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Autore: Neko    12/11/2013    6 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 61: Quando le leggende diventano realtà

 

Si sentiva la testa pesante, come se avesse preso un duro colpo sulla nuca. Il dolore era molto forte tanto che per un momento si era dimenticato quanto successo. Vedeva buio tutto intorno a sé. Non potè fare a meno di pensare di essere svenuto o morto, ma sentiva il suo nome ripetuto in lontananza. Cercò di concentrarsi sulla voce fino a quando non fu abbastanza chiara da permettergli di riconoscerla. Non credeva che mai l’avrebbe sentita nuovamente e per questa ragione si convinse che fosse solo un’allucinazione, ma il suo desiderio che la voce ci fosse davvero, lo costrinse ad aprire gli occhi.

Una forte luce lo colpì e, a causa del bruciore, si ritrovò di nuovo a chiuderli, ma sentendo di nuovo il suo nome riprovò a risollevare le palpebre. Tutto era sfocato e vedeva a malapena una sagoma che poteva corrispondere a un viso senza particolari. Solo pochi istanti dopo riuscì a mettere bene a fuoco le cose e quando il viso di colei che lo chiamava fu perfettamente visibile, si mise a sedere incredulo.

“Oh Sanji, per fortuna stai bene!” disse colei che lo aveva chiamato ripetutamente, per poi abbracciarlo forte.

Passato l’attimo di confusione, Sanji ricambiò l’abbraccio e strinse a sé la donna che aveva amato e che amava ancora e ne ispirò il profumo dei capelli.

“Lily…sei davvero tu?” chiese in un sussurrò e una maggiore stretta da parte della sirena, gli confermò che non stava sognando.

Poi si ricordò dei suoi compagni e dovette staccarsi dall’abbraccio della sua amata.

Si guardò intorno e vide accanto a se parte della sua ciurma, ancora priva di sensi.

“Stanno bene Sanji. Sono solo svenuti!” disse Lily facendo sospirare di sollievo il cuoco, sebbene il timore di aver perso gli altri compagni gli stringeva il cuore tanto che si sentiva soffocare.

“Mi dispiace per gli altri!” disse Lily, non ricevendo alcuna reazione dal cuoco.

Sanji andò a svegliare Zoro. Lo fece con calma, non aveva la ben che minima voglia di dargli fastidio, anzì era sollevato che anche lui fosse miracolosamente scampato alla morte. Non credeva che sarebbe mai riuscito a occuparsi da solo delle ragazze, questa volta Rufy gli aveva affidato un compito troppo arduo. Anche lui aveva il cuore a pezzi per quanto successo e si domandava come potesse essere di conforto alle ragazze, se lui stesso aveva bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi. Era conosciuto e abbastanza temuto dalla marina e dagli altri pirati, ma non era forte abbastanza per affrontare la perdita della maggior parte dei suoi migliori amici tutto di un colpo.

Successivamente fu il turno di Nami, Robin e Tashiji di destarsi.

 Erano tutti sconvolti di quanto successo. Nami era scoppiata a piangere e si era abbracciata con Robin, mentre Zoro stringeva talmente i pugni che arrivò a farle sanguinare quando le unghie si conficcarono nella carne.

Nessuno fece caso a Lily, in un contesto diverso sarebbero stati contenti di rivederla, ma non era quello il momento di gioire. Non fecero nemmeno caso al luogo dove si trovavano.

Fu Tashiji a domandarlo, riportando i Mugiwara con i piedi per terra.

Si guardarono attorno e videro di trovarsi in un imponente costruzione di marmo in perfette condizioni. Era ricco di colonne in stile ionico e tutte alte almeno una trentina di metri. Se si osservava fuori dalla costruzione, si poteva vedere solo un’enorme distesa di bianco: erano nuvole. Si voltarono di spalle e notarono dodici troni messi in circolo, ognuna con decorazioni diverse e colori diversi. Il più imponente era quella al centro, tutta dorata e con un fulmine segnato alla base del trono.

