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Autore: gaccia    11/11/2013    8 recensioni
Che le probabilità siano sempre a vostro favore! Che la fortuna sia sempre a vostro favore!
Affidarci alla fortuna o alle probabilità non era la cosa più sicura, non quando gli Hunger Games, i giochi della fame, erano gestiti da Capitol City e dal crudele presidente Snow, non oggi, quando sono riapparsi gli Hunger Games della pace, rinati solo per essere uno spettacolo fine a se stesso, senza morti ne feriti gravi e con tanti soldi come premio per il vincitore.
La fortuna o le probabilità non erano mai a favore di chi partecipava. Mai.
Lo sa bene la figlia di Katniss e Peeta che trentadue anni dopo la terza edizione della memoria, i settantacinquesimi Hunger Games dove i suoi genitori erano sopravvissuti, entra nell'arena per i nuovi pacifici giochi ad affrontare quello che nessuno si sarebbe mai immaginato.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Devo essere impazzita!

Ho già aperte cinque storie di cui due sospese a tempo indeterminato ed inizio questa?

Eppure lo so il perché. Perché ho visto il primo film, perché ho letto i libri e mi sono innamorata anche di questa saga… e poi perché la mia fantasia galoppa e in qualche modo la devo imbrigliare su pagine bianche altrimenti andrebbe tutto perduto!

 

Questa storia parte da trentadue anni dopo l’edizione della memoria degli Hunger Games.

Non so quanto sarà lunga, questo capitolo per essere il primo senz’altro lo è.

Ho cercato di tenere fede allo stile diretto e alle caratteristiche dei personaggi che appartengono alla signora Collins, e questa storia non è scritta a fini di lucro ma solo per il piacere della lettura.

 

Dunque, siamo a trentadue anni dopo la fine del Canto della rivolta, a una dozzina d’anni dall’epilogo, nel distretto 12.

Ecco come si sono evolute le cose.

BUONA LETTURA!

 

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---ooOoo---

 

Che le probabilità siano sempre a vostro favore! Che la fortuna sia sempre a vostro favore!

 

Affidarci alla fortuna o alle probabilità non era la cosa più sicura, non quando gli Hunger Games, i giochi della fame, erano gestiti dal Capitol City e dal crudele presidente Snow, non oggi, quando sono riapparsi gli Hunger Games della pace, rinati solo per essere uno spettacolo fine a se stesso, senza morti ne feriti gravi e con tanti soldi come premio per il vincitore.

La fortuna o le probabilità non erano mai a favore di chi partecipava. Mai.

 

Panem è diversa rispetto al tempo dei settantacinquesimi Hunger Games della memoria, i giochi ai quali hanno partecipato i tributi vincitori dei vari distretti, i giochi ai quali hanno partecipato i miei genitori.

Panem è diversa rispetto al tempo degli Hanger Games dove si raccoglievano ragazzini indifesi e si mandavano al macello nell’arena per soddisfare la voglia di sangue degli spettatori.

Oggi Panem è uno stato democratico, dove il governo e le leggi sono gestite da persone elette nei vari distretti in numero proporzionale ai cittadini ma comunque valido per far valere la singola voce.

Ogni distretto manda a Capitol City i suoi rappresentanti perché le leggi siano giuste per tutti, perché non ci sia più la fame e il benessere sia diffuso sino agli angoli più remoti dello stato.

 

Non esistono più divisioni così nette tra i distretti, si può passare tranquillamente a vivere dal 12 al 10 o al 3 senza sottostare a vincoli restrittivi o divieti. L'unico obbligo è il fatto che se ci si vuole trasferire c'è il dovere di fermarsi almeno due anni lavorandoci. Questo per evitare spostamenti repentini e senza controllo da parte della popolazione. Altrimenti ci sono i visti per le visite temporanee.

 

Il territorio di competenza dei distretti si estende anche oltre alle recinzioni che ancora circondano i vari villaggi e città. Sono solo a protezione dagli animali selvatici che ancora imperversano nelle foreste, ma queste zone non sono più “senza patria” ma competono a uno dei due distretti confinanti. E dalle recinzioni si può passare attraverso sportelli appositi.

 

La giustizia viene amministrata in modo retto e giusto. I giudici sono eletti dal governo di Capitol City, tra i nominabili dei distretti ai quali sono destinati, e gli stessi sono controllati da una commissione di dieci cittadini che restano controllori per sei mesi a rotazione.

