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Autore: Claire66    17/11/2013    7 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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La quiete prima della tempesta



Lucius era piegato in due dai dolori causati dalle maledizioni che il Signore Oscuro gli aveva inferto nella sua collera, ma un dolore ed una rabbia più penetranti delle maledizioni gli turbinavano senza sosta nella mente.

Draco, il suo unico e prediletto figlio, in cui aveva riposto tutte le ambizioni della famiglia ed il futuro del loro buon nome, li aveva traditi, disonorati e abbandonati.
Suo figlio era sempre stato un orgoglio per lui, e da quando aveva finalmente cominciato a fare parte dei Mangiamorte aveva visto in lui la possibilità di riparare ai propri fallimenti.
Già immaginava come sarebbe migliorata la loro situazione, se Draco fosse riuscito ad entrare nelle grazie dell’Oscuro Signore, trionfando dove lui aveva fallito, alcuni anni addietro.
Ma le sue mire erano presto calate quando Silente era stato ucciso da Piton, impedendo a suo figlio di portare a termine il compito.
Calate, ma non scomparse, ed era certo che durante la guerra si sarebbero presentate altre occasioni per riscattarsi.
Ma ora non riusciva a capacitarsi dell’accaduto.
Draco non poteva averli traditi, era assolutamente impossibile che rischiasse la sua vita per tre traditori del loro sangue condannati a morte ed una sporca mezzosangue.
Quel ragazzo non poteva essere suo figlio; Draco non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai osato fargli un tale disonore e compromettere anni di fedele servizio.
Credeva di essere riuscito a fargli capire che stare dalla parte dell’Oscuro era la loro via per il successo, ciò che doveva essere fatto.
La causa del Signore Oscuro era quella vincente, quella che garantiva lunga vita alle famiglie nobili e purosangue come la loro.
Tutti i maghi che si ostinavano ad opporsi non erano altro che feccia, traditori del loro sangue e sanguesporco che cercavano disperatamente di impedire l’inevitabile, difendendo quegli insignificanti babbani che dovevano essere sottomessi ed eliminati; indegni, dato che non avevano né il potere né la capacità di controllarlo o conoscerlo.
Draco aveva sempre onorato la famiglia ed obbedito a tutti i suoi ordini, soddisfacendo le sue aspettative e comportandosi come ci si aspettava da un Malfoy.
Per questo la sua azione lo sconcertava come non mai, e risvegliava in lui una rabbia di un’intensità nuova; la sua motivazione nel seguire l’Oscuro Signore non era mai stata così forte come dopo l’azione di suo figlio.
Lo aveva deluso.
Profondamente.
Lo aveva anche ingannato. Sicuramente stava progettando da tempo di lasciare la loro nobile causa, ed aveva cospirato alle loro spalle per far fuggire i Potter, cosa di cui ora lui e Narcissa dovevano pagare le conseguenze.
Come aveva osato fargli un simile affronto?
Per un momento la rabbia fu tale che gli venne la tentazione di non fare nulla perché avesse una possibilità di tornare dal Signore Oscuro.
Per un attimo pensò che se aveva scelto di stare tra le file di coloro che sarebbero stati schiacciati dal suo potere, poteva rimanerci con tutto ciò che comportava.
Ma subito dopo quel pensiero l’affetto che provava ogni padre per il proprio figlio si fece avanti, anche nel cuore gelido e desertico di Lucius, in cui il male aveva ormai messo forti ed inestirpabili radici.
Voleva dargli ancora una possibilità. Avrebbe fatto qualunque cosa per catturarlo o farlo tornare in qualche modo, anche con la forza, in maniera da potergli mostrare di nuovo quale era la giusta via.
Anche se questo poteva significare farlo soffrire.
Bastava che quell’azione, non importava quanto grave potesse essere, gli permettesse di chiarire le idee al figlio.
Non sapeva cosa fosse successo nella sua mente perché facesse una tale pazzia, ma voleva assolutamente impedire che Draco si trovasse dalla parte sbagliata quando sarebbe calata la mannaia.
Perché quando i Potter si sarebbero resi conto che combattevano una battaglia persa, quando avrebbero dovuto affrontare l’Oscuro Signore senza l’aiuto di esterni, ogni singola persona che li appoggiava sarebbe stata spacciata.
Tutti quegli anni di umile e fedele servizio li aveva fatti per garantire un destino prospero alla sua famiglia, seguendo i giusti ideali dei Purosangue e dei Mangiamorte, perché così, seppur con un po’ di sofferenza, sarebbero sempre usciti vincitori da qualsiasi conflitto.
Difatti la famiglia Malfoy aveva sempre mantenuto la sua più che agiata posizione sociale, e i buoni rapporti con il Ministero, creatisi grazie alla loro ricchezza, eliminavano qualunque ostacolo dal loro cammino.
Con l’appoggio del Signore Oscuro, che aveva garantito loro molto del potere che ora possedevano, avevano inoltre la certezza di rimanere imbattuti.
Non poteva permettere a Draco di rovinare la sua vita ed il loro futuro. Non poteva.
Narcissa sarebbe rimasta distrutta se loro figlio fosse morto, e lo stesso valeva per lui.
Non importava quale rischio comportasse, o quanto dolore avrebbe dovuto soffrire, l’importante era che in qualche modo Draco potesse essere perdonato dall’Oscuro Signore.
Ma purtroppo non aveva la minima idea di come fare.

*

Voldemort era già colmo d’odio e di furia a causa delle parole di sfida lanciategli da Grindelwald perfino pochi minuti prima che lo uccidesse, e quando era tornato a Villa Malfoy aveva impiegato una frazione di secondo per leggere nella mente dei suoi seguaci e rendersi conto dell’occasione che gli era sfuggita.

Li aveva avuti tra le mani, gli sarebbe bastato un non nulla per stringere la presa e soffocarli nella sua morsa, invece gli erano sfuggiti, per l’ennesima volta.
Questo aumentava a dismisura la sua ossessione per la Bacchetta di Sambuco.
Doveva essere sua, ad ogni costo.
Era convinto che quello fosse l’unico modo per eliminare per sempre i Potter e sconfiggere una volta per tutte i suoi oppositori.
Solo con quella bacchetta avrebbe potuto diventare veramente invincibile.
Più ancora di quanto lo era da quando aveva creato gli Horcrux.
Nessuno avrebbe potuto contrastarlo, non ci sarebbero più stati gemelli protetti dalla loro madre in grado di sfidarlo, né antiche magie che avrebbero potuto impedire la sua ascesa al potere assoluto.
Sarebbe stato invincibile, e non avrebbero più avuto scampo.
La rabbia creatagli dalle parole di Grindelwald, amplificata dall’enorme frustrazione per essersi fatto sfuggire i Potter sotto il naso, si scaricò sui suoi seguaci, ma la sua attenzione fu attirata dai pensieri che trovò nella mente di Lucius.
