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Autore: Andy Black    10/11/2013    6 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Paura


Il Monte Corona si ergeva padrone su tutta la regione di Sinnoh. L’elicottero dell’Omega Group era colmo di persone.
Rachel si affacciò al finestrino del veicolo aereo e si guardò intorno.
Sembrava strano come Sinnoh non paresse interessata a tutte le peripezie distruttive che il mondo intero stava passando.
“Bluruvia è andata totalmente distrutta” ripeteva incredula Linda.
Per quanto quei ragazzi potessero essere preparati ed abili, quelle cose li avvilivano. Si rendevano conto di essere delle piccole noccioline nel paniere di qualcun altro.
Qualcuno di troppo potente.
Non avevano idea di come avrebbero potuto colloquiare con Arceus. Non avevano idea di nulla.
Pratopoli era ricoperta da densi banchi di nubi.
Li stava per cominciare a piovere. Alle paludi di quel posto avrebbe giovato sicuramente.
“Rachel...” la chiamò Ryan. Quella girò lentamente la testa dal finestrino e lo guardò, scuotendo leggermente la testa come per chiedergli cosa volesse.
“Come stai?”
“Io bene. Tu?”
Ryan annuì leggermente. “Sto bene anche io. Un po’ nervoso”
“Come mai?”
“Stiamo per incontrare due Pokémon estremamente pericolosi”
“Mi sei sempre sembrato così sicuro di te...vederti tentennare è strano”
“Già. Hai sentito Zack di recente?”
“No...a dire il vero no”
“Come comunicate di solito?”
“Con la voce. Non siamo praticamente mai stati distanti...tranne quando sono fuggita”
“Ho capito. Voglio che tu sappia che una volta finita tutta questa situazione voglio parlarti di lui”
“E di cosa dovremmo parlare?”
“A me non piace che tu stia con lui”
“Ryan...forse non hai capito che non hai potere decisionale su di me”
Ryan distolse lo sguardo, accoltellandosi metaforicamente. Zackary Recket sarebbe ritornato nella sua vita, e ci avrebbe messo le radici. A meno che non fosse sparito del tutto.
Uccidere.
Avrebbe dovuto uccidere quel ragazzo?
No, stava esagerando. Eppure l’odore del sangue si materializzava nel suo naso, riempiva le sue narici e lo disgustava, quasi vedeva le sue mani lorde di quel rosso peccaminoso, tanto voluto, ma tanto proibito. Avrebbe levato di mezzo i suoi problemi, avrebbe fatto di tutto per non farlo rientrare nella sua vita.
Si rese conto di vaneggiare, quindi decise di darsi un contegno. Ma stava letteralmente diventando pazzo per lo stress.
“Siamo arrivati, ragazzi” fece il Dottor Stark.
Dall’elicottero venne mandata giù una scaletta, e tutti i componenti dell’elicottero presero a scendervi.
La Vetta Lancia. Da lì dominavano tutta la regione di Sinnoh.
Rachel era infreddolita, incappottata. Si guardò per un attimo attorno. Quattro colonne in stile dorico delimitavano gli angoli di un perimetro mattonellato, ma ricoperto di neve.
Era uno spazio davvero ampio.
Colonne più piccole spuntavano dal pavimento come se fossero alberi, tagliati alla sommità di netto.
Elementi decorativi, parallelepipedi di marmo bianco immettevano sulla vetta. Oltre quelli c’era una scalinata, e poi l’ingresso verso l’interno del Monte Corona.
Il cordone del Monte Corona spaccava la regione in due parti. Due parti che sembravano vivere due vite distinte e separate, tanto che Pokémon come Shellos avevano modificato le proprie caratteristiche corporee per adattarsi alle differenze di queste due zone.
A nord c’era Nevepoli. La si vedeva di sfuggita, avvolta, come sempre, dalla fitta coltre di nuvole che scaricavano neve a non finire.
Ovest offriva la visuale di Giubilopoli, e più da lontano Canalipoli ed il suo ponte.
Est regalava Pratopoli e più lontano ancora Arenipoli, piccola macchia di colore. E a sud solo il mare.
Rachel si chiese cosa ci fosse al di là di quella vasta tavola blu.
“Ok. Siamo pronti” disse Lionell.
 
“Dovrebbero essere...credo di qua”
I passi di Gardenia risuonavano sicuri, mentre la sua testa si era colmata di sicurezza e di voglia di avventura.
