento.

“A una condizione: se perdi metti il vestito. E lo scelgo io.” Disse lui guardandola fisso.

Amane esitò tanto da far ghignare il ragazzo, che così scatenò un ondata di rabbia nella rosata.

“Ci sto! Ma se perdi tu decido io il tuo vestito!” stabilì lei. Edward alzò le spalle e uscì nel giardino sul retro, seguito dalla ragazza e da un curioso Hiroshi.

“Ragazze voi venite con me, dobbiamo andare a cercare i vestiti nel laboratorio di mia nonna.” Esordì Tara uscendo e dirigendosi al secondo piano, seguita da tutte le fanciulle, chi eccitata, chi con la morte negli occhi.

Miel prima di andare lanciò il suo taccuino a Rey.

“Dentro ci sono le informazioni su tutti i nobili che ho conosciuto o ucciso.” Disse prima di sparire sulle scale.

 

Le ragazze, dapprima basite e titubanti, ben presto si lasciarono prendere dalla meraviglia, ammirando quella stanza in legno dove manichini con splendidi vestiti posavano immobili nel tempo, aggirandosi stupite tra trine, pizzi, colori sgargianti e tessuti d’ogni foggia, accarezzando le stoffe incantate. Tutto sotto lo sguardo vigile di Akane.

Intanto i ragazzi iniziavano a preparare un piano d’azione e a cercar di trovare i perfetti nobili di cui prendere il posto, anche in base a caratteristiche fisiche o di razza.

Solo Shoichi si accorse di un bambino che dallo stupite sulla porta guardava alternativamente loro e il piano superiore, stringendo forte le nocche e cercando di trattenere le lacrime.

“Oi Kaito…” iniziò a dire sorridendo Shoichi, ma il bambino lo guardò furente, bloccandogli le parole in gola, prima di lanciare un enorme sasso sulla testa di Rey che cadde dalla sedia e prese una grande botta al fondoschiena

“Ti odio!” urlò a pieni polmoni prima di scappare via.

“Moccioso…” sibilò Rey avvolto in una luce nera alzandosi in piedi con un sorriso psicopatico, tra le risate degli altri che per la prima volta vedevano Rey perdere la pazienza per qualcosa che non fosse Miel, ma Shoichi gli mise una mano sulla spalla e scosse la testa prima di correre dietro al ragazzino.

Lo trovò sul tetto del piccolo capanno vicino alla stalla, dietro alla casa, in lacrime.

“Ei, Kaito…” esordì lasciandosi cadere a gambe incrociate al suo fianco; Shoichi aveva conosciuto il fratellino di Tara durante la sua convalescenza e il ragazzino l’aveva preso in simpatia, nonché lo adorava per le storie avventurose che ogni volta gli raccontava, anche ingigantendo la realtà o inventando di sana pianta.

Kaito continuò a piangere con le mani a pugno a coprire gli occhi e Shoichi gli scompiglio i capelli blu scuro.

“Allora, cosa c’è?” chiese paziente mentre il bambino singhiozzava.

“La vuole portare via! La vuole portare via!” ripeté arrabbiato e spaventato al tempo stesso, “Mamma e papà sono morti e non li ricordo nemmeno più, i nonni non ci saranno per sempre, lo so bene, cosa faccio se si porta via anche mia sorella?” gli chiese disperato.

“Rey non vuole portartela via, stiamo solo partendo per un viaggio…” cercò di rassicurarlo il biondo.

“Bugiardo!” urlò il bambino spostandosi.

“Vi ho sentiti parlare! Siete un gruppo di fuorilegge, i soldati vi inseguono e il tesoro che state cercando è quasi una leggenda! Mia sorella potrebbe morire! Chi mi assicura che tornerà?!” lo accusò, con negli occhi una luce di sfida che mise in difficoltà Shoichi. Aveva ragione. Chi assicurava che alla fine del viaggio sarebbero stati ancora tutti insieme, sani e illesi?! Si stavano imbarcando in un’impresa folle, piena di nemici, incertezze e pericoli. Cosa poteva dire a quel bambino? Che la sorella sarebbe stata bene?! Ma era una bugia e lui non riuscì a mentire davanti a quegli occhi così seri, adulti e allo stesso tempo speranzosi, alla disperata ricerca di una certezza.

E poi capì.

Shoichi rimise la sua mano sulla testa del ragazzo e si avvicinò al suo volto per guardarlo dritto negli occhi.

“Hai ragione Kaito. Non ti posso promettere che tua sorella non morirà…” iniziò a dire mentre già gli occhi color del cielo del bambino si riempivano di lacrime, “…ma ti prometto che la proteggerà a costo della mia vita.” Concluse con un sorriso.

Kaito spalancò gli occhi.

“Davvero?!” chiese incredulo.

“Davvero.” Lo rassicurò Shoichi portandosi una mano al cuore e il bambino scoppiò a ridere.

“Allora va bene! Se uno forte come te proteggerà mia sorella, sono sicuro che tornerà!” disse con un sorriso determinato.

“Ma in cambio tu devi promettere di comportarti come un vero uomo mentre non c’è!” gli disse serio, ma senza nascondere un sorrisino l’altro.

“È un promessa!” rispose il piccolo orgoglioso, gonfiando il petto e tendendogli una mano.

“È una promessa.” Ribadì Shoichi stringendogliela e sorridendo.

“Kaitoooooo!” l’urlo di Tara richiamò i due alla realtà, che dopo essersi scambiati un’occhiata complice, scesero dal capanno.

“Kaito cos’è successo?! Perché hai tirato una pietra a Rey?! E perché stai piangendo?!” chiese con la stessa ansia mista a rimprovero che solo una sorella può provare, raggiungendo i due e notando le tracce di lacrime sulle guance del fratellino.

“Niente!” mentì lui, mentre alle sue spalle Shoichi sorrideva.

“Non raccontarmi…” iniziò lei furente ma il piccolo l’abbraccio di slancio bloccandole le parole in bocca.

“Buon viaggio sorellina! Fatti valere e vedi di tornare presto!” le disse con un sorriso gigante prima di lasciarla e correre in casa.

Tara lo seguì con lo sguardo in silenzio e poi guardò Shoichi.

“Ieri sera abbiamo litigato per questa questione del viaggio… immagino sia merito tuo vero?” chiese assottigliando gli occhi.

“Ti dovevo un favore infermierina!” rispose lui malizioso, facendole l’occhiolino e ottenendo in cambio un’espressione frustrata e imbarazzata.

“E cosa gli avresti detto?” chiese curiosa incrociando le braccia al petto.

“Segreti da uomini.” Rispose lui portando le braccia dietro la nuca e oltrepassandola tranquillo.

Dopo i primi secondi di shock Tara lo seguì ed entrò con lui in casa battibeccando.

Da una delle finestre della casa al secondo piano Amane osservava i due con un sorriso malinconico.

“Sembra di tornare indietro nel tempo…” mormorò nostalgica,” Certo che Laila avrebbe potuto avvisarmi che oltre a Jin avrei incontrato anche lui! Chi se lo sarebbe mai aspettato: il figlio di Inuzuki! Quel pazzo! Scommetto che è a fare danni con il suo amico idiota Mishima!” disse fingendosi esasperata, ma solo per non ammettere a se stessa quanto le mancassero.

 

Nella cucina la situazione era rimasta invariata, se non fosse che ora Edward sedeva rilassato su una sedia accanto agli altri, mentre Hiroshi si deprimeva in un angolo.

“Mi sono perso qualcosa?” chiese Shoichi entrando e buttandosi su una sedia.

“Direi di sì!” ghignò Jin, “Al combattimento di Edward e Amane si aggiunto anche Hiroshi, che però è stato battuto da Amane, che a sua volta è stata battuta da Edward. Quindi ora Hiroshi dovrà indossare ciò che dice Amane e lei stessa ciò che dice Edward!” spiegò ridendo, mentre il biondo si complimentava con Ed.

L’assassino intanto ripensava al combattimento di poco prima: dannazione se ci sapeva fare la ragazzina!! Per una che assomigliava a una dea aveva un modo di combattere a dir poco violento e cruento, nonostante fosse facile intravedere una certa esperienza e capacità di ragionare anche nei momenti più critici. Doveva ammettere che solo i lunghi allenamenti da assassino gli avevano permesso di batterla. E, cosa che più lo aveva lasciato stupito, aveva riconosciuto subito la sconfitta: certo, gli aveva chiesto una rivincita, ma aveva acconsentito a mettere il vestito. Lui non sarebbe stato capace di farlo. Anche Hiroshi lo aveva stupito: il controllo delle condizioni atmosferiche non era da sottovalutare, ma questo lo penalizzava nel combattimento corpo a corpo e quindi Amane aveva avuto facilmente la meglio.

“Ehi Tara” interruppe i suoi pensieri Rey, “Hai dei cavalli da usare per il viaggio?” chiese con un ghigno inquietante.

“Certo, ma dovremo viaggiare a coppie.” Rispose la mannara, che si stava già incamminando verso il piano superiore.

“Perfetto!” gioì il ragazzo avvolto da una aura nera.

“Sei davvero infido.” Gli fece notare Amlach, senza però riuscire a nascondere un sogghigno.

 

Entro mezzogiorno tutto fu pronto: i vestiti scelti e le borse con tutto l’occorrente preparato, il piano rifinito nei minimi dettagli e…i cavalli sellati e pronti al viaggio.