Nell’impeto della sua rabbia era stato tentato di ucciderli, ma si era trattenuto. Qualche seguace in più gli sarebbe sempre stato utile, erano altre bacchette che si sarebbero scatenate sui nemici, altra carne da cannone che sarebbe stata utile nel momento della battaglia per rendere più schiacciante il numero, perciò perché uccidere dei maghi con il sangue così puro?
Appartenevano pur sempre ad una discendenza ininterrotta di Purosangue, e Voldemort rispettava questo.
I pensieri che intravide nella mente di Lucius però, prima accrebbero ancora di più la sua collera, portandola a livelli inconcepibili per un’anima integra, poi gli fecero venire un’idea, e capì che forse poteva ancora essergli utile.
Così era Draco, il giovane rampollo dei Malfoy, entrato tanto presto tra le sue file, che aveva ceduto. Alla collera per il tradimento subìto seguì immediatamente un’idea malvagia di vendetta e profitto, suggeritagli dalle conclusioni a cui era giunto Malfoy Senior.
Un ghigno demoniaco cercò di farsi strada sull’orribile volto dai lineamenti serpenteschi contratto dall’ira, e una maschera ancor più orrida e spaventosa ne fu il risultato.
Che illuso.
Avrebbe pagato caro la sua azione, quel piccolo ed insignificante atto di coraggio sarebbe costato la vita al giovane Malfoy, ma non prima di essergli stato utile.
Perché scomodarsi a dare la caccia ai Potter, quando la sua ossessione e priorità assoluta era trovare la Bacchetta che lo avrebbe reso invincibile, se poteva farli venire lui tramite Lucius ed il ragazzo ad Hogwarts, scenario perfetto per distruggere le speranze di tutta quella feccia che ancora si opponeva a lui? Era proprio Hogwarts il luogo in cui intendeva recarsi al più presto, anzi immediatamente.

*

Un dolore acuto gli perforò il braccio, e Draco sentì il marchio contorcersi come se fosse una cosa viva intrappolata appena sotto la sua pelle, gli venne la nausea.
Avvertiva la rabbia di Voldemort attraverso il pulsare ossessivo sempre più forte e bruciante, ma non era quello il vero dolore che lo faceva piegare in due.
Tutte le sicurezze sul fatto che non li avrebbe uccisi svanirono, e comprese che in parte le aveva create lui per avere la forza di compiere quel gesto.
Le paure che aveva durante l’incarico di uccidere Silente al pensiero di fallire tornarono prepotenti, e lo sommersero.Se in un moto d’ira che solamente un’anima intrisa di malvagità come la sua poteva avere, li avesse uccisi?
Per colpa sua.
Il pensiero della loro sofferenza era insopportabile, chissà quali pene stavano patendo, a causa delle sue azioni. In quel momento avrebbe preferito essere lui sotto le grinfie di Voldemort, almeno non avrebbe avuto quei sensi di colpa che lo attanagliavano senza tregua.
Solamente il dolore fisico, puro e micidiale, ma anche redentore.
Una piccola sicurezza però affiorò dalla tempesta che abbatteva in parte lui stesso su di sé.
Non li aveva ancora uccisi, e se l’avesse fatto lo avrebbe saputo.
Era una fitta totalmente diversa quella che si avvertiva quando l’Osc…Voldemort, in preda ad uno dei suoi raptus di collera folle, uccideva uno dei suoi seguaci.
Era come una coltellata, netta e precisa, che si troncava all’improvviso com’era arrivata, e non l’aveva ancora avvertita.
Per ora era come avere la pelle trafitta da mille aghi, ma per lui era quasi un sollievo. Avrebbe sopportato quel dolore per un tempo indeterminato, se poteva evitare ciò che temeva.
Quando riuscì a riemergere dal panico in cui era sprofondato, si accorse che tutti lo stavano fissando con espressioni alquanto preoccupate.
Anche i Potter sembravano alle prese con un tumulto interiore.
Marie si portò una mano alla tempia, chiudendo gli occhi con espressione sofferente, e Potter mosse il capo in un gesto nervoso, come se volesse scacciare dei pensieri nefasti.
Sicuramente aveva a che fare con le loro cicatrici, pensò Draco.
Da tempo ad Hogwarts, ma non solamente lì, grazie all’articolo pubblicato qualche anno fa dalla Skeeter, circolava la voce che le cicatrici funzionassero come una sorta di antenna satellitare, e Draco era certo che non fosse soltanto una voce.
“Pensare che l’ho aiutata io, la Skeeter, a scrivere quell’articolo. Piuttosto comico, a dire il vero.”
Intravide un altro barlume di speranza nel fatto che avvertissero le emozioni di Voldemort, o qualcosa del genere sicuramente, a giudicare dalle loro espressioni insieme preoccupate e sofferenti, ma concentrate.
Forse anche loro se ne sarebbero accorti, se li avesse uccisi.
Costrinse le preoccupazioni e i sensi di colpa a passare in secondo piano, doveva concentrarsi su cosa stava succedendo intorno a lui.
Fra tutti gli sguardi che volgevano verso di lui si ritrovò a fissare negli occhi Harry, con una muta richiesta che lo sorprese. Stava davvero chiedendo una rassicurazione a lui, il suo da sempre accanito nemico, fino a poche ore fa?
Doveva proprio esser disperato, o forse no?
Ma lo sorprese ancora di più il fatto che Harry, oltre a capirlo, gli diede una risposta.
“Non li ha uccisi. Sono ancora vivi, e lo resteranno a lungo, credo.”
Nonostante in parte lo sapesse già, questa sicurezza gli diede un enorme sollievo.
Quando guardò la sorella per vedere se anche lei concordava, cosa praticamente certa, notò che si rabbuiò improvvisamente; un’ombra di ulteriore preoccupazione le era calata sul viso, ma ebbe l’impressione che appena si era accorta che la stava osservando si affrettasse a nasconderla. C’era qualcosa che non gli avevano detto?
“Malfoy…Ti sembrerà strano, ma sappiamo la sofferenza e la preoccupazione che provi.
Una volta che sei contro Tu-Sai-Chi, la preoccupazione per i propri cari diventa un’abitudine.”
La voce di Hermione gli sembrò surreale, talmente faticava a credere a quello che aveva appena detto. Non si sarebbe mai aspettato una frase del genere.
Certo lo metteva a disagio, molto.
Tempo addietro lo avrebbe fatto infuriare se qualcuno avesse preteso di sapere quello che provava, detto da una mezzosangue poi, sarebbe andato in collera. Ma ora era un aiuto insperato, anche se forse giungeva un po’ troppo in fretta per i suoi gusti.
Era vissuto praticamente tutta la sua vita in un ambiente in cui sentimenti del genere venivano accuratamente tenuti nascosti, o mostrati talmente di rado che quando succedeva non ci si credeva nemmeno. Veniva data la precedenza ad un comportamento austero e freddo, in cui si dava più importanza all’immagine che una persona, secondo loro, era tenuta a dare, che all’individuo stesso, e alcuni erano finiti per perdere sé stessi e trasformarsi in quello che avevano a lungo finto si essere.