I troni erano disposti attorno a quello che in un primo momento sembrava uno specchio disteso a terra, ma avvicinandosi i mugiwara poterono vedere che non vi si riflettevano le loro immagini, ma varie parti del mondo comparivano al suo interno. L’immagine cambiava spesso e videro vari villaggi e la gente che viveva tranquilla svolgendo le proprie faccende. Insomma funzionava come un televisore dove si poteva controllare chi si voleva quando si voleva.

Robin studiò attentamente il posto e lesse gli altri simboli alla base di altri troni. Vi era un cervo con dietro un arco, una spada con uno scudo, un martello e un incudine, un elmo con le ali, un gufo con un rametto di ulivo e così via.

“Non è possibile!” disse Robin facendo voltare tutti i suoi compagni verso di se “Siamo sull’olimpo!”

Tutti, tranne Lily spalancarono gli occhi per l’incredulità. A parte Tashiji, era già capitato loro di incontrare un dio, ma arrivare addirittura a pensare che tutti gli dei dell’antica Grecia esistevano, sembrava loro davvero assurdo, soprattutto perché nei libri di storia non risultava che nessuna terra si fosse mai chiamata in quel modo, se non nelle leggende che narravano di un altro mondo con altre terre.

“Ragazzi, non potreste stare lì, tornate indietro prima che qualcuno vi veda e scagli la propria ira verso di voi!” disse Lily un po’ agitata. Non le piaceva stare in quel luogo, sebbene suo padre fosse uno dei tre dei più importanti, non si sentiva a suo agio con gli altri dei.

I mugiwara e Tashiji ritornarono dove erano precedentemente e fu in quel momento che un uomo affascinante e palestrato con addosso una tunica greca, si avvicinò loro.

“Sono contento di vedere che almeno voi state bene. Mi dispiace per i vostri amici, sono riuscito ad aiutare solo voi. Il mare non obbediva ai miei ordini esattamente come la vostra nave!” disse l’uomo.

“Lei è?” chiese Sanji confuso osservandolo.

“Vi siete già dimenticati di me? Eppure volevo eliminarvi prima di capire le vostre reali intenzioni!” disse l’uomo.

“Padre, vi hanno conosciuto con le vostre vere sembianze!” disse Lily ricordandogli che in quel momento era trasformato.

“Padre?” chiese Nami prima di comprendere “Lei è Poseidone?”

L’uomo annuì e stendendo la mano in avanti chiamò a sé il suo tridente.

“Come sarebbe a dire che ci ha aiutato?” chiese Zoro volendoci vedere più chiaro.

“Mia figlia di tanto in tanto mi chiede di poter vedere come sta la vostra ciurma attraverso quello specchio e l’ultima volta ha visto che eravate in pericolo. La colonna di acqua che vi ha catapultato qui è stata opera mia. Consideratelo un piccolo aiuto per ricambiare il vostro nobile gesto di aver salvato mia figlia. Ritenetevi fortunati, noi dei non siamo soliti a ricambiare i favori, in effetti è merito di Lily…mi ha convinto lei a intervenire!” rispose Poseidone.

“Cosa succede qui? Chi sono costoro?” chiese una voce che risuonò in tutta la struttura prima di comparire sul trono dorato in un insieme di fulmini.

“Fratello!” disse Poseidone con calma, avvicinandosi al suo trono e sedendosi sopra. Lily si inginocchiò davanti alla presenza del padre degli dei, cosa che però non fu copiata dai Mugiwata a differenza di Tashiji, che capendo chi si trovava davanti si inginocchiò anch’essa.

“Vedo che quei mortali non solo osano presentarsi sull’olimpo senza permesso, ma non portano nemmeno il dovuto rispetto che spetta a un dio!” disse Zeus infastidito.

“Sono stato io a condurli qui, fratello!” disse Poseidone per giustificare la loro presenza.