Non esistono più i pacificatori con le loro divise bianche e terrificanti. Sono stati sostituiti dai “militi” che fanno parte della “Milizia”.

La milizia è dipendente dai giudici dei vari distretti che, a seconda della necessità, ne fanno richiesta alla sede centrale a Capitol City.

 

La vita però, continua ad essere dura.

La pace che si è costruita con il sangue più di trenta anni fa non ha portato i benefici che tutti si aspettavano. Certo, c'è più libertà, non ci sono più tributi da mandare al macello, ma la povertà diffusa è rimasta.

Ci sono ancora le classi dirigenti che hanno più potere e più mezzi e che, sostanzialmente, vivono meglio rispetto alla maggioranza della popolazione.

Lavorare per il governo è l'ambizione di tutti i cittadini sia di Capitol City, sia degli altri distretti.

Fuggire alla miseria è l'obiettivo principale.

 

Chi non ha lavoro riceve un sussidio governativo e il cibo che serve per mantenersi vivi.

Mia madre dice che le ricorda le razioni del distretto 13 quando c’era la guerra. Nessuno mangiava più di quanto non fosse strettamente necessario per arrivare al pasto successivo. Le calorie ingerite bastavano per fare il lavoro assegnato e basta. Adesso funziona più o meno nello stesso modo.

 

Il governo fa quello che può per migliorare le condizioni di tutti ma è difficile quando una parte degli antichi lavori che servivano alla ricca Capitol City attualmente non servono più visto il nuovo stile di vita più morigerato.

Per rispettare il nuovo regime di restrizione, a tutti i vincitori degli Hunger Games ancora in vita e abili al lavoro, è stato revocato l'appannaggio mensile, pertanto solo Haymitch, Annie Cresta e Beetee hanno mantenuto la loro entrata, più che altro per serie difficoltà ad essere autosufficienti piuttosto che per vera anzianità.

Enobaria, Johanna e i miei genitori Katniss Everdeen e Peeta Mellark hanno dovuto riciclarsi in lavoratori per mantenersi degnamente.

L'unica concessione è stato l'uso esclusivo della bella casa del villaggio dei vincitori, lasciando vuote e chiuse le altre case non già destinate.

 

I lavori a cui bisogna dedicarsi sono adatti ai propri talenti. Già a scuola analizzano il tuo operato per poi assegnarti a corsi formativi che possano esaltare le tue doti.

Ad esempio, mia nonna è tornata a vivere con noi, essendo diventata troppo anziana per vivere da sola nel distretto 4 e così mi ha insegnato qualche cosa. Ho scoperto di avere ereditato da lei e zia Prim il talento della guaritrice e anche a scuola hanno iniziato a farmi seguire corsi supplementari di medicina.

Chi, come mio fratello invece, non ha particolari attitudini se non combinare guai ed essere perennemente in punizione, affida la sua speranza ad accontentarsi dell’impiego al panificio di papà.

 

Peeta Mellark, mio padre, ha riaperto il forno del pane che avevano i nonni prima della guerra. L'edificio è andato distrutto quando il vecchio regime di Capitol City bombardò il distretto e distrusse tutta la città uccidendo anche i miei zii oltre ai suoi genitori.

Lui dipinge ancora la domenica, quando il forno è chiuso, dimostrando un gran talento artistico, ma ho la sensazione che si senta realizzato anche quando prepara il pane perché sa che aiuterà materialmente molto più che con la sua arte.

Secondo me raggiunge la massima soddisfazione quando prepara le torte e le decora. Diventano dei bellissimi dolcissimi capolavori.

 

Katniss Everdeen, mia madre, è stata la Ghiandaia Imitatrice, il simbolo della rivoluzione contro lo strapotere di Capitol City. E' una eroina descritta in tutti i libri di storia ed è davvero imbarazzante rispondere alle domande che mi rivolgono i compagni di scuola o gli insegnanti.

Mia madre non è uno zuccherino come mio padre, lei è severa, è dura e reagisce sempre in modo sproporzionato a ogni piccolo ostacolo.

Una volta ha minacciato di usare una freccia esplosiva contro un gatto randagio che aveva rubato un pezzetto di scoiattolo appena scuoiato.