Il primo che si comportava così era suo padre, ma nonostante tutto Draco non riusciva a non preoccuparsi per lui.
Ora che invece era piombato per sua volontà in un ambiente del tutto diverso, si sentivo come un pesce fuori dall’acqua, ma sperava ardentemente che non lo fosse veramente, perché allora sarebbe soffocato, e non voleva che il passato gli impedisse di cambiare.
“Se vuoi porre fine alla sofferenza dei tuoi genitori, e di molti altri, conta ogni passo in avanti che facciamo.
Il tempo corre sempre più a favore di Tu-Sai-Chi, ma magari hai delle informazioni che potrebbero aiutarci…”
La voce determinata di Marie si rivolse, per la prima volta da quando avevano comunicato attraverso il Pathos Cogitatio, direttamente a Draco, e dietro quelle parole lui colse il primo invito concreto a collaborare con loro.
“Fatemi tutte le domande che volete.” Disse, ed era sincero.
Qualsiasi informazione avessero avuto bisogno di sapere gliel’avrebbe fornita, così magari perfino gli anni passati sotto il terrore di Voldemort avrebbero portato qualcosa di positivo, se alcuni dettagli potevano aiutarli.
“Sai cosa viene custodito nella camera blindata dei Lestrange nella Gringott?”
La domanda lo spiazzò. Si era immaginato più o meno di tutto: se sapeva qualcosa sui piani di Voldemort, informazioni sui Mangiamorte o su Hogwarts, o qualunque altra cosa, ma quella proprio non gli era venuta in mente.
Certo sapeva più o meno cosa veniva custodito al suo interno, Bellatrix si vantava spesso della ricchezza della loro famiglia, cosa a suo parere piuttosto stupida.
Come domanda era piuttosto generica, e perciò inizialmente lo fu anche la sua risposta.
“Bè, si…C’è oro in quantità, gioielli, pozioni rare, antichi cimeli…”
“Tanto antichi da poter essere oggetti appartenuti ai quattro fondatori?”
Avvertì la speranza di un’idea che stava per essere confermata nella sua voce, e fu felice di poterla accontentare.
“Sì, anche…Si è spesso vantata di avere l’onore di poter custodire la spada di Grifondoro, e suo marito una volta ha anche accennato che erano in possesso della coppa di Tassorosso, anche se disprezzano quella casa…”
Un lampo di trionfo passò negli occhi di Marie, e Draco seppe che la sua risposta aveva soddisfatto le sue aspettative, ma non ne capiva il motivo.
Che cosa aveva a che fare con la battaglia contro l’Osc…Voldemort?
Marie si voltò verso il fratello, anche lui con la stessa espressione soddisfatta, sebbene all’improvviso sembrava avere fretta di fare qualcosa.
“Ora ne siamo sicuri. Dobbiamo subito parlare con Unci-Unci.” Disse Marie, il briciolo di entusiasmo precedente già svanito, sormontato da altre preoccupazioni.
Harry sembrava indeciso, su cosa, Draco lo ignorava. Avrebbe voluto fare lui le domande ora, ma sembravano essersi dimenticati di lui, ora che la domanda più pressante -possibile che fosse quella ?- Aveva ricevuto una risposta, ma riteneva un po’ rischioso azzardarsi a porre domande così presto, dato che perfino con chi conoscevano da tempo facevano i misteriosi, figurarsi con lui, uno di cui non si fidavano nemmeno.
Ci fu un momento di silenzio, e anche Hermione e Ron li fissarono.
Dopo alcuni secondi la loro discussione silenziosa terminò, avevano raggiunto un accordo senza dirsi nemmeno una parola.
“Si, prima Unci-Unci…” Disse Harry, con espressione sempre più preoccupata. Draco era insospettito dal fatto che i loro volti si oscuravano sempre più.
Guardando Hermione e Ron vide che anche sui loro visi era stampata un’espressione piuttosto interrogativa.
Quindi non era l’unico a non aver capito molto.
Bè, era già qualcosa.
Un momento. Se gli avevano chiesto cosa c’era nella camera blindata dei Lestrange non era certamente per fare un censimento delle ricchezze magiche. Inoltre dopo quella notizia volevano improvvisamente parlare con Unci-Unci, un folletto che lavorava alla Gringott.
Si diede dello stupido per non esserci arrivato prima, era semplice.
Volevano irrompere nella camera blindata di Bellatrix, per prendere la coppa di Tassorosso.
Per la seconda o terza volta gli venne da ridere, e in quel momento non si trattenne, anche se la cosa stava diventando preoccupante, doveva stare attento a non impazzire.
“Come se pazzo non lo fossi già…”
A quanto pare Ron, ma non era il solo, trovò la sua risata sommessa e trattenuta sospetta, perché diede voce all’interrogativo che era comparso nella mente di tutti quanti, i quali si erano subito girati allarmati verso di lui.
“Perché ridi?” Chiese, in tono curioso, vagamente preoccupato ma privo della precedente aggressività.
“Niente…Diciamo che l’ultima cosa che mi mancava per guadagnarmi definitivamente la simpatia di Bellatrix era irrompere nella sua camera blindata…Ma non fa nulla, eravamo già grandi amici prima.”
Vide che tutti e quattro cercarono di contenere al massimo la piccola scintilla di ilarità che una battuta così inaspettata aveva generato, ma gli orli della bocca di Marie si curvarono all’insù creando delle buffe quanto brevi fossette. Harry scosse la testa, a quanto pareva se prima era solamente etichettato come “Potenzialmente Pericoloso”, ora aveva aggiunto una nota: “Pazzo”.
O forse, con un po’ di fortuna, date le parole precedenti il potenzialmente pericoloso era stato cancellato.
Hermione gli lanciò un’occhiata penetrante, forse sorpresa che fosse giunto a quella conclusione, Ron aveva assunto un’espressione a metà tra l’esterrefatto e lo sbalordito. Come la battuta di Marie pochi minuti prima, successe in un brevissimo attimo, dopodiché fu come se Draco non avesse detto nulla, e i volti di tutti divennero di nuovo preoccupati o tenebrosi.
In quel momento Bill scese dalle scale, tornando dalle stanze a cui era salito dopo che avevano letto il breve ed enigmatico capitolo, per controllare come stavano gli ospiti inaspettati.
“Dobbiamo vedere Unci-Unci, e dopo anche Olivander.”
Gli disse deciso Harry, con un tono reso imperioso dalla fretta e dall’ansia, che gli fece guadagnare delle occhiate allarmate dai suoi due amici.
“Sono ancora troppo provati, tra un’ora li potremo trasferire da zia Muriel, le gambe di Unci-Unci stanno guarendo…”
“No, ci servono qui, dobbiamo parlare con loro. È importante.”
Bill non batté ciglio, nessuna emozione visibile sul volto solcato da profonde cicatrici.
“Allora seguitemi.” Lanciò un’occhiata diffidente a Draco, che non seppe cosa fare.
Doveva seguirli o rimanere lì?
Come risposta Harry si voltò e gli fece un cenno.