“E perché mai?” chiese una donna, dopo essere apparsa accanto a Zeus. Era una donna molto bella ed elegante e sicura di sé, che sembrava piuttosto interessata a quella insolita visita.

“Per aiutarli!” disse Poseidone.

“Tu aiutare dei mortali? Ma se sei sempre pronto ad affondare le loro navi!” disse un altro dio che, grazie all’elmo in testa, riconobbero tutti come Ermes. Insieme a quest’ultimo apparvero anche gli altri dei e i Mugiwara cominciarono a sentirsi un po’ troppo osservati.

“Ho un debito con loro!” disse Poseidone, infastidendo molto Zeus che disse “Noi dei non abbiamo alcun debito con quei stupidi mortali!” disse urlando e un tuono esplose nel cielo facendo tremare l’olimpo “Sono creature ingrate che hanno voltato le spalle a noi dei. Io li ho creati e voi tutti avete concesso loro dei doni e come ci hanno ringraziato? Non ci venerano più da secoli e il nostro regno una volta vasto in queste nuvole e pieni di tempi eretti in nostro onore, sono via via scomparsi così come noi siamo scomparsi dalle loro vite. Hanno cominciato a credersi migliori di noi e quindi a pensare di non avere più bisogno della nostra presenza!” disse Zeus adirato.

“Se mi permette vorrei correggere la sua affermazione divino Zeus. Ho letto molti libri di storia e sulla nascita dell’uomo e posso affermare che lei non ha il merito della creazione del mondo e dell’essere umano. Piuttosto siamo noi essere umani ad aver creato l’olimpo e i suoi abitanti!” disse Robin, facendo emergere la sua cultura.

“Come osi affermare ciò?” chiese Zeus, trattenendosi dal fulminare colei che aveva, a suo parere, osato troppo.

“Lasciala parlare padre, sono interessata alla sua teoria!” disse Athena dea della sapienza e dell’intelligenza.

“Gli umani sentendo l’esigenza di invocare l’aiuto di qualcuno più potente di loro che li aiutasse a superare le difficoltà della vita, hanno ideato voi dei, dando ad ognuno un compito diverso, così da poter pregare il dio più appropriato alle loro esigenze. La loro credenza divenne così potente da rendervi reali e donarvi un posto sull’olimpo, il quale sta sparendo proprio perché ormai gente che crede in voi ce n’è rimasta poca. Se voi esistesse davvero, la vostra esistenza non dipenderebbe da noi esseri umani come invece lei ha appena affermato!” finì Robin.

Athena sorrise a questa sua spiegazione, in quanto lei lo aveva capito come stavano le cose da tempo, ma Zeus non aveva mai voluto sentire ragioni.

“Sei molto intelligente per essere una mortale Nico Robin. Posso sapere per quale motivo li hai condotti fino a qui Poseidone? Non solo per salvarli, avresti potuto semplicemente lasciarli su di un’isola!” disse Athena.

“Vorrei concedere loro la possibilità di salvare i loro compagni deceduti, loro sono…” cominciò Poseidone, venendo interrotto da Ares “Questa è bella. Vuoi forse resuscitare i morti? Nemmeno noi possiamo!”

Le poche speranze che si erano accese nei cuori dei Mugiwara  a sentire parlare Poseidone della possibilità di salvare il resto della ciurma, era stata infranta da quelle poche parole pronunciate dal dio della guerra.

“Non possiamo se sono morti di cause naturali, ma loro non sono esattamente morti o meglio lo sono, ma non nel modo giusto. Si trovano negli inferi!” disse il re dei mari.

“Allora sono morti e basta, fattene una ragione!” disse Dioniso sorseggiando del buon vino “Io direi ai tuoi amici di berci sopra e di dimenticare i loro amichetti!”