Lei ha ottenuto la licenza per la caccia al di fuori della recinzione, dove raccoglie anche le erbe che servono alla fabbrica dei medicinali che hanno costruito anni fa.

Per ogni preda deve pagare una piccola tassa per l'introduzione ma riesce a venderle bene e a farci un piccolo guadagno, salvo poi donare qualche cosa a chi è meno fortunato di noi.

 

I miei genitori sono stati gli ultimi vincitori degli Hunger Games prima della rivolta e dall'abbattimento del regime di Capitol City. Erano gli innamorati sfortunati del distretto 12, destinati a non stare insieme visto che uno di loro doveva obbligatoriamente morire, ma grazie a un rischioso espediente si erano salvati e dopo essere sopravvissuti agli Hunger Games della memoria, alla guerra e al depistaggio di mio padre, sono tornati al distretto e si sono sposati e poi siamo nati noi figli.

Mia madre non si dilungava in racconti e neanche mio padre, ma avevano dovuto spiegarci le ragioni dei loro tremori, delle loro urla terrorizzate durante la notte. Alla fine ci avevano consegnato il loro libro sui giochi e lì avevamo letto tutti gli orrori che avevano patito loro e quelli che erano morti negli anni precedenti.

 

L'altro vincitore del distretto 12 era zio Haymitch e devo dire che mi manca moltissimo da quando è mancato tre anni fa. Nonostante una vita passata praticamente ubriaco, non ha sofferto molto alla fine, sono semplicemente saltati i reni e dopo una settimana di coma è morto.

Mia madre era distrutta, si è rinchiusa per una settimana in camera sua ed è uscita solo quando mio padre, la nonna, mio fratello e anche un amico di mamma, un certo Gale con moglie al seguito, l'hanno trascinata fuori costringendola a riprendere in mano la sua vita.

 

Gale, l'amico di mamma, mi ha anche portato a caccia in quei giorni.

Non si poteva essere figlia di Katniss Everdeen senza sapere usare un arco, sapere pescare, fabbricare trappole, scalare alberi e distinguere le erbe e le bacche che crescevano nella foresta.

«Sai, io e tua madre ci incontravamo sempre qui per andare a caccia... tanti anni fa». Gale era seduto su una roccia grande e piatta in cima a una collinetta lontana un paio di miglia dalla recinzione e dal Prato.

 

Da quel che ho capito, Gale era il compagno di caccia di mia madre e il suo migliore amico. Avevano combattuto fianco a fianco nella guerra contro Capitol City e si erano allontanati subito dopo la morte di zia Prim, dopo che i distretti avevano vinto.

Lui era andato ad abitare nel distretto 2 ed era diventato milite di carriera, uno dei primi del nuovo esercito. Credo che adesso sia colonnello o addirittura generale.

È un esperto in armi e tecniche di attacco, da quanto mi ha raccontato Jayson, il mio curiosissimo e informatissimo fratellino.

Sua moglie non mi piace tantissimo. Sembra più vecchia di lui e sempre arrabbiata con tutti. Anche con la mamma, mentre gli altri cercavano gentilmente di convincerla a scendere in cucina, lei sbraitava che poteva solo ringraziare tutti loro di non essere morta anni prima e che se era per lei avrebbe potuto togliere il disturbo anche subito.

 

Sono impallidita quando ho sentito questa donna dire queste cose ma la mamma non ha risposto se non sbattendo un'anta dell'armadio di camera sua ed è stata la prima reazione dal funerale di zio Haymitch.

«Johanna, smettila di indispettirla, sta soffrendo. Voleva molto bene a Haymitch» ha cercato di blandirla mio padre. In quel momento ho capito chi era quella donna: Johanna Mason, una dei tributi sopravvissuti.

«Non è con il miele che la scuoterai, Peeta! Io ho lasciato mia figlia con il mio nipotino di sole tre settimane per dare il mio sostegno qui e non mi pento di questo, ma non posso sopportare che la trattiate con i guanti bianchi come state facendo adesso... Santo cielo! Lei è Katniss! La Ghiandaia imitatrice, il simbolo di una rivolta» poi si è rivolta verso la porta della camera.