Salì per ultimo, meravigliato del permesso ricevuto, sentendo gli amici scambiarsi qualche complimento o rassicurazione, che probabilmente volevano dirsi da dopo la fuga.
Ron non poté fare a meno di guardarsi le spalle, come se fosse una belva pronta ad attaccare, anche quando era privo di bacchetta.
Li fece accomodare in una stanzetta luminosa con vista sul mare.
La primo timidi raggi di sole salutavano il nuovo giorno con la loro luce dorata, filtrando a sprazzi fra le tende semichiuse.
Mentre aspettavano l’arrivo del folletto i gemelli si voltarono verso di lui, con l’aria di voler dire qualcosa di importante.
“Dr-Malfoy, ti diremo quello che serve a tempo debito, per ora non farti sfuggire nulla sulla Gringott con Bill e Fleur, meno sanno meglio è…”
Dopo questa frase Marie aggrottò le sopracciglia, come sorpresa da qualcosa che aveva detto.
“Per ora sappi che stiamo cercando degli oggetti, uno potrebbe essere la coppa di Tassorosso, e altri cimeli appartenuti ai fondatori…che servono per sconfiggere Voldemort.
Di più per ora non ti possiamo dire. Sai già che vogliamo irrompere nella Gringott, e sai cosa può comportare.”
Per tutto il tempo in cui Marie aveva parlato Harry non gli aveva staccato gli occhi di dosso, come se cercasse di capir qualcosa, ma Draco lo lasciò fare, non aveva niente da nascondere.
Sapeva che era già un miracolo che lo facessero partecipare alle conversazioni e gli avessero detto quelle informazioni, perciò non pensò nemmeno di obiettare.
Non capiva perché con Bill e Fleur si ostinavano a mantenere segreto tutto, mentre con lui condividevano alcune, seppur vaghe, informazioni.
Avrebbe ritenuto più logico il contrario, sebbene gli andasse benissimo così.
Quale differenza c’era tra lui e la giovane coppia, che gli faceva compiere questa strana scelta?
In quel momento entrò Bill con il folletto in braccio, il quale stringeva ancora la spada tra le mani, e lo posò cautamente sul letto.
Harry scambiò qualche convenevole con il folletto, che a quanto pare lo aveva accompagnato nella sua prima visita alla Gringott.
I gemelli e il folletto si scambiarono una serie di occhiate, come se lui volesse capire cosa si stavano comunicando a sua insaputa quando si guardavano con aria d’intesa.
“Siete dei maghi veramente strani, Harry e Marie Potter.
In numerosi anni di servizio alla Gringott ho avuto a che fare con molti gemelli, ma non ne ho mai incontrati come voi. Siete molto giovani per affrontare una battaglia tanto ardua, ma di una cosa sono certo: il Signore Oscuro sbaglia a considerarvi due entità separate.”
Quelle parole sortirono un forte effetto sui due fratelli, e un brivido corse sulle loro schiene, quel folletto aveva un che di sgradevole ed inquietante, e Draco stesso trovava quelle parole piuttosto minacciose, sebbene non sapesse il perché. Quell’impressione crebbe a dismisura quando si rivolse, con sorpresa di tutti, a lui.
“Ma il Mangiamorte dietro di voi non è meno particolare.”
Quella frase risvegliò la rabbia dentro di lui, per il fatto che lo etichettava ancora con tanta sicurezza con quell’appellativo, che ora era peggio di un insulto.
“I Mangiamorte sono coloro che sono al servizio di Tu-Sai-Chi, e io non lo sono più.”
Disse con voce ferma e glaciale.
“Potrai anche credere di non esserlo, ma finché è vivo lo sarai, un Mangiamorte traditore, e tutti i traditori di Voi-Sapete-Chi fanno una brutta fine. Mi sorprende che non ti sia ancora successo nulla, ragazzo.”
Una furia quasi incontrollabile invase Draco; se avesse avuto una bacchetta gli avrebbe scagliato contro una delle più terribili maledizioni, ma dato che non ne era in possesso, strinse i pugni, e il suono sinistro delle nocche che scricchiolavano rimbombò tetro nella stanzetta. Harry intervenne nella conversazione, che se fosse stato per Draco sarebbe diventata una faccenda sanguinosa.
Le parole che rivolse al folletto gli giunsero come attutite, ne capiva il senso e seguiva la conversazione, ma aveva la mente altrove.
Come si permetteva quell’essere di deliberare così sicuro sul suo futuro, condannandolo anche ad una brutta fine.
Era davvero segnato come diceva lui?
Quelle parole gli avevano fatto paura, anche se in sua presenza non l’avrebbe mai ammesso. Pensò a ciò che fino ad ora era riuscito ad evitare.
Che provvedimenti stava prendendo Voldemort per il suo tradimento?
Sapeva che avrebbe cercato di vendicarsi, ma lo spaventava di più il non sapere come l’avrebbe fatto che l’azione in sé.
Anche se ci fosse riuscito, cosa che voleva assolutamente impedire, l’importante era che non gli avesse più dato il potere di sottometterlo, e che non ci sarebbe mai più riuscito, si disse Draco. Questo gli assicurava una vittoria che Voldemort non sarebbe riuscito a strappargli con nessuna maledizione, ma ora che la sua vita seguiva un percorso che lui ritenevo giusto non voleva che vi ponessero fine.
Mentre Unci-Unci litigava anche con Ron e faceva infervorare Hermione insinuando che nessuno contrastasse Voldemort questi pensieri lo angustiavano, e avvertì che qualcuno lo stava osservando.
Draco si voltò, negli occhi ancora la rabbia che le parole del folletto avevano creato, e si scontrò con due frammenti di limpido cielo estivo fissi su di lui.
Quando Marie incontrò il suo sguardo si affrettò a portare la sua concentrazione sul folletto, come se si fosse scottata, e non si voltò più.
Draco si sforzò di concentrarsi sulla conversazione, che era ormai giunta alla fine.
“Ci aiuterai?” Gli chiese Harry.
“Non possiamo entrare senza l’aiuto di un folletto. Sei la nostra unica possibilità.”
Unci-Unci, probabilmente proprio perché aveva capito quanto era importante la sua decisione, si divertì a dar loro una risposta esasperante.
“Ci penserò” Disse, sistemandosi con cura le corte e grassocce gambe.
Se avesse potuto, Draco gli avrebbe spezzato di nuovo le ossa una per una, al diavolo l’Ossofast. Mentre uscivano Harry si premurò di portare con sé la spada.
Saggia decisione, pensò Ron, quel disgustoso essere era tremendamente avido ed infido.
Quando uscirono dalla camera Draco vide che le parole taglienti del folletto non avevano colpito solo lui, si era guadagnato il disprezzo di tutti, anche se tenevano la voce bassa per non farsi sentire.
“Piccolo idiota…”
Per la prima volta nella sua vita concordò con Ron.
Superava uno dopo l’altro limiti che non avrebbe mai creduto si potessero frantumare.
“Che essere disgustoso e maligno…” Disse Marie, prima di venir interrotta da Hermione.