“Ma Zack dov’è?” chiese Mia, sentendo la propria voce rimbombare forte all’interno di quello scantinato.
Gardenia aveva fatto bene a seguire quel Ryan. Uxie, Mesprit ed Azelf dovevano vivere liberi.
“Non ne ho idea, Mia. So solo che ha consegnato Mesprit a Ryan ed è andato via, lasciandomi lì...da sola...oh, ma me la paga. Eccome se me la paga. Ha fatto tanto per passare un po’ di tempo con me, e quando ci riesce mi lascia lì da sola”
“Guarda che è fidanzato...”
“Ssh...” Gardenia si fermò all’improvviso. Una strana luce la mise in allerta. Si sporse oltre l’angolo che le proteggeva da un’eventuale pericolo.
I tre Pokémon sostavano in trance, guardando fisso il vuoto, ognuno nella propria gabbia speciale, atta a contenerli.
Gardenia guardò tutto per bene. “Via libera...”
Mia la seguì non appena la compagna d’avventure voltò l’angolo. La vista di quei Pokémon in gabbia le tagliò il cuore con forchetta e coltello.
Fu estremamente doloroso.
“Poveri...” fece la bionda.
“Mia...non hanno i cristalli...”
“Cosa?!”
“Si. Mesprit, Uxie ed Azelf possiedono tre cristalli: uno sulla fronte e due sulle code. Loro ne sono sprovvisti. Hanno già attivato la Rossocatena”
Mia non capiva.
Gardenia si avvicinò ad Uxie, il più pacato tra i tre in genere. Infilò la mano tra le sbarre, e gli toccò la testa. La ragazza visse un attimo di paura, proprio nel momento in cui quello aprì gli occhi.
“Uxie...mi chiamo Gardenia, e sono la capopalestra di Evopoli. So che sta per succedere qualcosa di catastrofico, e so benissimo che qualcuno sta per risvegliare Dialga e Palkia. Ma ciò che lo stesso vi chiedo di fare è di provare a fermare tutto ciò. Potrebbero esserci danni irreparabili”
Azelf e Mesprit aprirono i loro occhi quasi subito dopo che quella finì di parlare.
Mia fece un passo avanti, e si diresse verso Mesprit. Gli occhi spenti del Pokémon non miglioravano la situazione della ragazza, ancora più impietosita. Abbassò la testa, cercando qualcosa con cui forzare le sbarre, trovando semplicemente una spranga di ferro. La infilò tra due sbarre e fece forza, creando un’apertura.
Mesprit rimaneva fermo, mentre Mia fece un passo indietro, per farlo uscire.
“Dai, Mesprit” disse Gardenia. “Vai. Noi crediamo in te. Noi crediamo in voi”
Mesprit guardò Azelf, cercando di capire cosa fare. Mia sorrise leggermente guardando gli occhi del Pokémon, poi tese la mano, andando a carezzare la testa di quello.
Mesprit allora prese coraggio, ed uscì dalla gabbia.
“Evvai!” urlò Gardenia. Prese lei stessa la spranga lasciata cadere da Mia e aiutò ad uscire anche Uxie ed Azelf, ed una volta che i tre si ritrovarono davanti alle due ragazze, liberi, Mia prese la parola.
“Guardiani, c’è bisogno del vostro aiuto. Andate”
Non se lo fecero ripetere due volte. Schizzarono fuori come se non ci fosse un domani, e forse avevano ragione, dopodichè sparirono dalla visuale delle due ragazze.
Il loro aiuto poteva essere essenziale.
Sarebbe bastato un niente, Dialga e Palkia erano dei Pokémon con cui non si doveva scherzare.
Meno ancora con Giratina.
 
“Sono qui, con la Rossocatena, sulla Vetta Lancia. È tutto perfetto!” urlava felice Lionell. Tra le mani teneva stretta quella strana sequenza di pietre rosse, tutte esagonali, a formare quello strumento mistico che teneva in piedi tutto l’ambaradan dello spazio-tempo.
Per quell’occasione Lionell si sentì in dovere di doversi levare la camicia, tutto ciò che divideva la sua pelle chiara e villosa dal gelido freddo natalizio del Monte Corona.
Il freddo sembrava non intaccarlo.
“Che succederà adesso?” domandò Ryan, guardando la scena colmo d’ansia.
