Yooooo
minna! Sì, ce l’ho fatta! Ecomi qui! E’
stato un capitolo sofferto ma ce l’ho
fatta! Ho due serie avvertenze oggi:
1)
Io
non esigo delle recensioni, ma chi
recensirà di più vedrà il suo oc
più partecipe; mi sembra giusto che chi è
più
interessato partecipi di più.
Bene!
Spero apprezzerete queste benedette 33 pagine di capitolo,
perché ci ho davvero
sputato sangue XD Il prossimo avviso già che sarà
più breve e meno serio, sarà
uno dei capitoli svago che alternerò a quelli seri :D Lo dedico a Edward
Yoshina, non solo bravissimo scrittore, ma anche il
miglior
assassino-psicologo (o psicologo-assassino) che io abbia mai
conosciuto: grazie
ED! e a Pit12 che recensisce SEMPRE e spesso per primo: spero di aver
mantenuto
almeno un pochino la promessa dell’altra volta :D Buona
lettura! Stella Mai
sottovalutare un
Ballo! La
prima cosa che sentì furono due calde braccia avvolgerla
e d’istinto si rannicchiò con un sorriso felino,
quasi facendo le fusa. La
seconda furono panico, orrore e ira funesta. “REYYYYY!!!!”
urlò la bionda irata aprendo gli occhi di
scatto. “Buongiorno
principessa!” la salutò l’altro
minimamente
intenzionato a lasciarla andare dalla prigione in cui l’aveva
catturata, ghignando
maliziosamente. Con
suo sommo imbarazzo e incredulità, Miel si rese
conto che: uno, Rey era a petto nudo (davvero difficile non notarlo);
due,
erano in una stanza a lei sconosciuta; tre, erano nello stesso letto;
quattro,
lei era bloccata contro il suo petto. Una
grossa e preoccupante vena iniziò a pulsare sulla
fronte della ragazza e Rey non ebbe il tempo di cogliere i segnali
d’allarme in
tempo. Una
gigantesca esplosione fece tramare i vetri della
casa in mattone dei Kurokami. “Finalmente
Miel si è svegliata.” Osservò con
tranquillità un ragazzo riccio imburrandosi una fetta di
pane, seduto attorno a
un grosso tavolo in legno scuro insieme a un branco di ragazzi affamati
che si
ingozzavano di cibo nella piccola e graziosa cucina della casa, un
piano più
sotto di quello dov’era deceduto Rey. “Mi
sa che le sta prendendo di santa ragione.” Osservò
Shi ghignando prima di immergere il volto nella sua scodella di latte
caldo,
mentre il soffitto sopra di lui tremava pericolosamente. “Io
lo avevo avvertito…” osservò Amlach
scuotendo la
testa e osservando famelico il bricco in porcellana con il
caffè. “Gli
sta bene…” affermò piccato Ashuros
guardando
scioccato Yelle infilare nella sua bocca una manciata di more dalle
dimensioni
abnormi, mentre Charlotte dietro di lui annuiva con decisione. “È
proprio un pervertito.” Sentenziò Amare mescolando
il suo tè, sicura che in questo momento della loro guida
rimanesse solo un
cadavere. “Io
lo capisco…” mormorò sognante Hiroshi
passando in
rassegna le ragazze al tavolo, che lo guardarono assassine. “Bisogna
riconoscere che è coraggioso.” Ammise Eran
scompigliandosi i capelli con un sorriso. “Oppure
è solo stupido.” Lo gelò Osgal, seduta
perfettamente composta sulla sua sedia. “Ah,
voi donne non potete capire noi uomini…”
sospirò
con finta rassegnazione Shoichi dondolandosi e scambiando un occhiata
complice
con i maschi al tavolo. Evitando il vampiro con manie di assassinio
verso i don
Giovanni, ovviamente. “Ma
sentilo… che scuse che inventi per la vostra
perversione!” lo schernì Tara, al suo fianco,
colpendolo con un cucchiaio sulla
fronte. “Le
infermiere dovrebbero essere più gentili!” ribatte
lui piccato di essere stato ancora una volta picchiato e alzando
minacciosamente la zuccheriera. “Mettila
giù Shoichi, è da vigliacchi colpire una
ragazza!”
intervenne ridendo Jin, completamente ripresosi. Il
ragazzo se la fece saltare tra le mani con un ghigno
di sfida sul viso, ma al terzo rimbalzo la zuccheriera sparì
dalle sue mani. “Ma
cos…” esordì sbalordito. “Tieni
Asuna!” disse gentilmente Aria porgendo
l’oggetto scomparso alla piccola guardia che aveva cercato
invano di recuperare
lo zucchero per il suo latte. “Grazie
Aria!” rispose contenta la ragazza alla vampira
che sorrisefelice, mentre Shoichi s’imbronciava come un
bambino a cui hanno rubato
le caramelle. “Avete
già incominciato?” la voce di Miel, fece girare
tutti i presenti verso la cornice della porta. “Avevamo
una fame tremenda, ma tu dormivo secca e così
non abbiamo resistito.” Spiegò Gigi sorridendole e
facendole cenno di sedersi a
fianco a lei. “Ehm…Miel?
Rey dov’è?” chiese un’ingenua
Akiko vedendo
che dietro la bionda non c’era nessuno; di fianco a lei
Amlach rischiò di
strozzarsi per l’inutile tentativo di soffocare le risate. Da
Miel si alzò un’aura nera impressionante. “Quel
maniaco…” sibilò per poi voltarsi verso
Akiko. “…l’ho
ucciso.” Sorrise con sguardo folle gelando i
presenti. “Non
esagerare principessa, altrimenti poi ti prendono
sul serio” Scompigliandosi
i capelli Rey entrò in cucina con la
camicia slacciata e un grosso livido violaceo sul petto. Miel
arrossì all’istante e iniziò a
balbettare. “S-stammi
lontano… maniaco…” Rey
ghignò e cercò di
avvicinarsi ma questa volta Miel ebbe un’idea geniale e corse
a nascondersi
dietro Ashuros. “Ashuros…
potresti…” iniziò Rey gentilmente,
avvolto da
una luce rosata, ma gli occhi rossi del vampiro lo fulminarono e il
poveretto,
imbronciato, dovette rassegnarsi e sedersi a fare colazione lontano
dalla
ladra, che si sedette tra Gigi e Yelle, vicina di Ashuros. “Miel,
a proposito, abbiamo dei nuovi compagni!” esordì
Yelle tutta allegra, “Ti presento Hiroshi, Tara
e…” “TU?!”
urlò Miel in contemporanea a Shoichi, che poco
prima stava battibeccando con Tara. “Cosa
ci fai tu qui?!” ringhiò la ladra diventando di
otto diverse sfumature di rosso. “E’
un piacere rivederti biondina.” La salutò Shoichi
rilassandosi dopo lo shock avuto e lanciandole uno sguardo malizioso. “Vi
conoscete?” chiese Tara perplessa. “Sì!” “No!”
esplose Miel schifata, “Potremmo dire che
siamo…rivali di lavoro.” Spiegò
cercando con lo sguardo sul tavolo qualcosa di
abbastanza pesante da lanciargli. “Non
mi dire…un altro fallimento di Fuffy?!” chiese
Ashuros con finta aria ingenua, ricevendo un ringhio sommesso dal
licantropo. “Eccome”
rispose lei, “E’…” “Zitta!”
sibilò lui sporgendosi verso di lei. “…Oni-oji?”
ma non fu Miel a completare la frase, bensì
Aria, che non era riuscita a trattenersi. Per
un attimo calò il silenzio nella cucinina. “Non
sapevo leggessi il pensiero…” mormorò
Shoichi con
un sorriso tirato, “Mi dispiace ragazzi, ma ci tengo
parecchio alla mia
identità segreta…” mormorò
mentre il pavimento iniziava a tremare. I ragazzi
fecero per estrarre le armi quando un piccolo proiettile rosso
centrò in pieno
la testa di Shoichi. “Shooooooooooo!
Cosa stai combinando?!” chiese irata
una piccola volpe a due code ferma sulla testa del ragazzo; le scosse
si
fermarono all’istante. “Ka-chan!
Non è colpa mia! Io…” iniziò
a lamentarsi
lui, ma la volpe lo interruppe subito. “Ti
sembra questo il modo di ringraziare chi ti ha
ospitato?! Scatenare un terremoto?! Si può sapere
cos’hai nella testa!? Chiedi
subito scusa!” lo sgridò, come una mamma con il
suo bambino, sprizzando fuoco. “Va
bene, va bene: scusa Tara! Contenta?!” borbottò
lui
esasperato e imbronciato. “Meglio!”
disse lei andando a sedersi sulla sua spalla. “E
tu saresti il Principe Demone!?” chiese scioccato
Amlach davanti a quella scena, “Non posso
crederci…” si depresse pensando che
non era mai riuscito a catturarlo. “Un
altro ricercato che si aggiunge!” si depresse Asuna
ricevendo pacche di conforto da Jin, che se la rideva alla grande. Shoichi
si accorse scioccato che nessuno stava
prendendo le armi, cercando di catturarlo o tentando di chiamare le
guardie. Miel
si accorse della sua perplessità e gli fece un cenno
con la mano come a tranquillizzarlo. “Non
preoccuparti, sanno tutto anche di me e la metà di
loro sono ricercati…” spiegò rassegnata
ma senza poter nascondere un sorrisino. “Mi
hai rubato parecchi lavori sai? Io sono
l’Assassino.” Si presentò Edward
leggermente piccato, facendo scoppiare a
ridere Shoichi. “Beh,
ma d’altra parte sono il migliore nel mio campo!”
disse con arroganza, tanto che Ed alzò un sopracciglio
scettico e Miel sbuffò. “Ma
sentitelo: ‘Sono il migliore’”
mimò con una vocetta
stridula, “Quando mai?!” soffiò ferita
nel suo orgoglio professionale. “Devo
ricordarti cos’è successo l’ultima volta
biondina!?” ribatté lui con un ghigno. Miel
arrossì. “Che
cosa è successo l’ultima volta?”
intervenne
Hiroshi palesemente curioso. “Abbiamo
ballato insieme al Gran Ballo in Maschera di Château
du lac bleu, e poi io gli ho soffiato il bottino.”
Spiegò orgoglioso. Una
strana aurea iniziò a vorticare intorno a Rey, che
nonostante ciò continuava a
sorridere in modo inquietante. “Ti
sei fatta fregare da questo pervertito?!” le chiese
Amlach scioccato dalla sua incapacità. “NO!”
urlò Miel a cui usciva fumo dalle orecchie,
“Senza saperlo ci eravamo entrambi infiltrati al Ballo per
rubare il rubino e
per non dare nell’occhio ho dovuto ballare con lui; quando
poi sono andata a
cercare la pietra mi sono persa e quindi quando sono arrivata lui
l’aveva già
rubato e stava scappando. Abbiamo combattuto, ma nel farlo siamo
riusciti a
conoscere le identità l’uno dell’altro e
poi il vigliacco è fuggito con il mio
obbiettivo!” spiegò senza prendere fiato tra una
parola e l’altra. Shi
scoppiò a ridere e Eran guardò divertito Amane. “Non
ha un gran senso dell’orientamento, vero?” chiese.