Miel guardò terrorizzata l’orrida bestia che la guardava con i suoi occhi a palla, scuotendo la criniera nera.

“Te lo puoi scordare che io salga!” urlò allontanandosi il più possibile da Rey, che era inquietantemente avvolto da una luce rosata piena di cuori e roselline mentre apriva le braccia come ad invitarla a corrergli incontro.

Spaventoso.

Purtroppo le altre ragazza avevano preso la cosa con filosofia e, dopo varie minacce di morte ai ragazzi nel caso avessero allungato le mani, si erano accomodate insieme al ragazzo che preferivano rispetto agli altri, ma senza secondi fini. Ovviamente.

“Se osi anche solo toccarmi dovranno recuperare i tuoi resti sparpagliati per il terreno!” ringhiò nuovamente la bionda vedendo che il ragazzo aveva iniziato ad avvicinarsi, ma quello continuò a sorridere malizioso e a camminare. Ed era quella la cosa che la irritava di più: nonostante tutte le minacce serie che potesse lasciargli, quell’idiota se ne fregava altamente e continuava a fare quello che stava facendo.

“Ashuros aiutami!” invocò il vampiro, giocando l’ultima carta che le rimaneva, ma il peggior nemico dei pervertiti, che era occupato a cercar di tenere ferma Yelle davanti a lui che a furia di sporgersi per accarezzare il cavallo sarebbe caduta, si limitò a scuotere la testa.

“Miel non esagerare, devi solo andare a cavallo con lui, se poi farà qualcosa di pervertito…” l’allusione fece venire i brividi a Rey, ma gettò nel panico la ladra.

“Traditore!” urlò additandolo ferita e indietreggiando, prima di inciampare e finire a terra.

In meno di un secondo l’ombra di Rey la oscurò e la sua mano si protese verso di lei.

“Se non vieni di tua spontanea volontà ti dovrò prendere con la forza, lo sai vero?!” chiese con un leggero accenno di minaccia nella voce e Miel, cercando di mantenere la dignità rimasta, si alzò in piedi da sola e si portò al fianco del gigantesco stallone nero che l’aspettava.

Dopo averlo guardato male per qualche secondo, tremante mise un piede sulla staffa e con un balzo cercò di saltare in sella.

Con lo splendido risultato di scoprire di non arrivarci e ricadere a terra.

Amlach soffocò a stento una risata mentre Akiko, tra le sue braccia, le rivolgeva un sorriso d’incoraggiamento.

Miel stava già per riprovarci quando all’improvviso le mancò la terra sotto i piedi e si ritrovò tra le braccia di Rey.

“Non abbiamo tutto il giorno, principessa!” le ricordò spazientito, prima di montare in sella con un balzo elegante.

“Ma come…?” chiese stupita guardandolo, ma lui le rivolse un sorriso enigmatico e fece partire il cavallo al trotto, zittendo così la ragazza che affondò il viso nella sua camicia artigliandolo con le mani per la paura.

 

Per arrivare al castello del Ballo impiegarono una giornata e mezza di viaggio a cavallo, con una sosta per la notte in una radura, durante il quale la strana compagnia che si era riunita intorno all’enigmatico biondo ebbe tempo di conoscersi e stringere legami.

Era già pomeriggio inoltrato quando decisero di fermarsi per cambiarsi i vestiti e le ragazze si inoltrarono in una radura più distante di quella dove si erano fermate, fiduciose che Ashuros sarebbe riuscito a fermare tutti i pervertiti. Forse.

Appena le ragazze furono sparite tra il fogliame, tutti lanciarono un occhiata ad Ashuros che sembrava avvolto da un aura omicida incredibile e i cui occhi rossi sembravano dire “Provate a fare qualcosa e vi succhio tutto il sangue che avete in corpo”, e poi sospirarono delusi iniziando a spogliarsi.

“Bisogna dire che hanno trovato un ottimo alleato…” mormorò divertito Edward togliendosi i vestiti per indossare una camicia bianca leggermente aperta sul petto che lasciò fuori dai pantaloni neri in pelle, con una grossa cintura nera e un mantello del medesimo colore. Un perfetto Duca D’Angers, semplice, serio ma elegante.

“Poi chiamano me cane, intanto lui si comporta come il loro cucciolo…” osservò sprezzante Amlach, spogliandosi e guardando con sfida Ashuros, anche lui liberatosi dei suoi vestiti.

“Cerchi la rissa Fuffy?” chiese tranquillo inclinando la testa e facendo baluginare i canini.

“Ma che perspicace! L’hai capito da solo o te la suggerito la tua baby-sitter!?” ringhiò il licantropo.

“Ragazzi, calmatevi!” intervenne Eran, anche lui semi-nudo, piazzandosi tra i due, “Non potete odiarvi solo perché siete di razze diverse!” fece notare cercando di placare gli animi.

“Stanne fuori tu!” gli sibilarono, prima di cercare di colpirsi con un pugno in volto. Peccato che Eran non si fosse spostato e li prese lui i due colpi.

“L’avete voluto voi…” ringhiò a sua volta, con una luce assassina negli occhi, prima di tirare un calcio in pancia a Amlach e un pungo in volto ad Ashuros, con una velocità inumana.

“Rissa!” urlò Shi gioioso lanciando via i pantaloni e lanciandosi al centro della mischia a testa bassa.

Anche Jin, che aveva voglia di muovere la mani dopo esser stato bloccato a letto per ben una notte, scagliò via la maglia e seguì Shi.

Purtroppo la sua camicia colpì in faccia Ed che, irato, si arrotolò le maniche fino al gomito e inseguì Jin con l’intenzione di fargli ingoiare la maglia senza accorgersi di ciò che c’era insieme a quella.

Nel farlo urtò Hiroshi che in mutande si lanciò nella rissa per vendicare il suo onore e andò a sbattere contro un completamente nudo, per strani motivi, Shoichi che rispose con un pugno nello stomaco che lo scagliò contro Rey che, ancora arrabbiato per non aver potuto dare una sbirciata ad una certa bionda, decise saggiamente di scaricare la sua depressione sugli altri. Dimenticandosi i vestiti, ovviamente.

La più grande battaglia di nudisti era ormai iniziata.

Non solo volavano calci, pugni e sberle, ma anche camicie, mantelli, mutande, stivali e tutto ciò che capitava sotto mano ai ragazzi.

Ma ciò le pure e ingenue ragazze che entrarono nella radura non potevano immaginarlo nemmeno nei loro incubi peggiori.

“Siete pront…” la voce di Osgal si spense per lo shock e per la prima volta da quando la conosceva, Eran la vide spalancare la bocca.

“Una rissa?” chiese ingenua Akiko dietro di lei, l’unica già pronta oltre alla vampira e alla povera Asuna diventata di mille tonalità di rosso.

Stavano per richiamare la loro attenzione quando un povero Jin svestito venne lanciato fuori dalla mischia e cadde addosso alla guardia, schiacciandola a terra.

“Asuna?!” chiese scioccato, ma senza poter impedire ai suoi occhi di osservare lo scollo dal bordo dorato del vestito in velluto rosso che indossava la ragazza, a maniche lunghe, dal gomito in giù bianche, aderente fino alla vita e poi leggermente scampanato.

“Kyyaaaa!” emise Asuna imbarazzata come mai e soprattutto disarmata, tirando una ginocchiata all’inguine del ragazzo che venne sbalzato nuovamente nella mischia.

Vedendo che nessun’altro si era accorto di loro e che la rissa continuava, Osgal con una velocità incredibile decise di intervenir e tirò un pugno in testa a tutti i ragazzi della radura che si bloccarono per il dolore, per poi ritornare al fianco di Akiko che aiutava Asuna a rialzarsi.

“Avete dieci minuti da ora per prepararvi.” Minacciò seria senza nemmeno arrossire, nonostante i ragazzi non stessero nemmeno provando a coprirsi.

“Altrimenti?” la punzecchiò Eran, notando che in quel vestito nero dal corpetto stretto a maniche corte in vita e la gonna ampia in tulle, sembrava molto più femminile del solito.

“Vi uccido.” Disse senza nessuna inflessione nella voce.

I ragazzi si gelarono sul posto.

Poi si girò e se ne andò a passo lento, seguita da Asuna che si chiedeva come avrebbe fatto a guardare in faccia il suo accompagnatore per tutta la serata.

Akiko salutò contenta i ragazzi e Amlach le si avvicinò, ancora in mutande e con un sorriso malizioso sul volto.

“Stai bene con questo vestito.” Osservò guardando il grazioso corpo della ragazza fasciato in un vestito in seta viola con un ampio scollo e lunghe maniche aderenti fino al gomito e che poi si aprivano ad ala, con il corpetto stretto e un fiocco in vita nero che riprendeva i bordi con lo stesso tessuto nero.

“Grazie mille!” rispose lei genuinamente contenta facendo un giro su se stessa, con segreta soddisfazione del licantropo.

“Ma…” aggiunse poi perplessa e senza il minimo rossore sul volto, “…Perché Shoichi è completamente nudo?” chiese al licantropo, che si girò a fulminare il nudista che mandava un bacio alla ragazza, per poi mettere una mano sugli occhi puri della ragazza e spedirla dietro Osgal e Asuna, esasperato da tanta svampitezza.