Il dottor Stark si girò e fissò il ragazzo. Gli sembrava strano che un uomo così oculato come Lionell, che pensava dodici volte prima di effettuare un semplice movimento avesse affidato alle mani di quel ragazzo così giovane ed inesperto il delicato compito di catturare i Guardiani dei laghi.
“Adesso la Rossocatena risveglierà il sonno dei Pokémon leggendari che dimorano qui, ovvero Dialga e Palkia. A noi interessa il primo, ma dobbiamo fare in modo che anche il secondo venga con noi, per evitare che lo spazio si allarghi troppo sul tempo”
“Capisco. Quindi adesso Lionell catturerà i due Pokémon?”
“Esatto”
Rachel guardava distante la situazione, mentre veniva controllata attentamente da Marianne e Linda. Si chiedeva quando le bestie leggendarie avrebbero fatto la propria comparsa.
Lionell avanzava lenti passi sulla neve della vetta, mentre tutta Sinnoh giaceva sotto il suo sguardo giudicatore.
Sembrava il re del mondo in quel momento, la sua incoronazione stava per avvenire e la Rossocatena era il suo scettro.
Lo scettro che gli avrebbe consegnato il potere.
“Voglio sfruttare il potere di questo strumento!” urlò Lionell, mentre l’eco viaggiò lontano come uno sciame d’api impazzite. “Voglio usare la Rossocatena per evocare Dialga, il padrone del tempo!”
Rachel e Ryan spalancarono gli occhi contemporaneamente, schiudendo la bocca quando la Rossocatena prese ad illuminarsi ed a fluttuare in aria.
Il vento sibilava, urlava, inneggiava a quel grande avvenimento. L’Omega Group stava risvegliando un Pokémon incredibilmente potente.
“Vieni a me! Dialga!” urlava Lionell, noncurante dei fiocchi di neve che si incastravano ed abbracciavano i peli del suo petto.
D’improvviso accadde quello che doveva accadere. Il tempo mancò un battito, tutti se ne accorsero, quasi come se avessero vissuto un momento in un posto non familiare.
Una piccola luce cominciò ad illuminare la parte destra della Vetta Lancia. Era una luce azzurra.
“Eccolo!” urlava Stark, mentre Lionell rideva compiaciuto.
La piccola luce, che pareva fosse una fiammella blu, mano a mano diventava sempre più grande, ed il tempo continuava a saltare battiti con maggiore regolarità. Il tempo stava cambiando il suo corso, nel grafico spazio-tempo la curva di quest’ultimo stava aumentando di intensità, sopraffacendo il primo elemento.
La fiammella blu d’improvviso si espanse con una velocità assurda, e fu lì che ognuno si rese conto che tutto ciò che c’era attorno non si muoveva più. Ognuno vedeva il tempo relativo a sé stesso, ognuno si poteva muovere, ma vedeva gli altri tutti immobili.
Tutto era fermo. Tutto. Sembrava che i respiri fumosi che il freddo aveva creato quel giorno, regali di quel Natale congelato, dovessero pendere dalle loro bocche come se fossero fumo di vecchie pipe. I fiocchi di neve erano puntini bianchi sparsi a casaccio sulla tela variopinta del pittore ed ognuno risultava protagonista silenzioso di quella vicenda.
Poi luce blu, ed un ruggito, il tempo si regolarizzò.
Ma Dialga era davanti a loro.
“Dannazione!” Lionell era a meno di due metri da quello. Il potere che emanava quel Pokémon era tale da averlo fatto spostare e cadere indietro. La Rossocatena ritornò stretta tra le mani, e cominciava a scottare, e mentre Dialga ruggiva di rabbia Ryan fece un passo avanti.
“No! Fermo!” urlò Lionell.
“Se Dialga ti attacca è la fine!”
“Non attaccherà nessuno! Basterà solamente tenerlo a bada”
“Ci penso io”
Lionell guardò per pochi secondi il figlioccio, alias suo nipote, e poi sorrise. Portò le mani alla cintura dei pantaloni e la girò.
C’erano sei sfere.
“Anche io sono stato un allenatore, da giovane”
Rachel guardò incuriosita. Pareva che anche Lionell avesse dei Pokémon.
Lo vide rialzarsi all’in piedi con un po’ di fatica, quindi si pulì dalla neve. Dialga si stava spazientendo ed i suoi ruggiti cominciavano ad impaurire tutti. Arceus solo sapeva la potenza che quello poteva sprigionare.
E Palkia, certo.