“Mai. Non dimenticheremo mai i nostri amici. Sono una parte importante di noi, sono la nostra vita, ma cosa ve lo spiego a fare? Voi non sapete nemmeno cosa vuol dire volere bene a una persona. Voi sapete pensare solo a voi stessi!” disse Nami urlando e stringendo i pugni.

“Mi piace la sua grinta!” disse Ares divertito dal carattere della navigatrice.

“Fratello, io, te e Ade abbiamo fatto una promessa. Nessuno dei tre avrebbe mai dovuto  mettere piede nel territorio dell’altro, sbaglio forse?” chiese Poseidone riferendosi al padre degli dei.

“Continua!” disse Zeus sebbene di quella faccenda non gliene importasse niente. Lui avrebbe scaraventato quegli insignificanti esseri umani giù dal cielo e ne sarebbe anche rimasto compiaciuto, soprattutto dopo quanto l’archeologa aveva affermato.

“Ade ha infranto la promessa. Ha invaso il mio territorio tagliando il mare a metà per diversi chilometri, tanto da far sembrare che esso finisse lì e che non continuasse e chiunque ha superato quei confini è finito nel suo regno, non solo con l’anima come dovrebbe essere, ma anche con il corpo. Un essere umano non può finire nell’Ade con l’intero corpo o non potrà essere giudicato per quello che ha fatto nella vita e quindi finire nel posto che meritano. Saranno condannati a restare negli inferi a soffrire in eterno e non è giusto soprattutto perché, oltre a non essere cattive persone, non era giunta la loro ora.” disse Poseidone, facendo spalancare gli occhi ai Mugiwara.

“Che cosa hai detto?” chiesero Sanji e Zoro all’unisono.

“Ora si spiega tutto. Se la teoria dei confini del mondo fosse stata giusto, tutti i libri di storia e scienza sarebbero dovuti essere riscritti!” disse Robin “Ma confini del mondo o meno, i nostri compagni sono in guai seri!”

“Solo la nostra ciurma poteva finire in un pasticcio simile. Non possiamo lasciarli là, dobbiamo aiutarli” Disse Nami.

“Fratello, come fai a dire che non era giunta la loro ora?” chiese Zeus.

“Me lo hanno riferito le parche. I loro fili si sono spezzati da soli, senza che loro intervenissero con le forbici!” disse Poseidone “E tu stesso hai imposto la regola che nessuno di noi deve imporre fine alla vita di un mortale prima del tempo!” continuò il dio cercando di puntare sull’orgoglio del fratello.

“E cosa vorresti fare? Mandare quei mortali negli inferi a salvare i loro amici?” chiese Artemide intervenendo per la prima volta “Sarebbe come condannare a morte anche loro!”

“Può darsi, ma se loro vogliono tentare perché fermarli?” chiese Poseidone.

“Non credo siano così cretini da provarci!” disse Ares, ma si sorprese quando vide Zoro fare un passo avanti e con sguardo duro dire a Zeus “Io sono tanto cretino da provarci. Morirei mille volte per i miei compagni e se c’è anche una misera possibilità di salvarli, nemmeno voi dei riuscirete a fermarmi!”.

Sanji lo affiancò e disse “Testa d’alga sarà anche un babbeo, ma sono pienamente d’accordo con quanto ha affermato. Sono pronto a rischiare!”

“Io non sono da meno. Abbiamo sempre fatto tutto insieme. In questi anni abbiamo affrontato centinaia di pericoli che ci sembravano insormontabili… insieme. Abbiamo rischiato di morire più volte, ma nessuno di noi ha mai pensato di lasciare qualcuno indietro e tanto meno cominceremo a farlo adesso. Io sono con loro. Mandatemi pure nel regno di Ade. Non ho paura!” disse Nami determinata.

Robin non disse niente, ma facendo un passo avanti anch’essa e guardando Zeus con aria di sfida, fece capire a tutti gli dei che anche essa era pronta a rischiare.