«So che volevi bene ad Haymitch, ne volevamo tutti, ma convinciti che non è morto per una congiura o un sicario. È arrivata la sua ora... e se proprio vuoi trovare un colpevole in tutto questo allora incolpa Snow che con i suoi Hunger Games gli hanno rovinato la vita riducendolo a una spugna... in ogni caso, qui con voi in questi anni è stato felice e tu lo sai... lui non vorrebbe vederti così quindi alza quel culo cascante ed esci fuori di lì!».

Mia madre è scesa il mattino dopo per fare colazione e da quel momento è ritornato tutto alla normalità.

 

Ogni tanto sentiamo ancora Gale per telefono.

Mio padre ha sempre un carattere gioviale con tutti ma quando risponde alla cornetta all'amico di mamma, sento nell'aria una tensione strana che si scioglie solo quando lei chiude la comunicazione e sorride a suo marito. Solo allora lui ricomincia a fare quel che faceva prima ed è come se non fosse accaduto nulla.

 

Il distretto 12 si è ripopolato. Mio padre dice che dopo il bombardamento erano rimasti solo alcune centinaia di persone e si pensava di non tornare più. Invece il richiamo di casa è stato forte, anche per chi non aveva più nulla e la gente ha ricominciato a tornare. Adesso il distretto è abitato da più di duemila persone e altre continuano a trasferirsi. Si sta pensando di riaprire le miniere per l'estrazione del carbone visto che Panem ha bisogno di energia e il carbone è molto più efficace del legno per scaldare le case d'inverno.

 

Non ho tanti amici, anche perché non ci sono tanti ragazzi della mia età oltre al fatto che sono abbastanza scontrosa di carattere. Mio padre dice sempre che dovevano chiamarmi Katniss junior visto il mio pessimo carattere, il che non è affatto vero, non sono simpatica, non sono socievole, preferisco stare sola e non sopporto le persone troppo invadenti, ma a parte questo sono uno zucchero... quasi. Zio Haymitch mi chiamava sempre dolcezza, anche se credo fosse con un tono lievemente sarcastico.

 

Questa mattina sento un urlo provenire dalla camera dei miei genitori.

È di nuovo mia madre che ha avuto un incubo. Quando le capita mi spavento a morte. Sembra stiano per ucciderla e mi viene voglia di andare ad aiutare.

Una volta ho provato ad entrare in camera sua, poi ho sentito mio padre che la consolava e lei che rispondeva che non ce l'avrebbe mai fatta senza di lui e di non abbandonarla mai.

Mi sono resa conto che quello è il loro mondo e che se anche volessi non potrei farne parte.

Gli incubi, i ricordi, le ferite fanno parte del loro passato da cui hanno sempre cercato di proteggerci e non posso pensare di impormi. Da allora resto distante perché so che i miei genitori si bastano.

Ma oggi so perché la mamma ha avuto questo incubo e so perché papà guarda preoccupato lei, me e Jayson.

Oggi è la fine di maggio, oggi ci sarà una nuova mietitura.

 

È inquietante come si sia lasciato lo stesso nome a questa cerimonia che ha rappresentato morte per tanti anni.

Adesso invece non c'è alcun rischio.

 

La televisione di stato stava perdendo consensi e aveva bisogno di nuovi programmi per ritornare ai fasti di un tempo. Negli anni successivi agli Hunger Games della morte, si erano rispolverate vecchie trasmissioni di discreto successo per rivitalizzare un settore in declino, ma non era bastato.

Qualcuno della dirigenza aveva pensato di ritirare fuori gli Hunger Games della pace.

Dopo il primo grido di indignazione, si era capito che questi giochi non avrebbero avuto niente di cruento come quelli passati.

I 28 candidati (non più tributi) venivano estratti nei tredici distretti e in Capitol City.

Erano sempre un maschio e una femmina di età compresa tra i quattordici e i venti anni.

 

Per rendere desiderabile partecipare, vi era un enorme premio in denaro che avrebbe risolto per sempre i problemi economici della famiglia, una delle case del villaggio dei vincitori che erano senza dubbio più confortevoli rispetto a quelle ordinarie e un impiego nel sistema governativo che consentiva una vita più che agevole.

Appunto per questo genere di premi si era deciso di aumentare l'età di partecipazione in quanto un dodicenne difficilmente avrebbe apprezzato le opportunità offerte.

 

I giochi non erano devastanti come quelli che avevano vinto i miei genitori.

