Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: gaccia    15/11/2013    7 recensioni
Che le probabilità siano sempre a vostro favore! Che la fortuna sia sempre a vostro favore!
Affidarci alla fortuna o alle probabilità non era la cosa più sicura, non quando gli Hunger Games, i giochi della fame, erano gestiti da Capitol City e dal crudele presidente Snow, non oggi, quando sono riapparsi gli Hunger Games della pace, rinati solo per essere uno spettacolo fine a se stesso, senza morti ne feriti gravi e con tanti soldi come premio per il vincitore.
La fortuna o le probabilità non erano mai a favore di chi partecipava. Mai.
Lo sa bene la figlia di Katniss e Peeta che trentadue anni dopo la terza edizione della memoria, i settantacinquesimi Hunger Games dove i suoi genitori erano sopravvissuti, entra nell'arena per i nuovi pacifici giochi ad affrontare quello che nessuno si sarebbe mai immaginato.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Ciao carissimi!

Sono arrivata faticosamente ai cento accessi e visto che mi sono portata avanti anticipo il secondo capitolo oggi.

Spero davvero che questa storia vi piaccia perché, personalmente, mi sento molto ispirata da Chyna e tutta la compagnia.

Ringrazio tantissimo le tre persone che mi hanno recensito, corretto e incitato a continuare.

Adesso vi lascio al secondo capitolo… BUONA LETTURA!

 

 photo BannerHG3_zps1abec5cf.jpg

---ooOoo---

 

La mano diafana di Alfie continua a girare i biglietti e a andare sempre più in profondità, sino a che decide e lentamente estrae il cartoncino giallo, lo apre e annuncia il nome riportato.

«Chyna Mellark!».

 

Un urlo sovrasta tutto il mormorio successivo all’annuncio del mio nome e so già che appartiene a mia madre.

Esco frettolosamente dal recinto mentre alcune ragazze mie coetanee borbottano acide sul fatto che ovviamente sono stata favorita in quanto figlia di due vincitori.

Il mio stomaco si stringe e vorrei solo voltarmi e schiaffeggiare quelle stupide. Come possono pensare che io volessi entrare nell’arena? Loro non sanno cosa significa vivere con gli strascichi di quanto è capitato trenta anni fa. Loro non sanno cosa vuol dire svegliarsi di soprassalto sentendo tua madre urlare di non uccidere zia Prim, oppure Jayson.

Loro non sanno come fa soffrire ascoltare tua madre che piange la tua morte, quando tu sei a una stanza di distanza e piangi con lei sul cuscino, soffocando i singhiozzi perché non si preoccupi più di quanto già non sia.

Sono solo delle stupide.

 

Esco nel corridoio che porta al palco e guardo preoccupata dove dovrebbero essere seduti i miei genitori ma non li trovo.

Mia madre deve essere svenuta perché è coricata a terra e mio padre è in ginocchio da lei e le sostiene la testa, chiedendo a gran voce un bicchiere d’acqua.

 

Mi volto verso Jayson bloccando il suo tentativo di andare verso il palco «Stai fermo lì» gli ordino e salgo di corsa i gradini ignorando Alfie e gettandomi a fianco di mio padre per cercare di dare aiuto.

Sono una allieva di medicina, dovrei essere in grado di fare qualcosa, ma l’unica cosa che riesco a fare è cercare le pulsazioni al polso con le mani sudate e tremanti. Adesso capisco perché ai corsi dicono sempre di non occuparsi personalmente dei famigliari, si è troppo coinvolti per ragionare lucidamente. Infatti saprei perfettamente cosa fare se la svenuta non fosse mia madre.

Arriva un addetto al pronto soccorso e posiziona subito le gambe di mia madre sulla sedia in modo che il sangue irroghi bene il cervello. Controlla anche la respirazione che comunque è buona e le passa un panno leggermente umido sulla fronte per togliere le tracce di sudore.

Appena mamma sbatte gli occhi tiro un profondo sospiro di sollievo e solo in quel momento mi accorgo che non stavo neanche respirando.

 

Dopo pochi minuti, lentamente e sostenuta da mio padre, la mamma si siede e si volta verso di me scoppiando in un pianto isterico ed abbracciandomi stretta.