“Ammetto che voi quattro avete del fegato, ma vedo che non tutti lo hanno!” disse Zeus riferendosi a Tashiji, che era rimasta in silenzio colpita dalla forza di volontà dei Mugiwara.

“Lei non fa parte della ciurma. Non ha nessun interesse a salvare i nostri compagni, anzi forse sarà pure contenta di vedere che un’altra ciurma di pirati è stata annientata!” disse Zoro incrociando le braccia nervosamente.

A Tashiji diedero fastidio quelle parole “Come osi parlare di me come se fossi il peggior essere umano esistente al mondo!”

“Sei un marine e come tale vuoi annientare i pirati…dico bene?” chiese Zoro fissandola negli occhi.

Tashiji non abbassò lo sguardo, al contrario lo fulminò con gli occhi “Io voglio solo catturare i pirati e consegnarli alla giustizia che li punirà per le loro malefatte. Non ho un odio particolare per voi Mugiwara e quindi non ho mai desiderato che moriste in un modo così assurdo e tanto meno ho mai desiderato che qualcuno potesse soffrire in eterno a causa di un dio pazzoide che ha rotto la promessa con i fratelli probabilmente per vendicarsi di essere stato spedito negli inferi! E dato che non sopporto il tuo atteggiamento nei miei confronti, ti dimostrerò di che pasta sono fatta” disse per poi rivolgersi a Zeus “Anche io sono disposta a rischiare!”

Nami la guardò confusa così come Sanji, mentre Robin sorrise divertita per come aveva saputo rispondere a Zoro.  

Il padre degli dei li guardò uno ad uno, era arrabbiato con Ade per aver rotto la promessa e per aver violato una legge da lui imposta e sarebbe stato una sorta di punizione strappargli qualche anima che aveva catturato, ma allo stesso tempo non voleva fare favori a dei miseri mortali.

“Andiamo Zeus, falli provare, tanto a te cosa ti costa?” chiese Era vedendo l’esitazione del marito e colpita dalla forza di volontà di quei mortali.

Zeus sbuffò e con un gesto delle mani aprì un buco nel pavimento del tempio, dalla quale scendeva una lunghissima scala che dal cielo li avrebbe condotti sulla terra e poi negli inferi.

“Scendete quelle scale fino alla fine  e arriverete a destinazione, ma il ritrovamento dei vostri amici dipende solo da voi!” disse Zeus prima di andarsene e sparire dalla vista di tutti.

“Bene, cosa stiamo aspettando?” chiese Zoro recandosi verso la scala, ma venne fermato da

Robin, la quale preoccupata domandò “È noto a tutti che una volta entrati negli inferi è impossibile uscirne. Come faremo noi?” domandò giustamente.

Ermes si alzò e raggiunse i Mugiwara “Io sono l’unico che riesce andare e venire dagli inferi dato che a volte devo consegnare la posta ad Ade. Quindi solo grazie al mio potere potrete uscirne. Tenete questa spilla a forma di ali e quando desidererete tornare, basta invocare il mio nome e, se non vi arrenderete prima, vi ricondurrò nell’esatto punto in cui tutto ha avuto inizio…se la vostra nave è intera!”

“Per cosa, per finire nuovamente inghiottiti e finire tutti quanti negli inferi?” chiese Nami confusa.

“No, quello che è successo non doveva accadere. È stato il potere di Ade a tagliare il mare e ora interverremo per far si che tutto torni alla normalità. Potete stare tranquilli, se vi salverete è come se questa avventura non avesse mai avuto luogo. Ora vi conviene andare prima che mio fratello cambi idea!” disse Poseidone.

“State attenti mi raccomando!” disse Lily dando un bacio a Sanji in segno di saluto e di buona fortuna.

“Lily, ci rivedremo, te lo prometto!” disse il cuoco per poi raggiungere i suoi compagni e cominciare quella lunga discesa che prevedeva milioni e milioni di scale prima di giungere a destinazione.

 

 

  
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