“Una...una volta...” Lionell sorrise e tossì, rivangando i vecchi tempi. “Beh, una volta chiesi ad un mio fidato collaboratore, che ahimè adesso non c’è più, quale fosse il Pokémon più potente di tutti”
Ryan e la ciurma lo guardavano in silenzio.
“Quello logicamente mi rispose che era Arceus”
Rachel annuì. Doveva per forza essere Arceus. Insomma, davanti avevano Dialga, una creatura grandiosa che esprimeva potenza solo ruggendo. Ed Arceus l’aveva imprigionato in una dimensione tutta sua, quindi doveva essere qualcosa di eccelso.
Lionell riprese la parola dopo un attimo di pausa. “Sapevo di Arceus, ma non c’era modo di catturare Arceus. Arceus è un Pokémon unico. Ma dopo di lui c’era un altro Pokémon molto forte. Unico. Creato dall’uomo”
Una Masterball volò dalle sue mani, ricadendo a pochi centimetri dall’ambita macchina del tempo con zampe, artigli e voce grossa. Mewtwo ne uscì.
Il Pokémon viola e grigio era silenzioso, come sempre, serio, stracolmo di una rabbia inspiegabile.
“Mewtwo, dobbiamo mettere alle strette questo Pokémon” disse Lionell.
Rachel aveva sentito parlare di Mewtwo, ed una volta vide anche una foto di lui su internet, ma non credeva che fosse di Lionell. Suo padre possedeva Mewtwo.
“Faccia in fretta, signore” disse Stark. Cominciava a notare gli sbalzi che le modifiche agli schemi del tempo stavano avendo sullo spazio.
“Un momento. Voglio mostrarvi la forza di questo Pokémon. Vai con Psichico”
Mewtwo illuminò gli occhi di azzurro, incrociando le mani, quelle con gli strani polpastrelli, ed una coperta di luce avvolse Dialga. Il dolore immenso di quello fuoriusciva tutto tramite le sue urla.
Mewtwo lo fece sollevare da terra, mentre Ryan cercava di immedesimarsi nel dolore che il suo avversario provasse in quel momento. Gli pareva come se quella strana forza gli stesse spremendo tutti gli organi, per farli uscire fuori dal petto contemporaneamente.
Ma quello che Mewtwo aveva contro era pur sempre un Dialga, che si liberò dopo poco dall’attacco dell’avversario. Quindi riatterrò sulle quattro zampe, e dopo l’ennesimo ruggito partì con un attacco Cannonflash, che andò a colpire forte Mewtwo.
Quello ruzzolò indietro per alcuni metri, per poi rialzarsi ed aspettare l’ordine da parte di Lionell, che intanto sorrideva davanti alla maestosità di Dialga. Si sorprese dell’altezza di quello. Era alto quanto due pullman l’uno sull’altro.
“Mewtwo, usa Psicobotta. A ripetizione, come se fossi una mitragliatrice!” e rideva come un bambino, Lionell.
E così fu. Energia della mente, così può essere definita la forza psichica, Mewtwo la incanalava tra le dita e la faceva partire, andando a colpire Dialga su tutto il corpo, e colpo dopo colpo Dialga cominciava ad indebolirsi.
“Signor Lionell, noi dobbiamo evitare che Dialga utilizzi la sua mossa principale, perché...” provò ad avvertire Stark, che era quello che veniva pagato per mettere ansia alla compagnia.
Purtroppo parve che Dialga lo avesse ascoltato, e quindi detto fatto. Un momento di lucidità gli bastò per ribaltare velocemente la situazione.
“Non deve usare Fragortempo!” urlò Ryan.
Dialga ruggì iracondo, poi inclinò la testa ed i suoi occhi si illuminarono.
Fragortempo era la mossa più forte che Dialga potesse usare. Modificava la trama del tempo ed arrecava un danno continuato, molto forte.
Rachel vide tutto illuminarsi, come dei forti flash di tante Reflex. Lentamente gli occhi si riabituarono alla luce. Mewtwo si vide colpito diverse volte da Dialga, con il suo attacco, e Lionell capì che in quel modo avrebbe perso la sfida. Avrebbe dovuto distogliere Dialga da quell’attacco prima che Mewtwo fosse stato messo fuori gioco.
“Comete!” urlò. Non erano molto efficaci, ma erano infallibili.
“Fermatevi!” sentirono poi urlare i ragazzi. Mia e Gardenia salirono velocemente le scale della Vetta Lancia.