«Bene… sono lieto di informare che Katniss Everdeen sta bene e si è ripresa» pigola agitato al microfono Alfie Down. Probabilmente non gli era mai successo uno svenimento in diretta da parte di un vecchio tributo vincitore e vista la figura importante che rappresenta la Ghiandaia Imitatrice, non può far altro che accertarsi che lei stia bene prima di continuare con la mietitura.

Anche questo è spettacolo.

«Deve essere svenuta per la contentezza che la sorte abbia estratto sua figlia» si azzarda a dire.

Io e mio padre ci guardiamo mentre aiutiamo la mamma a sedersi sulla poltroncina e lui sorride sarcastico. So cosa pensa: Alfie Down può solo ringraziare che adesso Katniss Everdeen non abbia un arco e una freccia tra le mani o lui sarebbe morto nello stesso istante in cui ha aperto bocca per dire quelle scempiaggini.

 

«Dai, vai a fare la tua presentazione. Ci penso io alla mamma» sussurra mio padre accompagnando le parole con una lieve carezza alla guancia. Ha ragione, meglio evitare di far restare mia madre sotto i riflettori più di quanto ci stia normalmente. Questa dimostrazione di debolezza che tutto il paese rivedrà sino alla nausea, sarà il suo cruccio per diverso tempo.

«Ecco a voi Chyna Mellark, la candidata del distretto 12 a questi settimi Hunger Games della Pace» annuncia finalmente felice Alfie, ritornando nel suo personaggio.

Mi posiziono accanto a lui e aspetto che si proceda al sorteggio del mio compagno di avventura.

 

«E adesso i signori» dichiara a voce alta iniziando a mescolare velocemente i cartoncini gialli che contengono i nomi dei maschi. In pochi secondi torna al microfono con il cartoncino che apre e annuncia il candidato

«Dick Hemington» scandisce.

Trattengo il fiato sconvolta. Tra tutti quelli che potevano essere sorteggiati proprio lui? Perché non esistono regole per escludere persone così deboli?

Come me il malumore serpeggia in tutta la piazza e vedo distintamente mio fratello che agita le braccia mentre discute con il suo vicino di posto, sicuramente per protestare a questa nomina.

Purtroppo non esistono candidati volontari e Dick non è tanto menomato da essere dichiarato inidoneo alla partecipazione, quindi nessuno può farci niente.

Lui è stato estratto e lui parteciperà alla settima edizione degli Hunger Games della Pace.

 

Guardo il recinto degli uomini e vedo il movimento dei ragazzi strattonati che si spostano per far passare Dick. Solo a vederlo incute paura e timore reverenziale.

Dick è un ragazzone alto quasi due metri, massiccio tutto muscoli e spalle enormi, ha venti anni e una intelligenza di un ragazzino di dieci.

Dick è quello che nel distretto chiamano ritardato o diverso. Viene spesso preso in giro per il suo modo ingenuo di comportarsi.

I suoi genitori sono morti per una esplosione al distretto 6 dove si erano trasferiti per lavorare e lui è stato affidato a sua nonna, una dolcissima donna che però può fare ben poco per il nipote.

Fin da subito ci si è accorti che Dick non era ‘normale’. Il problema è sorto quando, stringendo in un abbraccio un bambino che aveva diviso con lui la merenda, gli ha incrinato due costole mandandolo alla clinica ospedaliera.

È molto forte ma non si rende conto di cosa può fare ed è per questo che è sempre stato isolato da tutti gli altri. Qualcuno voleva addirittura rinchiuderlo come un animale pericoloso e solo con l’intervento di mio padre e zio Haymitch si è impedito che questo avvenisse.

Sua nonna era talmente commossa da questo che ci chiese di aiutarla con suo nipote e fu così che zio Haymitch lo prese sotto la sua ala protettiva, cercando di insegnargli cose semplici che frenassero la sua indole. In fin dei conti era la stessa cosa che i tributi vincitori degli Hunger Games facevano per non impazzire: si attaccavano a cose semplici per frenare la follia che li attanagliava quando si abbandonavano ai ricordi.

 

Per questo conosco Dick. Mia madre non era molto contenta che noi lo frequentassimo e perciò sia io che Jayson abbiamo cercato di evitare contatti prolungati che potessero confondere il ragazzo e fargli pensare che il nostro rapporto fosse più forte di una semplice conoscenza.

Tutto questo non è servito un gran che, visto che ci è molto affezionato e ci segue sempre da lontano per evitare che ci facciano del male. Una volta ha nascosto una mazza che un amico di Jayson aveva agitato davanti al naso di mio fratello. Serviva a giocare ma secondo Dick poteva essere uno strumento per picchiarlo e una settimana dopo la mazza venne trovata spezzata in quattro punti.