“Harry, Marie, quindi credete che ci sia un Ho…un Voi-Sapete-Cosa nella camera blindata dei Lestrange?”
A Draco non sfuggì il fatto che non avesse detto il vero nome della “cosa” perché era presente lui, ma se non doveva saperlo, pazienza, per ora.
Era convinto che al momento giusto avrebbe capito, o gli avrebbero spiegato, almeno lo sperava. Oppure, cosa più che probabile ora che Voldemort stava meditando vendetta, sarebbe morto ignorando ogni cosa.
“Certo! Hai sentito quello che ha detto Malfoy, c’è la coppa di Tassorosso nella camera, e Bellatrix è andata fuori di senno quando credeva che fossimo entrati nella sua camera!”
Disse Marie, non senza una smorfia al pensiero della pazzia di Bellatrix.
“Era terrorizzata all’idea che Voi-Sapete-Chi lo scoprisse, e secondo noi Voi-Sapete-Chi avrebbe nascosto un Voi-Sapete-Cosa nella Gringott perché riteneva che possedere una camera al suo interno fosse un privilegio riservato solo ai veri maghi.”
Inoltre avrà sempre invidiato chi possedeva una chiave, perché lui non ha mai avuto denaro da custodire da giovane.” Precisò Harry.
“Come ragionamento non fa una piega, e se c’è davvero la coppa nella camera, allora non ci sono dubbi.” Constatò Hermione.
“Certo che lo capite proprio bene.” Disse Ron.
L’affermazione non sembrò far loro molto piacere.
“Solo a tratti.” Ribatté Marie, come per difendersi, sebbene quella di Ron non fosse un’accusa.
“Magari fosse stato così facile con Silente.” Disse con una punta d’amarezza Harry.
Fece per bussare alla porta, ma si fermò, e guardò Draco, indeciso.
Draco capì che stava riflettendo se farlo partecipare o meno alla conversazione, e guardò Marie, in cerca d’aiuto. Dopo un momento lei si voltò verso Draco, senza guardarlo negli occhi, e chiese: “Cosa sai dei Doni della Morte? 
“State parlando della leggenda dei doni che diede la Morte ai tre fratelli? La bacchetta, il mantello e la pietra?” Aveva un vago ricordo di quel racconto appartenente alla sua infanzia, ma niente di più.
“Sì.” Fece una pausa.
“Sembra che uno di quegli oggetti, la bacchetta, esista d’avvero. È quello che Tu-Sai-Chi sta cercando, per diventare invincibile.”
Non aveva mai creduto a quella leggenda che gli era stata raccontata da bambino, ma in effetti la bacchetta avrebbe potuto esistere davvero.
Così era quello l’oggetto delle ossessioni di Voldemort.
In quel momento capì cosa intendeva Marie per una corsa contro il tempo. Erano in una situazione disperata, perché se Voldemort stava cercando veramente quella bacchetta, c’erano molte più probabilità che la trovasse prima che loro riuscissero a completare la loro missione.
Ancora non sapeva in cosa consistesse, ma appariva molto insidiosa, complicata e soprattutto lunga.
Hermione e Ron guardarono increduli Harry e Marie, quando per la seconda volta lui alzò il braccio, stavolta per bussare veramente.
Probabilmente non capivano la loro decisione, cosa che nemmeno Draco riusciva a fare.
Erano per caso impazziti?
Non avrebbe mai immaginato che fossero così aperti.
Certo le informazioni che gli avevano dato non erano così importanti, ma credeva che sarebbero stati ancora più riservati. “Ti danno per spacciato…” Intimò a quella vocina caustica di tacere, per Merlino! Avrebbe tanto voluto sapere cosa pensavano su di lui ora, per capire le loro decisioni, ma gli era chiaro che chiedeva decisamente troppo, senza l’uso della Legilimanzia.
Una flebile risposta giunse da dietro la porta, ed entrarono.
Il vecchio fabbricante di bacchette era disteso semisdraiato con la schiena appoggiata ad un cuscino, ed era pallido come un cencio.
Draco non l’aveva mai visto molto, sebbene fosse stato prigioniero per diversi mesi, quasi un anno, nella sua dimora.
Di nuovo lo assalì quel senso di colpa per le azioni che non aveva impedito succedessero, e per l’ennesima volta si ripromise che avrebbe fatto di tutto per fare in modo che non accadessero di nuovo, o almeno, per cercare di riparare i danni che aveva fatto.
Era talmente magro che sembrava solamente un sottile strato di pelle ricoprisse le ossa, ora fin troppo visibili, ed il viso era quasi irriconoscibile, scavato e provato dai mesi di prigionia e dalle torture.
Le tende erano accuratamente tirate, anche se l’alba non occhieggiava alla finestra, dato che questa non dava sul mare. Quando lo vide in quello stato pietoso, Draco si sentì in dovere di porgergli le sue scuse, e fu quello che fece, non appena Harry e Marie lo avevano salutato cordialmente.
“Signor Olivander, le devo porgere le mie più umili scuse.
So che non vuol dire molto ora, ma mi dispiace di non aver fatto nulla per impedire che la catturassero, e per non aver alleviato le sue sofferenze durante la prigionia. Le garantisco che non avrei mai voluto che un ospite venisse trattato così male nella mia ormai ex casa.”
Olivander lo fissò con quello sguardo rimasto inalterato nonostante le dure prove passate, ancora penetrante e inquisitorio come la prima volta in cui l’aveva incontrato, a undici anni. Ma questa volta c’era anche una punta di gratitudine inaspettata.
“Ragazzo, non devi farmi le tue scuse. Mi hai fatto fuggire da lì, ed è grazie a te se ora sono disteso in questo letto al sicuro. Mi hai salvato, e non potrò mai essertene sufficientemente grato. Una decisione come la tua merita di essere riconosciuta.”
Quelle deboli ma intense parole sortirono su di lui l’effetto di un balsamo curativo, non si aspettava un ringraziamento così sincero e comprensivo, e fu lui ad essergli grato per quella frase, che lo rincuorava.
“Senza dubbio la bacchetta di Biancospino è stata la miglior scelta per te, ora più che mai hai dimostrato di avere le caratteristiche perfette per quella bacchetta. Non mi meraviglia che ti abbia scelto con tanta sicurezza”
Aggiunse con quella sua voce carismatica e sempre carica di mistero.
Draco non ricordava quali caratteristiche avesse il legno di biancospino, ma decise che sarebbe andato a ripassarle.
“È stato un piacere farlo, la ringrazio per avermelo detto.”
“Signor Olivander…Potrebbe identificare queste bacchette per favore?”
Disse Harry, porgendogli le bacchette che avevano preso a Villa Malfoy, due delle quali Draco realizzò appartenevano ai suoi genitori, e l’altra era quella di Bellatrix.
“Certo certo…qualunque cosa possa aiutarvi.”
Prese tra le mani quella che Draco riconobbe come la bacchetta di sua madre.
“Castagno e crine di unicorno. 11 pollici e un quarto. Leggermente flessibile.