“Per
niente.” rispose lei con un sospiro esasperato. “Questa
sì che è un idea geniale!”
urlò invece Rey
attirando l’attenzione di tutti e tirando fuori dalla tasca
una mappa, “Uno
degli obbiettivi è proprio Château du lac bleu, un
famoso castello sul lago blu!
E proprio tra due giorni ci sarà un Ballo in
maschera!” “Sarebbe
l’occasione perfetta…”
mormorò Miel
illuminandosi. “Così
non rischieremmo che le nostre identità venissero
scoperte…” aggiunse Ed. “E
potremmo depistare le guardie reali, di sicuro sulle
tracce dei ladri…” completò Amlach
ricevendo un cenno d’assenso di Shi. “Ma
come facciamo a infiltrarci?” chiese pragmatica
Osgal. “Ci
faremo passare per dei nobili che sicuramente non
verranno! E Fantasy creerà i biglietti!”
spiegò Rey sempre più convinto delle
sue idee. “Ma
Fantasy ha bisogno di un modello!” obiettò Gigi. “Non
c’è problema, dovrei avere ancora quello che avevo
rubato.” La rassicurò Miel correndo a prendere la
sua borsa e poi infilandocisi
fino alla vita. “E’
normale che una borsa ti riesca a contenere per
metà?” chiese Tara stupita. “Incantesimo
d’allargamento!” urlò dai profondi
meandri
della borsa Miel, prima di riemergere con un biglietto avorio con
scritte
dorate. “Quante
volte ti ho detto di ordinare quella borsa?!”
la sgridò Mizumi entrando insieme agli altri animali e
andandosi a sedere sulla
spalla della ragazza. “Fantasy
saresti capace di riprodurre questi biglietti
ma con nomi diversi?” chiese intanto Gigi al lemure che
annuì sorridente. “E
i vestiti?” chiese Aria, scatenando un momento di
panico tra i ragazzi. “Per
quelli non c’è problema: mia nonna è
una sarta!”
li tranquillizzò orgogliosa Tara. “V-vestiti?!”
chiese cinerea Amane, mentre Yelle la
confortava cercando di non ridacchiare, “Ve lo potete
scordare che io metta un
vestito!” ringhiò poi con sguardo assassino. Yelle
sospirò afflitta, sapendo che nessuno sarebbe mai
riuscita a convincerla del contrario. “Che
c’è? Hai paura di un vestitino? Non ti facevo
così
femminuccia” Una
vena iniziò a pulsare sulla fronte di Amane. “Cos’hai
detto Ricciolino?!” sibilò colpita
nell’orgoglio. “Ho
detto che se sei così vigliacca da non avere
nemmeno il coraggio di metterti un vestitino potevi startene a
casa.” Rispose
lui apatico. “Cerchi
la rissa?” chiese lei alzandosi in piedi con
aria minacciosa. “Vuoi
prenderle di nuovo?” “Non
avrai paura?” ribatté lei con un ghigno. “Quando
vuoi, dove vuoi.” Rispose lui alzandosi come
lei. “Ora.
Fuori” disse lei, non vedendo l’ora di fare un
buon combattimento. “A
una condizione: se perdi metti il vestito. E lo
scelgo io.” Disse lui guardandola fisso. Amane
esitò tanto da far ghignare il ragazzo, che così
scatenò un ondata di rabbia nella rosata. “Ci
sto! Ma se perdi tu decido io il tuo vestito!”
stabilì lei. Edward alzò le spalle e
uscì nel giardino sul retro, seguito dalla
ragazza e da un curioso Hiroshi. “Ragazze
voi venite con me, dobbiamo andare a cercare i
vestiti nel laboratorio di mia nonna.” Esordì Tara
uscendo e dirigendosi al
secondo piano, seguita da tutte le fanciulle, chi eccitata, chi con la
morte
negli occhi. Miel
prima di andare lanciò il suo taccuino a Rey. “Dentro
ci sono le informazioni su tutti i nobili che
ho conosciuto o ucciso.” Disse prima di sparire sulle scale. Le
ragazze, dapprima basite e titubanti, ben presto si
lasciarono prendere dalla meraviglia, ammirando quella stanza in legno
dove manichini
con splendidi vestiti posavano immobili nel tempo, aggirandosi stupite
tra
trine, pizzi, colori sgargianti e tessuti d’ogni foggia,
accarezzando le stoffe
incantate. Tutto sotto lo sguardo vigile di Akane. Intanto
i ragazzi iniziavano a preparare un piano
d’azione e a cercar di trovare i perfetti nobili di cui
prendere il posto,
anche in base a caratteristiche fisiche o di razza. Solo
Shoichi si accorse di un bambino che dallo stupite
sulla porta guardava alternativamente loro e il piano superiore,
stringendo
forte le nocche e cercando di trattenere le lacrime. “Oi
Kaito…” iniziò a dire sorridendo
Shoichi, ma il
bambino lo guardò furente, bloccandogli le parole in gola,
prima di lanciare un
enorme sasso sulla testa di Rey che cadde dalla sedia e prese una
grande botta
al fondoschiena “Ti
odio!” urlò a pieni polmoni prima di scappare via. “Moccioso…”
sibilò Rey avvolto in una luce nera
alzandosi in piedi con un sorriso psicopatico, tra le risate degli
altri che
per la prima volta vedevano Rey perdere la pazienza per qualcosa che
non fosse
Miel, ma Shoichi gli mise una mano sulla spalla e scosse la testa prima
di
correre dietro al ragazzino. Lo
trovò sul tetto del piccolo capanno vicino alla
stalla, dietro alla casa, in lacrime. “Ei,
Kaito…” esordì lasciandosi cadere a
gambe
incrociate al suo fianco; Shoichi aveva conosciuto il fratellino di
Tara
durante la sua convalescenza e il ragazzino l’aveva preso in
simpatia, nonché
lo adorava per le storie avventurose che ogni volta gli raccontava,
anche
ingigantendo la realtà o inventando di sana pianta. Kaito
continuò a piangere con le mani a pugno a coprire
gli occhi e Shoichi gli scompiglio i capelli blu scuro. “Allora,
cosa c’è?” chiese paziente mentre il
bambino singhiozzava. “La
vuole portare via! La vuole portare via!” ripeté
arrabbiato e spaventato al tempo stesso, “Mamma e
papà sono morti e non li
ricordo nemmeno più, i nonni non ci saranno per sempre, lo
so bene, cosa faccio
se si porta via anche mia sorella?” gli chiese disperato. “Rey
non vuole portartela via, stiamo solo partendo per
un viaggio…” cercò di rassicurarlo il
biondo. “Bugiardo!”
urlò il bambino spostandosi. “Vi
ho sentiti parlare! Siete un gruppo di fuorilegge,
i soldati vi inseguono e il tesoro che state cercando è
quasi una leggenda! Mia
sorella potrebbe morire! Chi mi assicura che
tornerà?!” lo accusò, con negli
occhi una luce di sfida che mise in difficoltà Shoichi.
Aveva ragione. Chi
assicurava che alla fine del viaggio sarebbero stati ancora tutti
insieme, sani
e illesi?! Si stavano imbarcando in un’impresa folle, piena
di nemici,
incertezze e pericoli. Cosa poteva dire a quel bambino? Che la sorella
sarebbe
stata bene?! Ma era una bugia e lui non riuscì a mentire
davanti a quegli occhi
così seri, adulti e allo stesso tempo speranzosi, alla
disperata ricerca di una
certezza. E
poi capì. Shoichi
rimise la sua mano sulla testa del ragazzo e si
avvicinò al suo volto per guardarlo dritto negli occhi. “Hai
ragione Kaito. Non ti posso promettere che tua
sorella non morirà…” iniziò
a dire mentre già gli occhi color del cielo del
bambino si riempivano di lacrime, “…ma ti prometto
che la proteggerà a costo
della mia vita.” Concluse con un sorriso. Kaito
spalancò gli occhi. “Davvero?!”
chiese incredulo. “Davvero.”
Lo rassicurò Shoichi portandosi una mano al
cuore e il bambino scoppiò a ridere. “Allora
va bene! Se uno forte come te proteggerà mia
sorella, sono sicuro che tornerà!” disse con un
sorriso determinato. “Ma
in cambio tu devi promettere di comportarti come un
vero uomo mentre non c’è!” gli disse
serio, ma senza nascondere un sorrisino
l’altro. “È
un promessa!” rispose il piccolo orgoglioso,
gonfiando il petto e tendendogli una mano. “È
una promessa.” Ribadì Shoichi stringendogliela e
sorridendo. “Kaitoooooo!”
l’urlo di Tara richiamò i due alla
realtà,
che dopo essersi scambiati un’occhiata complice, scesero dal
capanno. “Kaito
cos’è successo?! Perché hai tirato una
pietra a
Rey?! E perché stai piangendo?!” chiese con la
stessa ansia mista a rimprovero
che solo una sorella può provare, raggiungendo i due e
notando le tracce di
lacrime sulle guance del fratellino. “Niente!”
mentì lui, mentre alle sue spalle Shoichi
sorrideva. “Non
raccontarmi…” iniziò lei furente ma il
piccolo
l’abbraccio di slancio bloccandole le parole in bocca. “Buon
viaggio sorellina! Fatti valere e vedi di tornare
presto!” le disse con un sorriso gigante prima di lasciarla e
correre in casa. Tara
lo seguì con lo sguardo in silenzio e poi guardò
Shoichi. “Ieri
sera abbiamo litigato per questa questione del
viaggio… immagino sia merito tuo vero?” chiese
assottigliando gli occhi. “Ti
dovevo un favore infermierina!” rispose lui
malizioso, facendole l’occhiolino e ottenendo in cambio
un’espressione
frustrata e imbarazzata. “E
cosa gli avresti detto?” chiese curiosa incrociando
le braccia al petto. “Segreti
da uomini.” Rispose lui portando le braccia
dietro la nuca e oltrepassandola tranquillo. Dopo
i primi secondi di shock Tara lo seguì ed entrò
con lui in casa battibeccando. Da
una delle finestre della casa al secondo piano Amane
osservava i due con un sorriso malinconico. “Sembra
di tornare indietro nel tempo…” mormorò
nostalgica,” Certo che Laila avrebbe potuto avvisarmi che
oltre a Jin avrei
incontrato anche lui! Chi se lo sarebbe mai aspettato: il figlio di
Inuzuki!