Lentamente i ragazzi, leggermente delusi per non aver finito la loro scazzottata, tornarono a rivestirsi.

Dieci minuti dopo Osgal tornò nella radura a ispezionare la situazione e dopo essersi accorta che tutto era al suo posto, chiamò le ragazze, nascoste poco più indietro, terrorizzate dopo il racconto dell’orrore di Asuna.

Piano piano tutte quante entrarono: la prima coraggiosa fu Yelle, orgogliosa di come le stesse il lungo vestito bianco e azzurro scuro con il corpetto a lacci nella parte davanti e con le maniche che si allargavano al polso, come delle calle, che si precipitò da Ashuros che nella sua camicia bianca leggermente slacciata con gilet nero chiuso, pantaloni neri e pelliccia di licantropo, avrebbe fatto battere il cuore a più di una fanciulla.

Il Duca di Sang e la sua promessa, la Marchesa di Vent.

A seguire entrò Gigi, nel suo vestito lillà chiaro arricciato sotto il seno e senza maniche e con in testa una coroncina di fiori del medesimo colore, che dopo aver scrutato la camicia viola di Shi abbinata a dei pantaloni neri e mantello dello stesso colore, compiacendosi segretamente di come stessero bene i loro vestiti insieme lo raggiunse.

Sarebbero stati i giovani Marchesi di Feu Violet, dal sud di Elmar.

Dopo di lei Tara, con lo stesso vestito di sempre, raggiunse Shoichi che la guardava con il suo sorriso malizioso, vestito con dei pantaloni al gnocchi neri con pizzo nero, camicia nera con decorazioni dorate, mantelletta nera e cappello con piuma bianca.

I conti di Moonshine.

A seguire ovviamente Akiko che guardò ammirata Amlach, maestoso nella una giacca argentata aperta e lunga fino a metà polpaccio con ricami più chiari e decorazioni in argento come gli spallacci e l’enorme monile sulla cintura nera che teneva la camicia grigia e i pantaloni neri, e raggiuntolo si complimentò per come gli stesse.

Il Lord guerriero di Tera e la sua fidanzata elfica, Livienne.

Anche Asuna, ripetendosi che le guardie non hanno paura, raggiunse Jin imbarazzato quanto lei ma in modo meno visibile, con una camicia bianca leggermente sbottonata che permetteva di vedere una catena dorata al collo, come le rifiniture della lunga giacca nera, come i pantaloni, il mantello senza cappuccio e gli stivali.

I Conti di Break, Giselle e Alec.

Poi arrivò Aria, che indossava lo stesso vestito di sempre con l’aggiunta di una fiocco salmone in vita, e raggiunse il povero Hiroshi, cercando di non scoppiare a ridere, infilato in una calzamaglia salmone abbinata a una camicia giallo canarino con un gilet prugna, il tutto coronato da una grossa gorgiera candida.

Il conte Larve, famoso per il suo pessimo gusto, e la nobile Arianne.

Edward guardò fisso le fronde, in attesa della propria compagna, curioso di sapere se alla fine si era messa davvero il vestito che aveva scelto. Lentamente Amane uscì dall’ombra dei pini e guardando fissi i suoi piedi camminò verso Edward, che sorrise nel vedere l’abito blu senza maniche con varie trine è un fiocco davanti, arricciato e con il bustino stretto, mentre la sottogonna era nera; l’abito che aveva scelto lui e che, onestamente, le stava molto bene. Ed era perfetto per la promessa sposa del duca di Vein, la marchesa di Melody.

“Non una parola” ringhiò lei e Ed ridacchiò guardandola. Non che avesse bisogno di parlare; le sue occhiate esprimevano benissimo quello che pensava.

Rey guardò perplesso tra le fronde, alla ricerca di una familiare chioma bionda.

“Osgal!” chiamò la ragazza intenta a discutere del comportamento che avrebbero dovuto assumere come duchi di Lambert, con Eran, elegante nei suoi pantaloni grigi scuri con stivali neri alti al ginocchio, camicia bianca e gilet stretto, “Dov’è Miel?” chiese perplesso, mentre le ragazze si guardavano tra di loro.

“Non ha voluto cambiarsi con noi…” mormorò Aria.

“E ci ha chiesto per favore di non andarla a cercare.” Concluse stranita Gigi, che comunque non avrebbe mai tradito la fiducia della compagna.

“Dov’è andata?” chiese il biondo.

Il silenzio regnò nella radura.

“Di là.” Rispose poi Ashuros dopo aver annusato l’aria, ricevendo occhiata assassine da pressoché tutte le ragazze.

“Amlach!” lo rimproverò Akiko gonfiando le guance e il licantropo distolse lo sguardo.

“Tanto Rey lo sa già…” borbottò a sua discolpa, mentre l’amico spariva di corsa tra gli alberi.

 

"Dannati lacci, dannati corpetto e dannati vestiti!” borbottava intanto agguerrita Miel, in una piccola radura solitaria, lottando con i molteplici lacci sul retro del corpetto del suo vestito blu notte, dalla gonna ampia ma sul davanti corta fino alle ginocchia e con un delizioso corpetto stringato con le maniche corte che però lasciavano nude le spalle. Già delizioso e assolutamente impossibile da allacciare!

Stava già per lanciare l’ennesima imprecazione, quando colse un fruscio alle sue spalle.

Di scatto si girò e scagliò un pugnale d’ombra, ma la figura scomparve per riapparire a tre centimetri dal suo viso mentre il pugnale si conficcava nel tronco di un albero.

“Kyaaaa!” urlò Miel cadendo all’indietro e facendo scoppiare a ridere Rey di gusto, “Devi smetterla di teletrasportarti Rey! Hai capito?! Basta!” urlò incavolata nera additandolo mentre con l’altra mano cercava di tenere su il corpetto del vestito.

“E tu dovresti piantarla di lanciare pugnali, principessa” osservò tenendole una mano che la ragazza osservò diffidente.

“Che ci fai qui?” gli chiese sospettosa.

“Sono venuto ad aiutarti” rispose con un sorriso malizioso che fece arrossire Miel, “Non penserai di riuscire ad allacciarlo da sola vero?! Certo, potresti chiedere a una delle ragazze, ma così vedrebbero il tatuaggio…” spiegò afferrando il polso di Miel e tirandola su con la forza.

“Ehi!” urlò lei indispettita allontanandosi e guardandolo assassina.

“Ti stanno aspettando tutti.” Le fece presente lui e Miel, dopo qualche secondo, mentre il sangue fluiva come impazzito nelle sue guance, gli diede le spalle scostò i capelli.

“Ma guai a quello che fai!” ringhiò con la voce tremante.

Rey le si avvicinò e Miel sentì le sue dita fredde tracciare il contorno del suo tatuaggio a metà della schiena, scatenandole piccoli brividi lungo il corpo.

Poi lentamente e con delicatezza iniziò a intrecciare e stringere tutti i lacci del corpetto, fino ad arrivare all’ultimo in alto.

“Fatto.” Sussurrò soddisfatto all’orecchio della ragazza, mentre le sue dita le allacciavano al collo un fiocco blu notte con decorazioni argentate.

Quando finalmente si allontanò da lei, facendole così finalmente connettere il cervello, aveva un sorriso stampato in faccia che avrebbe illuminato a giorno una notte di tempesta.

“G-grazie…” mugugno Miel senza osare guardarlo negli occhi, chinandosi a prendere il mantello blu notte, che le aveva comprato lui, a terra per poi metterselo sulle spalle.

“Andiamo?” le chiese con un’espressione così soddisfatta che Miel avrebbe voluto prenderlo a ceffoni.

Prima di rispondere si prese una decina di secondi per calmarsi e ammirarlo: con la camicia bianca, i pantaloni blu scuro, il mantello come il suo e il cappello dello stesso blu sicurissimo con una piuma bianca, sembrava un principe delle favole.

Ma lei era una ladra, non una principessa, si ricordò da sola avvicinandosi e dicendogli che potevano andare.

Ma mentre lui le circondava la vita con un braccio, una vocetta nella testa gli urlò che nemmeno Rey era un principe, ma un ladro.

 

 

Una volta giunti anche loro nella radura si presero qualche secondo per ripetersi i punti principali del piano.

“Allora,” esordì Rey, “Partiremo a scaglioni ed entreremo divisi nel castello; ricordatevi che noi non ci conosciamo, comportatevi come perfetti sconosciuti, non fate niente che non sia strettamente necessario.” Ricordò e tutti annuirono concentrati.

“Aspetteremo quindi la mezzanotte per agire, quando tutti saranno stanchi e ubriachi! Al primo rintocco del grande orologio del castello, ogni coppia si posizioni vicino a finestre, porte, vie d’uscita, balconi…tenete d’occhio l’area circostante e cercate di non dare nell’occhio! A questo punto Ed e Amane dovranno filarsela di nascosto e andare a rubare la mappa.”

“Ancora non ho capito perché devono andare loro due!” si lamentò Tara che non vedeva l’ora di entrare in azione, guadagnandosi un occhiataccia da Amane.

“Semplice” intervenne Miel prima che partisse una rissa tra le due che sembravano non andare d’accordo, “Il potere magico di Edward è il più adatto per questo genere di lavoro e la capacità di creazione di Amane potrebbe essere straordinariamente utile; inoltre… beh, la marchesa di Melody è famosa per le sue sbronze colossali, potrebbe servirvi come scusa per  allontanarvi” spiegò tralasciando che era famosa anche per ehm… il rapporto appassionato con il promesso, anche alle feste e ogni volta che era ubriaca,: Amane l’avrebbe uccisa se l’avesse scoperto!