Questa bacchetta apparteneva a Narcissa Malfoy, come Draco Malfoy saprà sicuramente.”
Lo guardò di sottecchi, e si avvertì un leggero disagio nei fratelli.
“Mentre questa è quella che sono stato costretto a fabbricare per Lucius Malfoy, dopo che la precedente fu distrutta da voi.
Olmo e corda di cuore di drago. Undici pollici, dura.
E quest’altra invece apparteneva a Bellatrix Lestrange. Noce e corda di cuore di drago. Dodici pollici e tre quarti, rigida.”
Dopo questo elenco fece una pausa, prima di porre una domanda.
“Se non sono indiscreto…Desidererei tanto vedere la tua bacchetta, Marie.
È per me un’enorme fonte di curiosità ciò che è avvenuto tra le vostre due bacchette, anche se il cambiamento è avvenuto solamente in quella di sorbo…”
Marie estrasse dalla manica della veste la bacchetta, e la porse ad Olivander, che la prese con delicatezza tra le mani, un luccichio negli occhi saggi.
“Potrei confrontarla con la sua, Signor Potter?”
Anche Harry estrasse la sua, e Draco vide con sgomento che era spezzata in due, legata solamente da un sottilissimo filo di piuma di fenice. Anche Olivander sembrò desolato, ma era difficile a dirsi, tanto era pallido ed emaciato. Portò all’altezza degli occhi entrambe le bacchette, come soppesandole con lo sguardo. “Crede di poterla riparare?” Chiese Harry, speranzoso nonostante tutto.
“Temo, signor Potter, che un danno tanto grave sia al di là delle capacità di qualsiasi mago.”
Harry deglutì, deluso e più cupo che mai.
“Credevo che forse, con il passare del tempo, la bacchetta di Marie sarebbe tornata della tonalità originale, ma non è successo…Come mai questa bacchetta sia diventata della stessa tonalità della compagna, lo ignoro tutt’ora. Quanto mi piacerebbe capirlo!” Continuò Olivander. “Ricordo ogni bacchetta che ho venduto, e vi assicuro che le vostre sono le sole ad essere identiche nell’aspetto in tutto e per tutto, si può dire che l’unica differenza vera e propria sta nel tipo di legno, in quanto persino i nuclei sono simili.
Il legame che si è instaurato tra queste due bacchette tramite la piuma di fenice è per me un mistero, e temo che rimarrà tale…
È già raro che una fenice doni due piume, ma come mai ne abbia donata una terza, dopo essere risorta dalle proprie ceneri, lo ignoro.
Credo però che la particolare abilità negli incantesimi protettivi tu l’abbia acquisita anche grazie alle caratteristiche della bacchetta stessa, Marie, essendo legno di Sorbo, ma rimane nascosto il motivo per cui sembra avere la volontà di proteggere l’altra.
Potrebbe essere per via delle piume, ma questa branca della magia rimane sempre molto complessa, colma di poteri celati in meandri ancora inesplorati dai maghi, e noi fabbricanti di bacchette avremo perennemente da imparare.”
“Quindi è convinto anche lei che la mia bacchetta abbia agito di propria volontà, quando ha scagliato il sortilegio scudo ad una grande distanza, senza che io volessi fare nulla, quella notte? Così come quella di Harry.”
“Non saprei esattamente di cosa potrei essere convinto, Signorina Potter, ma certo è che le bacchette hanno una volontà propria. E la sua, in quell’istante, voleva proteggere la gemella.
Di più non ti posso dire, ragazza mia, sarebbero supposizioni troppo azzardate.”
Calò il silenzio, mentre Harry e Marie riflettevano assorti su quelle parole.
Draco era meravigliato da ciò che aveva appena udito. Non sapeva del legame tra le loro bacchette, e la cosa lo affascinava, sebbene non avesse davvero capito quello che Olivander aveva detto. Sapeva che le loro bacchette avevano sconfitto quella di suo padre, che l’Osc…-Voldemort aveva preso in prestito, ma non conosceva il motivo di quella richiesta, che gli era apparsa molto strana.
Quindi le loro bacchette e quella del Sign…-Voldemort erano legate.
E quella di Marie aveva cambiato tonalità, diventando uguale a quella del gemello.
Era molto strano, non ne aveva mai sentito parlare, e non aveva idea di cosa significasse.
Certo doveva essere di grande importanza, a giudicare da come ne aveva parlato Olivander e dalla loro sete di informazioni, ma gli sfuggiva il vero significato di tutta quella vicenda, certamente perché di loro sapeva poco e nulla.
“Ma si può utilizzare una bacchetta anche se non ne si è stati scelti?”
Chiese Harry dopo essersi riscosso.
“Si…Un mago che si rispetti è in grado di incanalare i propri poteri in quasi tutti gli strumenti.
“Però la bacchetta non sarà mai veramente sua?”
“Tutto dipende dal modo in cui la si ha conquistata, se viene vinta con la forza e contro la volontà dell’avversario, in genere la bacchetta cambia fedeltà.”
“Quindi non è necessario uccidere il proprietario precedente per impadronirsi veramente di una bacchetta?”
“No non direi…” Olivander cominciò a sudare freddo, a disagio.
“Ci sono tuttavia leggende che parlano di una bacchetta passata di mano tramite omicidi”
Insistette Marie, anche lei con la fronte imperlata di sudore, sebbene indossasse una veste leggera e non facesse caldo.
“Sì, una.” Olivander diventava sempre più pallido, e l’affermazione successiva lo fece diventare di una tonalità grigiastra.
“E Lei-Sa-Chi le ha chiesto informazioni al riguardo vero?
Voleva che lo aiutasse a superare il legame tra le nostre bacchette, ma malgrado lei gli abbia detto dei nuclei gemelli e consigliato di prendere in prestito un’altra bacchetta non ha funzionato…” Continuò imperterrita, ignorando lo sconcerto di Olivander per ciò che sapeva, e il terrore del vecchio schizzò alle stelle, come sentendosi in colpa per le informazioni date.
“Mi ha torturato! Non avevo altra via, la maledizione Cruciatus non mi ha dato scelta, ho dovuto farlo…”
“La capiamo, chiunque avrebbe agito come lei. Non aveva scampo.”
“Quindi gli ha dato informazioni sulla Bacchetta di Sambuco?
Dicendogli che Gregorovich la possedeva?” Continuò Potter.
“Ma come fate a sapere!”
“Questo non ha importanza” Ribatté Marie, scura in volto.
“Il Signore Oscuro” Iniziò Olivander, con voce debole e rassegnata “Non cerca più la Bacchetta solo per sconfiggervi, ma è convinto che ciò lo renderà davvero invulnerabile.”
“E sarebbe davvero così?” Chiese Harry, e Draco avvertì il peso di quella domanda.
“Chiunque possieda la bacchetta deve sempre temere gli attacchi, ma il Signore Oscuro in possesso della Bacchetta di Sambuco sarebbe…Formidabile.”