Le armi servivano per segnare, non tagliavano e non erano pericolose. Le punte delle frecce e delle lance erano retrattili, i coltelli lasciavano una scia carminia di tintura sopra la pelle ma non uccidevano. Tramite il localizzatore impiantato nel candidato, gli strateghi sapevano quanta forza era stata imposta nella finta ferita e tramite complicati conteggi al computer, potevano stabilire se il ragazzo in questione era ancora vivo oppure era morto.

Nelle arene non vi erano ibridi che facessero stragi, la cosa più interessante era la capacità di adattamento dei ragazzi a vivere e procurarsi il cibo necessario.

 

Le arene non erano cambiate molto dalle edizioni passate: potevamo avere la foresta, il paesaggio roccioso o quello urbano.

Quattro anni fa mi ero divertita anche io a vedere l'edizione televisiva. Non vi erano armi alla cornucopia ma solo viveri. Le armi erano i sassi e i mattoni che si trovavano nell'arena, ma questi, nessuno escluso, non erano altro che contenitori leggeri pieni di vernice gialla o blu. Quando iniziarono ad usare i mattoni per colpire gli altri candidati, questi iniziarono a coprirsi di colore, diventando presto delle macchie allegre sullo sfondo monotono grigiastro.

Memori del successo ottenuto, due anni dopo usarono solo fucili e pistole che sparavano proiettili di vernice colorata.

In sostanza si esce ammaccati e magari con un paio di costole rotte ma niente di grave come la morte degli anni passati.

 

In questi giochi si cerca anche di non terrorizzare troppo i ragazzi. C'è ancora chi non riesce a sostenere la pressione dell'isolamento e della caccia ed allora alza il drappo bianco.

A tutti i candidati viene dato un fazzoletto quadrato bianco di mezzo metro per lato. Se si vuole uscire prima dall'arena ed abbandonare il gioco, basta sventolarlo davanti a una delle innumerevoli telecamere e subito un hovercraft viene a recuperare il ritirato e il gioco continua per i rimanenti partecipanti.

Lo stesso succede quando ci sono feriti che rischiano la morte, nessuno rischierebbe più di perdere una gamba come mio padre all’epoca dei suoi Hunger Games.

Comunque, le defezioni sono state pochissime, sull’ordine delle tre o quattro da quando sono ricominciati i giochi.

 

Questa sarà la settima edizione dei nuovi Hunger Games della pace e sono proprio curiosa di vedere che tipo di arena avranno pensato gli strateghi e che armi saranno disponibili.

È da anni che non mettono un arco, un’ascia o una lancia. Forse li ritengono comunque potenzialmente pericolosi.

 

Per Jayson sarà il primo anno di mietitura e già scalpita per partecipare, ma ha una scheda sola nell’urna, quindi difficilmente sarà estratto.

Io ne ho diciassette ed ho già quattro schede contenenti il mio nome.

Il sistema delle schede funziona esattamente come un tempo: una per i quattordicenni, due per i quindicenni e così via sino ad arrivare a sette per i ventenni.

Non si possono avere schede aggiuntive in quanto per il cibo lo integra direttamente il governo centrale, e non ci possono essere volontari considerando che tutti vorrebbero avere la possibilità di vincere il denaro, la casa e il lavoro.  

 

Nonostante il nuovo metodo di gioco, decisamente più umano, il distretto 12 non ha ancora avuto nessun vincitore ai nuovi giochi.

Da quando sono ricominciati i giochi i miei genitori hanno fatto da mentori ai candidati del distretto 12 e anche del distretto 11 visto che non c’erano vincitori neanche lì.

So che Enobaria si occupa del distretto 2 e Johanna del 7, mentre Beetee appoggia i ragazzi del 3 anche se è aiutato dal vincitore della prima nuova edizione.

Anche il distretto 2 si è già aggiudicato una edizione e il distretto 7 addirittura 2.

Gli altri distretti sono affidati a personalità di spicco o, come nel caso del distretto 4, a Finnick Odair, figlio del compianto Finnick, tributo vincitore caduto durante la presa di Capitol City, e di Annie Cresta, anch’essa vincitrice ma con gravi problemi psicologici e perciò inadatta a seguire i nuovi candidati.

Finnick ha fatto da mentore al vincitore della terza edizione.