Una persona del genere non può entrare in una arena, potrebbe far male ai candidati con le sue mani nude. È potenzialmente più pericoloso di un'arma vera e dall'occhiata preoccupata che colgo negli occhi dei miei genitori intuisco che anche loro pensano la stessa cosa.

Dobbiamo convincere Dick a rinunciare al gioco non appena entrato nell'arena o rischieremo un vero e proprio bagno di sangue.

 

Dick attraversa il corridoio tra i due recinti incurante del mormorio di disapprovazione che lo accompagna e si dirige con passo svelto verso il palco che sale letteralmente di corsa e si posiziona accanto a me.

«Chyna! Ci sarai anche tu!» esordisce prima di abbracciarmi con le sue braccione. Non sono molto alta, come del resto tutta la mia famiglia, e sono sicura di avere l'aspetto di una che scompare letteralmente coperta dalla sua figura.

Sento che le persone attorno a me stanno trattenendo il fiato con la paura che mi stringa troppo e mi faccia del male. Idioti! Zio Haymitch mi diceva sempre che Dick bisogna trattarlo con calma e gentilezza e lui non ti farà mai del male.

«Dick. Dick, su lasciami respirare... Dick, certo, ci sarò anche io con te» gli rispondo sorridendo e staccandomi dal suo abbraccio.

«Sarà come quando sono andati via la tua mamma e Peeta, come con Haymitch!» ride prendendo la mia mano e facendola oscillare.

 

Con la coda dell'occhio vedo mio padre con una espressione corrucciata e perplessa che fissa le mani allacciate. Probabilmente gli torneranno in mente i baci che la mamma gli ha dato durante gli Hunger Games e non credo che voglia vedere un tale spettacolo da sua figlia.

In qualche modo mi diverto a farlo agitare e perciò assecondo Dick per il momento.

«Certo, proprio come la mia mamma e il mio papà» ma poi mi ricordo con chi ho a che fare e cerco di rettificare un poco «Saremo amici anche nel gioco e ci proteggeremo a vicenda».

Sottolineo la parola amici e so che Dick non ha in mente altro. È ancora fermo a un'età dove non c'è nulla di romantico in un abbraccio e un bacio viene dato in segno di affetto verso una persona a cui si vuole bene.

“Perfetto” penso “Non solo devo andare in un posto dove non ne ho alcuna voglia ma devo anche fare da baby sitter a questa grande montagna con la spiccata tendenza a mettersi nei guai”.

Non ho intenzione di sentirmi responsabile per lui. Una volta spiegato agli altri candidati come comportarsi con l'omone, saranno solo problemi loro, io alzerò il mio drappo bianco e me ne tornerò a casa.

 

Non mi interessa se mi daranno della codarda o se rinuncerò alla vincita e alla gloria, io ho il mio futuro come medico e non mi interessano altre cose. Sono in grado di vivere bene anche senza il sostegno degli Hunger Games della Pace.

 

«Ecco a voi i nostri candidati per il distretto 12: Chyna Mellark e Dick Hemington» annuncia Alfie rientrando nel suo personaggio. È quasi esilarante vedere come va in panico non appena succede qualcosa di appena lontano al copione che deve recitare e che lo ha visto uguale a se stesso per anni.

Così prende le nostre mani e le alza verso il cielo, per quanto possa alzare il braccio taurino di Dick al di sopra della sua testa.

Ci allontaniamo dal bordo del palco e ci sediamo composti su due sedie imbottite in attesa che la cerimonia finisca. Dobbiamo sorbirci ancora il discorso del sindaco e due parole da parte dei miei genitori.

Come al solito è mio padre a parlare. Mamma dice sempre che lui ha il dono della parola e che tutti pendono dalle sue labbra quando parla alla gente. Lui risponde che lei è il braccio armato, è quella che spinge all'azione con la sola presenza e che è molto più efficace di lui. Quando sono in quei periodi di complimenti vicendevoli, io e mio fratello usciamo dalla stanza perché sono i momenti degli abbracci e dei baci e non è il massimo osservare i propri genitori che si scambiano effusioni come se fossero ragazzini.