Quel pazzo! Scommetto che è a fare danni con il suo amico
idiota Mishima!”
disse fingendosi esasperata, ma solo per non ammettere a se stessa
quanto le
mancassero. Nella
cucina la situazione era rimasta invariata, se
non fosse che ora Edward sedeva rilassato su una sedia accanto agli
altri,
mentre Hiroshi si deprimeva in un angolo. “Mi
sono perso qualcosa?” chiese Shoichi entrando e
buttandosi su una sedia. “Direi
di sì!” ghignò Jin, “Al
combattimento di Edward
e Amane si aggiunto anche Hiroshi, che però è
stato battuto da Amane, che a sua
volta è stata battuta da Edward. Quindi ora Hiroshi
dovrà indossare ciò che
dice Amane e lei stessa ciò che dice Edward!”
spiegò ridendo, mentre il biondo
si complimentava con Ed. L’assassino
intanto ripensava al combattimento di poco
prima: dannazione se ci sapeva fare la ragazzina!! Per una che
assomigliava a
una dea aveva un modo di combattere a dir poco violento e cruento,
nonostante
fosse facile intravedere una certa esperienza e capacità di
ragionare anche nei
momenti più critici. Doveva ammettere che solo i lunghi
allenamenti da
assassino gli avevano permesso di batterla. E, cosa che più
lo aveva lasciato
stupito, aveva riconosciuto subito la sconfitta: certo, gli aveva
chiesto una
rivincita, ma aveva acconsentito a mettere il vestito. Lui non sarebbe
stato
capace di farlo. Anche Hiroshi lo aveva stupito: il controllo delle
condizioni
atmosferiche non era da sottovalutare, ma questo lo penalizzava nel
combattimento corpo a corpo e quindi Amane aveva avuto facilmente la
meglio. “Ehi
Tara” interruppe i suoi pensieri Rey, “Hai dei
cavalli da usare per il viaggio?” chiese con un ghigno
inquietante. “Certo,
ma dovremo viaggiare a coppie.” Rispose la
mannara, che si stava già incamminando verso il piano
superiore. “Perfetto!”
gioì il ragazzo avvolto da una aura nera. “Sei
davvero infido.” Gli fece notare Amlach, senza
però riuscire a nascondere un sogghigno. Entro
mezzogiorno tutto fu pronto: i vestiti scelti e
le borse con tutto l’occorrente preparato, il piano rifinito
nei minimi
dettagli e…i cavalli sellati e pronti al viaggio. Miel
guardò terrorizzata l’orrida bestia che la
guardava con i suoi occhi a palla, scuotendo la criniera nera. “Te
lo puoi scordare che io salga!” urlò
allontanandosi
il più possibile da Rey, che era inquietantemente avvolto da
una luce rosata
piena di cuori e roselline mentre apriva le braccia come ad invitarla a
corrergli
incontro. Spaventoso. Purtroppo
le altre ragazza avevano preso la cosa con
filosofia e, dopo varie minacce di morte ai ragazzi nel caso avessero
allungato
le mani, si erano accomodate insieme al ragazzo che preferivano
rispetto agli
altri, ma senza secondi fini. Ovviamente. “Se
osi anche solo toccarmi dovranno recuperare i tuoi
resti sparpagliati per il terreno!” ringhiò
nuovamente la bionda vedendo che il
ragazzo aveva iniziato ad avvicinarsi, ma quello continuò a
sorridere malizioso
e a camminare. Ed era quella la cosa che la irritava di più:
nonostante tutte
le minacce serie che potesse lasciargli, quell’idiota se ne
fregava altamente e
continuava a fare quello che stava facendo. “Ashuros
aiutami!” invocò il vampiro, giocando
l’ultima
carta che le rimaneva, ma il peggior nemico dei pervertiti, che era
occupato a cercar
di tenere ferma Yelle davanti a lui che a furia di sporgersi per
accarezzare il
cavallo sarebbe caduta, si limitò a scuotere la testa. “Miel
non esagerare, devi solo andare a cavallo con
lui, se poi farà qualcosa di
pervertito…” l’allusione fece venire i
brividi a
Rey, ma gettò nel panico la ladra. “Traditore!”
urlò additandolo ferita e indietreggiando,
prima di inciampare e finire a terra. In
meno di un secondo l’ombra di Rey la oscurò e la
sua
mano si protese verso di lei. “Se
non vieni di tua spontanea volontà ti dovrò
prendere con la forza, lo sai vero?!” chiese con un leggero
accenno di minaccia
nella voce e Miel, cercando di mantenere la dignità rimasta,
si alzò in piedi
da sola e si portò al fianco del gigantesco stallone nero
che l’aspettava. Dopo
averlo guardato male per qualche secondo, tremante
mise un piede sulla staffa e con un balzo cercò di saltare
in sella. Con
lo splendido risultato di scoprire di non arrivarci
e ricadere a terra. Amlach
soffocò a stento una risata mentre Akiko, tra le
sue braccia, le rivolgeva un sorriso d’incoraggiamento. Miel
stava già per riprovarci quando all’improvviso le
mancò la terra sotto i piedi e si ritrovò tra le
braccia di Rey. “Non
abbiamo tutto il giorno, principessa!” le ricordò
spazientito, prima di montare in sella con un balzo elegante. “Ma
come…?” chiese stupita guardandolo, ma lui le
rivolse un sorriso enigmatico e fece partire il cavallo al trotto,
zittendo
così la ragazza che affondò il viso nella sua
camicia artigliandolo con le mani
per la paura. Per
arrivare al castello del Ballo impiegarono una
giornata e mezza di viaggio a cavallo, con una sosta per la notte in
una
radura, durante il quale la strana compagnia che si era riunita intorno
all’enigmatico biondo ebbe tempo di conoscersi e stringere
legami. Era
già pomeriggio inoltrato quando decisero di
fermarsi per cambiarsi i vestiti e le ragazze si inoltrarono in una
radura più
distante di quella dove si erano fermate, fiduciose che Ashuros sarebbe
riuscito a fermare tutti i pervertiti. Forse. Appena
le ragazze furono sparite tra il fogliame, tutti
lanciarono un occhiata ad Ashuros che sembrava avvolto da un aura
omicida
incredibile e i cui occhi rossi sembravano dire “Provate a
fare qualcosa e vi
succhio tutto il sangue che avete in corpo”, e poi
sospirarono delusi iniziando
a spogliarsi. “Bisogna
dire che hanno trovato un ottimo alleato…”
mormorò divertito Edward togliendosi i vestiti per indossare
una camicia bianca
leggermente aperta sul petto che lasciò fuori dai pantaloni
neri in pelle, con
una grossa cintura nera e un mantello del medesimo colore. Un perfetto
Duca
D’Angers, semplice, serio ma elegante. “Poi
chiamano me cane, intanto lui si comporta come il
loro cucciolo…” osservò sprezzante
Amlach, spogliandosi e guardando con sfida
Ashuros, anche lui liberatosi dei suoi vestiti. “Cerchi
la rissa Fuffy?” chiese tranquillo inclinando
la testa e facendo baluginare i canini. “Ma
che perspicace! L’hai capito da solo o te la
suggerito la tua baby-sitter!?” ringhiò il
licantropo. “Ragazzi,
calmatevi!” intervenne Eran, anche lui
semi-nudo, piazzandosi tra i due, “Non potete odiarvi solo
perché siete di
razze diverse!” fece notare cercando di placare gli animi. “Stanne
fuori tu!” gli sibilarono, prima di cercare di
colpirsi con un pugno in volto. Peccato che Eran non si fosse spostato
e li
prese lui i due colpi. “L’avete
voluto voi…” ringhiò a sua volta, con
una luce
assassina negli occhi, prima di tirare un calcio in pancia a Amlach e
un pungo
in volto ad Ashuros, con una velocità inumana. “Rissa!”
urlò Shi gioioso lanciando via i pantaloni e
lanciandosi al centro della mischia a testa bassa. Anche
Jin, che aveva voglia di muovere la mani dopo
esser stato bloccato a letto per ben una notte, scagliò via
la maglia e seguì
Shi. Purtroppo
la sua camicia colpì in faccia Ed che, irato,
si arrotolò le maniche fino al gomito e inseguì
Jin con l’intenzione di fargli
ingoiare la maglia senza accorgersi di ciò che
c’era insieme a quella. Nel
farlo urtò Hiroshi che in mutande si lanciò nella
rissa per vendicare il suo onore e andò a sbattere contro un
completamente
nudo, per strani motivi, Shoichi che rispose con un pugno nello stomaco
che lo
scagliò contro Rey che, ancora arrabbiato per non aver
potuto dare una
sbirciata ad una certa bionda, decise saggiamente di scaricare la sua
depressione sugli altri. Dimenticandosi i vestiti, ovviamente. La
più grande battaglia di nudisti era ormai iniziata. Non
solo volavano calci, pugni e sberle, ma anche
camicie, mantelli, mutande, stivali e tutto ciò che capitava
sotto mano ai
ragazzi. Ma
ciò le pure e ingenue ragazze che entrarono nella
radura non potevano immaginarlo nemmeno nei loro incubi peggiori. “Siete
pront…” la voce di Osgal si spense per lo shock
e per la prima volta da quando la conosceva, Eran la vide spalancare la
bocca. “Una
rissa?” chiese ingenua Akiko dietro di lei,
l’unica già pronta oltre alla vampira e alla
povera Asuna diventata di mille
tonalità di rosso. Stavano
per richiamare la loro attenzione quando un
povero Jin svestito venne lanciato fuori dalla mischia e cadde addosso
alla
guardia, schiacciandola a terra. “Asuna?!”
chiese scioccato, ma senza poter impedire ai
suoi occhi di osservare lo scollo dal bordo dorato del vestito in
velluto rosso
che indossava la ragazza, a maniche lunghe, dal gomito in
giù bianche, aderente
fino alla vita e poi leggermente scampanato. “Kyyaaaa!”
emise Asuna imbarazzata come mai e
soprattutto disarmata, tirando una ginocchiata all’inguine
del ragazzo che
venne sbalzato nuovamente nella mischia. Vedendo
che nessun’altro si era accorto di loro e che
la rissa continuava, Osgal con una velocità incredibile
decise di intervenir e tirò
un pugno in testa a tutti i ragazzi della radura che si bloccarono per
il
dolore, per poi ritornare al fianco di Akiko che aiutava Asuna a
rialzarsi. “Avete
dieci minuti da ora per prepararvi.” Minacciò
seria senza nemmeno arrossire, nonostante i ragazzi non stessero
nemmeno
provando a coprirsi. “Altrimenti?”
la punzecchiò Eran, notando che in quel
vestito nero dal corpetto stretto a maniche corte in vita e la gonna
ampia in
tulle, sembrava molto più femminile del solito. “Vi
uccido.” Disse senza nessuna inflessione nella
voce. I
ragazzi si gelarono sul posto. Poi
si girò e se ne andò a passo lento, seguita da
Asuna che si chiedeva come avrebbe fatto a guardare in faccia il suo
accompagnatore per tutta la serata. Akiko
salutò contenta i ragazzi e Amlach le si
avvicinò, ancora in mutande e con un sorriso malizioso sul
volto. “Stai
bene con questo vestito.” Osservò guardando il
grazioso corpo della ragazza fasciato in un vestito in seta viola con
un ampio
scollo e lunghe maniche aderenti fino al gomito e che poi si aprivano
ad ala,
con il corpetto stretto e un fiocco in vita nero che riprendeva i bordi
con lo
stesso tessuto nero. “Grazie
mille!” rispose lei genuinamente contenta
facendo un giro su se stessa, con segreta soddisfazione del licantropo. “Ma…”
aggiunse poi perplessa e senza il minimo rossore
sul volto, “…Perché Shoichi
è completamente nudo?” chiese al licantropo, che
si
girò a fulminare il nudista che mandava un bacio alla
ragazza, per poi mettere
una mano sugli occhi puri della ragazza e spedirla dietro Osgal e
Asuna,
esasperato da tanta svampitezza. Lentamente
i ragazzi, leggermente delusi per non aver
finito la loro scazzottata, tornarono a rivestirsi. Dieci
minuti dopo Osgal tornò nella radura a
ispezionare la situazione e dopo essersi accorta che tutto era al suo
posto,
chiamò le ragazze, nascoste poco più indietro,
terrorizzate dopo il racconto
dell’orrore di Asuna. Piano
piano tutte quante entrarono: la prima coraggiosa
fu Yelle, orgogliosa di come le stesse il lungo vestito bianco e
azzurro scuro
con il corpetto a lacci nella parte davanti e con le maniche che si
allargavano
al polso, come delle calle, che si precipitò da Ashuros che
nella sua camicia
bianca leggermente slacciata con gilet nero chiuso, pantaloni neri e
pelliccia
di licantropo, avrebbe fatto battere il cuore a più di una
fanciulla. Il
Duca di Sang e la sua promessa, la Marchesa di Vent.