“Anche per l’uscita, mantenete la calma e comportatevi normalmente. Il punto di ritrovo è qui, lo stesso che abbiamo dati ai vostri cuccioli, che intanto veglieranno ai vari crocicchi insieme a Charlotte che non arrivino visite inaspettate.”

“Qualche domanda?” chiese infine Rey.

Tutti scossero la testa.

“Perfetto. Si parte.” Annunciò Rey indossando la sua maschera blu notte con decorazioni argentate che copriva fino agli zigomi, come quella di Miel che però era più femminile e ricordava una farfalla.

Jin e Asuna la indossarono rossa con decorazioni nere, Yelle e Ashuros rispettivamente bianca e nera ma della stessa forma con le decorazioni del colore opposto, Osgal e Eran grigia perla, Amlach e Akiko argentata, Gigi e Sei viola con decorazioni nere, Edward e Amane blu, Tara e Shoichi nera e Aria e Hiroshi salmone.

Poi a coppie salirono sui rispettivi cavalli e a distanza l’uno dall’altro partirono con l’adrenalina che iniziava a scorrere come impazzita nelle vene.

 

 

Già da lontano si poteva vedere l’enorme castello in pietra illuminato da centinaia di fiaccole, che maestoso si sbagliava a ridosso della montagna, affacciandosi sul lago blu che rifletteva la luce della luna pallida.

Era il momento.

Con sguardo fiero e il cuore che tremava, una a una le coppie scesero dai cavalli e li diedero agli scudieri lì fuori, poi si salutarono tra loro con la tipica cortesia degli sconosciuti e infine oltrepassarono il grande portone di legno del castello per poi entrare nel Salone dei Balli.

Era tutto così luminoso e caotico che al primo impatto i ragazzi si sentirono confusi e persi: una folla di gente mascherata ballava e cantava, le signore facevano volteggiare le gonne dei loro abiti di mille colori, il profumo del cibo si mischiava ai mille altri degli ospiti, le luci dei grossi lampadari davano una luce irreale al momento.

Era il caos.

Quelli che più sembravano smarriti erano i Dragon Slayer e fu una fortuna che avessero accanto i compagni a prendersi cura di loro.

L’obbiettivo sarebbe stato quello di stare il più lontano possibile dalle persone, mantenendosi in disparte, ma le prime note dell’orchestra, mandarono in frantumi i loro piani: se non volevano essere scoperti dovevano assolutamente ballare.

I primi a scendere in pista furono Amlach e Akiko, che fece gli occhi dolci al licantropo perché la portasse a ballare.

Amlach era abituato, non era il primo ballo a cui partecipava dati i suoi obblighi da generale, ma non aveva mai provato un tale piacere nel danzare con un ragazza come quello che stava inconsapevolmente provando: Akiko era tremendamente leggere e fragile fra le sue braccia, tanto che quando la faceva girare aveva il terrore che altri ballerini gliela soffiassero senza che nemmeno se ne accorgesse, ma sembrava una piccola fata che volava sfiorando a malapena il terreno.

La ragazza dal canto suo si stava divertendo come mai e non faceva altro che sorridere smagliante al suo accompagnatore e ridere insieme a lui.

Fu circa durante il terzo ballo, che lo sguardo di Amlach sembrò oscurarsi.

“Cosa c’è?” chiese preoccupata Akiko inclinando la testa e scrutandolo con i suoi occhioni cioccolato.

“Niente.” Mormorò lui distogliendo lo sguardo e facendole fare un elegante giravolta.

“Bugiardo!” ridacchio lei quando ritornò tra le braccia del licantropo, sembrava una bambola rispetto a lui, “Allora? Mi sto iniziando a preoccupare.” Disse sorridendo, un sorriso che le si spense quando vide lo sguardo serio di Amlach.

“Stavo ripensando…” mormorò lui senza distogliere i suoi occhi di ghiaccio, “A quello che è successo durante la missione…sembravi…terrorizzata da me.” Pronunciò infine pensando a come la ragazza dopo averlo visto con la spada che aveva estratto dal corpo di Jin, l’avesse guardato come se avesse visto il proprio incubo e fosse entrata in una specie di stato di trance.

Akiko spalancò gli occhi sorpresa e poi li abbassò colpevole.

“Mi dispiace…” rispose, “Ma non è colpa tua…Sai che sto cercando la pietra vero? Quello che non ho detto è che l’hanno rubata quelli di Black Star… il giorno dello sterminio del mio villaggio.” Svelò rivolgendogli uno sguardo triste.

“Cosa è successo?” chiese Amlach, completamente assorbito da lei, senza accorgersi più di ciò che li circondava.

“I miei genitori erano appena morti, uccisi davanti ai miei occhi: l’attacco era stato troppo rapido perché il villaggio potesse difendersi. Si udivano solo urla, pianti, risate sadiche e il crepitare del fuoco che divorava ogni singola cosa. Mi avevano preso, stavano giocando con me, insultandomi o torturando il corpo dei miei davanti ai miei stessi occhi. Ma una bambina che piange e basta non è divertente a lungo…ben presto decisero di porre fine alla mia vita e fecero per conficcarmi una spada dritta nel cuore. Chiusi gli occhi d’istinto, spaventata, ma quando gli riaprii l’unica cosa che vidi fu il sorriso di mia sorella e la spada che le spuntava dal petto. Si era sacrificata per me, si era frapposta fra me e il colpo. E sorrideva. Sorrideva come a dirmi che mi amava, che ne valeva la pena. Fu quello a scatenarmi e mentre l’uomo scaraventava il suo corpo lontano e ammirava il sangue colare sulla lama, il mio potere di sacerdotessa si sbloccò e io spazzai via qualsiasi cosa fosse rimasta al villaggio.” Terminò, “Per questo le spade insanguinate mi spaventano.” svelò con un sorriso triste.

Amlach era paralizzato: ne aveva viste di cose orribili, di atti senza pietà e ne aveva commessi altrettanti, ma pensare che una bambina così fragile avesse dovuto affrontare queste cose lo rendeva incapace di qualsiasi pensiero razionale. Poi una rabbia inumana iniziò a crescergli nel petto e istintivamente strinse di più a sé la ragazza, tremando dalla rabbia.

L’avrebbero pagata.

L’avrebbero pagata.

Stava per dirlo alla ragazza che il grande orologio scandì il primo rintocco di mezzanotte e i ragazzi, dopo un’occhiata complice, si allontanarono verso la finestra col balcone orientale; il passato lasciò spazio al presente.

 

Anche Yelle si era subito lanciata in pista, trascinando uno stranito Ashuros che non aveva avuto modo di rifiutarsi con lei. Nonostante stessero ballando, Yelle non la smetteva un secondo di parlare, ma la cosa più straordinaria è che ad Ashuros faceva stranamente piacere, non solo perché Yelle non lo obbligava a rispondere, non cercava minimamente di forzarlo, ma perché il modo così semplice e ingenuo di quella ragazza di vedere la realtà lo attraeva. Aveva vissuto in un mondo di sangue, tradimento, solitudine, pensava ormai non ci fosse altro e che il suo desiderio di vivere una vita normale fosse destinato a morire, eppure aveva incontrato quella ragazza che pur non avendo avuto un passato facile non faceva altro che ridere e parlare, di cercare di coinvolgerlo piano piano, di interessarsi a lui.

Era… strano. Quella era l’unica parole che veniva in mente al ragazzo mentre la faceva volteggiare. Strano.

 Ma piacevole; sì sicuramente piacevole.

Yelle invece non riusciva a non sentirsi affascinata da quel ragazzo: così diverso da lei! Eppure le sembrava così tanto solo… Forse era per questo che le piaceva così tanto vederlo sorridere: era una specie di momento magico e inaspettato, ma soprattutto raro, e lei era orgogliosissima di esser una delle poche a farlo addirittura ridere. Ormai l’aveva presa come una missione, non sapeva nemmeno lei bene perché, forse era solo il suo cuore a imporglielo: doveva fare felice Ashuros.

Il primo rintocco di mezzanotte fece tacere per la prima volta Yelle che si separò da Ashuros cercando di capire dove dovessero andare; sopprimendo il fastidio che aveva provato nel vederla allontanarsi così in fretta, l’afferrò per un polso e la trascinò verso la porta orientale prima che venisse travolta dalla folla di ballerini.

 

Al contrario il primo ragazzo a prendere l’iniziativa fu Jin.

“Vuole concedermi questo Ballo?” chiese con tono scherzoso facendo un inchino ad Asuna, che si imporporò.

“V-veramente io…” iniziò lei, ma il ragazzo l’afferrò per una mano e la portò al centro del salone iniziando a ballare con lei.

Dopo qualche minuto d’imbarazzo iniziale Asuna non riuscì a non trattenere un sorrisino divertito.

“Ti diverti?” le chiese sinceramente interessato Jin, che esplose in un sorriso smagliante al vigoroso intuire della ragazza.

“Milady vuole concedermi questo ballo?” chiese un pomposo ragazzino infilandosi improvvisamente tra i due e prostrandosi con fare untuoso.