Sembrava quasi che quella idea lo spaventasse almeno quanto lo attraesse, e quell’impressione, sommata al modo in cui pronunciava il nome del S…-Voldemort, non diedero a Draco proprio una buona impressione di lui, e sicuramente nemmeno ad Harry e Marie piaceva più di tanto.
L’ultimo vano tentativo di trovare un barlume di speranza lo fece Hermione, ma com’era prevedibile, fallì.
“Quindi lei crede che esista veramente? Insomma, che non sia una leggenda?”
“Non penso sia una leggenda, no, nella storia ci sono molte sue tracce, e resoconti noti solamente ai fabbricanti di Bacchette.
Anche se credo che la scia di sangue che si è lasciata dietro sia utile solo per rintracciarla, perché creata dalle forti passioni che un oggetto così potente, desiderabile e pericoloso suscita nei maghi da secoli.
Se il Signore Oscuro si impossesserà veramente della Bacchetta di Sambuco, Harry e Marie Potter, dovrete davvero combattere molto uniti, per farcela.”
Soprattutto ora che non avevano più la bacchetta di Harry, pensarono desolati i due gemelli.
Con queste rassicuranti parole il discorso si chiuse, e dopo qualche ringraziamento uscirono.
Ora Draco era davvero conscio del motivo per cui i gemelli avevano un’espressione sempre più preoccupata.
Come facessero a sopportare il peso di quella drammatica situazione, quando tutto sembrava andare a loro sfavore, non ne aveva idea.
Se Voldemort era veramente alla caccia della bacchetta che fino a poco prima riteneva leggenda, ogni ora che passava era determinante.
Per questo immaginò che dovesse essere enormemente frustrante per loro dover perseverare nella ricerca di quegli oggetti, qualsiasi cosa significassero.
La via che stavano intraprendendo sembrava la più lunga e tortuosa, e si chiese come mai, dato l’emergenza della situazione, non cercassero di ostacolare Voldemort, o di trovare la bacchetta prima di lui.
Certo, sarebbe stato forse perfino più pericoloso che irrompere nella Gringott, ma almeno avrebbero agito in modo diretto contro Voldemort, avendo l’impressione di fare qualcosa per impedire che il loro nemico diventasse apparentemente invincibile.
Mentre così erano confrontati con ostacoli sempre nuovi, spesso brancolando nel buio, con la consapevolezza che il loro avversario si avvicinava inesorabilmente ed incontrastato al suo obiettivo, e per di più uno di loro non aveva più la sua bacchetta.
L’unica spiegazione sensata era che dovevano essere certi che quegli oggetti, una volta trovati, gli aiutassero a sconfiggere Voldemort, anche se fosse stato in possesso della Bacchetta di Sambuco.
Dovevano essere di cruciale importanza.
Dal loro ritrovamento doveva dipendere la loro salvezza, altrimenti perché affannarsi tanto?
Tra le altre mille domande però una affiorava più insistente delle altre, non era nemmeno così importante, eppure Draco non riusciva a scacciarla.
Quegli oggetti davano loro il potere di distruggerlo, oppure ne toglievano all’Osc…Voldemort, rendendolo più vulnerabile?
Si rendeva conto che le due possibilità erano collegate, però c’era una leggera differenza.
Si costrinse a non ritenerlo importante, appena si accorse che quella domanda probabilmente era sorta perché essendo stato molti anni in un ambiente dove tutto si giocava sul potere, fino a poco tempo fa gli dava anche troppa importanza.
Credendo che da chi lo possedesse dipendesse la sorte sua e degli altri, era deciso ad averne una parte, illudendosi così di essere al sicuro.
Ora invece aveva capito che la vita di una persona non si giocava affatto su quello, anzi, era una trappola, perché una volta convinti che avere potere fosse essenziale per cavarsela, si era sotto il suo giogo, e si finiva con dare al potere il potere di controllare le proprie azioni, mentre la cosa più importante e vitale se si era intenzionati a seguire il proprio percorso, era non dare potere a nessuno di influenzare le proprie scelte. Ora, finalmente, l’aveva capito.
Ma per essere in grado di fare ciò era necessario essere indipendenti e non sottomessi, e quindi spesso era meglio rinunciare a qualsiasi mira di alto rango o dominio, perché avrebbero sortito l’effetto contrario.
Con il volere di sottomettere si poteva finire con l’essere sottomessi, perfino dalla propria volontà, e non c’è cosa peggiore che essere schiavi di sé stessi, oltre che degli altri, in alcuni casi.
Mentre rinunciandoci può capitare che arrivi inaspettato, come ricompensa per le fatiche superate, e non come forza tiranna che rendeva superiori sottomettendo gli altri, ma sotto forma di rispetto.
Questa era una delle tante cose che aveva capito, mentre prendeva la decisione più importante della sua fino ad allora miserabile vita. “Ma guarda un po’ che filosofo stai diventando…non rammollirti come certi professori incollati alle loro pergamene, Flamel!”
I Potter interruppero le sue riflessioni e battibecchi interiori, dirigendosi a passo spedito giù per le scale, senza voltarsi ne dare spiegazioni, tranne un sommesso:
“Ho bisogno di un po’ d’aria.” da parte di Marie.
Con le labbra serrate ed i visi pallidi contratti dalla preoccupazione non avevano un’aria rassicurante, sembravano affetti da una qualche malattia.
Certo Draco ero l’ultimo a potersi permettere di dare un giudizio, sapeva bene cosa significava quando la preoccupazione ed i pensieri non smettevano di tormentare, fino a consumare tutte le energie.
Immaginò che il suo volto non dovesse avere un aspetto migliore, comunque.
Li piantarono in asso, cosa che non doveva succedere spesso, a giudicare dalle facce esterrefatte di Hermione e Ron.
“E ora che si fa?” Chiese Ron, allibito.
“Si aspetta.” Disse Hermione, rassegnata ma non molto più tranquilla del compagno, prima di mettersi comoda sullo stesso divanetto in cui poco prima sedeva Marie, una volta scese le scale.
Aveva l’aria di essere un’attesa lunga.
Ron si era seduto accanto a lei, mentre Draco era ancora impalato in mezzo alla stanza, con il dolore lancinante al braccio che non accennava ad andarsene.
Non poteva fare a meno di stringerlo continuamente, nella vana speranza che sparisse, ed Hermione gli scoccò uno sguardo a metà fra l’ansioso e l’inquisitorio.
Sperò non facesse domande.
Il silenzio inquietante instauratosi fu rotto da Fleur, che vedendoli accampati nel salotto volle porre rimedio, ma le sue premure non fecero loro un gran favore.
Sebbene il sole stesse per sorgere, a nessuno era passata per la testa l’idea di dormire, anche se come aveva detto lei, erano tutti molto stonchi.
“Dov’è Luna?” Chiese ad un tratto Hermione, di nuovo agitata.
“Credo di averla scorta in spiaggia” Disse Bill, affiancando la moglie.
“Vado a cercarla” Affermò risoluta.