 

A volte mi scopro invidiosa dell'amore tra i miei genitori. Anche a me piacerebbe incontrare qualcuno che mi spingesse ad abbracciare e baciare come loro. Una persona che mi sostenesse e mi supportasse nelle mie azioni, una persona su cui poter contare in tutti gli aspetti della vita. Una persona come mio padre è per mia madre.

Una volta pensavo di aver trovato una persona simile. Era gentile e affabile. Lo avevo incontrato quattro anni prima quando ero andata a trovare Finnick e sua madre Annie Cresta nel distretto 4.

La nonna ha tante conoscenze lì e i miei sono affezionati agli Odair.

Ricordo come rimasi spiazzata a incontrare quegli occhi verde chiaro. Non ci sono occhi simili nel distretto 12. Ebbi la sensazione di perdermi al loro interno e mi riscossi solo quando Finnick mi diede una spallata cercando di farla apparire una cosa naturale e portandomi a conoscere il suo ultimo figlio nato da poco. In quel momento mi accorsi che l'oggetto della mia attenzione sorrideva compiaciuto a braccia incrociate, mostrando tutta la gloria del suo fisico allenato in mare.

 

Diventammo amici e mi insegnò a non avere paura dell'acqua, cosa che mia madre al lago non era mai riuscita.

Mi ci ero affezionata o magari innamorata e accantonai tutte le mie insicurezze dichiarandogli quello che mi sembrava un grande amore. E lui mi rise in faccia. Secondo lui ero troppo piccola per sapere cosa fosse un sentimento così grande, come se lui fosse un adulto! Non aveva ancora compiuto sedici anni.

Tornai al distretto 12 con il cuore incrinato e l'orgoglio sotto i piedi e mi impegnai a dimenticare quella parentesi così umiliante. Tornai altre due volte al distretto 4 ma non lo incontrai più e man mano dimenticai l'episodio.

Volevo solo trovare qualcuno come mio padre. In casa dicevano che fossi innamorata di lui e forse era vero. In lui vedevo la perfezione di un uomo: era bello, era forte, era dolce e sapeva sempre cosa fare per proteggere e far sorridere la mamma.

 

Mio padre si volta verso di me e sorride incoraggiante prima di salutare il pubblico e allontanarsi.

Aveva terminato il suo intervento, adesso saremmo tornati a casa per i preparativi della partenza che ci sarebbe stata il giorno dopo.

Non era più come una volta, i candidati non venivano più isolati, anche perché non c'era alcuna ragione di scappare. Questa sera ci saremmo trovati tutti in casa e avremmo avuto le visite di chi ci veniva a fare le sue congratulazioni.

Anche io mi ero recata a casa di un paio di compagni quando era stato il loro turno di essere stati estratti. I miei genitori invece non si muovevano mai, tanto avrebbero conosciuto bene i candidati all'inizio dei giochi e non ritenevano di dover anticipare l'incontro alimentando delle speranze di vittoria che non sapevano se erano in grado di mantenere.

 

Mi era sempre stato spiegato che l'aiuto del mentore con gli sponsor e per i consigli è fondamentale ma la cosa più importante è il candidato. Se tu non ti sai muovere, se non sai lottare allora i mentori fuori non possono fare nulla.

È vero che le armi non uccidono e non feriscono ma bisogna essere un pochino convincenti o nessuno crederà mai che vi sia una lotta per la vittoria in televisione.

Per questo i miei genitori tendono a non esaltare troppo i candidati mentre sono al distretto in famiglia. I genitori potrebbero farsi idee sbagliate e poi accusarli di non aver fatto abbastanza. Meglio avere a che fare solo con i ragazzi che si accorgono di quanto sia difficile nella realtà solo al momento dei primi allenamenti.

 

«Quest'anno mi occupo io del 12» esordisce mia madre appena la porta di casa si chiude.

I miei genitori fanno da mentori al distretto 12 e al distretto 11 in ricordo di Rue e Tresch, in sostituzione di Seeder e Chaf e di tutti i vincitori che sono morti durante la guerra. Lo faranno sino a quando un candidato non vincerà e potrà fare lui stesso il mentore.

Normalmente fanno un anno a testa e quest'anno l'undici toccava alla mamma.

«Sei sicura? Sai che riesco a parlare con Dick. Lui mi rispetta e posso convincerlo» obietta mio padre. È vero, Dick ha sempre adorato mio padre, sin da quando lo ha aiutato anni fa.