“No, Milady non vuole. È mia per tutta la sera!” ringhiò Jin spintonando via l’inopportuno ammiratore di Asuna che rabbrividì di terrore alla vista degli occhi assassini del ragazzo, che prese la sua bella e tornò a ballare.

“Poverino, era terrorizzato…” mormorò divertita Asuna.

“Se lo meritava!” borbottò Jin, stringendola di più a sé e guardando ogni essere maschile, comprese piante e oggetti inanimati, presente in quella sala con crescente odio.

La ragazza arrossì ma non riuscì a trattenere una risata, che d’istinto soffocò nella spalla di Jin.

Continuarono a danzare fino al rintocco della mezzanotte, quando entrambi furono costretti a interrompersi per andare posizionarsi a uno dei balconi meridionali.

“Cosa c’è?” chiese Jin preoccupato sentendo tremare la mano di Asuna intrecciata alla sua.

“N-Niente…” mormorò lei, “È che al contrario di Amane non sono riuscita a nascondere la mia spada sotto il vestito e disarmata mi sento a disagio. Lo so che anche tutti voi siete disarmati ma io non so usare la magia! Se dovesse accadere qualcosa…” spiegò preoccupata.

“Ti proteggerà io!” intervenne Jin orgoglioso, ma la ragazza gonfio le guance.

“Non sono una damigella in pericolo, sono un’aspirante guardia! Voglio combattere anche io!” ribatte offesa.

Il ragazzo parve rifletterci un attimo, poi si illuminò.

“Trovato. Se succede qualcosa io metto fuori combattimento il primo idiota con la spada che passa e poi te la do. Va bene?” chiese.

“Perfetto!” ripose lei rassicurata seguendolo ancora con la mano ancorata alla sua.

 

 

Anche Eran aveva seguito l’esempio di Jin e provato a portare a ballare Osgal, che nonostante lo avesse lasciato fare rimaneva rigida tra le sue braccia.

Dopo il terzo ballo in completo silenzio, Eran sospirò e guardò con un sorriso triste, che non contagiò gli occhi, la vampira.

“Mi odi davvero così tanto? Solo perché sono… quello che sono?” mormorò cosciente chenonostante il caos lei potesse sentirlo benissimo.

Quelle parole, o forse ancor di più il dispiacere nei suoi occhi, spiazzò Osgal.

“Io..” mormorò prima di bloccarsi. Io cosa?! Per anni aveva detto ad Aria di odiarlo, attribuendo ciò alla sua natura, al fatto che fosse una “cosa illegale”, ma era solo una menzogna. Una menzogna che si raccontava ogni giorno quando se lo trovava davanti. Perché la verità è che non riusciva ad accettare che ciò che la legge stabilita dal consiglio dei vampiri più anziani aveva deciso rispetto a quelli come lui, definiti aborti, potesse sbagliare, non riusciva ad accettare che in realtà si era affezionato a lui, che lo trovava… simpatico. Ma cosa poteva dirgli se la guardava così? Di sì? Anche dopo aver iniziato questo viaggio? Dopotutto che male c’era nell’essere figlio di un amore così forte da sorpassare qualsiasi barriera?

“…No.” Pronunciò infine con a bassissima voce, tanto che Eran temette d’aver capito male, “Non ti odio per questo. Non ti odio in generale.” Svelò mentre per la prima volta da tempo immemore sentiva le guance imporporarsi leggermente, mentre guardava interessata i piedi del suo partner.

“Davvero?!” chiese sbalordito Erano.

“Se ho detto no, è no!” sbottò lei irritata da tutta quella sorpresa fulminandolo, ma il ragazzo scoppiò a ridere.

“Scusa, ma pensavo davvero che mi volessi uccidere. Basta, ora sono contento.” Disse orgoglioso approfittando dell’improvvisa apertura che aveva scorto nella ragazza, del suo improvviso rilassamento, per farla girare e stringerla più a sé.

“Non ti montare la testa, ho detto che non ti odio, non che mi piaci.” Specificò lei, cercando di recuperare la sua freddezza, mentre il ragazzo continuava a ridacchiare.

“Va ben, va bene. Sarà meglio andare ora, l’orologio sta suonando.” L’avvisò il ragazzo e appena lei annuì, si mosse diretto al balcone orientale.

 

Hiroshi aveva avuto davvero dei problemi a contenersi tra tutte quelle donne, ma le gomitate che ogni tanto Aria gli tirava bastarono a calmare i suoi bollenti spiriti e a portarlo a ballare.

La ragazza era davvero incuriosita da quel ragazzo che assomigliava in maniera terribile ad un bambino, così curioso, che faceva domande su tutto, innocente ed ingenuo, quasi senza accorgersi di quello che diceva.

Ad Aria ispirava quasi un istinto di protezione, di dolcezza.

Un po’ meno quando cercava di mettere le mani addosso ad una altra donna “Per scoprire se i libri di Wong avevano ragione!”, ma alla fine erano riusciti ad arrivare entrambi al primo rintocco di mezzanotte e a posizionarsi al balcone settentrionale.

 

Qualche problema lo avevano invece avuto Shi e Gigi; per l’esattezza il problema principale era stato quello di riuscire a non massacrare il compagno mentre ballavano. Se Shi faceva apposta a far girare così forte Gigi, a ghignare ogni qualvolta la ragazza inciampava o a stuzzicarla sulla sua altezza, cosciente del fatto che non poteva picchiarlo davanti a tutti, Gigi gli aveva pestato i piedi così forte da farlo ululare, gli aveva stretto così forte la mano da farla scricchiolare e aveva tirato delle ginocchiate poderose e aggraziate alle sue parti intime da fargli venire gli occhi lucidi.

Ah, l’amore.

Fu provvidenziale l’intervento di un vecchio trombone che chiese di ballare con Gigi, presentandosi con un nome pomposo e lunghissimo indice di appartenenza ad una delle classi più alte e del fatto che non avrebbe accettato un no dalla ragazza.

Gigi stava già cadendo nel panico cercando un scusa valida per rifiutare, quando Shi le pose una mano sulla testa.

“Mi spiace signore, ma non posso permetterle di ballare con lei;” disse cortesemente assumendo un espressioni di scuse, “vede,“ aggiunse poi a bassa voce, fingendo di non doversi far sentire da Gigi, “a causa di uno spiacevole incidente ha dei problemi di autocontrollo e scatti di violenza, guardi solo come ha ridotto la mia mano! Sono l’unico al momento che possa trattenere la furia di questa povera fanciulla.” Spiegò con tono da martire mentre Gigi, per sostenere la sua tesi gli tirava un calcio negli stinchi.

“Buona fortuna.” Mormorò allora il trombone prima di scappare via spaventato.

Appena fu a distanza i due scoppiarono a ridere di gusto, tanto che per non attirare l’attenzione Gigi dovette appoggiare la fronte alla spalla del ragazzo mentre Shi immergeva il volto nei boccoli biondi.

“Hai visto la sua faccia?!” chiese Gigi singhiozzando, “Era in preda al panico!”

“E come non esserlo, mi hai praticamente rotto una gamba sorridendo come una pazza psicopatica!” aggiunse lui con le lacrime agli occhi.

“Però devo ringraziarti, sarei morta piuttosto che ballare con quel vecchio maniaco!” disse lei schifata, prima di rivolgergli un sorriso grato.

“Di niente.” Rispose lui sorridendo.

Sorridendo. Non ghignando.

“HAI SORRISO!” urlò Gigi prima che lui le tappasse la bocca con una mano, “Hai sorriso!” ripete abbassando la voce, ma Shi ghignò.

“Sono sicuro che ti stai sbagliando. Devi aver visto male.” Si difese prima che il rintocco della mezzanotte impedisse Gigi di continuare.

 

Shoichi invece aveva dovuto portare al centro della pista Tara praticamente con la forza, e la ragazza non faceva altro che guardarlo male e ringhiargli contro ogni due per tre di tenere le mani a posto. A buon ragione ovviamente.

“Si può sapere perché non riesci a rilassarti un attimo?!” le chiese infine esasperato Shoichi stringendosela contro con la forza.

“Perché non mi fido di te! Razza di maniaco!” ribatté lei arrossendo.

“Ma non ti fidi di nessuno.” Le fece notare lui perforandola con i suoi occhi color del mare.

Lei rimase spiazzata e distolse lo sguardo.

“O sbaglio?” insistette lui.

Lei rimase in silenzio e Shoichi le prese il mento con la mano, così da obbligarla a guardarlo.

“Lasciami stare!” ringhiò lei cercando di ritrarsi, ma Shoichi non la lasciò.

“Mi dispiace ma non posso lasciarti in pace, ho una promessa da mantenere.” Le disse dolcemente prima che le lanciette segnassero l’inizio del nuovo giorno e loro fossero costretti a lasciare il discorso in sospeso e scivolare verso uno dei balconi orientali.

 

 

Miel aveva guardato le coppie disperdersi e il panico l’aveva presa: non era abituata. Da tempo non camminava tra la gente, la confusione la spaventava, il non aver tutto sotto controllo la faceva sentire insicura. D’istinto si aggrappò alla manica della camicia di Rey, che la guardò intenerito.

“Andiamo a ballare?” le chiese gentile prendendola per mano.

“Non sono capace!” svelò lei terrorizzata, ma il biondo scoppiò a ridere.