A
seguire entrò Gigi, nel suo vestito lillà chiaro
arricciato sotto il seno e senza maniche e con in testa una coroncina
di fiori
del medesimo colore, che dopo aver scrutato la camicia viola di Shi
abbinata a
dei pantaloni neri e mantello dello stesso colore, compiacendosi
segretamente
di come stessero bene i loro vestiti insieme
lo raggiunse. Sarebbero
stati i giovani Marchesi di Feu Violet, dal sud di Elmar. Dopo di lei
Tara, con lo stesso vestito di sempre, raggiunse Shoichi che
la guardava con il suo sorriso malizioso, vestito con dei pantaloni al gnocchi neri
con pizzo nero,
camicia nera con
decorazioni
dorate, mantelletta
nera
e
cappello
con piuma bianca. I
conti di Moonshine. A
seguire ovviamente Akiko che guardò ammirata Amlach,
maestoso nella una giacca argentata aperta e lunga fino a
metà polpaccio con
ricami più chiari e decorazioni in argento come gli
spallacci e l’enorme monile
sulla cintura nera che teneva la camicia grigia e i pantaloni neri, e
raggiuntolo si complimentò per come gli stesse. Il
Lord guerriero di Tera e la sua fidanzata elfica,
Livienne. Anche
Asuna, ripetendosi che le guardie non hanno
paura, raggiunse Jin imbarazzato quanto lei ma in modo meno visibile,
con una
camicia bianca leggermente sbottonata che permetteva di vedere una
catena
dorata al collo, come le rifiniture della lunga giacca nera, come i
pantaloni,
il mantello senza cappuccio e gli stivali. I
Conti di Break, Giselle e Alec. Poi
arrivò Aria, che indossava lo stesso vestito di
sempre con l’aggiunta di una fiocco salmone in vita, e
raggiunse il povero
Hiroshi, cercando di non scoppiare a ridere, infilato in una
calzamaglia
salmone abbinata a una camicia giallo canarino con un gilet prugna, il
tutto
coronato da una grossa gorgiera candida. Il
conte Larve, famoso per il suo pessimo gusto, e la
nobile Arianne. Edward
guardò fisso le fronde, in attesa della propria
compagna, curioso di sapere se alla fine si era messa davvero il
vestito che
aveva scelto. Lentamente Amane uscì dall’ombra dei
pini e guardando fissi i
suoi piedi camminò verso Edward, che sorrise nel vedere
l’abito blu senza
maniche con varie trine è un fiocco davanti, arricciato e
con il bustino
stretto, mentre la sottogonna era nera; l’abito che aveva
scelto lui e che,
onestamente, le stava molto bene. Ed era perfetto per la promessa sposa
del duca
di Vein, la marchesa di Melody. “Non
una parola” ringhiò lei e Ed ridacchiò
guardandola. Non che avesse bisogno di parlare; le sue occhiate
esprimevano
benissimo quello che pensava. Rey
guardò perplesso tra le fronde, alla ricerca di una
familiare chioma bionda. “Osgal!”
chiamò la ragazza intenta a discutere del
comportamento che avrebbero dovuto assumere come duchi di Lambert, con
Eran,
elegante nei suoi pantaloni grigi scuri con stivali neri alti al
ginocchio,
camicia bianca e gilet stretto, “Dov’è
Miel?” chiese perplesso, mentre le
ragazze si guardavano tra di loro. “Non
ha voluto cambiarsi con noi…” mormorò
Aria. “E
ci ha chiesto per favore di non andarla a cercare.”
Concluse stranita Gigi, che comunque non avrebbe mai tradito la fiducia
della
compagna. “Dov’è
andata?” chiese il biondo. Il
silenzio regnò nella radura. “Di
là.” Rispose poi Ashuros dopo aver annusato
l’aria,
ricevendo occhiata assassine da pressoché tutte le ragazze. “Amlach!”
lo rimproverò Akiko gonfiando le guance e il
licantropo distolse lo sguardo. “Tanto
Rey lo sa già…” borbottò a
sua discolpa, mentre
l’amico spariva di corsa tra gli alberi. "Dannati
lacci, dannati corpetto e dannati
vestiti!” borbottava intanto agguerrita Miel, in una piccola
radura solitaria,
lottando con i molteplici lacci sul retro del corpetto del suo vestito
blu
notte, dalla gonna ampia ma sul davanti corta fino alle ginocchia e con
un
delizioso corpetto stringato con le maniche corte che però
lasciavano nude le
spalle. Già delizioso e assolutamente impossibile da
allacciare! Stava
già per lanciare l’ennesima imprecazione, quando
colse
un fruscio alle sue spalle. Di
scatto si girò e scagliò un pugnale
d’ombra, ma la
figura scomparve per riapparire a tre centimetri dal suo viso mentre il
pugnale
si conficcava nel tronco di un albero. “Kyaaaa!”
urlò Miel cadendo all’indietro e facendo
scoppiare a ridere Rey di gusto, “Devi smetterla di
teletrasportarti Rey! Hai
capito?! Basta!” urlò incavolata nera additandolo
mentre con l’altra mano
cercava di tenere su il corpetto del vestito. “E
tu dovresti piantarla di lanciare pugnali, principessa”
osservò tenendole una mano che la ragazza osservò
diffidente. “Che
ci fai qui?” gli chiese sospettosa. “Sono
venuto ad aiutarti” rispose con un sorriso
malizioso che fece arrossire Miel, “Non penserai di riuscire
ad allacciarlo da
sola vero?! Certo, potresti chiedere a una delle ragazze, ma
così vedrebbero il
tatuaggio…” spiegò afferrando il polso
di Miel e tirandola su con la forza. “Ehi!”
urlò lei indispettita allontanandosi e
guardandolo assassina. “Ti
stanno aspettando tutti.” Le fece presente lui e
Miel, dopo qualche secondo, mentre il sangue fluiva come impazzito
nelle sue
guance, gli diede le spalle scostò i capelli. “Ma
guai a quello che fai!” ringhiò con la voce
tremante. Rey
le si avvicinò e Miel sentì le sue dita fredde
tracciare il contorno del suo tatuaggio a metà della
schiena, scatenandole
piccoli brividi lungo il corpo. Poi
lentamente e con delicatezza iniziò a intrecciare e
stringere tutti i lacci del corpetto, fino ad arrivare
all’ultimo in alto. “Fatto.”
Sussurrò soddisfatto all’orecchio della
ragazza, mentre le sue dita le allacciavano al collo un fiocco blu
notte con
decorazioni argentate. Quando
finalmente si allontanò da lei, facendole così
finalmente connettere il cervello, aveva un sorriso stampato in faccia
che
avrebbe illuminato a giorno una notte di tempesta. “G-grazie…”
mugugno Miel senza osare guardarlo negli
occhi, chinandosi a prendere il mantello blu notte, che le aveva
comprato lui,
a terra per poi metterselo sulle spalle. “Andiamo?”
le chiese con un’espressione così soddisfatta
che Miel avrebbe voluto prenderlo a ceffoni. Prima
di rispondere si prese una decina di secondi per
calmarsi e ammirarlo: con la camicia bianca, i pantaloni blu scuro, il
mantello
come il suo e il cappello dello stesso blu sicurissimo con una piuma
bianca,
sembrava un principe delle favole. Ma
lei era una ladra, non una principessa, si ricordò
da sola avvicinandosi e dicendogli che potevano andare. Ma
mentre lui le circondava la vita con un braccio, una
vocetta nella testa gli urlò che nemmeno Rey era un
principe, ma un ladro. Una
volta giunti anche loro nella radura si presero
qualche secondo per ripetersi i punti principali del piano. “Allora,”
esordì Rey, “Partiremo a scaglioni ed
entreremo divisi nel castello; ricordatevi che noi non ci conosciamo,
comportatevi come perfetti sconosciuti, non fate niente che non sia
strettamente necessario.” Ricordò e tutti
annuirono concentrati. “Aspetteremo
quindi la mezzanotte per agire, quando
tutti saranno stanchi e ubriachi! Al primo rintocco del grande orologio
del
castello, ogni coppia si posizioni vicino a finestre, porte, vie
d’uscita,
balconi…tenete d’occhio l’area
circostante e cercate di non dare nell’occhio! A
questo punto Ed e Amane dovranno filarsela di nascosto e andare a
rubare la
mappa.” “Ancora
non ho capito perché devono andare loro due!”
si lamentò Tara che non vedeva l’ora di entrare in
azione, guadagnandosi un
occhiataccia da Amane. “Semplice”
intervenne Miel prima che partisse una rissa
tra le due che sembravano non andare d’accordo, “Il
potere magico di Edward è
il più adatto per questo genere di lavoro e la
capacità di creazione di Amane
potrebbe essere straordinariamente utile; inoltre… beh, la
marchesa di Melody è
famosa per le sue sbronze colossali, potrebbe servirvi come scusa per allontanarvi”
spiegò tralasciando che era
famosa anche per ehm… il rapporto appassionato con il
promesso, anche alle
feste e ogni volta che era ubriaca,: Amane l’avrebbe uccisa
se l’avesse
scoperto! “Anche
per l’uscita, mantenete la calma e comportatevi
normalmente. Il punto di ritrovo è qui, lo stesso che
abbiamo dati ai vostri
cuccioli, che intanto veglieranno ai vari crocicchi insieme a Charlotte
che non
arrivino visite inaspettate.” “Qualche
domanda?” chiese infine Rey. Tutti
scossero la testa. “Perfetto.