«Io gli incuto più timore e ha paura di farmi arrabbiare. Credo che questo sarà un incentivo migliore per quando dovrò convincerlo a rinunciare ai giochi appena entrato nell'arena» ribatte mamma.

Ha ragione, Dick ubbidisce quando ha paura, purché non si ribelli e non controattacchi, allora la paura deve averla il suo obbiettivo. Però è anche vero che tutte le volte che mia madre gli ha ordinato qualcosa lui ha sempre ubbidito senza fiatare, ha quasi del miracoloso.

 

«Non è giusto che sia stato sorteggiato lui! Io avrei fatto una figura migliore!» protesta Jayson accasciandosi sul divano. Lo sapevo che sarebbe uscito questo problema. Sono almeno tre anni che sogna la mietitura e la possibilità di mettere in pratica le sue conoscenze in una vera arena.

È molto più bravo di me nella caccia, è agile nell’arrampicarsi ed è forte nel sollevare dei pesi, è il degno figlio di Katniss Everdeen.

«Non potete lasciarmi qui a casa al forno! Voglio venire anche io a Capitol City a vedere da vicino gli Hunger Games. Prometto che non darò fastidio, mi metto in un angolino e guardo solo… ti prego papà… mamma…» ed ecco che inizia la solita solfa. Tutti gli anni la stessa storia, mio fratello vuole andare ai giochi e, vederli da vicino come spettatore, è meglio di niente.

Negli anni passati gli veniva vietato per la giovane età e per non lasciare me da sola (anche se poi ero io a dovermi occupare di lui). Oggi ho la sensazione che questa tradizione cambierà.

Infatti vedo mio padre sorridere indulgente alle occhiate imploranti del figlio «Io farò il distretto 11 e tu verrai con me, così ti impediremo di far dannare tua nonna. Preferisco averti sotto controllo in mancanza di Chyna». Ecco spiegato il motivo. Ero il parafulmine, la baby sitter affidabile.

Non so se essere orgogliosa per questa dimostrazione di considerazione o offesa per essere stata sfruttata senza avere nessuna contropartita se non un grazie.

 

La sera iniziano ad arrivare alcuni vicini e i miei compagni di scuola. Mio padre aveva preparato qualche torta e qualche dolcetto e altri aveva mandato Jayson a prenderli al forno. L’occasione delle congratulazioni per essere stata estratta crea la scusa per fare un festino.

Sono questi i momenti dove io e mia madre sentiamo di più la mancanza dello zio Haymitch. Lui era sempre disponibile per un po’ di rilassato, allegro e alcoolico divertimento, e mi avrebbe dato ottimi consigli per affrontare i giochi.

A metà serata arriva anche Dick in compagnia della nonna. Probabilmente sono andate poche persone da loro e poi credo che la donna voglia parlare con i miei genitori. Infatti, poco dopo i tre spariscono nello studio lasciando noi nella grande cucina a fare gli onori di casa.

 

Nonostante le dimensioni enormi della stanza che fa da cucina, sala da pranzo e salotto, sembriamo tutti schiacciati dalla mole dell’altro candidato ai giochi. È quasi divertente vedere come si scansano tutti non appena lui fa un gesto o un passo, sembra di vedere la rivolta dei ranocchi in uno stagno contro un’onda anomala.

«Dick, siediti qui e prendi una fetta di torta» lo invito indicando una sedia accanto al tavolo. Mi guarda quasi con venerazione mentre annuisce e si siede dove ho indicato. Aspetta diligente che gli porga il dolce e lo trangugia in tre bocconi facendo scoppiare a ridere mio fratello e qualche suo amico tra i più coraggiosi, cosa che non sembra neanche scalfire il gigante.

 

«Mia nonna voleva parlare con Peeta e tua madre. Mia nonna dice che devo ubbidire a tutto quello che mi dicono e anche a quello che mi dici tu» asserisce di punto in bianco.

Sospettavo che la ragione della venuta fosse quella e annuisco seria «E’ vero. In questi giochi sarà mia madre a farci da mentore e noi dobbiamo ubbidirle in tutto quello che ci dirà, così non ci faremo male e torneremo a casa sani e salvi» cerco di spiegare con i termini più facili che conosco.

«E vinceremo noi due, proprio come Peeta e K… tua madre» mi fa sorridere pensare che non riesce neanche a dire il nome di mamma. Deve proprio incutere un grande timore in questa montagna di muscoli. Mi spaventa solo demolire le sue speranze.