Sicuramente nemmeno lei riusciva a sopportare quella calma surreale, ed insieme a Ron decise di ingannare il tempo che occorreva ai gemelli per schiarirsi le idee andando alla ricerca dell’amica.
Draco se possibile si sentiva anche peggio, e se non avesse fatto qualcosa per distrarsi prima o poi si sarebbe lasciato sfuggire un lamento con quel dolore bruciante al braccio.
Per non attirare l’attenzione su di sé uscì a sua volta e scese verso la costa, certo che la spiaggia fosse abbastanza grande per non scontrarsi tra di loro.
Regnava un’atmosfera strana.
Sebbene nulla lo rivelasse, Draco si sentiva come sul ciglio di un precipizio; quella calma improvvisa ed i cambiamenti repentini erano avvenuti con sorprendente facilità, gli sembrava che tutto fosse filato fin troppo liscio.
Quella doveva essere la quiete prima della tempesta, senza dubbio.
Tante volte aveva immaginato quello che era appena successo, ed ora che vi si trovava immerso, lo coglieva comunque alla sprovvista.

*

Lei ed Harry quasi corsero verso l’uscita, riuscì appena a borbottare qualche parola di scusa.
Si sentiva soffocare, non riusciva a sopportare quella mancanza di azione, proprio ora che la parte della sua mente abituata ad agire la riteneva essenziale.
Le scoperte e le informazioni date loro da Olivander non davano scampo.
Se Voldemort fosse diventato padrone della Bacchetta di Sambuco, e lo stava per essere, avrebbero dovuto affrontare un avversario invincibile, a detta della storia e della ragione.
Vedeva Voldemort che avanzava nei prati di Hogwarts, e si sforzò con tutta la volontà che aveva di non lasciarsi trascinare dalla visione.
Cercò la mano di Harry, sapeva che lui provava quello che provava lei, come accadeva sempre, ma dovevano parlare, la decisione che stavano per prendere, che avevano in parte già preso, era troppo grande per condividerla solo con il pensiero.
Afferrò la sua mano. La strinse, forte.
“Harry…! Dobbiamo chiuderlo fuori, non possiamo farci nulla ormai, sai che abbiamo già scelto…”
“Mi sembra così una pazzia, Marie, e se stessimo facendo la cosa sbagliata? Abbiamo sempre agito, sempre, mentre ora stiamo a guardare con le mani in mano Tu-Sai-Chi che diventa invincibile!”
"Lo so, anche a me sembra senza senso, eppure…Non può essere davvero invincibile, altrimenti perché mandarci alla ricerca degli Horcrux?
Certo, scegliere tra Horcrux e Doni è straziante, non capisco come mai Silente sia stato così poco chiaro, ma infondo lo era sempre…Non avrebbe mai voluto che noi violassimo la sua tomba…” A quelle parole seguì, vivida, l’immagine della tomba di Silente squarciata, e Marie perse nuovamente la percezione del suo corpo, trasformandosi in quella figura china e trionfante…Fino a che non fu Harry a tirarla fuori da lì.
Harry si bloccò di colpo, e usò la rabbia che anche lei provava a volte verso Silente per contrastare l’orrore, e la richiamò alla discussione che disperati portavano avanti.
Più per giustificare le loro azioni che per prenderne altre, ormai era fatto, ma sapeva che parlandone con lui avrebbe potuto trovare un attimo di pace.
“Non possiamo sapere quale sia giusta, ma mai prima d’ora abbiamo lottato per avere più potere di Tu-Sai-chi per sconfiggerlo, sono sempre state le nostre risorse a farci vincere, quelle che non sapevamo nemmeno di avere, ed alla fine tutto si è ritorto contro di lui.
Non so cosa sia giusto Marie, non lo so proprio, ma l’unico modo per ucciderlo è distruggere gli Horcrux, e la bacchetta non protegge la sua anima, lo rende solo più abile…
Silente ci ha mostrato questa ricerca, e sebbene sapesse dell’esistenza dei Doni non ce ne ha mai parlato…
Solo una persona può essere padrone della morte, e noi abbiamo sempre agito insieme.
Anche se uno di noi li trovasse, o avesse la bacchetta di Sambuco, l’altro sarebbe sempre vulnerabile, e noi non siamo mai stati disequilibrati.”
Una mano bianca quanto il cadavere sottostante strinse con cupidigia la Bacchetta, e una pioggia di scintille e trionfo ne scaturì.
“Hai ragione. Continueremo per la nostra strada, insieme.
Lui punta sulla sola forza bruta e abilità, ma una corazza imbattibile non gli servirà a nulla, se lo miniamo dall’interno.
Se rimaniamo uniti non potrà spezzare il nostro legame nemmeno con la Stecca della Morte, mentre la sua anima non sarà altro che un ammasso sanguinolento senza difese, resa tale da lui stesso.
E se riuscisse a distruggerci – Disse Marie con tutta la convinzione che aveva in corpo, non temeva quella sorte, purché fosse ad una condizione – Saremmo comunque ancora uniti.” 
Eccolo, quel piccolo, persistente barlume di speranza, che proprio per la sua discrezione non cessava mai di pulsare di energia.
Pure quando era alla sua minima potenza, provato da tutto ciò che gli stava attorno, era come il lume di una candela.
Per quanto debole e languido poteva essere, permetteva di farsi strada tra le tenebre più oscure senza rimanerne soffocati, e da quel barlume poteva nascere un faro, che oltre a loro illuminava la via a molti altri, rischiarando ogni angolo con la sua luce, accecante solo per chi troppo a lungo era vissuto nell’oscurità.
Per Marie quel barlume era Harry e la sua vicinanza, il legame che li univa, e per Harry ero Marie. Questo li rendeva sicuri e forti anche quando ogni speranza sembrava fuggire, come ora. Certo se fossero riusciti a sconfiggere uno di loro, anche l’altro si sarebbe trovato al buio.
Ma Marie era certa che non le sarebbe mai capitato di dover affrontare le tenebre da sola, reggendo colma di paura la sua candela, e tanto le bastava, per continuare a contrastarle.


Angolo dell’autrice:

Per chi, come Draco, dovesse ripassare le proprietà dei nuclei delle bacchette:
la bacchetta di Draco è di biancospino, con il nucleo di crine di unicorno, e lunga 11 pollici esatti. Le bacchette con nucleo di crine di unicorno, fra i tre nuclei che compongono le bacchette di Olivander (corda di cuore di drago, crine di unicorno e piuma di fenice) sono note per essere quelle più difficili da piegare alle Arti Oscure.
Secondo J.K. Rowling stessa, questo nucleo è simbolo del fatto che, nonostante tutto, nel cuore di Draco c’è una fonte inestinguibile di bene. Queste informazioni, e molte altre altrettanto affascinanti, si trovano su www.pottermore.com
Se non lo conosceste ancora, è il paradiso per coloro che adorano Harry Potter, e una fonte magia ed inesauribile di informazioni sempre nuove e più approfondite! Spero vi divertiate ad esplorare il sito.

Un caloroso saluto

Claire 66




  
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