Pochi secondi, e videro svolazzare dietro di loro Mesprit, Uxie ed Azelf.
“Mia!” urlò Rachel, sorpresa. Le braccia di Mia  le si posarono attorno alle spalle, in un caloroso abbraccio.
“Rachel! Stai bene?!”
“Si! Zack dov’è?!”
Gardenia guardò prima Mia e poi Rachel. Ritornò quindi a fissare Dialga. Era un Pokémon mastodontico.
“Dobbiamo fare qualcosa!” urlò Ryan.
“Occupatevi degli intrusi! A Dialga ci penso io!” fece altrettanto Lionell.
“No, Ryan! Fermati! Lascia stare Mia!” concluse Rachel, sempre ad alta voce. Ryan si stoppò, confuso, mentre distrattamente prese a guardare ancora Dialga, ignorando gli ordini.
Mesprit e gli altri guardiani presero a svolazzare attorno a Mewtwo.
“Stanno cercando di proteggere il flusso del tempo” spiegò Stark.
“Qui c’è bisogno di aiuto. Vai Dusknoir! Occupati dei guardiani! E tu, Mewtwo! Ora voglio che attacchi con tutta la tua potenza! Usa Forzasfera!”
Dalle mani di Mewtwo cominciò ad accumularsi energia azzurra. Sarebbe stata davvero la fine.
E fu quello il momento in cui Stark sobbalzò. Nella parte sinistra della Vetta Lancia, un piccolo puntino rosa fece la sua comparsa.
“Palkia! Palkia sta uscendo dalla sua dimensione! Dobbiamo fare presto! Non riusciremo mai a lottare contro Palkia e Dialga contemporaneamente!” urlò Stark.
“Lo so!” Lionell strinse i denti.
Dusknoir intanto era alle prese con i tre folletti.
Uxie fu il primo ad usare l’attacco Divinazione, a distanza di sicurezza, mentre Mesprit cercava di confondere l’avversario volandogli con velocità attorno ed Azelf provava ad abbatterlo con Extrasenso. Azelf pareva uscito dal suo corpo, ed attraversava quello di Dusknoir. Quello rabbrividì, e rimase fermo per un istante, tentennante.
“Vai, Mewtwo!” urlò forte Lionell. Forzasfera continuava a crescere tra le mani di Mewtwo, mentre il puntino rosa, porta dimensionale per l’universo dove Palkia era stato condannato, mano a mano si allargava con grande velocità, fino a diventare uno squarcio abbastanza grande.
“Rachel! Scappiamo!” urlò Mia.
“No! Dobbiamo catturare Dialga! Dobbiamo fare in modo che Arceus ci ascolti!”
“Loro non sono chi dicono di essere! Sono persone malvagie!”
“Perché dici questo?!”
“Io e Zack siamo stati rinchiusi nelle loro prigioni a pane ed acqua, quando tu sei andata con loro!”
Rachel spalancò gli occhi.
“Zack è vivo?!”
“Si! Ma non so dov’è?! Ed io e Gardenia siamo venute qui per provare a fermare tutto!”
Intanto lo squarcio dimensionale si apriva sempre di più, fino a diventare una grande apertura.
Le ragazze guardavano sgomente apparire un secondo, grandissimo Pokémon da lì.
“Palkia, signor Lionell! Palkia sta uscendo!”
“Vai Mewtwo!”
Quello lasciò partire Forzasfera, che velocemente si piantò alla base del collo di Dialga. La mossa era potentissima, tanto potente che Dialga finì fuori combattimento prima ancora di ricadere per terra.
Intanto però Palkia era uscito. E non si stava limitando a ruggire. Forzantica prese a far alzare dalla vetta alcuni frammenti di roccia.
“Veloce, Lionell! Cattura quel dannato Dialga!” urlava Ryan, accanto a Rachel.
“Si”. Quello prese una strana Pokéball, interamente nera, con venature rosse, e la lanciò velocemente su Dialga.
“Marianne, recupera la sfera di Dialga! Dusknoir, usa Pugnodombra!”
Quello eseguì contro Azelf, che però evitò il colpo. Tuttavia Dusknoir cominciò a lamentarsi, fino a quando non si distese per terra. Era l’attacco Divinazione di Uxie, che aveva fatto effetto.
“No!” si lamentò Lionell.
“Dobbiamo pensare a Palkia!” urlò Ryan.
“Tu pensa alle intruse!”