“Tutte le principesse sanno ballare.” Ribatte sicuro, ma la ragazza abbassò lo sguardo e sorrise malinconica.

“È passato troppo tempo ed ero troppo piccola…” stava già dicendo, ma il ragazzo la condusse gentilmente in pista.

“Fidati.” Le disse con uno sguardo di cui Miel non avrebbe mai potuto dubitare.

“Ecco, brava…metti questa mano sulla mia spalla…” le disse mentre metteva una mano dietro la sua schiena e intrecciava le dita dell’altra a quella della ragazza, “E ora seguimi.”

E iniziarono a ballare.

Aveva dimenticato quanto le piacesse ballare, era un vita che non danzava.

Un sorriso illuminò il suo volto e Rey rimase incantato a guardarla per qualche secondo, poi si riprese.

“Ti stai divertendo?” le chiese.

“Sì…” mormorò imbarazzata dopo che lui l’ebbe fatta girare.

“Visto che ti ricordavi?!” le rifaccio contento mentre lei alzava gli occhi al cielo.

“Va bene, va bene...avevi ragione! Contento?!”

“Molto!” rispose lui facendola ridacchiare.

“E tu?” chiese poi lei all’improvviso perdendo il sorriso e scrutandolo indagatrice, “Balli bene. Troppo bene per un semplice ladro.” Spiegò e improvvisamente il mondo intorno a loro scomparve. C’erano solo loro due.

“Un ladro non può saper ballare?!” chiese Rey senza perdere il suo sorriso, ma Miel percepì che si era irrigidito e negli occhi c’era una strana diffidenza.

“Non così.” Rispose lei sempre più certa di ciò che diceva, “Tu sai tutto di me, ma io cosa so di te? Mi chiedi di fidarmi di te, ma perché tu non lo fai con me?” chiese sentendo il cuore stringerglisi mentre realizzava la verità.

“E se non avessi niente da nascondere?” tentò ancora di raggirarla.

“Bugiardo!” lo accusò di cercando di allontanarsi, ma il ragazzo la strinse a s’è.

“E se ti dicessi che non è semplicemente il momento? Ti fideresti?” le chiese serio.

Avrebbe voluto rispondere di no, ma una strana tristezza e rassegnazione che vide nel profondo dei suoi occhi grigi e quel sorriso malinconico di chi si aspetta un no, la bloccarono.

“Me lo dirai?” rispose invece appoggiandosi sfinita alla sua spalla. Sorprendendolo.

“Sì, te lo prometto.” Sussurrò al suo orecchio, “Ma solo quando sarà tutto finito.” Aggiunse poi mentre batteva il primo rintocco di mezzanotte così che Miel non sentì.

 

 

Quando Amane aveva visto tutti compagni scendere in pista a ballare aveva avuto il terrore che Ed facesse la stessa cosa e l’aveva guardato di sottecchi, ma il ragazzo era impassibile come al solito.

Ad un certo di punto Ed richiamò la sua attenzione.

“Io esco sul balcone. Odio ballare.” Le disse prima di voltarsi e uscire sul balcone deserto lì vicino.

Amane rimase un attimo lì imparata, scervellandosi sul significato nascosto di quelle parole: voleva che andasse con lui o che rimanesse lì? Cosa doveva fare?!

Stava già per cadere nel panico, quando la vecchia sé le diede un calcio mentale: ma cosa stava facendo?! Lei non voleva essere di certo abbordata da uno di quei damerini mentre indossava un tale vestito, quindi sarebbe uscita! E se a Ed non stava bene, affari suoi! Anzi, meglio! Lei faceva quel che voleva.

A passo di marcia seguì il ragazzo.

Quando Ed sentì dei tacchi risuonare sulla pietra alle sue spalle sorrise, ma fu veloce a nasconderlo.

“Anche io odio ballare.” Esordì Amane appoggiandosi alla ringhiera del balcone a fianco dell’assassino.

Rimasero a osservare la luna sottile per alcuni minuti in completo silenzio.

Fu Amane la prima a parlare.

“Come si chiamava?” chiese all’improvvisa continuando a guardare la signora della notte.

“Amamya.” Rispose lui secco mentre i suoi occhi si velavano di tristezza.

“E le volevi molto bene.” Era un affermazione, non una domanda, quindi Ed stette in silenzio.

“Dev’essere bello sapere che da qualche parte c’è ancora qualcuno che ti ama come solo una famiglia può amarti.” Sospirò lei improvvisamente sorridendo mesta alla luna.

Il ragazzo si girò e guardarle e i suoi occhi chiedevano esplicitamente una spiegazione.

“Black Star ha sterminato la mia famiglia, i miei amici, il mio villaggio…tutto ciò che avevo di più caro; ma cosa peggiore, io mi sono alleata con loro. Ho seguito i loro ordini. Mi sono lasciata addestrare da loro. Ho vissuto con loro. Ho tradito la mia famiglia.” Ringhiò stringendo le nocche a pugno, “Ma mi sono vendicata. Li ho uccisi tutti. O almeno credevo. E sai una cosa?!” chiese sorridendo amara, “Non provo un briciolo di sollievo, di soddisfazione. Niente. Anzi, mi sento più sola che prima.” Svelò prima di abbassare gli occhi.

Edward non disse ancora niente e Amane lo ringraziò mentalmente di questo. Perché non c’erano parole che potessero aiutarla. Sono i gesti che cambiano una persona, dopotutto.

Il rintocco di mezzanotte li riscosse ed entrambi uscirono dai loro ricordi, pronti alla nuova missione.

“Cosa facciamo?” chiese Amane mentre l’adrenalina le scorreva in corpo al posto del sangue.

“Fingiti ubriaca.” Le rispose lui tranquillo.

“Cosa?!” ribatte lei orripilata.

“O ti fingi ubriaca o devo farti ubriacare davvero.” La minacciò lui serio, “Non è che non sei capace di recitare?” suppose poi ferendo l’orgoglio della rosata, che di slanciò lo afferrò per il colletto e soffio: “Stai a vedere!”

Soddisfatto Edward prese in braccio la ragazza che cominciò a ridacchiare come un oca, stringendo le braccia al collo di Edward.

Nessuno prestò loro attenzione, nemmeno quando si inoltrarono nell’ala del castello che in teoria avrebbe dovuto essere privata e in partica era adibita alle coppiette ubriache.

Due guardie si avvicinarono loro per chiedere cosa stessero facendo.

“Non mi sembra difficile da indovinare.” Rispose ironico e malizioso Ed, mentre Amane stampava un bacio sul collo di Ed e faceva l’occhiolino alle guardie, che scoppiarono a ridere e lasciarono passare i ragazzi che si rinchiusero in una camera.

All’istante Amane si allontanò dall’assassino che si concesse un ghigno.

“Niente male!” commentò facendola diventare bordeaux.

“Che orrore! Non mi sono mai sentita tanto stupida in vita mia!” ribatté lei schifata sfregandosi le labbra e notando leggermente delusa che Ed era ancora impassibile.

“Passeremo da fuori. Stai indietro che fondo le grate.” Le disse prima di voltarsi e andare alla finestra; e se Amane lo avesse visto in volto avrebbe notato che le sue guance erano in fiamme.

Dopo dieci minuti erano entrambi in equilibrio su un cornicione del castello, le mani aggrappate ai pugnali che Amane aveva creato con la cetra che si era legata ad una coscia sotto il vestito.

“Ma chi me l’ha fatto fare!” mugugnò terrorizzata guardando i sette metri di dislivello che li separavano dal giardino.

“Concentrati: siamo arrivati.” La rimproverò Ed fondendo le grate e la finestra della stanza con la mappa.

Entrati si stupirono di come il loro obbiettivo fosse al centro della stanza, perfettamente visibile, ma velocemente fusero la teca e si apprestarono a tornare.

Mentre erano di nuovo sul cornicione, Edward notò delle strane fiaccole in lontananza.

Un brutto presentimento gli attanagliò lo stomaco.

“Sbrigati Amane!” la incitò, accelerando.

In una decina di minuti riuscirono a ritornare al salone e appena i compagnia videro la faccia allarmata di Ed cercarono di dirigersi verso l’uscita il più veloce e silenziosamente possibile.

Perché un assassino non si scompone mai per niente.

“Edward cosa sta succedendo?” gli sussurrò preoccupato Rey trascinandosi dietro Miel.

Ma proprio mentre tutte le coppie si riunivano e oltrepassavano il cancello del castello il verso d’allarme di un falco risuonò nella notte.

“Garret!” urlò Miel mentre il falco nero si posava sul suo polso.

“Non è possibile…” mormorò ascoltando i pensieri del suo messaggero preferito e proprio mentre pronunciava queste parole, davanti a lei si accesero una miriade di torce.

L’esercito era lì.

Per loro.

Per un secondo i ragazzi caddero nel panico, ma Rey fu il primo a riprendersi.

“Cosa state facendo ragazzi?! Siamo maghi e loro semplici soldati!” urlò mentre il suo bracciale in argento diventava un enorme spadone a due mani.

“Era da un po’ che non combattevamo seriamente effettivamente.” Osservò Amlach sorridendo sadico mentre l’oscurità si avvolgeva attorno ai suoi pugni.

“Vediamo chi di noi ne abbatté di più!” porrose eccitato Shi creando un alabarda di fuoco.

“Vuoi essere umiliato?!” ribatte Gigi spiegando le ali.