Si parte.” Annunciò Rey indossando la sua
maschera blu notte con decorazioni argentate che copriva fino agli
zigomi, come
quella di Miel che però era più femminile e
ricordava una farfalla. Jin
e Asuna la indossarono rossa con decorazioni nere,
Yelle e Ashuros rispettivamente bianca e nera ma della stessa forma con
le
decorazioni del colore opposto, Osgal e Eran grigia perla, Amlach e
Akiko
argentata, Gigi e Sei viola con decorazioni nere, Edward e Amane blu,
Tara e
Shoichi nera e Aria e Hiroshi salmone. Poi
a coppie salirono sui rispettivi cavalli e a
distanza l’uno dall’altro partirono con
l’adrenalina che iniziava a scorrere
come impazzita nelle vene. Già
da lontano si poteva vedere l’enorme castello in
pietra illuminato da centinaia di fiaccole, che maestoso si sbagliava a
ridosso
della montagna, affacciandosi sul lago blu che rifletteva la luce della
luna
pallida. Era
il momento. Con
sguardo fiero e il cuore che tremava, una a una le
coppie scesero dai cavalli e li diedero agli scudieri lì
fuori, poi si salutarono
tra loro con la tipica cortesia degli sconosciuti e infine
oltrepassarono il
grande portone di legno del castello per poi entrare nel Salone dei
Balli. Era
tutto così luminoso e caotico che al primo impatto
i ragazzi si sentirono confusi e persi: una folla di gente mascherata
ballava e
cantava, le signore facevano volteggiare le gonne dei loro abiti di
mille
colori, il profumo del cibo si mischiava ai mille altri degli ospiti,
le luci
dei grossi lampadari davano una luce irreale al momento. Era
il caos. Quelli
che più sembravano smarriti erano i Dragon
Slayer e fu una fortuna che avessero accanto i compagni a prendersi
cura di
loro. L’obbiettivo
sarebbe stato quello di stare il più
lontano possibile dalle persone, mantenendosi in disparte, ma le prime
note
dell’orchestra, mandarono in frantumi i loro piani: se non
volevano essere
scoperti dovevano assolutamente ballare. I
primi a scendere in pista furono Amlach e Akiko, che
fece gli occhi dolci al licantropo perché la portasse a
ballare. Amlach
era abituato, non era il primo ballo a cui
partecipava dati i suoi obblighi da generale, ma non aveva mai provato
un tale
piacere nel danzare con un ragazza come quello che stava
inconsapevolmente
provando: Akiko era tremendamente leggere e fragile fra le sue braccia,
tanto
che quando la faceva girare aveva il terrore che altri ballerini gliela
soffiassero senza che nemmeno se ne accorgesse, ma sembrava una piccola
fata
che volava sfiorando a malapena il terreno. La
ragazza dal canto suo si stava divertendo come mai e
non faceva altro che sorridere smagliante al suo accompagnatore e
ridere
insieme a lui. Fu
circa durante il terzo ballo, che lo sguardo di
Amlach sembrò oscurarsi. “Cosa
c’è?” chiese preoccupata Akiko
inclinando la
testa e scrutandolo con i suoi occhioni cioccolato. “Niente.”
Mormorò lui distogliendo lo sguardo e
facendole fare un elegante giravolta. “Bugiardo!”
ridacchio lei quando ritornò tra le braccia
del licantropo, sembrava una bambola rispetto a lui, “Allora?
Mi sto iniziando
a preoccupare.” Disse sorridendo, un sorriso che le si spense
quando vide lo
sguardo serio di Amlach. “Stavo
ripensando…” mormorò lui senza
distogliere i
suoi occhi di ghiaccio, “A quello che è successo
durante la
missione…sembravi…terrorizzata da me.”
Pronunciò infine pensando a come la
ragazza dopo averlo visto con la spada che aveva estratto dal corpo di
Jin,
l’avesse guardato come se avesse visto il proprio incubo e
fosse entrata in una
specie di stato di trance. Akiko
spalancò gli occhi sorpresa e poi li abbassò
colpevole. “Mi
dispiace…” rispose, “Ma non è
colpa tua…Sai che sto
cercando la pietra vero? Quello che non ho detto è che
l’hanno rubata quelli di
Black Star… il giorno dello sterminio del mio
villaggio.” Svelò rivolgendogli uno
sguardo triste. “Cosa
è successo?” chiese Amlach, completamente
assorbito da lei, senza accorgersi più di ciò che
li circondava. “I
miei genitori erano appena morti, uccisi davanti ai
miei occhi: l’attacco era stato troppo rapido
perché il villaggio potesse difendersi.
Si udivano solo urla, pianti, risate sadiche e il crepitare del fuoco
che
divorava ogni singola cosa. Mi avevano preso, stavano giocando con me,
insultandomi o torturando il corpo dei miei davanti ai miei stessi
occhi. Ma
una bambina che piange e basta non è divertente a
lungo…ben presto decisero di
porre fine alla mia vita e fecero per conficcarmi una spada dritta nel
cuore.
Chiusi gli occhi d’istinto, spaventata, ma quando gli riaprii
l’unica cosa che
vidi fu il sorriso di mia sorella e la spada che le spuntava dal petto.
Si era
sacrificata per me, si era frapposta fra me e il colpo. E sorrideva.
Sorrideva
come a dirmi che mi amava, che ne valeva la pena. Fu quello a
scatenarmi e
mentre l’uomo scaraventava il suo corpo lontano e ammirava il
sangue colare
sulla lama, il mio potere di sacerdotessa si sbloccò e io
spazzai via qualsiasi
cosa fosse rimasta al villaggio.” Terminò,
“Per questo le spade insanguinate mi
spaventano.” svelò con un sorriso triste. Amlach
era paralizzato: ne aveva viste di cose orribili,
di atti senza pietà e ne aveva commessi altrettanti, ma
pensare che una bambina
così fragile avesse dovuto affrontare queste cose lo rendeva
incapace di
qualsiasi pensiero razionale. Poi una rabbia inumana iniziò
a crescergli nel
petto e istintivamente strinse di più a sé la
ragazza, tremando dalla rabbia. L’avrebbero
pagata. L’avrebbero
pagata. Stava
per dirlo alla ragazza che il grande orologio
scandì il primo rintocco di mezzanotte e i ragazzi, dopo
un’occhiata complice,
si allontanarono verso la finestra col balcone orientale; il passato
lasciò
spazio al presente. Anche
Yelle si era subito lanciata in pista,
trascinando uno stranito Ashuros che non aveva avuto modo di rifiutarsi
con lei.
Nonostante stessero ballando, Yelle non la smetteva un secondo di
parlare, ma
la cosa più straordinaria è che ad Ashuros faceva
stranamente piacere, non solo
perché Yelle non lo obbligava a rispondere, non cercava
minimamente di
forzarlo, ma perché il modo così semplice e
ingenuo di quella ragazza di vedere
la realtà lo attraeva. Aveva vissuto in un mondo di sangue,
tradimento,
solitudine, pensava ormai non ci fosse altro e che il suo desiderio di
vivere
una vita normale fosse destinato a morire, eppure aveva incontrato
quella
ragazza che pur non avendo avuto un passato facile non faceva altro che
ridere
e parlare, di cercare di coinvolgerlo piano piano, di interessarsi a
lui. Era…
strano. Quella era l’unica parole che veniva in
mente al ragazzo mentre la faceva volteggiare. Strano. Ma piacevole; sì
sicuramente piacevole. Yelle
invece non riusciva a non sentirsi affascinata da
quel ragazzo: così diverso da lei! Eppure le sembrava
così tanto solo… Forse
era per questo che le piaceva così tanto vederlo sorridere:
era una specie di
momento magico e inaspettato, ma soprattutto raro, e lei era
orgogliosissima di
esser una delle poche a farlo addirittura ridere. Ormai
l’aveva presa come una missione,
non sapeva nemmeno lei bene perché, forse era solo il suo
cuore a imporglielo:
doveva fare felice Ashuros. Il
primo rintocco di mezzanotte fece tacere per la
prima volta Yelle che si separò da Ashuros cercando di
capire dove dovessero
andare; sopprimendo il fastidio che aveva provato nel vederla
allontanarsi così
in fretta, l’afferrò per un polso e la
trascinò verso la porta orientale prima
che venisse travolta dalla folla di ballerini. Al
contrario il primo ragazzo a prendere l’iniziativa
fu Jin. “Vuole
concedermi questo Ballo?” chiese con tono
scherzoso facendo un inchino ad Asuna, che si imporporò. “V-veramente
io…” iniziò lei, ma il ragazzo
l’afferrò
per una mano e la portò al centro del salone iniziando a
ballare con lei. Dopo
qualche minuto d’imbarazzo iniziale Asuna non
riuscì
a non trattenere un sorrisino divertito. “Ti
diverti?” le chiese sinceramente interessato Jin,
che esplose in un sorriso smagliante al vigoroso intuire della ragazza. “Milady
vuole concedermi questo ballo?” chiese un
pomposo ragazzino infilandosi improvvisamente tra i due e prostrandosi
con fare
untuoso. “No,
Milady non vuole. È mia per tutta la sera!”
ringhiò Jin spintonando via l’inopportuno
ammiratore di Asuna che rabbrividì di
terrore alla vista degli occhi assassini del ragazzo, che prese la sua
bella e
tornò a ballare. “Poverino,
era terrorizzato…” mormorò divertita
Asuna. “Se
lo meritava!” borbottò Jin, stringendola di
più a
sé e guardando ogni essere maschile, comprese piante e
oggetti inanimati,
presente in quella sala con crescente odio. La
ragazza arrossì ma non riuscì a trattenere una
risata, che d’istinto soffocò nella spalla di Jin. Continuarono
a danzare fino al rintocco della
mezzanotte, quando entrambi furono costretti a interrompersi per andare
posizionarsi a uno dei balconi meridionali. “Cosa
c’è?” chiese Jin preoccupato sentendo
tremare la
mano di Asuna intrecciata alla sua. “N-Niente…”
mormorò lei, “È che al contrario di
Amane
non sono riuscita a nascondere la mia spada sotto il vestito e
disarmata mi
sento a disagio. Lo so che anche tutti voi siete disarmati ma io non so
usare
la magia! Se dovesse accadere qualcosa…”
spiegò preoccupata. “Ti
proteggerà io!” intervenne Jin orgoglioso, ma la
ragazza gonfio le guance. “Non
sono una damigella in pericolo, sono un’aspirante
guardia! Voglio combattere anche io!” ribatte offesa. Il
ragazzo parve rifletterci un attimo, poi si
illuminò. “Trovato.
Se succede qualcosa io metto fuori
combattimento il primo idiota con la spada che passa e poi te la do. Va
bene?”
chiese. “Perfetto!”
ripose lei rassicurata seguendolo ancora
con la mano ancorata alla sua. Anche
Eran aveva seguito l’esempio di Jin e provato a
portare a ballare Osgal, che nonostante lo avesse lasciato fare
rimaneva rigida
tra le sue braccia. Dopo
il terzo ballo in completo silenzio, Eran sospirò
e guardò con un sorriso triste, che non contagiò
gli occhi, la vampira. “Mi
odi davvero così tanto? Solo perché
sono… quello
che sono?” mormorò cosciente chenonostante il caos
lei potesse sentirlo
benissimo. Quelle
parole, o forse ancor di più il dispiacere nei
suoi occhi, spiazzò Osgal. “Io..”
mormorò prima di bloccarsi. Io cosa?! Per anni
aveva detto ad Aria di odiarlo, attribuendo ciò alla sua
natura, al fatto che
fosse una “cosa illegale”, ma era solo una
menzogna. Una menzogna che si
raccontava ogni giorno quando se lo trovava davanti. Perché
la verità è che non
riusciva ad accettare che ciò che la legge stabilita dal
consiglio dei vampiri
più anziani aveva deciso rispetto a quelli come lui,
definiti aborti, potesse
sbagliare, non riusciva ad accettare che in realtà si era
affezionato a lui,
che lo trovava… simpatico. Ma cosa poteva dirgli se la
guardava così? Di sì?
Anche dopo aver iniziato questo viaggio? Dopotutto che male
c’era nell’essere
figlio di un amore così forte da sorpassare qualsiasi
barriera? “…No.”
Pronunciò infine con a bassissima voce, tanto
che Eran temette d’aver capito male, “Non ti odio
per questo. Non ti odio in
generale.” Svelò mentre per la prima volta da
tempo immemore sentiva le guance
imporporarsi leggermente, mentre guardava interessata i piedi del suo
partner. “Davvero?!”
chiese sbalordito Erano. “Se
ho detto no, è no!” sbottò lei irritata
da tutta
quella sorpresa fulminandolo, ma il ragazzo scoppiò a ridere. “Scusa,
ma pensavo davvero che mi volessi uccidere.