“No! Lasciatele stare!” si allarmò Rachel.
“Vai, Ryan!” ringhiò Lionell.
“Papà! Ti prego!” urlò quella. Fu un attimo. Un momento, un semplice istante, in cui il cuore di pietra dell’uomo si colmò, pieno di qualcosa che non conosceva così bene.
“Ok...pensiamo a Palkia...Ryan, aiutami”
“Marianne!” urlò quest’ultimo. Lei correva velocemente vicino a Linda, con la Pokéball di Dialga in mano. “Spostati da lì”
“Ci sto provando!”
“Stark... Dobbiamo per forza catturare anche Palkia?”
Palkia ruggì, e subito dopo utilizzò un forte attacco Idrondata. Una grande quantità d’acqua si riversò a fiotti sulla vetta, sciogliendo la neve che tutti calpestavano.
“Mewtwo! Aiuto!” urlò Lionell. D’improvviso i poter psichici del Pokémon gli permisero di creare una barriera in grado di proteggerli dall’attacco di Palkia.
“Dobbiamo catturare in fretta anche lui... Il problema non sono affatto Dialga e Palkia” gridò Stark.
“Già... Dobbiamo evitare che sia Giratina a venir fuori” convenne Lionell.
“Se Palkia è nel nostro mondo, automaticamente lo spazio comincerà a modificarsi. E Giratina è qui per equilibrare il tempo e lo spazio. O sparisce in fretta Palkia o appare anche Giratina”
“Non è il caso...” sospirò Ryan. “Flygon! Vai!”
Quello uscì dalla sua Pokéball, e Ryan gli saltò sul dorso. “Andiamo”
Volò fuori dalla barriera protettiva di Mewtwo, mentre il freddo lacerava il viso del giovane come se al posto del vento ci fossero tante lame.
“Mewtwo, rimani concentrato!” urlò Lionell, fiducioso del fatto che Ryan sarebbe riuscito a catturare Palkia. Lionell si girò, guardando Rachel. Era incredula ed impaurita. Era accanto alla capopalestra ed alla sua amica bionda, sventurate spettatrici di quella sciagura non ancora sventata.
Uxie, Mesprit ed Azelf stavolta si avventarono tutti e tre contro Flygon, che velocemente li dribblò, per poi dirigersi forte verso Palkia.
Quello ruggì, e sferrò un attacco Idropompa. Ed un attacco Idropompa, sferrato da un paio di fauci di un Pokémon di quattro metri e venti significava che un pilastro d’acqua, duro come il granito, che sta per investirti, non credo sia il massimo della vita.
“Schivalo Flygon!”
Palkia vide il suo attacco andare a vuoto. La grande colonna d’acqua si abbattè su Flemminia distruggendo una casa di due sventurati anziani.
Quando si dice la fortuna...
“Flygon! Forzantica!”
Il drago, quello con in grado di alzarsi nel cielo, prese a volare in circolo attorno alla testa di Palkia, e dopodichè l’attacco si manifestò. Ancora pietre, ancora si alzavano dal suolo.
Colpirono Palkia, lo colpirono forte, tanto che lo costrinsero a cadere, per poi rialzarsi.
“Ottimo Flygon! Attento adesso!”
Infatti Mesprit velocemente gli volò davanti, fissando negli occhi Flygon. Quello si distrasse per un attimo, il tempo che i suoi occhi tagliassero la corda che li legavano a quelli di Mesprit, ed Azelf si gettò su quello utilizzando Ultimascelta.
Il colpo prese Flygon, ma soprattutto Ryan, alla sprovvista, che perse l’equilibrio e cadde dal suo Pokémon. Flygon continuava a fissare Mesprit, nonostante il colpo subito da Azelf, e Palkia si era rimesso in piedi.
Stava utilizzando Dragopulsar.
E Ryan stava cadendo nel vuoto.
“No! Dannazione! Metagross! Usa Confusione!” urlò Rachel, che era lì presente e guardava con terrore quello che stava succedendo.
Mia ebbe il presentimento, esatto, che quell’enorme Pokémon di metallo, molto, ma molto potente, fosse il suo Metang.
Infatti non ci volle molto a Metagross per concentrare la sua energia psichica e fermare la caduta di Ryan, adagiandolo lentamente al suolo.
“Ma questo... ?” Mia si avvicinò lentamente a Rachel.