“Finalmente un po’ di sano combattimento. Tranquilla Asuna, ci metterò un attimo!” rise Jin mentre delle piccole scariche schioccavano intorno al suo corpo.

“Non abbiamo scelta.” Osservò Osgal snudando i canini.

Eran si guardava intorno preoccupato: cosa poteva fare?! Era disarmato e non aveva poteri magici ma…

“Eran trasformati!” gli urlò Aria scoprendo anche lei i canini e rimpiangendo la sua amata balestra.

“No!” urlò Eran terrorizzato.

“Aria ha ragione: trasformati!” gli ordinò Osgal.

“Non posso!” urlò addolorato Eran, “Se lo faccio scopriranno che…” mormorò a bassa voce.

“…che sei un incrocio tra un licantropo e un vampiro?! Mi dispiace ma l’abbiamo capito tutti.” Lo interruppe sprezzante Ashuros estraendo il suo pugnale.

“Cosa?!” boccheggiò il ragazzo incredulo.

“Beh non era molto difficile da capire…” spiegò Miel, “Ogni volta che sento il tuo odore immagino Ashuros e Amlach che si abbracciano…”

“Che schifo!” brontolò il vampiro.

“E poi i tuoi occhi sono un chiaro segno…” osservò Amane mentre Yelle, che era già in volo annuiva.

“Io non c’ero arrivato…” ammise ridendo Hiroshi mentre il cielo si rannuvolava.

Eran scosse la testa chiedendosi con che gruppo di pazzi si fosse imbarcato e poi sorrise con il fuoco negli occhi.

“L’avete voluto voi…” mormorò, prima di accucciarsi. Il suo corpo iniziò a cambiare, le ossa del viso ad allungarsi, il pelo a crescere, la pupilla ad ingrandirsi e in un battito di ciglia al posto di Eran c’era un gigantesco lupo con il pelo al garrese cioccolato.

“Che carinoooo!” mugolò Akiko con grande disapprovazione di Amlach.

“Concentrati!” la rimproverò ma Akiko inciampò e cadde faccia a terra.

Esasperato il licantropo andò a rimetterla in piedi.

“Questo vestito mi intralcia!” si lamentò, presentando a tutte le altre un grosso problema; ma la soluzione vincente fu ancora una volta di Amlach che si inginocchio davanti a lei e, afferrati i lembi del vestito creò due enormi spacchi ai fianchi che di poco non raggiungevano l’intimo per poi con un pugnale d’ombra accorciarlo fino a metà coscia.

“Grazie Amlach!” lo ringraziò la ragazza accarezzando la testa del ragazzo, troppo occupato a preoccuparsi per la sua sorte alla vista di Giada, che lo fulminava dicendo che se la sarebbero vista dopo, per accorgersene.

MA dopo alcuni attimi d’imbarazzo tutte le ragazze, minacciando i ragazzi di morte atroce, strapparono i loro vestiti come Akiko; Yelle però non riusciva a strappare la fodera in seta, famosa per la sua proprietà d’essere intaccabile, e quindi intervenne Ashuros che pianto i canini nel vestito e li usò per provocare gli spacchi e per accorciarlo. Avrebbe voluto seppellirsi quando Amane gli sibilò: “Maniaco!”

 

L’esercito davanti a loro era scioccato e spaventato. Chi erano questi ragazzi che non si erano nemmeno scomposti alla loro vista e stavano scherzando tra loro tranquillamente, ignorandoli?! Ma cosa ancora più preoccupante: erano maghi?! Vampiri?! Licantropi?!

Il panico serpeggiò tra le fila e il comandante irritato da quella codardia diede il segnale di carica, partendo lui stesso per primo in sella al suo cavallo bianco come la neve e sfoderando un gigantesca spada a due mani.

E l’esercito scattò.

 

Il primo a muoversi fu Rey, che si teletrasporto accanto al generale e con la sua spada lo disarcionò.

“Mi dispiace ma credo che non catturerete nessuno oggi.” Lo stuzzicò cercando di staccargli la testa con un colpo al collo, ma l’uomo riuscì incredibilmente a parare.

“Con chi credi di avere a che fare ragazzino? Non crederai di potermi battere solo perché sei un mago?! Ma non preoccuparti: chi ha detto che dobbiamo catturarvi vivi?” urlò prima di esplodere in una grassa risata.

Rey perse il suo ghignò e punto la spada davanti a lui.

“Mi faccia vedere allora.” Lo sfidò prima di teletrasportarsi nuovamente dietro l’avversario.

“Con piacere.” Rispose l’uomo parando e cercando di perforargli la pancia.

 

Miel guardò senza volerlo Rey e gli corse dietro, ma a metà si trovò circondata da un manipolo di guardie.

“Arrenditi ragazzina!” le urlarono puntandogli le lance alla gola, ma guardando il corpo scoperto di lei.

Miel scoppiò a ridere.

“Non sapete cosa state dicendo!” li avvertì inclinando la testa, gli occhi blu che rilucevano alla luce delle torce dietro la maschera.

Poi sprofondò nell’ombra.

“Non vi ha insegnato nessuno come ci si comporta con una donna?!” sibilò all’orecchio di una guardia riemergendo alle sue spalle e soffocandola con un una frusta d’ombra, per poi calciare via il corpo e facendo segno con un dito alle altre di andarle incontro.

“Fatemi vedere cosa sapete fare.” Ghignò.

 

Amlach si lanciò con una foga assassina nel combattimento, non risparmiando nessuno; i suoi artigli d’ombra affondavano nelle gole delle guardie senza che i suoi occhi mostrassero la minima pietà, le ombre smembravano i suoi avversari senza che nemmeno lui se ne accorgesse, la morte lo seguiva come un ombra mentre un sorriso sadico fioriva sul suo volto.

Solo una cosa lo tratteneva dal trasformarsi in licantropo e lasciarsi prendere completamente dalla furia: Akiko. La ragazza si era trasformata parzialmente in Gatta mannara e combatteva in maniera straordinaria, le guardie cadevano sotto i suoi artigli ed era talmente rapida che le spade non la sfioravano nemmeno. Gli unici problemi erano che, innanzitutto non colpiva abbastanza forte le guardie da ucciderle e quindi Amlach doveva fare tutto il lavoro sporco per lei, e in secondo luogo inciampava anche senza vestito e il ragazzo doveva proteggerla all’ultimo. Se si fosse trasformato, l’avrebbe persa di vista e chi poteva anche solo immaginare che fine avrebbe fatto quella stordita!

 

Invece la gara tra Shi e Gigi procedeva benissimo: il ragazzo falcidiava con le sue armi infuocate qualsiasi cosa che respirasse vicino a lui, ghignando a tutto spiano e contando ad alta voce e così irritando la Dragon Slayer, che inseguiva in volo le guardie per poi abbatterle con enormi massi che alzava e scagliava grazie alle radici che spuntavano dal terreno. Il culmine lo raggiunse quando sradicò letteralmente una zolla di terra così grande che abbatté in un colpo solo una trentina d uomini; Shi invece manipolò tutte le fiamme delle torce, che attaccarono le persone che le tenevano, dando loro fuoco e divorando le loro carni.

Due demoni usciti dall’inferno, pronti a cogliere le anime di coloro che li ostacolavano.

 

Hiroshi scatenava insieme a Jin tempeste di fulmini tutt’intorno a loro, pari a dei abbattevano i nemici avvolti da folgori che brillavano a contrasto con le nubi nere del cielo. Jin inoltre non disdegnava il combattimento a mani nude e caricava i nemici che alla sua vista indietreggiavano terrorizzati; nello stesso tempo teneva sotto stretto controllo Asuna che con la spada che gli aveva procurato abbatteva elegantemente tutte le guardie che le si facevano incontro pensando fosse l’anello debole del gruppo. Quale errore. La ragazza, migliorata anche grazie al Dragon Slayer del fulmine, precisa e micidiale colpiva di piatto nei punti scoperti i nemici facendoli svenire o tagliava loro i legamenti delle articolazioni rendendoli così incapaci di reggersi in piedi o di tenere un arma.

 

I figli della notte potevano invece cenare saziandosi del sangue delle guardie, che ormai in preda al panico cercavano invano salvezza.

Veloci come ombre si spostavano tra i nemici e alle spalle affondavano loro i canini nel collo, come se fosse burro.

Il sangue colava sui loro colli alabastrini e gli occhi rossi brillavano come braci ardenti, svelando la loro natura di demoni.

E se Aria e Osgal riuscivano a non uccidere le vittime, che comunque cadevano al suolo prosciugate, Ashuros non si faceva scrupoli. Più sangue beveva in quel momento, meno sete avrebbe avuto poi e più facile sarebbe stato trattenersi con i compagni feriti: non voleva assolutamente che finisse come con Jin.

Le ragazze sembravano agli occhi degli uomini angeli della morte, giunte solla terra per punire i loro peccati. Un solo loro sguardo aveva il potere di paralizzarli sul posto. Un solo sguardo li faceva desiderare di morire per mano loro. Un solo sguardo e gli uomini perdevano la loro anima.

 

Poco lontano due lupi compivano una strage di nemici; Tara, una grande lupa bianca con sfumature grigio-azzurrine sul muso e sulla coda e con la grossa pietra ambra incastonata sulla fronte, squarciava le gole balzando sui nemici mentre le loro spade si scontravano contro lo scudo proiettato dalla pietra, ed Eran abbatteva i nemici e piantava nel loro petto i suo artigli che rilucevano letali alla luce della luna.