So che Gale è stato nominato mentore del distretto 6 e deve aver fatto un ottimo lavoro anche lui, visto che la sua candidata ha conquistato i giochi l’anno scorso.

In sostanza i mentori aiutano con i loro consigli i candidati e, una volta iniziati i giochi, contrattano con gli sponsor per avere i doni che possono servire all’interno dell’arena: acqua, pane, coperta, medicina.

 

A mia madre non piacciono questi giochi, nonostante non siano pericolosi come i precedenti.

Lei ritiene che anche il minimo dolore dovrebbe essere evitato, e che soprattutto non dovrebbero essere più fatti, in memoria di quello che rappresentano.

 

Secondo me è passato troppo tempo e il dolore che causavano è stato smorzato, ecco perché le persone non si sono ribellate a questo nuovo ritorno degli Hunger Games della pace.

 

Dobbiamo prepararci per la mietitura che si svolgerà oggi nel primo pomeriggio e i miei genitori devono andare a ricevere la delegazione che arriverà oggi, a mezzogiorno, alla stazione.

La mamma mi ha fatto trovare il vestito bello, stirato e pulito, sopra il letto, di modo che possa indossarlo dopo essermi lavata.

A Jayson bastano pantaloni scuri e camicia bianca ma le ragazze devono essere più carine, quindi via alle calze di seta,  alle scarpette leggere e alla acconciatura intrecciata che la mia mamma mi ha insegnato a fare.

 

Ho visto le vecchie immagini dei miei genitori alla loro mietitura e confesso che Jayson, così biondo e massiccio sembra proprio papà. La mamma, invece era bellissima con il suo abito azzurro, molto più di me che sembro una vagabonda ritrovatasi elegante per caso.

È la nonna che aiuta a prepararci e ci accompagna nella piazza del tribunale.

 

Sembra tutto un set cinematografico. Sui tetti e sul palco ci sono decine di uomini alle prese con telecamere, cavi e luci da piazzare. Un maxi schermo su un lato farà vedere tutto anche ai più lontani.

Oggi è un giorno di festa e tutte le attività sono chiuse sino all’indomani.

Poi, il reality show verrà trasmesso in diretta durante il pomeriggio e in riassunti alla sera, in modo che tutti possano seguire gli eccitanti eventi.

 

All’ingresso della piazza veniamo separati dagli accompagnatori e suddivisi tra maschi e femmine.

Poi ci disponiamo ordinatamente per età partendo dai più piccoli davanti al palco sino ai più grandi e più lontani, in modo che quelli con più probabilità di essere estratti, abbiano più spazio per camminare e raggiungere il presentatore ed essere seguiti e visti da tutti.

 

Sta quasi per partire il nuovo inno di Panem e mi guardo in giro per vedere i miei compagni di mietitura. Nella piazza siamo quasi ottocento tra maschi e femmine con possibilità di essere estratti.

Do un’occhiata al palco e vedo mia madre e mio padre vicino al sindaco del distretto, seduti l’uno accanto all’altra che si tengono per mano.

Non sarebbe una cosa strana se non fosse che li conosco e so che in questo momento non sono tra noi ma nelle spire del terrore delle vecchie mietiture quando i loro cari venivano strappati dalle famiglie per andare incontro a morte certa.

So che mia madre non sta respirando dal terrore che il mio nome o quello di mio fratello esca dall’urna. So che mio padre le sta sussurrando di stare calma, che in ogni caso nessuno morirà e di non aver paura per noi e so che lo sta dicendo con voce tremula perché neanche lui crede fermamente alle sue stesse parole.

So che mia madre gli sta rinfacciando questo dolore perché era proprio quello che lei voleva evitare non avendo figli e so che dopo aver detto queste parole si sta scusando con lui, gli sta dicendo che siamo le cose migliori che le siano capitate e che è felice di avere noi, che è solo la paura che la sta facendo parlare così. E so che mio padre le sorride comprensivo e le carezza una mano perdonandola… proprio come sta facendo adesso.

Queste cose le so perché sono le stesse che si ripetono tutti gli anni in questo periodo e che puntualmente fanno rispuntare incubi paurosi e urla strazianti da parte di tutti e due.

 

Anche quest’anno, per i prossimi due mesi, mio padre affiderà il forno a me, Jayson e a due uomini che lavorano per noi a tempo pieno nel periodo degli Hunger Games della pace.