«No, Dick. Non vinceremo i giochi. È pericoloso e nella lotta qualcuno potrebbe farsi male, è meglio tornare presto a casa».

«Io non mi faccio male» ribatte lui con sguardo fermo «E neanche tu ti fai male. Io non voglio che tu ti fai male e io non ti faccio male, tu sei mia amica… sei mia amica e io non ti faccio male…» inizia a balbettare con gli occhi lucidi. Ecco che ho fatto il disastro. A volte parlo troppo e con Dick è sempre difficile farsi capire.

«Dick… Dick ascoltami!» ordino con voce ferma prendendo una sua mano e aspettando che alzi il volto verso di me «Tu non mi farai mai del male, lo so. Noi siamo amici. Ma ci sono altri candidati ai giochi, altre persone che possono farti del male o tu puoi fare del male a loro e noi non vogliamo questo, giusto?» parlo con calma e lentezza per fargli capire tutto il concetto.

«No. Peeta dice che fare male è brutto» sia lodato mio padre!

«Esatto, quindi noi non faremo male agli altri candidati e torneremo a casa il prima possibile» concludo soddisfatta. Ma il sorriso mi muore sulle labbra quando lui aggiunge.

«Vinceremo noi due come Peeta e tua madre».

“Ci rinuncio… Katniss Everdeen, è tutto tuo!” penso sconfitta.

 

Questo scambio si svolge nel più assoluto silenzio e mi accorgo solo allora che tutti i presenti non si sono persi una sola sillaba di quanto detto tra me e l’altro candidato.

«Così hai intenzione di alzare il drappo bianco e tornare subito a casa come una fifona?» chiede di getto Jayson. Credo che se davvero facessi una cosa simile non me lo perdonerebbe per il resto della sua vita.

«Non ho detto questo. Ma credi davvero che lui sia adatto a lottare corpo a corpo con gli altri candidati? Sarebbero i primi giochi con un vero bagno di sangue e morti da ammirare» rispondo sarcastica. Non possono volere che Dick rimanga a giocare, sarebbe una follia. Non sappiamo cosa può combinare se messo sotto pressione e basandosi su come si è comportato anni fa credo che non ci siano dubbi su quanto possa essere potenzialmente pericoloso.

Se questi sono gli Hunger Games della Pace, di sicuro non possiamo lasciarci dentro un ragazzo ritardato come lui.

«Perché non l’hanno esentato prima? Potevano escluderlo dalla mietitura e tutto questa preoccupazione non avrebbe motivo di esserci» interviene una ragazza che frequenta la mia classe.

«Non è pericoloso in condizioni normali e i giochi non prevedono morti o feriti e quindi non si ritengono pericolosi. Ecco perché non l’hanno escluso» avevo fatto io stessa la domanda l’anno precedente a mio padre e da lui avevo avuto questa risposta. Anche mia madre non era ritenuta pericolosa ma solo mentalmente instabile, infatti ha ucciso la Coin. Aveva le sue ragioni che nessuno ha chiesto però. Pazzesco che neanche il passato insegni qualcosa.

Non che voglia paragonare Dick a lei… però…

 

«Vi ringrazio tantissimo… andiamo Dick». La nonna Hemington prende per mano suo nipote e lo trascina fuori da casa nostra. L’ultima cosa che sento è un «Ciao, Chyna. Ci vediamo domani alla stazione».

Tiro un lungo sospiro che mi sembra essere il primo di una serie infinita. Andrò in iperventilazione prima che i giochi finiscano, questo è sicuro.

Guardo interrogativa i miei genitori che, come se nulla fosse, iniziano a conversare amabilmente con gli altri ospiti senza fare cenno a questa interruzione. Muoio dalla voglia di sapere che cosa si sono detti in privato e anche mio fratello non vede l’ora che rimaniamo soli per scoprire nuovi succulenti dettagli. È sempre lui il pettegolo di famiglia.

Questa specie di festa si dilunga ancora per mezz’ora, poi mio padre invita cortesemente a tornare a casa perché la candidata e i due mentori devono riposarsi prima di recarsi a Capitol City.

Con l’augurio di vincere, tutti mi salutano augurando buona fortuna e rimango stupita da questa dimostrazione di affetto e simpatia, visto che sono due cose molto lontane da me.