 

Shoichi le scoccava di tanto intanto delle occhiate ammirate, mentre la terra tremava sotto i suoi piedi; dalle spaccature che creava fuoriusciva lava incandescente che eseguiva ogni singolo ordine del Principe dei demoni, diventando arma, scagliandosi e avviluppando tra le sue spire la vittima, nutrendosi della sua carne. Un sorriso amaro sul suo volto mentre le guardie tentavano inutilmente di raggiungerlo, già con la morte negli occhi.

 

Amane e Yelle lottavano come sempre schiena contro schiena, proteggendosi l’un l’altra. L’elfa scatenava la potenza dei venti creando tornadi e piccole tempeste, sferzando i nemici e impedendo loro di avvicinarsi; Amane con la sua spada abbatteva senza pietà chi sopravviveva alla furia dell’amica, la sua lama che tracciava ampi cerchi, lunghi tagli nella carne di quegli uomini, che trapassava senza difficoltà le armature, che rompeva le spade e lance nemiche.

 

La sua unica distrazione: Edward Yoshina. L’Assassino.

Fermo tra decine e decine di corpi corrosi, arti e membra sparse e irriconoscibili, mentre gemiti di dolore, urla strazianti, vane preghiere per mettere fine alle loro sofferenze si alzavano nell’aria della notte intorno a lui che osservava gelido l’uomo sdraiato ai suoi piedi, con le gambe spezzate e le ossa bianche che uscivano dal ginocchio insieme a fiori di sangue, che piangeva e supplicava il perdono. Senza incertezza negli occhi. Senza pietà. Senza anima.

Un assassino è solo un assassino.

“Dimmi,” lo incitò gelido lasciando colare delle gocce d’acido sui polsi dell’uomo che iniziò ad urlare, “Chi vi ha mandato?” chiese impedendo con un piede che l’uomo provasse a girarsi sulla pancia e a strisciare via.

“N-NOOOO….” Urlò la guardia impazzita.

“Ho chiesto chi vi ha mandati.” Ripetè lasciandone colare una maggior quantità.

“I-il re…IL RE!” urlò contorcendosi come un verme.

“Come ci avete trovati?” chiese ancora mentre adesso l’acido lo lasciava colare all’altezza dell’ombelico dell’uomo.

“N-non…non lo so!” urlò sputando sangue.

“Come. Ci. Avete. Trovati!” sibilò Edward premendo l’intera mano sulla pancia dell’uomo che esplose in un grido disumano.

“U-un mago…d-dicono che il r-re… sia un mago!” rivelò con gli occhi insanguinati e la schiuma bianca alla bocca.

Edward parve rifletterci in silenzio.

Poi si alzò.

“Un traditore come te non merita una morte indolore.” Sentenziò prima di coagulare nella mano e poi lasciar cadere all’altezza del cuore un goccia di acido rosso. Acqua Regia. L’acido peggiore in assoluto: ci avrebbe impiegato due ore di atroce sofferenza per raggiungere il cuore e a quel punto lo avrebbe ucciso. Non c’era possibilità di fermarlo né di morire prima o alleviare la pena.

 

La fine della battaglia la decretarono l’arrivo dei famigli, in particolare Mizumi e il lupo, che misero in fuga le ultime guardie.

Rey dopo uno strenuo combattimento in cui aveva deciso di rinunciare alla magia, infilzò il cuore del comandante che cadde in ginocchio.

“Solo lui combatteva così…” mormorò guardando il ragazzo che estraeva la spada,

”Ma sappi che non hai speranze Rey…non contro di lui…” gli rinfacciò beffardo prima di cadere faccia a terra, nella polvere e nel sangue.

“Staremo a vedere.” Rispose lui pulendo la spada nel mantello e ritrasformandola nel bracciale; poi sorrise e raggiuse gli altri.

“Tutto bene, principessa?” chiese alla bionda scompigliandole i capelli.

“Sì, era da un po’ che non combattevo sul serio!” disse con un sorriso ma notando con disappunto che mentre lei era ferita, Rey era perfettamente immacolato.

“Se ti vestirai tutte le volte così, prometto di portarti più nemici!” ribatté lui malizioso scrutando lentamente le gambe nude di lei.

“MANIACO!” urlò prima di tirargli un pugno in testa da farlo stramazzare e allontanarsi impettita da lui.

Gigi e Shi erano un davanti all’altro, tesi e seri come non mai.

“Al tre.” Propose lei.

“Al tre.” Acconsentì lui.

“Uno”

“Due.”

“CINQUANTASEI!” urlò Gigi.

“CINQUANTASETTE” urlò in contemporanea Shi.

Per un attimo ci fu silenzio, poi Gigi cadde a terra distrutta.

“H-ho preso…” mormorò affranta mentre l’elfo scoppiava a ridere.

“HO vinto! Ho vinto!” iniziò a canticchiare saltandole intorno.

“Povero Shi…” commentò Akiko attirando lo sguardo perplesso di Amlach.

“Gigi odia perdere.” Svelò facendo scoppiare a ridere il licantropo, nel momento esatto in cui Gigi si alzava avvolta da un aura nera e si lanciava all’inseguimento di un terrorizzato, o almeno così sembrava, Shi.

Intanto Yelle aveva raggiuto il suo vampiro preferito.

“Tieni.” Disse gentile porgendogli un fazzolettino bianco, che doveva essere un rimasuglio del suo vestito. Il ragazzo la guardò perplesso e allora l’elfa rise e si sporse verso il suo volto, iniziando a pulirlo con delicatezza.

“Eri sporco di sangue.” Spiegò sotto lo sguardo scioccato di Ashuros, che per reazione istintiva arrossì. Per la prima volta arrossì.

Per poco Charlotte non svenne.

Osgal guardò insieme ad Aria, in un brodo di giuggiole, la scena scuotendo la testa, ma Eran la guardò di sbieco.

“È una bella cosa che vadano d’accordo, Osgal!” la rimproverò, ma lei stette in silenzio e Aria annuì canticchiando avvolta da cuori e cherubini.

Jin e Asuna intanto si complimentavano a vicenda, e la ragazza in particolare lo ringraziava e gli chiedeva altri aiuti per migliorare.

L’unico che non partecipava a quel momento di riunione era Edward che guardava l’uomo che aveva avvelenato contorcersi da lontano, impassabile.

“Non ce n’era bisogno.” Gli disse Amane affiancandolo.

Edward non disse niente.

La ragazza sospirò delusa e quando capì che non avrebbe nulla raggiuse la vittima di Edward, estrasse la spada e le tagliò la testa.

Poi tornò da lui, che la guardava muto.

“Solo perché ti danno dell’assassino, non che devi comportarti così” gli disse e per la prima volta negli occhi di Ed si accese della sorpresa.

Approfittandone Amane lo afferrò per un polso.

“Andiamo, ci aspettano.” Gli disse trascinandolo dietro di sé verso gli altri che li chiamavano.

 

 

 

Allora!? Ancora vivi?! Spero di sì, perché ho bisogno di aiuti per imparare a descrivere bene i combattimenti di massa: il mio punto debole! Quindi giù coi consigli! Non preoccupatevi se non ho dato lo stesso spazio a tutti, è perchè per altri ho i mente altri momenti!! Visto che i vestiti erano troppo complicati da descrivere, eccoli qua quelli che sono riuscita a mettere:

 

 Tatuaggio di Miel: 

Amane:


Ashuros:https://www.google.it/search?hl=en&site=imghp&tbm=isch&source=hp&biw=1280&bih=637&q=ezio+auditore&oq=ezio+audito&gs_l=img.3.0.0l10.1273.3338.0.5380.11.7.0.4.4.0.81.480.7.7.0....0...1ac.1.26.img..0.11.518.li6I-GCmsFo#facrc=_&imgdii=_&imgrc=LavF7cg4y6vq1M%3A%3B4KKX04Hqwpw1BM%3Bhttp%253A%252F%252F2.bp.blogspot.com%252F-nLgseoX80p4%252FUZwYPKBusPI%252FAAAAAAADsGk%252Fs9ugohv5CjI%252Fs400%252FEzio-Auditore-Desmond-assassin-creed-rock-the-sims-b.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fmysims3blog.blogspot.com%252F2013%252F05%252Fassassims-creed-ezio-auditore-desmond.html%3B1200%3B900 più il mantello di licantropo XD

Amlach:

Osgal: http://www.google.fr/imgres?safe=active&biw=1600&bih=775&tbm=isch&tbnid=tAIzWvQNzEa-EM:&imgrefurl=http://grandepassionemoda.wordpress.com/category/abiti-da-posa/&docid=RDRSnb0Y7WxH3M&imgurl=http://grandepassionemoda.files.wordpress.com/2012/11/abito-da-sposa-nero-gotico-lacci-bustino.jpg%253Fw%253D870&w=400&h=580&ei=nj4zUoO9M-Kv0QWVhYCwBA&zoom=1&iact=hc&vpx=1342&vpy=180&dur=1063&hovh=270&hovw=186&tx=199&ty=162&page=1&tbnh=139&tbnw=96&start=0&ndsp=49&ved=1t:429,r:12,s:0,i:116


Shoichi:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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