“Sì. Scusami se mi sono permessa di utilizzarlo o di farlo evolvere, ma per questa occasione credevo potesse essere utile la sua abilità”
“Hai...hai fatto bene...tranquilla...”
“Ok...Ryan! Tutto bene?!” si rivolse poi al biondo.
Quello, leggermente shoccato, fece segno di si.
“Bene”
Intanto un forte sibilo riempì le orecchie di tutti, una luce fortissima gli occhi, ed una grossa esplosione fece il resto.
Dragopulsar colpì Flygon con forza, e lo mise fuori combattimento. Quello ricadde già esausto sul pavimento della Vetta.
“Flygon, no!”
Ryan corse vicino al suo Pokémon, e lo guardò. Non potevano fermarsi ora.
“Vai Gallade!”
Il Pokémon uscì dalla sua sfera, e si ritrovò davanti quel gigante. Chiuse per un attimo gli occhi e raggiunse la concentrazione necessaria, mentre Uxie stava usando per l’ennesima volta l’attacco Divinazione.
Palkia continuava a ruggire tremendamente. Si stava avvicinando il momento in cui avrebbe fatto quello che tutti temevano.
“No! Signor Lionell, sta per usare Fendispazio! Dobbiamo assolutamente evitarlo, o ciò risveglierà anche Giratina!” urlò Stark.
“Dannazione! Mewtwo, blocca la barriera e pensaci tu! Psichico!”
Mewtwo eseguì e velocemente accorse davanti a Palkia. Usò poi il forte attacco, che come con Dialga, provocò enormi danni al Pokémon. Non riusciva a muoversi, e soffriva per il dolore.
“Ryan! Levati di lì!” urlava Rachel.
“Cosa?!”
“Levati da lì?!”
“Non voglio! Devo catturare questo Pokémon!”
“Ryan, cazzo! Levati da lì! Sta per apparire Giratina!”
Palkia intanto si liberò dall’attacco, e ruggì forte, braccia aperta e volto al cielo.
Fendispazio stava per abbattersi sulla Vetta Lancia.
E tutti sapevano che stava per succedere un casino assurdo.
D’improvviso una miriade di esplosioni abbatterono il campo di combattimento, quasi come piovessero proiettili.
“No! Mia!” Gardenia tirò a sé la bionda, ma quella fece appena in tempo a dare un urlo a Rachel, a prenderle la mano e a stringerla a sé prima di saltare per terra.
“Noi dobbiamo salvare lei! Lei è l’oracolo!” fece tanto coraggiosamente quanto inaspettatamente la Mia.
Gardenia annuì, il volto sporco e bagnato, mentre la paura la divorava. Palkia sembrava davvero un osso duro.
Le esplosioni che aveva provocato stavano colpendo tutti. Mewtwo fu ripetutamente preso da quelle esplosioni, piccole virgole nere sul foglio bianco dello schema dello spazio.
Uxie, Mesprit ed Azelf combattevano tutti contro Gallade. E Ryan lo dirigeva. Tra le mani stringeva la stranissima Ultraball nera che Lionell gli aveva consegnato.
E poi accadde quello che doveva accadere.
“Dobbiamo riuscire a catturare velocemente Palkia. Giratina sta per uscire dalla sua dimensione!” urlò Stark.
Lionell e Ryan si guardarono ed il primo annuì.
Lionell mise mano alla tasca. “Avrei...avrei voluto utilizzarla per un’altra occasione...ma...ma ora devo farlo per forza. Vai, Masterball!”
La sfera infallibile colpì Palkia, che, quasi fosse stato colpito da un moscerino minuscolo, non si accorse di niente.
Si ritrovò soltanto rinchiuso nella Masterball, prigioniero inerme di quella situazione.
Ryan non aspettò nemmeno che la Masterball si chiudesse definitivamente, corse a prenderla, prima che la macchia nera che si stava formando sotto i loro piedi, ovvero la porta dimensionale di Giratina, si espandesse del tutto.
Mesprit, Uxie ed Azelf attaccavano tutto e tutti con l’attacco Comete, rendendo molto più difficile il processo di concentrazione in un simile momento, e quando accadde quello che alla fine tutti aspettavano, conobbero davvero lo sgomento e la paura in tutta la sua magnificenza.
Un rumore, un sibilo, seguito da un enorme ruggito e da forti raffiche di vento anticiparono il tutto.
Rachel fu in grado di vedere enormi occhi rossi e penetranti fissare la Vetta Lancia dall’interno di quella macchia nera, e pochi attimi dopo un altro ruggito.