Basta, ora sono contento.” Disse orgoglioso approfittando
dell’improvvisa apertura
che aveva scorto nella ragazza, del suo improvviso rilassamento, per
farla
girare e stringerla più a sé. “Non
ti montare la testa, ho detto che non ti odio, non
che mi piaci.” Specificò lei, cercando di
recuperare la sua freddezza, mentre
il ragazzo continuava a ridacchiare. “Va
ben, va bene. Sarà meglio andare ora, l’orologio
sta suonando.” L’avvisò il ragazzo e
appena lei annuì, si mosse diretto al
balcone orientale. Hiroshi
aveva avuto davvero dei problemi a contenersi
tra tutte quelle donne, ma le gomitate che ogni tanto Aria gli tirava
bastarono
a calmare i suoi bollenti spiriti e a portarlo a ballare. La
ragazza era davvero incuriosita da quel ragazzo che
assomigliava in maniera terribile ad un bambino, così
curioso, che faceva
domande su tutto, innocente ed ingenuo, quasi senza accorgersi di
quello che
diceva. Ad
Aria ispirava quasi un istinto di protezione, di
dolcezza. Un
po’ meno quando cercava di mettere le mani addosso
ad una altra donna “Per scoprire se i libri di Wong avevano
ragione!”, ma alla
fine erano riusciti ad arrivare entrambi al primo rintocco di
mezzanotte e a
posizionarsi al balcone settentrionale. Qualche
problema lo avevano invece avuto Shi e Gigi;
per l’esattezza il problema principale era stato quello di
riuscire a non
massacrare il compagno mentre ballavano. Se Shi faceva apposta a far
girare
così forte Gigi, a ghignare ogni qualvolta la ragazza
inciampava o a
stuzzicarla sulla sua altezza, cosciente del fatto che non poteva
picchiarlo
davanti a tutti, Gigi gli aveva pestato i piedi così forte
da farlo ululare,
gli aveva stretto così forte la mano da farla scricchiolare
e aveva tirato
delle ginocchiate poderose e aggraziate alle sue parti intime da fargli
venire
gli occhi lucidi. Ah,
l’amore. Fu
provvidenziale l’intervento di un vecchio trombone
che chiese di ballare con Gigi, presentandosi con un nome pomposo e
lunghissimo
indice di appartenenza ad una delle classi più alte e del
fatto che non avrebbe
accettato un no dalla ragazza. Gigi
stava già cadendo nel panico cercando un scusa
valida per rifiutare, quando Shi le pose una mano sulla testa. “Mi
spiace signore, ma non posso permetterle di ballare
con lei;” disse cortesemente assumendo un espressioni di
scuse, “vede,“
aggiunse poi a bassa voce, fingendo di non doversi far sentire da Gigi,
“a
causa di uno spiacevole incidente ha dei problemi di autocontrollo e
scatti di
violenza, guardi solo come ha ridotto la mia mano! Sono
l’unico al momento che
possa trattenere la furia di questa povera fanciulla.”
Spiegò con tono da
martire mentre Gigi, per sostenere la sua tesi gli tirava un calcio
negli
stinchi. “Buona
fortuna.” Mormorò allora il trombone prima di
scappare via spaventato. Appena
fu a distanza i due scoppiarono a ridere di
gusto, tanto che per non attirare l’attenzione Gigi dovette
appoggiare la
fronte alla spalla del ragazzo mentre Shi immergeva il volto nei
boccoli
biondi. “Hai
visto la sua faccia?!” chiese Gigi singhiozzando,
“Era in preda al panico!” “E
come non esserlo, mi hai praticamente rotto una gamba
sorridendo come una pazza psicopatica!” aggiunse lui con le
lacrime agli occhi. “Però
devo ringraziarti, sarei morta piuttosto che
ballare con quel vecchio maniaco!” disse lei schifata, prima
di rivolgergli un
sorriso grato. “Di
niente.” Rispose lui sorridendo. Sorridendo.
Non ghignando. “HAI
SORRISO!” urlò Gigi prima che lui le tappasse la
bocca con una mano, “Hai sorriso!” ripete
abbassando la voce, ma Shi ghignò. “Sono
sicuro che ti stai sbagliando. Devi aver visto
male.” Si difese prima che il rintocco della mezzanotte
impedisse Gigi di
continuare. Shoichi
invece aveva dovuto portare al centro della
pista Tara praticamente con la forza, e la ragazza non faceva altro che
guardarlo male e ringhiargli contro ogni due per tre di tenere le mani
a posto.
A buon ragione ovviamente. “Si
può sapere perché non riesci a rilassarti un
attimo?!” le chiese infine esasperato Shoichi stringendosela
contro con la
forza. “Perché
non mi fido di te! Razza di maniaco!” ribatté
lei arrossendo. “Ma
non ti fidi di nessuno.” Le fece notare lui
perforandola con i suoi occhi color del mare. Lei
rimase spiazzata e distolse lo sguardo. “O
sbaglio?” insistette lui. Lei
rimase in silenzio e Shoichi le prese il mento con
la mano, così da obbligarla a guardarlo. “Lasciami
stare!” ringhiò lei cercando di ritrarsi, ma
Shoichi non la lasciò. “Mi
dispiace ma non posso lasciarti in pace, ho una
promessa da mantenere.” Le disse dolcemente prima che le
lanciette segnassero
l’inizio del nuovo giorno e loro fossero costretti a lasciare
il discorso in
sospeso e scivolare verso uno dei balconi orientali. Miel
aveva guardato le coppie disperdersi e il panico
l’aveva presa: non era abituata. Da tempo non camminava tra
la gente, la
confusione la spaventava, il non aver tutto sotto controllo la faceva
sentire
insicura. D’istinto si aggrappò alla manica della
camicia di Rey, che la guardò
intenerito. “Andiamo
a ballare?” le chiese gentile prendendola per
mano. “Non
sono capace!” svelò lei terrorizzata, ma il biondo
scoppiò a ridere. “Tutte
le principesse sanno ballare.” Ribatte sicuro,
ma la ragazza abbassò lo sguardo e sorrise malinconica. “È
passato troppo tempo ed ero troppo piccola…” stava
già dicendo, ma il ragazzo la condusse gentilmente in pista. “Fidati.”
Le disse con uno sguardo di cui Miel non
avrebbe mai potuto dubitare. “Ecco,
brava…metti questa mano sulla mia
spalla…” le
disse mentre metteva una mano dietro la sua schiena e intrecciava le
dita
dell’altra a quella della ragazza, “E ora
seguimi.” E
iniziarono a ballare. Aveva
dimenticato quanto le piacesse ballare, era un
vita che non danzava. Un
sorriso illuminò il suo volto e Rey rimase incantato
a guardarla per qualche secondo, poi si riprese. “Ti
stai divertendo?” le chiese. “Sì…”
mormorò imbarazzata dopo che lui l’ebbe fatta
girare. “Visto
che ti ricordavi?!” le rifaccio contento mentre
lei alzava gli occhi al cielo. “Va
bene, va bene...avevi ragione! Contento?!” “Molto!”
rispose lui facendola ridacchiare. “E
tu?” chiese poi lei all’improvviso perdendo il
sorriso e scrutandolo indagatrice, “Balli bene. Troppo bene
per un semplice
ladro.” Spiegò e improvvisamente il mondo intorno
a loro scomparve. C’erano
solo loro due. “Un
ladro non può saper ballare?!” chiese Rey senza
perdere il suo sorriso, ma Miel percepì che si era
irrigidito e negli occhi
c’era una strana diffidenza. “Non
così.” Rispose lei sempre più certa di
ciò che
diceva, “Tu sai tutto di me, ma io cosa so di te? Mi chiedi
di fidarmi di te,
ma perché tu non lo fai con me?” chiese sentendo
il cuore stringerglisi mentre
realizzava la verità. “E
se non avessi niente da nascondere?” tentò ancora
di
raggirarla. “Bugiardo!”
lo accusò di cercando di allontanarsi, ma
il ragazzo la strinse a s’è. “E
se ti dicessi che non è semplicemente il momento? Ti
fideresti?” le chiese serio. Avrebbe
voluto rispondere di no, ma una strana
tristezza e rassegnazione che vide nel profondo dei suoi occhi grigi e
quel
sorriso malinconico di chi si aspetta un no, la bloccarono. “Me
lo dirai?” rispose invece appoggiandosi sfinita
alla sua spalla. Sorprendendolo. “Sì,
te lo prometto.” Sussurrò al suo orecchio,
“Ma
solo quando sarà tutto finito.” Aggiunse poi
mentre batteva il primo rintocco
di mezzanotte così che Miel non sentì. Quando
Amane aveva visto tutti compagni scendere in
pista a ballare aveva avuto il terrore che Ed facesse la stessa cosa e
l’aveva
guardato di sottecchi, ma il ragazzo era impassibile come al solito. Ad
un certo di punto Ed richiamò la sua attenzione. “Io
esco sul balcone. Odio ballare.” Le disse prima di
voltarsi e uscire sul balcone deserto lì vicino. Amane
rimase un attimo lì imparata, scervellandosi sul
significato nascosto di quelle parole: voleva che andasse con lui o che
rimanesse lì? Cosa doveva fare?! Stava
già per cadere nel panico, quando la vecchia sé
le diede un calcio mentale: ma cosa stava facendo?! Lei non voleva
essere di
certo abbordata da uno di quei damerini mentre indossava un tale
vestito,
quindi sarebbe uscita! E se a Ed non stava bene, affari suoi! Anzi,
meglio! Lei
faceva quel che voleva. A
passo di marcia seguì il ragazzo. Quando
Ed sentì dei tacchi risuonare sulla pietra alle
sue spalle sorrise, ma fu veloce a nasconderlo. “Anche
io odio ballare.” Esordì Amane appoggiandosi
alla ringhiera del balcone a fianco dell’assassino. Rimasero
a osservare la luna sottile per alcuni minuti
in completo silenzio. Fu
Amane la prima a parlare. “Come
si chiamava?” chiese all’improvvisa continuando a
guardare la signora della notte. “Amamya.”
Rispose lui secco mentre i suoi occhi si
velavano di tristezza. “E
le volevi molto bene.” Era un affermazione, non una
domanda, quindi Ed stette in silenzio. “Dev’essere
bello sapere che da qualche parte c’è
ancora qualcuno che ti ama come solo una famiglia può
amarti.” Sospirò lei
improvvisamente sorridendo mesta alla luna. Il
ragazzo si girò e guardarle e i suoi occhi
chiedevano esplicitamente una spiegazione. “Black
Star ha sterminato la mia famiglia, i miei
amici, il mio villaggio…tutto ciò che avevo di
più caro; ma cosa peggiore, io
mi sono alleata con loro. Ho seguito i loro ordini. Mi sono lasciata
addestrare
da loro. Ho vissuto con loro. Ho tradito la mia famiglia.”
Ringhiò stringendo
le nocche a pugno, “Ma mi sono vendicata. Li ho uccisi tutti.
O almeno credevo.