Vado abbastanza d’accordo con Bruce. È un uomo rubicondo e gioviale, allegro e gentile della stessa età di mio padre e, soprattutto un gran lavoratore. Lo conosco sin da piccola, quando ha iniziato a lavorare nel forno con papà. Non riesco a socializzare con Damien, un ragazzone alto e allampanato di venticinque anni, sempre pronto a battere la fiacca e scorbutico quando gli fai notare che ha sbagliato. Lui lavora con noi solo nel periodo dei giochi, quindi tirerò un sospiro di sollievo quando anche quest’anno saranno finiti.

Fortuna che noi al mattino siamo a scuola, altrimenti litigherei tutto il giorno al posto di limitarmi al pomeriggio.

 

Sta arrivando il presentatore della mietitura.

Alfie Down sembra una caricatura di se stesso. Indossa sempre una giacca e un paio di pantaloni con paillettes che brillano al sole più di qualsiasi lampadina e una parrucca ricoperta dalle stesse paillettes per un effetto d’insieme grottesco.

In compenso, il suo volto è una continua stratificazione di cipria che lo fanno apparire ancora più cadaverico di quanto in realtà non possa essere.

Essendo magro e segaligno, è come se sul palco ci fosse un palo della luce che riflette in pieno giorno e al quale non daresti il minimo di attenzione se non per voltare lo sguardo o metterti degli occhiali protettivi.

«Cari candidati, cari signore e signori, buon pomeriggio!» squittisce al microfono che immediatamente fischia per protesta.

«Anche quest’anno siamo qui per iniziare la cerimonia della mietitura che da ufficialmente inizio agli Hunger Games della pace… questi sono i giochi come avrebbero dovuto sempre essere e che sicuramente hanno l’approvazione di tutti i tributi che si sono sacrificati nelle arene». Non c’è nessuno che osi fiatare, tutti sappiamo quante persone e in che modo cruento abbiano perso la vita.

«Ma questi sono giochi di gioia che porteranno al vincitore gloria e ricchezza!» allarga le braccia e sorride felice del suo discorso.

Nessuno applaude, non ne abbiamo motivo, attendiamo solo che si compia l’estrazione e che possiamo sapere chi sarà a partecipare alla settima edizione degli Hunger Games della pace.

Tutti nel distretto faremo il tifo, contando sui vantaggi che un vincitore potranno portare, come ad esempio più fondi per costruire e nuova visibilità tra i distretti.

 

«E come si diceva una volta… prima le signore» così dicendo si avvicina alla boccia contenente le centinaia di biglietti dei candidati possibili per questi giochi.

Il mio nome compare solo quattro volte e le probabilità di estrazione sono infinitesimali ma, nonostante questo, trattengo il fiato agitata.

Non voglio andare agli Hunger Games, i miei genitori sarebbero terrorizzati, anche se non correrei alcun pericolo.

La mano diafana di Alfie continua a girare i biglietti e a andare sempre più in profondità, sino a che decide e lentamente estrae il cartoncino giallo, lo apre e annuncia il nome riportato.

«Chyna Mellark!».

 

---ooOoo---

Angolino mio:

questo capitolo rispecchia la lunghezza del primo capitolo del libro. In effetti quando ho iniziato a leggere una delle prime cose che mi sono chiesta è stata: ma quanto è lungo un capitolo? Il primo non finiva mai.

 

Lascio al prossimo le reazioni dei famigliari.

 

In questo pezzo ho fatto un’ampissima panoramica di quanto successo ai principali protagonisti della saga e alla situazione politica di Panem.

Diversa eppure uguale (come si diceva nel Gattopardo: Si deve cambiare perché nulla cambi).

Per una ragione esclusivamente di spettacolo si resuscitano gli Hunger Games della Pace con modifiche sostanziali rispetto alle vecchie edizioni.

 

Spero che questo capitolo vi piaccia.

Posterò il prossimo tra non meno di quindici giorni in quanto ho anche altre storie aperte (una Romantica, una su Harry Potter e tre su Twilight… che vi devo dire? Mi hanno definito un vulcano di idee)

 

Per ora vi ringrazio per l’attenzione e per le recensioni che vorrete lasciarmi.

Alla prossima

Baciotti

 

  
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