Giratina fuoriuscì potente, enorme, spaventoso, rumoroso. Tutti si stesero per terra quando uscì, ed intanto spiegò le ali e volò fuori. Fu un momento, giusto il tempo di capire che Palkia e Dialga non erano lì, fece una giravolta in aria e con un grande spiegamento di ali si rituffò nella sua dimensione, portando erroneamente con loro anche Mesprit, Uxie ed Azelf.
Poi tutto era finito.
“È...è andato...” concluse Stark.
“Questa storia sta per finire” disse Ryan, fiducioso. Tra le mani aveva Palkia. Tanto potere, rinchiuso in una piccola sfera. Gli faceva quasi specie.
Non riusciva a capire come un Pokémon enorme e così potente potesse rimanere chiuso all’interno di una sfera grande più o meno quanto una mano.
 
Rachel sospirò, ed affondò il viso nella manica bagnata del suo giubbino, mentre Mia la stringeva.
“Rachel...” faceva.
Quella si lamentava, come se qualcuno la stesse svegliando e lei non volesse alzarsi.
“Rachel!”
“Dannazione, che vuoi?!”
“Che hai?!”
“Mi sono un attimo fatta un calcolo, e adesso sarei dovuta essere morta da circa venti minuti...il fatto di essere ancora tra di voi mi fa molto piacere”. Ma come logico lo shock e lo stress che le avevano attraversato per intero il sistema nervoso come automobili sull’autostrada avevano avuto il loro effetto. Ed una volta che l’adrenalina che il cuore aveva pompato aveva smesso di fare effetto, Rachel aveva bisogno di una sana e buona dormita.
“Non sei morta. Non è morto nessuno...” disse Ryan.
Rachel alzò gli occhi e lo guardò. Poi urlò, con tale rabbia che in un corpo piccolo come il suo ci si chiedeva da dove provenisse, e si lanciò letteralmente addosso a Ryan, che ricadde sotto il suo esile peso. Rachel prese a colpirlo sul volto.
“E così li avevate liberati?! Così Zack è al sicuro ad Edesea ora?!”
“Rachel! Fermati!” Ryan cercava di parare i colpi, ma inevitabilmente fu colpito più e più volte al volto.
“Rachel!” Lionell corse dalla figlia e la prese per le spalle, tirandola indietro.
“Lasciami! Lasciami!”
“Fermati, Rachel!”
La ragazza si calmò per un attimo. Quindi Lionell di forza la tirò via dal corpo di Ryan.
“Che è successo?” chiese. Diplomatico, lui...
“È successo che il mio ragazzo e la mia amica qui, invece di essere liberati, come erano i patti, sono stati imprigionati!”
Lionell inarcò le sopracciglia. Era stato lui a dare quelle disposizioni, ma non poteva di sicuro dirglielo. C’era bisogno che lei si fidasse di lui.
“Qualcuno pagherà per questo...le mie disposizioni erano altre. Forse Zack ha dato fastidio a qualcuno, qualche generale, qualche mio subordinato, che ha preso l’erronea decisione di tenerli nelle prigioni...”
Mia inarcò le sopracciglia. Rachel ci stava credendo davvero.
“Beh...voglio solamente che loro stiano bene” disse. E lo disse con tanta, ma tanta ingenuità.
“Mi spiace per quanto accaduto, signorina...”
“Mia” rispose direttamente quella.
“Mia. Vogliate accettare le mie più sentite scuse”
“Oh, certo. Come penso vogliate accettare le mie più sentite denunce alla polizia di Adamanta, per rapimento”
Lionell spalancò gli occhi, poi li richiuse. Se il suo piano fosse andato in porto, non ci sarebbe stata polizia che tenesse.
Avrebbe comandato lui.
Sarebbe stato tutto suo.
“Beh...poi si vedrà. Ora vai, Dialga!”
La Pokéball nera e rossa permise a Dialga di rivedere la luce oscurata dalle nuvole del sole di Natale.
“Dialga. Devi portarci indietro nel tempo. Dobbiamo raggiungere la Battaglia del plenilunio”
Dialga ruggì, e tutti i componenti dell’Omega Group, assieme a Rachel naturalmente, sparirono dalla Vetta Lancia, lasciando soltanto Gardenia, Mia ed un enorme casino tra colonne distrutte ed acquitrini per terra.

 

 
   
 
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