Mio padre sogghigna alla mia faccia perplessa e prende sottobraccio me e la mamma avanzando verso le scale «E’ incredibile vedere quanto siete simili, asociali e incapaci di accettare un semplice gesto di affetto da parte di uno sconosciuto» sia io che mia madre facciamo una smorfia irritata e lui scoppia a ridere lasciandoci salire in camera da sole.

Ha capito che adesso devo metabolizzare con chi, prima di me, ha provato sensazioni ancora più intense di queste.

 

«Credi che ce la farà?» sento mio fratello che chiede mentre ripuliscono la cucina.

«Con la mamma al suo fianco affronterà tutto. Non ti preoccupare, lei è preparata e noi ormai abbiamo capito come assolvere il nostro compito. Andrà tutto bene» lo rassicura mio padre ed io sorrido guardando mia madre che annuisce a quelle parole.

Entriamo in camera sua e ci sediamo vicine sul lettone.

«La nonna di Dick è preoccupata per lui. Ha paura che possa compiere qualche gesto avventato o farsi del male» esordisce.

«Non è una cosa nuova. È la stessa paura che abbiamo tutti noi» rispondo io atona. Sappiamo il problema ma quello che io voglio ora è la soluzione, la panacea di questo male grazie alla quale staremo presto tutti sani e salvi a casa nostra.

«Non ci sono molte soluzioni. Io cercherò di spiegargli come deve comportarsi nei giorni dell’allenamento e parlerò con gli altri mentori in modo da chiarire bene come devono muoversi i candidati con lui. Tu dovrai tenerlo d’occhio direttamente e cercare di calmarlo appena lo vedi un po’ agitato». Sa perfettamente che non potrò fare da completo parafulmine. È una follia solo pensarlo.

«Non riuscirò mai a controllarlo» protesto.

«Non ti sto chiedendo questo, solo di cercare di calmarlo se va in escandescenza. Con te non è pericoloso, ho già visto come ti ascolta quando parli, sembra che ti veneri quasi. Devi farti forza su questo sentimento, poi potrai chiarire meglio la situazione al distretto quando tornerete».

 

La guardo perplessa. Penso di non aver capito bene. «Mi stai chiedendo di fingermi innamorata di lui?» è impossibile. È incredibile. È assurdo.

«Non dire sciocchezze! Né io né tuo padre sopporteremmo che ti mettesse le mani addosso in quel modo, e secondo me neanche lui lo penserebbe mai. Ti vuole bene come a una sorellina da proteggere e tu devi far forza su questo ascendente che hai su di lui».

Annuisco. Questo lo posso fare.

 

Mi guarda e mi carezza i capelli scuri sospirando.

«Non avrei mai pensato di affrontare un giorno come questo. Tu estratta alla mietitura che devi partire per gli Hunger Games. È come un incubo che ricomincia» mi dice lieve.

«Mamma…».

«No. Non devi convincermi del fatto che andrà tutto bene. Lo so che al massimo uscirai dall’arena con qualche livido e una serie di racconti che basteranno per una vita intera, ma permettimi di spiegarti cosa vuol dire per me» a questo punto taccio e ascolto attentamente.

«Io mi sono offerta volontaria come tributo per salvare la vita a mia sorella Primrose. Lei aveva solo dodici anni e non sarebbe sopravvissuta cinque minuti nell’arena. A quel tempo chi andava agli Hunger Games era quasi certo di morire. Andavamo in ventiquattro e ne usciva vivo solo uno. Tutto quel sangue… tutto quell’orrore, quella violenza… non puoi immaginare quanto sia stato terribile vivere quelle giornate». Dai suoi occhi scende una lacrima che si affretta ad asciugare.

«So perfettamente che non ci saranno ibridi a darvi la caccia e non capiterà di dover assistere qualcuno mentre questo chiude gli occhi per sempre, non dovrai uccidere nessuno… queste però sono cose che ti segnano, che mi hanno segnata ed io non respirerò più sino a quando non uscirai da là sana e salva. Non vincere. Non mi interessa. Basta che rimani viva» le ultime parole le escono con un sussurro mentre mi abbraccia forte. Sento il suo cuore battere contro il mio e capisco quanto le costi riuscire a farmi salire sul treno domani mattina. Forse questa è la prima volta che sento tutto l’amore che mia madre mi porta e ne sono commossa.