E sai una cosa?!” chiese sorridendo amara, “Non
provo un briciolo di sollievo,
di soddisfazione. Niente. Anzi, mi sento più sola che
prima.” Svelò prima di
abbassare gli occhi. Edward
non disse ancora niente e Amane lo ringraziò
mentalmente di questo. Perché non c’erano parole
che potessero aiutarla. Sono i
gesti che cambiano una persona, dopotutto. Il
rintocco di mezzanotte li riscosse ed entrambi
uscirono dai loro ricordi, pronti alla nuova missione. “Cosa
facciamo?” chiese Amane mentre l’adrenalina le
scorreva in corpo al posto del sangue. “Fingiti
ubriaca.” Le rispose lui tranquillo. “Cosa?!”
ribatte lei orripilata. “O
ti fingi ubriaca o devo farti ubriacare davvero.” La
minacciò lui serio, “Non è che non sei
capace di recitare?” suppose poi ferendo
l’orgoglio della rosata, che di slanciò lo
afferrò per il colletto e soffio:
“Stai a vedere!” Soddisfatto
Edward prese in braccio la ragazza che
cominciò a ridacchiare come un oca, stringendo le braccia al
collo di Edward. Nessuno
prestò loro attenzione, nemmeno quando si
inoltrarono nell’ala del castello che in teoria avrebbe
dovuto essere privata e
in partica era adibita alle coppiette ubriache. Due
guardie si avvicinarono loro per chiedere cosa
stessero facendo. “Non
mi sembra difficile da indovinare.” Rispose
ironico e malizioso Ed, mentre Amane stampava un bacio sul collo di Ed
e faceva
l’occhiolino alle guardie, che scoppiarono a ridere e
lasciarono passare i
ragazzi che si rinchiusero in una camera. All’istante
Amane si allontanò dall’assassino che si
concesse un ghigno. “Niente
male!” commentò facendola diventare bordeaux. “Che
orrore! Non mi sono mai sentita tanto stupida in
vita mia!” ribatté lei schifata sfregandosi le
labbra e notando leggermente
delusa che Ed era ancora impassibile. “Passeremo
da fuori. Stai indietro che fondo le grate.”
Le disse prima di voltarsi e andare alla finestra; e se Amane lo avesse
visto
in volto avrebbe notato che le sue guance erano in fiamme. Dopo
dieci minuti erano entrambi in equilibrio su un
cornicione del castello, le mani aggrappate ai pugnali che Amane aveva
creato con
la cetra che si era legata ad una coscia sotto il vestito. “Ma
chi me l’ha fatto fare!” mugugnò
terrorizzata
guardando i sette metri di dislivello che li separavano dal giardino. “Concentrati:
siamo arrivati.” La rimproverò Ed
fondendo le grate e la finestra della stanza con la mappa. Entrati
si stupirono di come il loro obbiettivo fosse
al centro della stanza, perfettamente visibile, ma velocemente fusero
la teca e
si apprestarono a tornare. Mentre
erano di nuovo sul cornicione, Edward notò delle
strane fiaccole in lontananza. Un
brutto presentimento gli attanagliò lo stomaco. “Sbrigati
Amane!” la incitò, accelerando. In
una decina di minuti riuscirono a ritornare al
salone e appena i compagnia videro la faccia allarmata di Ed cercarono
di
dirigersi verso l’uscita il più veloce e
silenziosamente possibile. Perché
un assassino non si scompone mai per niente. “Edward
cosa sta succedendo?” gli sussurrò preoccupato
Rey trascinandosi dietro Miel. Ma
proprio mentre tutte le coppie si riunivano e
oltrepassavano il cancello del castello il verso d’allarme di
un falco risuonò
nella notte. “Garret!”
urlò Miel mentre il falco nero si posava sul
suo polso. “Non
è possibile…” mormorò
ascoltando i pensieri del
suo messaggero preferito e proprio mentre pronunciava queste parole,
davanti a
lei si accesero una miriade di torce. L’esercito
era lì. Per
loro. Per
un secondo i ragazzi caddero nel panico, ma Rey fu
il primo a riprendersi. “Cosa
state facendo ragazzi?! Siamo maghi e loro
semplici soldati!” urlò mentre il suo bracciale in
argento diventava un enorme
spadone a due mani. “Era
da un po’ che non combattevamo seriamente
effettivamente.” Osservò Amlach sorridendo sadico
mentre l’oscurità si
avvolgeva attorno ai suoi pugni. “Vediamo
chi di noi ne abbatté di più!” porrose
eccitato Shi creando un alabarda di fuoco. “Vuoi
essere umiliato?!” ribatte Gigi spiegando le ali. “Finalmente
un po’ di sano combattimento. Tranquilla
Asuna, ci metterò un attimo!” rise Jin mentre
delle piccole scariche
schioccavano intorno al suo corpo. “Non
abbiamo scelta.” Osservò Osgal snudando i canini. Eran
si guardava intorno preoccupato: cosa poteva
fare?! Era disarmato e non aveva poteri magici ma… “Eran
trasformati!” gli urlò Aria scoprendo anche lei i
canini e rimpiangendo la sua amata balestra. “No!”
urlò Eran terrorizzato. “Aria
ha ragione: trasformati!” gli ordinò Osgal. “Non
posso!” urlò addolorato Eran, “Se lo
faccio
scopriranno che…” mormorò a bassa voce. “…che
sei un incrocio tra un licantropo e un vampiro?!
Mi dispiace ma l’abbiamo capito tutti.” Lo
interruppe sprezzante Ashuros
estraendo il suo pugnale. “Cosa?!”
boccheggiò il ragazzo incredulo. “Beh
non era molto difficile da capire…”
spiegò Miel,
“Ogni volta che sento il tuo odore immagino Ashuros e Amlach
che si
abbracciano…” “Che
schifo!” brontolò il vampiro. “E
poi i tuoi occhi sono un chiaro segno…”
osservò
Amane mentre Yelle, che era già in volo annuiva. “Io
non c’ero arrivato…” ammise ridendo
Hiroshi mentre
il cielo si rannuvolava. Eran
scosse la testa chiedendosi con che gruppo di
pazzi si fosse imbarcato e poi sorrise con il fuoco negli occhi. “L’avete
voluto voi…” mormorò, prima di
accucciarsi. Il
suo corpo iniziò a cambiare, le ossa del viso ad allungarsi,
il pelo a
crescere, la pupilla ad ingrandirsi e in un battito di ciglia al posto
di Eran c’era
un gigantesco lupo con il pelo al garrese cioccolato. “Che
carinoooo!” mugolò Akiko con grande
disapprovazione di Amlach. “Concentrati!”
la rimproverò ma Akiko inciampò e cadde
faccia a terra. Esasperato
il licantropo andò a rimetterla in piedi. “Questo
vestito mi intralcia!” si lamentò, presentando
a tutte le altre un grosso problema; ma la soluzione vincente fu ancora
una
volta di Amlach che si inginocchio davanti a lei e, afferrati i lembi
del
vestito creò due enormi spacchi ai fianchi che di poco non
raggiungevano
l’intimo per poi con un pugnale d’ombra accorciarlo
fino a metà coscia. “Grazie
Amlach!” lo ringraziò la ragazza accarezzando
la testa del ragazzo, troppo occupato a preoccuparsi per la sua sorte
alla
vista di Giada, che lo fulminava dicendo che se la sarebbero vista
dopo, per
accorgersene. MA
dopo alcuni attimi d’imbarazzo tutte le ragazze,
minacciando i ragazzi di morte atroce, strapparono i loro vestiti come
Akiko;
Yelle però non riusciva a strappare la fodera in seta,
famosa per la sua
proprietà d’essere intaccabile, e quindi
intervenne Ashuros che pianto i canini
nel vestito e li usò per provocare gli spacchi e per
accorciarlo. Avrebbe
voluto seppellirsi quando Amane gli sibilò:
“Maniaco!” L’esercito
davanti a loro era scioccato e spaventato.
Chi erano questi ragazzi che non si erano nemmeno scomposti alla loro
vista e
stavano scherzando tra loro tranquillamente, ignorandoli?! Ma cosa
ancora più
preoccupante: erano maghi?! Vampiri?! Licantropi?! Il
panico serpeggiò tra le fila e il comandante irritato
da quella codardia diede il segnale di carica, partendo lui stesso per
primo in
sella al suo cavallo bianco come la neve e sfoderando un gigantesca
spada a due
mani. E
l’esercito scattò. Il
primo a muoversi fu Rey, che si teletrasporto
accanto al generale e con la sua spada lo disarcionò. “Mi
dispiace ma credo che non catturerete nessuno
oggi.” Lo stuzzicò cercando di staccargli la testa
con un colpo al collo, ma
l’uomo riuscì incredibilmente a parare. “Con
chi credi di avere a che fare ragazzino? Non crederai
di potermi battere solo perché sei un mago?! Ma non
preoccuparti: chi ha detto
che dobbiamo catturarvi vivi?” urlò prima di
esplodere in una grassa risata. Rey
perse il suo ghignò e punto la spada davanti a lui. “Mi
faccia vedere allora.” Lo sfidò prima di
teletrasportarsi nuovamente dietro l’avversario. “Con
piacere.” Rispose l’uomo parando e cercando di
perforargli la pancia. Miel
guardò senza volerlo Rey e gli corse dietro, ma a
metà si trovò circondata da un manipolo di
guardie. “Arrenditi
ragazzina!” le urlarono puntandogli le lance
alla gola, ma guardando il corpo scoperto di lei. Miel
scoppiò a ridere. “Non
sapete cosa state dicendo!” li avvertì inclinando
la testa, gli occhi blu che rilucevano alla luce delle torce dietro la
maschera. Poi
sprofondò nell’ombra. “Non
vi ha insegnato nessuno come ci si comporta con
una donna?!” sibilò all’orecchio di una
guardia riemergendo alle sue spalle e
soffocandola con un una frusta d’ombra, per poi calciare via
il corpo e facendo
segno con un dito alle altre di andarle incontro. “Fatemi
vedere cosa sapete fare.” Ghignò. Amlach
si lanciò con una foga assassina nel
combattimento, non risparmiando nessuno; i suoi artigli
d’ombra affondavano
nelle gole delle guardie senza che i suoi occhi mostrassero la minima
pietà, le
ombre smembravano i suoi avversari senza che nemmeno lui se ne
accorgesse, la
morte lo seguiva come un ombra mentre un sorriso sadico fioriva sul suo
volto. Solo
una cosa lo tratteneva dal trasformarsi in
licantropo e lasciarsi prendere completamente dalla furia: Akiko. La
ragazza si
era trasformata parzialmente in Gatta mannara e combatteva in maniera
straordinaria, le guardie cadevano sotto i suoi artigli ed era talmente
rapida
che le spade non la sfioravano nemmeno. Gli unici problemi erano che,
innanzitutto non colpiva abbastanza forte le guardie da ucciderle e
quindi
Amlach doveva fare tutto il lavoro sporco per lei, e in secondo luogo
inciampava anche senza vestito e il ragazzo doveva proteggerla
all’ultimo. Se
si fosse trasformato, l’avrebbe persa di vista e chi poteva
anche solo
immaginare che fine avrebbe fatto quella stordita! Invece
la gara tra Shi e Gigi procedeva benissimo: il
ragazzo falcidiava con le sue armi infuocate qualsiasi cosa che
respirasse
vicino a lui, ghignando a tutto spiano e contando ad alta voce e
così irritando
la Dragon Slayer, che inseguiva in volo le guardie per poi abbatterle
con
enormi massi che alzava e scagliava grazie alle radici che spuntavano
dal
terreno. Il culmine lo raggiunse quando sradicò
letteralmente una zolla di
terra così grande che abbatté in un colpo solo
una trentina d uomini; Shi
invece manipolò tutte le fiamme delle torce, che attaccarono
le persone che le
tenevano, dando loro fuoco e divorando le loro carni. Due
demoni usciti dall’inferno, pronti a cogliere le
anime di coloro che li ostacolavano. Hiroshi
scatenava insieme a Jin tempeste di fulmini
tutt’intorno a loro, pari a dei abbattevano i nemici avvolti
da folgori che
brillavano a contrasto con le nubi nere del cielo. Jin inoltre non
disdegnava
il combattimento a mani nude e caricava i nemici che alla sua vista
indietreggiavano terrorizzati; nello stesso tempo teneva sotto stretto
controllo Asuna che con la spada che gli aveva procurato abbatteva
elegantemente tutte le guardie che le si facevano incontro pensando
fosse
l’anello debole del gruppo. Quale errore. La ragazza,
migliorata anche grazie
al Dragon Slayer del fulmine, precisa e micidiale colpiva di piatto nei
punti
scoperti i nemici facendoli svenire o tagliava loro i legamenti delle
articolazioni
rendendoli così incapaci di reggersi in piedi o di tenere un
arma. I
figli della notte potevano invece cenare saziandosi
del sangue delle guardie, che ormai in preda al panico cercavano invano
salvezza. Veloci
come ombre si spostavano tra i nemici e alle
spalle affondavano loro i canini nel collo, come se fosse burro. Il
sangue colava sui loro colli alabastrini e gli occhi
rossi brillavano come braci ardenti, svelando la loro natura di demoni.