 

Altre braccia avvolgono i nostri corpi. Mio padre si siede accanto a me e Jayson mi avvolge le ginocchia e vi appoggia la testa, accucciato ai miei piedi.

«Non aver paura, Katniss. Se qualcosa dovesse andare storto potremo sempre intervenire noi. Siamo mentori e siamo famosi. Il vecchio Plutarch e i suoi strateghi ci adorano e nessuno vorrebbe scatenare la tua ira. Tutti sanno che fine ha fatto la Coin quando si è messa contro di te… Chyna sarà al sicuro te lo prometto». 

«Non farmi promesse che non puoi mantenere. Cerchiamo di fare un buon lavoro e di tirarli fuori in fretta e senza danni» mia madre torna a essere la donna pratica di sempre. Mi sento meglio se lei è forte perché è come se anche io ne traessi forza.

Mio padre ci accarezza tutti. «Ce la faremo anche questa volta» e sorride rassicurante.

«Domani mattina voglio le focaccine al formaggio» dice Jayson facendo ridere tutti.

Andiamo a dormire e riesco ad appisolarmi a scatti. Non sento urlare questa notte ma so che non è per il fatto che nessuno ha degli incubi. Semplicemente nessuno sta dormendo a parte mio fratello e mi sento in colpa per le preoccupazioni che do ai miei genitori.

 

Il giorno dopo arriviamo presto alla stazione e c’è già una folla che è venuta a salutarci. Vedo Bruce parlare con Damien e spero che il forno non bruci, altrimenti il mio primo omicidio lo compirei qui al distretto.

Aspettiamo il treno pazientemente. Visto il regime di ristrettezze si è ritenuto più conveniente utilizzare il treno per più candidati e visto che noi siamo tra i distretti più lontani divideremo le carrozze con il distretto 13 e il distretto 11 a cui mio padre farà il mentore.

Dick e sua nonna si avvicinano e lei ringrazia ancora mia madre per tutto quello che farà per suo nipote. Quando il treno arriva ci facciamo strada grazie anche all’aiuto dei militi e veniamo accolti dai due candidati del distretto 13 e il loro mentore.

 

«Così tu saresti Chyna Mellark! Ciao, io sono Rudy e lei è Sakìa» si presenta un ragazzo che dovrebbe avere la mia età accompagnato da una ragazza più grande. Non so se mi sono simpatici o meno. A pelle sento un brivido freddo quando stringo la mano di lei che è gelida come il suo sguardo. Se questo è l’inizio non mi aspetto molto dal proseguo di questa conoscenza.

Sento di essere ufficialmente entrata nei giochi.

 

---ooOoo---

Angolino mio:

e così abbiamo scoperto chi è il secondo candidato ai giochi per il distretto 12.

Dick è il classico ragazzone enorme e ritardato. Con un cuore d’oro e isolato dagli altri insensibili. Sarà l’incognita di questi giochi.

Già da ora sono tutti preoccupati perché nessuno (tranne il vecchio Haymitch) si era preso la briga di provare a conoscerlo e capirlo.

 

Cerchiamo anche di capire il terrore di Katniss. Lei rivede i vecchi Hunger Games nella sua mente. Ragionandoci sa che non sono pericolosi ma è una mamma e questo la rende irrazionale.

 

Chyna è una ragazzina di diciassette anni. Come tutte a quell’età ci sono momenti di ragionamento profondo e adulto e momenti di infantilismo totale. Questo sarà il suo modo di comportarsi per tutta la storia e verrà fuori prepotentemente nel prossimo capitolo quando faremo conoscenza di altri candidati.

 

Ringrazio per l’attenzione che mi avete concesso sino a questo punto e vi consolo per il fatto che, più o meno, i capitoli avranno tutti questa lunghezza (se non di più).

Posterò il prossimo capitolo tra una settimana, visto che l’ho già scritto tutto.

 

Questo è un piccolo assaggio:

«Voglio vedere subito Plutarch. Ci deve spiegare cosa ha in mente. Sono sicura che la sua mente malata ha organizzato qualche cosa di assurdo... ma se pensa che permetterò che lui possa mettere in pericolo la vita di mia figlia ha sbagliato a fare i conti e anche di molto!». In altri termini questa è una dichiarazione di guerra e se fossi in questo Plutarch starei ben attento a come mi muovo, perché normalmente, il passo successivo a questo sfogo di mia madre è l'aggressione…

 

E ora, alla prossima!

baciotti

 

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: gaccia