E
se Aria e Osgal riuscivano a non uccidere le vittime,
che comunque cadevano al suolo prosciugate, Ashuros non si faceva
scrupoli. Più
sangue beveva in quel momento, meno sete avrebbe avuto poi e
più facile sarebbe
stato trattenersi con i compagni feriti: non voleva assolutamente che
finisse
come con Jin. Le
ragazze sembravano agli occhi degli uomini angeli
della morte, giunte solla terra per punire i loro peccati. Un solo loro
sguardo
aveva il potere di paralizzarli sul posto. Un solo sguardo li faceva
desiderare
di morire per mano loro. Un solo sguardo e gli uomini perdevano la loro
anima. Poco
lontano due lupi compivano una strage di nemici;
Tara, una grande lupa bianca con sfumature grigio-azzurrine sul muso e
sulla
coda e con la grossa pietra ambra incastonata sulla fronte, squarciava
le gole
balzando sui nemici mentre le loro spade si scontravano contro lo scudo
proiettato dalla pietra, ed Eran abbatteva i nemici e piantava nel loro
petto i
suo artigli che rilucevano letali alla luce della luna. Shoichi
le scoccava di tanto intanto delle occhiate
ammirate, mentre la terra tremava sotto i suoi piedi; dalle spaccature
che
creava fuoriusciva lava incandescente che eseguiva ogni singolo ordine
del
Principe dei demoni, diventando arma, scagliandosi e avviluppando tra
le sue
spire la vittima, nutrendosi della sua carne. Un sorriso amaro sul suo
volto
mentre le guardie tentavano inutilmente di raggiungerlo, già
con la morte negli
occhi. Amane
e Yelle lottavano come sempre schiena contro
schiena, proteggendosi l’un l’altra.
L’elfa scatenava la potenza dei venti
creando tornadi e piccole tempeste, sferzando i nemici e impedendo loro
di
avvicinarsi; Amane con la sua spada abbatteva senza pietà
chi sopravviveva alla
furia dell’amica, la sua lama che tracciava ampi cerchi,
lunghi tagli nella
carne di quegli uomini, che trapassava senza difficoltà le
armature, che
rompeva le spade e lance nemiche. La
sua unica distrazione: Edward Yoshina. L’Assassino. Fermo
tra decine e decine di corpi corrosi, arti e membra
sparse e irriconoscibili, mentre gemiti di dolore, urla strazianti,
vane
preghiere per mettere fine alle loro sofferenze si alzavano
nell’aria della
notte intorno a lui che osservava gelido l’uomo sdraiato ai
suoi piedi, con le
gambe spezzate e le ossa bianche che uscivano dal ginocchio insieme a
fiori di
sangue, che piangeva e supplicava il perdono. Senza incertezza negli
occhi.
Senza pietà. Senza anima. Un
assassino è solo un assassino. “Dimmi,”
lo incitò gelido lasciando colare delle gocce
d’acido sui polsi dell’uomo che iniziò
ad urlare, “Chi vi ha mandato?” chiese
impedendo con un piede che l’uomo provasse a girarsi sulla
pancia e a
strisciare via. “N-NOOOO….”
Urlò la guardia impazzita. “Ho
chiesto chi vi ha mandati.” Ripetè lasciandone
colare una maggior quantità. “I-il
re…IL RE!” urlò contorcendosi come un
verme. “Come
ci avete trovati?” chiese ancora mentre adesso
l’acido
lo lasciava colare all’altezza dell’ombelico
dell’uomo. “N-non…non
lo so!” urlò sputando sangue. “Come.
Ci. Avete. Trovati!” sibilò Edward premendo
l’intera mano sulla pancia dell’uomo che esplose in
un grido disumano. “U-un
mago…d-dicono che il r-re… sia un
mago!” rivelò
con gli occhi insanguinati e la schiuma bianca alla bocca. Edward
parve rifletterci in silenzio. Poi
si alzò. “Un
traditore come te non merita una morte indolore.”
Sentenziò prima di coagulare nella mano e poi lasciar cadere
all’altezza del
cuore un goccia di acido rosso. Acqua Regia. L’acido peggiore
in assoluto: ci
avrebbe impiegato due ore di atroce sofferenza per raggiungere il cuore
e a
quel punto lo avrebbe ucciso. Non c’era
possibilità di fermarlo né di morire
prima o alleviare la pena. La
fine della battaglia la decretarono l’arrivo dei
famigli, in particolare Mizumi e il lupo, che misero in fuga le ultime
guardie. Rey
dopo uno strenuo combattimento in cui aveva deciso
di rinunciare alla magia, infilzò il cuore del comandante
che cadde in
ginocchio. “Solo
lui combatteva così…”
mormorò guardando il
ragazzo che estraeva la spada, ”Ma
sappi che non hai speranze Rey…non contro di
lui…”
gli rinfacciò beffardo prima di cadere faccia a terra, nella
polvere e nel
sangue. “Staremo
a vedere.” Rispose lui pulendo la spada nel
mantello e ritrasformandola nel bracciale; poi sorrise e raggiuse gli
altri. “Tutto
bene, principessa?” chiese alla bionda scompigliandole
i capelli. “Sì,
era da un po’ che non combattevo sul serio!” disse
con un sorriso ma notando con disappunto che mentre lei era ferita, Rey
era
perfettamente immacolato. “Se
ti vestirai tutte le volte così, prometto di
portarti più nemici!” ribatté lui
malizioso scrutando lentamente le gambe nude
di lei. “MANIACO!”
urlò prima di tirargli un pugno in testa da
farlo stramazzare e allontanarsi impettita da lui. Gigi
e Shi erano un davanti all’altro, tesi e seri come
non mai. “Al
tre.” Propose lei. “Al
tre.” Acconsentì lui. “Uno” “Due.” “CINQUANTASEI!”
urlò Gigi. “CINQUANTASETTE”
urlò in contemporanea Shi. Per
un attimo ci fu silenzio, poi Gigi cadde a terra
distrutta. “H-ho
preso…” mormorò affranta mentre
l’elfo scoppiava
a ridere. “HO
vinto! Ho vinto!” iniziò a canticchiare saltandole
intorno. “Povero
Shi…” commentò Akiko attirando lo
sguardo
perplesso di Amlach. “Gigi
odia perdere.” Svelò facendo scoppiare a ridere
il licantropo, nel momento esatto in cui Gigi si alzava avvolta da un
aura nera
e si lanciava all’inseguimento di un terrorizzato, o almeno
così sembrava, Shi. Intanto
Yelle aveva raggiuto il suo vampiro preferito. “Tieni.”
Disse gentile porgendogli un fazzolettino
bianco, che doveva essere un rimasuglio del suo vestito. Il ragazzo la
guardò
perplesso e allora l’elfa rise e si sporse verso il suo
volto, iniziando a
pulirlo con delicatezza. “Eri
sporco di sangue.” Spiegò sotto lo sguardo
scioccato di Ashuros, che per reazione istintiva arrossì.
Per la prima volta
arrossì. Per
poco Charlotte non svenne. Osgal
guardò insieme ad Aria, in un brodo di giuggiole,
la scena scuotendo la testa, ma Eran la guardò di sbieco. “È
una bella cosa che vadano d’accordo, Osgal!” la
rimproverò, ma lei stette in silenzio e Aria
annuì canticchiando avvolta da
cuori e cherubini. Jin
e Asuna intanto si complimentavano a vicenda, e la
ragazza in particolare lo ringraziava e gli chiedeva altri aiuti per
migliorare. L’unico
che non partecipava a quel momento di riunione
era Edward che guardava l’uomo che aveva avvelenato
contorcersi da lontano,
impassabile. “Non
ce n’era bisogno.” Gli disse Amane affiancandolo. Edward
non disse niente. La
ragazza sospirò delusa e quando capì che non
avrebbe
nulla raggiuse la vittima di Edward, estrasse la spada e le
tagliò la testa. Poi
tornò da lui, che la guardava muto. “Solo
perché ti danno dell’assassino, non che devi
comportarti così” gli disse e per la prima volta
negli occhi di Ed si accese
della sorpresa. Approfittandone
Amane lo afferrò per un polso. “Andiamo,
ci aspettano.” Gli disse trascinandolo dietro
di sé verso gli altri che li chiamavano. Allora!?
Ancora vivi?! Spero di sì, perché ho bisogno di
aiuti per imparare a descrivere
bene i combattimenti di massa: il mio punto debole! Quindi
giù coi consigli! Non preoccupatevi se non ho dato lo stesso
spazio a tutti, è perchè per altri ho i mente
altri momenti!!
Visto che i vestiti erano troppo complicati da descrivere, eccoli qua
quelli che sono riuscita a mettere: Amane: Ashuros:https://www.google.it/search?hl=en&site=imghp&tbm=isch&source=hp&biw=1280&bih=637&q=ezio+auditore&oq=ezio+audito&gs_l=img.3.0.0l10.1273.3338.0.5380.11.7.0.4.4.0.81.480.7.7.0....0...1ac.1.26.img..0.11.518.li6I-GCmsFo#facrc=_&imgdii=_&imgrc=LavF7cg4y6vq1M%3A%3B4KKX04Hqwpw1BM%3Bhttp%253A%252F%252F2.bp.blogspot.com%252F-nLgseoX80p4%252FUZwYPKBusPI%252FAAAAAAADsGk%252Fs9ugohv5CjI%252Fs400%252FEzio-Auditore-Desmond-assassin-creed-rock-the-sims-b.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fmysims3blog.blogspot.com%252F2013%252F05%252Fassassims-creed-ezio-auditore-desmond.html%3B1200%3B900
più il mantello di licantropo XD Amlach: Shoichi: